LOTTA FINALE

L'odore della polvere da sparo e di terra smossa si diffondeva nella calda brezza notturna di una serata d'inizio estate.
L'oscurità impediva di distinguere bene le due figure umane che si muovevano in uno scenario di una zona di periferia, circondata solamente da grossi capannoni di metallo e rottami di automobili e, la luce precaria dei pochi lampioni presenti, non lasciavano intravedere nient'altro che le lunghe ombre di sé stessi.
Il silenzio era interrotto sporadicamente da sinistri fruscii e respiri affannosi dovuti a corse rapide, oltre naturalmente, ad alcuni scoppi violenti della canna delle pistole nelle mani dei due contendenti.
Il duello tra i due avversari armati era cominciato poco dopo il tramonto, ed ora che il sole era già scomparso da parecchie ore oltre l'orizzonte, l'inquietante nascondino era diventato più difficile, ma di sicuro più stimolante per entrambi.
Una delle due enigmatiche figure si lasciò scivolare dietro una grossa botte di ferro e, con l'orecchio teso, cercava di percepire un qualsiasi indizio che gli rivelasse la posizione dell'altro.
I suoi sensi si acuivano in momenti del genere, la sua lunga esperienza in questo tipo di duelli di sicuro lo avrebbe posto in una posizione di discreto vantaggio sull'altro che, al contrario di lui, era da poco entrato in quel mondo così violento e rischioso e di sicuro ancora aveva alcune difficoltà, se non nel maneggiare le armi, quantomeno nell'attuare valide strategie d'attacco.
Un movimento improvviso fu catturato dalla luce ammiccante di un lampione rotto, e la lunga ombra dell'altro, venne proiettata come un lampo sulla terra bruna.
L'uomo vestito di nero, posizionato dietro la botte di ferro, pensò velocemente e si apprestò ad attuare la sua prossima mossa.
Con un movimento tanto rapido quanto silenzioso, si avvicinò alla parete di uno dei capannoni e, approfittando dell'oscurità, cominciò a percorrerla in piedi con la schiena rasente alla superficie fredda, in direzione dell'altro individuo che si era ingenuamente fatto scoprire.
Inaspettatamente partì uno sparo che sfiorò solo di alcuni centimetri la spalla dell'uomo in piedi.
"Maledizione!" sussurrò tra i denti, riaccucciandosi a terra ritornando sui suoi passi.
La sua mente provò per un attimo ad immaginare come il suo nemico avesse fatto a localizzarlo nel buio, poi scacciò quell'inutile pensiero, tentando di cercare nuove soluzioni.
L'altro individuo teneva stretta in mano la sua piccola pistola ancora fumante dopo lo sparo, ancora incredulo di quello che aveva appena fatto. Il colpo era partito accidentalmente e la cosa non era certo degna di un professionista, come lui era solito reputarsi, nonostante molte volte gli fosse stato rinfacciato il fatto di essere troppo giovane per fare un lavoro del genere, ma soprattutto poco adatto.
Con un profondo respiro cercò di riacquistare la calma, provando nuovamente a concentrarsi sui rumori della notte.
Dell'altro uomo sembrava non esservi rimasta traccia.
Non c'era niente da fare, gli spazi all'aperto erano il suo terreno di gioco preferito e la cosa di sicuro non lo faceva stare per nulla tranquillo. Dopotutto doveva aspettarselo di essere in netto svantaggio, anche se fino ad adesso si era comportato piuttosto bene. L'uomo con cui si stava confrontando era uno dei migliori sweeper in tutta la nazione e improvvisamente si sentì uno stupido al solo ricordo di come fosse stato sicuro di sé prima che tutta quella storia cominciasse.
L'individuo si alzò titubante dal suo nascondiglio cercando questa volta di restare ben lontano dalla luce dei lampioni. La sua prossima mossa era stata decisa e pregò vivamente di riuscire ad attuare il suo piano prima di venire nuovamente localizzato.
