Salve
a tutti! Ehm
cosa devo dire?
Beh, forse dovrei iniziare con la descrizioni di quello
che ho scritto
ah io sono Aiwa.
Allora si tratta di Last Quarter ed è un cross-over tra
Ultimi Raggi di Luna di Ai Yazawa e Inu Yasha della
mitica Rumiko Takahashi
A dire la verità l'idea di questa storia mi era venuta
per il contest, però poi mi sono affezionata ai
personaggi e a quello che nascondeva il loro passato e
allora mi sono accorta che cercare di scrivere un
racconto one-piece avrebbe lasciato da parte tante cose
che invece volevo scrivere.
Nella storia appare Masaki Miura che è un protagonista
di Ultimi raggi di Luna, l'ho scelto come personaggio
maschile perché mi è piaciuto subito il suo modo di
comportarsi e i suoi sguardi
la protagonista
femminile invece è inventata di sana pianta, si chiama
Sakura Sora e poverina, diciamo che è un po' sfortunata,
almeno per quanto riguarda il suo passato
La storia è ambientata anni dopo la conclusione di URDL,
infatti Masaki è al liceo già da un pezzo.
Non badate troppo all'organizzazione scolastica, perché
ho fatto un po' di casini. Si tratta comunque di una
scuola giapponese con qualche elemento in più, come lo
studente incaricato di controllare le aule al termine dei
turni di pulizia (esiste? Boh!).
Ovviamente tutti i personaggi utilizzati sono proprietà
dei rispettivi autori.
Se avete qualche osservazione potete scrivere al mio
indirizzo e-mail aiwa@libero.it
CAPITOLO I
La
ragazza arrossì di colpo.
Il suo sguardo era diventato sorpreso e imbarazzato
quando aveva notato una figura maschile arrivare dalla
parte opposta alla sua.
Il ragazzo biondo era alto e il suo sguardo sicuro era
incredibilmente profondo.
I suoi occhi sembravano aver visto cose diverse da quelle
di tutti gli altri alunni della scuola.
Solo dopo che la figura slanciata del giovane Masaki
Miura l'ebbe incrociata e superata la ragazza tornò a
respirare normalmente.
- come mi sento stupida
- disse all'amica che aveva
di fianco, anche lei zittita dall'avvento del ragazzo più
popolare della scuola.
- dai, non dire così
- la consolò lei con uno
sguardo dolce.
- ma Katia! Non faccio altro che osservarlo da un anno a
questa parte e adesso sta per finire la scuola e io non
sono riuscita neanche ad avvicinarlo
a dirgli una
parola
sono una stupida
-
- non è facile avvicinare un ragazzo come Masaki Miura
-
commentò l'amica.
- per me non è facile avvicinare un ragazzo e basta,
figuriamoci Miura.-
- uffa!!! Sei sempre la solita che si piange addosso
-
protesto Katia.
- appunto!- disse la ragazza con lo sguardo combattuto.
- sono in terza liceo e mi comporto come una bambina,
arrossisco quando passa, mi batte il cuore quando penso a
lui e mi si impasta la voce se per puro caso incrocio il
suo sguardo
mi faccio pena da sola
-
- Coraggio Sakura Sora!! Vedrai che prima della fine
della scuola succederà qualcosa
- rispose positiva.
- speriamo che il destino si dia una mossa, perché
mancano solo dieci giorni, dieci giorni e poi il nulla
-
disse osservando le spalle di Miura che si allontanava
dalla parte opposta a quella dove si dirigevano le due
amiche.
In fondo non serviva poi così tanta fatica per
parlargli, ma la sua sicurezza vacillava soprattutto
quando era davanti a lui
anzi vacillava sempre, da
anni ormai. Non si ricordava di essere mai stata una
ragazza estroversa, ma non si ricordava neanche di aver
mai rasentato il deprimente in modo simile. Scosse la
testa cercando di non pensarci, lasciamo tutto nelle mani
del destino dato che io non sono capace di gestire la
situazione, pensò.
Il sole era alto nel cielo in fondo al campo da calcio
della scuola. La luce fresca e calda di fine primavera
era accecante, ma rendeva ogni parte dell'orizzonte
visibile e lucida.
Poteva vedere bene la squadra di calcio che si allenava
anche quest'anno per la finale.
La cosa non gli interessava molto dato che anche oggi era
stato trattenuto a scuola perché aveva risposto male ad
un professore.
- Miura!- lo chiamò l'insegnante Samui.
