OSSESSIONE
Capitolo
primo:
Fox Mulder guardò l'orologio: le dieci e dieci del
mattino. Quella giornata non passava mai, Scully era
andata per la solita visita di controllo, lui non aveva
osato chiederle di accompagnarlo e si era anzi offerto di
mandarle avanti alcune relazioni che doveva presentare.
Ma non riusciva ad andare avanti, pensava sempre a lei.
Anche se il cancro era andato in remissione, c'era sempre
la paura remota che si potesse ripresentare; e per lui,
in ogni caso, l'idea della sua Scully (perché per lui,
nel suo cuore lei era la sua Scully, la sua donna!)
sottoposta ad esami anche fastidiosi era qualcosa di
terribile.
Doveva sempre farle quel discorso, un giorno o l'altro.
Dirle tutta la verità, di quanto la amasse, di quanto
tenesse a lei, di quanto la volesse come donna. Ma lo
rinviava sempre, cercando però ogni giorno di
dimostrarle qualcosa del suo affetto con tanti piccoli
gesti. Come anche aiutarla a fare una relazione. Si mise
al lavoro, guardando l'ora, e desiderando che lei fosse lì
con lui, anche solo a lavorare in silenzio l'uno vicino
all'altra.
C'erano delle diapositive da scansionare. Mulder e Scully
avevano chiesto più volte all'Economato un apparecchio,
ma non erano riusciti ad ottenerlo. Non che la loro
situazione fosse diversa da altri, per carità. Per cui,
doveva andare nel laboratorio al secondo piano, e vedere
se c'era un tecnico disponibile. Si diresse in fretta,
per non perdere tempo.
Nel laboratorio c'era una tecnica nuova, giovane, sui
ventiquattro anni circa, castana, abbastanza graziosa.
Mulder le diede subito le diapositive da scansionare e
poi notò:
"Nuova?"
"Sì, signore, ho iniziato a lavorare ieri. Mi
chiamo Louise Kingston".
Louise era davvero in gamba: si vedeva che era una
tecnica diplomata, non una raccomandata, e Fox Mulder si
sentì in dovere di farle i complimenti:
"Sei davvero in gamba, sai? Ah, a proposito,
chiamami Mulder dammi pure del tu!" e poi uscì
fuori per ritornare al suo posto.
Louise
rimase in silenzio: che uomo. Era il suo uomo, aveva
deciso. Bello, coraggioso, forte, gentile, buono. Il suo
intuito gliel'aveva detto appena lui era entrato. Era
suo, era per lei. Doveva averlo, contro tutto e contro
tutti. Non sarebbe stato come le altre volte. Lui
l'avrebbe protetta contro il buio dentro di sé e lei
sarebbe stata sua. Un vero uomo. "Mio", si
disse, "sarai mio per sempre!"
Si mise al computer ed iniziò a cercare informazioni su
Fox Mulder. Aveva capito come accedere all'archivio. Un
gioco da ragazzi, davvero. Lei era bella ed intelligente,
la donna giusta per lui.
Lesse l'indirizzo di Fox Mulder e se lo annotò. Avrebbe
ricevuto una sua visita, molto sovente. Poi lesse la sua
data di nascita: giusto per lei come età, più anziano e
quindi più esperto a rivelarle ogni piacere. I suoi
genitori: bene, ottima famiglia, gente ricca. Aveva
subito una perdita, quella della sorella. Bisogno
d'affetto, lei gliene avrebbe dato tanto. Celibe, molto
bene. Lei sarebbe stata la donna giusta. In gamba,
brillante, lavoratore. L'uomo perfetto. Ora doveva solo
convincere lui.
Uscì dall'ufficio per andare a prendersi un panino ed
incontrò miss Brown, dell'Ufficio Personale:
"Io aspetto sempre quei due tuoi documenti, ti
ricordi?"
"Oh, mi scusi, sa ho appena fatto trasloco..."
"Certo, mi hai fatto avere le copie, ma sai che poi
in via definitiva servono gli originali!"
"Certo, certo, non mancherò". Doveva trovare
il modo di fare dei falsi. Non dovevano sapere di lei,
tutta la sua storia. Miss Brown andò a prendersi un caffé,
pensando che comunque avevano fatto un ottimo acquisto
con quella tecnica di laboratorio, preparata, efficiente,
educata con tutti. Pazienza per due pezzi di carta, una
ragazza così precisa non poteva avere dei problemi.
Alle
quattro del pomeriggio la porta dell'ufficio di Fox
Mulder si aprì: era Dana Scully.
"Oh, Scully, non dovevi venire, oggi...."
"Come vedi ce l'ho fatta: è tutto a posto, qui come
va?"
Fox si appoggiò un attimo impercettibile alla scrivania:
grazie al cielo non c'erano novità, non l'avrebbe di
nuovo persa, oddio, la vita senza di lei non aveva senso,
non aveva senso...
"Ho finito la relazione, ho fatto anche le scansioni!"
"Grazie, sei stato molto gentile!"
E di che grazie, pensò lui, per te io farei ogni cosa,
figurati una stupida relazione...
"Ho poi altre diapositive da scansionare, facciamo
domani?"
"D'accordo!"
"Novità di casi?"
"Niente... Attendevo spunti dai guerrieri solitari,
ma quei tre pazzi sono andati ad Atlanta per la fiera del
fumetto!"
"I fumetti?"
"Non lo sapevi? Frohike è un patito di Disney e di,
beh, hai capito cosa altro cerca... mi ha telefonato
trionfante di aver trovato degli albi originali in
italiano di un certo Manara... Byers è tutto per i
supereroi Marvel, mentre Langley stravede per i manga! Le
ultime loro telefonate sono state all'insegna di Manara,
Topolino, Superman, l'Uomo Ragno, Pokemon e Sailor Moon!"
