Tutti i personaggi sono proprietà
di Tsukasa Hojo, Sunrise, JumpComics, Star Comics e degli
aventi diritto.
Questa ff è la continua di VENDETTA A NEW YORK, quindi,
per favore se non l'avete letta datele un occhiata.
Qualunque commento sarà sempre gradito.
Buon divertimento e ciao
Elena
IL
LUNGO RITORNO
"S*****O!!! SE TI BECCO TI
AMMAZZO!!!"
Kaori stava ancora inseguendo Ryo quando la vide.
Nonostante l'abbigliamento semplice e per nulla vistoso
che indossava, il suo portamento, il suo sguardo e la sua
notevole bellezza non le permettevano di passare
inosservata. Non si stentava a credere che facesse la
modella.
Ruriko Mazucino, 23 anni, era una delle poche giapponesi
che era riuscita a imporsi come indossatrice a livello
internazionale. Non solo era bella, era anche alta:
superava di un bel po' il metro e 70 di Kaori.
Molti dei passeggeri l'avevano riconosciuta e la stavano
assillando per avere un autografo. Anche Ryo si avventò
su di lei non appena la vide, ma le sue intenzioni erano
altre. Una martellata da 100 t lo bloccò prima che
potesse dare libero sfogo ai propri istinti.
"Brutto porco maniaco, finalmente ti ho preso!!"
e così dicendo Kaori lo legò e lo buttò fuori bordo.
"Così impari a correre dietro alle altre donne
sotto i miei occhi!!!" gli gridò sporgendosi dal
parapetto e osservandolo con rabbia mentre lui lottava
per tenere la testa fuori dall'acqua.
Spaventati dalla scena a cui avevano assistito, gli
uomini che attorniavano Ruriko si defilarono rapidamente.
"La ringrazio, mi ha liberato da quegli scocciatori"
esordì la giovane avvicinandosi a Kaori.
Lei arrossì di colpo "Mi spiace..." aveva
fatto un'altra brutta figura.
"A me no" sorrideva gentilmente "però...non
crede di avere esagerato? Potrebbe annegare..." era
visibilmente preoccupata.
"La morte sarebbe un piccolo prezzo da pagare per la
sua compagnia" Ryo era lì, libero e asciutto come
se niente fosse successo.
"Chi ti ha dato il permesso di liberarti?" ruggì
Kaori pronta a scaraventarlo nuovamente in mare.
Ryo si buttò ai suoi piedi, supplicandola disperatamente.
"Ti prego, perdonami...E' stata la forza
dell'abitudine...Ti supplico...Ti giuro che per oggi mi
comporterò bene...." sembrava quasi sincero.
"Perché dovrei crederti?" chiese scrutandolo
perplessa.
"Non vorrà gettarlo di nuovo nell'oceano?" la
giovane modella la guardava incredula.
Kaori cedette, non voleva sembrare una pazza violenta.
"Va bene, ma se ti becco di nuovo a fare il
cascamorto in giro..." lo minacciò fulminandolo con
lo sguardo.
Ormai al sicuro, Ryo si alzò e si rivolse alla modella.
"La ringrazio, mi ha salvato...Mi chiamo Saeba, Ryo
Saeba. Per qualunque cosa conti pure su di me".
"Io sono Ruriko Mazucino" si presentò la
fanciulla.
"La famosa modella? Io sono Kaori Makimura, è un
vero onore fare la sua conoscenza" era ancora
imbarazzata per la figuraccia che aveva fatto poco prima.
"Il piacere è mio...non pensavo di trovare altri
giapponesi su questa nave." Proseguì la ragazza
"Adesso vi devo salutare, ma mi farebbe un immenso
piacere rivedervi più tardi..."
"Allora perché non cena con noi?" chiese Ryo
con falsa innocenza.
"Non vorrei essere di troppo..."
"Se preferisce potremmo cenare da soli io e lei
nella sua ..."
Kaori lo spalmò al suolo prima che potesse terminare la
frase.
"BRUTTO IDIOTA!!!! PERCHÉ' CONTINUO A FIDARMI DI TE
E DELLE TUE STUPIDE PROMESSE ??!!"
era furibonda. Sforzandosi di apparire normale si rivolse
a Ruriko.
"La prego, non gli dia retta...non sempre pensa
prima di parlare" era ormai abituata a scusarsi per
il comportamento del socio, ma non per questo si sentiva
meno a disagio. Lanciò uno sguardo carico d'odio verso
il giovane che stava ancora tentando di scollarsi dal
ponte. Lui se ne accorse "Forse 'sta volta ho
esagerato" pensò, sorridendo terrorizzato. "Se
solo riuscissi a defilarmi..."
Kaori gli posò il martello sulla schiena.
"Dove vorresti andare?" gli chiese con
gentilezza. Poi tornò a rivolgersi alla modella.
"Comunque sarebbe un'immensa gioia se volesse
accettare il suo invito..."
"Allora va bene..." fece titubante, non le
sembrava il caso di rifiutare "Ci vediamo stasera".
Kaori la osservò mentre si allontanava: era una persona
così gentile e semplice...Tenerla d'occhio sarebbe stato
più un piacere che un incarico...strano che Saeko avesse
affidato loro un lavoro così semplice...
Non appena la giovane scomparve alla sua vista tornò a
rivolgere la sua attenzione al socio.
"E allora?" avrebbe potuto ucciderlo.
"Però così siamo riusciti a conoscerla..."
Non sembrava molto convinta, comunque gli permise di
rialzarsi.
"E immagino sia per questo che ti sia offerto di
cenare da solo con lei?" chiese gelida.
Era con le spalle al muro, conscio che difficilmente si
sarebbe salvato dalla sua ira.
"Scherzavo, sai che non l'avrei mai fatto..."
era l'ultimo disperato tentativo di un condannato a morte.
Lo scrutò indagatrice.
"Va bene" grugnì infine " farò finta di
crederti..."
Era salvo, almeno per ora.
Fecero un rapido giro della nave; Ryo camminava
tranquillo, Kaori lo seguiva a qualche passo di distanza.
La rabbia nei confronti del socio stava lentamente
scemando, eppure c'era qualcosa che continuava a roderla,
nonostante cercasse con tutte le sue forze di ritrovare
il buonumore.
"Hai notato qualcosa di insolito?" chiese
preoccupata mentre raggiungevano la loro stanza.
"No, mi sembra sia tutto normale".
Arrivarono alla loro cabina: la suite luna di miele.
Ryo stava per fare un commento, ma la gelida occhiata
della collega lo indusse a tacere: la sua situazione era
alquanto precaria, capì all'istante che stuzzicare la
socia avrebbe potuto costargli la vita.
Entrarono. Un'ampia finestra illuminava la stanza:
l'oceano si apriva immenso davanti a loro.
Se fosse stata di buon umore avrebbe anche potuto
aprezzarlo.
Kaori si mise a disfare i bagagli. La sua mente era persa
in cupe riflessioni.
"Vado a fare una passeggiata" spiegò uscendo.
Era proprio giù.
Camminava senza meta per i corridoi, sentiva un gran
freddo dentro di sé e non riusciva a evitarlo.
"Se preferisce potremmo cenare da soli io e lei"
quelle parole, che Ryo aveva detto con tanta leggerezza,
continuavano a rimbombarle nella testa. Rivedeva le
occhiate lascive che aveva lanciato alle passeggere.
Perché, nonostante tutto quello che era successo tra
loro, continuava a comportarsi così? Finché erano sul
molo poteva anche capire, nemmeno lei aveva voglia di
sentire le battute ironiche e le frecciatine di Reika e
gli altri, però, una volta lasciato il porto, perché
aveva insistito a rincorrere le altre donne?
Era solo un gioco oppure si divertiva a farla soffrire?
Quando tornò in cabina, qualche ora dopo, era ancora più
depressa: tutti i dubbi che per anni l'avevano tormentata
erano tornati a sconvolgerla con rinnovato vigore e non
aveva modo di scacciarli.
Iniziò a cambiarsi per la cena, ma neanche indossare
l'abito nuovo che aveva comprato a New York prima di
partire l'aiutò a ritrovare il buon umore.
"Si può sapere che hai?" la voce di Ryo la
riportò alla realtà.
"Niente" rispose mesta.
L'uomo le si avvicinò osservandola preoccupato.
"Non sarà mica per come mi sono comportato davanti
a Ruriko?"
Lei si irrigidì un attimo ma non disse nulla.
"Tanto non capiresti" pensò con tristezza.
Nemmeno lei comprendeva pienamente cosa la turbava.
"Stavo solo scherzando" proseguì lui.
"Lo so" era tremendamente abbattuta.
"E allora perché te la prendi?"
Per la prima volta da quando era tornata in camera, Kaori
lo fissò; la sofferenza che Ryo vide nei suoi occhi era
così profonda e totale che fu costretto a distogliere lo
sguardo.
"Perché mi tratti sempre come l'ultima delle donne?
Come l'ultimo essere sulla faccia della terra di cui ti
importi qualcosa?" chiese frustrata.
Ryo tornò a guardarla: implorava una risposta che lui
non riusciva a pronunciare. Si avvicinò per
abbracciarla, ma lei si allontanò decisa.
"Rispondimi!" gli gridò con rabbia. Voleva
sapere, doveva sapere. "Maledizione parlami!!!"
le lacrime iniziarono a rigarle le guance. Si appoggiò
stancamente all'armadio. "Per favore, dimmelo"
sussurrò infine con voce distrutta.
Ryo si voltò, avvicinandosi alla finestra. Osservava le
onde che imperturbabili proseguivano nel loro eterno moto.
"Perché non so come altro comportarmi" ammise
con fatica.
Poi, lentamente, si girò. Kaori era solo a pochi
centimetri di distanza.
"Non dovresti stare con uno come me, io so solo
farti soffrire" aggiunse senza guardarla. Non
meritava una donna come lei, aveva sbagliato a rivelarle
i propri sentimenti.
"Però è te che amo" rispose lei con semplicità.
Quelle parole lo colpirono come una sferzata, si trovò
perso nei suoi occhi, quegli stessi occhi che fino a poco
prima avevano pianto per colpa sua. Però adesso vi
leggeva solo una profonda dolcezza.
Senza pensare l'attirò a sé, baciandola
appassionatamente.
Solo quando la luce rossa del tramonto inondò la stanza,
Kaori si sciolse con fatica dall'abbraccio.
"Cambiati, è ora di andare a cena" spiegò
"Ruriko ci sta aspettando, non possiamo deluderla
arrivando tardi".
Ryo obbedì contro voglia mentre lei lo osservava
divertita.
"Non dirmi che non ti va di cenare con una bella
donna come lei" lo schernì.
"Scema" rispose lui. "Andiamo?"
chiese poi offrendole il braccio.
Non se lo fece dire due volte, fu subito al suo fianco.
Ryo la scortò fino alla sala da pranzo, solo quando
intravide la loro ospite l'abbandonò per fiondarsi su di
lei.
Ruriko era magnifica. Indossava un semplice vestito di
seta nera che la fasciava completamente, facendo
risaltare le sue forme perfette, le spalle e le braccia
erano scoperte: la pelle era leggermente abbronzata.
Infine i lunghi capelli corvini erano sciolti sulle
spalle, incorniciandole il viso truccato sapientemente.
"Non potrò mai competere" pensò con tristezza
Kaori mentre la raggiungeva.
"Signorina Mazucino, lei è bellissima..." Ryo
era partito all'attacco "...sembra una dea...non ho
mai visto una donna più bella di lei..."
"Signor Saeba, la prego..." Ruriko era molto
imbarazzata.
"RYO..."
Il ringhio di Kaori gli gelò il sangue.
"Perché non ci accomodiamo?" chiese
allontanandosi prudentemente dalla socia e dirigendosi
verso un tavolo.
Le due donne si avviarono con calma.
"Ryo ha ragione...lei è veramente splendida stasera"
ammise Kaori.
"Signorina Makimura..."
"Ti prego, dammi del tu...mi fai sentire vecchia..."
"Kaori..." riprese timidamente l'altra "anche
tu sei molto elegante".
Continuarono a chiacchierare per tutta la sera,
escludendo quasi completamente Ryo dalla conversazione.
Ruriko era felice...finalmente poteva parlare con
qualcuno che non la assecondasse solo per interesse...e
poi Kaori era così simpatica...sembrava incredibile che
frequentasse una persona come il signor Saeba...
"Ti va di vederci domani?" le chiese prima di
congedarsi.
"Certo, quando vuoi".