Lui si girò e lo squadrò da capo a piedi, come fosse la
prima volta che lo vedeva. Era piuttosto basso, robusto,
praticamente il contrario di lui, anche i capelli,
infatti, erano scuri quanto gli occhi, a differenza dei
suoi.
Ma in fondo non aveva importanza.
- sei stato richiamato anche oggi, potresti almeno
sforzarti di stare attento!- lo riprese.
Si dipinse una smorfia di noia nel viso del ragazzo.
- Attento Miura! La scuola non fa sempre quello che vuoi
tu, solo perché sei di buona famiglia
- continuò
Samui.
- lo so prof!- disse Masaki per farlo contento, ma appena
il professore tornò a spiegare, il suo sguardo si spostò
fuori di nuovo.
Alcune ragazze che avevano finito adesso stavano uscendo
dal cancello.
Quando il gruppetto arrivò fuori, una di loro tornò
indietro.
Da quella distanza poteva capire che aveva i capelli
lunghi e scuri, nient'altro.
Il suo sguardo si appannò per un momento e la sua
visuale divenne per un attimo sfasata. Il suo fiato era
diventato irregolare, accompagnato da una leggera nausea.
"cosa mi succede?" si chiese sconvolto.
Ma la sensazione, prima che potesse prendere realmente
forma, svanì nel nulla.
Ricominciò a respirare normalmente e guardò fuori,
aveva la strana sensazione che il suo malessere fosse
stato causato da quella ragazza, ma non sapeva neanche
chi era!
" però
" pensò all'improvviso.
" sta tornando in classe, avrà dimenticato qualcosa."
Realizzò.
Poteva incontrarla se andava nel corridoio adesso.
Alzò la mano.
- posso andare in bagno?- chiese.
- sì, vai pure Miura.- rispose Samui con la sua voce
profonda.
E il ragazzo si diresse verso la porta senza perdere la
sua aria indifferente, nonostante gli occhi tradissero
una certa curiosità ed eccitazione.
- ho dimenticato il diario in classe!- urlò
all'improvviso Sakura, come destandosi dai suoi pensieri.
- cosa?- fecero le amiche girandosi verso di lei.
- l'ho lasciato sotto il banco.-
- sei sempre la solita Sakura!- commentò Katia.
- andate pure voi, rischiate di perdere il pullman
-
- e tu come farai?-
- chiamerò a casa e mi farò venire a prendere.- mentì,
non sarebbe mai potuta capitare una cosa simile, ma in
fondo la sua casa non era lontana, poteva benissimo
andare a piedi, ci avrebbe solo messo più tempo.
- okay allora, ciao.- risposero le sue compagne
allontanandosi nel chiacchiericcio generale.
Si girò verso la scuola e iniziò a correre, pensando a
quanto si fosse instupidita.
All'improvviso in mezzo al cortile, a metà strada tra il
portone e il cancello, sentì una profonda fitta al cuore
che le fece perdere l'equilibrio, gli occhi le bruciavano
e il suo fiato era diventato corto.
Con un veloce movimento della gamba riuscì a non cadere
per terra.
Si guardò in torno, era tornato tutto normale.
- cosa è successo?- bisbigliò.
Scosse la testa confusa e tornò a correre verso la porta
della scuola. Si sentiva come se fosse appena uscita
dalla sala di un cinema dopo aver visto un film
emozionante, dopo le lacrime, si sentiva senza peso e
sembrava di camminare in un altro mondo, mentre la sua
mente sembrava volare via. Eppure le sue gambe erano
pesanti e le sentiva lontane battere ripetutamente sulla
pavimentazione del cortile.
Una volta dentro dovette di nuovo togliersi le scarpe.
Aprì il suo armadietto e le mise dentro insieme alla
cartella.
Si diresse verso la sua classe.
Era calma, anche se i suoi pensieri tornavano a qualche
momento prima.
" che mi stia ammalando?" si chiese.
Iniziò a percorrere le scale immersa nei suoi pensieri,
quando qualcuno le arrivò alle spalle di colpo, aveva il
fiatone, come dopo una corsa.
Lei si bloccò, il sangue le si era gelato nelle vene per
lo spavento.
Quando si girò però vide Miura e sbiancò, per poi
arrossire al suo sguardo indagatore.
La squadro da capo a piedi. Il corpo era piuttosto
formoso e anche se la ragazza era bassa era molto carina,
con i capelli lunghi e neri che le sfioravano le spalle
dolcemente. Il viso dai lineamenti delicati e il colorito
pallido, leggermente rosso in prossimità delle guance.
