NUOVA SPECIE



Buffy aveva sempre creduto che sarebbe stata in grado di tenere lontana Down da Glory, ma in quel momento capiva che aveva troppo sottovalutato la sua antagonista.

Proprio lì a casa sua… pochi giorni dopo il funerale di Joyce.

E vedere Glory adesso, davanti ai suoi occhi… inguainata in un impalpabile vestito di raso azzurro, così delicato e nettamente in contrasto con la cruenza della sua indossatrice, le faceva capire che quella volta l’esito della resa dei conti avrebbe potuto discostarsi dal classico finale.

Xander si trovava accasciato all’angolo, il corpo supino era l’unica cosa che riusciva a scorgere, la testa era nascosta dalla poltrona… ma almeno quello spettacolo le era risparmiato. La chiazza di sangue sul muro dove Glory ce lo aveva sbattuto, letteralmente lanciato come il bastoncino regalato a un cane, non lasciava presagire nulla di buono circa le condizioni del povero Xander.

Willow giaceva svenuta poco più in là. Non era stata toccata dalla forza bruta di Glory, ma dalla sua forza mentale… e questa volta l’incantesimo di teletrasporto non aveva funzionato… e sangue colava copioso dalle narici della ragazza. Accanto a lei Tara, che aveva cercato di collaborare all’incantesimo, tentava di farla rinvenire, piangeva e urlava… e guardava Glory e la figura piccola ed esile che il dio teneva attaccata a sé al centro della stanza con terrore e impotenza.

La Scooby Gang era decimata, letteralmente devastata dalla furia di una Glory che aveva saputo aspettare, giocare, sembrare instabile… per poi fregare tutti con una semplicità da manuale.

Del resto si trattava di un dio… non una creatura elementare e le ci volle ben poco per realizzare come la chiave avesse preso le sembianze di qualcuno, nella fattispecie la piccola e inesistente Down.

Gli attacchi che aveva subito nel soggiorno di casa Summers erano stati per lei come fastidiose mosche che annoiano il pic nic estivo. Aveva reso inoffensivo l’intero gruppo di giovani ammazzavampiri con estrema facilità, avanzando imperterrita sui suoi tacchi a spillo di fattura italiana e scagliandoli letteralmente sulle mura del soggiorno di Buffy, dove erano tutti riuniti a guardare la televisione.

La sorpresa aveva sortito un buon effetto, ma Glory sapeva che anche se avesse subito l’attacco di tutti contemporaneamente sarebbe continuato ad essere un gioco da ragazzi.

Troppa era la sua gioia… e quando un dio gioisce tutti devono partecipare.

In questo momento stava al centro del soggiorno e con una mano teneva stretta Down che ansimava e singhiozzava allo stesso tempo, disperata… perché se lei stessa era la chiave… doveva anche essere potente.

Ma in quel momento non poteva nulla se non assistere alla carneficina che la circondava, sentire autentico dolore sul suo corpo umano per le unghie laccate di Glory affondate nel collo che la tenevano ferma e bloccata, con lo sguardo fisso sulla sorella Buffy pochi metri avanti a lei.

E anche Buffy non era stata risparmiata e se anche aveva resistito più degli altri, in questo momento si trovava a terra con una clavicola lussata e il braccio in una posizione innaturale e un femore fratturato. Appallottolata per terra, col braccio sano afferrò il tappeto sul quale si stagliava la piacevole figura di Glory, cercando di tirarlo verso di se.

Glory, tenendo sempre Down come un gattino, avanzò e gli piantò il tacco della scarpa nella mano.

Il dolore fu lancinante e l’urlo che l’accompagnò buttò ancora di più Down nello sconforto.

“Buona lì”, disse Glory agitando il piede come se stesse spegnendo una sigaretta anziché infilzando la mano della Cacciatrice. “Ancora ti muovi? Ma voi umani… non sapete proprio quando è l’ora di starsene buoni buoni e accettare … il divenire degli eventi”… e poi guardando fisso negli occhi una Down tremante: “Vale anche per te piccina… e ti assicuro che non sarò poi tanto clemente. La volta scorsa mi hai preso in giro… e visto che cosa hai combinato?”, indicando il campo di battaglia che le circondava, “Avresti fatto meglio a dirmi subito chi era la chiave. Eh, si!”

Glory affondò ancora di più le unghie nel collo della piccola, infilzando contemporaneamente le due sorelle inesistenti, legate da un amore reale.

Down urlò e Buffy immobilizzata si trovò a pregare che tutto finisse presto, che tutto si esaurisse, che morissero tutti.

Questa volta era finita così, non si poteva sempre vincere. Il dolore che provava era così forte che sognò che con lei il mondo intero esplodesse, cosa che sicuramente sarebbe successa visto che Glory aveva ora la sua chiave.

Come avrebbe voluto avere Angel al suo fianco. Sapeva che questa volta davvero non lo avrebbe più rivisto.

Per qualche secondo sperò che Glory rinsavisse, che Ben riaffiorasse per porre fine a tutto quel sangue… ma come se il dio avesse letto il suo pensiero, e probabilmente lo aveva fatto, Glory si allargò in uno stupendo sorriso che illuminò il suo volto perfetto: “Ma BEN è qui con me… ed è…”, trasformazione di Glory in Ben, “… d’accordo!”

Buffy sentì entrambe le componenti del dio ridere e per l’ennesima volta si rese conto che la sconfitta andava accettata… che era finalmente arrivato il tempo di morire.

Chiuse gli occhi e aspettò, ma attraverso il nero delle palpebre vedeva riflessi come in una immagine in negativo le sagome di tutti i suoi amici, che probabilmente aveva condotto alla morte, che le erano stati accanto.


Cominciò a piangere… sussurrando la richiesta di perdono a tutti loro… e a Down… e Giles… e a sua madre…

Glory e Ben ridevano, alternando le loro sembianze come in una staffetta… ma tra le risate a Buffy sembrò di scorgere un suono diverso, come di pugni picchiati alle finestre, ai muri esterni della casa, alla porta di ingresso.

“Aspettavi qualcuno?”, chiese Glory sorniona.

Buffy aprì gli occhi e girandosi con sforzo verso le finestre vide stagliata nel nero della notte la sagoma di Spike che martellava i vetri, lo scorse poi correre verso la porta lo sentì tempestarla di pugni… e poi ancora verso la finestra.

