K&K

CAPITOLO 9
FORTI E FRAGILI

 

"Ti prego, Jude, anche oggi, anzi… soprattutto oggi… coprimi le spalle!".

"Ma sì… ho capito… in teoria sei qui da me, e comunque staccherò il telefono… io terrò il tuo cellulare… su, vedrai che Alex non scoprirà nulla!".

"Uff… lo spero!".

Kristine si infilò velocemente la maglia della divisa della New Team. Si guardò allo specchio.

Era da tanto, tantissimo tempo che sognava quel momento.

E adesso…

Il numero 1. Indossava… il numero 1.

Forse, era ancora un sogno.

Ma… no, no… era… la realtà.

Si allacciò gli scarpini. "Bè", chiese poi girandosi verso l’amica, appoggiata pigramente al muro. "Come sto?".

Jude fece un sorrisetto di sufficienza, sbuffando.

"Ehiii… adesso non ti esaltare troppo, eh? Mica sei diventata Price, lo sostituisci soltanto…".

Fissò seria l’amica, per poi scoppiare a ridere.

"Ah ah! Scherzo, Kris… certo, stai molto bene…anche se sembri davvero un ragazzo, a tutti gli effetti!". Incrociò le braccia, squadrandola. "Un ragazzo davvero…".

Kristine mise le mani sui fianchi. "E’ quello che voglio".

"Che cosa?".

"Sembrare un ragazzo, mi sembra chiaro. E… sostituire Price, anche".

Jude la guardò affettuosamente. "Vedrai che sarà fiero di un’allieva come te… sei diventata un grande portiere, Kris".

"Grazie Judith. Ma ho ancora molto da imparare da lui…".

Le due uscirono dalla casa della ragazza bruna, avviandosi la fermata dell’autobus per raggiungere, al campo, il resto della New Team. Presto sarebbero partiti verso il luogo del primo incontro…

Kris alzò lo sguardo verso il cielo trasparente, respirando a pieni polmoni l’aria fresca di quella domenica mattina.

Sorrise.

"Andiamo".

 

Lo stadio era già pieno di gente, quando la squadra arrivò al campo. Sugli spalti, naturalmente in prima fila, erano presenti Patty e la madre di Holly, già armate di bandiere e striscioni per un tifo sfegatato.

I ragazzi scesero negli spogliatoi, ma prima di raggiungere i compagni, Kris si fermò qualche minuto fuori con Judith.

"Forza, io starò a guardarti. Parale tutte, mi raccomando… e buona fortuna!", disse l’amica incoraggiando Kristine. "Non mi pare comunque che quella che dovete affrontare sia un’avversaria temibile, no?".

Il neoportiere alzò le dita della mano destra verso Jude, mostrandole il segno della vittoria.

"Infatti! Sono sicura che ce la farò senza problemi! E poi, con campioni come Hutton e Becker, praticamente non vedrò nemmeno il pallone…sarà sempre nelle loro mani, vedrai!".

"Sì, credo anch’io!".

A pochi minuti dal fischio d’inizio, il mister riunì l’intera squadra a bordo campo. Kris tirò fuori i guanti di Price.

Sicuramente, quel giorno non li avrebbe usati molto… ma in ogni caso, la fiducia e la sicurezza che le infondevano la avrebbero di certo aiutata. Li fissò per qualche istante, poi alzò la testa verso il signor Gunnell.

"Sentite, non c’è bisogno che vi dica niente… sapete cosa dovete fare, è solo il primo incontro, e la Majestic non dovrebbe crearvi problemi", disse l’uomo guardando i calciatori. "Puntate sull’attacco da subito, e cercate di portare a casa più goal possibili. Ok?".

Tutta la squadra proruppe in un grido unanime. L’emozione era palpabile, e anche se quello che stava per iniziare era ormai l’ultimo della lunga lista dei campionati disputati in tanti anni, la New Team dimostrava sempre il solito entusiasmo.

Intanto Benji, in disparte, stava osservando i compagni, e in special modo Kris. Sapeva che aveva preso un’ottima decisione accettando Grover come suo sostituto…il ragazzo possedeva notevoli capacità, tanta grinta e voglia di giocare. Aveva imparato in fretta tutto quello che gli aveva insegnato, e Price, adesso, non aspettava altro che vederlo in campo.

