Salve!
Vorrei dire solo qualcosina su questa fanfiction perché
non mi piacciono le introduzioni troppo lunghe. Non posso
affermare che non sarà assolutamente una ff sportiva, ma
posso dirvi che quello che scrivo è sempre incentrato
sui sentimenti dei personaggi, qualsiasi essi siano, o
passione per lo sport o amore o amicizia e così via.
Ho sempre voluto scrivere qualcosa su Holly e Benji e
anche leggere, infatti quando ho trovato l'IM-FA l'ho
praticamente divorato, ero arrivata a controllare ogni
giorno se veniva aggiornato e quando la prima volta che
sono andata in chat, ho conosciuto alcune autrici e Julie-chan
devo dire che ero proprio emozionata
meglio
troncare qui, se no inizio a raccontare la storia della
mia vita! ^^;
per quanto riguarda la ff: è ambientata al liceo, quindi
i personaggi sono cresciuti. La mia versione di scuola è
molto personale
diciamo un po' inventata ^^;
Anche la successione degli eventi, l'allenatore
è
tutto molto romanzato
ho semplicemente fatto in
modo che la vecchia New Team si ritrovasse tutta insieme,
nessuno è partito, o comunque se l'ha fatto è tornato.
I personaggi sono di chi li ha creati.
Ora vi lascio.
Se avete commenti il mio indirizzo e-mail è aiwa@libero.it
CAPITOLO
1
Ogni
singolo giorno della mia vita, quando mi mostravo agli
altri ero sorridente spensierata e dimenticavo per un po'
il mio vuoto, che però tornava ogni sera per torturarmi
e portarmi pensieri cupi, come una notte senza stelle,
con solo lo smog che circonda la città addormentata.
Anche se ora ero qui, decisa, in piedi, davanti al
cancello della scuola, quella sensazione allo stomaco non
mi abbandonava.
Conosciuti i miei compagni di classe qualche giorno
prima, mi ero trovata a mio agio. In una classe
affiatata, era facile mischiarmi, anche se mi sentivo
sola e incompresa, come i poeti, peccato che io non
avessi niente da comunicare, nessun talento, nessuna
stoffa, ero una persona maledettamente normale, se non
per quella ruvida e mordace depressione che mi assaliva
quando ero sola in camera mia e osservavo il soffitto con
la radio accesa.
Non sapeva dove era iniziata ne dove sarebbe finita.
"È perché sono adolescente" mi ripetevo nella
mia mente: "che mi sento così inutile, quando sarò
più grande cambierò" cercavo di convincermi e
questo mio sottile ottimismo mi faceva credere che non
ero depressa, ma solo pigra, perché non avevo voglia di
fare niente.
Un volantino, attaccato al cancello, attirò la mia
attenzione.
"cercasi manager per squadra di calcio New Team,
che si iscriva al club sportivo della scuola."
Il volantino era spezzettato e questo mi fece capire che
era stato guardato da molte persone. Interessante. La
famosa squadra di calcio New Team ha finalmente cercato
di legarsi alla scuola
probabilmente per i fondi,
che la scuola finanziava, solo qualcosa di burocratico,
la manager di questa squadra non avrebbe fatto un granché.
Interessante. Mi avvicinai, "appuntamento per le
candidate il 12 pomeriggio alle due.", oggi finivo
all'una e mezza, avrei potuto fare un salto, solo per
vedere com'era la situazione, così, magari non ci
sarebbe stata nessuna candidata e avrei potuto
approfittarne
scossi la testa, "ingenua"
pensai.
Però guardai ancora un paio di volte il cartello, per
poi dirigermi verso la classe. Il cortile era vuoto, era
presto, nessuno studente sarebbe arrivato prima di una
mezzora. Come mi piaceva la scuola vuota, senza quegli
studenti dai quali mi sentivo giudicata in continuazione,
anche se magari non venivo neanche notata.
"se solo non avessi questa dannata divisa"
pensai mettendo i piedi sulla sedia e sedendomi sul
banco, se non avessi avuto quella gonna a pieghe, ma i
miei pantaloni adorati, ora sarei stata stravaccata sulle
sedie.
Un ombra sul vetro e un botto sulla finestra mi fece
scuotere improvvisamente. Mi alzai di scatto e andai a
guardare dalla finestra, era stato un pallone da calcio.
Guardai fuori, c'era un campo, in controluce c'era una
persona tra i due pali della porta, una macchina
sparapalloni, la potenza sembrava inaudita, mi sembrava
di non riuscire a vederli quasi, "un ragazzo"
pensai, "dai pantaloni verdi e la maglia rossa, che
si allena di mattina presto da solo, tra i pali di una
porta. Questa si che è passione
" pensai
sentendomi ancora più vuota. Lo guardai finché non
iniziò ad arrivare gente.
This is passion
Sospirai contrariata, la massa di ragazzine che c'era
davanti al banco delle iscrizioni al club era
incredibilmente numerosa.