Sembrava impazzito e urlava, qualche cosa… lo vide rompere la finestra e un odore di notte invase la stanza, facendole stranamente pensare che le dispiaceva non morire alla luce del sole… ma del resto la notte era diventato il centro della sua esistenza da troppo tempo ormai, per potersene finalmente distaccare.

Con gli occhi chiusi, Buffy ormai non sentiva altro che il lancinante pulsare delle ferite e delle fratture riportate, con il viso poggiato sul pavimento cercò di parlare ma la bocca sporca di sangue e di saliva faceva uscire dei singulti a tratti incomprensibili.

“Spike, brutto stronzo… che cavolo aspetti a entrare invece di fare tutto questo casino e sfasciarmi le finestre?… che aspetti?…”, e poi, realizzando: “… Ah… certo che non puoi… entra Spike… entra… questo è un invito…”

“Molla la bambina, puttana!”, Spike colse subito l’invito e in una sola frazione di secondo lo schermo invisibile che gli precludeva l’accesso alla casa si sciolse.

Il vampiro entrò e l’immagine che gli si presentò di fronte riuscì a buttarlo nello sconforto.

Aveva tanto sognato, un tempo, di ridurre la Scooby Gang all’inattività, ma nemmeno nei suoi pensieri più malvagi si era dipinto una scena di quelle proporzioni.

I corpi di Willow, Xander, Giles, Anya erano rannicchiati ai quattro angoli della stanza come batuffoli di polvere dimenticati da una massaia poco attenta… e il suo senso di vampiro rendeva l’odore del sangue sparso così penetrante che dovette combattere con se stesso per impedirsi di pensare a dissetarsi.

E Buffy si trovava ai piedi di Glory, la sua mano infilzata da un tacco del dio come la mano di Nostro Signore, il braccio piegato in una posizione impossibile.

Tutto era sbagliato e a troneggiare su tanto dolore c’era Glory che teneva per il collo Down.

La bambina, per non essere una creatura vivente, addirittura esistente, aveva dipinta in volto una consapevolezza fin troppo umana per quello che era successo e quello che sarebbe successo di lì a poco. Era veramente arrivata la fine e il suo sangue sarebbe stato versato direttamente nella serratura… e buonanotte a tutto il mondo.

Spike si precipitò su Glory, il dio col volto di bambina capricciosa e il corpo di donna bellissima, che parve decisamente infastidita da questa nuova intrusione.

Durante la corsa, il volto di Spike si trasfigurò rivelando per l’ennesima volta la sua natura, la fronte si abbassò e gli occhi ingiallirono e le mascelle si allargarono in un urlo disperato rivelando le zanne appuntite da cannibale.

Glory, per nulla scomposta, allontanò Down facendola precipitare sulla poltrona: “Aspettami lì, piccina… torno subito.”… e poi, calciando via la mano infilzata di Buffy: “E pure tu… anche se mi sa che con te ho finito.”

La foga di Spike venne subito sedata da un autentico schiaffo di Glory. Il dio si muoveva con la grazia di una ballerina, e le sue mosse leggere, quasi infastidite, nascondevano una potenza inaudita. Spike si trovò a rotolare in fondo alla stanza, vicino al corpo esanime di Anya.

La bella demone umana riportava un profondo graffio sul viso e la sua mano destra era torta in un modo tutto sbagliato. Spike sentiva che era ancora viva e che era solo svenuta a causa del forte trauma.

Povero demone sfortunato, condannata ad essere umana… eppure in questa nuova condizione aveva trovato la felicità.

Gli occhi di Spike passarono da Anya a Xander poco più in là. Non credeva che il ragazzo potesse contenere tanto sangue.

Il suo sguardo cadde quindi sul volto pallido di Willow, le lacrime di Tara, gli occhi chiusi di Giles… e i suoi occhiali poco distanti tutti ritorti… Down ormai come catatonica… la sua Cacciatrice svenuta col viso affondato nel tappeto.

No, questo era troppo.

Non gli importava se lo odiavano tutti, quei ragazzi erano stati la sua famiglia da quando era tornato da Los Angeles dove aveva vissuto il suo ennesimo fallimento con Drusilla…

Quei ragazzi lo avevano allontanato e fatto sentire tremendamente solo… ma quei ragazzi c’erano e se anche con modi poco ortodossi, andavano da lui quando avevano bisogno…

No, non poteva finire così… se morivano loro, allora voleva morire anche lui. Mai più solo… mai più.

Mentre cercava di rialzarsi fu coperto dall’ombra di Glory.

La sua forma sinuosa gli si era piazzata di fronte e la sua dolce bocca si produsse in una grande risata quando il tentativo del vampiro di rialzarsi fallì miseramente facendolo precipitare nuovamente nell’angolo.

“Cosa può ucciderti… Glory?… Dimmelo”, sussurrò spike

“Nulla… vampiro. Nulla.”

“E quando userai la chiave… cosa succederà? Finirà il mondo?”

“Mhmm… non saprei?… di sicuro inizierà il mio”, Glory sembrava una bambina impaziente la notte di Natale.

“Ci sarà posto per me?”

Poco distante Buffy, che alternava attimi di lucidità a minuti di perdita di conoscenza, ma che stava comunque ascoltando, sembrò dire con gran fatica: “Sempre il solito figlio di puttana, Spike…”

“Ti amano tutti, eh?”, fece Glory

“Diciamo che non godo di un’ottima fama”, Spike allungò una mano verso Glory per essere aiutato ad alzarsi.

“Non ce n’è bisogno”, disse Glory rivolta alla mano tesa di Spike.

In quello stesso momento il vampiro si sentì praticamente sollevare e rimettere in piedi da una forza simile a un vento molto forte.

“Non ho bisogno di te, vampiro… mi annoia la tua sola presenza. Dai vieni qui che ti ammazzo.”

Glory non si discostava poi tanto da tutte le creature, umane e non, e anche lei aveva ogni tanto un certo appetito… solo che la fame non generava in lei semplici spasmi di stomaco. Lei rischiava la pazzia ogni volta… e non è che da sazia fosse comunque tanto normale. Il cervello di vampiro doveva essere una prelibatezza… e poi sarebbe stato simpatico vedere un vampiro potente come Spike girare per le strade della sua nuova Sunnydale completamente privo di senno.

Forse lo avrebbe risparmiato: un villaggio non può fare a meno del suo scemo.

Glory allungò le sue mani verso le tempie di Spike… e il vampiro sentì il suo cervello pulsare, farsi più grande.

