Dedicata in particolare mia mamma, e soprattutto alla mia migliore amica ed a mio fratello, che mi hanno pazientemente ascoltato quando l'ho raccontata loro più o meno un centinaio di volte. Voglio davvero ringraziare queste tre persone che mi hanno (chi senza saperlo, chi consapevolmente) sostenuto fino alla fine. Grazie davvero.
Con affetto

Tonin@

La madre di Vegeta

La tristezza circondava quel luogo senza tempo. La camera era buia, quasi completamente, solo piccoli ed invisibili raggi di luce irrompevano nell'atmosfera scura e triste, mentre, nello spazio semivuoto delle mura, una figura pervasa da dolore e malinconia. Una madre che, piangendo, stringeva al petto il suo piccolo bambino, il suo tesoro più grande. Calde e copiose lacrime le scendevano sul viso, le bagnavano le guance e le appannavano la vista, mentre una dolce voce, quasi come se provenisse dal nulla, riempiva l'aria, senza avere una provenienza precisa, accompagnando lo straziante e silenzioso pianto della madre: "…sono molto felice, oggi finalmente è nato il mio bambino; è indescrivibile la gioia che ho provato quando l'ho preso per la prima volta fra le mie braccia, quando ho pianto la prima lacrima di felicità per lui. Mio figlio: bellissimo, e dolcissimo, come suo padre, anche se mio marito non lo ha mai dato a vedere, in fondo lui è il re della sua razza, orgogliosa per natura, razza Saiyan, conquistatrice e spietata. Nostro figlio porterà il suo nome, come è di tradizione di ogni cinque generazioni; il nostro bambino si chiamerà Vegeta, principe che sarà degno di portare il nome del suo pianeta natio…."
All'improvviso, una strana e scura figura si avvicinò alla donna. Era avvolta nell'ombra, aveva un aspetto cupo, ma sembrava stranamente infondere dolcezza. Essa accarezzava dolcemente il capo della donna, ma i suoi movimenti riuscivano perfettamente a suggerire quel senso di malinconia che già abbondantemente aleggiava nella stanza. Improvvisamente, irruppero degli uomini, come un fulmine cade nella serenità della sera. Uomini che con violenza strapparono il piccolo dalle braccia della madre, lo diedero alla figura che rimaneva in penombra, e portarono via la donna, che inutilmente tentava di liberarsi, mentre continuava a piangere ancora più forte e mentre la figura, stringendo il bambino che aveva in braccio, guardava la scena con tanta paura e tanta tristezza…
Vegeta si svegliò di scatto, grondante di sudore, e si guardò attorno. Sembrava tutto al proprio posto; l'armadio, il comodino, Bulma che dormiva tranquillamente accanto a lui
-…Era…era solo un sogno…
Vegeta si asciugò il sudore sulla fronte, e si alzò, dirigendosi verso la cucina. Prese un bicchiere, si versò dell'acqua, e bevve, sedendosi su una sedia. Dopo aver bevuto un sorso, poggiò il bicchiere sul tavolo accanto a lui
-Che strano…- disse -…ho sognato mio padre…non mi era mai successo prima d'ora…
Infatti, anche se la figura era stata sempre e solo avvolta nell'oscurità, Vegeta conosceva bene ogni piccolo tratto del padre, il modo di muoversi, e non aveva avuto nessun problema a riconoscerlo
-Vorrei sapere chi era quella donna…cosa c'entrava mio padre con lei…e perché quella strana voce…era una voce femminile…ma chi poteva essere…
Vegeta poggiò la testa fra le mani, e rimase con lo sguardo perso nel vuoto per qualche secondo. Poi si alzò di scatto, ritornando con il solito sguardo imbronciato di sempre
-Bha, queste stupidaggini mi hanno fatto perdere sonno, non riuscirò di certo a dormire adesso…ne approfitterò per allenarmi!
Detto questo si diresse verso la porta, la attraversò, e la chiuse alle sue spalle.

-Insomma, mamma! Ma quante volte te lo devo ripetere!? Ti ho detto e ridetto che non posso!
Lo sguardo di Bulma era piuttosto esasperato, mentre reggeva nervosamente la cornetta del telefono
-Ma Bulma, si può sapere perché non puoi?
Sua madre, con cui la donna stava parlando al telefono, cercava di convincerla, anche se inutilmente
-Ho detto di no! Non posso e basta!
-Ma lo sai che alla zia farebbe tanto piacere che tu venissi…perché non ne vuoi proprio sapere di raggiungere me e tuo padre qui? Che ti costerebbe?
Bulma sospirò un attimo, e poi riprese con tono più calmo
-E Vegeta? E Trunks? Non posso lasciarli soli, lo sai meglio di me che sono due bambini, uno peggio dell'altro! E poi chi baderà alla casa durante la mia assenza? Non immagino nemmeno come la potrei trovare, dopo averla lasciata in mano a quei due! Per favore, mamma, facciamo un'altra volta…non posso davvero…
La madre di Bulma finalmente si rassegnò
-E va bene…dirò alla zia che sarà per un'altra volta…ma ti avverto che non ne sarà molto contenta! Lo sai che ti vuole bene!
Bulma, contenta per aver convinto la madre, le rispose decisamente più calma di prima
-E dille che anch'io gliene voglio tanto…ciao mamma! Divertiti, mi raccomando!
Ma adesso era sua madre ad essere arrabbiata con lei
-Ciao- disse nervosamente, prima di abbassare la cornetta. Bulma soddisfatta fece lo stesso, mentre pensava finalmente di essersi liberata anche di quel problema
-Perché gridavi a quel modo? Chi era al telefono?
Vegeta le era davanti, mentre la donna si voltò sorpresa verso di lui
-Ah…sei qui…era mia madre
-E che voleva? Stavate litigando per caso?
Bulma sorrise, non rispondendo perfettamente a quella che era la domanda del Saiyan
-Certe volte fa proprio bene alzare un po' la voce con la propria madre…io lo trovo rilassante
-Tu trovi tutto rilassante
Vegeta le rispose seccato
-Tu non hai mai provato questa sensazione? Non hai mai litigato con tua madre?
Il Saiyan la guardò interrogativamente
-Litigare con mia…madre!?
Ad un tratto Bulma si ricordò che l'infanzia di suo marito non era stata come quella di tutti gli altri esseri umani, e subito abbandonò l'attesa di risposta alla sua domanda
-…oh, scusa…me ne ero dimenticata…tu sei un Saiyan…
Noncurante del marito che continuava a guardarla stranamente, Bulma si allontanò tranquillamente, dirigendosi verso un'altra camera.

Era una brutta giornata di inizio Aprile. Fuori scoppiava un temporale. I fulmini infrangevano la serenità del cielo, e la pioggia ticchettava intermittente sui vetri delle finestre. Bulma era in salotto, e leggeva tranquillamente un libro, seduta sul divano. Mentre, assorta nella lettura, sognava di essere la protagonista del romanzo, un forte tuono bruscamente la riportò alla realtà, facendola sobbalzare
-Accidenti, che spavento!
Bulma sospirò, e guardò poi fuori dalla finestra
-Che tempaccio! Questa pioggia non accenna proprio a smettere, e proprio adesso che non avevo niente da fare ed avevo voglia di uscire un po'! Che sfortuna!
Mentre Bulma si apprestava nuovamente ad immergersi nella lettura, sentì il campanello della porta suonare
-Sembra che oggi non possa proprio fare niente! Neanche leggere, adesso ci si mette anche il campanello!
La donna si alzò leggermente irritata ed andò verso l'ingresso. Aprì la porta, mentre si chiedeva chi poteva essere con quella pioggia, e si trovò davanti una strana signora, bagnata fradicia, che non aveva mai conosciuto prima; la pelle ormai segnata dall'età ed i capelli leggermente bianchi, potevano suggerire massimo una sessantina d'anni, mentre gli occhi, azzurri e profondi, ne dimostravano venti. La signora incominciò a parlare -Mi scusi…- disse timidamente -sono in viaggio verso Satan City e sono stata sorpresa dal temporale…mi chiedevo se per caso potevate ospitarmi un po' almeno finche non finisce di piovere…
Bulma, dapprima incantata ad osservare la piccola signora, che stranamente le sembrava avere un volto familiare, uscendo fuori bruscamente dai suoi pensieri, la fece entrare subito
-Ma certo, signora! Entri, è tutta bagnata…
La signora entrò nell'ingresso, mentre Bulma chiuse subito la porta d'entrata
-…grazie…lei è molto gentile…
La signora Yue entrò nella casa, e si guardò attorno attentamente
-io…non so proprio come ringraziarla…davvero…
La timida signora arrossì leggermente. Bulma sorrise
-Oh, ma non si preoccupi, purtroppo il tempaccio di questi ultimi giorni è terribile! -già…
La signora si trovò d'accordo con quello che diceva Bulma, quella pioggia che insisteva già da diversi giorni era davvero insopportabile.
-Si accomodi in salotto, io le vado a preparare del tè, scommetto che ne ha proprio bisogno!
Senza nemmeno far rispondere la donna, Bulma si avviò verso la cucina. La signora annuì, e si diresse verso il posto indicatole dalla padrona di casa. Mentre pensava che fortunatamente persone educate ne esistessero ancora, e nello stesso tempo si riprometteva di essere il meno invasiva possibile, per il corridoio incontrò Vegeta, che arrivava dal lato opposto. I due si fermarono, rimanendo l'uno di fronte all'altra. Yue rimase immobile, con gli occhi quasi spaventati, Vegeta si bloccò di colpo, ad osservare la strana signora. Il Saiyan si sentiva strano, come se avesse conosciuto la donna da sempre, anche se non riusciva a ricordare una situazione precedente a quella in cui avesse avuto modo di vederla. "…Ma…lui…non può essere…sembra proprio…" la signora Yue continuava a guardare spaventata il Saiyan
-Chi…chi l'ha fatta entrare qui…cosa ci fa in casa mia? E soprattutto…chi è lei?!
Il tono di Vegeta era ritornato quello antipatico ed inospitale di sempre
-Bhè…io, veramente…
-Ehi, Vegeta, ti sembra questo il modo di trattare gli ospiti!?
Yue e Vegeta si voltarono e videro Bulma che guardava il marito alquanto indispettita. Il Saiyan si rivolse a lei nello stesso tono con cui si era rivolto all'anziana donna poco fa
-L'hai fatta entrare tu, vero!?
-Certo, perché?
-Dovevo immaginarlo, tu fai sempre tutto senza preavviso!
La signora, mortificata, abbassò il capo
-Ehm…mi dispiace, io…non intendevo farvi litigare…
Ma marito e moglie non le diedero ascolto, e continuarono la loro lite
-E allora!? La casa è anche mia, e ci faccio tutto quello che voglio!
Vegeta replicò
-Che cosa significa questo!? Metà della casa è anche mia!
-Ma intanto quella che porta i soldi in qui sono io, tu non fai altro che allenarti, allenarti ed ancora allenarti! Io lavoro dalla mattina alla sera, quasi ogni santo giorno, mentre tu passi tutto il tempo in quella maledetta palestra!
Vegeta intervenne indignato, quasi come se la sua grande e ormai antica razza fosse stata offesa terribilmente
-Allenarsi non vuol dire non far niente, io sono un Saiyan, ed i Saiyan devono esercitarsi sempre, in qualunque luogo e momento!
"…Saiyan?" Pensò Yue, meravigliata, come se non avesse mai sentito quella parola; ma i suoi pensieri furono immediatamente distolti dai due, che continuavano a discutere
-Allora era tanto meglio se sposavo Yamcha, almeno lui avrebbe pensato anche un po' a noi, e non solo ad allenarsi coma fai sempre tu!
-che…che cosa…?!
Vegeta spalancò gli occhi, e Bulma sogghignò; sapeva di aver colpito il marito nel suo punto più debole; lo conosceva bene e sapeva perfettamente che non riusciva a sopportare la sua precedente relazione con quel ragazzo
-…se…se davvero preferivi quel babbeo…allora…- disse suo marito a fatica. Calò il silenzio. Vegeta aspettava che la moglie ribattesse, mentre Bulma attendeva la fine della frase di Vegeta…
-…STUPIDA!
-INSENSIBILE!
I due si voltarono le spalle l'un l'altra, mentre la povera signora si sentiva sempre più in imbarazzo
-Ehm…su, non fate così…forse c'è un modo per sistemare le cose…
Finalmente Bulma sembrò accorgersi di lei
-Tutte sciocchezze, quell'idiota è testardo come un mulo!
-Idiota a chi!?
Vegeta si voltò nuovamente verso la moglie. La lite sembrava essere ricominciata
-Sì, hai sentito bene, stupido!
-Grrr…certe volte mi chiedo proprio perché ti ho sposato, maledetta umana!
Vegeta voltò le spalle e se ne andò via, mentre Bulma, rassegnata, sospirò. L'anziana signora, per niente scoraggiata dalla distrazione dei coniugi nei suoi confronti, si rivolse nuovamente a Bulma
-Io…mi dispiace…non volevo farvi litigare…
-Ah, non si preoccupi, mio marito non è un tipo molto accogliente…
-ma…voi avete litigato per colpa mia…
Il sorriso ritornò sulle labbra di Bulma
-…gli passerà…
Bulma in quel momento, però, non si era affatto distratta, come al contrario credeva il marito. La donna, infatti, era perfettamente al corrente del fatto che lui in quel momento stesse origliando, ed infatti continuava ad osservarlo con la coda dell'occhio, senza che lo stesso spiante ne fosse al corrente. Naturalmente non trovava molto educato quel comportamento, come del resto non lo avrebbe trovato nessuno. E già esasperata dal fatto che tutto il suo lavoro e la sua fatica non fossero state riconosciute dal Saiyan, decise di fargliela pagare, ferendolo nel suo orgoglio. Bulma si rivolse alla donna
-Signora…
-…sì?
-Per caso lei ha un posto dove stare a Satan City?
-…bhè…veramente no…ma perché me lo chiede?- chiese la donna, sempre più meravigliata
Bulma si rallegrò, ora che aveva la certezza del fatto che la sua piccola vendetta poteva compiersi, e che anche questa volta l'avrebbe avuta vinta sul marito
-…e allora che ne direbbe di stare qualche settimana con noi?
Yue rispose meravigliata
-…c…che cosa?
Bulma continuava a guardare Vegeta, e le rispose
-Ma certo! La casa è grande, c'è spazio per dieci persone, perché non per quattro? E poi i miei genitori sono partiti per un viaggio, non faranno ritorno per molto, ed io mi sento tanto sola in questa casa così grande, con mio marito che è così noioso!
Bulma pronunciò quest'ultima affermazione con "leggero" disappunto di Vegeta (e questo forse mi sembra anche un po' logico ^___^)
-…sarebbe molto gentile…ma…io non…
Bulma, senza nemmeno sentire il suo parere, la trascinò con sé
-Niente domande, le farò vedere subito la sua camera! Non faccia complimenti!
La signora tentò ancora di replicare, ma senza risultato
-…ma…veramente…

