Mi è capitato di leggere da
qualche parte che per moltissime autrici straniere (e non
solo) esiste una bizzarra usanza, la quale consiste nel
fatto in cui, quando un Saiyan morde una donna sulla
spalla la sceglie come compagna per tutta la vita
quando
ne sono venuta a conoscenza, mi sono detta "perché
non provarci?"
ed ora eccomi qui, dopo aver
passato una notte insonne a scriverla
come sempre la
dedico alla mia migliore amica Iaia, ed in particolare
ecco
posso
capire che sia bizzarro, ma ho deciso di dedicarla al mio
computer (avete capito bene!!!!!!!), perché
probabilmente non avrei concluso niente senza di lui (e
mi sembra logico), ed anche al mio ventilatore, che mi ha
permesso di non morire soffocata. In fondo non hanno vita
propria
ma tutto ciò, e di questo ne sono tutt'ora
sicura, sarebbe accaduto con molte, molte più difficoltà
se non ci fossero stati! (Basti pensare al computer
^___^)
Tonin@
Pensando a lei
Un morso.
Non tanto doloroso, s'intende
Strane abitudini che lì, sulla terra, sarebbero
semplicemente risultate primitive e prive di un senso
preciso
a tratti "animalesche", forse.
Ma pur sempre considerate sacre, intrise di un importanza
che le proteggeva da secoli e secoli, appartenenti ad una
razza spietata e crudele, dalla storia millenaria e dalla
potenza che probabilmente, anzi, sicuramente, non aveva
eguali in tutto l'Universo.
Semplici denti che premevano la calda pelle, provocando
un dolore che non sarebbe risultato né doloroso né
insensibile, ma che per quella razza significavano un
sacrificio enorme
una vita che si donava, un
individuo che rinunciava a se stesso, regalandosi
completamente ad un'altra persona, rinunciando a nuovi
rapporti, di ogni genere, di ogni tipo
abbandonando
una parte della propria libertà, quell'essere libero che
fa paura ma che possiede molta importanza, fondamentale,
quasi
E poi, cosa serviva ancora
sì, certo
la spalla
sinistra della donna a cui si era deciso di donare tutto.
Una pelle bella e rosea, come una pesca appena colta
e
poi, tutto ciò che restava
il proprio cuore. Il
dono più grande, quello a cui era stato tessuto attorno
tutto questo.
Pochi avevano il coraggio di fare ciò. Erano rare le
persone che si donavano così, in questo modo così
bizzarro.
Eppure, per gli appartenenti a questa tradizione, era uno
dei sacrifici più grandi, e che, solitamente, si aveva
più paura di compiere
Con la testa sprofondata nel morbido
cuscino, aiutandosi con una mano il Saiyan cercava
goffamente l'interruttore della piccola lampada sul suo
comodino, vicino al letto in cui giaceva in quel momento.
Aveva ancora gli occhi chiusi, e li mantenne così anche
quando finalmente riuscì nel suo intento, aprendoli a
poco a poco, per meglio abituarli alla fioca luce di quel
lume decisamente non adatto a lui, con tutti i pizzi e
merletti frutto di attente scelte e di ancor più attenti
scarti da parte di Mrs Brief. -Chi capisce i gusti delle
donne terrestri è decisamente un genio!- aveva esclamato
un po' fra l'inorridimento ed il sarcasmo nel momento in
cui quell'orribile oggetto gli si era presentato davanti
agli occhi per la prima volta
ma ormai poteva dire
con certezza di essersi abituato, in fondo "era tra
stupidi individui di una razza inferiore", come
probabilmente amava ripetersi ogni tanto, per cui non ci
fece molto caso in quel momento. Diresse il suo sguardo
al piccolo orologio accanto al lume, socchiudendo gli
occhi per vedere meglio, e subito si ritrasse ritornando
alla sua posizione originaria
-Dannazione, quasi le tre del mattino
sarò
fortunato se domani riuscirò soltanto ad entrarci nella
camera d'allenamento prima di non crollare
è più
di tre ore che tento di dormire, ed invece
Sospirò rassegnato
-
credo che passerò in bianco anche questa notte
Pesantemente ricadde sul letto, con le braccia aperte,
guardando il soffitto nella semioscurità della stanza
-Anche questa notte il nostro principe avrà da pensare
-
disse sorridendo sarcasticamente continuando a tenere lo
sguardo rivolto verso il soffitto -
a tutto quello
che è accaduto, a tutto ciò che sta vivendo
e
-
sospirò nuovamente, mentre lo sguardo gli ritornava
serio e forse preoccupato -
ed anche a ciò
a
ciò che realmente desidera
Perché c'era qualcosa che da un po' di tempo tormentava
le notti di Vegeta. E forse era proprio il motivo
principale della sua insonnia, il problema che
perennemente lo affliggeva e che non accennava a
concedergli la minima tregua. Per quanto cercava di non
pensarci, di passare avanti, quell'impresa per lui era più
impossibile che difficile da compiere
ed il peggio
era perché tutto era iniziato da un avvenimento per lui
estraneo a quelli che erano i suoi soli interessi, o che
avrebbero dovuto essere i suoi soli interessi
ossia:
allenarsi al meglio, superare Kakaroth, mangiare, dormire
insomma,
per farla breve, "se stesso, se stesso, se stesso
uhm,
stiamo dimenticando qualcosa?
ah, certo, se stesso!".