Questa sarebbe stata quindi la sua fine? Non sarebbe neppure morto? Sarebbe semplicemente impazzito?

Non gli sembrava ci potesse essere un finale peggiore per lui e cercò con tutte le forze di ostacolare l’avanzata del dio.

Ma la forza ipnotica di Glory gli precludeva ogni movimento. Guardò impotente le dita del dio avvicinarsi al suo viso e provò un forte dolore nel sentirle penetrare carne e cranio e cervello.

L’urlo di Spike fu lancinante e le ultime cose che vide con gli occhi del savio fu il volto di Down che poco lontano scuoteva la testa come per allontanare tanto dolore, con gli occhi che colavano lacrime inarrestabili.

Poi più niente… sentì la sua mente svuotata di tutto… come se non avesse mai contenuto nulla… come se i pensieri fossero ora solo immagini e parole messe in fila senza nessun significato.

Il suo volto tornò normale, le zanne rientrarono nelle gengive e gli occhi tornarono neri. Il viso assunse un’espressione ebete nettamente in contrasto con il suo vecchio atteggiamento.

Crollò seduto. Lo sguardo fisso in avanti. Della sottile e lucida saliva cominciò a filtrargli ai lati della bocca.

Glory era visibilmente soddisfatta, si pulì le mani sulla morbido e fresco raso azzurra del vestito, si girò con uno scatto da top model verso Down, allargò le braccia e con una risata cristallina disse: “Eccomi qui, piccola. Adesso ti tocca!”

“Risparmiami, Glory… ridammi tutto quello che avevo… ridammi la mia famiglia…”, disse Down tra le lacrime.

Glory si avvicinò lentamente e il suo viso assunse l’aria della comprensione: “Povera piccina… ti eri già affezionata?” e poi, indicando alla ragazza il campo di battaglia che si era lasciata alle spalle, aggiunse: “Non vedi che non hai più nulla… sei sola… hai solo me”, e aumentando ancora l’intensità del suo sorriso: “Non sei contenta?”

“No…”, fece Down con gli occhi fissi in quelli di Glory… stava subendo anche lei, fatta di pura energia, la forza psichica del dio… ma scorse comunque qualche cosa che stava cambiano nel paesaggio alle spalle di Glory… un movimento dietro le sue spalle.

Spike si era alzato in piedi e guardava fisso la nuca del dio. Si pulì la bava dalla bocca con la manica dello spolverino di pelle nera e a quel passaggio il volto umano si trasfigurò di nuovo in quello del ben noto e famelico vampiro.

Mentre Glory parlava con Down, Spike fece cenno alla bambina di tacere, poggiando il suo dito indice sulla bocca deformata. Cominciò a muoversi lentamente verso Glory e passando vicino Buffy sentì la Cacciatrice sfiorargli l’orlo dei pantaloni. Spostò lo sguardo verso la sua nemica di sempre e vide che aveva aperto gli occhi e con un malcelato sforzo lo stava fissando con sguardo implorante.

Col volto del mostro, Spike sembrò cercare di rassicurarla… ma il volto da vampiro non è mai molto calmante.

Spike riprese a fissare la nuca di Glory. Avanzò.

Il dio continuava a parlare, sproloquiava come sempre… ma non si era accorto di lui. Down stava collaborando e, come se una silenziosa intesa fosse stata stipulata, evitava di guardare il vampiro per non farsi accorgere da Glory.

Spike era ormai a un passo, pochi centimetri… e con uno scatto improvviso afferrò le spalle di Glory.

Subito avvicinò le sue fauci all’orecchio del dio sorpreso e le sussurrò: “Non lo sai che ho un microchip nel cervello?… Non lo sai?”

Con lo scatto del predatore affondò subito le sue zanne nel collo di Glory. La pelle candida e profumata si lacerò subito, senza opporre alcuna resistenza. Ai primi schizzi di sangue avvertiti in bocca, Spike cominciò a succhiare riempiendosi la gola.

Non aveva un buon sapore, era la cosa più strana che avesse ingerito in tutta la sua non vita… ma per quanto sgradevole continuò a cibarsene, la sua pelle solitamente fredda e pallida acquistò colore e calore.

Bevve e bevve… mentre sentiva il dio dimenarsi e urlare, più che per il dolore per la sorpresa. Glory si trasformò in Ben… e poi ancora in Glory rendendo le urla ancora più grottesche.

Spike avvertì la sofferenza del dio… e continuò a succhiare. Ora sapeva che lo avrebbe ucciso così, l’avrebbe dissanguato… e per quanto fosse una divinità aveva pur sempre, in quella dimensione, le sembianze umane.

Non poteva non morire… e Spike ne aveva uccisi di umani, eccome.

Dal canto suo Glory non riusciva ancora a realizzare cosa fosse accaduto. Era lì che parlava con la sua Chiave, era troppo felice per averla ormai in mano e così impaziente di girarla nella serratura che alla fine aveva abbassato la guardia.

Non aveva mai provato dolore, e anche le scaramucce avute con la Cacciatrice non le avevano mai causato del vero male fisico. Ma ora, quella voce rapida al suo orecchio che faceva riferimento a un microchip, il repentino affondo di chiodi nel suo collo… questo si che le stava facendo del male. Era d’accordo anche Ben che piombò fuori in un urlo assordante, poi tornò alla ribalta lei… ma al dolore cominciava a sostituirsi un senso di vuoto e di freddo che le partiva dalla punta dei piedi e delle mani per poi proseguire in tutti gli arti.

Il tessuto leggero che indossava non riusciva a darle calore… e piano piano sentì nelle tempie il martellare di quella cosa che aveva sempre avuto ma del quale aveva sempre disconosciuto l’utilità.

A che le serviva un cuore? Lei era un dio. Ma il muscolo fatto di carne cominciò a pompare più forte, spruzzando nelle arterie e nelle vene il sangue che ancora le era rimasto…sempre più velocemente. Come era fastidioso per un dio sottostare al metabolismo umano. Continuò ancora per qualche interminabile secondo.

Il vampiro stava succhiando con una velocità e una voracità inaudita e ben presto il cuore non ebbe più sangue da mandare in circolo, le vene si chiusero per la troppa pressione che si era venuta a creare e finalmente il cuore si fermò.