"Che ne dici di incontrarci in piscina?"
"Va bene, Ruriko." Kaori la salutò con un
sorriso.
Mentre la ragazza si allontanava si accostò a Ryo.
"Pensi sia veramente in pericolo?"
"Non lo so, Saeko non ci avrebbe chiesto di
sorvegliarla se non fosse così" era serio. "Forse
è meglio che la segua..." aggiunse poi.
"Se credi sia il caso" convenne Kaori prima di
allontanarsi nella direzione opposta a quella della sua
nuova amica.
Ryo seguì da lontano la loro protetta e solo quando la
vide entrare in camera tornò sui suoi passi. Andò in
cabina ma con sua sorpresa non vi era traccia della socia.
La trovò sul ponte, lontana dalla luce e dalla gente
stava guardando le stelle.
"Sai Ryo, non ho mai visto un cielo simile in tutta
la mia vita" gli sussurrò non appena le fu vicino.
"Già" .
Un milione di piccole luci, come diamanti su un panno
scuro. Era uno spettacolo indescrivibile.
La gelida brezza notturna le accarezzava leggermente la
pelle facendola accapponare.
Senza dire nulla Ryo si tolse la giacca e gliela sistemò
con dolcezza sulle spalle.
Kaori chiuse gli occhi lasciandosi avvolgere dal calore
di quel gesto. Erano quelle piccole attenzioni che le
facevano capire quanto era importante per lui, che le
facevano dimenticare all'istante le sue sciocche paure.
"Quello che hai detto prima..." fece dopo un
po', appoggiandosi con i gomiti al parapetto "...che
con un altro sarei più felice...lo pensi veramente?"
"A volte..." confessò l'uomo dopo un lungo
silenzio.
"Dovresti smetterla, sai?" riprese lei,
continuando a osservare la luna che lenta sorgeva dal
mare.
Sentiva su di sé lo sguardo perplesso del socio.
"Di decidere al posto mio, intendo" spiegò
dopo qualche istante. "Hai sempre creduto di sapere
cosa fosse meglio per me, senza chiederti cosa io volessi
veramente..." parlava lentamente, con estrema
dolcezza, soppesando con attenzione ogni parola "...so
che lo hai fatto pensando al mio bene, però, Ryo, è la
mia vita...solo io posso scegliere come viverla...e
soprattutto con chi." Fece una breve pausa "E
sai una cosa?" chiese voltandosi. "Sono felice
delle scelte che ho fatto" concluse guardandolo
intensamente.
Ryo taceva, fissava assorto gli occhi della donna in
piedi di fronte a lui. Solo adesso capiva quanto era
profondo e assoluto l'amore di Kaori: niente l'avrebbe
mai convinta a lasciarlo.
Allungò un braccio ed iniziò ad accarezzarle una
guancia, lentamente, con estrema dolcezza.
In fondo chi era lui per decidere della sua vita?
"Se è questo che vuoi...ci proverò" sussurrò
prima di baciarla.
La mattina dopo il sole splendeva radioso nel cielo.
Kaori si alzò presto, si vestì in tutta fretta, inforcò
gli occhiali da sole e scappò in piscina: finché Ryo
dormiva lei poteva stare in pace.
Ruriko la stava cercando.
"Vedo che anche tu sei molto mattiniera" la
salutò Kaori.
"Solo così posso evitare gli ammiratori" spiegò
la modella.
"Io non ho questo problema..." pensò l'altra
tristemente "nessun uomo si sognerebbe mai di
correre dietro a una come me".
Il ponte era praticamente deserto, le due fecero una
breve passeggiata esplorativa, poi si sistemarono in un
angolo un po' appartato: entrambe avevano voglia di
godersi un po' di tranquillità.
Si distesero sulle sdraio lasciando che i caldi raggi del
sole baciassero i loro corpi. Era una sensazione così
piacevole e rilassante che Kaori si appisolò quasi
subito. Fu bruscamente destata da una serie di grida...
"Aiuto!!!"
"Un maniaco!!!"
Capì all'istante cosa stava accadendo: Ryo.
Il giovane si spostava rapidamente da una sdraio
all'altra importunando tutte le donne che affollavano la
zona delle piscine.
"Signorina, vuole che le spalmi la crema solare?"
"Le serve che le sciolga il costume?"
"Vuole che le faccia ombra con il mio corpo?"
Kaori divenne una belva. Materializzò un martello da 300
t e si avventò con ferocia su di lui.
Lo colpì prima ancora che l'uomo potesse realizzare da
dove era partito l'attacco. Lo spalmò con violenza al
suolo e mentre si stava ancora riprendendo dall'urto lo
legò e lo gettò in mare.
"Così impari a rovinarmi la vacanza" gli urlò
dietro.
Poi tornò a stendersi.
"Per un po' staremo in pace" sentenziò
soddisfatta rimettendosi gli occhiali da sole.
Ruriko la guardava stupefatta.
"Ma come fai a sopportare un uomo come quello?"
non riusciva proprio a capire.
Kaori rise mestamente.
"A volte me lo chiedo anch'io" sospirò.
"Scusami, non dovevo farti una domanda del genere,
in fondo non sono fatti miei..." Si era accorta di
essere stata inopportuna.
"Non ti preoccupare" la rassicurò l'altra.
Tutti quelli che non conoscevano bene il suo socio prima
o poi le ponevano quella domanda.
"Vedi" riprese dopo un po' "io avevo un
fratello, Hideyuki. Era il vecchio collega di Ryo..."
parlava con voce estremamente dolce "...poi è morto...è
stato ucciso...ma prima di morire gli ha chiesto di
badare a me...io non avevo nient'altro...così sono
diventata la sua nuova socia...ho deciso di aiutarlo nel
suo lavoro...e poi" ammise infine "se non mi
occupo io di lui, chi vuoi che lo faccia?"
Ruriko era rimasta senza parole, non si sarebbe mai
immaginata nulla di simile.
"Mi dispiace" sussurrò, i suoi occhi erano
carichi di tristezza.
"Dai, non fare così. Siamo qui per divertirci, mica
per piangere su vecchi ricordi" la esortò Kaori con
un sorriso un po' forzato.
"Posso farti io una domanda adesso?" chiese
poi, nella speranza di allontanare il velo di tristezza
che il ricordo del fratello aveva fatto scendere su di
lei.
"Certamente" rispose la giovane che si sentiva
profondamente in colpa per aver toccato un argomento
tanto doloroso.
"Come mai sei su questa nave?" proseguì Kaori
"Pensavo che le modelle fossero troppo impegnate per
potersi concedere una crociera".
"Sai" cominciò a spiegare la modella "mia
sorella si sposa tra un mese con un importante uomo
politico giapponese...vista l'importanza dell'avvenimento
hanno organizzato una settimana di festeggiamenti...ho
dovuto cancellare molti impegni e così ne ho
approfittato per prendermi una vacanza...erano quattro
anni che non ne facevo una..."
"Come ti capisco" sospirò Kaori "anche
per me è la prima vacanza da quando sto con Ryo"
era una piccola bugia, visto che Saeko li aveva pregati
di sorvegliare Ruriko, ma era l'incarico più piacevole
che avevano avuto negli ultimi anni.
"Proprio strano" pensò preoccupata.
"A proposito, che lavoro fate tu e il signor Saeba?"
chiese la fanciulla incuriosita.
"Beh, " Kaori era un po' perplessa "si può
dire che aiutiamo le persone che hanno dei problemi,
perché?"
"No, niente...è che siete una coppia così insolita"
confessò arrossendo leggermente "mi chiedevo
proprio che cosa potessero fare due persone come voi per
guadagnarsi da vivere". Poi si chiuse in se stessa,
aveva già fatto troppe domande per quella mattina, non
voleva che la sua compagna di viaggio la considerasse
un'impicciona.
A ora di pranzo Kaori ripescò il povero Ryo.
"Pensi di poter tenere a freno i tuoi istinti
perversi per qualche ora?" lo interrogò prima di
liberarlo.
"Giuro che mi comporterò bene...ti prego, non
voglio tornare là fuori..." era stufo di essere
legato come un salame.
Prima di scioglierlo la donna sfoderò un martello da 100
t.
"Sai cosa ti aspetta se mi arrabbio, vero?"
chiese minacciosa.
Lui si avviò mogio alla loro stanza, Kaori lo seguiva
pronta a colpire: se per Ryo era più facile fingere che
il loro rapporto si basasse solo sulle minacce e sulla
violenza, beh, lei era disposta a reggergli il gioco,
almeno per un po'.
Solo dopo aver chiuso la porta della cabina alle loro
spalle depose l'arma, sorridendogli con complicità.
Lui la stava osservando con una tale intensità che il
suo cuore accelerò improvvisamente.
"Come fai a sopportare un uomo come me?" le
chiese con dolcezza.
Kaori gli si avvicinò lentamente, continuando a fissare
quegli occhi carichi di passione: quando la guardava così
era veramente irresistibile.
"Non lo so" rispose maliziosa "tu che ne
dici?" proseguì buttandogli le braccia al collo,
poi si alzò in punta di piedi e lo baciò
appassionatamente.
Quando i due ritrovarono la loro protetta, Ruriko era
circondata da una piccola folla di ammiratori.
Si vedeva chiaramente che la giovane non era affatto
entusiasta della situazione. Alcuni si erano fatti molto
insistenti, forse troppo.
Non appena li vide tentò di raggiungerli, ma non
riusciva a muoversi.
Lessero la paura negli occhi della modella, una disperata
richiesta di aiuto. In men che non si dica le erano
accanto.
Un ragazzo la teneva per un braccio "Dai, vieni a
bere qualcosa con me" la esortava tirandola.
Ryo lo afferrò per il polso stringendo con violenza
finché questi non mollò la presa.
"Non ti sembra di esagerare?" chiese con voce
gelida "Non mi sembra che voglia venire"
continuò fissandolo con uno sguardo penetrante. Ruriko
lo osservava stupita: non era lo stesso stupido
fannullone che correva continuamente dietro alle donne.
Il giovane fan si rese conto di non poter contrastare
l'uomo che gli stava di fronte.
"Mi spiace, non succederà più".
Ryo lo lasciò e questi si allontanò rapidamente. Anche
il resto della folla si dileguò istantaneamente.
Ruriko era molto spaventata. Era la prima volta che si
trovava in una situazione del genere: c'era sempre stato
qualcuno che teneva lontano da lei le persone troppo
insistenti, non era mai stata oppressa in quella maniera.
"Calmati..." Kaori stava tentando di
confortarla. "E' tutto a posto". La condusse
fino a un tavolo e la fece sedere.
La fanciulla era sconvolta, si era sentita in trappola,
senza alcuna via di fuga. Sapeva che non sarebbe potuto
accaderle niente di male, eppure...
Guardò i due che le stavano di fronte.
"Non voglio che una cosa del genere succeda di nuovo"
spiegò con voce tremante "aiutatemi..."
"Va bene" Kaori non era in grado di rifiutare
una simile richiesta "terremo lontani noi quegli
scocciatori".
La modella si rasserenò visibilmente, stava lentamente
riprendendo il controllo dei propri nervi.
"Grazie" sussurrò sforzandosi di sorridere.
"Però" fece Ryo protendendosi verso di lei
"alla fine della crociera io voglio essere pagato...non
ho nessuna intenzione di lavorare gratis".
"Cosa intendi per pagamento?" gli chiese la
socia con voce flautata.
"Voglio un mokkori" fece lui istintivamente,
continuando a fissare la modella.
Un martellone da 300 t si materializzò tra le mani di
Kaori. Ryo iniziò a scappare inseguito dalla giovane
inferocita.
"BRUTTO IMBECILLE!!! SEI SEMPRE IL SOLITO PORCO
MANIACO!!!! SE TI PRENDO, STAVOLTA TI AMMAZZO!!!"
Dopo qualche tentativo andato a vuoto Kaori stava
finalmente per colpirlo quando la risata di Ruriko la
distrasse.
La ragazza aveva osservato la scena tentando di
controllarsi, ma alla fine aveva ceduto.
"Siete troppo divertenti" spiegò con le
lacrime agli occhi.
La brutta esperienza di poco prima era ormai solo un
pallido ricordo.
Ecco perché Ryo si era comportato in quel modo...
"Siamo sicuri che era solo uno scherzo?" chiese
Kaori scrutando attentamente il collega.
"Perché dovrei desiderare Ruriko quando ho te?"
le sussurrò lui in un orecchio, mentre le passava
accanto.