Si fidava di lui.

Inspiegabilmente, sentiva che Kristian non era come tutti gli altri.

Certo, tutti i membri della squadra erano suoi cari amici, ma…

C’era qualcosa in Grover.

E non era dato dal fatto che si somigliavano…

"Benji! Ehi, Benji! Mi senti?", chiese Holly agitando una mano davanti al viso dell’amico. "Ci sei?".

Price sorrise. "Sì, sì, certamente… scusa… stavo pensando".

"Sei preoccupato per Grover?".

Il ragazzo scosse la testa. "No, anzi… sono tranquillo. Penso che tutti resteranno molto sorpresi dalle sue prestazioni".

"Già…", rispose pensieroso Holly. "…anche se in questa partita non potrà dare larga prova della sua abilità. Per questo dovremo aspettare incontri più impegnativi… Callaghan, Ross, Everett, Peterson, Hume, i Derrick… non so chi ci capiterà di scontrarci, ma sono certo… che alla fine saranno delle partite memorabili".

Il portiere sospirò. "Sì… spero solo… di poter ritornare in tempo in campo per disputare l’incontro con Landers…".

L’espressione del ragazzo si fece seria.

"Non voglio che sia Grover ad affrontarlo".

Hutton incrociò le braccia. "Credi che non riuscirebbe a fermare i suoi tiri?".

Benji fissò l’amico negli occhi. "Non lo so… forse… con un allenamento molto duro potrei insegnargli come comportarsi, ma… non so cosa risponderti. Non voglio. Non è per la sfida personale fra me e Mark…sai bene che ormai questa si è conclusa da molto tempo… noi due siamo pari, anche se Mark non l’ ha mai digerita".

Il ragazzo ridacchiò al ricordo di quegli anni. Holly lo guardò, ridendo con lui. "Già…".

I giocatori rimasero per un po' in silenzio. Il resto della squadra, dietro a loro, chiacchierava e scherzava, in attesa dell’inizio della partita. Alcuni salutavano amici e conoscenti sugli spalti, altri si stavano riscaldando.

"Dai, Benji, vedrai che per quel giorno ci sarai… non preoccuparti".

"Speriamo". Price guardò l’orologio a parete dietro a lui.

"Forza, è ora… inizia un altro campionato…", disse, posando una mano sulla spalla dell’amico. "…e lo vinceremo come sempre!".

Holly strinse un pugno, determinato. "Puoi scommetterci!".

 

Le due squadre si avviarono nel campo. Il pubblico gridava, e mille bandiere sventolavano per incitare i loro campioni preferiti. Jude, che aveva preso posto di fianco a Patty e a Maggie, osservava Kris camminare sull’erba verde smeraldo, i guanti di Price stretti in una mano. Non li aveva ancora indossati.

"Kris… ", mormorò, pensando all’avventura in cui l’amica si era cacciata. Sperava che tutto andasse bene…

Patty, che aveva conosciuto Jude il giorno prima in occasione dell’ultimo allenamento della squadra, la guardò curiosa.

"Ehi, Judith, pensi a Kristian?", chiese.

L’altra, presa di sorpresa, si girò di scatto.

"Ahem… ecco… sì… mi chiedevo… se è agitato…", disse balbettando, ricordandosi all’improvviso che tutti la credevano innamorata di Kris. Il Kris ragazzo, però…

"Oh, non credo". Patty si fece aria con una mano per il gran caldo. "Mi sembra molto calmo… anche durante gli allenamenti non mi è mai sembrato preoccupato. Anzi, lo vedo molto determinato!".

Jude assentì. "Sì… lo è, questo è sicuro…". Sorrise, puntando nuovamente gli occhi verso il rettangolo di gioco. "Lo è".

La ragazza dai grandi e vivaci occhi marroni ridacchiò. "Mh… sai, ti devo confessare una cosa… ma tu…". Si avvicinò a Jude. "…promettimi di non raccontarlo a Holly!", le disse bisbigliando, attenta che Maggie non sentisse.

L’altra rise, un po' sorpresa. "Ma certo, figurati!".