Ormai c’era solo silenzio, le urla di Glory erano solo una eco lontana. La notte non regalava nessun rumore, non una macchina passava lungo la strada… solo qualche breve scarica dal televisore frantumato…

Spike sentì il corpo di Glory farsi più pesante, vittima della forza di gravità, lo lasciò cadere a terra, con uno strusciante rumore di raso.

Glory era bella, ancora più bella da morta… e il suo viso di porcellana era simile a quello di una Madonna. I suoi occhi ora erano chiusi e con essi era sparito ogni segnale di pazzia.

Spike indietreggio… e rimase in piedi di fronte a Down, le fauci imbrattate di sangue rosso vivo e ancora sangue gli era colato sul collo e sulla maglietta.

“Spike?!”, fece Down… accennando ad avvicinarsi. La bambina aveva ora più visibili sul collo le ecchimosi che si andavano disegnando dove poco prima erano strette le dita di Glory.

“Buffy…?”, rispose di rimando il vampiro, girandosi verso la Cacciatrice che ora aveva gli occhi semiaperti e cercava di parlare. Ne uscì solo della tosse cavernosa per niente rincuorante e qualche spruzzo di sangue… probabilmente aveva anche delle costole fratturate che le avevano graffiato i polmoni.

Poi Spike, voltandosi verso Tara: “Chiama qualcuno… fai in fretta… ti prego…”

Tara parve finalmente riprendersi, spostò la testa di Willow dalle sue gambe ad un cuscino poco vicino e corse fuori dalla porta… verso la casa dei vicini…

Spike sentì lentamente il suo volto ritornare quello di William il poeta… si sentiva confuso… si sentiva strano… e quando la parola “avvelenato” invase il suo cervello rimasto sano all’attacco di Glory, realizzò che in fondo quella notte un sacrificio era stato consumato.

D’un tratto sentì come un fendente di coltello trapassargli le tempie da parte a parte.

Che gli stava succedendo? Perché tanto dolore?

Urlò come un animale trafitto e alla sua voce umana si mischiò il ruggito del vampiro… alcuni vetri si infransero. Sangue vivo cominciò a colargli dalle narici, dalle orecchie e dagli occhi. Tutto si dipinse di rosso, come attraversato da una sottile tenda.

Alle urla di Spike, Down gli si fece più vicino: “Spike, Oddio… Spike… che ti succede…”

“Va via!”, fu capace di urlare Spike, “Va via… sto morendo ancora!”, Spike si portò le mani alle tempie, cercando di fermare l’emorragia, tutto rosso… vedeva tutto rosso e di lì a poco sarebbe diventato nero.

“Spike?!”, Buffy si era ripresa, ormai… ma sempre in quella posizione riversa, incapace di fare alcun movimento.

Spike si girò verso la sua cacciatrice, gli occhi annebbiati dal sangue cercarono la sagoma della ragazza, “Oh… Buffy… Buffy…”

Spike corse fuori dalla casa, attraversò la porta come una folata di vento e l’ultima cosa che vide Down di lui fu l’aristocratico svolazzare del suo impermeabile di pelle nera confondersi con il nero della notte.



L’estate eterna della California, sembrava quella mattina più clemente. Una bella giornata di primavera faceva odorare l’aria di vita e di tranquillità.

Dalla finestra della sua camera in ospedale, Buffy notava il lento e pigro passeggiare della gente nel giardino. Sul laghetto artificiale dei bambini stavano gareggiando con dei bellissimi modelli di barchette a vela… e notò con un sorriso che i telecomandi li tenevano in mano i padri orgogliosi, mentre i piccoli zampettavano loro intorno implorandoli di farli provare a pilotare.

Aveva preparato la sua roba… era stata lì per diverse settimane, ma ora stava bene.

La clavicola era tornata a posto, qualche problema in più lo aveva avuto con il femore, al quale avevano dovuto impiantare dei chiodi chirurgici… ma ora riusciva a camminare senza troppo sforzo.

Di lì a qualche mese avrebbe ricominciato una vita normale, le avevano assicurato i dottori.

Una solitaria lacrima le percorse una guancia. Una vita normale, si… per loro avrebbe potuto tornare a correre e a fare Jogging nel parco…

Ma sarebbe mai tornata ad essere in grado di combattere. Era ancora giovane… ma per un attimo si spaventò per il fatto che non avrebbe potuto più essere la Cacciatrice.

E pensare che aveva, in fondo, sempre odiato quel ruolo… e ora che con tutta probabilità ne sarebbe stata privata, sentiva che nella vita non avrebbe potuto fare altro… se non cacciare.

Chiuse le ultime cose nel borsone che aveva finito di preparare, quando sentì bussare alla porta.

Si asciugò in fretta la lacrima e si stampò in faccia un sorriso beato. Si sedette sul letto.

“Avanti”, disse

La lenta processione cominciò. Prima tra tutte Willow, con Tara poco distante.

Quelle due ragazze… Willow… quanto l’amava. La sua migliore amica fu la prima a riprendersi. Se Glory era un dio, Willow era ormai una strega potente, ancora un po’ pasticciona, ma decisamente all’altezza. I capelli rossi incorniciavano il suo bel volto simpatico.

Dietro a loro, avanzarono Xander, con il capo ancora fasciato, e Anya. Il suo graffio si era rimarginato, ma probabilmente ne avrebbe portato per sempre un lievissimo segno. La mano era ancora fasciata. Entrambi scortavano la piccola Down, col suo musetto lentigginoso e i lunghissimi capelli lasciati sciolti sulle spalle. Sentiva di amare Down come se fosse sempre esistita… per lei era sempre esistita.

Ultimo del gruppetto era Giles, ancora un po’ acciaccato ma con sul naso una nuova montatura di occhiali, decisamente trendy. Sicuramente gliela aveva scelta Down.

Il cuore di Buffy sarebbe scoppiato da un momento all’altro. In quelle settimane li aveva visti un po’ alla volta… non le era consentito di ricevere troppe visite, e poi anche gli altri dovevano rimettere insieme i loro pezzi.

Ma adesso erano tutti insieme, tutti lì di fronte a lei e si rammaricò di non avere braccia abbastanza grandi per riunirli tutti in un solo abbraccio.

Fu Xander a rompere il ghiaccio: “Non sono Boris Karloff… Le bende me le tolgono la settimana prossima”

“Lo so che non sei la mummia”, fece Buffy, e poi, sentendo ancora le lacrime spingerle da sotto le palpebre, “Coraggio, venitemi ad abbracciare, tutti quanti!”