"Ognuno ha i suoi gusti..."
"Già, piacciono anche a me i fumetti, certo che
preferisco quando mi danno notizie sugli Ufo..."
E poi pensò quanto poco sapessero l'uno dell'altra.
Quanto era bello stare a parlare con lei. Quanto sarebbe
stato bello rimanere con lei.
Alle sei di
sera si salutarono per andare a casa nel parcheggio.
Mulder si mise in macchina e partì: voleva stare a casa,
il suo appartamento, che era il nido segreto di ogni tipo
di fantasia che faceva su Scully. Non vide che dietro di
lui c'era un'altra macchina, che percorse la sua stessa
strada.
Louise lo seguì fino al suo palazzo, e silenziosamente
entrò dietro di lui. Appartamento 42: molto bene. Riuscì
ad individuare con facilità le sue finestre dalla scala
antiincendio e si piazzò lì, guardando lui, guardando
cosa faceva.
Che bello che era mentre si toglieva la cravatta (potergliela
togliere lei!), la giacca, la camicia e si infilava una t-shirt.
Aveva un corpo perfetto, i suoi bicipiti erano fatti
apposti per stringere una donna, per stringere lei... Lo
vide accendere il computer, controllarsi la posta, fare
una telefonata a dei suoi amici, prepararsi la cena,
mangiare. Poi lo vide che si spogliava per la doccia. Dio
mio, che uomo. Un torace perfetto, da baciare e palpare e
su cui addormentarsi, vinta. Due gambe fatte apposta per
piegarti ai suoi voleri. Una schiena a cui aggrapparsi
nel momento massimo dell'estasi. E poi il suo pene,
grosso, perfetto, pronto a dare piacere. Louise si era
chinata in basso, ed aveva infilato una mano tra le sue
cosce, sopra le mutandine. Si toccava, guardando lui,
come era bello.
Dopo la doccia lo vide mettersi sul divano con indosso un
paio di boxer: perfetto. Si attaccò una videocassetta,
un vecchio film di fantascienza, L'invasione degli
ultracorpi. E poi lei vide che sussurrava: "Scully...."
Chi era Scully? si chiese Louise mentre lui tirava fuori
dai boxer quel fenomeno che aveva tra le gambe ed
iniziava a stringerlo e menarlo socchiudendo gli occhi ed
invocando quel nome di donna?
Scully era qualcuna da eliminare, concluse Louise. A
malincuore dovette andarsene, la pensione in cui era, una
pensione per giovani donne, chiudeva alle dieci di sera e
mentre se ne andava vide un bellissimo cartello sulle
finestre di un appartamento proprio vicino a quello di
Mulder: "Affittasi".
Lei sarebbe stata lì, vicina a lui, e guai a chiunque si
fosse avvicinata.
Fox Mulder
si rilassò sul divano: sempre la stessa storia, da anni.
Sentiva quel bisogno, quel bisogno che per molti è
relegato al periodo dell'adolescenza. Ma per lui era un
modo per sognare Scully, per sognarla sua. Le sue
fantasie erano le più pazze ed audaci: avvinghiati in
macchina, lei con le gambe aperte sul divano e lui in
mezzo a riempirla di sé in tutti i modi, lei e lui in
piedi contro il poster nel loro ufficio, lui affondato
dentro di lei, lui che la spiava a farsi il bagno e poi
entrava con lei nella vasca, lui che la rovesciava sul
tavolo di cucina, lui che si inginocchiava davanti a lei
in ufficio... Sognava a volte anche che lei e lui
venivano presi dagli alieni e che lui doveva fare l'amore
con lei a scopo di una sperimentazione: ed era il sogno
più folle, in mezzo ad un'astronave immaginaria e a dei
tubi che controllavano ogni loro funzione, toccarla,
leccarla, baciarla, possederla.... Se lei l'avesse saputo.....
Eppure lui la voleva tanto, ma non per pura lussuria, per
essere in comunione fino in fondo, per conoscere ogni
cosa di lei, per vedere come veniva, cosa singhiozzava
nei momenti più intimi... Strano: quella sera si sentiva
spiato. Ma scacciò via i pensieri, tornando a se stesso,
di fronte agli alieni, che diceva loro che potevano fare
esperimenti ma solo se stavano a certi patti... E poi si
buttava sopra di lei, su quella piattaforma, e mentre
quelli guardavano da un'altra parte, su un monitor che
faceva loro vedere l'accellerazione delle pulsazioni e
l'eccitazione crescente, lui faceva Scully sua,
sentendola tutta intorno a sé, finché non effondeva il
suo amore dentro di lei, sciogliendosi... Un'altra sera
così. Ma per lui o c'era Scully reale, o Scully in
sogno, o nessun altra. E sarebbe stato per sempre così.
Capitolo
secondo
Che bello entrare in ufficio e vedere Scully: era questo
il pensiero di Fox Mulder l'indomani mattina, appena
arrivato al lavoro.
"Tutto a posto?", le disse sorridendole
timidamente, come un ragazzino innamorato della sua
professoressa.
"Certo", disse lei, "sai credo che oggi ce
ne diranno di tutti i colori dietro, dobbiamo scansionare
un'ottantina di diapositive".
"Guarda, c'è una nuova tecnica bravissima, andiamo,
su".