Quelle parole la mandarono in confusione, arrossì
violentemente. "Ryo..." iniziò a balbettare,
ma l'uomo era già lontano: aveva invitato la loro nuova
cliente a fare una passeggiata e si era incamminato con
lei.
"E Kaori?" chiese la ragazza voltandosi
indietro a guardare l'amica ferma in mezzo alla sala.
"Ci raggiungerà dopo, perché?"
"No, niente..." non si fidava a rimanere sola
con lui, era un tipo così strano, eppure, quando prima
l'aveva liberata da quello scocciatore, le aveva
comunicato una tale sicurezza.
"Le spiacerebbe accompagnarmi in camera? Vorrei
riposare..." spiegò con voce stanca.
Si avviarono in silenzio, Ruriko era convinta che presto
Ryo l'avrebbe abbandonata per importunare qualcuna delle
passeggere e invece le camminò accanto per tutto il
tempo, senza disturbarla, tentando quasi di farle
dimenticare la propria presenza. Soltanto quando furono
davanti alla sua cabina tornò a rivolgerle la parola, ma
solo per delle brevi raccomandazioni.
"Non esca da sola, se in corridoio non vede me o
Kaori torni dentro e ci aspetti. Questo è il numero
della nostra stanza, non esiti a chiamare se nota qualche
cosa di strano" aggiunse consegnandole un biglietto.
Non si sarebbe mai aspettata da lui un comportamento del
genere, quell'uomo continuava a stupirla.
"Signor Saeba...grazie" sussurrò prima di
chiudersi la porta alle spalle.
Kaori ci mise un bel po' a riprendersi, quando fu
finalmente in grado di muoversi si mise a cercare i
compagni di viaggio, ma trovò Ryo da solo.
"E Ruriko?" chiese con apprensione.
"E in camera sua, aveva voglia di riposare".
"L'esperienza di prima deve averla scossa
profondamente" rifletté la giovane ad alta voce.
"E adesso, che facciamo?" aggiunse dopo qualche
istante.
"Pensavo di fare un altro giro della nave"
rispose l'uomo con fare preoccupato: il fatto che Saeko
li avesse convinti a fare quella crociera lo rendeva
particolarmente sospettoso. La perlustrazione del giorno
prima era stata veloce e superficiale, non era
sufficiente per avere un'idea chiara della situazione,
quella era l'ultima occasione che avevano di controllare
la nave da cima a fondo, visto che dalla mattina dopo
avrebbero dovuto scortare la modella. Non che questo gli
desse fastidio, anzi...sarebbe stato molto più facile
tenerla d'occhio se era lei stessa a volerlo, però non
avrebbero più potuto muoversi liberamente.
"Andiamo?" chiese avviandosi.
Kaori lo seguì rassegnata: sapeva cosa stava pensando
Ryo e sapeva che aveva ragione, eppure, in cuor suo,
aveva sperato qualcosa di diverso...
Quando tornarono alla loro cabina era veramente distrutta:
avevano camminato per oltre quattro ore cercando di
memorizzare ogni sala e ogni corridoio che avevano
attraversato. In compenso adesso conoscevano alla
perfezione la planimetria della nave, almeno per quanto
riguardava i livelli adibiti ai passeggeri.
Visitare le zone riservate all'equipaggio era stato molto
difficile e quindi avevano potuto dare solo una rapida
occhiata.
"Adesso sei soddisfatto?" chiese Kaori
lasciandosi cadere stancamente sul letto.
"Abbastanza" rispose lui sedendosi su una
poltrona e mettendosi ad osservare il sole che tramontava
sull'oceano.
Non avevano trovato nulla di strano, però questo non
faceva che renderlo più diffidente.
Se solo quella maledetta poliziotta gli avesse detto
qualcosa di più...odiava brancolare nel buio.
Perso in quelle cupe riflessioni si accorse solo dopo
parecchi minuti che Kaori non gli parlava da tempo.
"Si sarà addormentata" pensò sorridendo tra sé.
Cercando di non fare il minimo rumore andò a rimboccarle
le coperte, poi si fermò in piedi accanto alla finestra
a contemplare quel viso che amava così tanto. Vederla
dormire gli dava una tale pace...
Kaori, la sua Kaori...
Lui che si era sempre considerato un duro, che si era
sempre vantato e illuso di non aver bisogno di nulla e di
nessuno non poteva più vivere senza una donna.
Perché gli costava tanta fatica ammettere l'evidenza?
Per anni si era detto che rivelandole i propri sentimenti
l'avrebbe messa in pericolo, l'avrebbe resa il bersaglio
preferito di tutti i suoi nemici, però era solo una
scusa, la migliore che aveva trovato, ma pur sempre una
scusa; restando al suo fianco non aveva rischiato
ugualmente?
Eppure non era riuscito a tenerla lontana, anzi, alla
sola idea di perderla era salito su un aereo e aveva
sorvolato mezzo mondo...
Un sorriso amaro gli increspò le labbra: Miki aveva
ragione a dire che era infantile. Era proprio uno
stupido, stupido e orgoglioso.
Sarebbe mai riuscito ad amarla come si meritava?
Quando Kaori si risvegliò il sole era ormai scomparso da
tempo e la luce della luna inondava la stanza dando a
tutto un apparenza ultraterrena.
"Buon giorno" la salutò ironico il giovane
disteso al suo fianco.
"Che dormita" commentò lei "ma che ore
sono?" chiese poi guardandosi attorno.
"Le due" le rispose dopo aver lanciato una
rapida occhiata all'orologio.
"Cavoli...Ruriko...la cena... " Kaori era
agitatissima.
"Non pensi sia un po' tardi?" domandò lui,
serafico.
"Ruriko ha mangiato in camera" continuò dopo
qualche istante "ha detto che non aveva nessuna
voglia di stare in mezzo alla gente e che ti aspetta
domani mattina per andare in piscina."
"E tu?"
"Non avevo fame" tagliò corto lui, girandosi
dal lato opposto nel tentativo di evitare ulteriori
domande.
Kaori sospirò rassegnata, poi si alzò e andò a
cambiarsi: indossava ancora i jeans e la maglietta con
cui aveva fatto il giro della nave.
Quando ritornò a dormire, Ryo le stava ancora dando la
schiena. Semiseduta sul letto cominciò ad accarezzargli
una spalla con la punta di un dito: tracciava lente
spirali prive di significato, per il semplice piacere di
sfiorare la sua pelle. Progressivamente gli si stava
avvicinando, sentiva i muscoli del giovane guizzare agili
e veloci sotto il suo gentile tocco, sapeva che quello
che all'inizio era stato un semplice gesto d'affetto si
stava trasformando in qualcosa di molto diverso.
L'autocontrollo di Ryo stava per cedere, il desiderio
montava dentro di lui come un fiume in piena che non era
assolutamente in grado di controllare e questo gli faceva
paura. Nel suo lavoro non ci si poteva permettere di
perdere la testa, mai. Una distrazione, in qualunque
momento, poteva costare la vita. Lo avevano addestrato ad
essere sempre vigile, attento, eppure, quando Kaori si
comportava così, perdeva completamente il controllo,
diventava vulnerabile.
Con nessun altra donna aveva mai provato un
coinvolgimento così totale e assoluto.
La giovane iniziò a baciargli teneramente la schiena:
una, due, tre volte. Percepiva le sue labbra sulla
propria pelle, il sussurro della sua voce mentre
pronunciava il suo nome, era troppo: la debole diga che
aveva eretto crollò di colpo lasciandolo in balia della
corrente. Improvvisamente tutto il resto del mondo perse
significato, nella sua mente vi era un unico pensiero:
Kaori. Incapace ormai di resisterle, si voltò iniziando
a ricambiare con ardore i baci e le carezze della donna.
Quando Ruriko aprì la porta della sua cabina, la mattina
successiva, trovò Kaori in corridoio che l'aspettava.
"Da quanto sei qui?" chiese stupita.
"Sono appena arrivata".
"E il signor Saeba?"
"Non si alza mai prima di mezzogiorno" rispose
l'altra avviandosi verso la piscina.
In effetti Ryo si fece vivo solo qualche ora dopo.
Come al solito iniziò ad importunare le bagnanti, ma
questa volta Kaori lo stava aspettando.
"BRUTTO BASTARDO!!!! SPERAVI CHE DORMISSI ANCHE
OGGI?" lo aggredì, colpendolo con violenza non
appena lo ebbe a tiro, poi aspettò che lui si scollasse
dalla parete e lo scortò cupa dalla loro cliente.
"PROVACI E SEI MORTO" lo minacciò mentre
camminavano, notando gli sguardi che lanciava alle
passeggere.
Di fronte alla determinazione della collega il giovane si
arrese e si sedette all'ombra facendo finta di
sonnecchiare.
Kaori poté finalmente rilassarsi: adesso che Ryo era lì
nessuno si sarebbe azzardato a dare loro fastidio.
Anche se teneva gli occhi chiusi l'uomo non stava
certamente dormendo. Ascoltava attentamente i rumori che
lo circondavano e ogni volta che percepiva l'avvicinarsi
di qualcuno fissava su di lui il suo gelido sguardo finché
questi non batteva in una prudente ritirata. In fondo
erano solo degli ammiratori un po' insistenti; non era
certo per proteggere Ruriko da queste persone che Saeko
li aveva convinti a partire in fretta e furia con quella
nave. Ci doveva essere sotto qualcosa di grosso, eppure
fino ad ora non aveva notato niente di strano. Cosa
poteva nascondere quella ragazza? Perché qualcuno
avrebbe voluto farle del male?
Kaori gli aveva raccontato del matrimonio, forse
c'entrava in qualche modo.
"Maledizione" pensò. Con quelle scarse
informazioni poteva solo aspettare lo svoglersi naturale
degli avvenimenti.
Nonostante tutte le sue preoccupazioni nei giorni
successivi non accadde nulla di particolare.
Le due donne trascorrevano la maggior parte del loro
tempo prendendo il sole in piscina, chiacchierando
amabilmente come vecchie amiche.
Ruriko era contenta: nessuno l'aveva più importunata e
poteva godersi tranquillamente la sua vacanza. Anche se
all'inizio aveva nutrito molti dubbi sulla serietà delle
sue guardie del corpo, adesso che li conosceva meglio
sapeva di aver fatto la scelta giusta affidandosi a loro.
Distesa sulla sdraio, si era ritrovata spesso a
riflettere sui suoi compagni di viaggio. Non riusciva a
capire che rapporto ci fosse tra quei due; più di una
volta si era accorta che tra loro c'erano una tensione,
una passione incredibili: senza volerlo aveva notato
certi sguardi che i due si lanciavano e si era sentita in
imbarazzo tanto intenso era il desiderio che vi si
leggeva, eppure, di solito, il loro atteggiamento era così
distaccato che le sembrava quasi di essersi immaginata
tutto.
Quello che le era veramente difficile comprendere era
perché si ostinavano a fingere di avere un semplice
rapporto di lavoro quando era evidente che il loro legame
era molto più profondo.
Non aveva il coraggio di fare una simile domanda a Kaori,
così si limitava a spiarli tentando di chiarirsi le idee:
era l'unica distrazione che si poteva concedere durante
quella crociera.
La sola cosa di cui si rammaricava era che presto li
avrebbe dovuti salutare.
"Kaori..." disse senza aprire gli occhi.
La donna era distesa su una sdraio accanto a lei.
"Che c'è?" chiese riparandosi dal sole con una
mano per poterla guardare in faccia.
"Ti piacerebbe se restassimo in contatto, una volta
arrivati?"
"Ma certo, sarebbe una gioia" rispose l'altra
con entusiasmo.
Un sorriso increspò le labbra della modella. Kaori tornò
a stendersi, le sembrava proprio incredibile che qualcuno
volesse farle del male.
"E se Saeko si fosse sbagliata?" si chiese. No,
non era pensabile una cosa del genere, eppure, erano
quasi a Tokyo e non era ancora successo niente.
"Tu che ne pensi?" domandò a Ryo mentre si
cambiavano per la cena.
"Non so che dirti...Saeko non ha detto niente di
preciso, ha chiesto semplicemente di tenerla d'occhio...possiamo
solo aspettare".
"Già, ma non mi piace." Commentò lei con fare
preoccupato "La prossima volta dovrà essere più
chiara."
"Non dovevi essere così pronta ad accettare la sua
offerta" la rimproverò l'uomo.
"Ascoltami bene" reagì infastidita "i
soldi per il viaggio non li avevamo, preferivi forse
tornare in aereo?"