Bulma continuava a trascinare via la povera Yue, mentre Vegeta, avendo, come sappiamo, sentito tutto, strinse forte i pugni. Aveva cantato vittoria troppo presto quando i genitori di Bulma se ne erano andati; quel po' di pace che desiderava sembrava così vicina, ed invece…ecco che sua moglie, per una piccola lite, decideva di vendicarsi togliendogli anche quel piccolo momento di quiete!
"Maledetta…" pensò "…la conosco bene, lo sta facendo per vendicarsi di me…chissà perché mi è passata in mente la stupida idea di sposarla!"
Anche Bulma, mentre si tirava dietro l'imbarazzatissima signora, e la conduceva per gli immensi corridoi della Capsule Corp., pensava soddisfatta al suo lavoro: "ti farò vedere adesso, Vegeta, cosa è capace di fare Bulma Brief!" mentre malignamente sperava che la donna che aveva invitato a casa sua senza nemmeno conoscerne il nome, sarebbe riuscita a recitare bene la parte di sua madre, mentre quella originale era assente a causa di un viaggio di piacere con il marito.
Anche Yue pensava; stranamente, però, quello che passava nella sua mente non aveva alcuna attinenza né con la lite di poco prima, né con l'invito che era stata forzata ad accettare; "non può essere…eppure…sembra proprio lui…" Mentre la parola "Saiyan", pronunciata da Vegeta durante il "piccolo" scontro con la moglie, non smetteva di rimbombare nella sua mente, senza che lei potesse fare nulla per scacciarla via dai suoi pensieri. Non credeva che, dopo tutti quegli anni che erano trascorsi, avrebbe nuovamente avuto modo di sentirla, come invece era successo poco prima.

Vegeta si allenava nella camera gravitazionale; a solo un anno dalla sconfitta di Majin-bu, grazie agli allenamenti a cui ultimamente si sottoponeva, era diventato molto più forte, e di certo non aveva intenzione di fermarsi a quel livello, per lui ancora troppo basso.
Solitamente non si esercitava a quell'ora, ma in quel momento ne sentiva il bisogno, soprattutto per distendere un po' i nervi dopo la discussione con la moglie. Anche se non era quello l'argomento principale su cui erano concentrati i suoi pensieri. Non era la prima volta che lui e Bulma avevano un diverbio di quel tipo, e sapeva per esperienza che dopo solo un'ora sarebbe già stato dimenticato tutto. Lui pensava particolarmente alla donna che era servita per i meschini piani di Bulma, la strana signora che la persona con cui aveva deciso di passare l'intera vita aveva ospitato senza avvisare nessuno. In particolare ripensava all'istante in cui l'aveva incrociata nel corridoio. Soprattutto ai suoi profondissimi occhi azzurri che lo guardavano con tanta paura. Appena li aveva fissati un brivido gli aveva attraversato la schiena. Perché sentiva di conoscerla così bene? Perché aveva l'impressione di aver già visto quegli occhi? Perché ricordava quel suo sguardo anche se sapeva perfettamente di non averla mai incontrata prima? Perché strane sensazioni lo avevano invaso quando lei lo aveva guardato spaventata? E perché…
Ma non ebbe il tempo di farsi altre domande, poiché la porta della palestra si spalancò, facendolo sobbalzare, soffermato com'era sui suoi pensieri. Era il piccolo Trunks, che fu poco sorpreso di incontrarlo lì, dato che lo aveva cercato per tutta la casa e non era riuscito a trovarlo.
-Cosa ci fai qui?- disse Vegeta seccato
-Avevo voglia di allenarmi
Trunks non era certo spaventato, abituato com'era al solito tono del padre. Vegeta non rispose
-Papà, chi è quella donna che è con la mamma? Tu per caso la conosci?
Trunks lo guardò con aria interrogativa, in attesa di risposta
-Non lo so, che ne posso sapere io! Non è nessuno!
-Come "Nessuno"!?
Ma Vegeta non rispose, e Trunks dovette abbandonare il suo desiderio di chiarimento, anche se non tanto a malincuore, perché in fondo conosceva perfettamente quei consueti silenzi del padre. Intanto, il ragazzino si trasformò in Super Saiyan, per incominciare il suo esercizio
-Comunque- il padre sembrò aver ripreso la parola -sono contento che tu stia iniziando ad allenarti anche di tua iniziativa-; e, detto questo, riprese il suo allenamento interrotto poco fa.

La signora era nella sua nuova camera da qualche minuto, rossa in viso, seduta su una piccola sedia, e lasciata lì da Bulma che sarebbe tornata fra qualche secondo, allontanatasi con il fine di "prendere le lenzuola" per preparare il letto dell'ospite. Yue rifletteva su come tirarsi fuori da quel guaio; non che quella casa bellissima non le facesse piacere, ma non poteva certamente accettare il fatto di essere talmente maleducata da approfittare dell'ospitalità della padrona, che, per giunta, a causa sua aveva litigato con il marito…già…il marito. Quel "Saiyan" che lei aveva già visto, e che senza dubbio era proprio lui, era proprio Vegeta…
Bulma entrò nella camera, sommersa dalle bianche e profumate lenzuola. Yue si alzò di scatto
-Mi scusi tanto, ma davvero non posso accettare
Il tono della signora era molto deciso, ma anche il volto di Bulma lo era. O almeno lo sembrò, perché, sommersa da quella montagna di lenzuola, non si riusciva a vedere nemmeno un centimetro della sua faccia.
-Cosa c'è, per caso la camera non è di suo gradimento? Questa a mio parere è la più bella, ma se non le piace, ce ne sono tante altre, tutte per lei!
Il tono di Bulma era quello più accogliente, ed anche quello più falsamente ingenuo, che si potesse mai aver udito prima. Sembrava che davvero la donna non capisse l'imbarazzo di Yue, anche se, naturalmente, Bulma sapeva il perché della tale riluttanza della donna, che probabilmente non voleva recare disturbo a nessuno.
-No, la sua è una casa bellissima, questa camera è molto spaziosa ed accogliente…
-E allora? Cosa c'è che non va?
-Io non vorrei provocare disturbo ad una persona così gentile come lei…
Bulma sorrise nuovamente
-Ma quale disturbo! Anzi, lei mi farebbe un grandissimo favore!
La signora Yue non capì, e Bulma le spiegò
-Vede, mio marito non fa altro che allenarsi, mio figlio seguirà sicuramente le orme del padre, e poi il lavoro non mi lascia mai un po' di tempo per me…ho tanto bisogno di compagnia, e lei mi sembra proprio la persona giusta…e poi lei non ha dove andare, dico bene? Sempre meglio una casa come questa che gli alberghi di Satan City, ci sono stata per qualche giorno e non vedevo l'ora di uscirne! Ovunque c'è l'immagine di Mr Satan, sembra davvero di soffocare!
-…ma…io…veramente…
Yue guardò il volto di Bulma, che speranzosa, aspettava una risposta
-…e va bene, mi ha convinto…
Yue guardò leggermente divertita la donna, che aveva stampato sulle labbra un ampio sorriso di soddisfazione.
-Vedrà- disse Bulma -non si pentirà di aver accettato!
Bulma si girò per sistemare le lenzuola sui letti
-…ma…
la voce di Yue fece voltare la donna, il cui sguardo, dapprima soddisfatto divenne interrogativo. Cosa poteva esserci ancora che non andava? Che la signora fosse stata così ferma nella sua decisione da cambiare idea all'improvviso? Bulma sperava di no, non solo perché la sua vendetta in tal modo non avrebbe potuto compiersi, ma anche perché aveva realmente bisogno di compagnia e quella donna le era parsa particolarmente simpatica.
-Veramente…io…non conosco ancora il suo nome…
Bulma tirò un sospiro di sollievo
-Oh, ma certo, che sbadata!- poi, porgendo la mano alla signora -io sono Bulma, e lei?
-Io…io mi chiamo Yue- disse la donna, stringendo la mano di Bulma con lo stesso calore con cui le veniva rivolto il saluto.