Louise
aveva accennato quella mattina a Suor Mary Jane,
direttrice del pensionato dove aggiornava, che
probabilmente aveva trovato un altro alloggio dove andare
a vivere. Aveva telefonato al proprietario, che risiedeva
fuori Washington, e che aveva accettato comunque di
vederla quella sera, all'uscita del lavoro. Sorrise
vedendo entrare il suo cavaliere, il suo uomo. Ma era con
una lei, e la chiamava Scully. Scully doveva essere la
puttana che lo faceva soffrire, quella che non lo
meritava, la nemica da abbattere per lei. Come la
guardava, con infinita adorazione, tenerezza, amore... Il
tarlo della gelosia entrò in Louise sempre di più,
mentre efficientemente lavorava alle diapositive per lui.
"Come stanno i Gunmen?", gli chiedeva lei.
"Si stanno divertendo: Langley mi ha mandato un
messaggio, dice che è senza soldi...."
"Meglio per loro... Novità?"
"Boh, nel Tennessee una ragazza è sparita per due
giorni e dice che è stata rapita dagli alieni... mi sa
che voleva fare una bella tagliata da scuola, ho letto i
rapporti..."
"Mulder sei diventato scettico????"
"No, è che sono stato adolescente anch'io, solo che
io non avrei mai inventato che mi avevano rapito gli
alieni!" e sorrise tristemente. Scully gli prese
timidamente la mano, lui ricambiò la stretta con
tenerezza ma decisione. Scully arrossì un attimo: c'era
qualcosa di strano e di indefinibile che la prendeva
tutte le volte che era vicina al suo collega, soprattutto
nell'ultimo periodo. Poi tentò di darsi un tono:
"Cosa inventavi per tagliare da scuola?"
"Beh, che la scuola era andata a fuoco, che tutti
erano malati, cose più normali...." Scully capiva
come si sentiva il suo collega tutte le volte che si
parlava di sparizioni misteriose si sentiva chiamato in
causa: sua sorella non era mai più tornata, e anche lei
era sparita e non ricordava niente. Sua madre le aveva
detto come era Mulder nel periodo della sua sparizione:
disperato, sempre a casa sua a mettere a posto e ad
accarezzare le sue cose, sempre da sua madre, spesso in
silenzio, pensando a lei. Le diapositive intanto erano
finite e i due agenti tornarono in ufficio.
Louise
rimase lì: doveva distruggere quella strega, distruggere
quello che provavano quei due, lui doveva essere solo
suo, per sempre per sempre per sempre. Meglio conoscerla
per combatterla.
Louise iniziò a leggere notizie sul suo conto accedendo
all'archivio. Non sposata. Una troia quindi.
Laurea in medicina, poi Quantico poi agente federale.
Arida donna in carriera incapace di amare. Bene, molto
bene. Riuscì ad accedere anche all'archivio medico.
Aveva avuto un cancro, era un catorcio. Sparita
misteriosamente, chissà dove era andata, troia.
Interessante, disse a se stessa, quando riuscì ad
accedere ad un dossier segreto: pare che fosse sterile.
Da eliminare senz'altro, eliminare e squalificare.
Andò in un sito pornografico, tanto non era l'unica a
farlo. Prese un account di posta e compose un messaggio
di insulti osceni a lei. Poi glielo mandò. Il tuo
collega capirà la puttana che sei.
Erano le
sei e mezzo di sera quando Fox Mulder ritornò a casa. La
porta dell'appartamento 40, vicina alla sua era aperta, e
Johnston il proprietario, lo accolse con molta cordialità.
"L'ho appena affittato ad una persona che mi ha
detto che la conosce!", disse indicandogli Louise.
"Oh, chi si vede! La nostra efficientissima tecnica
di laboratorio! Benvenuta!", fece lui e poi entrò
in casa sua, pronto per un'altra serata a crogiolarsi con
Scully.
Louise pensò: Presto non sarò più una tecnica di
laboratorio, ma la tua donna, la tua vera donna. Ora sono
qui e non ti lascerò più.
Patrick
Cayard scese davanti alla pensione del Sacro Cuore: era
stato fortunato a trovare quella traccia. Doveva
riportarla a casa presto, prima che rifacesse danni, e
per fortuna che aveva trovato quel taxista ispanico che
si ricordava di quella senorita bionda che aveva
accompagnato lì un mese prima. Una suora sui
sessant'anni lo accolse con cordialità:
"Sono Suor Mary Jane la direttrice. Posso esserle
d'aiuto?"
"Mi chiamo Patrick Cayard, sono di Toronto, sono un
detective e sto cercando questa ragazza!" e le mostrò
una foto.
"Ma è Louise Kingston!"
"Ha usato il nome Kingston... Si chiama in realtà
Binders..."
"Cosa ha fatto?"
"E' una storia complicata.. E' fuggita da un
manicomio giudiziario..."
"Come?"
"Vede, a 14 anni ha commesso un duplice omicidio..."
"Ma come è possibile?"
"Ha una personalità ossessiva e contorta. Le due
persone che ha ucciso erano due suoi compagni di scuola:
si era innamorata del ragazzo, Fred, e dato che lui le
preferiva un'altra ragazza, Susan, li ha sequestrati,
drogati, seviziati per delle ore e poi uccisi!"
Suor Mary Jane sgranò gli occhi: aveva ospitato nel suo
convitto ragazze drogate, immigrate, prostitute, ragazze
madri, anche un paio di ex detenute ma questo era
orribile.
"Ma è sicuro?"
"Sì. Al processo le è stata riconosciuta
l'infermità mentale ed ha scampato il carcere. Ma è
lucidissima, intelligentissima. Ha il pallino
dell'elettronica. Vive in un mondo tutto suo, da
fotoromanzo, e guai se qualcosa non va come dovrebbe...
Non è cambiata, e può rifarlo di nuovo. Mi dica dove è,
la prego?"
"Se ne è andata stamattina, mi ha detto che ha
trovato un nuovo alloggio!"
"Come si mantiene?"