"Ecco…", continuò Patty. "…credo… di non aver mai visto un ragazzo più carino del tuo Kristian! Anzi, lo trovo bellissimo!".

Il viso di Jude divenne di un pallore spettrale.

"Eeeeeeeh?!?!", esclamò.

Sconvolta, spalancò gli occhi. "Nononono, assolutamente non…", si affrettò a dire, agitando le mani.

"Ma dai, non voglio certo portartelo via!", la interruppe invece Patty, rossa in viso. "Lo sapevo, mi hai fatto imbarazzare… il mio era solo un giudizio! Volevo dirti che hai fatto un’ottima scelta… in quanto a me, non ti devi preoccupare… non lascerei mai Holly!".

Patty si mise a ridere, senza notare l’espressione assolutamente distrutta sul viso di Jude…

"Oh, mio dio…", pensò, disperata, coprendosi il volto con una mano. "Ci manca solo che le ragazze si innamorino di lei…".

Sospirò, per poi, però, sorridere divertita.

"Incredibile… in che razza di storia sono stata coinvolta…". Appoggiò i gomiti alle ginocchia, la mano che sosteneva la testa.

"Vediamo cosa combinerai ancora, Kris".

Nel frattempo, le due squadre, allineate l’una di fronte all’altra al centrocampo, si erano presentate prima fra di loro, poi alle centinaia di tifosi che gremivano lo stadio. Kris salutò il pubblico insieme ai compagni, per poi iniziare a camminare verso l’area di rigore.

Quella sarebbe stata solo una delle tante partite a cui avrebbe partecipato.

Il desiderio che aveva sempre portato nel cuore ora era la realtà…

 

"Ma fra le file della New Team c’è una faccia totalmente nuova…si tratta del portiere Kristian Grover, un giovane sbucato praticamente dal nulla di cui si sa poco o niente…l’unica cosa sicura, però, è che è stato lo stesso Benji Price, il formidabile portiere titolare della squadra, ad allenarlo personalmente! A quanto dicono certe voci, il cosiddetto Super Great Goal Keeper dovrà stare in panchina ancora per molto tempo a causa di un brutto infortunio alla gamba, così come il suo primo sostituto, Alan Crocker. Le speranze sono quindi tutte riposte in Grover, che vediamo raggiungere la porta che dovrà difendere…".

"Kris, aspetta!", la chiamò Becker, prima che arrivasse fra i due pali. Lei si girò, sorpresa.

"Ma… Tom…", mormorò. " tu…".

Il ragazzo le diede una pacca sulla spalla.

"Vedrai che le prenderai tutte… naturalmente se io e Holly lasceremo arrivare qualche pallone fin qui, è chiaro!".

Sorrise. Il suo solito, bellissimo, solare sorriso.

"Sì, ma…", cercò di dire lei.

"Ci vediamo alla fine del primo tempo, ok?".

Detto questo, il numero 11 si girò, per correre a raggiungere il suo posto. Kris, senza parole, rimase a guardarlo.

Non riusciva a capire…

Ma…fino al giorno prima l’aveva evitata…

Aveva cercato di non parlarle…

Di non guardarla negli occhi…

E ora…

Come se non fosse successo nulla…

Ma cosa aveva Tom?

Cosa gli era preso?

Si infilò i guanti, alzando gli occhi sull’area di gioco. L’arbitro fischiò.

L’incontro stava per cominciare.

 

La Majestic crollò a metà partita. La coppia Hutton-Becker, inarrestabile come sempre, segnò 4 volte, mentre altri due punti furono conquistati dal geniale Diamond e dal veloce Carter. I tiri in porta furono solo un paio, ma Kris seppe fermare con sicurezza il pallone entrambe le volte.

Sapeva bene che quella era stata solo una prova, e che la vera sfida sarebbe cominciata più tardi. Anche Price glie l’aveva detto… sarebbero stati ben altri gli avversari da temere…

E Landers…

Era Landers il suo obiettivo.

Voleva scontrarsi con lui.

E fargliela pagare.

 

Ma che bel visino! Lo sai, Grover?