Doveva andare fiero di questi suoi egoistici interessi,
erano forse quelli che gli attribuivano così tanto
potere ed invece, la questione che lo privava del sonno
non
poteva e non riusciva a pensarci
Il principio di tutto era stato nell'istante in cui Bulma
e Yamcha si erano lasciati definitivamente, quando, dopo
una storia durata anni e anni, una separazione piena di
ripensamenti, uscite insieme e baci riappacificanti,
tutto si era concluso in quel modo. Appena era venuto a
sapere di quella notizia era come se il suo stomaco fosse
stato liberato da un grosso peso. Eppure quando aveva
udito, un giorno, mentre si dirigeva verso la camera
d'allenamento, Bulma piangere chiusa in camera sua, si
era sentito quasi un verme per aver provato un leggero
barlume di
"felicità" appena appresa la
notizia.
-Un idiota!- si era detto poco dopo -sono
un perfetto idiota! Anzi
forse mi sono soltanto un
po' rammollito
- (aveva un senso dell'orgoglio
troppo vasto addirittura per chiamarsi da solo con quel
per certi versi fastidioso appellativo) -
ma cosa mi
prende!? Possibile che mi senta in questo modo solo per
aver pensato
beh
aver pensato
che quella
donna
meritasse di meglio
?- il Saiyan si trovò
piuttosto a disagio nell'ultima esclamazione
nel suo
profondo sapeva di non aver pensato solo a questo
ma
anche per avere all'improvviso immaginato per un secondo
un
brevissimo istante, se stesso al posto di Yamcha
Anche
se però, per quel momento smise di riflettere. Aveva un
allenamento da concludere, e doveva lavorare sodo per
diventare sempre più forte e per riuscire a superare
l'infimo Saiyan di terzo livello chiamato sulla Terra col
nome di Son Goku. Ed anche se, qualche giorno dopo,
quando aveva visto la ragazza ritornare allegra come un
tempo, mentre sempre più raramente aveva occhi rossi e
profonde occhiaie, segni di pomeriggi interi passati
inesorabilmente a piangere, si dispiacque del fatto che
il merito di quel suo "rifiorire" non fosse suo
nemmeno per piccola parte, e qualche volta, sentì anche
il doloroso rimorso per non averla consolata come dovuto.
Solo una volta, ricordò, mentre Bulma si dirigeva verso
il laboratorio dove l'aspettava suo padre, quando gli
capitò di incrociarla nel corridoio, passandole avanti
con disinvoltura, disse -
sono contento del fatto
che tu non stia sprecando più lacrime inutili per quel
debole terrestre, Donna
- poi, voltandosi verso di
lei, aveva continuato, con voce più bassa, forse per non
farsi sentire -
ti trovo molto, molto più attraente
senza gli occhi gonfi e quei brutti segni rossi sul viso-
e, detto questo, era sparito al piano di sotto, lasciando
Bulma tanto sorpresa come l'aveva vista poche volte nel
suo vivere alla Capsule Corp.. In fondo una piccola parte
di quello che venne dopo, quando Bulma si rassegnò e
decise che comunque sarebbe andata avanti, adesso era
anche merito suo. E pensando a questo, si sentì anche
decisamente meglio.
-Tre e mezza
sarà una notte lunga, a quanto pare
Vegeta, dopo un nuovo breve sguardo all'orologio, era
seduto sul bordo del letto, continuando a tenere il viso
appoggiato ad una mano, mentre rifletteva su tutti quei
ricordi che improvvisamente gli erano tornati alla mente.
Sentiva di non stare mentendo mentre le diceva di
trovarla parecchio più bella con il viso nuovamente
fresco ed il solito sorriso di un tempo
non poteva
certamente negare che quella donna non fosse di aspetto
piacevole
stupendamente e squisitamente piacevole
molte
volte, inconsciamente, sentiva di aver provato
l'irrefrenabile desiderio di restare a guardarla per ore,
sicuro che non si sarebbe mai stancato, oppure di
guardarla per lungo tempo negli occhi, di incrociare il
suo limpido sguardo, quel blu intenso che riusciva
magicamente a distoglierlo dai suoi pensieri
il
Saiyan era, suo malgrado costretto ad ammettere che se
non fosse stato per la sua grande ed inattaccabile forza
di volontà, qualche volta sarebbe arrivato perfino
all'impulso di saltarle addosso
rabbrividì a quel
pensiero. Lui era un principe, un principe di una razza
forte e rispettata, e di certo non poteva provare quelle
sensazioni così
così
"strane" per
un'altra persona, per di più abitante di un pianeta che
messo di fronte ad altri sarebbe risultato per importanza
simile ad un minuscolo granello di polvere. Eppure doveva
riuscire a convincersi; lui in quel "minuscolo
granello di polvere" ormai ci viveva, aveva un
nemico difficile da battere, ed un obbiettivo,
sconfiggerlo. Ed adesso in quella situazione entrava
anche quella ragazza
la trovava bella fisicamente,
ma, dentro di lei, riusciva a leggere qualcosa di più
prezioso dell'aspetto esteriore, la grinta e la
determinazione presenti in quel debole corpo, una forza
d'animo capace di mettere in difficoltà addirittura un
tipo orgoglioso e testardo come lui; ma come ci riusciva?