Ultimamente era raro riuscire a vedere il sole. Esso, infatti, negli ultimi tempi rimaneva la maggior parte della giornata nascosto sotto una fitta coltre di nuvole, mentre le minuscole goccioline di pioggia continuavano a cadere. Nonostante fosse un tempo solitamente autunnale, e nonostante fosse Aprile, la pioggia non cessava mai di smettere; certe volte finiva di piovere solo per qualche minuto, ma poi ricominciava più incessante di prima. Bulma, seduta accanto ad una finestra, osservava l'acqua, che sembrava non finire mai, scorrere per i vetri, deformando il paesaggio fuori dalla casa. La donna, con il gomito appoggiato sul davanzale, ed il viso appoggiato su una mano, guardando tutto questo si lasciò scappare una piccola riflessione ad alta voce
-Ma guarda un po'- disse -un tempo così non era mai capitato da queste parti…mette un'ansia! Sembra proprio che fra poco stia per accadere qualcosa di terribile…qualcosa…qualcosa che cambierà le nostre vite!- la frase fu terminata ironicamente dalla donna, e poi accompagnata da una leggera risata. Naturalmente Bulma scherzava fra sé e sé, sapeva benissimo che quella pioggia era frutto di qualche causa naturale a lei sconosciuta, e di certo non era mai successo che la pioggia fosse segno di brutto presagio. Anche se…forse Bulma, pur scherzando, non si era del tutto sbagliata. Qualcosa stava per accadere, ed in un futuro non tanto prossimo. La donna, per niente scossa da questi problematici pensieri, si alzò dalla sedia, e si diresse verso l'uscita della stanza.

Anche quel giorno, l'ora amata da tutti i Saiyan, quella di pranzo, era arrivata; quel giorno, il secondo che la signora Yue passava in quella casa, Bulma aveva personalmente preparato qualcosa di speciale per accogliere la donna, che, stranamente senza alcun imbarazzo, era seduta vicino a Vegeta che naturalmente si ingozzava di ogni ben di Dio, senza fare caso alla penosa figura che faceva davanti alla ospite. "In fondo è un Saiyan…" pensò Bulma esasperata, quasi per consolarsi. Trunks, seduto casualmente davanti a suo padre, non era in quel momento intento a mangiare. Non la smetteva, infatti, di osservare prima suo padre e poi Yue. Girava lo sguardo ogni tanto verso l'uno, e poi verso l'altra. Vegeta se ne accorse, mentre con l'abituale tono imbronciato, si rivolse al figlio
-Ehi, si può sapere cos'hai da guardare!?
Il bambino non nascose il suo stupore, quando si rivolse al padre dicendo -è…è prodigioso!
Vegeta lo guardò con una strana aria interrogativa
-Che cosa è prodigioso!?
Bulma si intromise nella conversazione
-Cosa stai dicendo?
-siete due gocce d'acqua!- disse Trunks, con non poca sorpresa di tutti
Vegeta era leggermente seccato. Non gli piaceva per niente essere disturbato mentre consumava il suo pasto
-Cosa stai blaterando!?
Ma Trunks non si arrese
-Mamma, guarda anche tu, papà e la signora si somigliano tantissimo!
-????
Tutti guardarono sorpresi il ragazzino. Bulma distrattamente osservò meglio i due, e si rese conto che il figlio aveva ragione. Vegeta e l'anziana ospite sembravano avere gli stessi occhi, l'unica differenza era il colore, anche se lo sguardo aveva la stessa profondità, ed anche se questa poteva essere soltanto una curiosa coincidenza; ritenne comunque meglio cambiare argomento, per non irritare il marito ancora di più. Si rivolse a suo figlio
-…ehm…Trunks, ma cosa stai dicendo…la signora non assomiglia a papà…non può assomigliargli…
-Ma ti dico che è vero, si somigliano tantissimo!- il bambino continuava ad insistere, ma anche la madre non era da meno; di nascosto, fece segno a Trunks di smettere, ed il bambino capì al volo. Tentò comunque di riparare la situazione come meglio poteva
-Ehm…ahahahah, ci siete cascati, era solo uno scherzo, ahahah…ehm…
Bulma assecondò il figlio
-Già…ahahahahah…divertente…
ma Vegeta non trovò affetto divertente tutto ciò
-Finiamola con queste buffonate!
Il Saiyan si alzò da tavola ed andò via seccato.
-Sempre il solito…non cambierà mai!- Bulma sembrava furiosa. Yue cercò di calmarla, addossandosi la colpa

-Mi dispiace di creare tanto scompiglio…davvero…se volete…io posso anche andarmene…
-Non si azzardi a dire una cosa simile, lei è graditissima qui da noi, non deve fare caso a mio marito…lui è così, a quanto pare anche i suoi familiari erano uguali a lui…
Dopo aver sentito quell'affermazione, Yue si alzò di scatto dalla sedia
-Questo non è affatto vero!
Bulma e Trunks la guardarono sbalorditi e quasi spaventati da quella sua reazione improvvisa
Yue se ne accorse, e subito si sedette, timidamente
-ehm…scusate…
La signora poggiò il piatto sulla tavola e si alzò
-Io…avrei finito…con il vostro permesso andrei a riposare…se non vi da fastidio…
Bulma, ancora sorpresa dalla reazione improvvisa della signora, rispose -no, non si preoccupi, vada pure…
Yue andò via. Rimasero soltanto Bulma e Trunks nella stanza
-Comunque avevo ragione io, si somigliano molto
Il bambino ribadì il suo pensiero, e Bulma finalmente fu libera di esprimere un suo commento. Anche a lei quella somiglianza non la lasciava indifferente
-Già…me ne sono accorta anch'io…
-Secondo te come mai?
Bulma ci pensò un po' su
-Non lo so…è davvero molto strano
-Forse proviene anche lei dal pianeta Vegeta?
-Io lo escluderei…i Saiyan sono spietati e crudeli, lei sembra tanto dolce e ingenua…e poi hai notato, non ha la coda, ha i capelli bianchi, mentre quelli dei Saiyan rimangono sempre neri…ha più l'aria di una terrestre che di una Saiyan
Tunks annui. Bulma continuò a parlare, ma questa volta sembrava non rivolgersi al figlio; anzi, pronunciò la frase quasi a bassa voce, come se stesse parlando a se stessa
-E' tutto davvero molto strano…sarà una coincidenza, solo una banalissima coincidenza!

Yue era in camera sua seduta sul letto. Mille e più tristi pensieri le passavano per la testa e non accennavano ad andarsene; continuava a guardare per terra, senza alzare lo sguardo, che in quel momento era triste e malinconico, mentre la donna viaggiava lentamente a ritroso nel tempo. E mentre viaggiava, ritrovava lei, ragazza, assieme alle sue sorelle più piccole che giocavano nel piccolo prato vicino casa. Sembrava tutto tranquillo, ridevano e si divertivano, ancora racchiuse nella purezza della loro candida gioventù. L'ampia distesa verde, ricordava Yue, si protraeva per metri e metri, sembrava non avere fine, come anche il cielo chiaro e limpido, dove risplendeva, in quella calda giornata di giugno, il sole, simile ad un enorme disco dorato in mezzo a quell'immenso oceano azzurro. In quell'atmosfera di pace e serenità, la giovane ragazza non poteva nemmeno immaginare che proprio quel giorno sarebbe cambiato l'intero suo destino. Infatti, nella tranquillità di quel pomeriggio, ad un tratto il sole si oscurò. Yue alzò la testa. Non era una nuvola che provocava quell'ombra, ma una navicella spaziale, che, dall'alto, si avvicinava sempre di più a lei. Anche le sue sorelle interruppero i loro giochi e rivolsero lo sguardo a quello strano oggetto volante che si apprestava ad atterrare. Yue, presa quasi da uno strano impulso, le prese per mano, e camminando velocemente, le condusse fino ad un'alta quercia a pochi metri di distanza, dove guardarono la scena di nascosto. L'astronave atterrò poco vicino da loro. Il portellone si aprì, e da esso uscirono fuori due strane figure; sembravano quasi due esseri umani, erano vestiti con abiti fuori dal normale, avevano fisici possenti, capelli ed occhi nerissimi, e, quello che era più strano, da dietro spuntavano loro due lunghe code simili a quelle di una scimmia. I due iniziarono a guardarsi intorno, e ad un tratto uno di loro incominciò a parlare
-…bha…che insulso pianeta!
Anche l'altro disse qualcosa, con lo stesso tono disprezzante del primo
-Ora capisco perché al re non interessava! Guarda l'energia dei terrestri! È davvero debolissima!
Il suo compagno continuò seccato
-Ecco, abbiamo fatto questo viaggio per niente! Non vale proprio la pena di conquistare anche questo pianeta, sarebbe soltanto un'inutile perdita di tempo! Lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!
L'altro si schermì, e ribatté offeso
-Che cosa!? Guarda che nemmeno tu conoscevi questo pianeta! Non è soltanto colpa mia!
-Chissà perché ti do sempre ascol…
Lo strano essere si interruppe di colpo
-Ehi, perché ti sei fermato!?
Colui che poco prima si era bloccato di colpo, aveva uno strano sguardo assorto. Si rivolse a chi gli aveva chiesto spiegazioni con un tono tanto distratto quanto anche seccato
-Stai zitto!
-Perché, scusa, lo posso sapere!? Possibile che tu certe volte debba essere così strano!?
-Ti ho detto di stare zitto!
Detto questo, capendo di non ottenere il silenzio del compagno con le parole, gli tirò un pugno nello stomaco
-AHI! Mi hai fatto male! Ma sei impazzito!?
Quello sembrò non ascoltarlo più, mentre invece era molto visibilmente concentrato su qualche altra cosa che distoglieva la sua attenzione
-Non la senti anche tu?
-Cosa dovrei sentire!?
-Questa debole energia…è qualcosa di vicinissimo…
-Io non sento niente! Ne sei proprio sicuro!?
Ma quello, sempre fingendo di non averlo sentito, alzò il braccio e lo puntò contro un alto albero di fronte a lui. Yue tremava dalla paura, e stringeva a se le sue sorelle. L'albero scelto da quella specie di essere umano era proprio la quercia dove loro avevano trovato rifugio. Una piccola sfera di energia uscì dalla mano dell'alieno, e l'albero, colpito in pieno, si incenerì di colpo. Le ragazzine guardarono con occhi pieni di paura la figura che aveva distrutto la grande quercia con una mano sola
I due sorrisero malignamente
-Ma guarda cosa abbiamo qui…
-Forse non torneremo a casa senza niente da portare con noi…
La giovane Yue prese il coraggio in due mani, e, anche se impercettibilmente, parlò
-…chi…chi siete…cosa volete da noi…
-Non importa chi siamo, ragazzina! Quello che è importante è che…
-…sappiamo che non torneremo sul pianeta Vegeta a mani vuote!
Lo sguardo dei due si fece ancora più crudele. Quello che aveva parlato si rivolse all'altro
-Ci mancavano proprio degli schiavi a palazzo! Era tempo che noi Saiyan non conquistavamo più pianeti, ed i servi iniziavano a scarseggiare…il re sarà felice del nostro bottino!
La ragazza non riusciva più a parlare. La paura la paralizzava, la bocca sembrava aver perso il dono della parola, la gola era terribilmente secca, e quasi non riusciva a respirare. Ricordò soltanto che i due avanzarono sempre di più verso di lei, e poi…poi…più nulla. Solo qualche ora dopo ella si era svegliata in un'ampia e scura stanza, ma le sue sorelle non erano più con sé. Era sola. Allora non sapeva che non le avrebbe più riviste per il resto della sua vita.
La donna ritornò al presente, a quella camera nell'immensa Capsule Corp., alla grande ospitalità e gentilezza di Bulma
-Non so proprio…- disse -come poi abbia fatto ad innamorarmi di re Vegeta…e di come lui si sia innamorato di me…nonostante mi abbia portato via le mie adorate sorelline…- e detto questo ritornò al suo viaggio nel passato. Ricordi ancora più duri e tristi le risalirono alla mente; avvenimenti che, anche se accaduti anni e anni prima, non facevano altro che tormentarla, e che il suo cuore, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva a cancellare. In particolare quelli terribili dell'alleanza con Freezer; quel maledetto segno indelebile, che aveva cercato in tutti i modi di cancellare, di espellere del suo cervello, me che non vi era, e mai ci sarebbe riuscita. Forse perché quel tristissimo momento le aveva cambiato drasticamente la vita. Quel giorno avrebbe dovuto abbandonare suo marito, quel pianeta, tutta la vita che si era costruita nel pianeta dei Saiyan, e, soprattutto, il suo piccolissimo bambino. Nonostante tutto quel tempo avesse dovuto gelosamente nascondere la sua reale identità terrestre, con la complicità del marito, a tutti, sentiva di essere felice della vita che aveva trascorso lì, anche se era stata un'esistenza coperta dalla menzogna e dalla perenne guerra che quella razza forte e fiera muoveva contro tutti i popoli di pianeti vicini e lontani. Un po' di quel pianeta, del pianeta Vegeta, faceva anche parte di lei. I suoi paesaggi spesso desolati e trascurati le infondevano, ogni volta che li guardava, le stesse identiche sensazioni che le provocavano le sue dolci e verdi colline nella sua campagna, nel suo pianeta, dove aveva vissuto da giovane. Ed era proprio in quei lunghi momenti di contemplazione, che un profondo pensiero volava alla sua precedente vita terrestre, ed alle sue sorelle, sperdute chissà dove, ma che erano perennemente presenti nel suo cuore.
Il giorno che dovette abbandonare quel pianeta, che dovette nuovamente essere strappata con la forza alla sua terra, fu il più terribile di tutta la sua vita. Proprio mentre stringeva al petto il suo bambino, piangendo amaramente, con accanto il suo re che la consolava silenzioso con tutta quella dolcezza che non era mai fuoriuscita dal suo animo, delle guardie la portarono via con la forza. Quella straziante immagine di suo marito e suo figlio che si allontanavano sempre di più era fissa nella sua mente, come se fosse successa soltanto poco tempo prima. Ed invece erano passati tantissimi anni…tantissimi anni, da quando era stata costretta ad abbandonare il pianeta per non essere eliminata da Freezer, che l'avrebbe certamente scoperta. Contro la sua volontà aveva dovuto lasciare anche la sua seconda Terra, ed ancora adesso, a differenza di anni, portava con sé quella terribile ferita che mai si sarebbe rimarginata.
Yue uscì fuori dai suoi pensieri e ricordi questa volta completamente. Una triste ed amaro sorriso le si dipinse sul volto
-Forse…- sussurrò impercettibilmente -…è vero che siamo nati tutti per soffrire…
Ma quel sorriso non durò a lungo. Due lacrime trasparenti le rigarono il volto, sino ad aumentare sempre di più. Ormai non riuscendo più a mentire a se stessa, essendo consapevole del fatto che il suo triste passato le faceva ancora tanto male, con il viso tra le mani si abbandonò a tutta la tristezza che in quel momento provava dentro di sé; -…Vegeta…il mio piccolo Vegeta…- ed ogni volta che pronunciava il nome del Saiyan la sua voce si faceva ancora più bassa e le lacrime scendevano ancora più abbondanti, mentre una nuova, improvvisa, ed ormai solita fitta lancinante allo stomaco la fece piegare in due dal dolore.