Ora che ti guardo bene mi sembri un po' troppo gracile e delicato per resistere all’intero campionato…

Dovresti davvero darmi retta… e tornartene a casa!

Non aveva dimenticato quelle parole.

"La vedremo".

La ragazza chiuse la zip della borsa. Tutti i suoi compagni erano già usciti dagli spogliatoi da un bel pezzo, e forse si erano già avviati al ristorante che avevano adocchiato fuori dallo stadio per festeggiare la vittoria. Naturalmente, era stata un’idea di Harper…

"Kris, sei pronta?".

La voce di Becker risuonò nello spogliatoio vuoto. La ragazza si alzò, prendendo in spalla la borsa.

"Sì, eccomi".

Tom si avvicinò all’amica, ridendo. "Sai, Judith mi ha scongiurato di chiederti di fare presto, perché ha paura che Bruce possa assalirla…". Il giovane attaccante della New Team guardò Kris. "Poverina… non la invidio!".

Ma Kristine non sembrava molto allegra. Anzi, lo stava fissando con due occhi carichi di preoccupazione.

"Che c’è? Non sei contenta? Abbiamo vinto!", chiese quindi Becker, aprendo le braccia.

L’altra abbassò lo sguardo. "Certo che sono contenta, stupido…".

"E allora?".

"E allora c’è che ho paura di averti fatto qualcosa. Ti prego, dimmi la verità. Che cosa ti succede in questi giorni? Prima sei triste, e nemmeno vuoi parlarmi, poi ad un tratto torni allegro…". Si fermò un attimo. "Tom, raccontami perché fai così…".

Il ragazzo dai capelli castani la guardò stupito. "Non so di cosa tu stia parlando! Tu non mi hai fatto nulla…".

"Non è vero".

Tom sospirò. "Invece è vero. Ascolta, Kris… tu non potresti mai, mai… farmi qualcosa di male. Lo so".

Le posò una mano sulla testa, accarezzandole i capelli.

"Capito?".

A quel tocco, Kris venne percorsa da un brivido. Era da tante settimane che lei e Tom non erano così vicini…

Il suo Tom. Il suo… amico Tom?

La ragazza sorrise tristemente. "Allora… perché?", mormorò.

Becker chiuse gli occhi, sospirando ancora.

"Non preoccuparti. E’ stato un momento… un momento no, diciamo. Ma per fortuna, ora è passato…".

"Davvero? Guarda che…".

"Ti ho detto di sì! Se c’è una cosa che assolutamente non voglio che tu faccia, è preoccuparti per me. Non devi, non è necessario".

Senza aggiungere altro, il ragazzo si girò, avviandosi verso l’uscita dello spogliatoio.

"Dai, vieni! Ci meritiamo una bella mangiata, non sei d’accordo?".

Kris guardò l’amico, finalmente risollevata. "Certo!", esclamò entusiasta.

"Benissimo! Allora andiamo!".

Becker fece per uscire dalla stanza per precedere l’amica, quando Kris lo richiamò.

"Tom!".

"Sì?".

"Volevo dirti che… beh, sei stato fantastico oggi. Sei un vero e proprio campione. Se solo l’avessi saputo… ti avrei seguito già da tanto tempo nei Mondiali giovanili e negli Europei. Tu… farai tanta strada, ne sono sicura".

L’amico la guardò con affetto. "Grazie, Kristine. Comunque… non pensare al passato. L’importante ora è il presente… e il futuro. Adesso che ci siamo ritrovati, non perderemo mai più i contatti. E questo… questo sarà il nostro campionato. Sarà molto, molto speciale… unico. Perché ci sarai anche tu".

Kris sorrise. "Già, ci sarò anch’io".

 

Le settimane seguenti passarono in un lampo, e la New Team vinse naturalmente altre due partite senza difficoltà. Fra altre squadre, anche la Toho, la Mambo, la Flynet, la Hirado, la Hot Dog e la Otomo passarono i turni.

Kris se la cavò entrambe le volte egregiamente, e il nuovo portiere della New Team iniziò così ad acquistare una notevole fama; i tifosi sembravano ancora non rimpiangere né il secondo portiere Crocker né il titolare Price, e Kristine poteva sicuramente sentirsi soddisfatta. Grazie agli allenamenti dell’amico, ogni giorno diventava sempre più sicura di sé, abile e veloce.