Era inutile recriminare.
"Ci ha fregato anche sta volta" convenne
rassegnato. Saeko era proprio brava ad approfittare di
loro.
"Beh, fino adesso non mi pare sia andata poi così
male?" disse Kaori sorridendo allegramente. Non
aveva proprio niente di cui lamentarsi, anzi: stava
trascorrendo una bellissima vacanza.
Una volta pronti tornarono dalla loro cliente: Ruriko li
stava aspettando, non ebbero nemmeno il tempo di bussare
che la giovane era già in corridoio.
Non le piaceva sentirsi prigioniera, ma sapeva che
gironzolare per la nave da sola non era una buona idea.
"Il comandante mi ha invitato alla festa che si terrà
domani sera nel salone centrale" esordì non appena
si furono seduti.
"Verrete con me, non è vero?" chiese
guardandoli attentamente.
"Con te verrei in capo al mondo" rispose
istintivamente l'uomo.
"RYO" ruggì la socia "cosa stai dicendo?"
"Scherzavo, scherzavo...volevo solo dire che la
scorteremo anche là" tentò di correggersi subito.
Kaori lasciò perdere, non aveva voglia di litigare e poi
aveva altro a cui pensare. Una festa, come ospiti del
capitano. I vestiti che aveva non sarebbero mai andati
bene e oltretutto il suo conto in banca era praticamente
asciutto: aveva speso quasi tutti i suoi risparmi a New
York, per risistemare l'appartamento di Marc; i soldi che
le erano rimasti non sarebbero mai bastati per comprare
un vestito nelle boutique a bordo, ci avrebbe comprato al
massimo un foulard.
Ruriko la stava osservando perplessa, aspettava una
risposta, ma come poteva confessarle una cosa del genere?
"Sarei onorata di venire" iniziò imbarazzata
"ma, vedi...non ho niente da mettermi per una simile
occasione" ammise sconsolata.
"E che problema c'è?" chiese l'altra "Ti
darò uno dei miei vestiti, ne ho così tanti"
aggiunse con tranquillità.
"Ne sei sicura?" Kaori era profondamente
stupita dalla naturalezza con cui la giovane le aveva
fatto una simile offerta.
"Certamente... " disse la modella sorridendo
amabilmente.
"Grazie" era veramente sollevata.
Ruriko aveva preso l'abitudine di andare a dormire presto:
stava già rovinando abbastanza la vacanza ai suoi
accompagnatori costringendoli a stare con lei tutto il
giorno, voleva che almeno la sera potessero trascorrere
qualche ora in pace.
Non erano neanche le undici quando espresse il desiderio
di andare a dormire.
"Ti secca se l'accompagno da sola?" sussurrò
Kaori all'orecchio del socio.
"Fa come vuoi" rispose lui a bassa voce.
Le due donne si avviarono.
"Ti fidi a lasciare da solo il signor Saeba?"
chiese la modella con malizia.
L'altra si voltò un attimo a guardare il collega: la sua
figura si stagliava nitida contro il buio dell'orizzonte.
"Non ho nessuna intenzione di rovinarmi la crociera
perché devo tenere d'occhio quel deficiente"
rispose risoluta.
Proseguirono in silenzio fino alla cabina della ragazza.
"Buonanotte e grazie ancora per il vestito"
Kaori si sentiva profondamente in debito.
"Di niente, per me è un vero piacere...finalmente
potrò ricambiare la tua gentilezza" rispose la
modella sorridendo, poi si chiuse la porta alle spalle.
Finalmente libera tornò da Ryo, era certa di trovarlo
nella loro cabina. L'uomo era disteso sul letto, le
braccia conserte dietro la testa, fissava il soffitto
perso in cupe riflessioni.
Kaori si cambiò, poi lo raggiunse sotto le coperte.
"A cosa stai pensando?" chiese con dolcezza,
anche se in realtà non si aspettava una risposta.
"A tuo fratello" fece lui a bassa voce.
Presto sarebbe stato l'anniversario della sua morte.
Erano già passati sette anni da quando Ryo era arrivato
a casa sua con una valigia piena di soldi e
quell'orribile notizia che avrebbe sconvolto radicalmente
la sua vita.
Si strinse contro di lui nella speranza che quel contatto
mitigasse, almeno in parte, la sofferenza che aveva nel
cuore.
Lui l'abbracciò con dolcezza, sapeva quanto male
potessero fare i ricordi.
Mentre stava ancora cercando di imbrigliare l'ondata di
tristezza che l'aveva assalita, cullata dal suo respiro,
si addormentò.
Quando si risvegliò il sole non era ancora completamente
sorto. Come ogni mattina si alzò e si vestì in
silenzio, poi, prima di andare ad aspettare Ruriko fuori
dalla sua camera, prese un pacco che aveva nascosto in
fondo alla sua valigia e lo posò sul letto.
Non era affatto sicura che Ryo avrebbe apprezzato quel
regalo, eppure, quando le era venuta l'idea, a New York,
le era sembrata ottima: sapeva che non gli piaceva
rivangare il passato, però, il pensiero che lui non
avesse nemmeno una foto, le era sembrato così triste,
come se non avesse nemmeno una vita.
"Ormai è tardi per cambiare opinione" si disse
uscendo.
L'uomo finse di dormire ancora per qualche minuto, poi,
quando fu certo che la socia non sarebbe più tornata, si
sedette sul bordo del letto e scartò con curiosità il
suo regalo di compleanno.
Un album di fotografie. Lo aprì con calma; sul retro
della copertina, in un angolo, vi era una breve dedica:
"Per i tuoi più bei ricordi". Un leggero
sorriso gli increspò le labbra mentre sfiorava con
dolcezza i sottili ideogrammi della scritta: solo Kaori
avrebbe potuto fargli un regalo simile.
Lentamente iniziò a sfogliare le pagine, in quelle foto
vi era tutta la sua vita: c'erano i suoi compagni, quando
combatteva in Sud America, vi trovò immagini di Sonia e
suo padre, di lui e Mick quando lavorava ancora negli
Stati Uniti, e poi c'erano le foto degli ultimi anni in
Giappone: Miki, Kasumi, le sorelle Nogami e, soprattutto,
i Makimura.
Una volta avrebbe odiato chiunque lo avesse costretto a
ricordare, adesso, invece, riusciva a guardare indietro
senza rabbia o rancore, quasi con affetto.
E tutto questo lo doveva a Kaori: quella donna aveva
radicalmente rivoluzionato la sua esistenza.
Tutti quelli che lo conoscevano da prima del suo arrivo
in Giappone si erano accorti di quanto fosse cambiato da
quando viveva con lei.
Kaori lo aveva costretto a vivere, a smettere di fuggire
da un passato che l'avrebbe raggiunto sempre e comunque;
gli aveva insegnato che il dolore non è un motivo
sufficiente per dimenticare, che la sofferenza non deve
portare all'autodistruzione; gli aveva restituito la
speranza.
Non sarebbe mai riuscito a ripagarla per quanto aveva
fatto per lui.
Verso le dieci un cameriere lo distolse dalle sue
riflessioni e gli consegnò un biglietto della collega.
"Sono in camera di Ruriko, pranzeremo qui, ci
vediamo alla festa. Kaori" poi, in un angolino, una
piccola aggiunta: "Buon compleanno".
Avrebbe dovuto aspettare la sera per ringraziarla.
Ryo era arrivato alla festa da quasi un'ora quando le due
donne fecero il loro ingresso nella sala.
L'attenzione di tutti gli invitati si focalizzò su di
loro.
Anche Ryo rimase a bocca aperta vedendole. Diede una
rapida occhiata a Ruriko, ma non riuscì a distogliere lo
sguardo da Kaori: indossava uno splendido abito color
salmone che aderiva sinuosamente al suo corpo. Come si
muoveva un milione di minuscole paillette brillavano
giocando con le luci della sala e facevano risaltare la
pelle leggermente abbronzata del decoltè. Inoltre un
ampio spacco lasciava intravedere le gambe perfette.
Ma non era solo il vestito o il trucco, erano il suo modo
di muoversi, la sua timidezza, la sua ingenua sensualità
che la rendevano così irresistibile agli occhi dell'uomo.
Rimase a lungo a osservarla seminascosto dietro una
colonna mentre il capitano faceva fare alle due
affascinanti ospiti il giro delle presentazioni.
Com'era bella...
Dovette mordersi una guancia fino a farla sanguinare per
riuscire a reprimere il violento desiderio che la vista
della collega suscitava in lui.
Quando finalmente si decise a raggiungerla, Kaori era
circondata da una decina di uomini e tutti facevano a
gara per ottenere la sua attenzione.
La giovane era estremamente confusa: Ryo le aveva
ripetuto così tante volte che era solo una mezza donna
che ormai anche lei ne era convinta e adesso...le
sembrava veramente incredibile riscuotere tanto successo.
Le faceva piacere ricevere così tanti complimenti, non
poteva negarlo, però non era per quello che si era
vestita a quel modo. Dopo qualche minuto cominciò a
guardarsi nervosamente attorno, cercando l'unica persona
di cui desiderasse la compagnia.
Non lo vedeva da nessuna parte.
"Ryo..." pensò mentre la tensione cresceva
lentamente dentro di lei.
Istintivamente iniziò a mordicchiarsi un labbro.
"Così ti rovinerai il trucco" le sussurrò
gentilmente una voce familiare.
Si voltò di scatto mettendosi a osservare, rapita,
l'affascinante uomo in abito da sera che le era accanto.
Era ancora più bello di quando, credendola una
sconosciuta, l'aveva portata in giro per Tokyo. Era senza
parole...Poi, mentre stava ancora cercando di riprendersi
dallo stupore, Ryo l'afferrò con dolcezza e la condusse
verso la pista, lanciando occhiate di fuoco a tutti
quelli che, anche per un solo istante, avevano pensato di
fermarlo.
Kaori si lasciava trasportare dal proprio cavaliere, lo
sguardo vacuo, il cuore che batteva all'impazzata, troppo
felice per riuscire a pronunciare anche una sola parola.
La sua mente vorticava attorno ad un unico pensiero: Ryo
la stava trattando come una donna, come la sua donna,
davanti a tutta quella gente.
Volteggiando leggiadra sulla pista, stava tentando
disperatamente di calmare la tempesta che l'agitava e
solo dopo parecchi minuti riuscì di nuovo a percepire la
luce, a focalizzare il mondo che la circondava, a sentire
la musica e il vociare delle persone che riempivano la
sala.
Ryo la fissava assorto. L'immensa gioia di Kaori lo aveva
ripagato all'istante dello sforzo che gli era costato
mostrare così apertamente i propri sentimenti.
Persi l'uno negli occhi dell'altra ballavano, come se,
per loro, nient'altro avesse importanza.
Ruriko li spiava di nascosto, provando una leggera
invidia per quel legame così profondo e intenso che
poteva solo immaginare. Anche lei avrebbe voluto amare
qualcuno così tanto.
Non appena la musica cessò raggiunse le sue guardie del
corpo.
"Signor Saeba, come è elegante questa sera" si
complimentò, osservando l'uomo piacevolmente
meravigliata.
"Non potevo certo sfigurare di fronte ad una
splendida creatura come lei" rispose lui, galante.
"Le va di ballare con me?" gli chiese
inaspettatamente la giovane.
Ryo lanciò una rapida occhiata a Kaori, poi tornò a
fissare la modella.
"Mi dispiace" fece a voce bassa.
La fanciulla sorrise gentilmente, per nulla contrariata
del rifiuto.
"Lo immaginavo" spiegò.
Era vero, si era aspettata un simile comportamento, però
non aveva resistito alla tentazione di assaporare un
briciolo di quella felicità che si leggeva sul volto di
Kaori.
"Adesso è meglio che torni dal capitano,"
aggiunse congedandosi "non posso trascurare troppo a
lungo il mio ospite" concluse prima di lasciarli.
Rimasti nuovamente soli, si rimisero a danzare.
Kaori fissava interdetta il socio, aveva capito che Ryo
aveva agito a quel modo per non ferire i suoi sentimenti
e, se da un lato, questo la lusingava profondamente,
dall'altro si sentiva un po' in colpa perché era
convinta che quel rifiuto gli fosse costato molto.
"Ryo" cominciò a voce bassa "sei sicuro
di quello che hai fatto? Ruriko è la donna più bella
che ci sia in sala questa sera, non ti pentirai di aver
rifiutato il suo invito?" chiese, fissando un punto
qualunque della sua giacca pur di non guardarlo in faccia.