"che stupida" pensai, insultandomi. Certo non
era il caso di infilarmi nella fila, in quella massa. Mi
diressi invece verso il campo, c'era qualcuno che si
allenava, dei ragazzi con una divisa bianca, con una
grande enne blu, si passavano la palla a vicenda. Li
guardai e mi sedetti sull'erba. Non avevo niente da fare,
e poi mi piaceva osservare qualcuno, e quando osservavo
qualcuno nella sua vita quotidiana mi sembrava di non
esserci più, di far parte dell'aria, addirittura di far
parte della vita che guardavo. Come una spettatrice di un
film. Mi immedesimavo immediatamente.
Interessante, molto interessante, le tattiche di gioco,
gli schemi, le chiacchiere, gli scherzi, tutto quello che
faceva parte di quella squadra ben affiatata. Le persone
aumentarono e l'allenamento iniziò. Qualcuno attirò il
mio sguardo, un paio di pantaloni verdi e una maglia
rossa, il ragazzo che si allenava quella mattina era ora
seduto sulla panchina, "perché non si allena?"
mi chiesi dubbiosa.
- ehy.- mi attirò una voce alle spalle.
Mi girai di scatto cadendo dalle nuvole, un ragazzo dal
viso simpatico, lo sguardo sereno, la divisa bianca con
la grande enne blu, pantaloncini e maglietta, fisico
discretamente perfetto, viso dai lineamenti delicati,
comprensivo, altruista, questi erano gli aggettivi che mi
volavano nella mente, quando incrociai il suo sguardo,
sempre così, per me, aggettivi che svolazzano nella mia
testa, non un giudizio, solo un tentativo flebile di
capire. Il suo viso era illuminato dal sole, i suoi
capelli marroni erano chiari e gli occhi verdi davano
ancora più dolcezza al suo volto, che sembrava comunque
molto adulto. Forte. Carattere forte. Ma non finto forte,
non prepotente, non impertinente, forte, sicuro,
importante.
Sorrisi leggermente: - si?- pronunciai insicura.
- sei anche tu qua per le selezioni?- chiese.
- io?
- ci pensai su, in realtà non lo sapevo, però
decisi di essere sicura almeno una volta nella vita.
- sì.- risposi.
- come mai non sei in fila?- domandò indicando la massa
di ragazze dietro di lui, che per la foga, non avevano
notato che un ragazzo della squadra era proprio lì.
- beh, io non voglio un autografo di tutti voi, non sono
qui per sposarmi con uno di voi
- dissi sorridendo.
- Sono qui per fare del mio meglio e lavorare.- "per
sentirmi viva" pensai inoltre.
- vieni con me.- disse indicandomi la panchina.
- eh?- però non mi lamentai e lo seguii silenziosa.
- come ti chiami?-
- Aki Haru.-
- io sono Tom Becker.-
Raggiunse il ragazzo seduto.
- ehy Benji, mi sa che abbiamo trovato la manager adatta.-
disse al ragazzo che si girò a guardarci. Trasalii.
"cosa?" pensai, "cosa avevo fatto?",
però il mio cuore esultava.
- cosa? Ma?- obbiettò Benji. Lo guardai attentamente, lo
sguardo scuro e i capelli marroni, aveva una tristezza
profonda nei suoi occhi, nonostante la sua passione per
il calcio, c'era qualcosa che lo faceva soffrire. Era un
ragazzo incredibilmente bello.
- beh, hanno dato a me il compito di sceglierla e io l'ho
fatto.- lo tranquillizzò.
- ma Tom! Su che basi hai preso questa decisione?-
protestò.
" che stress, 'sto ragazzo" pensai guardandolo
contrariata, lui mi lanciò uno sguardo di sfuggita.
- beh, le vedi quelle ragazze lì,- disse indicando la
massa inconsulta di studentesse che era davanti alla
bancarella del club di calcio. - loro se ci facciamo solo
notare vicino, ci assaltano, voglio autografi e ci
strappano i vestiti solo perché siamo relativamente
famosi
sono sicuro che lei non ci salterà addosso
tutte le volte che ci vede, mi sembra una buona ragione.-
- già, ma magari non sa fare niente.- obbiettò
impertinente.
Mi afflosciai, ci aveva azzeccato.
- beh, io in effetti non ho idea di cosa devo fare
-
confessai.
- vedi?- continuò meritandosi una mia frecciatina.
"antipatico" pensai.
- però si impegnerà.- mi difese Tom,- ne sono sicuro.-
Lo guardai piena di gratitudine e sorrisi. Non so come
facesse a saperlo, ma quello che diceva era vero.
- certo.- confermai, sfoderando uno dei miei migliori
sorrisi. "allora non sono poi così vuota"
pensai.
Benji mi guardò, , poi sospirò. Il suo sguardo era
cambiato.
- va beh.-
Era il momento di impegnarsi.
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