"Mi ha detto che lavora alla biblioteca nazionale....
si rivolga all'FBI, la prego!"
"Madre, preferisco fare da solo, grazie!"
Patrick uscì di corsa: doveva ritrovarla prima che
rifacesse quello. Quello che aveva fatto a suo fratello e
alla sua fidanzatina. Ricordava ancora allora, dieci anni
prima, quando lui, dall'alto dei suoi diciassette anni,
aveva impedito ai genitori di entrare nell'obitorio per
vedere i cadaveri. Quella era un mostro, un mostro
travestito da ragazzina di 14 anni. Una ragazzina con una
famiglia normale, due genitori adorabili, una sorellina
minore, ma che aveva come hobby quello di torturare cani
e gatti; che leggeva romanzi rosa ed erotici e pensava
che la realtà fosse semplice e schematica. Che puniva
chi non la desiderava o chi non la divertiva, massacrando.
Patrick chiese a qualcosa di oscuro dentro a sé di
poterla uccidere una volta per tutte, di poterla
eliminare. Ma prima doveva trovarla, e sentiva che
qualcun altro era in pericolo, in pericolo serio.
Capitolo
terzo
Dana Scully
accese il pc ed andò subito a controllare la sua posta
elettronica, come faceva ogni mattina in ufficio. C'erano
decine di messaggi osceni e minatori.
"Cagna merdosa sei indegna di vivere, rozzola nella
merda e basta". "Ti ucciderò, pompinara
bastarda". "Ti piace che ti sfondi, vero?"
eccetera. Venivano tutti da un account di posta di un
sito erotico, erano tantissimi, e continuano ad arrivare.
Fox vide che era perplessa, ed andò a vedere: "Cosa
c'è?" Rimase davvero disgustato ed interdetto dal
tono dei messaggi. Odiava le molestie sessuali, di ogni
tipo, soprattutto quelle gratuite. Disse alla sua collega:
"Controlla se continuano ad arrivarti, oggi tornano
i Gunmen, loro dovrebbero riuscire a scoprire chi te li
manda..."
"Avrò pestato i piedi a qualcuno...."
"No, non credo. Può essere qualcuno che ti conosce,
e che ti spia... Stai molto attenta, intesi?" e si
disse, ed io veglierò su di te. Non tollerava che
qualcuno ferisse Scully, non lo tollerava. Anche un
messaggio volgare ed osceno era per lui un'offesa assurda.
Lui la desiderava, e faceva su di lei i sogni più audaci
e teneri e sfrenati e selvaggi ma non avrebbe mai fatto
una cosa come questa. Pensò per un attimo che Scully
avrebbe anche potuto sospettare di lui... Ma poi scacciò
l'idea, era assurda. Ma avrebbe vegliato su di lei.
Louise
sorrideva: stava ben ben insultando quella puttana, da un
comodo Pc dell'FBI. Non sapeva una cosa: che da quel
giorno era stato messo in funzione un sistema per
intercettare i siti visitati dal server centrale. Ma cosa
importava? La troia doveva essere tolta di mezzo. Quel
pomeriggio aveva chiesto di averlo libero, perché doveva
esplorare l'alloggio del suo vicino di casa, doveva
capire tutto su di lui.... perché fosse suo per sempre.
Patrick
Cayard osservò costernato il volto dell'impiegato della
Biblioteca Nazionale che gli diceva che quella ragazza
non aveva mai lavorato per loro. Una bugiarda, astuta
come poche, ecco cosa era, oltre che un'assassina. Suor
Mary Jane gli aveva detto di rivolgersi all'FBI ma lui
non voleva. Voleva trovarla ed ucciderla lui, una volta
per tutte. L'avrebbe rintracciata, avesse dovuto passare
al setaccio tutta Washington.
Louise aprì
con il passepartout che si era procurata la porta
dell'appartamento 42. Era eccitante. Il profumo di lui
era in ogni cosa, dappertutto. Un profumo di uomo,
eccitante ed incredibile. Dopobarba misto a sperma misto
a sudore. Si inebriò con quell'odore sul divano,
leccandolo e baciandolo. Poi guardò i suoi libri, quanti
interessi aveva. E le sue riviste per adulti, le sue
videocassette. Gli piacevano le donne con i capelli rossi.
Aveva una predilezione per il sesso orale e il toccare
fino allo sfinimento. Meraviglioso meraviglioso da fare.
Trovò la sua agenda. E inorridì. Vicino al nome Scully
c'era sempre un cuoricino. C'erano scritte frasi come
Scully ti adoro, Scully ti ringrazio perché esisti.
Doveva togliergliela dalla testa, ma dopo che l'avrebbe
uccisa e avesse fatto lui suo, tutto sarebbe stato
diverso. Louise uscì dalla casa, ed entrò nel primo
parrucchiere che trovò. Chiese di farsi rossa, come
piaceva a lui. Era arrivato il momento di iniziare a
conquistarlo.
Fox Mulder
sorrise vedendo venire verso di sé i tre Gunmen: Frohike
aveva un cappello di Topolino con le orecchione, Byers
aveva la maglietta di Superman e Langley stringeva un
enorme Goldrake di gomma gonfiabile.
"Bello tornare bambini, vero?", disse lui.
"Bellissimo. Lo sai che nei dintorni di Atlanta si
dice che girino dei fantasmi?"
"Cos'è la storia della ragazza che incontri fuori
dalla discoteca e poi scopri che è morta da dieci anni?"
"No, sono storie più complesse!"
"Beh, ne parleremo. Ho bisogno di una mano da voi:
c'è qualche perditempo che manda da stamattina messaggi
osceni e gratuiti a Scully: mi potete aiutare a capire
chi è? Vorrei sapere se è un pericolo reale, o solo
virtuale!"