Niente di particolare, ma quando la guardò negli occhi
rimase interdetto per un attimo.
Quegli occhi così verdi e profondi erano bellissimi, le
ciglia lunghe li incorniciavano con dolcezza e forza, lo
sguardo vivo e sveglio, ma in qualche modo velato da
qualcosa che non poteva vedere. Gli piacevano quegli
occhi.
Si guardarono a lungo e poi lui si scosse ricomponendo la
sua perfetta indifferenza.
- cosa ci fai ancora qui?- chiese severo, voleva far
finta di essere un alunno incaricato del controllo delle
aule al termine dei turni di pulizia.
- niente.- balbettò leggermente, si sentiva talmente
confusa, che se fosse svenuta in quel momento non se ne
sarebbe stupita.
- ho dimenticato una cosa in classe
- spiegò
imbarazzata, cercava con disperazione di trovare qualche
frase di senso compiuto tra i miliardi di pensieri che si
agitavano nella sua testa.
- ho capito.- disse freddamente.
Allora lei si girò per andare in classe e solo quando
ebbe terminato le scale si accorse che lui la stava
seguendo. Il cuore le batteva con forza nel petto.
- non ho intenzione di rubare niente
- commentò un
po' seccata. Si congratulò con se stessa per la sua
simulazione di tranquillità e sorrise tra se e se.
Lui non rispose continuando a seguirla, voleva, o meglio
doveva capire cos'era stato quello che aveva provato poco
prima.
Come anni prima con Eve, ora doveva assolutamente capire
quello che stava succedendo, non voleva perdere il
controllo com'era successo allora.
Cercò di non dargli peso, ma come poteva far finta di
niente avendo il ragazzo che gli piaceva da un anno che
la seguiva silenzioso? Aveva provato a sembrare seccata,
ma non era servito a niente
doveva forse dire
qualcosa? Era il momento giusto per parlargli?
Diventargli amica? Si arrovellava nei ragionamenti più
contorti, ma intanto era arrivata in classe.
"brava Sakura! Sei un genio! Ti fai scappare anche
queste occasioni! Sei una stupida!" pensò.
Prese il suo diario e glielo mostro.
- come vedi ero qui solo per il diario
-
- bene.- rispose secco.
Poi alzò gli occhi e la guardò.
Come gli sguardi si allacciarono il pavimento iniziò a
vibrare come durante un terremoto. Quello che vedevano
attorno a loro si muoveva sempre più veloce, come se si
fossero trovati su una trottola, o una giostra impazzita.
E giravano tanto che Sakura cadde a terra.
Urlò.
Se fosse stato un terremoto avrebbe dovuto esserci la
gente che si precipitava fuori rumorosamente, eppure non
si sentiva un rumore a parte l'aria che strideva attorno
a loro. E il rumore diventava sempre più forte, tanto da
far male.
Lui le si avvicinò.
- cosa sta succedendo?- chiese in preda al panico. Si
reggeva in piedi a fatica. Riuscì appena ad avvicinarsi
e a cercare di reggerla in piedi, ma appena furono vicini
tutto ciò che era intorno a loro cominciò a svanire, lo
spazio si stava distorcendo. I loro pensieri si erano
congelati. Non c'era niente di razionale e di logico in
quello che stava succedendo. Sentendosi senza peso né
spessore si presero per mano. Erano l'uno per l'altro
l'unico appiglio con la realtà che non riuscivano più a
vedere, attraverso quel groviglio d'immagini che
diventarono come un'unica macchia bianca che si
distorceva davanti ai loro occhi. Poi il processo si
bloccò e cominciò a regredire. Quando riuscirono a
distinguere qualcosa videro davanti a loro due figure che
diventavano sempre più chiare, man mano che il loro
orizzonte smetteva di roteare.
Una ragazza, con una divisa alla marinara come quella di
Sakura, dai voluminosi capelli neri e dai grandi occhi
scuri.
Un ragazzo con una strana tunica rossa molto ingombrante
e dei lunghi capelli bianchi. Sulla nuca spuntavano due
orecchie canine.
Masaki che per primo si rese conto di quello che vedeva
si tirò indietro spaventato, stringendo a se la mano
della ragazza.
Sakura subito dietro di lui pronunciò un gemito
d'incredulità.
- ma sei sicura Kagome che siano questi?- chiese il
ragazzo alla ragazza.
- certo
Kikyo ce l'ha spiegato bene il procedimento
per l'incantesimo
sono loro
- rispose lei.
- capisco
ma sembrano semplici studenti delle
superiori della tua epoca
- obbiettò l'amico.