Era la domanda che spesso si poneva dopo le liti che
aveva con lei, uno dei suoi più unici che rari
passatempi a cui dedicava una gran quantità della sua
"preziosa" attenzione. Le discussioni che aveva
con Bulma
memorabili, sempre diverse e più
appassionanti delle precedenti. Esse erano veri e propri
rapporti orali, basati su offese, insulti, ma ciò che
rendeva tutto più eccitante e degno di essere
continuato, nonché quello che spesso donava principio a
tutto, erano le provocazioni
oh, sì, le sottili e
spietate provocazioni, frasi create unicamente per
stuzzicare in modo esplicitamente crudele quelli che
erano i crucci più profondi ed i punti più deboli, e
Vegeta sentiva in certi momenti di adorare le frasi che
Bulma era capace di pronunciare, frasi che gli facevano
esplodere la rabbia nel cuore nel momento in cui gli
giungevano all'orecchio
era così coraggiosa e
sprezzante del pericolo che riusciva a dire cose come: -È
inutile che continui ad allenarti, mio caro principe, per
quanto ti possa sforzare non riuscirai mai a battere Goku!-
oppure -Figurati se uno spietato assassino, crudele come
te riesca a diventare Super Saiyan! Lo trovo
semplicemente impossibile, non ci riuscirai nemmeno fra
dieci anni di durissimo allenamento, Vegeta!- Forse gli
piaceva perché sapeva che per arrivare a quel punto
bisognava farla arrabbiare molto, e probabilmente, dato i
risultati, ci era riuscito pienamente
scopriva che
anche lei riusciva ad essere spietatamente crudele con
lui, e ciò, il Saiyan lo sapeva, gli piaceva da morire.
Si sarebbero potuti scrivere interi libri sulle loro
discussioni
certe volte la faceva così infuriare
che lei arrivava a gettargli addosso oggetti di ogni
tipo, vasi, piatti, bicchieri
allenato come era,
naturalmente, Vegeta non tardava ad afferrarli tutti,
schivando quelli più grossi, eppure, ciò che più lo
sbalordiva, era il fatto che Bulma non accennava ad
arrendersi! -Dovrai crollare, prima o poi- gli gridava
contro, fino a che non arrivava, con il suo solito e
svanito sorriso dipinto sulle labbra Mrs Brief che in
qualche modo riusciva a separarli. -Suvvia, ragazzi, non
siete più bambini! Smettetela di litigare
Bulma,
tuo padre di aspetta su in laboratorio
se non ti
sbrighi farai tardi! Mi ha detto che c'è molto lavoro
arretrato, no? Sarà meglio che faccia in fretta, allora!-
Subito la ragazza smetteva e poggiava al suo posto
l'ultimo vaso che secondo i suoi progetti avrebbe dovuto
colpire in pieno il Saiyan, sospirando e poi lanciandogli
un'occhiataccia a dir poco folgorante
ed ogni volta
Vegeta pensava che in fondo Mrs Brief aveva torto, la
donna dagli occhi e capelli azzurri che aveva davanti
era
DECISAMENTE una bambina
e guai se le faceva venire a
conoscenza di questo suo pensiero, pensava ridacchiando.
Il bello dei loro litigi era il fatto che dopo un po' di
tempo era tutto sepolto dall'usuale pietra sopra
nessuno
serbava più rancore per nessuno, e la vita riprendeva
quella distaccata di sempre
in fondo, si ritrovò a
pensare Vegeta, gli unici momenti in cui i due avevano
una reale e materiale forma di comunicazione era proprio
sotto forma di litigio, ma tutto ciò, per quanto
bizzarro e per qualcuno fastidioso, veniva tramutato in
qualcosa di piacevole e di estremamente rilassante, ciò
che ai due forniva quell'adatto scatto d'ira che
permetteva un buon continuo della giornata che si
prostrava davanti.