Non se lo fecero ripetere due volte e piombarono tutti sul letto. Presero tutti a parlare contemporaneamente, a ridere… a raccontarsi di tutto. Buffy li ascoltava e sentiva che nella vita era stata fortunata, anche se aveva perso la madre, ad essere circondata da tanto affetto.

Non sapeva se poteva effettivamente meritarlo, molte volte era stata sgradevole con tutti loro… ma sentiva che se c’è un sentimento che da sempre si accompagna all’amicizia, quello è la comprensione.

Quanto amore aveva dentro… le si era accumulato in quei giorni di degenza… e sentiva il bisogno di cominciare a farlo uscire prima che la caldaia del suo cuore cominciasse a fischiare.

Ma allo stesso tempo buttò nuovamente uno sguardo fuori dalla finestra, e si chiese come mai in quelle settimane dietro quei vetri non era apparso il volto da gatto di Spike, a chiederle il permesso di entrare.

Buffy guardò interrogativa il signor Giles, e il professore sembrò interpretare il suo interrogativo.

“Non abbiamo più sue notizie da quella notte, Buffy”, fece Rupert, “Francamente non so cosa pensare.”

“E’ molto probabile che sia morto”, aggiunse Down, “Sono state le ultime cose che mi ha detto prima di scappare… le hai sentite anche tu… ha detto che stava per morire, ancora…”

Buffy si immaginò l’ultima corsa di Spike nella notte, chissà verso quale meta… chissà se era stato in grado di raggiungerla o se la luce del sole del mattino successivo aveva ridotto in cenere un corpo già morto.

Aveva salvato tutti quanti loro, questo era innegabile… e Buffy si sentì invadere dallo sconforto al pensiero che alla fine fosse morto da solo… proprio come sua madre.




La vita riprese in modo regolare e anche Sunnydale sembrava tranquilla. La bocca dell’inferno aveva apparentemente smesso di ruttare fuori tutte le sue creature.

Buffy aveva ripreso ad allenarsi, molto cautamente le prime settimane, ma adesso era sicura di avere riacquistato parte della scioltezza che le era caratteristica.

Non sapeva quando sarebbe stata pronta per un nuovo scontro e in cuor suo sperava che quella calma apparente sarebbe durata ancora a lungo.

Nel frattempo era anche consapevole che si sarebbe ristabilita totalmente e a suo tempo avrebbe ricominciato seriamente a vigilare sulla città.

I ragazzi pattugliavano comunque la zona del cimitero al suo posto. Non li soffocava più con le solite raccomandazioni. Si, lei era la Cacciatrice, ma finalmente aveva compreso che da sola senza il supporto della Scooby Gang e del topo di biblioteca Giles non sarebbe mai durata parecchio.

Era ormai ora di pranzo, ripose gli attrezzi da combattimento nella solita cassapanca, si fece una doccia per togliersi via il sudore e si vestì di cotone leggero. Aveva fame e optò per una insalata.

Strada facendo, ben consapevole, non si diresse verso il fast food ma puntò dritta verso il cimitero.

Se lo era ripromesso diverse volte di andare lì, ma lo aveva sempre evitato… ma quella mattina sapeva che non poteva indugiare oltre.

Il cimitero era molto differente di giorno, sempre un luogo di pianto e di morte, ma con tutto quel verde e il sole, gli alberi che di notte sembravano scheletri con braccia protese non erano altro che semplice natura. Tutto un altro effetto.

C’era della gente tra i viottoli, quindi quando entrò in quella che era la vecchia cripta di Spike, fece in modo che nessuno si accorgesse di lei.

Il fresco umido le fece provare una sensazione di benessere, mentre scendeva quei gradini ormai così familiari.

Dalle bocche di lupo entrava un luce molto fioca… e dalle finestre a raso terra non entrava praticamente il giorno, per quanto erano sporche e dimenticate.

Rimase per un po’ ferma al centro della stanza, cercando di captare del rumore… qualche segno di presenza umana o non, ma tutto taceva.

Quella casa era disabitata. Ora lo sentiva. Ed era tutto così doloroso: la poltrona con le molle che saltavano fuori dal rivestimento e il televisore in cui il caro Bubu non si perdeva una puntata di Passioni.

Si sedette per terra e cominciò a fissare il sepolcro.



Non si accorse che erano passate diverse ore, ma il sole era ancora alto fuori. Saranno state le tre del pomeriggio. Si alzò e si sgranchì la schiena. Diede un’ultima occhiata alla casa di Spike, accarezzò lievemente la poltrona e si diresse verso la porta.

“Non te ne andare, per favore”, una voce come un sussurro l’avvolse.

“Spike… dove eri?”, Buffy si girò di scatto verso un angolo della cripta da cui gli era sembrato provenisse la voce.

“Ero qui”

“No… non c’eri…”

“Si, Cacciatrice… ero qui… vicino a te.”

“Fatti vedere”

Da un angolo particolarmente buio emerse Spike, ossigenato di fresco, vestito impeccabilmente di nero. Il volto da angelo serafico e sornione allo stesso tempo.

“Credevo fossi morto”, disse Buffy con il cuore stranamente gonfio di sollievo. Provava disagio nel sentire questi sentimenti per Spike.

Dal canto suo Spike rimase in silenzio, fissandola.

“Credevo… non lo so… forse speravo che non fossi morto”, si vide costretta ad aggiungere Buffy.

“Sono morto, Buffy… eccome… e non puoi immaginare che agonia ho avuto…”

“Cosa ti è successo?”

“Vorrei tanto risponderti… ma solo ora sto prendendo coscienza di ciò che realmente mi è accaduto… solo ora sto imparando…”

Buffy guardò il vampiro con occhi interrogativi.

“Perché sei venuta?”, le chiese senza un’ombra di aspettativa.

“Eravamo… ero preoccupata. Non ti abbiamo più visto ronzarci intorno. Non sapevo cosa pensare. Mi sentivo…”

“…Dispiaciuta?”

“Credevo fossi morto… e non ne oro contenta. Ci hai salvati tutti. Ti dovevo almeno un grazie”, finì alla svelta Buffy.

“Troppo magnanima, Cacciatrice”, Spike sentiva che stavano ricominciando a beccarsi. Gli mancavano quei momenti, ma ormai dalla notte in cui uccise Glory… in cui il veleno del sangue infetto del dio aveva cominciato a sortire i suoi effetti, provò con dispiacere che anche il suo sentimento verso Buffy lo stava vedendo sempre più distaccato. Ma c’era ancora… e ci sarebbe sempre stato.