L'altro uomo, il più grosso dei due, udì distintamente il cigolio metallico di una porta che si apriva. La sua testa si voltò di scatto nella direzione del rumore e con sua grande sorpresa vide un'ombra intrufolarsi all'interno di uno dei capannoni circostanti.
"Dunque ha intenzione di trascinarmi in uno spazio più ristretto?" pensò con un sorriso alzandosi nuovamente in piedi.
La mano destra che reggeva la sua fedele Pyton, rimase puntata in avanti mentre si avvicinava con circospezione al capannone. Doveva fare molta attenzione nell'introdursi all'interno dell'inospitale spazio, probabilmente l'altro duellante lo stava attendendo proprio dietro la porta e quindi avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione a quel ristretto angolo dell'edificio.
La porta era rimasta leggermente aperta e l'uomo in nero non dovette fare altro che allargare leggermente l'apertura. La cosa giocava nuovamente a suo favore, se fosse riuscito ad entrare senza produrre il minimo cigolio forse avrebbe potuto cogliere di sorpresa l'altro ancora inconsapevole della sua presenza. Trattenne il respiro, cercando di concentrarsi nell'operazione che doveva risultare la più silenziosa possibile.
Con suo grande sollievo la porta non fece alcun rumore e con soddisfazione l'uomo si addentrò nel locale.
Stranamente il suo avversario non lo stava aspettando dietro la porta come si era aspettato e la cosa nonostante tutto, sembrò non stupirlo particolarmente.
Il capannone doveva essere adibito a deposito merci. Un numero inestimabile di cartoni erano accatastati su una delle pareti mentre la superficie dell'intero locale era coperta da innumerevoli scaffali di metallo, ricolmi di pacchi e altri oggetti non ben identificabili nell'oscurità.
L'uomo prese a camminare silenziosamente tra i corridoi creati dagli scaffali con le orecchie ben tese. Nessun suono particolare.
L'altro individuo ancora non sapeva di essere già stato raggiunto dal nemico e attendeva con il cuore in gola, di udire il famigliare cigolio della porta.
La sua mente provò a capire il perché di quel ritardo poi, come illuminata, pensò che forse l'altro non si era accorto che fosse entrato proprio lì dentro. Rivalutando improvvisamente la situazione decise di tornare all'esterno e, con passi veloci e rumorosi, si diresse nuovamente verso la porta.
L'uomo in nero udì distintamente quei passi e cominciò a correre seguendo il loro rumore fino a che entrambi non si trovarono faccia a faccia proprio dietro uno dei pochi scaffali vuoti. Uno da una parte e l'altro dall'altra.
La tensione era palpabile tutti e due avevano puntato la pistola nella direzione dell'altro e anche se non potevano vedersi bene in faccia, di sicuro si stavano guardando negli occhi.
Compiendo dei piccoli passi laterali, si lasciarono su un lato la barriera di metallo che li divideva e rimasero di nuovo immobili a scrutarsi, valutando con attenzione il momento adatto per sparare. Di sicuro la situazione non era una delle più semplici. Essere così vicini uno di fronte all'altro con le pistole puntate, non avrebbe di sicuro lasciato scampo a quello che dei due avesse premuto in ritardo il grilletto.
"Non è bello che il nostro duello si concluda così!" disse l'uomo in nero ammiccando nell'oscurità.
"In effetti neanche a me piace questa situazione… proprio adesso che stavo cominciando a divertirmi!" replicò l'altro mantenendo l'arma salda tra le mani.
"Va bene, facciamo così, io conto fino a tre… dopodiché ognuno se la squaglia dove preferisce… se però uno dei due viene nuovamente localizzato è libero di sparare d'accordo?"
"D'accordo!"
L'uomo in nero abbassò cautamente la pistola e la rilasciò completamente su un fianco solo quando vide fare la stessa cosa all'altro, poi inspirò profondamente.
"Uno… due… e…!"