"Ogni tuo desiderio è un ordine!", disse
Langley, mentre Goldrake gli scivolava per l'ennesima
volta di mano.
"Portami quel vigliacco e vedrai cosa gli faccio!",
disse Frohike.
"Ci mettiamo subito al lavoro", fece Byers,
"gli X-Men possono aspettare!"
Miss Brown
doveva assolutamente riordinare tutti i documenti sul
personale. Mancavano quelli di Louise Kingston. Di colpo
si diede della stupida. Poteva fare una ricerca
sull'anagrafe via Internet, peccato che lei a più di
cinquant'anni trovasse un po' problematico usare questo
strumento. Ma se era da fare...
C'erano registrate 15 Louise Kingston. Nessuna risiedeva
a Washington o nei dintorni. Avevano tutte età diverse,
non ce ne era una che avesse 24 anni. La più vicina a
lei come età aveva 30 anni, ma era di colore e stava a
San Francisco. Non era il suo vero nome. Aveva mentito.
Miss Brown guardò meglio i documenti e videro che non
erano solo copie: erano fatte benissimo, ma erano falsi.
Perplessa, controllò la posta. C'era un appello, uno dei
soliti appelli che arrivavano nella posta elettronica. Ma
era inoltrato dalla figlia di sua cugina che viveva in
Canada.
"Fuggita da un manicomio giudiziario..." Una
ragazza, Louise Binders, pluriomicida, condannata al
manicomio giudiziario, era fuggita. Era pericolosa. C'era
anche una foto. E Miss Brown rimase a bocca aperta: era
Louise, era lei. Fece delle ricerche anche nell'anagrafe
canadese: e trovò tutto su di lei, con tanto di foto, e
tutta la sua storia.
Parlarne con qualcuno? Doveva farlo, doveva farlo. Ma era
in ritardo, aveva un controllo medico a cui doveva
andare, qualche problema al seno... Salvò tutto in una
directory a parte, chiuse ed uscì. Ma prima lasciò un
messaggio alla segretaria del vice direttore Skinner. Lui
era la persona giusta con cui parlare, se non altro per
quella loro vecchia storia di tanti anni prima che aveva
lasciato entrambi molto amici e senza rancori: una storia
in cui lei, più vecchia di lui e già impiegata, si era
lasciata travolgere dalla passione per questo giovane e
prestante agente federale. Poi era stata lei a
presentargli Sharon, sua moglie.
Ora Miss
Brown era più sollevata: l'esito della mammografia era
stato buono. Si sedette nel dehors di una tavola calda
per bersi un caffé rinfrancata. Ed allora la vide,
Louise, la tecnica modello che nascondeva quel tragico
segreto. Voleva parlarle un attimo, capire, poteva essere
cambiata, volersi rifare una vita, aveva l'età per
essere la figlia che non aveva avuto, la figlia che
avrebbe voluto dare a Walter Skinner.
"Louise ti devo parlare... Perché hai mentito?"
"Lei non può capire... sono tutti cattivi con me,
io sono innocente, sono innocente..."
Louise fuggì in lacrime. Miss Brown la seguì, non le
avrebbe fatto del male. Louise si insinuò in un vicolo,
miss Brown le andò dietro.
Aveva fatto un ottimo affare a tenerla d'occhio si disse
Louise, mentre estraeva la pistola con il silenziatore e
uno dopo l'altro esplodeva dodici colpi contro quella
rompipalle. Ottimo affare. Come imparare a sparare, tanti
anni prima. Ora la sua strada era libera, verso il suo
uomo.
Patrick
Cayard aveva girato tutto il giorno: ora, con un po' di
calma, stava osservando la vetrina di un negozio di
articoli sportivi. Come piaceva a Fred giocare a
pallacanestro, proprio tanto... Di colpo, nella vetrina,
vide passare un'ombra, un'ombra che gli sembrava di
conoscere.. Si girò, doveva essere lei, doveva essere
lei. Cercò di raggiungerla, ma quella riuscì a salire
su un pulman in partenza. Un pulman di cui lui vide di
sfuggita la destinazione, Martha Vineyard, un nome così.
Poi udì un urlo di uomo:
"Hanno ucciso una donna, qui nel vicolo!!!!"
Un campanello di persone si raccolse lì, tra cui Cayard.
Era una donna di una certa età, crivellata di corpi.
Aveva ricominciato ad uccidere...
Louise si
fece una doccia, nella sua nuova casa, vicina al suo uomo.
Lo sentì rientrare, in ritardo, come odiava quella
puttana di Scully per averlo trattenuto in ufficio. Poi
indossò quella guepiere che aveva comprato con tanta
gioia quel pomeriggio dopo aver ucciso la rompipalle. Ed
andò a suonargli...
Fox Mulder
aprì la porta e fu stupito di vedere la sua vicina di
casa, la tecnica dell'FBI vestita così.
"Hai bisogno di qualcosa?", ebbe il tempo solo
di chiederle quello che lei gli fu addosso e lo baciò
con tutta la sua passione. Non aveva sospettato una forza
simile in una ragazza più piccola di lui. Per un attimo
si abbandonò, ma poi si tirò indietro disgustato, non
era Scully a baciarlo e lui voleva lei, non sopportava le
labbra di un'altra donna, anche se giovane e carina, e la
sua lingua che entrava in lui, era Scully che sognava, di
cui voleva sentire l'alito, di cui voleva esplorare la
bocca con la lingua ed essere esplorato, sulle cui labbra
voleva posare le sue, con tenerezza, passione, devozione,
amore.