Buffy gli si fece più vicina. Possibile che Spike fosse stato in quella cripta per tutte quelle ore senza che lei se ne accorgesse? Era abituata a sentire la presenza di Spike, era abituata a sentire cose che la gente normale non era in grado di captare… e invece questa volta… niente.

Aveva veramente creduto che fosse morto, che avesse subito una lunga agonia in solitudine. Lo vedeva contorcersi sul suo sepolcro e urlare e piangere senza che nessuno potesse lenire il suo patire. Forse era la fine giusta per un assassino che aveva ridotto ancor peggio le sue centinaia di vittime… ma sapeva che ormai questo ragionamento per Spike non valeva più.

La redenzione esiste, e quel vampiro di fronte a lei stava costruendo da solo la sua anima, da diverso tempo ormai, senza che microchip o maledizioni gitane ci avessero messo di loro.

“Dopo che ho ucciso Glory, subito dopo che ho invaso il mio corpo col suo sangue… è successo qualche cosa”, riprese Spike fissando Buffy negli occhi: “E’ cominciato qualche cosa. Veleno. Ho ingerito il peggior veleno che mai nessun chimico sarebbe in grado di sintetizzare. Non puoi capire quello che ho provato. La gioia di aver salvato tua sorella… perché di autentica gioia si è trattato, mio impossibile amore… è stata subito soffocata da zoccoli di cavallo che hanno preso a galoppare nel mio cervello.

“Non puoi capire Buffy… non hai mai saputo cosa significa morire… e io l’ho provato diverse volte. La prima volta consapevolmente… Non fu bello e lo feci solo per il risultato finale… per diventare vampiro. Ma questa volta… è stato ancora peggiore… perché se prima conquistavo un nuovo mondo, questa volta morire significava perdere te.”


Buffy si sentì come sempre a disagio nel sentirlo parlare così, nel sentirlo manifestare il suo amore con tutta questa semplicità e purezza. Si chiese perché lei, la cacciatrice, non riusciva ad amarlo come invece era riuscita ad amare Angel?

Sentiva di avere molte più cose in comune con Spike, eppure non riusciva a vedersi nell’atto di toccarlo, sfiorarlo, baciarlo… o semplicemente piangere per lui, come aveva fatto per Angel.

Pensò che tutto questo era ingiusto… e per un attimo arrivò alla conclusione che forse era lei a non essere degna di Spike, e non il contrario.

“Quando ho capito che il sangue di Glory mi avrebbe portato alla morte sono corso qui, nella mia casa. I pensieri mi si accavallavano velocemente e crudi. Ho rivisto me da umano e ho rivissuto le continue umiliazioni che quella condizione mi causava. Io che non volevo altro se non che qualcuno mi amasse. Patetico. Ho rivissuto tutta quella sofferenza, steso nel mio sepolcro, urlando al nulla e graffiando le pareti di pietra… e come il mio passato di uomo ho rivissuto anche tutta la mia vita di vampiro con la consapevolezza degli orrori che ho perpetrato per anni e anni… ma la cosa che mi faceva più male era la convinzione che avevo all’epoca di essere felice”, Spike si prese una breve pausa, sospirando: “Non ci arriverai mai, Buffy… e da solo nel mio sarcofago alla fine ho chiuso gli occhi… e sono morto. Non sentivo più nulla. Forse era la pace.

“Non so quanto è durata questa sensazione… ma resta il fatto che ero morto e il mio ultimo pensiero sei stata tu, Cacciatrice… e il rammarico di non essere riuscito ad avere una seconda possibilità.”

Buffy sentiva di dover dire qualche cosa, come sempre doveva mettere un freno agli sproloqui del vampiro, aggiungendone di propri… ma questa volta non le veniva in mente nulla… ed essere sarcastica non sarebbe servito a nulla. Lasciò continuare il vampiro.

“Poi come ho chiuso gli occhi li ho riaperti perché ero stato risvegliato da un rumore strano. Un battere ritmico che riempiva il buio del mio sepolcro… lo sentivo tutto intorno a me, lento e costante… presente… come se qualcuno stesse bussando nella pietra e mi richiamasse in vita. Ci ho messo alcuni minuti per capire che quel rumore era causato dal mio cuore.”

Spike sottolineò quell’ultima parola portandosi la mano al petto. I suoi occhi erano gonfi e brillavano di una luce viva… che mise Buffy a disagio. Il ragazzo le si avvicinò ulteriormente.

Ora erano faccia a faccia… e da così vicino Spike prese la mano della cacciatrice nella sua e se la portò all’altezza del cuore.

Buffy l’appoggiò sul suo petto con riluttanza… quando sul suo viso si dipinse autentico stupore.

Sentiva pulsare sotto il suo palmo. Sentiva chiaramente calore provenire dal corpo del vampiro… e il suo cuore batteva ritmicamente sotto la sua mano. L’allontanò subito come se sotto la mano avesse addirittura la bocca dell’Inferno.

Spike sorrise a quel gesto: “Ti capisco benissimo, è stata la mia stessa reazione. Riesci a capire cosa ho provato io? Dopo più di cento anni a sentirlo battere ancora… e ancora?”

Buffy credeva di capire: “Sei tornato umano…?”

Spike non rispose. Si avvicinò invece alla finestra nera di sporcizia e ragnatele. Con un dito strofinò via un po’ di sporco disegnando un circoletto di luce sul vetro. Subito da quella chiazza di pulito filtrò un raggio di sole, come un laser fantascientifico. La luce disegnò a sua volta, attraversando l’aria polverosa, un largo cerchio luminoso sulla maglietta di Spike.

Buffy si aspettò di vedere salire del fumo da quella proiezione, di vedere Spike ululare per il dolore e correre a rintanarsi nell’ombra. Invece nulla. Spike se ne stava lì come se niente fosse accaduto.

“Non mi fa alcun male, Buffy”, disse Spike calmo, “Non mi sento bruciare… provo solo un piacevole calore… come quando ero umano”

“Sei umano?”, ripeté Buffy, ora tremando visibilmente. Perché una cosa simile non era accaduta ad Angel?