L'insonne Saiyan sospirò, con lo sguardo fisso sulla
parete spoglia che aveva davanti a lui. Non che provasse
chissà quale attrazione per quel muro, naturalmente, ma
in quel momento, mentre tutti dormivano, si sentiva
estremamente più libero di perdersi in quelli che erano
i suoi pensieri, mentre, sorridendo, ricordava uno ad uno
tutte le liti più memorabili, quelle in cui la donna lo
aveva fatto sentire molto più in difficoltà, in un modo
in cui non ci era mai riuscito nessuno, probabilmente
anche
se, all'improvviso, un nuovo, irreale ricordo gli tornò
a mente. Era capitata, però una situazione in cui non
era andato tutto così liscio, come sarebbe dovuto
procedere; un pomeriggio, un maledetto pomeriggio,
infatti era successo che Yamcha fosse venuto a fare una
visita di piacere a Bulma, al tempo in cui erano ancora
fidanzati. Era accaduto che, mentre Vegeta passava di lì
per caso, li aveva visti stretti l'uno all'altra, mentre
si abbracciavano, e, lentamente le loro bocche si
univano, dischiudendosi in un leggero e tenero bacio,
bruciante di passione, però, per quanto possa concedere
questo dolce atto d'amore. Fu in quel momento che il
Saiyan sentì una strana e dolorosa fitta al cuore, che
dal petto sentì propagarsi sino allo stomaco
improvvisamente
iniziava a provare un odio che forse non aveva mai
provato per quel ragazzo che in quel momento sentiva
stesse possedendo Bulma
la sua Bulma
perché la
sentiva sempre più lontana
mentre sempre più
vicina gli era la rabbia che gli esplodeva nel cuore, nel
corpo
ma subito, nonostante l'ira lo accecasse,
annebbiandogli la mente e facendogli perdere la ragione,
ritornò con non poca fatica, al suo stato di qualche
minuto prima -
devo calmarmi
il grande principe
dei Saiyan non può provare tutto ciò per una stupida
terrestre
e non può essere geloso di un debolissimo
guerriero
- Pronunciava queste parole con poca
convinzione, mentre ormai continuava a ripeterle nella
sua mente come un'infinita cantilena
si allontanò
da quella camera, sicuro del fatto che i due, impegnati
com'erano, non avessero minimamente percepito la sua
presenza
ma non fu quell'avvenimento l'ultimo
momento terribile di quell'episodio. Vegeta sentiva il
bisogno di sfogarsi, doveva trovare una fonte di
liberazione che fosse stata più dell'allenarsi come un
folle, doveva farla soffrire, sentiva di dover fare in
modo che si fosse pentita di quello che gli aveva fatto
provare, senza minimamente pensare che Bulma e Yamcha
fossero fidanzati, che per loro era lecito baciarsi,
toccarsi
ma non ci pensò, per il semplice fatto che
non ci riusciva e non desiderava farlo. Quella fu una
delle sere più terribili della sua vita. La discussione
incominciò come le altre, lui la prese in giro per le
sue effusioni col ragazzo, e lei, leggermente sorpresa
del fatto che quel guerriero che tanto andava fiero del
suo esteso senso dell'onore li avesse spiati così
spudoratamente, ribatteva come meglio la lunga esperienza
le aveva fatto apprendere
fino a che i fatti presero
una piega inaspettata e molto, molto dolorosa; lui
l'accusò di gettarsi nelle braccia di chiunque, di
compiere movimenti e di dimostrare modi di comportarsi
molto, troppo provocanti per un semplice bacio,
denominandola esplicitamente come una poco di buono da
cui fosse meglio stare alla larga, offendendola nel suo
onore
lacerando terribilmente la sua persona
e
non ci volle molto tempo, che Bulma, ferita nel profondo
dell'animo, incominciò a piangere amaramente,
scagliandosi violentemente contro di lui -Che diritto hai
tu di dire questo, tu che sei solo un assassino, a te che
interessa soltanto allenarti per distruggere vite umane,
uccidere
essere crudele e spietato con tutti, senza
avere la minima pietà per nessun individuo
come osi
criticare me e Yamcha, se sai perfettamente che mai
nessuna donna si innamorerà di te!? Sei solo e non vuoi
ammetterlo, preferisci che anche gli altri vivano nella
tua stessa sofferenza, piuttosto che crearti una felicità
esclusivamente per te!!! IO TI ODIO, VEGETA!!!!!! IO TI
ODIO COME NON HO MAI ODIATO NESSUNO A QUESTO MONDO!!!!!!!-
Dopo questo, sollevando il braccio, gli aveva dato un
violento schiaffo in piena faccia. Uno schiaffo che gli
fece male, e parecchio anche, esternamente, ed
internamente. Non si scansò, forse perché
inconsciamente sentiva di meritarselo, quel gesto. Ed
improvvisamente si rese conto di quanto le parole di
Bulma gli facessero male
e di quanto fosse stato
stupido a desiderare ardentemente, quella sera, la sua
distruzione
come aveva potuto? Era sempre stato
spietato e senza un briciolo di comprensione con tutti
coloro che gli vivevano attorno, e perché invece con
quella donna tutto ciò gli premeva come non mai? "
Sei
solo e non vuoi ammetterlo, preferisci che anche gli
altri vivano nella tua stessa sofferenza, piuttosto che
crearti una felicità esclusivamente per te
"
mentre le parole di Bulma gli continuavano a rimbombare
inesorabilmente nella testa, Vegeta si portò una mano
sulla guancia ancora pulsante. Bulma per un attimo tremò,
rendendosi conto del gesto che aveva compiuto reagendo
unicamente d'impulso. Cosa doveva aspettarsi adesso da
lui? Era Vegeta, il principe dei Saiyan, e non una
persona qualunque, non aveva la minima idea su quello che
sarebbe accaduto dopo
Il guerriero abbassò lo
sguardo, forse per reagire sottomettendosi a quella donna
-
perdonami, Bulma
- La ragazza spalancò gli
occhi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Possibile che quello che aveva davanti fosse proprio il