Vegeta si dirigeva verso la palestra, assorto in chissà quali pensieri. Mentre attraversava il lungo corridoio che separava la sua camera da quel luogo di allenamento, distrattamente passò davanti ad uno specchio, e ne vide la sua immagine riflessa. Si fermò. Senza nemmeno lontanamente pensare che fosse soltanto una stupidaggine da donne, e per di più terrestri, rimanere imbambolato a guardarsi allo specchio, indirizzò il suo sguardo verso quel vetro che sembrava chiamarlo. Osservò la sua immagine riflessa, e stranamente lo fece anche lungo; ma il suo non era un atto di vanità, di certo il grande principe dei Saiyan non poteva perdere tempo con quelle stupidaggini; continuò a guardare il suo volto riflesso, e si vide come era. Fu come essere faccia a faccia con se stesso…ma subito si ritrasse di scatto, quasi inorridito. Il cuore gli cominciò a battere forte; lo invase uno strano senso di smarrimento quando si accorse che nei suoi occhi era riflessa la stessa ed intensa luce presente anche nel chiarissimo sguardo di Yue.

I giorni passavano alla Capsule Corp.; la dose giornaliera di pioggia iniziava già a diminuire, anche se erano pochi e duravano scarsamente quei momenti di tregua. Massimo una scarsa mezz'ora e la pioggia riprendeva a cadere sempre più fitta, mentre l'aria diveniva sempre più umida ad ogni nuovo temporale. Quel tempo sembrava innervosire tutti; era praticamente impossibile vedere persone passeggiare nella strada, se non qualche raro passante che scendeva da casa per fare provviste e comprare quello che gli occorreva. Bulma, brontolando, passeggiava per il corridoio con le braccia incrociate ed uno sguardo che forse ricordava quelli soliti del marito.
-Oh, insomma! Qui non se ne può più! Questa maledetta pioggia dovrà pur finire prima o poi! Io non resisto! Sento che sto per scoppiare! Maledetto maltempo, quando verrà l'Estate giurò che uscirò ogni giorno, anche per le cose più stupide, anche se Vegeta me lo impedirà con tutte le sue forze! Non ce la faccio davvero più!
Yue fece capolino dalla sua camera, e trovo Bulma che camminava avanti ed indietro nervosamente
-C'è qualcosa che non va?
Bulma si voltò, sorpresa di trovarla lì
-Ah, è lei…no, vede, il fatto è che non riesco più a stare chiusa in casa in questo modo! Un tempo così strano da queste parti non era mai capitato, sono ormai settimane che piove incessantemente i miglioramenti degli ultimi tempi sono davvero scarsi…IO NON RESISTO PIÙ!!!!!!!
Yue si ritrasse spaventata dallo scoppio della donna
-ehm…mi dispiace davvero tanto…
Bulma si accorse di aver esagerato, e di aver spaventato la signora, quindi subito ritornò al suo stato "normale"
-Mi scusi, signora Yue…non era mia intenzione spaventarla…
-Ma non si preoccupi…la capisco benissimo…anche nella campagna in cui vivevo da piccola era un peccato non uscire quando pioveva, quei prati avrebbero attirato chiunque fuori e con qualsiasi tempo!
-Dovrebbe essere bello vivere in campagna…
Bulma sembrò ritrovare il buonumore dopo aver pronunciato questa affermazione
-Oh, sì…è davvero bellissimo…
Anche se Bulma desiderava ascoltare i racconti della donna, ad un tratto sembrò ricordarsi di qualcosa
-Scusi…- disse Bulma preoccupata -potrebbe dirmi…che ore sono…?
Yue guardò l'orologio che portava al polso
-Quasi le due…perché?
-Che…che cosa!?
Bulma sobbalzò
-Quasi le due! Mi sono dimenticata di preparare il pranzo! Mio Dio, Vegeta sarà furioso! Mi scusi davvero, devo scappare…
-Io… forse potrei essere utile!
Bulma si voltò quasi sorpresa verso di lei. Yue continuò
-Sono qui quasi da una settimana, e non ho ancora trovato il modo per sdebitarmi! Per me sarebbe un piacere poterla aiutare in cucina!
Ma Bulma non voleva che la signora di stancasse
-…forse…però…
Yue sorrise
-Niente ma, sarei felicissima se potessi rendermi un po' utile! Su, andiamo, altrimenti si farà troppo tardi!
Yue prese sottobraccio l'ancora incredula Bulma e la portò con sé verso la cucina.
Mente Yue tagliava le verdure, Bulma cuoceva la pasta. Oltre al leggero bollire della pentola, riecheggiavano nella stanza le risate ed i discorsi che le due si scambiavano. Erano entrambe soddisfatte di quel momento che stavano passando insieme; Bulma era felice di aver trovato una adeguata e piacevole compagnia per quei giorni di incessante maltempo, mentre invece Yue era contenta di aver trovato in Bulma un'ottima amica, forse l'unica che lei avesse mai potuto dire con certezza di aver avuto. Il tempo passava gradevolmente; Bulma amava ascoltare i racconti dell'infanzia trascorsa in campagna di Yue, e Yue non si stancava mai di ricordare assieme a lei quei dolci e stupendi paesaggi che avevano accompagnato la sua gioventù. Solo di una cosa l'anziana donna non parlava mai. Di un certo periodo della sua vita non ne faceva mai parola, e Bulma non riusciva a spiegarsene il perché. Cosa era successo in quegli anni? La donna era curiosa di saperlo, anche se non osava mai chiederlo alla signora. Non voleva correre il rischio di risvegliare in lei malinconici ricordi di una probabilmente triste esistenza.

-Sapete, oggi la signora Yue mi ha aiutato in cucina!
Orgogliosa, Bulma si lasciò scappare questa frase durante il pranzo
-E dovreste vedere come è abile! È davvero bravissima!
Yue si imbarazzò abbastanza, mentre sperava con tutte le sue forze che Bulma avesse finito di parlare. Trunks, da persona educata quale era, le fece i suoi complimenti, ma Vegeta, al contrario, sembrò proprio non ascoltare la moglie, continuando (ed anche indecentemente) a mangiare come se non fosse successo niente. Anche se quel cibo, dopo quella rivelazione, gli sembrò mutare sapore. Ma come mai si sentiva così? Per quale motivo, quello che fino a poco tempo fa per lui era stato semplice cibo era diventato come…"qualcosa di più"? Per quanto si sforzasse, Vegeta non ne riusciva a trovare il motivo.