Con un braccio quella specie di furia lo teneva fermo,
con l'altro e la mano era scesa all'altezza del suo
inguine, ed iniziava a premere contro da fuori. Poi gli
tirò giù la cerniera dei pantaloni, infilò dentro la
mano, e attraverso i boxers iniziò a premere sulla
prostata e sulla cappella, per eccitarlo.
Fox Mulder era un uomo giovane, con dei desideri. Ma
anche se una parte del suo corpo lo stava tradendo, non
accettava di condividere il suo piacere con una donna che
non lo amava... Con uno scrollone si liberò di Louise:
"Basta, cosa vuoi?"
"Te", disse lei, umettandosi le labbra e
mettendo in mostra il seno.
"Ma io invece non ti voglio, perché non ti amo...
Non ti offendere, il sesso è meraviglioso, ma solo se
sei in comunione con la persona giusta..."
"Chi, la persona giusta, quella troia della tua
collega? Un'arida donna in carriera, sempre pronta a
fregarti, che in più non ti darà mai un figlio!!!!
Io sono la donna giusta per te!!!"
Fox Mulder si sentì come colpito allo stomaco: lui
accettava le battutine dietro dei colleghi, spettrale e
compagnia bella, accettava ogni offesa ed ogni colpo, ma
non che qualcuno osasse insultare Scully.
"Non sai neanche di cosa parli?", le disse
infuriato, trattenendosi a fatica dallo schiaffeggiarla,
"e non ti devi permettere. Ed ora scusa ma ho da
fare!" ed entrò sbattendo la porta.
Louise urlò nel corridoio:
"Tu sarai mio per sempre, contro tutto e contro
tutti!!!!!" Doveva riutilizzare il piano dell'altra
volta, e se lui non si manifestava degno di lei, avrebbe
fatto la fine di quell'altro.
Capitolo
quarto.
Walter
Skinner entrò nell'obitorio: era stato convocato ad
identificare un cadavere di una donna che aveva in tasca
un appunto su di lui. Emily Brown. La sua Emily Brown,
che non si era mai sposata dopo che si erano lasciati,
tanti anni prima. Era morta, in modo assurdo, crivellata
di colpi. Avrebbe trovato chi l'aveva uccisa, l'avrebbe
trovato. Il medico legale gli fece notare che non c'era
nessun furto: Emily aveva i suoi 200 dollari in tasca e
la sua catenina d'oro a posto. Aveva un altro foglietto,
oltre a quello con il suo nome. Sopra c'era scritto
Louise, un nome semplice.
Skinner uscì in preda ai suoi pensieri, chissà se
Mulder e Scully potevano dargli una mano. Un uomo giovane
gli si avvicinò:
"Mi scusi, io credo di sapere da chi è stata
assassinata quella poveretta!"
"Lei chi è?"
"Patrick Cayard, sono canadese". E Patrick
raccontò tutta la storia, tutta la sua storia. Skinner
lo ascoltò e poi gli disse:
"La troveremo!"
Louise
guardò le corde, il narcotico, il coltello, la frusta e
le sigarette pronte... Sarebbe stato perfetto, bisognava
solo aspettare, solo aspettare. Udì un rumore, lui stava
tornando a casa. Benissimo. Poco dopo sentì uno
scalpicciare sulla scala: si affacciò leggermente, era
la puttana, la puttana venuta da lui, maledetta.
Dana Scully
doveva parlare con il suo collega di cosa era successo ad
Emily Brown. Skinner aveva chiesto una loro mano.
Dovevano dargliela. Era sovrapensiero, e non sentì il
rumore dietro di sé, lo sentì soltanto troppo tardi,
quando l'ago della siringa con il narcotico era già
entrato nel suo collo....
Fox Mulder stava riordinando alcune cose nella sua
cucina, aveva ricevuto la telefonata di Dana e la
aspettava, con piacere, perché per lui lavorare con lei
era sempre stato un piacere... Non sentì il fruscio...
Louise colpì anche lui, iniettandogli il narcotico.
Ottimo: la prima parte era andata.
Dana Scully
emerse dal sonno: cosa era successo? Era legata ad una
sedia, nell'appartamento di Fox, con la mani dietro alla
schiena. Lui era ammanettato ad una poltrona, ed anche
lui si stava svegliando. E in mezzo c'era una ragazza in
guepiere... la conosceva, era Louise, la tecnica di
laboratorio.
"Ben svegliata, puttana!", le disse voltandole
la faccia con una sberla. Scully sentì dolore, ma sentì
ancora più forte il gemito di orrore di Mulder. Si girò
verso Louise:
"Cosa vuoi da noi?"
"Voglio Mulder, voglio il mio uomo, Fox Mulder, non
sarà tuo, pagherai per cosa gli hai fatto!" e le
tirò un pugno nello stomaco.
"Lasciala, ti prego!", la voce di Mulder era
rabbiosa e rotta dal pianto, "non farle male, non
farle male..."
"Ma come, dopo tutto il male che ti ha fatto lei,
non sei contenta che io faccia soffrire questa troia?"
"Lei non mi ha fatto nessun male, nessun male... è
stata la cosa migliore della mia vita..."
"Ah, ti ha stregato, al rogo, come tutte le streghe,
allora!" e avvicinò ai capelli di lei l'accendino
acceso...
"No", urlò Mulder, "non farle del male...."
Senza fiato per il pugno ricevuto, Dana chiese:
"Cosa gli ho fatto di così orribile?"
"So tutto di te troia: ti hanno assegnata a lui
perché lo spiassi e lo squalificassi, perché lo
rovinassi, dì la verità, coraggio!" e la
rischiaffeggiò.
Lei disse:
"Mulder, perdonami, ma all'inizio era così.. Poi ho
cominciato ad apprezzare il suo lavoro, il suo impegno,
lui come persona..."
