I due camminavano lungo la strada buia
tenendosi per mano, chiacchierando sorridenti. La
ragazza, che indossava un elegante abito verde scuro, si
girò verso il marito e disse:
- Tesoro, non pensi anche tu che sia stata una bellissima
cerimonia? Miki-chan e Yuu-kun sembravano così felici...
Quasi felici come lo eravamo noi quando ci siamo sposati!
Sono contenta che abbiano aspettato di celebrare il loro
matrimonio fino a quando noi due fossimo tornati a Tokyo,
anche se tutto ciò li ha costretti a spostare la data più
in là nell'autunno di quanto volessero.
Il marito si aggiustò gli occhiali, prima di circondarla
con un braccio. Attirandola verso di sé, annuì
abbracciandola silenziosamente. Stettero in quella
posizione per un tempo che sembrò fosse un'eternità,
prima che si allontanassero riluttanti. Il sorriso della
donna accennò al fatto che avrebbero continuato a casa...
Il marito, un uomo dai capelli corti, arrossì per un
momento prima di sorridere e di scrollare la testa.
Osservando il leggero vestito della compagna, l'uomo si
sfilò il soprabito e lo sistemò attorno alle spalle di
lei, che lo ringraziò con un sorriso e un cenno del capo.
Mentre passeggiavano senza meta, l'uomo commentò:
- Mi ha sorpreso vedere quanto sembrasse adulta la
Koishikawa. È davvero maturata dal nostro matrimonio. -
Sorrise di nuovo e aggiunse: - Devi essere contenta che
ci siamo trasferiti a Tokyo, dal momento che adesso puoi
vederla tutti giorni come una volta...
Quella piacevole conversazione si spostò sulle altre
persone che avevano visto al matrimonio. Kei e Suzu,
fidanzati da poco, e i coniugi Suou, in attesa del loro
secondo figlio, erano tutti argomento di discussione.
Erano riandati con la mente anche a tutti quegli altri
che non vedevano da tanto, o a cui erano appena stati
presentati. Lui aveva voluto sapere chi fossero i due
americani, e lei gli raccontò brevemente di come Michael
e Anju si fossero conosciuti.
Mentre si voltavano per attraversare la strada, l'uomo
notò qualcosa con la coda dell'occhio. Guardando con
orrore a qualcosa dietro la donna, non ebbe il tempo di
urlare, anche se avrebbe voluto. Invece, la spinse con
forza lontano da sé, scaraventandola a terra. La donna
gettò un grido mentre si copriva istintivamente il volto
con le mani, e rotolò fino a fermarsi poco lontano dal
punto in cui stavano fino a pochi istanti prima. Avvertì
un violento spostamento d'aria e udì il suono tremendo
di metallo che colpiva qualcosa di morbido, alzò lo
sguardo per vedere cosa avesse provocato quella violenta
reazione in suo marito.
La sua mente non registrò altro che la visione di quel
corpo a terra, ferito e sanguinante. Fissò con orrore la
scena prima di riuscire ad imprimerla nella mente e nel
cuore. Una persona uscì dall'automobile in evidente
stato di ebbrezza. La donna, ubriaca, barcollò un po'
prima di accasciarsi a terra con la fronte insanguinata.
Udì una sirena lontana e si chiese come mai fosse così
distante, nonostante riuscisse a vedere i lampeggianti a
breve distanza lungo la strada. Sentendosi scossa,
distolse lo sguardo da quell'orrida scena per osservare
due sconosciuti. Non comprendendo nulla, li guardava
assenti chiederle cose che non riusciva ad udire. Alla
fine, uno dei due scosse la testa e la coprì con una
coperta, prima di posarla sulla barella nel retro
dell'ambulanza.
La giovane donna, dai capelli lunghi, si divincolò e si
tirò su per vedere le due lettighe messe in ambulanza
con lei. Su di una vi era l'ubriaca, sanguinante. Meiko
sperò vagamente che non fosse troppo ferita, ma dimenticò
anche quello nel momento in cui venne caricata l'altra
barella. Quasi futilmente, con la mente annebbiata, non
poté fare a meno di domandare fra sé: "Perché?