Vegeta, durante l'allenamento che stava svolgendo nella camera gravitazionale, non faceva altro che pensare a Yue, quella donna che gli infondeva così strane e sempre nuove sensazioni. Ormai ne era certo, ella non gli era del tutto indifferente; lo aveva capito, anche se non sapeva perché…perché ogni volta che gli ritornavano alla mente quegli occhi spaventati che lo vedevano per la prima volta sentiva di diventare sempre più vulnerabile? Spaventato dalla visione che aveva avuto davanti allo specchio, quando aveva visto quella luce, cercava di dimenticare tutta la situazione che aveva attorno tuffandosi a capofitto nell'allenamento, dove forse riusciva a trovare quel po' di pace che stava cercando. Possibile che tutto quello che gli stava accadendo fosse soltanto frutto della sua immaginazione? Vegeta non avrebbe mai potuto credere a questo, poiché si fidava ciecamente del suo "sesto senso"; eppure era quella l'ipotesi che sperava maggiormente fosse esatta. Cosa lo portava a sentirsi in quel modo? Chi era quella donna? Una semplice ospite o qualcuno…qualcuno di molto, molto più importante? Assorto nei suoi pensieri non si accorse subito della terribile sfera di energia che lo stava per colpire, ma solo pochi secondi prima. Ritornato immediatamente alla realtà, fece per spostarsi, ma era ormai troppo tardi. La sfera lo colpì violentemente al braccio, ed il Saiyan cadde per terra.
-AAAAAAAAAAH!!!!!!!!- il braccio di Vegeta sanguinava, ed il dolore che provava in quel momento era piuttosto forte. Si alzò, dirigendosi verso la porta, tenendosi la ferita con l'altra mano e stringendo i denti. Yue passava di lì, e quando lo vide gli accorse subito incontro preoccupata
-Mio Dio, Vegeta…come è successo…?
Il Saiyan, nonostante il male che provava, si rivolse a lei come se non avesse assolutamente bisogno di aiuto
-Non sono affari che la riguardano…AAAAAAAAAAAAAH!!!!!!
Non riuscì a trattenere un nuovo lamento di dolore, chiudendo gli occhi e sforzandosi terribilmente. La donna gli prese delicatamente il braccio ferito, stando attenta a non provocargli un ulteriore dolore, e noncurante del sangue che le cominciava a sporcare i vestiti
-Bisognerebbe medicarlo subito…
Quel leggero contatto permise di dimenticare per un secondo a Vegeta la sua terribile ferita. La donna, con quel tocco caldo ed affettuoso, lo fece sentire subito strano. Quelle dita che lo sfioravano lo facevano sentire protetto. Era una situazione d'estasi per il principe dei Saiyan, e forse, nel profondo del suo cuore avrebbe voluto che quel contatto così rassicurante non finisse mai. Ma quel senso era nuovo per lui, non era la stessa cosa che provava quando era assieme alla sua Bulma; aveva su di lui quasi lo stesso effetto, ma ne percepiva distintamente la differenza. Non lo conosceva, e già dopo qualche secondo gli iniziò a fare paura, forse anche troppa. Ritirò immediatamente il braccio, lasciando la donna tanto spaventata quanto anche sorpresa
-So benissimo badare da solo a me stesso! Non ho affatto bisogno di lei!
Dopo aver detto questo, e con tono estremamente freddo, sentì immediatamente il bisogno di allontanarsi subito da lei. E così fece.
Quella notte, anche il sonno di Bulma era disturbato da strani incubi; un diario, visibilmente antico e rilegato in cuoio, era sospeso davanti a lei, senza avere un appoggio preciso, sembrava volasse. Sulla vecchia copertina si leggeva con non poca difficoltà un nome…un nome di tre lettere, che la donna, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva a decifrare. Solo dopo un po' Bulma riuscì a leggervi il nome di Yue. La donna sentiva ormai l'irrefrenabile desiderio di aprire quel diario, ma mentre tendeva le braccia per prenderlo, esso si allontanava sempre di più, e lei, nonostante l'impossibilità della cosa, non rinunciava, e continuava ad allungare le mani, cercando di afferrarlo, di prenderlo, tanto era morboso il desiderio di violarne il misterioso contenuto. Ma Bulma non ebbe la possibilità di concludere quel suo sogno, che subito si svegliò; aprì gli occhi, e guardò l'orologio. Era abbastanza buio, per cui non fu sicura dell'ora che lesse dalla sveglia, ma, da quello che aveva intuito, mancavano solo poche ore all'alba. Anche se comunque sentiva che ormai il sonno l'aveva abbandonata. Per qualche minuto rimase stesa sul letto, riflettendo sul sogno fatto poco fa, ma senza dire parola. Sapeva di aver già visto quel diario, e, grazie alla scritta, ricordava anche che esso era riposto sul comodino accanto al letto di Yue. Ma perché nel suo sogno aveva tanta voglia di aprirlo? Cosa la spingeva a farlo? Fu proprio su questo che Bulma si soffermò più a lungo, mentre un'idea già le incominciava a passare per la mente. In fondo cosa le sarebbe costato intrufolarsi nella camera della ospite e leggere soltanto qualche riga di quello che in quel momento era oggetto del suo desiderio? Nessuno lo sarebbe venuto a sapere, e tutta quella storia sarebbe tranquillamente finita lì. Silenziosa e soprattutto convinta di quello che faceva, Bulma scese dal letto, ed ancora più silenziosamente uscì dalla camera, dirigendosi verso quella che era la strada per la stanza dell'ospite.
Qualche minuto dopo anche Vegeta si svegliò, afflitto da uno strano presentimento, che aumentò ancora di più quando non vide Bulma accanto a sé. Si alzo immediatamente anche lui, mentre continuava a pensare dove poteva essere finita sua moglie.

Bulma aprì furtivamente la porta della camera, ed in punta di piedi entrò. Yue dormiva tranquillamente, inconsapevole di quello che stava succedendo proprio a due passi da lei. La giovane donna fece la massima attenzione, non riuscendo ad immaginare la minima scusa da pronunciare alla signora che, svegliatasi di colpo, le avrebbe chiesto spiegazioni per la sua presenza.
-…eccolo finalmente…
Dopo essersi guardata attorno, Bulma nell'oscurità era riuscita a trovare il diario, ed ora lo rigirava fra le mani soddisfatta, senza nemmeno rivolgere il minimo pensiero alla negatività del suo gesto. Con l'aiuto della luce di una piccola candela, Bulma aprì ad una delle prime pagine, ed iniziò a leggere, con il cuore colmo di emozione. "Caro diario, le mie sorelle mi mancano tantissimo. Non faccio altro che pensare a loro, non riesco a togliermele dalla testa. Purtroppo so che non le rivedrò mai più, ma mi rende felice pensare che forse…sì, forse loro sono riuscite a sfuggire a quello che è stato il mio triste destino; il mio cuore spera ardentemente che adesso vivano felici, senza le mie stesse preoccupazioni, senza il dolore che provo in questo momento, e che ormai mi è divenuto amico. In me, però, non finirà mai la speranza di rivederle, riabbracciarle di nuovo…" Bulma rimase sorpresa dalle parole che aveva appena letto. Yue le aveva detto di aver avuto delle sorelle, ma la donna non sapeva che lei avesse anche dovuto abbandonarle. Qualcosa era nascosto in quelle pagine ormai invecchiate, e la donna iniziava a sentire sempre di più il bisogno di sapere, conoscere tutti quegli altri segreti che erano custoditi in quel diario. Improvvisamente, però, l'emozione che l'aveva accompagnata fino a quel momento iniziò subito tramutarsi in sgomento e confusione, quando, mentre continuava a voltare le pagine, iniziò a leggervi sopra nuove memorie; "finalmente ci siamo sposati, io ed il mio re…ho paura per noi; anche se perennemente porto un velo che mi copre i capelli biondi e sto attenta a nascondere i miei occhi azzurri, potrebbe venire un giorno in cui il popolo Saiyan scoprirà queste mie diverse caratteristiche…per fortuna la gente non sospetta nemmeno della mia vera provenienza terrestre, pensa invece che io sia una Saiyan come tutti; spero che questo duri a lungo, non oso pensare a quello che succederebbe se si venisse a sapere la verità…avrei pensato di dirlo pubblicamente, prima che il popolo lo possa scoprire da solo, ma mio marito ha pensato che fosse meglio tacere. Credo abbia ragione"
Bulma continuava a guardare ammutolita le pagine del vecchio diario. Senza dubbio in quelle pagine si parlava dei Saiyan, la razza ormai estinta di cui faceva parte anche Vegeta. Solo pochi conoscevano la vera storia di quel popolo…ma quella signora come era venuta a saperlo? Come poteva sapere dei Saiyan? Speranzosa di trovare nuove risposte ai suoi interrogativi, e facendosi forza, continuò a voltare le pagine. "Sono molto felice, oggi finalmente è nato il mio bambino; è indescrivibile la gioia che ho provato quando l'ho preso per la prima volta fra le mie braccia, quando ho pianto la prima lacrima di felicità per lui. Mio figlio: bellissimo, e dolcissimo, come suo padre, anche se mio marito non lo ha mai dato a vedere, in fondo lui è il re della sua razza, orgogliosa per natura, razza Saiyan, conquistatrice e spietata. Nostro figlio porterà il suo nome, come è di tradizione di ogni cinque generazioni; il nostro bambino si chiamerà…
Bulma pronunciò l'ultima parola con un filo di voce -…Vegeta…-; la donna non riusciva ancora a crederci
-…non può essere…
Ed invece era proprio così. In quella pagina c'era scritto proprio il nome di suo marito
-…Yue…Vegeta …non è possibile…
Bulma lasciò cadere il diario, mentre il suo sguardo continuava a perdersi nel vuoto. Cosa significava tutto questo? Ella sperava che tutto fosse solo un brutto incubo, o un sogno ad occhi aperti, uno scherzo della sua immaginazione…anche se sapeva benissimo che quella era la più assoluta realtà. Come era potuto succedere? Possibile che quella donna apparentemente estranea, fosse proprio…proprio…Bulma non riusciva a pensarci. Era tutto troppo inverosimile per convincersi della realtà del fatto, eppure…
-…L'…l'hai scoperto alla fine…
La donna fu sorpresa da una voce dietro di lei, ed il suo primo impulso fu quello di voltarsi. Così fece, e vide che Yue si era ormai svegliata, e, in piedi di fronte a lei, continuava a tenere lo sguardo malinconicamente rivolto verso il basso.
-…Bulma…io…
-C…cosa vuol dire questo…?
Bulma sentiva le lacrime che inspiegabilmente le incominciavano a scendere dagli occhi, mentre Yue, impotente, le stava davanti senza pronunciare alcuna parola
-Cosa vuol dire questo!? Cosa!? Cosa!?
Le lacrime, ormai, le iniziavano a scendere sempre più abbondanti, e la tristezza, assieme quella indecifrabile e confusa rabbia, le aumentava nel cuore
-Come fa lei a sapere di re Vegeta!? Come può sapere della razza Saiyan!?
La voce di Yue era rotta dalla malinconia, mentre pronunciava quella che era la risposta alla domanda che Bulma le aveva rivolto fra le lacrime
-Io…io so tante cose…che tu nemmeno immagini…
-Ma…lei non può essere…no…
-…sì…Bulma…io…io…
La voce di Yue era visibilmente rotta dal pianto. La donna tentava con tutte le sue forze di trattenere le lacrime
-…la…la madre di Vegeta…
Bulma pronunciò la frase forse inconsapevolmente, mentre quella terribile atmosfera di tristezza aumentava nella camera
-io…non avrei voluto che tu lo scoprissi…
Yue continuava a tenere gli occhi diretti verso il basso
-Cosa significa tutto questo!?
Una voce improvvisa fece voltare le due donne verso la porta. Vegeta era davanti a loro, con la confusione che si riusciva a leggere anche nell'impenetrabilità del suo sguardo
-Vegeta…
Bulma guardava spaventata il marito. Non avrebbe mai potuto immaginare che lui la fosse venuta a cercare a quell'ora. Anche se in quel momento il Saiyan aveva dimenticato il motivo per cui era là; egli aveva avuto modo di sentire i discorsi delle due donne, ed ancora non riusciva a crederci. Strinse i pugni, mentre sentiva la rabbia che aumentava sempre di più in lui
-Come…come osa dire che lei…lei è…
Bulma si asciugò le lacrime, mentre si rivolse nuovamente a Vegeta
-Calmati, Vegeta…ti prego…
-IO NON MI CALMO AFFATTO!!!
Detto questo Vegeta uscì dalla camera, sbattendo violentemente la porta. In lui era iniziato ad aleggiare un esteso senso di vuoto, incolmabile, che lo tormentava terribilmente. Poteva tranquillamente non credere alle parole di Yue, ma c'era sempre qualcosa, quel qualcosa, che gli faceva pensare il contrario. Anche se la rabbia non gli dava tregua, nella sua mente iniziavano a scorrere tutti i momenti in cui si era sentito alterato per colpa di quella donna. Pensò a quando l'aveva incontrata per la prima volta, a quella visione che aveva avuto davanti allo specchio, al leggero contatto fisico che avevano avuto quando lei gli aveva dolcemente preso il braccio ferito, ed anche a tutta quella premura che la donna aveva adoperato per non provocargli ulteriore dolore. Ci ripensava mentre mille e mille brividi gli attraversavano il corpo, e mille e mille pensieri gli torturavano la mente, senza concedergli un minimo momento di tregua.
Bulma rimase in quella camera ancora per qualche secondo; nessuna delle due riusciva a dire la minima parola. Quel silenzio era insopportabile, troppo, sia per Bulma, sia per Yue, ed ognuna sembrava volerne la fine. Ma l'una aspettava che fosse l'altra ad intervenire per prima
-…forse…- Bulma finalmente si decise -…sarebbe meglio che vada…
Yue non rispose, e Bulma, lentamente, si diresse verso la porta
-…dietro l'orecchio…
Bulma si voltò verso Yue appena sentì la frase che ella aveva pronunciato. La donna continuava a non capire
-…Vegeta…ha una piccola cicatrice dietro l'orecchio destro…la ha da quando era piccolo…- poi continuò -…io…io non sto mentendo, Bulma…
La dolce e triste voce di Yue risuonava nella stanza. Bulma guardò la signora per un attimo, e vide riflesso nei suoi occhi lo sguardo più sincero che avesse mai visto, il più profondo ed allo stesso tempo il più indecifrabile, ma tanto, tanto penetrante. Lentamente, senza dire alcuna parola, uscì fuori dalla camera. Prima un lampo abbagliante, e qualche secondo dopo un forte tuono, annunciarono che la pioggia, la quale era cessata pochi minuti fa, era ripresa inesorabilmente a cadere.