"No" le rispose l'uomo, serio.
Stupita dalla fermezza della sua voce, Kaori alzò lo
sguardo fino a incrociare quello del compagno.
"E poi" proseguì lui fissandola intensamente
"non è lei la più bella, stasera".
A quelle parole la giovane si sentì quasi mancare,
l'emozione che a stento era riuscita a controllare fino a
poco prima tornò a travolgerla con irruenza: piaceva a
Ryo, tanto, addirittura più di Ruriko. Le sembrava quasi
di sognare.
Senza che se ne rendesse conto le sue labbra si mossero,
tentando di esprimere quello che provava.
"Ti amo" sussurrò abbandonandosi languidamente
contro il suo petto.
Ryo la strinse per un attimo, poi, allentando
l'abbraccio, distolse lo sguardo da quegli occhi così
devastanti.
Provò a guardarsi attorno, a concentrarsi sulla musica,
ma si ritrovava continuamente a fissare il suo volto, le
sue labbra, quelle stesse labbra che desiderava baciare
così ardentemente.
Stava per cedere a quell'irrefrenabile desiderio quando
qualcosa lo raggelò. Percepiva chiaramente una minaccia,
un pericolo imminente.
"Ci siamo" pensò, fermandosi di colpo in mezzo
alla pista.
Presto avrebbero scoperto perché Saeko li aveva voluti
su quella nave.
Cancellò in un attimo tutti i pensieri, tutte le
emozioni che avrebbero potuto distrarlo. Non c'era tempo
da perdere, dovevano lasciare il salone immediatamente,
ma senza dare nell'occhio.
Nessuno avrebbe fatto caso a una coppia innamorata che
cercava maggiore intimità, nemmeno Ruriko si sarebbe
stupita se li avesse visti appartarsi.
Lanciò alla socia un sguardo carico di desiderio, poi
l'abbracciò dolcemente e la condusse sul ponte.
Kaori lo seguì in silenzio, stringendosi teneramente a
lui. Aveva capito all'istante che c'era qualcosa che non
andava, ma non era il caso di parlarne in mezzo a tutta
quella gente.
Quando finalmente furono soli, si fermò di fronte a lui,
scrutandolo seria.
"Che c'è?" chiese con leggera apprensione.
Ryo si guardava attorno, come se cercasse qualcosa che
non riusciva a trovare.
"Ascolta" rispose brevemente, mentre cercava di
farsi un'idea chiara della situazione.
Kaori obbedì, ma non riusciva a percepire niente di
insolito.
"Elicotteri" spiegò lui notando la sua
perplessità.
Sapendo cosa cercare la giovane si concentrò nuovamente.
Dopo qualche istante riuscì finalmente a distinguere un
basso ronzio tra lo sciabordio delle onde: erano ancora
lontani.
"E adesso?" domandò preoccupata.
"Aspettiamo" fece lui con assoluta tranquillità.
"Ma Ruriko..." insistette Kaori "non
possiamo lasciarla alla festa, dobbiamo proteggerla".
Stava già per tornare in dietro, ma Ryo la bloccò
afferrandola per un polso.
"Calmati" le disse con voce dura "per ora
non dobbiamo fare nulla" sentenziò.
"Comunque" aggiunse dopo un istante con tono più
gentile "non credo che la vita di Ruriko sia in
pericolo, almeno per adesso".
"Come fai ad esserne tanto sicuro?"
"Se avessero voluto ucciderla avrebbero fatto
imbarcare un killer" spiegò l'uomo con calma.
"Penso vogliano utilizzarla come merce di scambio,
forse per ricattare il futuro marito della sorella e
farlo dimettere dalla sua carica."
In effetti era molto probabile, in quei giorni anche lei
si era spesso trovata a pensare che quel matrimonio
sembrava essere l'unico motivo valido per voler fare del
male alla modella.
"Però non puoi saperlo con certezza" provò a
controbattere ancora titubante.
"Ascoltami," le intimò Ryo, stringendole i
polsi finché lei non si decise a fissarlo "se
quelli vengono e non la trovano se la prenderanno con gli
altri passeggeri e non credo che siano persone che vanno
molto per il sottile." La sua voce era estremamente
decisa "Probabilmente li userebbero come ostaggi per
costringerci a consegnare loro Ruriko e ad arrenderci, e
dopo?" proseguì con durezza.
Poi tacque per qualche secondo per permettere alla socia
di riflettere sulle sue parole.
Nonostante fosse estremamente preoccupata per Ruriko,
Kaori dovette arrendersi di fronte all'evidenza.
"E allora?" chiese rassegnata.
"Andiamo a vedere chi sono i nostri ospiti"
propose lui con una serenità agghiacciante, mentre
cercava un valido posto d'osservazione che li tenesse al
contempo abbastanza nascosti agli elicotteri.
Non appena si furono sistemati Ryo si mise a scrutare
l'orizzonte.
"Eccoli" commentò dopo qualche minuto
osservando attento verso ovest.
Adesso il rumore si distingueva facilmente, Kaori seguì
lo sguardo del collega, ma, nonostante la luce della
luna, non riusciva a scorgere i velivoli; in compenso
sentiva un vociare agitato provenire dal salone: ormai il
rumore era così forte che anche gli altri invitati se
n'erano accorti e uscivano sul ponte per vedere cosa
stesse accadendo.
Gli elicotteri erano ormai sopra le loro teste. Alcune
rapide scariche di mitra fecero precipitare la situazione
diffondendo il panico tra la gente, poi dai tre velivoli
cominciarono a calarsi dei soldati armati di tutto punto.
In men che non si dica presero in ostaggio i passeggeri,
poi, dopo aver ridotto all'impotenza gli uomini
dell'equipaggio iniziarono a perlustrare la nave.
"Non possiamo restare qui" sussurrò Ryo
all'orecchio della socia. Quindi l'afferrò per un polso
e la condusse verso le stive. La trascinò lungo corridoi
Kaori che non aveva mai visto, passaggi angusti in cui
faceva un caldo pazzesco, fino a una piccola stanzetta
piena di tubi ed attrezzi.
"Si può sapere dove siamo?" chiese al socio,
non appena questi ebbe chiuso la porta isolandoli dal
resto del mondo.
"E' uno dei locali addetti alla manutenzione"
spiegò lui brevemente.
"Ma come..."
"Diciamo che mentre tu hai passato l'intera giornata
a giocare, io mi sono dato da fare" tagliò corto
Ryo. Avevano cose più importanti di cui occuparsi.
"Hai qualche idea?" chiese Kaori dopo un po',
fissandolo perplessa.
L'uomo si sedette a terra, posando la schiena contro una
parete.
"Per adesso staremo qui" rispose calmo:
difficilmente qualcuno li avrebbe trovati e poi era
convinto che quella gente non avesse il minimo interesse
a setacciare la nave da cima a fondo.
"Non dirmi che non vuoi fare niente? Non vorrai mica
limitarti ad aspettare i rinforzi?" domandò
profondamente infastidita dal comportamento del socio.
Ryo le lanciò un'occhiata che la raggelò, evidentemente
aveva già in mente un piano ben preciso.
Leggermente imbarazzata per aver dubitato del collega si
sedette accanto a lui, dimentica dello splendido abito
che indossava.
"Per riuscire a controllare una nave così grande"
riprese l'uomo dopo qualche minuto "dovranno
separarsi, sparpagiarsi. Quando l'avranno fatto e si
sentiranno al sicuro noi entreremo in azione."
"Perché dobbiamo aspettare così a lungo?"
L'idea di lasciare Ruriko in mano a quei criminali per
tanto tempo non le piaceva neanche un po'.
"Tu, che non ricordi neanche di portarti dietro la
pistola, hai un'idea migliore?" domandò lui
caustico.
Kaori si irrigidì per un attimo, contraendo le mascelle,
come se qualcuno l'avesse schiaffeggiata con violenza.
Ryo aveva ragione, aveva commesso un errore
imperdonabile, però...non poteva essere solo questo il
motivo della sua durezza.
Perché l'aveva trattata a quel modo?
Cercando di assumere un atteggiamento più distaccato
possibile riesaminò attentamente il proprio
comportamento e alla fine capì: la preoccupazione per la
loro cliente le aveva impedito di pensare lucidamente. Si
apprestavano ad affrontare più di sessanta mercenari,
armati fino ai denti, con una sola pistola; non poteva
permettersi alcuna distrazione, ne andava delle loro vite.
"Scusa" sussurrò posando la testa contro di
lui.
Ryo allungò un braccio e glielo passò attorno alle
spalle mentre un leggero sorriso gli increspava le labbra:
era felice che lei avesse capito.
Rimasero a lungo in silenzio, cercando di intuire, dai
flebili rumori che giungevano fino lì, che cosa stesse
accadendo sopra le loro teste.
Erano passate circa due ore quando Ryo si alzò in piedi.
"Direi che possiamo andare" commentò
aiutandola a tirarsi su.
"Era ora" fece lei risistemandosi il vestito.
Se solo avesse potuto cambiarsi... l'idea di rovinare lo
splendido abito che Ruriko le aveva prestato non le
piaceva neanche un po', ma non aveva altre possibilità.
Sospirando rassegnata si mise a seguire il socio lungo
gli stessi angusti passaggi che avevano già percorso
all'andata.
Erano quasi arrivati ad uno dei corridoi principali
quando Ryo si fermò.
Le fece un rapido cenno del capo, poi si voltò e si
allontanò in silenzio.
Kaori si avvicinò alla parete e diede una rapida
occhiata oltre la curva del condotto: due guardie stavano
chiacchierando a bassa voce, probabilmente si erano
incrociate mentre perlustravano i corridoi.
Sapeva perfettamente cosa doveva fare: attirare
l'attenzione dei due militari per permettere al socio di
avvicinarsi abbastanza da colpirli prima che potessero
ricorrere alle armi.
Non potevano assolutamente permettersi di fare il minimo
rumore, non doveva partire alcun proiettile, dovevano
farsi scoprire il più tardi possibile per non mettere in
pericolo i passeggeri.
Diede a Ryo il tempo di muoversi, poi colpì con un tacco
la paratia metallica.
I due uomini in corridoio smisero subito di parlare
tornando all'istante vigili e attenti. Si stavano
avvicinando con estrema circospezione, li sentì togliere
la sicura dalle armi e preparare il colpo in canna.
Inspirò profondamente, preparandosi ad agire. Si appiattì
alla parete e non appena vide la canna del mitra spuntare
dalla porta l'afferrò, tirando con forza mentre ruotava
il corpo per togliersi dalla sua zona di fuoco. Tenendo
l'arma premuta contro il proprio fianco fece un passo in
dietro sbilanciando completamente il soldato che si trovò
costretto ad avanzare ed a frapporsi tra la donna e il
compagno. Mentre l'uomo stava ancora tentando di
ritrovare l'equilibrio Kaori gli sferrò un potente
calcio all'inguine facendolo accasciare mugolante al
suolo.
Nello stesso istante anche l'altro militare cadde svenuto
a terra.
"Ottimo lavoro" commentò Ryo raccogliendo il
secondo mitra.
"Ho avuto un ottimo maestro" replicò lei
rassettandosi il vestito.
Era proprio una fortuna che non la impacciasse nei
movimenti.
L'uomo afferrò i due soldati per i piedi ed li trascinò
lungo il corridoio, fino a una delle stive, dove li
rinchiuse. Poi consegnò a Kaori una delle armi che aveva
sequestrato ai mercenari.
"Muoviamoci" ordinò avviandosi.
La donna lo seguì senza fiatare: il loro lavoro era
appena cominciato.
Ripulirono la maggior parte della nave senza troppi
problemi: le guardie erano poche, ma soprattutto non si
aspettavano di essere attaccate. Fu un gioco da ragazzi
metterle fuori combattimento senza far partire neanche un
colpo.
La faccenda divenne più seria non appena raggiunsero i
livelli adibiti ai passeggeri: la sorveglianza era molto
più stretta, inoltre era evidente che i soldati avevano
subodorato qualche cosa.
"Resta qui" ordinò Ryo prima di andare in
avanscoperta.
Mentre aspettava il collega, Kaori si lasciò scivolare
stancamente contro una parete e si sfilò le scarpe: i
piedi le facevano un male tremendo. Cercò di muovere le
dita, ma erano completamente anchilosate.
Perché non era andata alla festa in ciabatte?