Perché è coperto con un telo? Chi
"
La sirena dell'ambulanza si riaccese, dirigendosi
velocemente verso l'ospedale. Alla fine, la sue mente
iniziò a scrollarsi dello choc, formulando connessioni e
ritrovando frammenti di ricordi. Lentamente si alzò, e
si mosse verso il corpo coperto dal lenzuolo. Barcollando
leggermente mentre l'ambulanza svoltava bruscamente,
riguadagnò rapida l'equilibrio afferrando la barella.
Dette uno strappo come se bruciasse, e le sue mani
cominciarono a tremare mentre si avvicinavano per
l'ennesima volta a quel bianco telo sterile.
Sollevando il lenzuolo per vedere al di sotto, si chiese
come mai fosse così turbata. Nel momento in cui si rese
conto, le sue grida sconnesse riempirono l'ambulanza.
- No
No!
Una voce acuta e isterica risuonò in tutta l'ambulanza
mentre fissava attonita, incapace di distogliere gli
occhi da qual corpo senza vita che le stava innanzi.
- Amore, perché i tuoi occhi sono chiusi?
Si allungò e gli sfiorò le gote con mano tremante;
chiuse gli occhi, come se non sentisse null'altro che un
freddo vischioso. Il gelo della morte
Uno dei
paramedici la raggiunse, mormorando qualcosa in tono
consolante, ma lei non lo sentiva. Erano parole perse
nell'immenso fragore in cui l'aveva racchiusa un'oscura,
terribile sensazione di freddo.
- Shinichi
No!
Mentre veniva meno, riuscì a udire la voce del medico
che incitava l'autista ad aumentare la velocità. Tutto
scomparve rapidamente, lasciandole solo il rumore della
vita che si spezzava e il cuore distrutto.
- Non può essere vero
Ma Meiko sapeva in cuor suo che il suo amore se n'era
andato.
Per sempre.
Rinascere dalla cenere
- Come sta?
- Il dottore dice che soffre di un grave choc. I graffi e
le contusioni che ha riportato nella caduta non sono seri
Almeno, c'è qualcosa di cui essere grati.
- Meiko
Oh, Yuu! Come è potuto accadere tutto
questo? Li avevamo visti solo poche ore prima, ed erano
talmente felici! Che poi questo sia accaduto mentre
tornavano dal nostro matrimonio
- Shh! Miki, non pensarlo nemmeno per scherzo! Per il
momento, preoccupiamoci solo di Meiko. Lo sai come stava
quando lui la lasciò, tanto tempo fa. Come pensi che
starà quando si renderà conto che lui è morto?
Morto. Quella parola risuonò nella mente di
Meiko non appena riaprì gli occhi. Strinse gli occhi
alla vista delle luci fluorescenti, troppo bianche e
brillanti, pareti e lenzuola si sovrapponevano, prima di
mettere a fuoco le due voci che l'avevano riscossa dal
buio.
Alla porta, stretti l'un l'altra, stavano Miki e Yuu.
Avevano ancora indosso gli abiti del ricevimento, ma
entrambi parevano sgualciti e spiegazzati. L'abito in
pura seta bianca di Miki era striato di polvere e sporco,
e anche il vestito blu cobalto di Yuu non aveva un
aspetto migliore. Yuu era in piedi, consolando Miki che
cercava invano di trattenere le lacrime.
In un remoto angolo della memoria Meiko notò che il
trucco di Miki, steso proprio con il suo aiuto quella
mattina, si stava rovinando
I due la fissarono, e guardavano verso il letto mentre la
voce innaturale di Meiko bisbigliava:
- Che ci fate voi qui? Non dovevate partire per la luna
di miele?
Miki lanciò un grido di sorpresa, e corse ad
abbracciarla, gettandosi in ginocchio ai piedi del letto.
- Oh, Meiko!
Meiko diede prima uno sguardo assente alla ragazza che
singhiozzava nelle sue braccia, e poi lo rivolse a Yuu,
che si era fatto più vicino.
Prendendo la mano di Meiko fra le sue, Yuu la strinse e
mormorò:
- Meiko, mi dispiace così tanto.
La tremula voce di Miki divenne più salda quando parlò
di nuovo, rassicurata dalla presenza di Yuu.