La giornata era incominciata male, quella mattina. Gli avvenimenti della notte precedente avevano sconvolto tutti, tranne il piccolo Trunks, che, non sapendo nulla di quello che era accaduto, continuava sempre a chiedersi motivo di quella atmosfera instabile e pesante che era calata in casa sua. Bulma era in salotto, adagiata su una comoda poltrona, mentre sfogliava distrattamente una rivista. Anche se tentava di prestare ad essa almeno un po' di attenzione, sapeva che, nonostante tutti i suoi sforzi, non ci sarebbe riuscita. Fu infatti subito costretta a poggiarla sul tavolino alla sua sinistra. Non riusciva a pensare a qualcos'altro, qualunque cosa passasse per la sua mente, essa finiva sempre per avere lo stesso punto centrale; percepiva distintamente la tensione che si era creata nella casa, da quelle rivelazioni della sera prima era tutto cambiato, la vita di prima era mutata completamente, e lei non poteva fare a meno di pensarci
-Devo trovare qualcosa che mi faccia per un attimo dimenticare tutto questo…
Bulma pronunciò questa frase mentre già si guardava attorno in cerca di idee. Ma dopo un po' dovette smettere. Non c'era niente che l'avrebbe distolta, anche per poco, da quella che era la situazione in cui in quel momento si trovava, e che, in prima persona, stavano vivendo anche Yue e Vegeta. Ad un tratto, mentre abbassava lo sguardo e sospirava delusa, gli occhi di Bulma avvistarono il piccolo mobile in cui suo padre teneva gelosamente custoditi i dischi che più amava ascoltare. Essendo la parola "ordine" probabilmente non presente nel vocabolario del genitore, Bulma decise di riordinare tutta quella musica che era disordinatamente riposta nei ridotti scaffali di legno
-In fondo…anche se non mi riuscisse a distrarre come vorrei, mio padre ne sarà felice…
Bulma, soddisfatta, si avvicinò al mobile ed iniziò a prendere i cd, raddrizzando quelli che erano poggiati dalla parte sbagliata, e rimettendo quelli mancanti nelle apposite custodie. Mentre compiva questo lavoro, la sua attenzione fu attratta da un disco fuori posto. La copertina era di un rosa appena accennato come sfondo. Sopra vi era raffigurato un pianoforte, e, accanto ad esso, una rosa rossa dal colore profondissimo ed estremamente intenso. Bulma lo prese. Si avvicinò al lettore, che era proprio di fianco al mobile, e vi infilò il cd, aspettando che la musica incominciasse. Dapprima una singola ed impercettibile nota uscì dalle casse; poi un'altra…ed ancora un'altra…ognuna diversa, che però, unita alle altre, contribuiva alla creazione di una stupenda melodia. La donna, estasiata da quella musica soave, si sedette sul divano. Il suono del pianoforte accompagnava i suoi pensieri, che dapprima tristi, piano piano divennero sempre più leggeri, fino a non rappresentare più alcuna preoccupazione per lei. Si perdeva in quella stupenda musica, delicata e lenta, allegra ma allo stesso tempo malinconica. Ed era dolcissimo per lei smarrirsi, nel silenzio della camera, in quell'insieme di note che la trasportava altrove, lontana da quelli che erano in quel momento i problemi che la affliggevano, e che, anche se non li viveva in prima persona, la riguardavano piuttosto da vicino. Mentre la musica continuava a crescere, come il senso di pace che essa stessa creava, Bulma chiuse gli occhi, passando lentamente dalla veglia al sonno, e ritrovando il sorriso che in quel lasso di tempo che era passato dalla scoperta al momento che stava vivendo, le era parso molto, molto lontano.
Anche Vegeta passava per di là. Al suo orecchio non poté fare a meno di giungere la stessa musica che ascoltava sua moglie, e che stranamente lo attirava come non mai. Si sedette per terra, con la spalle appoggiate al muro, e posò la testa vicino alla fredda parete, continuando ad ascoltare le note di quel pianoforte che gli iniziavano a penetrare nella mente e nel cuore. Il Saiyan, questa volta, non si tirò indietro davanti a quello che sentiva di provare internamente; per la prima volta ebbe il coraggio di abbandonarsi completamente a quelli che erano i suoi pensieri e le sue emozioni, senza alcun pregiudizio, e senza il minimo intervento del suo orgoglio. E, forse per un attimo, ebbe la possibilità di sfuggire, anche se per poco e solo per parte, a quelli che erano gli avvenimenti che lo stavano tormentando.

Iniziarono, così, a trascorrere lunghi giorni in cui la tensione raggiungeva livelli sempre più alti. E se prima Vegeta disprezzava Yue, come soleva fare con la maggior parte delle persone che gli vivevano intorno, adesso il Saiyan passava la maggior parte delle giornate nella camera di allenamento, esercitandosi molto più di quello che soleva far prima, saltando i pasti e perdendo ingenti quantità di ore di sonno. Non aveva la forza di riprendere quella che era la sua vita di prima, e preferiva dedicarsi completamente a quello che era il suo allenamento, dove riusciva perfettamente a trovare le condizioni più adatte per chiudersi in se stesso. E Yue si sentiva sempre più in colpa. La donna era diventata chiusa, non era più lo spirito allegro e vivace di una volta. Il suo passato adesso le faceva ancora più male di quello che avrebbe potuto farle prima. Gli si prostrava nuovamente davanti agli occhi, e nuovamente lo stava vivendo, ma adesso, oltre a lei, stavano soffrendo anche la povera Bulma, e, soprattutto, il suo Vegeta. Non sapeva proprio cosa fare, anche se, ne era sicura, quella non era la prima volta che si trovava così indecisa.

Quel pomeriggio Vegeta si era assopito sul letto, distrutto dalla dura fatica provocata dal suo ancor più duro allenarsi nella camera gravitazionale. Bulma socchiuse lentamente la porta, ed entrò, accorgendosi di lui. Lo guardò dolcemente. Le sembrava un piccolo ed ingenuo bambino messo davanti a problemi infinitamente più grandi di lui. Solo a guardarlo le infondeva tenerezza, così tanta tenerezza…Ad un tratto, però, alla mente della donna tornarono in mente le parole di Yue. Bulma non sapeva come, per quale motivo, ma ricordò le ultime parole della donna, che, quella maledetta notte, aveva pronunciato prima che lei andasse via "…Vegeta…ha una piccola cicatrice dietro l'orecchio destro…la ha da quando era piccolo…". Forse spaventata, avanzò verso il marito, che dormiva beatamente. Con quanta delicatezza le era possibile, gli spostò l'orecchio destro, e subito, si ritirò immediatamente indietro. Il cuore le incominciò a battere forte, il respiro le si fermò, quando scoprì quel segno di cui non aveva mai sospettato l'esistenza;
-…questo…questo vuol dire che…
Bulma non riusciva a pensarci. La signora Yue aveva ragione, per quanto Bulma non volesse minimamente crederci. Ma come aveva fatto Yue a saperlo? Bulma, per quanto fossero tanti gli anni che viveva accanto a Vegeta, non se ne era mai accorta, né aveva mai visto quel segno che il Saiyan si portava sin da piccolo. Come…come poteva Yue sapere anche di questo? Immediatamente corse verso la stanza che ospitava la signora, e bussò ripetutamente alla porta
-Signora Yue? Signora Yue!?
La voce della donna lasciava intuire una certa preoccupazione, ma, nonostante l'urgenza della cosa, Yue continuava a non rispondere
-Signora, è in camera? Le devo assolutamente parlare! La prego, apra!
La voce di Bulma era sempre più impaziente e leggermente confusa, ma la signora ancora non dava segni di vita. Bulma abbandonò l'impresa rassegnata, contro la sua volontà
-Forse starà dormendo…
Ma qualcosa non la convinceva. Non era da quella dolce ed ingenua signora che aveva conosciuto qualche settimana prima comportarsi così. Presa da uno strano riflesso, Bulma spalancò la porta. La voce di Bulma divenne più flebile e spaventata, impercettibile, quando le si presentò, davanti agli occhi, quella visione.
-…s…signora Yue…
La signora Yue aveva avuto un mancamento, e giaceva a terra svenuta. Il suo corpo sembrava assolutamente non suggerire nemmeno la più minima presenza di vita.
Un dottore dall'ampio camice bianco era davanti a Bulma, che, molto preoccupata, aspettava impazientemente una risposta, mentre nervosamente le sue dita giocherellavano con il manico dell'ombrello. Tutt'attorno, il cupo studio medico, colmo di medicine ed altri apparecchi che Bulma non aveva mai visto prima, non sembravano minimamente alleviare quelle che erano le preoccupazioni ed i sensi di colpa della donna.
-…c…come sta?
La profonda voce del dottore rimbombò nella camera. Il tono triste suggeriva che probabilmente lo stato di salute della donna non era dei migliori
-È una sua parente?
-…io…veramente…
Il dottore capì che Bulma non riusciva a parlare e continuò
-Signora Brief…vede, purtroppo non sta molto bene…
-Cosa…cosa le è accaduto?
Bulma sapeva che non sarebbe riuscita ulteriormente a trattenere le lacrime
-La signora Yue è gravemente malata, e anche da qualche anno, a quanto pare…la sua è una malattia molto rara, di cui si conosce ancora molto poco…il virus, appena entrato nell'organismo, inizia a lacerare gli organi interni, fino a che non ne rimane più niente…noi medici sfortunatamente non conosciamo ancora bene le cause della contrazione della malattia, né il modo per fermare questa distruzione…
A Bulma sembrò di impazzire, mentre provava ad immaginare tutto il dolore che Yue provava. Iniziò forse inconsapevolmente a piangere, mentre continuava ad ascoltare le parole del dottore, che cercava di consolarla
-Mi dispiace, ma sarò franco…ci sono poche probabilità che la signora viva ancora per molto, ed un ricovero in ospedale sarebbe soltanto inutile… mi dispiace davvero tanto, signora, ma purtroppo non c'è alcuna speranza…credo sia meglio che quel poco tempo che le rimane lo passi con i suoi cari, sarebbe maggiormente meglio per lei…la sua è una malattia strana, molto rara, e per i pazienti in questione non c'è mai possibilità di salvezza…
-…c…capisco…
-Adesso può portarla a casa, lì starà meglio…mi dispiace tanto, signora Brief…
Bulma rispose soltanto con un triste gesto di ringraziamento verso il dottore, e, asciugandosi le lacrime, con passo mesto si diresse verso il corridoio dell'ospedale.

