Ritrovarsi

1

Dal cielo cadeva una lieve pioggerellina, impalpabile, quasi come gocce d'umidità.
Era l'ultimo residuo di un brusco temporale notturno. Il terreno era sdrucciolevole, quindi il ragazzo aveva deciso di correre sulla strada. Era in montagna, ed una corsa in salita sarebbe stata un ottimo allenamento. Aveva appena terminato la salita, e si stava dedicando alla discesa. Era molto ripida, ma lui non sembrava avere problemi.
Correva, la tuta rossa che risplendeva nel buio riflessa dalle goccioline d'acqua. Il cielo era ancora scuro, nonostante fossero già le 4. Nubi nerissime erano addensate ovunque.

Perso nei suoi pensieri o concentrato, il ragazzo continuava a correre.

Niente poteva distrarlo dalla sua corsa. Neppure il rombare di un automobile.

Se ne accorse quand'era ormai troppo tardi.

L'auto sbandò, senza riuscire a trattenersi, forse per la pioggia, forse per la velocità.

L'ultima cosa che sentì, fu un colpo sordo alla schiena.

L'ultima cosa che pensò fu "Gliel'ho promesso, oggi…"


"… oggi. Dio, perché ho accettato?" si chiese per l'ennesima volta, rivoltandosi nello scomodissimo lettino. Sospirò. "Se continuo così o si ribalterà o lo farò a pezzi, questo maledetto lettino!"
Si girò sulla schiena, osservando il soffitto, osservando le righe che le persiane facevano sul muro quand'erano illuminate da qualche macchina di passaggio.
Chiuse gli occhi "Devo dormire… devo riposarmi almeno un po'…"

La telefonata di due giorni prima aveva sconvolto la sua esistenza, già così poco tranquilla "Devo vederti, ti prego…" "Sì, come no… Chi ha voglia di vederlo? Starò solo male, ancora una volta". Riaprì gli occhi. Aveva sentito un rumore familiare, ormai vi era abituata.
Difatti, dopo neppure dieci secondi, la porta si spalancò.

- Dottoressa Nakazawa, un caso grave, si sbrighi! - urlò la voce di un'infermiera -non riuscì a capire quale-
Ormai era abituata a quelle emergenze, in fin dei conti aveva deciso lei di fermarsi in pronto soccorso. Balzò giù dal lettino e afferrò lo stetoscopio.

Di corsa, si diresse verso l'entrata delle autoambulanze. Non si era sbagliata, quello che aveva sentito era il rumore di un'autoambulanza.
- Cosa abbiamo? - chiese, mentre due paramedici posavano la barella a terra.
Una dei due, Asumi, le rispose - Giovane di circa ventisei anni, incidente stradale, varie lesioni interne, frattura supposta alla colonna vertebrale. Stato incoscienza da … - e guardò l'orologio - Dieci minuti -
Guardò il paziente, mentre si dirigevano verso la sala operatoria. Aveva ferite superficiali e profonde lungo le gambe, ma non poteva vedere altro, nascosto sotto la pesante tuta rossa. Durante quell'ispezione velocissima, non si era soffermata sul volto.
- Sapete chi… - ma si bloccò, le parole le morirono in bocca. Lei lo sapeva, chi era. Sentì una frustata colpirla alla schiena, lacrime salirle agli occhi.
Durò solo un istante. In neppure un secondo era di nuovo un medico, con davanti un paziente.
- Fuuka! Chiami Misugi! Poi telefoni allo 0235 554342! Si sbrighi! - urlò, in direzione dell'infermiera che l'aveva svegliata.



Yayoi Misugi si diresse velocemente verso l'entrata del Pronto Soccorso. Varcò la porta scorrevole e si rivolse alla donna all'accettazione - Kira, dov'è la dottoressa Nakazawa? - chiese - In chirurgia, ha accompagnato il paziente che è arrivato qua mezz'ora fa dopo averlo stabilizzato. Vuole che gliela chiami? -
Yayoi scosse il capo, ringraziò e si diresse verso gli ascensori.
Mentre saliva, si chiese perché mai Sanae l'avesse svegliata nel bel mezzo della notte, e a soli due giorni dalla maternità. Sorrise a questo pensiero, e si osservò il pancione riflesso nello specchio dell'ascensore. Lo accarezzò, tentando di rassicurare la piccola creaturina che dormiva dentro di lei.
In quell'istante si aprirono le porte dell'ascensore, uscì. Vi era un gran trambusto nella zona delle sale operatorie.
- Yayoi! Ma che ci fai qua!? - esclamò una sua collega, vedendola spaesata.
- Mi ha chiamato Sanae - rispose - Sai dove posso…? -
- Sala 3. Ha un paziente in condizioni gravissime, l'ha salvato per puro miracolo, ma ora assieme al dottor Yoshi cerca di salvargli anche la colonna vertebrale, sembra che abbia delle fratture e delle lesioni molto gravi.
- Posso entrare? -
- E' meglio se aspetti fuori, davvero. Dovrebbero aver quasi terminato, oramai. E poi sono già in troppi là dentro!-
E la condusse verso la sala operatoria.
Yayoi vide Sanae attorniata da un paio di infermiere e altri due dottori, quasi coperta di sangue. Aveva un'espressione preoccupata, che poche altre volte le aveva visto in volto.
- Sapete chi… è? - domandò, dopo qualche istante.
- No, ma Nakazawa deve saperlo, ci ha dato un numero di telefono, la famiglia è stata avvertita, ma non abita a Tokyo, arriverà il prima possibile…-

"Qualcuno che conosciamo!" il pensiero l'attraversò all'improvviso. Dovette sedersi. Ma chi? Chiuse gli occhi. Ecco perché l'aveva chiamata…

In quel momento, Sanae uscì dalla sala, sola. Si fermò dopo averla vista.

- Chi? - riuscì soltanto a dire lei.
- Tsubasa - rispose l'altra.

CONTINUA…