Un rumore di passi la distolse dalle sue riflessioni;
qualcuno si stava avvicinando. Rapidamente si rimise le
scarpe, si distese sul pavimento, nascose il mitra sotto
di sé, spostò lo spacco in modo da mettere in risalto
le gambe e si finse priva di sensi.
Un soldato di ronda arrivò dopo pochi secondi. L'estrema
bellezza della donna svenuta a terra gli fece dimenticare
ogni precauzione, senza pensare le si inginocchiò
accanto posandole due dita sul collo per capire se fosse
ancora viva.
Dopo aver sentito che il suo cuore batteva ancora, si
voltò verso il punto da cui era arrivato, probabilmente
per chiamare uno dei suoi compagni. Kaori si preparò a
colpirlo, ma l'uomo si accasciò improvvisamente al suolo.
Ryo era tornato dalla perlustrazione.
"Stavi per farti scoprire" la rimproverò.
"Stavo per stenderlo" ribatté lei mettendosi a
sedere.
"Allora?" chiese dopo che Ryo ebbe rinchiuso il
mercenario in una delle cabine.
"I passeggeri sono stati riuniti nel salone delle
feste...ho contato 26 guardie lungo i corridoi, ma non so
di preciso quante siano nella sala a controllare gli
ostaggi." Rispose meccanicamente, mentre cercava di
studiare un piano.
"E Ruriko? L'hai trovata?" gli domandò con
apprensione.
"Nessuna traccia, però temo che non sia con gli
altri nel salone. E' troppo importante per loro,
probabilmente l'avranno portata in plancia, è l'unico
posto a cui non ho potuto avvicinarmi..." spiegò
cupo.
Ryo la fissava preoccupato, dovevano decidere se
occuparsi prima delle persone nella sala o della modella.
"Kaori..."
Spettava a lei decidere, era lei quella che si era
affezionata di più alla loro cliente.
"Pensiamo prima a quelli nel salone" fece lei
dopo un lungo silenzio. Quella decisione le era costata
molto, ma non se l'era sentita di rischiare la vita di
centinaia di persone.
Trasse un profondo respiro, cercando di liberare la mente
da ogni emozione. Era sicura, non sarebbe tornata in
dietro.
"Come ci muoviamo?" chiese fissando il collega
dritto negli occhi.
Ryo le espose il suo piano. Era molto semplice, ma anche
estremamente efficace.
"Questo non mi serve" fece lei, consegnandogli
il mitra.
L'uomo lo prese, lo privò del caricatore e quindi lo
nascose dietro una paratia, poi tornò a guardare la
socia.
"Sta attenta" sussurrò accarezzandole
dolcemente una guancia.
"Anche tu" rispose lei, prima di voltarsi e
allontanarsi lungo il corridoio.
Sgusciò non vista fino alla sua cabina, poi vi entrò e
si chiuse la porta alle spalle.
Doveva cambiarsi, alla svelta. Avrebbe dovuto farsi
catturare, però non poteva certo farsi trovare in abito
da sera. Era impensabile che qualcuno fosse riuscito a
fuggire dal salone quando quelli si erano impadroniti
della nave, doveva far credere loro che aveva abbandonato
la festa molto prima del loro arrivo e per un motivo
molto preciso.
Si spogliò rapidamente, poi aprì la valigia e si mise a
cercare freneticamente tra le sue cose.
Alla fine trovò quello che voleva, lo liberò dal
cellophane in cui era ancora incartato e lo posò sul
letto.
Non credeva che avrebbe mai avuto il coraggio di
indossare una cosa del genere.
Si tolse il reggiseno, poi si infilò il suo nuovo abito
di scena.
Incuriosita andò a specchiarsi: niente male, veramente
niente male. Vestita così nessuno l'avrebbe considerata
pericolosa; sexy, ridicola forse, ma non pericolosa.
"Chissà come reagirà Ryo vedendomi" pensò
mentre faceva un lento giro su se stessa.
Poi realizzò che stava perdendo tempo.
Rapidamente rimise tutto a posto, infilò le ciabatte e
si preparò ad attuare il piano.
Con la massima naturalezza aprì la porta e si affacciò
in corridoio.
"Omori?" chiamò "Caro, dove sei?"
Poi, notando una figura in mezzo al corridoio le si
avvicinò.
"Scusi, ha visto mio marito?" chiese
guardandosi attorno perplessa "Ha detto che andava a
prendere dello champagne, ma è passata quasi un'ora"
spiegò preoccupata, raggiungendo quello che credeva un
cameriere.
"Si fermi" le intimò perentorio l'individuo in
piedi di fronte a lei.
La donna si bloccò di colpo, intimorita da quella voce
così autoritaria.
"Ma lei..." balbettò.
"Silenzio" ordinò l'uomo avvicinandosi.
Solo quando fu a pochi passi da lei, Kaori vide il mitra
che il militare le puntava contro.
Il sangue le si gelò nelle vene, le gambe iniziarono a
tremarle così forte che dovette appoggiarsi alla parete
per non cadere.
Il soldato cominciò a farle delle domande, voleva sapere
chi era e cosa ci faceva lì, ma lei aveva troppa paura
per rispondere.
"Mio marito..." continuava a ripetere, mentre
lacrime di terrore le rigavano le guance "..dov'è
mio marito?"
Vedendo che era inutile insistere la guardia smise di
interrogarla.
"Andiamo" disse perentorio indicandole di
avviarsi lungo il corridoio.
Anche se con passo malfermo lei obbedì. Camminò fino al
salone delle feste, poi l'uomo le ordinò di fermarsi e,
lasciandola in custodia ad altre due guardie, raggiunse
quello che sembrava essere il suo superiore,
probabilmente per fare rapporto e ricevere nuovi ordini.
"Niente male, questo bocconcino" commentò uno
degli uomini che dovevano tenerla d'occhio.
"Peccato che non possiamo divertirci un po' con lei
prima di metterla con gli altri" fece l'altro mentre
le girava attorno accarezzandole lascivamente una spalla.
Nonostante la paura, Kaori rabbrividì a quel contatto.
"Non fare la santarellina, tanto vestita così non
ti crede nessuno" proseguì il soldato sfiorandole
la schiena seminuda.
L'uomo era estremamente eccitato e voleva approfittare
della occasione per divertirsi con lei. Stava già
infilando una mano sotto il vestito con l'intenzione di
toccarle il seno quando la guardia che l'aveva catturata
li raggiunse.
"Smettila" ordinò al compagno "adesso
devo metterla con gli altri".
"Perché prima non me la lasci per un po'?"
chiese l'altro per nulla felice di venire interrotto.
"Sai che non è possibile" rispose il
mercenario indicando a Kaori di precederlo.
La donna obbedì sollevata: a costo di far saltare la
propria copertura non avrebbe permesso a quel soldato di
andare oltre. Mentre entrava nel salone percepì
distintamente la presenza di Ryo nelle vicinanze e si
augurò di cuore che non avesse assistito alla scena:
aveva paura che la gelosia potesse fargli perdere la
testa.
Come temeva, l'uomo aveva visto tutto. Aveva raggiunto il
salone subito dopo essersi separato dalla collega e si
era appostato in un corridoio secondario per controllare
la situazione fino all'arrivo della donna. Non aveva la
più pallida idea di quanto tempo avrebbe impiegato Kaori
a prepararsi e quindi quello era l'unico modo che aveva
per sapere quando la socia sarebbe stata in posizione.
Nonostante la stesse aspettando non la riconobbe subito.
Gli ci volle qualche secondo per capire che la splendida
donna di spalle con quella sensualissima sottoveste di
pizzo blu semitrasparente con un'amplissima scollatura
sulla schiena fermata solo da sottilissimi laccetti era
proprio lei. Non portava neanche il reggiseno.
Si aspettava di vederla in pigiama, non certamente
vestita così. Non sapeva neanche che la collega
possedesse un abito del genere, nonostante avesse frugato
più di una volta tra la sua biancheria.
La reazione di quegli uomini era comprensibile, eppure,
quando quel soldato aveva iniziato ad approfittare della
situazione, Ryo si era ritrovato, senza sapere come, ad
impugnare la pistola e solo la consapevolezza che avrebbe
messo in pericolo la vita della socia gli aveva dato la
forza di dominarsi.
Non appena la donna fu all'interno della sala, si
allontanò. Sapeva che lei aveva bisogno ancora di
qualche minuto per organizzarsi, quindi approfittò di
quel breve intervallo per analizzare la situazione più
dettagliatamente e per calmare l'istinto omicida che
covava nei confronti di quel bastardo che aveva osato
toccare la sua donna.
Una volta dentro, Kaori si mescolò ai passeggeri. Per
fortuna stavano tutti bene, anche se alcuni di loro erano
profondamente scossi. Senza dare nell'occhio perlustrò
il salone: gli uomini dell'equipaggio erano stati legati
e riuniti sul palco dell'orchestra, sorvegliati a vista
da quattro guardie, seduto al tavolo al centro della sala
vi era un uomo, anche lui in mimetica, probabilmente il
comandante, spalleggiato da due soldati, inoltre ognuna
delle sei porte era sorvegliata da una sentinella.
Oltre al capo vi erano dodici militari, tutti
imbracciavano un mitra e sembravano pronti ad usarlo.
La situazione era veramente seria.
Improvvisamente si udirono dei rumori provenienti
dall'esterno: Ryo era entrato in azione.
Alcune donne si misero a gridare spaventate.
Ad un cenno del loro comandante i due soldati che gli
erano accanto spararono in aria.
"Silenzio!!!" ordinò l'uomo alzandosi in piedi.
"Shiki! Hoto! Hane! Kodo! Andate a controllare cosa
sta succedendo" proseguì con tono perentorio
fissando uno dopo l'altro i soldati che aveva chiamato.
I quattro obbedirono rapidamente e uscirono con
circospezione dalla sala.
Quello era il suo momento.
Con passo malfermo si avvicinò al capo e si buttò
disperata ai suoi piedi.
"La prego, mi salvi, non voglio morire" disse
guardandolo implorante.
L'uomo la fissò con disprezzo, tentando di allontanarla
con un calcio, ma lei lo afferrò per la gamba,
abbarbicandovisi disperatamente.
"La supplico...so che può...farò qualunque cosa..."
lo supplicò.
Con un semplice cenno del capo il mercenario ordinò a
due dei suoi sottoposti di farla alzare e solo quando
l'ebbero rimessa in piedi l'uomo le si avvicinò.
"Cosa saresti disposta a fare?" chiese
fissandola incuriosito dall'offerta.
"Tutto...tutto quello che vuole" balbettò
Kaori terrorizzata mentre i due che la sostenevano si
scambiarono uno sguardo ammiccante.
L'uomo sorrise interessato, poi, lentamente, fece
scendere uno degli spallini della sottoveste lungo i
braccio. Stava per spostare anche l'altro e lasciarla
seminuda quando qualcosa precipitò dal soffitto del
salone.
Presi dal panico alcuni dei passeggeri gridarono, i
soldati si guardarono attorno per cercare di capire cosa
stesse accadendo, poi si misero a fissare il loro capo in
attesa di ordini.
I due mercenari che fino a quel momento l'avevano
sostenuta la lasciarono di colpo per imbracciare i mitra.
Kaori non aspettava altro.
Si lasciò cadere a terra. Mentre si abbassava, portò
con violenza in dietro i gomiti colpendo all'inguine i
due soldati, che si accasciarono mugolanti al suolo.
Prima che il comandante potesse capire cosa stava
facendo, si spostò di lato e gli morse con violenza il
braccio con cui reggeva la mitragliatrice. Il dolore lo
indusse ad allentare la presa e la donna ne approfittò
per sfilargli l'arma dalle mani, poi, senza perdere
slancio, gli si portò alle spalle e gli puntò la canna
del mitra contro la schiena.
"Se ti muovi sei morto" gli sussurrò gelida.
Di colpo l'uomo realizzò quale immenso errore aveva
commesso nel sottovalutarla.
"Se fate anche un solo movimento lo ammazzo"
disse ai due che ancora si contorcevano dal dolore.
Mentre continuava a sorvegliare il suo prigioniero, Kaori
non poteva vedere cosa stesse accadendo.
Raffiche di mitra, grida, urla. Poi cinque colpi di
pistola e le armi a ripetizione tacquero.
Lentamente fece voltare l'ostaggio, doveva assolutamente
sapere cos'era successo.
Ryo si stava calando dal soffitto, la pistola fumante in
mano.
Stava bene.
Kaori sospirò tranquillizzandosi, anche quella era fatta.