Vegeta, inconsapevole di tutto quello che era successo, era nella camera d'allenamento, anche se non riusciva a dedicarsi completamente a quello che sarebbe stato il più logico il motivo per cui era lì. Era invece seduto in un angolo, con lo sguardo perso nel vuoto. Continuava a pensare; alla signora Yue, alla notte in cui aveva scoperto tutto…a sua madre…anche se gli era molto più difficile riflettere su questo terzo argomento, per il semplice fatto che lui una madre non l'aveva mai avuta. No. Lui aveva avuto soltanto un padre, che lui tanto ammirava, che gli aveva insegnato a vivere ed a combattere, che lo aveva reso uno dei Saiyan più forti e rispettati del suo pianeta. La figura della madre non aveva mai minimamente accennato ad immaginarla. Non si era mai chiesto il motivo per cui Bulma, ed anche lo stesso Trunks, avessero una persona che volesse loro un bene dell'anima, che si preoccupava per la loro educazione, una persona a cui nei momenti più difficili ci si poteva sempre rivolgere, sapendo che qualunque consiglio fosse fuoriuscito dalle sue labbra sarebbe sempre stato quello giusto, e lui invece no. Non aveva mai lontanamente pensato di immaginare la figura materna, e non si era mai azzardato a chiedere qualcosa di lei a suo padre; non solo perché il suo unico scopo era quello di pensare a combattere e ad allenarsi, a distruggere tutto quello che incontrava, ma anche perché non ne aveva mai trovato un eccessivo bisogno. Il Saiyan avrebbe potuto tranquillamente non credere a quella stupida storia, ma c'era qualcosa che lo turbava profondamente. La stessa sensazione che aveva provato la prima volta che l'aveva vista. Conoscerla da sempre, eppure non averla mai incontrata. Solo a guardarla, ormai se n'era accorto, sembrava che lei sapesse tutto di lui, ogni suo piccolo segreto. Vegeta era confuso, come forse lo è stato poche volte nella sua vita; fino a quel momento non gli era importato nulla del fatto di non avere una madre, ed invece in quell'istante, la situazione cominciava e continuava a premergli parecchio. Cosa stava cambiando in lui?

Yue era in camera sua, stesa sul letto ed avvolta in una calda coperta. Vicino al suo letto, seduta su una sedia, c'era Bulma, che a stento riusciva a trattenere le lacrime. Nella voce di Yue, nonostante tutto quello che era successo, si potevano chiaramente cogliere intense sfumature di ottimismo, ma accompagnate dal altre colme di rassegnazione
-C'è qualcosa che no va, giusto?
Bulma alzò lo sguardo, fino ad incrociare il suo
-…io…signora…
Yue sorrise nuovamente
-…non ti preoccupare…lo sapevo già…
Bulma abbassò nuovamente il capo
-…mi dispiace tanto…
-Anche a me…ma purtroppo non si può fare nulla…
La signora Yue sospirò per un attimo, e sorrise
-Grazie, Bulma
Bulma la guardò sorpresa
-…e…e di cosa…??
-Per la tua grande ospitalità…te ne sarò infinitamente grata, davvero…
Ma Bulma sentì l'irrefrenabile bisogno di cambiare argomento
-Signora Yue…io le vorrei chiedere una cosa…vede…è importante…
Yue la interruppe
-Mi dispiace di aver causato tutti questi problemi…so cosa vuoi chiedermi, ma sei libera di non crederci, Bulma…siamo tutti liberi di credere a ciò che vogliamo…
-Ma per Vegeta è importante…non era mai stato così male…lei deve dirmi la verità, Yue, me la deve dire assolutamente…ne ho bisogno…anche se ha mentito rimarrà sempre la benvenuta…
A Yue incominciarono a passare davanti agli occhi tutti i momenti terribili che aveva vissuto; dalla separazione da suo marito e da suo figlio, agli orrori che l'alleanza con Freezer avevano provocato al pianeta Vegeta. Guardava Bulma, che aspettava pazientemente una risposta
-…n…non ho mentito, Bulma…per quanto ti possa sembrare falso…è la verità…
Yue abbandonò completamente la testa sul cuscino, e continuò, anche se provando tantissima difficoltà, a parlare
-Tanto tempo, mentre ero con le mie sorelle…arrivò una nave…io fui rapita da due Saiyan, e le mie sorelle…non so dove poi siano andate loro…
Bulma ascoltava attentamente ogni minima parola che la donna pronunciava
-…divenni schiava nel palazzo reale…e fu lì che conobbi il re…dove nacque il mio Vegeta…
L'intensità con cui Yue pronunciò quest'ultima frase provocò una forte scossa emotiva nell'animo di Bulma. La donna stava incominciando a crederci. Tutto quello stava divenendo sempre di più una certezza; sentiva che quella donna non stava mentendo; quelle parole per lei erano la pura verità. Senza dir niente, prese fra le mani una mano di Yue e la strinse a sé, incominciando a piangere. Yue si alzò di scatto, accogliendola fra le braccia e cullandola dolcemente
-Che cosa c'è Bulma? Su, non piangere…
Bulma si strinse a lei, continuando a far scendere le lacrime -…spero…spero di fare la cosa giusta…credendole…- disse poi, a voce bassa, e forse Yue non la sentì. Bulma rimase ancora per molto stretta a lei, anche se non sapendone il perché. Sapeva, in cuor suo, che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni in cui avrebbe potuto godere dell'incredibile tenerezza di quella stupenda persona.

La notte era calata sulla città. Tutta la casa dormiva, tranne Vegeta, che, come ultimamente soleva fare, era rimasto ad allenarsi fino a tardi. A notte fonda il Saiyan uscì finalmente fuori dalla camera d'allenamento, mentre qualcosa, forse la tristezza che aleggiava nell'aria, gli suggeriva la presenza di qualcosa che non andava. Si girò attorno, osservando quel lungo ed immenso corridoio, non tanto differente dagli altri della Capsule Corp.. Non si fermò fino a che non scorse la porta della camera di Yue. Quasi senza aver alcuno controllo dei suoi movimenti, si diresse lentamente verso di essa, e la socchiuse leggermente. Yue dormiva, ma sembrava non stare troppo bene.
Provando forse per la prima volta una certa e strana compassione, Vegeta aprì del tutto la porta ed entrò silenziosamente nella camera. Poggiò il suo asciugamano su una sedia, e si guardò attorno; Nemmeno quella camera era tanto diversa dalle altre dell'immensa casa in cui viveva, nulla lo rendeva né sorpreso né colpito. Solo un piccolo oggetto, posto in un angolo, attirò la sua attenzione; un vecchio diario. Esso era poggiato lì, in un angolo di quella camera buia. Vegeta Lo prese in mano, ed aprì una pagina a caso. Iniziò a leggere; "sono molto felice, oggi finalmente è nato il mio bambino; è indescrivibile la gioia che ho provato quando l'ho preso per la prima volta fra le mie braccia, quando ho pianto la prima lacrima di felicità per lui…" Ma il Saiyan si bloccò di colpo, quando si accorse che quelle parole non erano del tutto nuove alle sue orecchie. Era sicuro di averle già sentite, anche se non riusciva a ricordare né dove né quando…fino a che, egli ebbe come un flash
-…n…nel mio sogno…non può essere…
Immediatamente poggiò il diario da dove lo aveva preso, ed uscì velocemente dalla camera. Era forse quella la donna che aveva sognato, che c'entrava con suo padre?…In fondo quello era uno stupido sogno, non poteva significare nulla, eppure…Vegeta iniziò ad innervosirsi. Quella stupida situazione non faceva altro che provocargli sempre nuovi problemi ed ulteriori domande. Cercò di cancellare tutto dalla mente, ma non ci riuscì. Quando sarebbe finito quell'incubo? Ma a questa domanda iniziò subito a sostituirsi un'altra, diversa, ma tanto, tanto strana. Perché aveva la sensazione di sentire…sì, di sentire di iniziare a provare dolce e profondo bene per quella donna che improvvisamente gli aveva sconvolto la vita?

-È stato qui, stanotte…
Yue si era appena svegliata, era mattina ma mancava ancora qualche ora allo spuntare del sole. Un felicissimo sorriso era stampato sul suo volto, e messi a confronto con esso, i suoi occhi terribilmente stanchi sembravano non avere alcuna importanza. Continuava, infatti, a rigirare fra le mani l'asciugamano che il Saiyan aveva dimenticato lì dopo l'allenamento, quando era entrato in camera sua
-…forse posso ancora sperare…ha capito che io sono sua madre…Vegeta…
Ma, ai sogni, tempestivamente si sostituirono le illusioni
-…forse…forse, però, non mi crede ancora…
Yue guardò di nuovo l'asciugamano, questa volta con sguardo triste; le ricominciava a sembrare ancora tanto lontano l'attimo in cui avrebbe potuto riabbracciare suo figlio, ed ormai credeva che non ci sarebbe mai più riuscita. Ma fu un secondo, uno scatto; qualcosa nel suo corpo si fermò all'improvviso, mentre il respiro le incominciò a mancare.
Vegeta quella notte fece nuovamente lo stesso sogno; sognò la donna, il bambino, suo padre, la voce. Adesso però, gli appariva tutto, anche se leggermente, più chiaro. Ma non ebbe il tempo di perdersi in altre riflessioni, che subito, svegliandosi bruscamente, la sensazione di un terribile presentimento lo pervase completamente, ed il cuore del Saiyan si riempì di paura, incominciando a battere forte. Si alzò di scatto, ed iniziò a correre verso quella che era la stanza di Yue, spalancando la porta spaventato.