E anche Benji sembrava essere molto contento dei suoi progressi.

Sì, tutto stava andando benissimo…

Forse troppo bene.

"Credo che per oggi possa bastare", disse Price passandosi una mano sulla fronte. "Vai pure a casa, Grover. Un po’ di riposo ti farà bene…".

Kris sorrise. "Ok!".

La ragazza si tolse i guanti, poi afferrò la felpa che aveva abbandonato vicino a uno dei pali. Mentre se la infilava sopra la T-shirt, il portiere si avvicinò a lei.

"Vedo che usi ancora i miei guanti, Kristian…", disse il giovane raccogliendoli. Kris si girò a guardarlo.

"Sì…scusami…ecco, io non volevo!", esclamò, imbarazzata. "Anzi, te li restituisco…".

L’altro scosse il capo, e prendendo una mano della ragazza, glieli posò sul palmo.

"No, mi fa piacere che tu li abbia usati. Anzi, spero che continuerai a farlo…".

Kris alzò lo sguardo. "Davvero?".

"Certo. Sai, in un certo senso, in questo modo, sarò presente ugualmente in campo. Ci sarà… una parte di me, diciamo… e voglio che sia proprio tu a tenere questi guanti. Te li meriti, e so che li utilizzerai al meglio".

Kristine li strinse, felice. Benji si fidava davvero così tanto di lei?

"Allora…allora grazie!", gridò poi, allontanandosi dalla villa del ragazzo. L’altro la salutò un’ultima volta con un cenno della mano, poi rientrò nel giardino.

Grover iniziò a incamminarsi verso casa. Il tragitto era lunghissimo, e normalmente avrebbe preso l’autobus. Quel pomeriggio, però, decise di fare la strada a piedi. Voleva camminare… pensare… immaginare il prossimo futuro…

Una ventina di minuti più tardi, però, si fermò. Era da moltissimo tempo che non vedeva Nicole. Fra una cosa e l’altra, gli allenamenti, le partite, e gli impegni della segretaria, loro due non si erano più incontrate dal giorno del ricevimento.

"Ho deciso", si disse, di buon umore. "Andiamo all’hotel!".

Poco dopo, la ragazza arrivò all’edificio. Rispetto a casa sua, era molto più vicino alla casa di Price.

Entrò nella hall, e si guardò in giro. La gente in quel periodo dell’anno non era moltissima, e solo poche persone erano sedute, annoiate, nell’intimo salotto in un angolo del salone.

Kris lo attraversò, per giungere davanti alla reception, dove i soliti, composti, distinti e seri omini stavano osservando quasi immobili un punto indefinito davanti a loro.

La ragazza li salutò, per poi informarli velocemente della visita. I due la riconobbero e annuirono, indicandole il piano degli uffici. Kris li ringraziò, dicendo loro di conoscere bene l’hotel.

Salì quindi con l’ascensore, insieme a un altro paio di persone che si fermò a uno dei livelli delle camere. Gli uffici erano situati agli ultimi due piani, incredibilmente in alto.

"Eccomi arrivata", pensò, percorrendo il lungo corridoio ricoperto da una morbida moquette azzurra. "Se non mi sbaglio, Nicole dovrebbe essere nell’ultima stanza in fondo…".

Giunta alla fine di una lunga serie di porte, Kris si ritrovò di fronte all’ufficio dell’amica. Sembrava che quella mattina il piano fosse deserto. Non avendo incontrato nessuno, alla ragazza sorse il sospetto che anche la segretaria non ci fosse.

Invece, accostandosi alla porta, si accorse che l’anta era socchiusa. Fece per entrare, quando sentì provenire delle voci dall’interno.

"Agitarsi non serve a nulla".

"Sì, lo so… ma spiegami… come… come dovrò comportarmi? Non so neanche se riuscirò a guardarla nuovamente in faccia…".

"Su, non esagerare".

"Non esagero. Credo… che ormai mi odi".

Kristine riconobbe immediatamente l’identità dei due interlocutori. Senza alcun dubbio, erano Nicole… e Alex.