Prima di raggiungerla, il socio andò a liberare il
capitano e gli uomini dell'equipaggio.
"Glieli affido" disse accennando ai soldati e
consegnandogli una delle mitragliatrici che aveva
sequestrato ai nemici.
"Non se ne pentirà e...grazie" rispose l'uomo
prendendo l'arma.
"Mi ringrazierà quando sarà tutto finito"
fece lui prima di andare dalla socia.
"Niente male per una che si dimentica la pistola"
commentò sarcastico guardando prima i due soldati che
ancora mugolavano dal dolore e poi l'uomo che Kaori
teneva sotto tiro.
"S*****O!" fece lei perdendo il controllo. Non
era stato affatto facile fare quello che aveva fatto,
soprattutto lasciarsi toccare dalle luride mani vogliose
di quei porci bastardi e lui la ringraziava in quella
maniera.
"La prossima volta ti arrangi!!" gli urlò con
rabbia prima di voltarsi e allontanarsi sbuffando.
Il capo dei mercenari stava pensando di approfittare
della distrazione dei due che l'avevano catturato quando
sentì sotto al mento il gelido tocco della Phyton di Ryo.
"Volevi andare da qualche parte?" gli chiese
gelido il giovane, fissandolo negli occhi.
L'uomo capì all'istante che anche se era più vecchio
non avrebbe mai vinto in uno scontro diretto con lui.
Lentamente alzò le mani e abbassò lo sguardo, la sua
era una resa completa.
Ryo chiamò il capitano.
"Non lo perda di vista un attimo" spiegò
consegnandogli il prigioniero. Era inutile fare delle
domande a quel tipo, non era uno che tradiva i compagni.
Si chinò accanto ai due che erano stati messi fuori
combattimento da Kaori, prese un paio di caricatori e andò
a raggiungere la collega.
"Ti serviranno" spiegò consegnandoglieli.
"Credo anch'io" rispose lei. La rabbia di poco
prima era sparita, quello sfogo le era proprio servito:
non si era resa conto di quanta tensione aveva accumulato
finché il socio non l'aveva fatta esplodere.
"E adesso?" domandò infilando i caricatori
nella cintura che aveva perso a uno dei soldati.
"Dovremo improvvisare" fece l'uomo serio.
Kaori trasse un profondo respiro.
"Andiamo?" chiese. Era inutile perdere altro
tempo.
Ryo annuì quindi si rivolse al capitano.
"Non uscite da qui per nessun motivo." Ordinò
cupo mentre si avviava verso una delle porte seguito
dalla socia.
Prima di uscire diede una rapida occhiata alla collega,
soffermandosi ad osservarle i piedi.
"Non vorrai mica venire così?" commentò serio.
Seppur a malincuore Kaori si sfilò le ciabatte,
rabbrividendo al contatto con il pavimento gelido. Ryo
aveva ragione, con quelle ai piedi avrebbe potuto
facilmente inciampare, però...
Con la massima circospezione si stavano lentamente
dirigendo verso la sala comandi, quando il crepitio di un
altoparlante li indusse a fermarsi.
"Ruriko Mazucino è nelle nostre mani" disse la
voce. "Se non volete vederla morta, arrendetevi
subito. Se entro dieci minuti non vi sarete consegnati la
uccideremo. Vi aspettiamo nella zona delle piscine."
Poi tornò il silenzio.
I due si guardarono, non avevano altra scelta.
Ryo controllò l'ora.
"Aspetta qui" sussurrò alla socia prima di
allontanarsi con passo deciso. Sicuramente aveva già un
piano.
Tornò dopo qualche minuto con in mano una
mitragliatrice, prese uno dei caricatori di Kaori e l'armò.
"Cos'hai in mente?" chiese la donna guardandolo
perplessa.
"Tra pochi minuti sorgerà il sole..." iniziò
a spiegare lui con la massima tranquillità.
Il conto alla rovescia non era neanche a metà quando si
presentarono sul ponte.
"Siamo qui" gridò Ryo uscendo allo scoperto a
solo pochi metri di distanza dai loro avversari, Kaori
era accanto a lui.
Ruriko era circondata da una decina di soldati, le mani
legate dietro la schiena, mentre uno dei suoi rapitori le
premeva la canna del mitra contro un fianco.
"Buttate a terra le armi" intimò loro uno dei
mercenari.
I due obbedirono senza discutere lanciando i mitra a
qualche metro di distanza.
"Tutte le armi" precisò l'uomo.
Ryo spostò la giacca in modo da far vedere che non aveva
nemmeno la fondina. Kaori alzò leggermente le braccia,
sorridendo ironica; era evidente che non poteva
nascondere alcunché sotto quel vestito.
"E così siete stati voi due a fare tutto questo
macello" proseguì il soldato tenendoli sotto tiro.
"Non dovevi assoldare dei pivellini" commentò
Ryo fissandolo gelido.
Dovevano assolutamente guadagnare tempo.
"Hai ragione" fece il militare "la
prossima volta non commetterò questo stesso errore"
continuò sentendosi ormai padrone della situazione.
"Ruriko, come stai?" intervenne Kaori facendo
qualche passo verso la modella.
"Ferma!" le gridò il mercenario preparando un
colpo in canna "se fai un altro passo ti uccido".
La donna obbedì a malincuore continuando a fissare
preoccupata la fanciulla.
Notando lo sguardo carico d'angoscia dell'amica, Ruriko
tentò di rassicurarla sorridendo nonostante il bavaglio,
però non era affatto sicura di esserci riuscita.
"Si può sapere cosa volete da lei?" chiese
Ryo, riportando su di sé l'attenzione di tutti.
Ancora pochi secondi, doveva distrarlo ancora pochi
secondi.
"Non sono affari tuoi" rispose brevemente
l'uomo.
"Volete usarla per ricattare qualcuno?"
insistette lui.
"Taci!" ordinò il soldato. "Comunque non
vivrai abbastanza per raccontare quello che sai"
proseguì con fare sicuro.
Stava per sparare a Ryo quando, finalmente, il sole spuntò
dall'oceano alle loro spalle: una palla di fuoco che
abbagliò lui e tutti i suoi uomini.
Era il momento che stavano aspettando.
Kaori si buttò a terra per raccogliere uno dei mitra che
solo qualche minuto prima avevano gettato sul ponte,
nello stesso istante Ryo estrasse la pistola che aveva
nascosto dietro alla schiena e sparò al soldato che
teneva sotto tiro Ruriko. Trascinata dal peso dell'uomo
la giovane franò a terra lasciando il campo libero a
Kaori che iniziò subito a fare fuoco contro i soldati.
Vedendo improvvisamente crollare tutti i suoi progetti,
pazzo dalla rabbia, il capo dei mercenari si mise a
sparare verso di loro cercando di colpirli mentre gridava
ai suoi uomini di fare altrettanto.
Sebbene il sole li accecasse i militari obbedirono
all'ordine e iniziarono a rispondere al fuoco.
I proiettili volavano da tutte le parti, per evitarli Ryo
si rotolò sul ponte e non appena fu fuori tiro colpì il
capo facendolo tacere per sempre. In pochi secondi anche
gli altri soldati venero messi fuori combattimento.
Era tutto finito.
Con calma l'uomo si alzò e andò a liberare Ruriko.
"Tutto bene?" chiese rivolto alla collega.
"Più o meno" fece lei con voce sofferente.
Ryo si voltò a guardarla preoccupato. Kaori era a terra,
leggermente accasciata; stava tentando di mettersi in
ginocchio, ma ogni volta che provava a muoversi il viso
le si contraeva in una smorfia di dolore; si stringeva un
braccio e solo quando riuscì a tirarsi un po' su, Ryo si
accorse del sangue che le colava tra dita, lungo il
braccio, fino a formare una piccola pozza rossa sul ponte.
In men che non si dica le era accanto.
"Ti hanno colpita..." sussurrò preoccupato
mentre l'abbracciava con fare protettivo, aiutandola allo
stesso tempo a stare dritta.
"Sì, ma non è niente di grave" fece lei,
sorridendo debolmente.
Con delicatezza tolse la mano che la donna teneva sulla
ferita per poterne giudicare la gravità; per fortuna il
proiettile le aveva oltrepassato il muscolo senza fare
grossi danni.
Leggermente tranquillizzato Ryo prese un fazzoletto ed
iniziò a tamponare la ferita.
"Ruriko" chiamò senza distogliere lo sguardo
dalla collega.
La fanciulla, che nel frattempo li aveva raggiunti, si
inginocchiò accanto a lui.
"Occupati di lei" le spiegò, prima di alzarsi
e allontanarsi con passo deciso.
"Kaori, come stai?" domandò la modella
guardandola angosciata, mentre lottava con tutte le sue
forze per non lasciarsi andare ad una crisi di nervi.
"Bene, non ti preoccupare" mentì la donna
tentando di tranquillizzarla.
"Che ne dici di spostarci da qui?" chiese dopo
qualche minuto, notando le occhiate nervose che la
fanciulla lanciava continuamente ai corpi senza vita dei
soldati. Riusciva a capire il disagio della giovane,
anche per lei era stato estremamente difficile abituarsi
alla vista del sangue e dei morti.
Inoltre le ultime ore dovevano essere state
particolarmente angoscianti per Ruriko e Kaori temeva che
la ragazza potesse crollare se fosse stata costretta a
sopportare un tale spettacolo ancora a lungo.
"Sei sicura di poterti muovere?" fece la
giovane visibilmente preoccupata.
"Rilassati, è più scena che altro" rispose
con noncuranza, riferendosi al sangue che continuava a
colare dalla ferita nonostante il fazzoletto. Si alzò
con circospezione, stando attenta a muovere il braccio il
meno possibile.
"Allora, andiamo?" spronò la modella che
continuava a fissarla con estrema preoccupazione.
Si avviò cercando di camminare con passo sicuro, ma
stare in piedi le costava già una tale fatica. Dopo
pochi passi dovette appoggiarsi ad una parete per non
cadere.
Ruriko le fu subito accanto, pronta a sostenerla.
"Non avresti dovuto..." iniziò a rimproverarla.
"Hai ragione" ammise lei, lasciandosi aiutare
volentieri.
Senza dire altro la modella l'accompagnò fino alla
sdraio più vicina e ve la fece accomodare, poi si
sedette accanto a lei e rimasero in silenzio a guardare
l'alba, cercando di non pensare a nient'altro.
Lentamente il ponte iniziò a popolarsi di ufficiali e
inservienti che tentavano di riportare un'apparenza di
normalità.
"La morte non è una bella compagna di viaggio"
pensò cinicamente Kaori osservandoli mentre si muovevano
indaffarati tra i soldati.
Solo quando ebbe appurato se c'era qualche superstite tra
i mercenari, l'ufficiale medico le raggiunse per
occuparsi di loro.
"E' meglio se andiamo in infermeria" commentò
osservando accigliato il braccio di Kaori.
La donna fece per alzarsi ma un violento capogiro la
costrinse ad aggrapparsi al dottore per non cadere. Forse
la ferita era più grave di quanto credesse. Era così
debole che dovette appoggiarsi a Ruriko più di una volta
mentre raggiungevano l'ambulatorio.
Mentre camminavano Kaori si guardava attorno preoccupata:
non voleva assolutamente che Ryo la vedesse in quelle
condizioni e non era solo una questione di orgoglio,
sapeva che lui si sentiva in parte responsabile di quello
che era successo e non voleva accrescere il suo disagio.
Fu estremamente sollevata quando il dottore chiuse la
porta dell'ambulatorio alle loro spalle: per fortuna non
lo avevano incontrato.
"Dovrò farle dei punti" spiegò il medico
mentre preparava il necessario per suturare la ferita.
La donna annuì distrattamente, tutta la sua attenzione
era rivolta a Ruriko che, seduta di fronte a lei,
sembrava sul punto di crollare.
"Come va?" la interpellò con dolcezza mentre
il dottore le disinfettava il braccio.
Come liberate dalla gentilezza dell'amica le lacrime, che
fino a quel momento era riuscita a controllare,
iniziarono a scorrerle sul viso permettendole finalmente
di sfogare la paura e la tensione accumulate nelle ultime
ore.
Kaori allungò il braccio sano per afferrare e stringere
con forza le mani della modella, tentando di darle un po'
di conforto, poi, non appena il dottore ebbe finito di
medicarla, le si sedette accanto abbracciandola e
tentando di calmare i violenti singulti e il continuo
tremore della giovane.