“Mi chiedi se sono umano?”, all’improvviso Spike, come se avesse colto il riferimento a Angel, sembrò arrabbiarsi, “… Se sono umano!?!”. Spike come colto da un raptus cominciò a passare le mani sul vetro sporco, lo strofinò letteralmente aprendo larghi spazi alla luce che prese ad inondare il sepolcro con potenti raggi, esaltando la danza dei granelli di polvere intorno a lui. Infine con un deciso fendente spezzo i vetri che andarono a crollare ai suoi piedi.

“Non sono umano, Buffy”, Spike si girò e Buffy lo vide immerso nella luce, con la pelle più pallida del solito… e il volto trasfigurato in quello del vampiro.

La cacciatrice non aveva mai provato vero ribrezzo di fronte a quelle creature, certo ai primi scontri il loro volto deformato la lasciava sconcertata… ma per lei erano solo prede.

Ma quella volta il vedere il volto da vampiro di Spike bagnato dal sole, vederlo rimanere impassibile e trasfigurato le dava una sensazione sbagliata.

Non era umano, ma poteva sopravvivere alla luce del giorno, non era più un vampiro ma le zanne aguzze e il volto più simile a quello di un pipistrello che a quello di un uomo non potevano che appartenere ad una creatura della notte.

Spike si accorse dello sconcerto di Buffy e capì di avere esagerato, di essersi fatto prendere troppo la mano… ma del resto la lenta consapevolezza della sua nuova forma che si era fatta avanti nelle settimane passate lo aveva atterrito a sua volta.

Spike si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Si diresse verso il sepolcro e si sedette: “Non avere paura di me, Buffy… ti prego. Ho vegliato su di te per tutto questo tempo… stando qui nella mia bara. Buffy io posso lanciare la mia mente dove voglio, posso vedere cose distanti. Io mi siedo qui e non ci sono più… sono invece nella tua stanza d’ospedale mentre soffri ad ogni colpo di tosse che ti fa strofinare le costole sui polmoni… sono accanto a te in ogni passo che muovi durante la riabilitazione. Basta che io lo voglio e sono dovunque.

“Ecco cosa altro c’è di nuovo, Buffy… e posso diventare invisibile… posso sparire alla vista di chiunque rimanendo comunque presente.”

Buffy rimase letteralmente a bocca aperta nel vedere i vestiti del suo nemico farsi sempre più chiari e poi sparire, come liquefarsi… e poi il suo corpo nudo impallidire sempre di più, la pelle illuminata dal sole lasciò spazio ai muscoli e tendini… e poi gli organi esposti alla vista… e vedeva il sangue circolare e il cuore battere e la trachea allargarsi ad ogni boccata di aria assunta… e poi vide rimanere solo lo scheletro… e poi sparire pure quello…

“Spike… dove sei?”

“Sono sempre qui Buffy, sono sempre qui!”

“Ma che ti sta succedendo?”

“Non lo so ancora bene… se esiste un Dio vero… e non soltanto noi demoni… credo che sia toccato a me ricevere qualche suo segno”, Spike ridacchiò… e Buffy sentì questa risata provenire dal nulla. Poi piano piano assistette alla ricomparsa del suo antagonista, lenta e inesorabile… ma anche affascinante.

“Hai finito con questi trucchetti?”, la voce di Buffy tremava.

“Oh Buffy, no che non ho finito… e me ne stanno riuscendo sempre di nuovi… di trucchetti. Ieri notte ho volato, sai? Non ci crederai mai… mentre dormivo (perché ora mi prendo anche il lusso di dormire la notte e rimanere sveglio il giorno)… mi sono librato. Credevo di sognare e di assistere alla mia mente che stava andando a curiosare da qualche parte… ma poi mi sono accorto del vento in faccia e tra i vestiti. Ho aperto gli occhi e stavo volando… e volavo veloce… nero come la notte… un falco inesorabile”.

Gli occhi di Spike erano come colmati da tutto quello che stava raccontando. La Cacciatrice non sapeva fino a che punto credergli… ma restava il fatto che lo aveva visto diventare invisibile di fronte ai suoi occhi, l’aveva visto bagnato dalla luce e rimanerne indenne.

Con un brivido si rese conto di trovarsi di fronte ad una nuova specie.

“Si credo che tu abbia ragione. Sono una nuova specie”, Buffy lo guardò interdetta e Spike annuì… aveva letto il suo pensiero, chiaro e cristallino come se Buffy glielo avesse detto a parole ben scandite.

Adesso Buffy indietreggiò seriamente e con le mani cercò la maniglia della porta del sepolcro.

“No, ti prego… non te ne andare. Ho paura anche io di me… ma sono anche così fiero … e mi sento così potente…”, il viso di Spike tornò ad essere quello di molto simile ad un angelo, con tenerezza si avvicinò a Buffy e le prese entrambe le mani.

“Leggo chiaramente i tuoi pensieri… e ora so che non sono veramente mai stati lusinghieri nei miei confronti. Non hai mai provato amore per me… e il sentimento più tenero che mi hai riserbato è stato solo la pietà. Solo una cosa mi conforta… hai provato più spesso pena che odio… ed è stato questo ciò che ti ha spinto a risparmiarmi quelle poche volte che potevi uccidermi.

“Leggo il pensiero di tutti… e le prime volte è stato … brutto”, il viso di Spike si fece cupo e stranamente sofferente. “Stando rintanato qui sotto venivo invaso dalle menti delle altre persone che venivano al cimitero. Non sai quanta sofferenza ho sentito, la sofferenza degli altri, delle persone che nemmeno conosco, che venivano qui a piangere il loro amici … i loro figli… i genitori scomparsi. Ho creduto di impazzire diverse volte. Tutto quel dolore su di me…”

Poi Spike si mise a ridere, mettendo Buffy in allarme e facendole sorgere seri dubbi sulla sua sanità mentale: “E non solo dolore, Buffy… sapessi di quante cose sono venuto a conoscenza… cose che non si sanno… che la gente che ben pensa fa quando nessuno la vede.”

Buffy assunse un’aria interrogativa.

“La scorsa settimana hanno seppellito un bambino… morto a cinque anni. L’hanno trovato affogato nella piccola piscina che suo padre gli aveva costruito nel giardino. Povero piccolo… avresti dovuto provare quello che provava il padre, il signor Smith… e come si dava la colpa di tutto… ah, se solo non gli avessi mai costruito quella vasca. Un uomo atterrito, distrutto.”