Sì, la voce maschile era sicuramente di suo fratello.

Allora…

Il suo sospetto era vero?

Avevano davvero una relazione?

Decise di continuare ad ascoltare. Sapeva che non era corretto, ma… voleva assolutamente sapere come stavano le cose. Doveva saperlo. Cercò di sbirciare nella stanza.

"Non credo che ti odi".

Nicole, vestita con un tailleur bordeaux, era appoggiata alla scrivania e parlava lentamente… forse stava cercando di tranquillizzare Alex. Sembrava che fosse successo qualcosa… con una terza persona. Ma chi poteva mai essere?

Il ragazzo in jeans e T-shirt, in piedi davanti a lei, sospirò sconsolato.

"Beh… forse no, ma… l’ ho molto delusa. Per lei sarò rimasto il quattordicenne egoista e viziato che ha conosciuto, e lo sarò per sempre. Questo è poco ma sicuro… e adesso che sta per realizzare il suo più grande desiderio, per me non c’è più posto… anzi, forse ha già trovato un altro in Inghilterra, vedrai…".

Nicole si avvicinò al ragazzo, e gli posò le mani sulle spalle.

"Non dire così. Io… sono sicura che potrete rimettere tutto a posto! A quel tempo, tu non avevi capito… non riuscivi a capire. Lei era talmente importante, che avresti fatto di tutto per farla restare accanto a te… anche mia sorella non aveva compreso il tuo comportamento. Ma adesso, sono passati cinque anni…".

"Troppi. Potrebbe anche avermi dimenticato, contando, poi, che in tutto questo tempo non ha mai chiesto una volta di me… mi sembra una prova sufficiente per dimostrare che non ne ha mai avuto bisogno. Keith è forte, sa cosa vuole, l’ ha sempre saputo… e io… sono solo uno stupido bambino viziato che non ha mai dovuto lottare per avere ciò che desiderava".

Kris, dietro alla porta, spalancò gli occhi.

Keith?

Stavano parlando di Keith…

E suo fratello… lui…

Non ne aveva mai saputo nulla. Non l’aveva mai sospettato.

Tornò a guardare.

Alex aveva abbassato lo sguardo, per evitare di incontrare quello dell’amica.

"Anzi…", continuò. "Per questo…mi devo scusare anche con te, Nicole. Hai faticato tanto per…".

"Basta". La bella ragazza dai capelli rossi sorrise dolcemente, accarezzando una guancia del viso del ragazzo.

"Non scusarti di nulla, perché non ce n’è motivo. Sei stupendo, Alex, e non devi farti nessuna colpa. Sono sicura che anche mia sorella l’ ha capito…". Si tirò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

"Quello che ho fatto io per Keith non ha importanza… certo, la nostra vita è stata dura, ma questo non vuol dire nulla. E’ solo grazie alla sua determinazione se adesso ha un brillante futuro davanti a sé… e sono veramente felice per lei. Felice e orgogliosa…".

Il giovane dai folti capelli castani la guardò per qualche istante, poi le passò di fianco, per dirigersi verso l’ampia vetrata dietro alla scrivania. Oltre alla barriera trasparente, dopo la costa, una distesa azzurra dominava il panorama, perdendosi all’orizzonte…

Il ragazzo fissò un punto lontano, triste.

"Già… anch’io sono felice per lei. Quanto sono stato stupido…", mormorò, appoggiandosi al davanzale di marmo. "Volevo… volevo impedirle di arrivare al suo sogno… è questa la verità… per il mio egoismo…".

"No, non è vero", lo interruppe Nicole. "Per il tuo amore".

L’altro abbassò la testa, senza girarsi. "L’amore rende deboli, e io non ero abbastanza forte per lasciarla andare. Lei, invece…".

"Ma questo non vuol dire che non ti amava a sua volta. Credimi, Keith ti ha amato. E di certo ti ama ancora".

Alex fece un profondo sospiro. Si passò una mano tra i capelli, poi si voltò verso l’amica.

Si guardarono per qualche istante, poi la ragazza si avvicinò al giovane, abbracciandolo.

"Quando Keith tornerà, dovrete parlare. Solo così vi chiarirete…".