"Gli hai messo gli occhi addosso, puttana!!! Ma lui
è predestinato a me!!!! Tu lo farai solo soffrire, sei
una schifosa donna in carriera, sterile, buona a nulla..."
"Ora basta!", sbottò Fox Mulder, "è lei
quella di noi due che ha sofferto di più... Per colpa
mia è stata rapita, sottoposta ad esperimenti..."
"Si sarà solo divertita, troia come è!", fece
Louise. Mulder sbottò:
"Tu non sai cosa le possono avere fatto, cosa fanno
a ragazze e donne giovani!" Sapeva che Scully
ricordava poco o niente, ma aveva letto le testimonianze
sotto ipnosi di due giovani che raccontavano di sonde
inserite in ogni orifizio fino ad essere umiliate, di
esperimenti a sfondo sessuale, di dolore e panico. E a
Scully era stato fatto questo, probabilmente.
"E poi non l'ha scelto lei di essere sterile...
Scully sarebbe per quello che ho visto una madre migliore
di tante altre. Ha subito una violenza enorme, ed io sono
il colpevole!!! E poi per colpa mia si è ammalata... e
non meritava tutto questo, non lo meritava...... "
Abbassò il capo.
"Sì che lo meritava!", disse Louise rifacendo
girare il volto di Scully con una sberla e dandole un
calcio in una gamba.
"Non lo meritava perché è la persona migliore che
esiste sulla faccia della Terra. Perché è buona, leale,
coraggiosa. Perché è la mia migliore amica. Perché è
la migliore collega che io possa avere. Perché per
colpire me hanno colpito lei ed io li odio a morte, perché
era me che dovevano rapire se volevano, non lei, non lei,
non lei, e tu ti comporti come quei bastardi, perché me
la stai facendo soffrire, ed io non potrò mai provare
niente per te se non detestarti!!!"
Dana Scully lo guardava: più che il suo dolore fisico,
la faceva star male vedere quanto soffriva Fox Mulder,
vedere le sue lacrime, il suo dolore, la sua anima messa
a nudo. Sapeva che teneva a lei, l'aveva capito, ma
l'intensità di come teneva a lei la spaventava... Purché
si potesse salvare...
Louise fece una smorfia e disse:
"Tanto lei è fredda e cattiva e non ti ama come ti
amo io!"
"Tu non mi ami, perché nel tuo cuore non c'è amore..
Riguardo a lei, cosa importa? Io amo lei", e la sua
voce si incrinò, "amo i suoi occhi, i suoi capelli,
il suo corpo, la sua anima, l'aria che respira, tutto
perché c'è lei. E contro questo mio amore nessuno può
fare niente... E' lei la donna che ho scelto come mia, mi
spiace ma non ci può essere nessun altra".
"Sai che roba!", disse Louise, "l'ha data
a tutti tranne che a te!"
"Non osare!", disse lui, "non osare!"
Dana lo guardava commossa: quell'uomo, lo spettrale
Mulder che l'aveva benvoluta subito quando avrebbe potuto
renderle la vita un inferno, che sorrideva solo a sentire
il suo passo, che le lanciava occhiate piene di... sì,
d'amore attraverso il computer, che rideva con lei,
professionale, amabile, correttissimo... La amava da
impazzire, al punto di accontentarsi di stare in un
angolo...
"Lei non ti avrà mai, ora io mi prenderò te!",
disse Louise e si avvicinò a Mulder iniziando a baciarlo
e a toccarlo.
"Fallo", disse lui, "ma da me avrai solo
irritazione. Vuoi davvero un uomo che non ti ama, e che
riuscirai ad avere solo per un motivo fisiologico?
Prendimi, ma sappi che il mio cuore, la mia anima e la
mia mente sono con Scully e sono suoi.. Ed anche il mio
corpo è suo, sappi che mi eccito pensando a lei e solo a
lei! Quello che farai con me sarà solo una cosa volgare
e senza niente, quello che io farei con lei sarebbe puro
amore e desiderio... Scully, perdonami" aggiunse
alla fine con un filo di voce.
Louise si arrabbiò: prese una frusta ed iniziò a
colpire Mulder sul petto, piano per non rovinare il suo
giocattolo nuovo, ma abbastanza da fargli male, come
meritava.
"Ti strapperò questa troia dalla testa!"
"Mai", disse lui, "mai, io la amerò oltre
ogni posto e persona, oltre ogni tempo..."
"Lascialo in pace", disse Scully, "non
fargli male, non se lo merita..."
"Per quanto male possa fargli io, niente sarebbe
rispetto al male che gli faresti tu..."
"Io lo ammiro come collega, mi piace come persona,
è l'uomo migliore che conosco, ha tutte le qualità che
vorrei avere anch'io... non merita che tu lo faccia
soffrire, ti prego, ascolta cosa ti ha detto, ti prego!"
"Tu non pregherai più nessuno, puttana!" e si
lanciò verso Scully con un coltello in mano....
Patrick
aveva raccontato per l'ennesima volta a Skinner il suo
incontro fugace con Louise:
"Ha preso un autobus diretto a Martha Vineyard, un
posto così..."
"Guardi, è dove abita l'agente Mulder, che
combinazione... A proposito, dovevano essere già qui....."
Patrick di colpo sbiancò: nella sua mente sentiva la
voce di Fred, suo fratello che gli diceva:
"Vai da Mulder, vai da Mulder, è in pericolo!"
"Signor Skinner? Andiamo noi da Mulder!"
Giunsero all'appartamento 42 proprio nel momento preciso
in cui Louise stava per vibrare una stoccata di coltello
sopra la gola di Scully. Skinner le sparò e la fece
cadere, agonizzante. Poi si precipitò a soccorrere i
suoi due agenti. Li slegò e chiamò subito un'ambulanza.