Vegeta che conosceva, arrogante, presuntuoso, orgoglioso
fino alla morte, che adesso, al contrario di quelle che
erano le sue solite abitudini, le chiedeva scusa per il
suo comportamento!? La sua voce tremava, ma le sue parole
sembravano essere sincere
Vegeta uscì lentamente
dalla camera, richiudendo la porta alle sue spalle ed
appoggiandosi pesantemente ad essa, mentre gli occhi neri
come la notte erano rivolti verso il basso -
la
verità è che- disse sospirando, per niente mentendo a
se stesso -
avrei tanto voluto esserci io
al
posto di Yamcha
Il Saiyan camminava avanti ed indietro nel limite
concessogli da quelle quattro mura. Ricordava quegli
attimi come se fossero accaduti soltanto pochi istanti
prima, e, stranamente, adesso gli erano ritornati alla
mente. Per sua sorpresa non aveva mai sentito il rimorso
per aver detto quelle parole
per averle chiesto
scusa
forse perché in qualche modo era felice che
fosse stata proprio quella donna a sconfiggerlo per la
prima volta, a provocare una ferita nel suo animo, nella
parte più importante di se stesso, lacerando il suo
orgoglio, ed il suo onore di Saiyan. Un qualcosa che non
aveva e probabilmente non avrebbe mai provato lì su
Vegeta, il pianeta su cui era nato; chi avrebbe mai osato
nemmeno minimamente pensare di fargli questo? Nessuno, ne
era sicuro
ma un'altra era la domanda che realmente
intendeva porsi: avrebbe mai provato per qualcuno ciò
che sentiva di provare per Bulma? La sua infanzia non era
stata come tutte le altre, e questo lo sapeva
aveva
vissuto perennemente nell'odio, poi al servizio di
Freezer, aveva conquistato pianeti e pianeti, intere
galassie forse, esclusivamente per lui
e poi il
destino gli aveva fatto incontrare Kakaroth
ci pensò
su; in fondo era anche per merito dell'odiato Saiyan che
aveva conosciuto quella donna, e, in qualche modo, Vegeta
attribuiva all'odiato nemico questo merito. Conosceva
bene le origini di tutto quello. Bulma aveva incontrato
Goku, ed insieme erano partiti alla ricerca delle sfere,
fino a che avevano incontrato tutti gli altri (era una
storia che spesso Mrs Brief gli raccontava, anche se il
Saiyan sembrava ancor più spesso non dedicarle la più
minima attenzione), ed ora, dopo tutto quello che era
accaduto, lui si ritrovava là, in quella camera
illuminata dalla debole luce di una lampada di cattivo
gusto, a riflettere sul suo passato
avendo appena
scoperto di poter dedicare anche ore a riflettere su
tutto ciò che gli era capitato con una donna diversa
dalle altre
tutto quello che una terrestre di nome
Bulma gli aveva insegnato, tutti i pensieri e le tenere
sensazioni che gli aveva aiutato a scoprire, ciò che gli
aveva detto, la sua sincerità, che le proveniva dritta
dal cuore
era una delle poche persone che non aveva
paura di lui, che in fondo lo trattava come una vera
persona
era Bulma la sua vita
Bulma e
nessun'altra, e grazie a lei in quel momento si sentiva
più libero
più
più felice. E non aveva mai
conosciuto questo forte e pacifico sentimento
manifestarsi nel cuore se non solo dopo la conquista di
un nuovo pianeta o lo sterminio di un'altra razza. Ma
adesso qualcosa era cambiato. Nessun individuo era morto,
nessuna vita spezzata
era solo il dolce effetto che
gli provocava quella donna, con il suo sorriso ed i suoi
sguardi. Vegeta sentiva di stare cambiando profondamente,
ma in un modo che gli piaceva, però, e sentiva il
bisogno di pensare al modo di ripagarla con il dono più
grande che avesse mai potuto farle. Fino a che un'antica
tradizione della sua razza gli tornò alla mente.
Nella tradizione del pianeta Vegeta esisteva un usanza,
che, per gli abitanti di quel pianeta di poca importanza
dove adesso viveva anche lui sarebbe potuta sembrare
stupida, primitiva, molto probabilmente. Ma era
tramandata da anni e anni, per quella che era la ridotta
cultura del popolo guerriero. Colui che si fosse sentito
profondamente legato ad una donna, che fosse stato
pienamente sicuro del fatto che per tutta la vita avrebbe
amato lei, lei e nessun'altra, sarebbe stato libero di
donarsi completamente a colei che gli aveva rubato il
cuore; consisteva nel dare un semplice morso sulla spalla
sinistra, con poca forza, naturalmente, e da quel momento
la sua vita sarebbe appartenuta soltanto a lei. Non
avrebbe mai potuto avere rapporto di alcun tipo con
nessuna donna oltre a lei, il suo cuore ed il suo amore
sarebbero stati esclusivamente in suo possesso; ma
naturalmente i Saiyan, orgogliosi com'erano, non solevano
spesso compiere quest'atto di sacrificio
per quello
che ne sapeva Vegeta, coloro che avevano avuto il
coraggio di compiere quest'azione erano pochissimi, se
non inesistenti completamente. Dal canto suo aveva sempre
trovato quest'abitudine una vera e propria stupidaggine,
data la sua non infondata convinzione che i Saiyan
fossero fatti per combattere, e non per rammollirsi come
femminucce proprio davanti ad una donna
solo che
adesso, e non sospettava nemmeno in che modo, tutto ciò
gli era tornato alla mente, e, soprattutto, gli appariva
con occhi diversi. Ma
quel che si chiedeva
era
il suo vero desiderio quello di mordere la spalla di
Bulma? Perché sentiva di doverlo e di volerlo fare, di
desiderare la sua vita nelle mani di quella donna? Si
sarebbe dovuto forse sentire come una barriera
impenetrabile che lentamente iniziava a decadere? Scosse
la testa, per liberarsi da questi pensieri, e guardò
l'orologio. Segnava le quattro e mezza del mattino.