"Grazie. Grazie infinite Nicole… sai sempre ascoltarmi", disse l’altro stringendola. "Allora… fammi sapere il giorno esatto in cui sarà qui. Sarà dura, ma… la devo rivedere. Sì, le parlerò…".

La segretaria sorrise, contenta. "Oh, bene! Così mi piaci!". Poi, la sua espressione si fece affettuosa.

"Penso che Kris abbia davvero un fratello fantastico… ma… senti, perché non le hai mai detto nulla su Keith?".

Il ragazzo alzò le spalle.

"Beh, per vari motivi. Non volevo che si preoccupasse per me, e… soprattutto, non volevo che l’amicizia che esisteva fra loro si rovinasse. Non so a che conclusioni sarebbe arrivata se avesse saputo cos’era successo… magari, avrebbe pensato che Keith mi aveva solo usato, e che il suo amore per me non era mai stato sincero. Chi lo sa…".

Nicole rise. "E’ vero… voi due tenete l’uno all’altra in modo incredibile. Non sopportereste mai che qualcuno facesse soffrire l’altro…". Sorrise nuovamente.

"Comunque, credo che sia una cosa bellissima!".

Il ragazzo annuì. "Sai, credo che anche Kris mi stia tenendo nascosto qualcosa… non ho idea di cosa si tratti, ma sono certo che riguarda la sua passione nascosta…me l’ ha detto lei stessa…".

La giovane dai capelli rossi lo guardò stupita. "La sua passione nascosta? Il calcio?".

"Già… sono preoccupato perché ultimamente, è molto cambiata… fa orari strani, e non mi dice mai dove va. E si è anche tagliata i capelli! Assurdo…fino a poco tempo fa non l’avrebbe mai fatto…", esclamò l’altro, aprendo le braccia esasperato.

"Mmmh… sì, è strano… ma non penso tu debba preoccuparti troppo. Kris è una ragazza responsabile…".

Nicole abbassò gli occhi, e il suo pensiero ritornò alla chiacchierata che aveva fatto con la ragazza qualche settimana prima, al ricevimento.

"…ma ha tanti sogni da realizzare", mormorò, sorridendo un po’ malinconica.

Alex, però, sembrò non aver sentito le sue ultime parole. Tornò a guardarla.

"…mmh… sì, spero davvero che lo sia abbastanza. Ascolta…io adesso devo proprio andare, altrimenti arriverò in ritardo agli allenamenti… e poi, credo proprio che tu debba lavorare! Ti ho già rubato un sacco di tempo… e se i miei lo sanno mi fucilano!".

"Sì, penso anch’io!", rispose Nicole ridendo. "Va bene… allora ci sentiamo presto. E cerca di stare su, d’accordo?".

"Va bene. Grazie ancora".

"E di che?".

Il ragazzo sorrise nuovamente, poi salutò l’amica. Si diresse verso la porta.

Kris, che aveva ascoltato tutta la conversazione, si affrettò a nascondersi dietro ad un armadio di un ufficio fortunatamente aperto, nel corridoio. Solo quando il fratello scomparve dietro alle porte metallizzate dell’ascensore, uscì dalla stanza.

Nicole, intanto, era rimasta qualche secondo immobile, le braccia conserte.

Quante cose erano successe fra quei due. Sperò ardentemente che ogni cosa si rimettesse a posto…infatti, l’unica cosa che davvero desiderava, era la loro felicità. Per sua sorella, e per Alex.

"Uff…", sospirò, stendendo le braccia in avanti. "…beh, ora forse è davvero il caso di tornare al lavoro… avrò tempo poi per pensare ancora a tutta questa storia…".

Detto questo, si staccò dalla scrivania, e, aggirandola, si sedette nella poltrona dietro ad essa.

"Allora… vediamo un po’ dove ho messo quelle pratiche…".

Ad un tratto, qualcuno entrò nell’ufficio. Nicole alzò la testa, credendo di trovarsi di nuovo di fronte Alex.

"Per caso hai dimenticato qualcos…", fece per chiedere. Si bloccò.

A pochi metri distante da lei, Kris la fissava seria.

"Noi due dobbiamo parlare".

fine 9° capitolo