Prima di pronunciare l'ultimo numero l'uomo in nero si avvicinò fulmineamente all'altro individuo e, prendendolo completamente alla sprovvista, lo coinvolse in un bacio violento e passionale levandogli poi la pistola di mano.
"Ryo, non è giusto!" protestò l'altra figura appena rilasciata.
"In guerra non esiste giusto o sbagliato… te ne sei dimenticata Kaori?"
Lo sweeper teneva trionfante tra le mani entrambe le pistole e, mentre quella sottratta alla socia rimaneva abbassata, la sua grossa Pyton sembrava pronta a sparare da un momento all'altro.
Kaori restò paralizzata pronta a ricevere l'imminente colpo. Lo sweeper di fronte a lei indugiò un minuto di più e con destrezza la ragazza fece apparire dal nulla un enorme martello di legno che venne scagliato con violenza verso la sua testa.
Ryo non venne colpito ma perse l'equilibrio durante il suo tentativo di fuga e, per non cadere rovinosamente a terra, aveva lasciato cadere la pistola di Kaori per appoggiare una mano al freddo pavimento.
La ragazza non indugiò oltre. Lanciandosi sulla pistola la raccolse poco prima che il socio prendesse coscienza di quello che stava accadendo e una volta recuperata l'arma, si allontanò velocemente dall'uomo, uscendo precipitosamente di nuovo all'esterno.
Ryo si alzò goffamente e rise divertito dal modo in cui era stato beffato. Di sicuro avrebbe fatto in tempo a bloccare la socia mentre si piegava per prendere la pistola a terra, ma aveva volontariamente ritardato il suo gesto facendola sfuggire, semplicemente perché ancora non se la sentiva di porre fine al loro "gioco".
Lentamente l'uomo raggiunse la porta e sbirciò all'esterno, sicuro che Kaori lo stesse tenendo sottocchio da qualche nascondiglio.
Rapidamente uscì dal capannone e prima che un proiettile riuscisse a raggiungere la sua gamba rotolò a terra schivandolo abilmente. L'unica cosa che adesso gli rimaneva da fare era correre alla ricerca di un riparo e prima di arrivarvi, i suoi movimenti furono accompagnati da altri spari in successione.
La fedele botte di metallo lo aveva di nuovo salvato. Un proiettile doveva aver colpito la sua superficie poiché questa cominciò a perdere del liquido denso dal suo interno. L'odore che emanava era insopportabile e Ryo dovette coprirsi il naso e la bocca con una mano per impedire alla nauseabonda sostanza di essere inalata completamente.
Kaori respirava affannosamente, la tensione ora stava raggiungendo il suo culmine e sentiva che non sarebbe riuscita ad andare avanti così ancora per molto.
La continua attenzione verso ogni minimo rumore o movimento del suo avversario, le stavano mettendo a dura prova il sistema nervoso e, anche se in passato avesse già dovuto vivere situazioni simili, adesso la cosa era totalmente diversa dalle precedenti. Le altre volte non era sola contro qualcuno, sapeva di poter contare sul suo partner, il suo amato Ryo ma adesso lui non era lì per aiutarla e proteggerla, adesso era lui il suo nemico, la persona contro la quale si stava duramente confrontando. La certezza che adesso avrebbe dovuto contare esclusivamente sulle sue capacità, la inorgogliva da un certo punto di vista, ma al contempo la spaventava.
Il dubbio di non essere ancora pronta si insinuò nella sua mente ancora più profondamente di prima, il terrore che se lui avesse avvertito in lei questa debolezza avrebbe potuto attaccarla senza remore e senza paura, le faceva maledettamente male. Per questo si morse il labbro inferiore con forza cercando di scacciare ogni dubbio ed ogni insicurezza.
Le sue debolezze la avrebbero portata inevitabilmente alla sconfitta, mentre la sicurezza nelle sue capacità ad una possibile vittoria.
Di sicuro ce la poteva fare, non poteva fallire, non quella volta, dato che la posta in gioco era così alta. Avrebbe dimostrato a Ryo di che pasta era fatta la sua socia. Kaori pregustò già il gusto dolce amaro della vittoria e immaginando la scena della disfatta di Ryo, riacquistò più fiducia e speranza.