"Devo o non devo
????"
Vegeta
continuava a porsi questa domanda, indugiando con la mano
poggiata sulla maniglia della porta, in procinto di
aprirla. Era in conflitto con se stesso
una parte di
lui desiderava ardentemente andare in camera di Bulma, ma
un'altra parte invece credeva fosse meglio lasciar
perdere, e, come se non bastasse, Vegeta continuava a
chiedersi quale sarebbe stata la reazione di Bulma dopo
che le avesse dimostrato, con il gesto che intendeva
compiere, ciò che voleva offrirle e ciò che sentiva
profondamente di provare per lei
lei
ma cosa
avrebbe fatto lei? Avrebbe riso? Avrebbe provato
compassione per lui? Le avrebbe fatto pena la stupidità
dimostratagli da quel Saiyan? Per un momento Vegeta tentò
di abbandonare l'impresa, cercando di cancellare dalla
mente tutti quei ricordi. Ma più ci tentava, più
l'impresa risultava impossibile, anzi, era tutto
l'opposto
sempre nuovi ricordi gli risalivano alla
mente
possibile che a causa di quella donna adesso
lui, il principe incontrastato dei Saiyan, non riusciva
più ad avere il controllo delle sue azioni e dei suoi
pensieri? Doveva riuscire subito a riacquistare la
consapevolezza di sé, prima che fosse troppo tardi
prima
che anche quell'ultimo ricordo disintegrasse ogni sua
possibilità di difesa
ma
era troppo tardi
-Questo è per me, donna?- Vegeta guardava Bulma
interrogativamente
-sì
perché?
Il Saiyan continuava ad osservare incredulo ciò che
aveva davanti. Quella mattina Bulma si era alzata molto
presto, e, contrariamente a quelle che erano le sue
abitudini, probabilmente aveva sacrificato la sua poca
voglia di mettersi ai fornelli e gli aveva stranamente
preparato la colazione che gli si prostrava in quel
momento davanti agli occhi. Continuava a guardarla ancora
sorpreso, finché un leggero sorrisetto sarcastico gli si
dipinse in volto
-Donna
tu non odi cucinare?
-certo che odio cucinare
solo che avevo pensato
poiché
tu di solito la mattina ci fai trovare la cucina peggio
di un campo di battaglia
- gli aveva risposto la
donna con un sospiro, cercando di allungare i tempi per
non dargli ulteriori spiegazioni più dettagliate. Vegeta
la guardò meglio. Non c'era nemmeno un po' della sua
voce che lo convincesse del fatto che dalle sue labbra
stessero uscendo parole veritiere. Lentamente si avvicinò
un po' di più a lei, guardandola negli occhi
intensamente, sicuro di riuscire a leggervi la più pura
verità
-
donna
c'è qualcosa che non va?
A me puoi dirlo
- disse, rendendosi conto solo dopo
dell'importanza della frase pronunciata appena qualche
istante prima -
n
no
certo che no
cosa
te lo fa pensare, Vegeta
- La voce della ragazza non
era ancora convinta, ma, al contrario, era ancora più
spaventata, forse dal fatto che Vegeta le si fosse
avvicinato a quel modo, e dell'improvvisa luce che era
apparsa nei suoi occhi mentre la fissavano così
intensamente. Vegeta la guardò ancora più profondamente
sentiva
che quella piccola donna davanti a lui non aveva del
tutto scordato la sua relazione con Yamcha, quel ragazzo
che aveva lasciato per il fatto che l'avesse trattata
male, malissimo
per il semplice motivo che l'avesse
fatta soffrire così tanto, senza rendersi conto delle
proprie azioni e di conseguenza senza provare il minimo
senso di rimorso
ma come poteva Bulma pensare ancora
a lui? E dopo tutto quello che le aveva fatto, per
giunta? "Non merita affatto di essere trattata in
questo modo
" Pensò, prima che il suo cervello
perdesse ad un tratto il comando dei suoi gesti, e il suo
viso, rivolto unicamente allo sguardo della donna, si
avvicinasse ad esso sempre di più
"Sei il
principe dei Saiyan
sei il principe dei Saiyan
"
continuava inutilmente a ripetersi Vegeta
quella
donna era per lui una calamita, e niente sarebbe riuscito
a distoglierlo nel suo intento, nemmeno la sua
impenetrabile forza di volontà
Mancavano ormai
alle loro bocche pochi centimetri, fino a che si
sarebbero unite divenendo dolcemente una cosa sola,
quando Bulma voltò lo sguardo, e gli sfiorò
delicatamente un braccio con la mano, per fermarlo -
è
è
meglio che vada
il lavoro mi aspetta
-
Velocemente la ragazza si era allontanata, uscendo
fulmineamente dalla porta, mentre Vegeta l'aveva seguita
con lo sguardo, fino a che i suoi occhi l'avevano persa
di vista
ma con lo stesso proposito che da poco gli
bruciava nella mente
-Riuscirò a farglielo