A Buffy sembrava di aver letto qualche cosa del genere sulla cronaca locale di Sunnydale, un incidente terribile, un bambino affogato senza che nessuno se ne accorgesse. La piscina era molto bassa, ma con tutta probabilità si era trattato di un malore.

“Oh, si… un malore. Un malore di nome Annabella”, aggiunse Spike ai suoi pensieri, “il signor Smith era vedovo e molto ricco e ha fatto il pessimo errore di risposarsi con una donna che già aveva un figlio grande. Ah… l’avidità! Tempo addietro le avrei dato pienamente ragione… Comunque sentivo chiaramente il padre morire di dolore e la matrigna Annabella accanto a lui, seccata per le ore che dovevano passare al cimitero in contemplazione della lapide del bambino. E’ stata lei ad affogarlo, per non voler dividere il patrimonio del marito con un figlio in più. Certo una grande mamma, per il suo figlio naturale…”

Buffy parve sconcertata. Lei andava a caccia di demoni ultraterreni quando quegli stessi potevano sembrare innocui di fronte alla reale malvagità degli uomini.

“E così mi sono sentito tutti i loro discorsi. I pianti di lui e le risate di lei. E’ stato molto istruttivo.”

“Perché mi stai raccontando tutto questo?”

“Non lo so… forse per vantarmi delle cose che sono ora in grado di fare.”

Buffy lo guardò come si guarda una cacca sul marciapiede.

“O forse perché avevo bisogno di dividere tutte queste cose con qualcuno. Non so ancora bene cosa sia successo la notte che ho ucciso Glory. Sto ancora scoprendomi un po’ alla volta… e ogni giorno mi si aggiunge qualche consapevolezza nuova. La prima tra tutte è stata che non ho fame… non ho più sete. E’ come se il sangue di Glory mi avesse saziato per sempre e non provo nessuna voglia di mettermi a cacciare. Eppure sono ancora un vampiro. Cosa può uccidermi? Non lo so bene, ma credo nulla. Al sole mi abbronzo, un paletto credo che mi faccia solo il solletico. Forse il fuoco, ma stai sicura che non diventerei cenere in pochi secondi, mi scotterei… questo si.”

Un pesante silenzio cadde tra i due per diversi lunghissimi secondi.

“Per quanto ne so, ora sono il vampiro più potente della terra.”

“Che farai?”, chiese Buffy preoccupata per questa nuova versione di Spike.

Spike si alzò e si diresse verso la porta, poi si girò verso la Cacciatrice: “Resto delle mie idee. Sono sempre innamorato di te, ma ti leggo dentro e so che non avrò mai speranza. Tutto questo dovrebbe farmi rabbia e il vampiro che ero un tempo avrebbe reagito… beh, come tu puoi ben immaginare… e ricordare...

“Ma ora, pur soffrendo per questo tuo rifiuto, ci convivo benissimo. Non vivrò più per conquistarti. Ora vivrò e basta…”

“Dove stai andando?”

“Dove? Beh, con un giornata così bella una passeggiata non me la toglie nessuno”, Spike uscì al sole e alzò il capo verso l’azzurro del cielo. Buffy gli si fece subito dietro e scorse una lieve lacrima scendere dagli occhi di Spike.

Il vampiro era felice e guardava il sole e le nuvole con gli occhi del poeta e del sognatore che un tempo era.

Spike parve riprendersi, aveva letto il pensiero della Cacciatrice e subito assunse un’aria truce. Si infilò una sigaretta in bocca (certi vizi proprio non si riescono a perdere): “Vado a fare un giro… e non ti chiedo di venire con me. Mi aspettano a casa Smith”, Spike sorrise e si avviò.

Buffy rimase ferma, sulla soglia del sepolcro, non curante della gente che passava loro accanto. Seguì il suo vampiro camminare sul viottolo, allontanarsi nel magico gioco di ombre e luci che disegnavano gli alberi. Lo vide immerso nel verde acceso che solo la luce del sole può regalare.

Spike si fece sempre più piccolo. Poi sparì. A Buffy rimase la certezza che di lì a poche ore a casa Smith sarebbe stata fatta giustizia.

Sapeva che c’era qualche cosa di sbagliato. Fino a che punto avrebbero potuto fidarsi di Spike?

Buffy cominciò a camminare verso la parte opposta alla direzione del vampiro, accompagnata dalla certezza che se mai avessero avuto bisogno, Spike ci sarebbe stato per loro.

Bastava chiamarlo.

Un sorriso si dipinse sul suo volto. Forse ora avrebbe mangiato volentieri quella insalata.



Dal diario di Rubert Jiles



“Per tanti anni, da quando sono entrato a far parte del Consiglio, da quando sono osservatore… ho sempre sognato di poter scrivere qualche cosa di mio.

Si, di diari ne ho scritti tanti, le cronache della Cacciatrice, l’analisi dei demoni e dei vampiri che abbiamo incrociato sulla nostra strada… Ma erano tutte cose già esistenti, già catalogate. Bisognava solo tenerle sott’occhio, ed eliminarli se è il caso. E dovevo scrivere di esse.

E adesso, qui… seduto al tavolo del mio negozio di magia, con Anya poco lontano che sta compilando l’inventario e che ogni tanto viene ad illustrarmi qualche proposta commerciale, sfoglio il giornale di oggi: “Ancora dolore in casa Smith”.

A quanto pare quanto mi ha raccontato Buffy su Spike corrisponde a realtà. La signora Annabella Smith è stata trovata morta, colpita da infarto. Un lavoretto pulito. Bravo Spike.

Ma nello scrivere queste pagine non posso fare a meno di tremare. Quale nuova creatura si è schiusa dalla crisalide di Spike? Cosa può avergli causato il mischiare il suo sangue con quello di un dio? Quali saranno mai le conseguenze? E saranno positive?

Un vampiro che non ha più fame, che può girare tranquillamente di giorno, che può leggere i pensieri degli altri, può volare, diventare invisibile…

Quanto sarà potente questa nuova specie di vampiri… sempre che Spike non decida di rimanere l’unico ed evitare di diffondere la sua potenza.

Ma conoscendo Spike, solo su una cosa si può fare affidamento: la sua completa inaffidabilità.

Ma forse siamo ancora troppo prevenuti nei suoi confronti… e lo saremo sempre.

Prego Dio per una sola cosa, che mi dia la forza e la possibilità di seguire questa nuova creatura, di consentirmi di essere suo cronista fedele e attento. E’ la mia nuova specie… e voglio esserci.”


FINE