Mulder aveva delle ferite per le frustate superficiali,
Scully era piena di lividi e di graffi. Delicatamente si
presero le mani e si strinsero. Poi con la coda
dell'occhio videro Patrick che puntava la pistola contro
la tempia di Louise agonizzante:
"Non farlo", dissero, "non diventare come
lei!"
"Ha ucciso mio fratello e la sua ragazza, come stava
per fare con voi!"
"E' finita!"
"Santo cielo che succede!" I tre Gunmen erano
entrati nell'appartamento e vedevano gli infermieri che
portavano via Louise sulla lettiga, un giovane in
lacrime, Skinner stravolto che cercava di convincere
Mulder e Scully a farsi dare una curata...
"Caso chiuso!", disse Fox Mulder ai suoi amici.
"Sai volevamo dirti che quei messaggi arrivavano
anche da dentro l'Edgar Hoover..."
"Immagino chi fosse!", fece Mulder, mentre si
avviava verso l'ambulanza.
In ospedale
stavano seduti vicini: arrivò il medico che chiese se
volevano che tirassero il paravento, prima di essere
medicati, ma nessuno dei due lo volle: i loro sentimenti
erano usciti allo scoperto, di cosa dovevano vergognarsi,
ormai...
Mulder guardò mentre Scully si toglieva gli abiti a
brandelli: desiderò poterla coprire di baci, sopra tutte
quelle contusioni che aveva subito. Poi lei si mise un
camice sopra la biancheria intima, e fu lui a spogliarsi..
Sotto i segni e le ferite delle frustate, Scully rimase
colpita dalla forza che emanava il suo corpo... Una
roccia a cui aggrapparsi, ecco cosa era stato... L'aveva
fatta uscire dal coma, l'aveva strappata al cancro,
l'aveva strappata al virus alieno.... Lui... Il suo uomo.
Ora sapeva che nel suo cuore anche lui era suo, ecco
perché gli altri uomini non la interessavano... E per
lui avrebbe saputo vincere tutte le sue paure, i suoi
blocchi, per lui. Gli sorrise.
"E'
morta!", disse il chirurgo a Skinner e Patrick,
"ora dovreste preparare il rapporto per la polizia,
è chiaro che si è trattato di legittima difesa..."
"Mi sento vuoto...", disse Patrick, "forse
ora sono libero, forse no" e gli parve di sentire la
voce di suo fratello che gli diceva: Grazie per averli
salvati...
"Ha una vita da vivere, vada!", disse Skinner,
che poi rivolto a Mulder e Scully disse:
"Perché non state a casa un paio di giorni? E
badate che è un ordine!"
"Va bene..."
"Un consiglio, ora: non isolatevi l'uno dall'altra,
intesi?"
"D'accordo!"
Mulder aprì
la porta della casa di Scully:
"Buona notte!", le disse.
"Tu non entri?"
"Sai il taxi..."
"Ti prego, resta con me, stanotte..."
Non poteva dirle di no: ma i suoi sentimenti erano vivi,
erano stati messi fuori e bruciavano. Andò a pagare il
taxi ed entrò con lei in casa.
"Scully, mi spiace, perdonami..."
"Per cosa?"
"E' tutta colpa mia... Quella pazza per colpa mia ti
voleva ammazzare e ti ha torturata, per colpa mia ti
hanno rapita, te ne hanno fatte di tutti i colori..."
aveva la voce spezzata.
"Non è stata colpa tua.. Tu non sei responsabile
delle azioni negative degli altri, di nessuno..."
"Scully, forse faresti meglio a lasciarmi perdere..."
"E perché, sei la persona migliore che conosco..."
"Io, ti prego, dimentica quello che ho detto prima,
ti prego..." ma poi ebbe appena la forza di
abbracciarla e stringerla a sé.
"Tu mi ami, vero?", fece lei.
"Sì, non sai quanto, ma possiamo dimenticare tutto,
no?"
"Ho bisogno di te, non sai quanto..."
"Tu non hai bisogno di nessuno!"
"Sì, ho bisogno della tua forza, della tua
passione, della tua professionalità, della tua tenerezza...
Non ti ho mai ringraziato di avermi salvato la vita..."
"L'ho fatto per me, perché tu sei la mia vita..."
Si stesero sul letto, ma rimasero per parecchio tempo
abbracciati, vestiti e a cullarsi a vicenda. Poi lui
iniziò a baciarla, e a toglierle i vestiti.. Lei fece
alla stessa maniera, non aveva mai provato quello che
provava allora, questo desiderio di essere una cosa sola
con lui. Mulder non inorridì ma sorrise quando lei
glielo prese in mano ed iniziò a esplorarlo ed
accarezzarlo, e con audacia iniziò a fare lo stesso a
lei, aprendola con le dita. Lei gli sussurrò:
"Scusami, è tanto che non lo faccio più..."
ma poi venne meno sotto le sue carezze.
Infine la penetrò: era stretta per il troppo tempo,
quasi come una ragazzina che lo fa per la prima volta. Ma
non sentì dolore, solo piacere, il piacere di essere
finalmente sua, di donarsi a lui, il piacere che lui
fosse tutto suo. Si lasciò trascinare in mille fantasie
e poi si strinsero l'uno all'altra.
"Cosa facciamo ora?", chiese lei.
"Beh, continueremo ad occuparci dei nostri casi e a
stare insieme, è bellissimo... Nell'immediato visto che
abbiamo ordine di stare a casa, ho alcune cose da
proporti..."
"Mi sa che mi piaceranno..."
Patrick
stava tornando a casa sua: si sentiva bene, come non mai
da anni...
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