Ryo non riusciva più a sopportare il disgustoso odore del liquido del bidone e, prendendo coraggio decise di nascondersi da un'altra parte. Il suo spostamento ebbe successo, Kaori non doveva averlo notato ed infatti non si udì nessuno sparo.
Adesso lo sweeper sapeva a grandi linee dove si era posizionata la ragazza. Calcolando più o meno la direzione dei precedenti proiettili, doveva trovarcisi più o meno di fronte ad una distanza di quindici, venti metri.
Ryo alzò la testa da dietro una delle macchine che erano appena diventate il suo nuovo riparo e scrutando nel buio, non riuscì a notare nulla di sospetto, così decise di fermarsi un attimo a riflettere sulla situazione.
Kaori doveva essere tesa come e forse più di lui. L'uomo sapeva perfettamente quello che un inesperto provava in quelle situazioni di completa solitudine. Anche lui da ragazzino aveva provato le stesse identiche sensazioni. Durante il periodo che aveva trascorso nella guerriglia in un paese del centro America aveva dovuto immediatamente adattarsi alla dura vita dei guerriglieri. Lì non c'era spazio per i deboli o gli insicuri, quelli così meritavano di morire uccisi dal nemico, almeno secondo le fredde considerazioni che gli avevano inculcato i suoi compagni. Dapprima era stato duro imparare a convivere con la morte e, la paura di essere costantemente prede o predatori non faceva altro che alimentare un terrore giustificato nell'animo di un bambino, ma presto Ryo aveva imparato a cavarsela da solo e a reprimere alcuni di quei sentimenti durante le battaglie.
Però Kaori non era come lui, lei non aveva vissuto anni e anni in guerra per potersi dire pronta ad una simile prova. Sicuramente i pochi anni di esperienza che aveva fatto in sua compagnia, le avevano dato la giusta preparazione per cavarsela da sola in determinate situazioni, ma certamente non per uno scontro diretto contro di lui.
In un certo senso Ryo sapeva già di avere vinto la sfida, forse per questo stava cercando di renderla più interessante prolungandola ulteriormente. Se solo avesse voluto, sarebbe immediatamente sbucato fuori dal suo nascondiglio e la avrebbe scovata lasciandole poche vie di scampo ma la voglia di vedere come si sarebbe sviluppata l'intera situazione lo incuriosiva. Dopotutto Kaori fino a quel momento non si era comportata male e in alcuni momenti gli aveva dato del filo da torcere, quindi gli sembrava ingiusto finire tutto in poche battute.
Il tempo passava incessante in quella tiepida notte e nessuno dei due sfidanti si mosse per un lungo periodo di tempo. Entrambi avevano deciso di dare un po' di riposo alle loro stanche membra e la cognizione del tempo era ormai andata perduta da molto.
Il sole cominciò a mostrare i suoi deboli raggi luminosi all'orizzonte e in pochi minuti quella parte del pianeta sarebbe nuovamente rinata sotto la luce di un nuovo giorno.
Ryo si accorse che l'aria intorno si era fatta più chiara, ormai con un'illuminazione del genere sarebbe stato inutile nascondersi. Finalmente la resa dei conti era arrivata.
Senza mostrare il minimo riserbo, Ryo uscì dal suo nascondiglio di macchine e si portò proprio nel mezzo dello spazio vuoto al centro dei capannoni circostanti e si sorprese nel trovare la sua socia nella sua identica posizione, pochi metri distante da lui.
Ryo alzò la pistola imitando il gesto di Kaori e la puntò dritta verso di lei mirandole il cuore.
Kaori socchiuse gli occhi disturbata dal sole che ormai si stava mostrando in tutta la sua maestosità.
"Mi stai mirando al cuore vero?" chiese la ragazza osservando la superficie lucida della Pyton del socio.