- in effetti, è un po' strano
ma ci sarà un
motivo
-
Poi li osservarono attentamente.
- ciao.- disse Kagome facendo un sorriso enorme.
- ciao.- rispose balbettante Sakura. Quel sorriso era
stato talmente dolce che si era sentita felice per un
momento, prima che i suoi pensieri si capacitassero di
essere finiti in un altro luogo, lontano dalla loro
scuola, lontano dalla stessa città in cui vivevano.
- bene, adesso che sono qui possiamo partire
- urlò
il ragazzo con le orecchie.
- ma sei scemo Inu Yasha? Non sanno neanche perché sono
qui e sono spaventati e tu li vuoi già portare da lui?
Mi sembri un po' frettoloso
-
- beh, sono qui per questo
- obbiettò lui.
- ma si devono abituare prima
vengono sempre da
un'altra dimensione
e poi abbiamo ancora tempo
-
commentò Kagome.
- un'altra dimensione?- domandò Miura ripresosi
leggermente. Il suo cervello non aveva accettato la
parola altra dimensione.
- ecco
ehm
- balbettò la ragazza. Come poteva
spiegarsi con i nuovi arrivati, era ancora difficile da
credere per lei, figurati riuscire a spiegarlo.
- è un po' complicato da spiegare
ma non abbiate
paura, non abbiamo alcuna intenzione di farvi del male
-
disse infine, puntando di tranquillizzarli.
Inu Yasha intanto si era avvicinato a Sakura e la
guardava profondamente negli occhi.
- questa ragazza ha degli occhi magnifici!- commentò
sorridendo malizioso.
Kagome lo fulminò con lo sguardo. Era questo il momento
di cose simili?
- ah sì?- rispose fredda.
Il viso del mezzo demone era a pochi centimetri da quello
di Sakura che ancora si rendeva poco conto di quello che
era successo e sbatteva le palpebre incredula.
- posso toccarti i capelli?- chiese il ragazzo.
Lei lo guardò arrossendo, poi gli osservò le orecchie.
- solo se io posso toccarti le orecchie
- si
sorprese delle sue parole, così naturali, eppure anche
se era spaventata a morte, la presenza di quei due
ragazzi la faceva sentire bene.
Inu Yasha rise di gusto e poi abbassò la testa in modo
che la mano di Sakura potesse toccare il pelo morbido
delle sue orecchie.
Lo sguardo di Masaki divenne piuttosto infastidito.
Poi si avvicinò.
- anch'io però voglio toccarle
- protestò.
- no, solo alle ragazze
- sbottò Inu Yasha,
guardandolo divertito.
- ma a me non le hai mai fatte toccare
- obbiettò
Kagome, guardandolo corvina.
- ma tu non sei carina come lei
- commentò lui con
un largo sorriso, mentre sfiorava dolcemente i capelli
neri di Sakura.
Il mezzo youkai venne scaraventato fuori dalla capanna
con forza.
Sakura rise e l'atmosfera si sciolse un po'. Per un
attimo le persone rimaste nella stanza ebbero la
sensazione di trovarsi tra amici di vecchia data.
Poi l'atmosfera tornò normale.
- bene
venite che vi faccio vedere un po' in giro
-
li interruppe Kagome.
- ma non ci spieghi perché siamo qui?- intervenne il
ragazzo. Non riusciva a trattenersi, aveva bisogno di
spiegazioni, di logica.
- ecco
non è una cosa facile
io vengo dal
futuro però sempre di questo mondo, o almeno di questa
realtà
per questo io assomiglio di più a voi, al
vostro modo di vestire, perché vengo dai vostri anni,
però di un mondo parallelo
mentre adesso siamo
nell'epoca di Inu Yasha, l'epoca Sengoku, ma nella mia
realtà
- Kagome arrossì accorgendosi che non aveva
proferito un discorso con un senso compiuto.
Probabilmente avrebbe capito davvero poco dalle parole
che gli aveva detto.
- siete stati chiamati qui perché avete visto qualcosa
di diverso nella vostra realtà
- spiegò Inu Yasha
entrando con un grosso bernoccolo in testa. Lo sguardo
della sua amica lo osservò finche non fu seduto su una
poltroncina in legno che era vicino a loro e poi tornò a
guardare Masaki e Sakura.
- qualcosa di diverso?- chiese Masaki confuso.
Intanto Sakura si era raggomitolata in un angolo, lo
sguardo cupo.
- qualcosa di poco comprensibile
paranormale
-
- ah!- sbottò Miura.