- Dispiace a tutti e due.
Le braccia di Miki circondarono Meiko, stringendola
dolcemente. Yuu era in piedi al di sopra delle due donne,
tanto che lui e Miki costituivano quasi un sostegno per
Meiko. Sopraffatta, Meiko iniziò a versare tutte quelle
lacrime che aveva cercato di trattenere di fronte agli
amici.
I singulti di Meiko erano violenti ed incontrollati, fin
troppo lunghi
Tutto ciò che i due potevano fare era di sostenerla
mentre lasciava scorrere le lacrime. Dopo quella che
sembrò essere un'eternità, Meiko si abbandonò al
sonno, eccessivamente esausta per versare le lacrime che
stavano solo aspettando il momento in cui apparire. Miki
rimase un momento accanto al letto di Meiko, lisciando le
lenzuola prima di spegnere le luci e lasciare
silenziosamente la stanza. Meiko riusciva a captare
brandelli della loro conversazione mentre la lasciavano
dormire.
- Yuu
- Shh, Miki. Lo so. Non ti lascerò mai.
Il suo cuore batteva ancora
Meiko fissava il
soffitto sopra di lei, quando la sua vista si velò
mentre scendevano le lacrime. Finalmente, mormorò con
una voce monotona e piena d'amarezza:
- Avevi promesso che dopo l'altra volta non mi avresti più
lasciato. L'avevi promesso
Le lacrime ricominciarono a scorrere e lei permise loro
di vincere, lasciando che i suoi pensieri venissero
invasi dai ricordi della loro vita insieme.
"Sensei! Cioè
Shinichi
"
Meiko arrossì: le vecchie abitudini l'avevano tradita di
nuovo. La risata del suo novello sposo la fece arrossire
ancora di più, ma non ce la faceva a ridere con lui.
Arrivò e la abbracciò da dietro. Meiko, appoggiandosi a
lui, guardava orgogliosa il loro nuovo appartamento,
sentendosi sicura nelle sue braccia. Avevano trovato il
piccolo mono-locale proprio accanto all'agenzia di suo
padre, e a tutti e due era piaciuto moltissimo. Adesso
era un po' in disordine, ma lei sorridendo immaginava
come sarebbe stato accogliente di lì a breve.
"Sen
Shinichi! Che stai facendo?"
L'esclamazione sbigottita venne zittita dal bacio di lui,
che cercava di spostare i loro corpi lontano dalle
scatole alla rinfusa.
"Sembri un po' stanca, Meiko. Pensavo che magari
avresti gradito fare una doccia
"
Lo guardò un momento prima di arrossire ancora di più,
ma subito dopo gli restituì un sorriso denso di
significati. Gli prese la mano, e mentre la risata di
lui, colto di sorpresa, risuonava nella stanza piena di
polvere, lei lo guidò verso il bagno
- Namura-san! Namura-san?
Meiko fissò un'infermiera che la osservava con un volto
gentile.
- S-sì?
Meiko sussultò leggermente all'udire la propria voce,
che sembrava troppo stanca per essere davvero la sua.
L'infermiera, che la guardava con preoccupazione, sorrise
e replicò:
- Sono venuti a prenderla per riportarla a casa, Namura-san.
Meiko ebbe a mala pena il tempo di chiedersi chi mai
fossero, che una coppia entrò nella stanza. Scossa dalla
loro presenza inattesa , ascoltò silenziosamente ciò
che suo padre, chiaramente a disagio, stava dicendo.
- Forza, Meiko. Ti portiamo a casa noi, ora.
Piantò uno sguardo sbalordito sui due, mentre quei due
genitori assenti cominciarono a discutere a proposito
della cosa più stupida a cui lei potesse pensare: in
quale stanza l'avrebbero alloggiata.
- È la sua camera! Il fatto che tu ci abbia spostato le
cose della tua amichetta non significa che quella lì non
possa andarsene in quell'hotel che piace tanto a voi due!
- Come se tua figlia non potesse sistemarsi nella stanza
in cui sta il tuo bellimbusto!
Meiko chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente
stanchissima. Non si era resa conto di quanto fossero
peggiorati i rapporti fra i due da quando se n'era andata.