"Brava… se ti colpisco con precisione ti assicuro che non avrai il tempo di sentire il dolore!" rispose sicuro Ryo, la cui imponente figura si stagliava contro la luce del nuovo mattino.
Kaori sorrise senza mostrare la minima insicurezza.
"Spero anche io di non sbagliare la mia mira… non ti posso assicurare che sarà buona come la tua, ma cercherò di colpirti il più precisamente possibile così che tu non abbia a soffrire più del dovuto!"
Ryo curvò le labbra in un sinistro sorriso e strinse forte nella mano il manico della pistola.
"Mi sembra di essere in un film western!"
"Già, con la sola differenza che qui non si tratta di un film caro socio!"
"Lo so perfettamente…!" rispose sarcastico alla provocazione della ragazza.
"Io credo sia arrivato il momento dei saluti… non ti pare Kaori?"
"Si, mi pare… allora… addio!"
"Addio!"
Due spari partirono contemporaneamente da entrambe le pistole strette nelle mani dei due avversari. Il suono forte e tagliente riecheggiò per alcuni secondi nel quartiere e rimbalzò sulle pareti dei capannoni facendo alzare in volo dei piccioni che si erano appollaiati sui tetti.
Le due figure al centro della scena rimasero in piedi immobili, per alcuni attimi che parvero interminabili poi, ad interrompere la fissità del momento subentrò un barcollamento di una dei due e la sua successiva caduta a terra.
Kaori stramazzò al suolo pesantemente con un gemito, lasciando scivolare via dalla mani la sua piccola pistola.
Una macchia rossa cominciò ad espandersi sulla morbida superficie del suo vestito e data la posizione si capiva perfettamente che ad essere colpito era stato il cuore.
Ryo rimase impassibile alla scena, la sua pistola ancora fumante fu riposta nella fondina appena sotto l'ascella e con un indifferenza degna di un killer guardò il corpo disteso a terra dinnanzi a sé.
Il suo comportamento era totalmente freddo e distaccato ma i suoi occhi, tradivano ben altre sensazioni. In essi, a guardare nella profondità di quelle due scure ma luminose cavità, si poteva perfettamente leggere una profonda colpa per l'atto che era stato commesso. Ormai anche se avesse avuto qualche ripensamento sarebbe stato troppo tardi e poi Kaori non glielo avrebbe mai perdonato. Dopotutto era stata lei a cominciare la disputa e aveva redarguito il partner di non mostrarle nessun riguardo, poiché lei non avrebbe avuto nessuna pietà di lui.
Ad essere sinceri Ryo quella lunga notte non aveva mantenuto completamente il patto, più volte le aveva concesso un po' di vantaggio, ma giunto alla finale resa dei conti non aveva potuto fare a meno di spararle, sicuro che la sua mira infallibile non lo avrebbe mai tradito, nemmeno se il suo avversario era la donna di cui era profondamente innamorato.
Lentamente Ryo si avvicinò alla immobile figura distesa a terra e senza mutare la sua espressione all'apparenza glaciale, si chinò sulla ragazza e le sfiorò una guancia con le sue grandi mani.
Improvvisamente un sussulto di Kaori gli fece perdere l'equilibrio e l'uomo si ritrovò seduto a terra con la maschera dello stupore dipinta sul volto.
Kaori fece uno scatto fulmineo e, dopo aver raccolto la pistola cadutale precedentemente, riuscì goffamente a rialzarsi in piedi, massaggiandosi il petto con la mano libera.
"Ma Kaori come… ?" balbettò Ryo ancora incredulo di un simile ribaltamento di situazione.
Kaori sorrise sarcastica.
"Mai fidarsi del nemico!" dichiarò sensualmente con un tono di voce che avrebbe sciolto chiunque in altre situazioni.
Con una freddezza inimmaginabile per lei, sparò un colpo dritto in mezzo alla fronte del socio che senza un grido, cadde supino chiudendo gli occhi.