Rasserenata dalle amorevoli attenzioni di Kaori e sotto
l'effetto del calmante che l'amica e il medico l'avevano
convinta a prendere, ben presto Ruriko si addormentò.
Con delicatezza Kaori la sistemò su uno dei lettini
dell'infermeria.
"Anche lei avrebbe bisogno di riposare" la
redarguì il medico osservandola mentre rimboccava le
coperte alla giovane.
"Già" commentò lei a bassa voce sedendosi su
un divanetto vicino all'amica, in effetti si sentiva così
stanca...
Non aveva nessuna voglia di camminare fino alla sua
cabina. Se solo Ryo si fosse fatto vivo l'avrebbe potuta
accompagnare, ma chissà dove si era cacciato quel
disgraziato nel frattempo.
"Non ci saranno mica dei problemi?" pensò con
leggera apprensione.
No, se ne sarebbe sicuramente accorta rifletté mentre,
quasi senza accorgersene, scivolava su un fianco
addormentandosi all'istante.
Poi un movimentò la riportò alla realtà.
"Ryo, sei tu?" chiese senza aprire gli occhi.
Qualcuno l'aveva presa in braccio, la stava portando da
qualche parte.
"Sì," sussurrò l'uomo "dormi".
"E' tutto a posto?" domandò con la voce
impastata dal sonno.
"Sì, sta tranquilla" la rassicurò il giovane
con estrema dolcezza.
La portò fino in camera, la distese sul letto e le diede
un leggero bacio sulla fronte, poi si sedette in poltrona
e si mise ad aspettare: di lì a poco sarebbe arrivata la
polizia e avrebbero voluto delle risposte, era inutile
illudersi di poter stare in pace. Anche se l'idea di
dover rispondere alle domande degli agenti non lo
entusiasmava affatto, vi si rassegnò all'istante: Kaori
aveva troppo bisogno di riposare, quindi doveva occuparsi
lui di tutto.
Come aveva immaginato, ben presto qualcuno andò a
disturbarlo.
"Saeko, come mai da queste parti?" salutò
aprendo la porta.
"Volevo vedere come ve la siete cavata."
Rispose la sexy poliziotta sorridendo ironica.
"Non è che ti sentivi in colpa per averci
affibbiato un incarico del genere?" la stuzzicò Ryo.
La donna non raccolse la provocazione.
"Non mi fai entrare?" domandò invece,
sbirciando curiosa all'interno della cabina.
"Kaori sta dormendo" spiegò lui lasciandole
intravedere il letto.
"Come sta?" chiese seria, notando la fasciatura
sporca di sangue sul braccio della giovane.
"Non è niente di grave" fece lui uscendo in
corridoio e chiudendosi la porta alle spalle "ha
solo bisogno di riposo."
Saeko lasciò perdere i convenevoli.
"Allora, com'è andata?" domandò mentre si
allontanavano: aveva bisogno di tutte le informazioni
possibili per fare una relazione dettagliata su quella
faccenda.
"Sono arrivati da est con tre elicotteri verso le
due di questa mattina. Erano circa una sessantina di
soldati..." iniziò a spiegare Ryo ben sapendo che
ci avrebbe messo parecchio per raccontarle tutto.
Quando Kaori si svegliò era in camera da sola.
Le ci volle qualche secondo per realizzare dove fosse;
aveva un vago ricordo della presenza del socio, delle sue
braccia che la tenevano stretta, delle sue labbra sulla
fronte.
"Ryo?" chiamò, ma non ottenne risposta.
"Va bene che non è una ferita grave, però potrebbe
almeno fare finta di preoccuparsi..." pensò
imbronciata "a volte sembra proprio che di me non
gli importi nulla".
Quando il malato era Ryo lei lo riempiva di attenzioni,
perché quel disgraziato non poteva fare altrettanto?
Seccata si tirò su e solo in quel momento notò il
vassoio posato sul comodino accanto al letto: tramezzini,
vari tipi di dolce, quattro gusti diversi di succhi di
frutta, ma soprattutto una splendida rosa rossa posata
sul tovagliolo.
Arrossì leggermente vergognandosi di aver potuto
pensare, anche per un solo istante, male del socio: lui
era stato gentile a farle trovare la colazione...
Se non era lì a farle compagnia c'era sicuramente un
motivo.
Allungò il braccio sano e prese con due dita il fiore
avvicinandolo al viso per poterne sentire il soave
profumo, poi iniziò a farlo scivolare con delicatezza
sulle labbra mentre, a occhi chiusi, si abbandonava a
dolci pensieri.
Ryo, la festa, il ballo...
Al solo pensarci un mare di emozioni tornava a
sommergerla.
Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Ruriko per averle
fatto vivere un'esperienza simile: si era sentita come la
protagonista di una favola, ammirata e desiderata da
tutti e infine scelta da uno splendido principe azzurro.
Ryo, il suo Ryo, era così affascinante, così
tremendamente desiderabile in abito da sera.
Quello che era accaduto le sembrava quasi un sogno: lui
l'aveva sequestrata ai suoi ammiratori, l'aveva tenuta
stretta tra le braccia davanti a tutta quella gente,
l'aveva trattata come una vera donna riconoscendo il suo
fascino, preferendola addirittura ad una modella di fama
internazionale come Ruriko.
Era stata la serata più bella della sua vita.
Stentava ancora a crederci, eppure tutto quello che era
successo la notte precedente era accaduto realmente: la
ferita al braccio sinistro ne era la prova.
"Chissà come sarebbero andate le cose se non
fossero arrivati quei terroristi..." si chiese
mentre il ricordo lasciava il passo all'immaginazione.
Poi un fitta all'addome la riportò alla realtà: il suo
stomaco stava reclamando vivacemente dopo oltre
ventiquattr'ore di digiuno e lei non se la sentì di
farlo attendere oltre. Stando attenta a non fare
movimenti bruschi si mise a sedere sul bordo del letto ed
iniziò a gustare con sano appetito quello che Ryo aveva
fatto preparare per lei.
Una volta calmati i crampi della fame Kaori si alzò:
aveva una gran voglia di vedere il socio, di stare un po'
con lui, voleva ringraziarlo per la colazione, ma
soprattutto voleva sapere cosa stesse facendo di tanto
importante per lasciarla sola così al lungo.
Prese la vestaglia dall'armadio, la infilò alla meno
peggio e uscì a cercarlo.
Non aveva nessuna voglia di girare a vuoto per la nave,
in effetti si sentiva ancora debole e il dolore al
braccio era tornato a farsi sentire, così iniziò a
chiedere notizie del collega a tutti quelli che
incontrava. Fu fortunata: quello che lei e il socio
avevano fatto la notte precedente li aveva resi
estremamente famosi tra i passeggeri e così non le fu
difficile trovare qualcuno che l'avesse riconosciuto e le
sapesse dire dove si trovava.
Quando arrivò sul ponte, Ryo stava chiacchierando in
maniera estremamente confidenziale con una bellissima
donna.
Kaori stava per lasciarsi travolgere dalla gelosia quando
riconobbe in lei Saeko.
Incuriosita si avvicinò di soppiatto ai due per
ascoltare i loro discorsi.
"Questi sono i documenti che mi avevi chiesto"
aveva detto la poliziotta consegnandogli una busta.
"Grazie" fece Ryo riponendola con cura nella
tasca interna della giacca.
"Si può sapere come mai ti sei deciso, dopo tutti
questi anni?" chiese la donna, fissandolo
incuriosita.
"Niente" tergiversò lui, sentendosi
estremamente in imbarazzo "è che mi sembrava
l'occasione giusta."
"Non è che lo fai per qualcuno?" insistette
Saeko con malizia.
"Non credo siano affari tuoi" tagliò corto
Ryo, lasciando intendere che non aveva nessuna intenzione
di approfondire l'argomento.
La poliziotta si arrese.
"Come vuoi, Ryo. Comunque" aggiunse con tono
serio "con questo siamo pari, ho saldato il mio
debito, quindi adesso devi cancellare tutti i mokkori che
ti dovevo."
Anche se controvoglia l'uomo prese l'agenda e strappò la
pagina in cui aveva accuratamente annotato tutte le sue
false promesse.
"Contenta?"
"Abbastanza" fece lei
strappandogli il foglio di mano. "Beh, adesso è ora
che vada, penso che il trasferimento dei prigionieri sia
stato completato" disse con aria soddisfatta prima
di allontanarsi con fare deciso.
"Ah, Ryo" aggiunse voltandosi un attimo verso
di lui "salutami Kaori."
L'uomo le rispose con un leggero sorriso, poi si voltò
mettendosi a contemplare l'oceano.
La giovane aspettò ancora qualche minuto per essere
sicura che Ryo fosse veramente solo, poi raggiunse il
socio accanto al parapetto.
"Ecco dov'eri finito" lo salutò avvicinandosi.
Lui si voltò di scatto.
"Kaori, che ci fai qui?" le chiese, fissandola
leggermente stupito. "Non avresti dovuto alzarti.."
la rimproverò con dolcezza andandole in contro.
"Già" confermò lei, lanciandogli una rapida
occhiata: si sentiva così in colpa per averlo spiato che
non riusciva neanche a guardarlo in faccia.
Senza notare il disagio della collega, l'uomo continuava
a fissarla preoccupato.
"Come stai?" domandò, accennando al braccio
che pendeva, immobile, lungo il suo fianco.
"Non mi lamento" tagliò corto Kaori fissando
il pavimento, poi si avvicinò alla ringhiera e,
tenendosi il bavero della vestaglia con la mano sana per
impedirgli di scivolare giù dalla spalla ferita, si mise
a osservare le onde.
"Ryo..." iniziò a balbettare "...prima...con
Saeko...ti ho sentito" confessò a voce bassa mentre
le sue dita artigliavano con frustrazione la stoffa
"...mi dispiace...non volevo" provò a scusarsi
mortificata "...mi dispiace" ripeté infine con
voce affranta.
L'uomo le si avvicinò, taceva e questo non faceva che
aumentare il suo nervosismo.
"Non importa" le disse dopo una lunga pausa,
fissando un punto vago sull'orizzonte "tanto prima o
poi te l'avrei detto" aggiunse con fare
insolitamente serio "anzi, forse è meglio così"
commentò prima di ripiombare nel silenzio.
Kaori si voltò a guardarlo, Ryo era completamente
assorto nei propri pensieri.
"Cosa c'è in quella busta?" gli domandò dopo
un po', distraendolo dalle sue riflessioni.
"Qui?" chiese lui, tirandola fuori dalla tasca
e rigirandosela tra le dita. "Qui ci sono dei
documenti...i miei documenti" spiegò mentre un vago
sorriso gli increspava le labbra.
"Ricordi?" proseguì a voce bassa. "Una
volta ti dissi che, essendo arrivato in Giappone
clandestinamente, era come se io non esistessi...beh, con
questi, adesso, potrò entrarvi legalmente. Ryo Saeba,
nato il 26 marzo 1960, orfano, rientra in patria dopo una
lunga assenza" concluse rimettendo via la busta e
fissando Kaori con estrema dolcezza.
Anche lei lo stava guardando, incapace di credere a
quello che aveva sentito cercava sul volto del socio la
conferma alle sue parole.
"Perché?" chiese alla fine.
"Perché non voglio più vivere come un fantasma"
ammise con semplicità, senza distogliere lo sguardo
dagli occhi della collega, ma non era quella la verità,
o almeno non tutta.
"Perché non voglio che tu sia la donna di un
fantasma" si corresse dopo un attimo, con tono
infinitamente gentile, accarezzandole delicatamente una
guancia.
Sentendo quelle parole Kaori fu percorsa da un fremito,
la pelle le si accapponò, il cuore iniziò a batterle
rapido.
"Ryo..." sussurrò con passione, mentre l'uomo
faceva sensualmente scivolare una mano lungo il suo
fianco, sotto la vestaglia e poi su, fino a toccarle la
schiena nuda e, con l'altra, le afferrava la nuca
attirandola a sé per avvinghiarla in un bacio ardente.
Dimentica della ferita, sopraffatta dal desiderio, la
giovane lo abbracciò stringendosi a lui con la stessa
bramosia.
Incapace ormai di frenare gli insani istinti che covavano
dentro di lui dalla sera precedente, senza staccare le
proprie labbra da quelle della collega, Ryo l'afferrò
con forza, la sollevò e, prendendola in braccio, si
diresse con passo deciso alla loro cabina.
Beh, il resto è un'altra
storia.
Se volete conoscerlo non perdetevi LIBERATE MIA FIGLIA.
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