Litigi in pubblico, amanti che traslocano proprio nella
loro casa
naturalmente, aveva anche saputo che loro
due avevano assunto qualcun altro dopo che la sua vecchia
governante aveva raccontato a Meiko del brusco
licenziamento.
Meiko sospirò e osservò quei due che le avevano tolto
qualcosa come la vita, se non altro. Non aveva più visto
i suoi genitori da quando
da quando si era
precipitata fuori dalla loro esistenza colma d'odio per
stare con Shinichi
Shinichi. I due che litigavano
davanti a lei si dissolsero come se fossero stati
oscurati dalla vista della strada insanguinata e dal
corpo senza vita. In silenzio, non vedendo altro che le
ceneri della sua vita, la ragazza attese immobile che suo
padre la trascinasse fuori dal letto.
- Meiko, alzati. Ti portiamo a casa.
La sprezzante osservazione di sua madre, "sapevo che
sarebbe finita in tragedia
quel buono a nulla",
alla fine riuscì a penetrare in quella nebbia auto-indotta.
All'improvviso, tutto il dolore, la collera, il rancore
che le affollavano la mente erano scomparsi, affluiti in
un grido pieno di livore.
- Lasciatemi! Come osate!
Meiko
tentò di divincolarsi dalla stretta del padre, e in tono
serrato e afflitto domandò all'infermiera:
- Signorina, potrebbe per favore chiedere a queste due
persone di andarsene? Io
io non le conosco
L'infermiera, rimasta appena fuori dalla stanza, guardò
con comprensione quella povera ragazza e annuì.
Mentre l'infermiera scortava i due all'esterno, Meiko
riuscì a sentire le proteste che innalzarvano, appena
prima di essere condotti fuori dalle minacce di due
addetti alla sicurezza chiamati a far fronte alla
situazione. Meiko era indifferente a quanto appena
successo, troppo persa com'era nell'inseguire
costantemente i ricordi.
"Shinichi
"
Meiko osservò l'anziana coppia seduta nella sua stanza.
Aveva fatto del suo meglio, perlomeno, a vestirsi per
apparire in ordine.
- Papà, mamma
La donna le corse incontro con un'espressione afflitta
sul volto. Quella donna, che davvero era diventata per
lei come una madre, iniziò a singhiozzare, facendo così
scoppiare Meiko in un pianto. Insieme, le due dividevano
il dolore della perdita di un figlio e un marito, sotto
lo sguardo dell'uomo che le osservava stare sedute sul
letto, ignorando le lacrime che scorrevano lungo le
proprie guance. Poco dopo, la donna riguadagnò il
controllo di se stessa e si asciugò il voltò con un
sorriso triste.
- Oh, Meiko
Ci dispiace così tanto per te. Cosa
farai ora? Sai che sarai sempre la benvenuta da noi
Sei divenuta come una figlia, da quando ti sei sposata
con Shinichi.
Meiko annuì, offrendo loro un'occhiata colma di
gratitudine.
- Papà, mamma. Penso che starò da voi. Non posso più
rimanere a Tokyo, non dopo tutto questo. Dovrò
accomodare tutto quanto, qui: vendere l'appartamento e i
mobili, e radunare tutte
tutte le cose di Shinichi,
ma dopo tutto quello che
- Non preoccuparti per quello, Meiko. Fai solo quanto è
in tuo potere, e poi torna da noi.
Meiko sprofondò di nuovo nel letto dopo la partenza dei
due, mettendosi a pensare al futuro. Una vita senza
Shinichi
senza Sensei
Meiko provò invano a
trattenere le lacrime; voleva solo raggomitolarsi un una
minuscola pallina e dimenticare tutto, ma sapeva di non
potere. Sospirò, figurandosi tutte quelle piccole
incombenze che doveva espletare prima che potesse avere
pace
Non le sarebbe stato difficile vendere
l'appartamento, dal momento che loro due erano stati lì
solo pochi giorni, e non avevano ancora nemmeno aperto le
valigie.
Meiko tentò di ricacciare indietro le lacrime. Non
doveva permettere che le dominassero la vita in quella
maniera
Una vita senza Shinichi, senza Na-chan.
CONTINUA...
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