dimenticare
- si disse, prima di uscire a sua volta,
stranamente non toccando nemmeno una briciola di cibo -
devo
riuscirci
-
-Dannazione! E per fortuna che non dovevo ricordarmi
niente di niente
Di nuovo con i pensieri rivolti al presente, Vegeta
continuava a ripensare a quell'ultimo e bruciante ricordo
che gli aveva appena attraversato la mente
quello
che più a stento riusciva a dimenticare e che gli era
apparso più nitido di tutti gli altri messi insieme
spesso,
molto spesso, aveva provato a pensare a cosa avrebbe
provato dopo se si fossero realmente baciati, quella
mattina
ci aveva anche pensato parecchio, e, con sua
grande sorpresa, il Saiyan si dovette convincere che
oltre quel momento la sua mente non sarebbe riuscita a
proseguire con l'immaginazione; forse perché, grazie a
ciò che sentiva di aver imparato a provare per Bulma,
era in lui la più piena consapevolezza che non ci
sarebbe potuto essere niente di programmato e
programmabile in futuro
Si voltò di scatto verso
la porta. Ormai aveva preso la sua decisione. Quella
notte avrebbe donato se stesso, avrebbe sacrificato il
suo futuro, l'avrebbe donato a lei, esclusivamente a lei,
con lei e per lei
tirò un profondo sospiro
aprì
la porta, varcandola, e chiudendola dietro di sé. Tante
volte era uscito dalla sua camera, vagando spesso senza
meta per i corridoi sconfinati della Capsule Corp., ma
mai tutto ciò gli era mai sembrato così difficile come
invece gli appariva in quel momento.
Quella sera Bulma era andata a dormire abbastanza presto,
almeno secondo quelli che erano i suoi soliti orari; dopo
essersi velocemente lavata e svestita, aprendo la
finestra il suo ultimo pensiero era volato a Vegeta ed a
tutto ciò che stava ultimamente accadendo fra di loro.
Perché, almeno da quello che percepiva accadere attorno
a sé, gli ultimi tempi erano caratterizzati da momento
piuttosto ambigui fra i due
attimi che lasciavano
molto spazio alle riflessioni, che lasciavano senza
parole negli istanti in cui essi stessi si compievano
ormai,
lo percepiva benissimo, nonostante sapesse che sarebbe
stato impossibile realizzare il suo sogno, che qualcosa
di dolce e profondo la legava al principe il quale da un
po' di tempo era ospitato a casa sua
anche se sapeva
perfettamente di non doversi fare alcun tipo di illusioni.
Lui era cinico, spietato, forte e sprezzante, figurarsi
se avesse minimamente potuto pensare di provare qualcosa
per una piccola ed insulsa terrestre come lei
Bulma,
stesa sul letto, aveva passato tanto tempo a pensare a
questo, fino a che la stanchezza le era giunta a gli
occhi, e, chiudendoli lentamente, si era addormentata
ancora con il nome di Vegeta fisso nella mente e nel
cuore. Non poteva certamente aspettarsi quello che
sarebbe successo quella stessa notte
Vegeta aprì furtivamente la porta della camera di Bulma.
Si guardò attorno con lentezza, osservando bene quella
camera che sapeva di non aver mai visto. Infatti,
probabilmente era la prima volta che metteva piede in
quella stanza
era raro addirittura che vi entrassero
già i genitori di Bulma, fra quelle quattro mura,
essendo la ragazza molto gelosa della sua intimità.
Camminò per qualche secondo, finché non la vide. La
ragazza dormiva beatamente nel suo letto, ignara di tutto
quello che stava o sarebbe potuto accadere attorno a lei.
Quando la vide, forse per la prima volta Vegeta provò
dentro di lui un esteso senso di dolce tenerezza
quella
donna era così bella, così innocente mentre dormiva,
lontana da quelli che erano i suoi problemi terreni, le
sue ansie e le sue paure
si chinò su di lei. Ormai
aveva preso la sua decisione, e nessuno sarebbe più
riuscito a persuaderlo. Le sue dita percorsero dolcemente
il viso della ragazza, e Vegeta rimase estasiato dalla
morbidezza di quella pelle
lentamente si abbassò un
po' di più, afferrando con estrema e per lui inusuale
delicatezza il bordo candido della sua camicia da notte,
e spostandolo con ancor più inesorabile lentezza
fino
a che ebbe davanti agli occhi la spalla sinistra di
Bulma, l'oggetto di quello che sarebbe stato il suo
sacrificio. Rimase estasiato nel vedere la chiara pelle
morbida di Bulma
la bellezza di quella parte di
corpo perfetta
si avvicinò ancora di più, fino a
che poté sentire il suo odore
quell'odore che lo
ipnotizzava e che già sentiva di non poterne fare a meno.