"Ho vinto io!" urlò Kaori, lanciando in aria la pistola, recuperandola in seguito alla fine della sua discesa verso il basso, dopo aver fatto un mezzo giro su sé stessa.
"Non è giusto!" protestò una voce offesa dietro di lei.
Kaori si voltò di scatto e sorrise ironica mettendosi le mani sulle anche.
"Ma tu non dovresti essere morto?" chiese ammiccando.
"Spiritosa…" disse Ryo alzandosi da terra massaggiandosi la fronte colpita, adesso completamente impregnata di rosso "… ti avevo ucciso prima io… quindi ho vinto io!" .
"Non mio caro, tu non hai vinto proprio un bel niente… certo mi hai colpito al cuore ma io proprio non potevo morire!" e slacciandosi la camicetta Kaori si sfilò di dosso un leggero giubbotto antiproiettile.
"Brutta imbrogliona!" esclamò Ryo spalancando gli occhi dopo quella rivelazione.
Kaori sventolò il capo d'abbigliamento sotto gli occhi del socio e si prese beffe di lui per un buon cinque minuti coprendo con la sua voce acuta le invane proteste di Ryo.
"Kaori la vuoi smettere… avevamo detto che avrebbe dovuto essere una prova seria!"
"Ma io sono stata seria…!" disse Kaori con aria innocente "Sapevo di dovermi confrontare con il migliore sweeper in circolazione e ho preso le mie dovute precauzioni… ho fatto male?"
Ryo rivolse un'occhiataccia alla ragazza mostrandosi profondamente offeso.
"Certo, avresti fatto bene se il combattimento fosse stato reale, ma visto che era un allenamento, potevi risparmiarti questi trucchetti… tanto più che adesso per colpa di quei finti proiettili ricolmi d'inchiostro ho la faccia ridotta peggio di quella di un clown!"
Ryo cercò di levarsi di dosso la vernice rossa con la manica della camicia ma il risultato fu solo quello di espandere ulteriormente la macchia.
"Ma quanto la fai lunga, lo so perfettamente che sei offeso solo perché hai perso la scommessa e quindi il rispettivo premio!"
"Ecco infatti la scommessa!" protestò Ryo ricordando improvvisamente il motivo secondario del duello "A maggior ragione… visto che il risultato di questo duello avrebbe portato alla vincita della scommessa, non avresti dovuto indossare quel giubbotto, adesso chissà cosa sarai in grado di chiedermi in cambio della vincita!" e con un gesto esasperato lo sweeper alzò le braccia al cielo.
Kaori lo guardò divertita poi gli prese una mano tra le sue.
"Non ti preoccupare, non sarà una cosa così negativa però… però prima vorrei sapere cosa mi avresti chiesto se a vincere fossi stato tu!"
Ryo ritornò serio per qualche secondo poi si mise una mano sotto il mento come se stesse pensando intensamente alla domanda che gli era appena stata rivolta, infine mutò completamente espressione rivolgendole uno sguardo caloroso.
"E me lo domandi anche? Se avessi vinto io ti avrei di sicuro costretto a rimanere chiusa in casa per almeno una settimana…!" annunciò Ryo prendendo una piccola pausa per valutare la reazione della socia e, dato che lei l'osservava senza capire, si affrettò a riprendere la frase interrotta. "… chiusa in casa per una settimana, in camera da letto, sdraiata sul letto… con me!"
Kaori arrossì violentemente e lasciò andare la mano del socio.
Ryo la osservò intenerito per qualche secondo. Sapeva perfettamente che quei discorsi la mettevano tremendamente a disagio, ma la cosa ultimamente lo divertiva da impazzire, e ogni volta non perdeva occasione per stuzzicarla un po'.
Contrariamente a quello che pensava lo sweeper, Kaori sembrò riprendersi presto dopo la proposta di Ryo e con grande sorpresa di quest'ultimo gli si avvicinò ulteriormente e alzandosi sulle punte dei piedi gli sussurrò all'orecchio: "Pensa un po'… è la stessa cosa che avevo pensato anche io!"

Fine