Una serie di immagini iniziarono a susseguirsi nella sua
mente. Mizuki, Adam
Sayaka, erano loro quello che
lui aveva visto, o meglio, aveva vissuto, eppure lui non
era mai riuscito a vedere nessuno di loro
come era
possibile che adesso fosse qui?
- ma io non ho mai visto
- poi si bloccò.
- non serve vedere
basta essere entrato a contatto
con qualcosa che adesso ti può far credere ad altre cose
non saprei come spiegare
sei più sensibile verso
fenomeni che non sono spiegati
- cercò di farsi
capire la ragazza.
Masaki si girò verso Sakura.
"chissà cos'ha visto lei?"
La osservò attentamente, sembrava che improvvisamente si
fosse intristita.
- perché proprio noi? Ci sarà molta gente sulla terra
che ha visto cose simili
- protestò Sakura.
- non lo so perché
il destino non dipende da noi
-
disse Inu Yasha.
- ma perché siamo qui? Cosa dobbiamo fare?- intervenne
ancora Miura.
- dovete combattere
- disse secco l'altro ragazzo.
- cosa?- fece Sakura risvegliandosi all'improvviso.
- c'è un mostro
un essere venuto da un'altra
dimensione che sta decimando villaggi interi. Sta
cercando qualcosa, o meglio qualcuno
un segreto
non si sa bene cosa
purtroppo però non è come
tutti gli altri spiriti
questa creatura mangia le
teste di ogni essere vivente e in questo modo ottiene la
conoscenza di chi ingurgita, conosce qualsiasi cosa,
sembra quasi che legga il futuro
non sappiamo cosa
sta cercando
- spiegò Kagome.
- sappiamo solo che è più forte di qualsiasi spirito
presente in questo mondo
- affermò Inu Yasha.
- non possiamo batterlo da soli
- continuò
sconsolato, era la prima volta in tutta la sua vita che
sapeva di essere completamente impotente.
- già
è troppo forte
l'unico modo è
trovare qualcosa che lo sorprenda, qualcosa di più
potente, per questo abbiamo fatto l'incantesimo che vi ha
portato qui
siete la nostra unica speranza
anche il vostro mondo è in pericolo in fondo
Arashi viene da un mondo parallelo e questo vuol dire che
se non trova quello che sta cercando continuerà a
sterminare gente innocente passando da universo a
universo
-
- Arashi?- domandò Miura.
- sì, la gente lo chiama così
-
- come fate a dire che noi possiamo batterlo?- domandò
Sakura.
- non lo sappiamo, infatti, ma non abbiamo altra scelta
-
ammise Inu Yasha.
- come possiamo fidarci? Dobbiamo rischiare la nostra
vita!- intervenne dubbioso Masaki.
- come osi? Stiamo rischiando tutti la nostra vita!- urlò
l'altro.
Ci fu un attimo di silenzio.
Poi Sakura si alzò. Qualcosa, una sensazione più forte
delle altre le diceva che tutto ciò era la sua realtà,
era quello che doveva fare.
- stanno dicendo la verità
- disse all'improvviso.
Il ragazzo la guardò sorpreso, come poteva saperlo con
certezza? Ma lei cambiò subito argomento senza dare
alcuna spiegazione.
- eppure non capisco
non posso combattere
io
non ho mai fatto del male a nessuno
- affermò con
forza. La sola idea di poter fare del male a qualcuno la
rendeva impaurita, non voleva farlo.
- non si tratta di combattere contro un innocente, si
tratta di eliminare un mostro!- disse Kagome
avvicinandosi a Sakura. Mettendole una mano sulle spalle,
la scosse un poco, poi si scambiarono uno sguardo dolce
come due amiche sincere.
- non è una cosa facile, ma vi aiuteremo noi
-
concluse Inu Yasha.
- venite a vedere il nostro villaggio e sono sicura che
non avrete più dubbi.- disse Kagome, indicandoci la
porta.
- va bene.- accettò l'altra andando verso l'uscita.
Masaki rimase immobile un attimo, la osservò
attentamente, questa ragazza sembrava molto più forte di
tutte quelle che aveva incontrato finora, e in più
sembrava comprendere a perfezione la situazione, al
contrario di lui che era così confuso, non sapeva se
credere o non credere, se lasciarsi trasportare dagli
eventi o scappare via
era tutto così strano e i
suoi sentimenti di impotenza come qualche anno prima
tornarono ad aleggiare nella sua mente.
Cosa devo fare? Si chiese seguendo gli altri.
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