Spalancò la bocca, mentre già stava per affondare i
suoi canini nella morbida e bianca pelle di lei
-
V
Vegeta
Una voce lo sorprese, vicinissima e penetrante. Il Saiyan
sperò che non fosse proprio la persona che sospettava
la
sola e unica che molto probabilmente poteva averlo
sorpreso
ed invece, voltandosi di scatto, realizzò
che fosse proprio colei che sperava ardentemente stesse
ancora dormendo. Subito allontanò il volto da lei, ma
non riuscì a non notare ed incantarsi di fronte a quei
dolci occhi azzurri che continuavano a guardarlo smarriti
e sorpresi. Bulma non sapeva cosa fare
forse si
sarebbe potuta spettare di tutto da quel Saiyan che a
volte appariva così strano
ma trovarlo nel suo
letto, poco prima dell'alba, mentre tentava di morderle
una spalla, era sicura che non le sarebbe mai minimamente
passato per la testa
-
cosa
cosa stai facendo
?
Che ci fai
qui
?
La voce della donna era sicuramente ancora spaventata,
perché fu un miracolo il fatto che il Saiyan riuscisse a
sentirla. Eppure gli appariva così dolce e tenera
e
più si perdeva nel blu dei suoi occhi, più la ammirava
in tutta la sua grazia e bellezza, e più il suo
inebriante profumo gli riempiva le narici, si sentiva
ogni istante più convinto di quello che stava per fare.
Le spostò lentamente una ciocca di capelli dal volto
meravigliandosi della loro infinita morbidezza, e la
guardò ancora più intensamente. Yamcha doveva essere
proprio un perfetto idiota per aver trattato male e
lasciatosi scappare quell'angelo che adesso lui aveva
davanti agli occhi
-ti amo, Bulma
- disse,
sorprendendo persino se stesso per la capacità, non
molto avvezza al suo carattere, di averle rivelato, con
quelle sole parole, tutto ciò che provava per lei
Bulma arrossì di colpo, rendendosi inconsciamente conto
di quelle parole; ma era sicura che quello fosse proprio
il vero Vegeta, e non un semplice frutto della sua
immaginazione? Per un attimo credette di stare sognando
"non può essere vero
Vegeta non farebbe mai
una cosa del genere
" ne era sicura
non
poteva essere altro che un sogno
anche se la
certezza di quel pensiero fu subito spezzata da
un'ulteriore e, soprattutto materialmente reale carezza
di Vegeta. Il Saiyan non poté non notare, nonostante il
buio, le guance di Bulma dipingersi di un lieve rossore,
cosa che accrebbe in lui la convinzione della sua
attraente bellezza
-
è
è uno scherzo,
non è vero?- chiese Bulma, sperando dal profondo del
cuore che la risposta che stava per ricevere fosse stata
negativa
Vegeta le poggiò dolcemente un dito sulle
labbra, intimandola a non parlare più -
no, non è
uno scherzo
io ti amo, Bulma
come non ho mai
amato nessuno in vita mia
perché nessuno mi ha mai
dimostrato tutto l'affetto che mi hai regalato tu, e
perché nessuno mi è mai stato così vicino come lo sei
stata tu con me
voglio donarti la mia vita, la mia
anima
e voglio essere tuo per sempre- disse, prima
di sentire la felicità scoppiargli nel cuore, e di
avvicinarsi lentamente a lei, che intanto gli regalava il
sorriso più dolce che avesse mai visto -anch'io ti amo,
Vegeta
ed adesso è una certezza
- disse
e
poi
poi le loro labbra si unirono con passione
facendo
trovare sia per lui, sia per lei, un senso di calma e di
pace mai sperimentato prima di allora; lentamente Vegeta,
staccandosi da lei, iniziò a baciarle il collo,
arrivando, senza un attimo staccarsi da quella donna per
lui così tanto speciale, sino alla spalla che aveva
tentato di assaggiare prima -ti farà un po' male
ma
non avere paura
- Bulma ancora non capiva cosa il
Saiyan che le aveva appena rivelato così teneramente i
suoi sentimenti avesse intenzione di fare
ma lo
lasciò proseguire, sicura che dopo le avrebbe chiarito
ogni dubbio -Ti donerò tutto me stesso
te lo
prometto
- disse, prima di morderle il più
delicatamente possibile la spalla, e ritornandola di
nuovo a baciare sulle labbra, mentre, fuori dalla
finestra, spuntava la luce del nuovo giorno, ed il sole
lentamente si apprestava a salire, facendo svanire
all'orizzonte, ad una ad una, ogni singola stella.
Ma c'è un segreto che racchiude l'usanza
che
mai nessuno ha svelato, che può soltanto essere scoperto
la
pace regnerà incontrastata nei cuori di chi ha compiuto
questo dolce sacrificio
la stessa pace
sì, la
stessa pace appartenente ogni Saiyan che desidera
superare il proprio livello, divenendo il leggendario
guerriero dai capelli biondi
rare sensazioni che
all'improvviso ti si presenteranno insieme nel cuore, e
rari equilibri che mai si erano conosciuti prima di
allora
mentre, privo di ogni incertezza e libero da
ogni problema, vivrai per sempre assieme alla donna che
ami
e che, dopo questo tuo giuramento, amerai per
l'eternità, per sempre, anche dopo che la tua vita si
sarà spenta
dedicando ogni minimo istante della
tua esistenza alla sua felicità
adorandola
e
non lasciandola mai
amandola, senza cambiamenti e
variazioni, intensamente pari alla prima volta.
FINE
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