Bulma e Vegeta erano seduti silenziosamente nella candida sala d'attesa dell'ospedale. Il terribile groppo in gola che in quel momento affliggeva loro contemporaneamente, non riusciva a fargli pronunciare la minima parola. I due guardavano verso il pavimento, con sguardo abbattuto e triste. Una malinconia che Vegeta aveva provato rare volte lo colse improvvisamente, mentre il terribile senso di vuoto continuava ad aumentare sempre di più in lui. Un'infermiera li chiamò da lontano, e Vegeta corse immediatamente incontro a lei, con un'impazienza che mai aveva provato prima
-Perché ci ha fatto aspettare così tanto!?
La preoccupazione dell'infermiera sovrastava completamente quel leggero barlume di imbarazzo presente in minima quantità nella sua voce
-…io…veramente…
Ma Vegeta non volle sentire ragioni
-Si levi subito da mezzo, voglio vederla!
L'infermiera continuò a parlare con lo sguardo rivolto verso il basso
-…mi dispiace darle una brutta notizia, ma…
-Ma!?
-…purtroppo…non c'è stato nulla da fare…
Anche Bulma rivolse lei una domanda, infinitamente preoccupata, mentre sperava che la risposta non fosse quella che stava immaginando
-…c…cosa vuol dire questo…?
-…la signora…la signora è in fin di vita…
Vegeta e Bulma si bloccarono di colpo, mentre il dolore aumentava loro nel cuore
-…che cosa sta dicendo…non può morire!
-…potete vederla…se volete…
Vegeta, senza nemmeno concedere la possibilità all'infermiera di concludere la frase, entrò nella sala, dove ebbe la più pietosa e terribile visione che avesse mai potuto vivere. Yue era distesa su un letto, soffriva visibilmente, mentre, aiutata da vari tubi che aveva attorno, respirava faticosamente. Bulma si avvicinò a lei, con le lacrime agli occhi.
-Yue…
Vegeta, anche essendo terribilmente preoccupato, continuava ad essere scettico; la guardava come se l'avesse vista per la prima volta, con uno strano sguardo, impenetrabile, illeggibile, ma tanto, tanto triste. Le stava, vicino. Voleva allontanarsi da lei, sentiva il bisogno di uscire dalla camera e di lasciarsi tutto alle spalle, ma non ci riusciva. Forse per la prima volta nella sua vita aveva moltissima paura, paura che lo bloccava, non gli permetteva il minimo movimento, che gli accelerava il battito cardiaco e gli rendeva difficile il respiro. Yue allungò il braccio con le sue ultime forze, fino a prendere una mano del Saiyan fra le sue. Vegeta non la ritrasse; non voleva. Il corpo della donna era in fin di vita, ma era indescrivibile la vita ed il calore che quella piccola mano infondeva nell'anima di Vegeta. Egli non poteva fare a meno di quel contatto, era come una linfa vitale per lui, qualcosa nel suo cuore cresceva sempre di più, qualcosa di confortante, di caldo, di rassicurante. Ormai ne era sicuro, il tocco di quella donna lo faceva sentire protetto, protetto da qualsiasi pericolo, niente più rappresentava anche il minimo problema per lui, che, stupido, quel giorno non se ne era accorto, ed aveva preferito ritirare il braccio, scappare via da quei nuovi e confortanti sentimenti che stava iniziando a provare. Quella mano era calda, infondeva strane sensazioni, e Vegeta, contrariamente a quello che era il suo solito atteggiamento, non la tirò indietro. Anzi, forse quasi inconsapevolmente, la strinse ancora di più. Ma lui era sicuro che quello strano calore non fosse soltanto frutto della sua immaginazione? Chi gli garantiva che non fosse solo il suo bisogno della protezione di una madre, che lo faceva sentire così? E come poteva essere sicuro che la donna morente davanti a lui non fosse soltanto una persona che voleva prendersi gioco di lui, facendogli credere chissà cosa e facendo nascere nuovi dubbi ed incertezze nel suo animo?
-…Vegeta…ascoltami…
Vegeta continuava a guardarla, mentre la donna incominciò a parlare
-…forse tu non mi credi…e probabilmente non mi crederai mai…ma voglio che tu mi ascolti lo stesso…perdonami…
All'improvviso la donna si fermò. Fu un momento di silenzio ed estrema tensione; Yue era visibilmente impedita nel parlare, ma ella si fece forza lo stesso
-…sento ormai dentro di me tutto quanto che si sta arrestando…fra poco non farò mai più parte di questo mondo…ma vorrei tanto che tu mi possa perdonare…per non essere stata vicino a te, per non essere stata una buona madre…conoscevo tuo padre, e sono contenta che ti abbia educato bene…è per me la cosa più bella vederti felice, con una moglie, con un figlio…forse ti sarò mancata qualche volta…ma sappi che…
La voce di Yue continuava a divenire sempre più bassa
-…io…ti voglio bene…mio piccolo Super Sayan…
"…Super Saiyan"…questa parola rimbombò improvvisamente nella mente di Vegeta; "Super Saiyan…mio piccolo Super Saiyan…" ebbe un sobbalzo nel sentire le ultime parole della donna, e ne conosceva anche il motivo…era proprio così che, anche se rarissime volte, soleva chiamarlo suo padre, quando gli diceva che sarebbe diventato un Super Saiyan, che sarebbe divenuto il più forte dell'Universo…ma quella donna come faceva a sapere…come poteva…non poteva saperlo…forse era proprio…era davvero…sua madre…Vegeta la stava incominciando a sentire come una fondamentale parte di se stesso. Tutto, all'improvviso gli stava apparendo con occhi diversi, a tutti i dubbi che lo avevano accompagnato sino a quel momento si sostituirono chiare e sempre più confortanti certezze. Sentiva di averlo capito; quella donna lo conosceva, lui conosceva lei, il rapporto che li legava era lo stesso che saldamente unisce una madre ed un figlio. Il peso di tutte quelle volte in cui non l'aveva nemmeno osata immaginare adesso stava calando tutto sul suo cuore, ma, allo stesso tempo, esso si dissolveva come neve si scioglie al sole…ma…anche se…era ormai troppo tardi. il battito cardiaco di Yue era cessato, la donna aveva esalato il suo ultimo respiro. Il suo corpo, ormai privo di vita, giaceva adagiato sul morbido letto d'ospedale. Ed ora che tutti i problemi erano stati risolti, proprio in quel momento che madre e figlio si erano ritrovati, Yue era morta.
-…no…non è vero…non può essere…
Vegeta, accecato dalla disperazione, iniziò a prendere a scossoni il corpo di Yue, mentre Bulma, con gli occhi colmi di pianto, cercava inutilmente di fermarlo
-…fermati, Vegeta…ti prego…
Ma lui non l'ascoltava, mentre calde lacrime gli sgorgavano dagli occhi. Lacrime di tristezza e di rabbia, che gli appannano la vista, che scendono copiose lungo le guance, che lo facevano impazzire. Vegeta continua a gridare.
-…non può essere morta…non è giusto…non doveva morire…
Anche Bulma cercava di mascherare il terribile senso di tristezza che l'affliggeva, ma senza alcun risultato
-…ti prego…calmati…ormai non possiamo fare più niente…
Ma il Saiyan non le dava ascolto
-…Non doveva morire, non doveva…LEI ERA MIA MADRE!!!!!!
Vegeta incominciò a piangere ancora più forte, mentre una sua lacrima cadde accidentalmente sulla fronte di Yue. Fu un attimo, un secondo, la fronte di Yue s'illuminò di uno strano ed intenso bagliore; apparve all'improvviso il simbolo dei Saiyan, su quella donna, quella terrestre; ma Vegeta, accecato dal dolore, anche se accorgendosene, continuava noncurante a piangere nella sua più profonda disperazione.

Ormai il corpo privo di vita di Yue era stato portato via. Vegeta e Bulma erano fuori dall'ospedale, seduti su una panchina nel parco accanto all'edificio. La pioggia, dopo settimane e settimane di attesa era finalmente cessata, ed il sole stava per sorgere; quel luogo era deserto, solo quelle due figure tristi, sedute su un'umida panchina, rompevano la monotonia di quel paesaggio mattiniero. I due sembravano essersi calmati, anche se la tristezza continuava a far parte di loro. L'umida aria che penetrava loro nei polmoni, la piacevole brezza mattiniera e le minuscole goccioline di pioggia sulle foglie degli alberi appena fioriti, anche essendo un meraviglioso spettacolo, suscitavano in marito e moglie poco interesse. La malinconia li affliggeva, quanto il dispiacere di avere perso una persona molto, molto cara ed importante. Ma Bulma, in quel momento non riusciva a pensare a se stessa. Pensava invece al suo Vegeta, che, con gli occhi ancora arrossati, le stava vicino, senza avere il coraggio di pronunciare alcuna parola. Forse la situazione sarebbe, anche se poco, migliorata se lei avesse incominciato a parlare, ed a consolarlo
-Sai…- disse -…lei era una terrestre…come me…come tutti…
Vegeta si voltò verso di lei, facendo una flebile smorfia simile ad un sorriso
-…no…non era una terrestre…lei…lei era una Saiyan…
Vegeta finalmente aveva appreso anche questo grande segreto. Si era finalmente reso conto che Saiyan non si nasce, ma si diventa. Yue aveva tante volte respirato l'aria del pianeta Vegeta, era stata capace di fondersi con il paesaggio, considerandolo quel pianeta come una seconda Terra, la sua seconda patria. La sua vita era stata legata a quel luogo, amava un Saiyan ed aveva un figlio Saiyan. Era riuscita a diventare un individuo di quella razza, nonostante non avesse né capelli neri come il carbone né occhi scuri come la pece. E questo Vegeta l'aveva capito.
Bulma si avvicinò un po' di più a lui, e gli accarezzò il viso. La donna riusciva ancora a leggere perfettamente negli occhi di Vegeta tutto l'abbattimento che in quel momento provava, mentre sentì l'irrefrenabile desiderio di consolarlo. Lo abbracciò dolcemente, e Vegeta si strinse a lei. La calda voce della donna gli risuonò soavemente nell'orecchio, mentre pronunciava parole che egli non si sarebbe mai più dovuto dimenticare per tutta la sua vita
-…tua madre…
-…io…Bulma, io l'ho persa per sempre…
Bulma gli passò nuovamente una mano sul il volto
-Vegeta…non l'hai persa…lei rimarrà per sempre nel tuo cuore…nei nostri cuori…hai imparato a volerle bene, e questo tuo sentimento non si spegnerà mai…anche tu hai avuto una mamma, Vegeta…ed ogni volta che vedrai gli occhi di nostro figlio, ogni volta che io vedrò i tuoi…noi la riconosceremo…
Il Saiyan si sentì infinitamente confortato da quelle parole. Lui l'avrebbe per sempre portata nel suo cuore, e, ne era più che convinto, il bene che adesso provava per lei non sarebbe mai cessato
-…Bulma…grazie…
La donna lo zittì dolcemente
-…torniamo a casa…
Vegeta si alzò, e Bulma fece lo stesso; insieme si allontanarono, mano nella mano, mentre il sole iniziava lentamente a spuntare dietro di loro; Vegeta continuava a ripensarci; il ricordo di Yue, di sua madre, mai sarebbe mai svanito. Sarebbe sempre rimasto rassicurante, confortante, ma soprattutto vivo e felice nel suo cuore, mentre un giorno, in un futuro prossimo, forse un giorno in cui l'avesse accompagnato la stessa, intermittente e forse anche confortante, pioggia d'Aprile, l'avrebbe finalmente rivista e riabbracciata. Ed il Saiyan di questo era sicuro.


FINE