K&K
CAPITOLO 2
NEL PASSATO E NEL PRESENTE
"Kristine! Dai, è da ieri sera che sei rinchiusa in
camera...non vuoi raccontarmi cosa ti è successo? Fammi
entrare...".
Il fratello di Kris, Alex, era in piedi davanti alla
porta della camera della ragazza, e da ben cinque minuti
bussava ripetutamente nel tentativo di ricevere una
qualche risposta.
"Allora, Kris! Vuoi rispondermi o no??", esclamò
infine, disperato, colpendo violentemente l'anta con un
pugno. Dopo qualche secondo si girò, e con un lungo
sospiro si appoggiò al muro. "Uff...penso sia
inutile continuare...però...", mormorò,
preoccupato.
Alex aveva 19 anni, ed era un ragazzo sicuramente dotato
di innumerevoli pregi. Per prima cosa, era alto e
slanciato, e grazie alla sua corporatura era diventato un
vero campione nello sport che praticava da diversi anni,
il basket. Inoltre, era giudicato da molti bellissimo,
soprattutto perché, pur avendo entrambi i genitori di
origine giapponese, aveva alcuni tratti del viso
inequivocabilmente occidentali, per non parlare di due
luminosi occhi verdi ombreggiati da folti capelli castani.
Nonostante tutto, però, Alex era un ragazzo come ce ne
n'erano tanti...sempre allegro e di buon umore, amava
scherzare e divertirsi. C'era solo una cosa per la quale
veniva molto spesso preso in giro dai suoi amici, e cioè
il profondo affetto che provava per la sorella. Più che
altro, Alex manifestava palesemente il suo spirito di
protezione nei confronti di Kris, ma quello che dicevano
su di lui non gli interessava minimamente...per il
ragazzo, sua sorella era più importante di qualsiasi
altra cosa.
Quando, il giorno prima, l'aveva vista rientrare in casa
con lo sguardo perso nel vuoto, il viso stravolto e nel
più totale silenzio, aveva subito capito che doveva
esserle accaduto qualcosa di molto serio...qualcosa in
cui, Alex ne era quasi certo, c'entrava un ragazzo.
Troppe volte Kris aveva dovuto soffrire a causa di
stupidi playboy che non avevano avuto nessun rispetto per
i suoi sentimenti...e per questo motivo, adesso, Alex
aveva giurato a se stesso che se fosse ricapitato
un'altra volta, non l'avrebbe fatta passare liscia a chi
avesse fatto del male a sua sorella.
"Proverò a ripassare più tardi...", disse
quindi a se stesso, lanciando un'ultima occhiata alla
porta della camera di Kris. Arrivato alla fine del
corridoio, esitò un attimo prima di scendere le scale.
Voltò la testa di lato.
"Ehm...", mormorò, titubante. "Kris, se...se
hai voglia di mangiare, in ogni caso...ecco, ho preparato
la colazione...è sul tavolo in cucina!", gridò
Alex, cercando di farsi sentire dalla ragazza. Attese per
qualche secondo la risposta, per poi scendere,
rassegnato, al piano terra.
Kris, chiusa in camera, era distesa sul letto. Fissava,
sognante, un grande poster appeso alla parete a lato, in
cui era raffigurato un famoso portiere di fama
internazionale che si lanciava per parare un forte tiro.
"E' la realtà...sì, lo è...", mormorò,
affondando il viso nel cuscino che stringeva a sé.
"Faccio parte della New Team...sono...il portiere
della squadra...".
Per un attimo il silenzio ritornò a regnare nella
stanza, accompagnato solamente dal ticchettio continuo
delle lancette dell'orologio sulla scrivania di Kris.
Poi, improvvisamente, la ragazza fece un lungo sospiro,
girandosi a pancia in su per stiracchiarsi fra le
lenzuola.
"Sarò al fianco di Oliver Hutton...di Benjiamin
Price e...". Sorrise dolcemente, mentre, ricordando
gli avvenimenti del giorno prima, le si formava davanti
agli occhi l'immagine del numero 11 della New Team.
"...Tom...Tom Becker".
Strinse ancora più forte il cuscino, ridendo. "Uaaah!
Come sono felice!", esclamò Kris, in preda
all'entusiasmo. Saltò giù dal letto per andare ad
affacciarsi alla finestra, e, appoggiandosi al davanzale,
guardò il cielo. Era di un azzurro intenso, con qualche
nuvola bianca qua e là. La ragazza respirò
profondamente l'aria fresca, mentre un uccello iniziava a
cantare sulla cima dell'albero davanti alla sua stanza.
"Non avrei mai pensato che ti avrei rivisto, Tom...a
quanto pare il mondo è davvero piccolo...", disse
Kris con una punta di tristezza nella voce. "Purtroppo...non
potrò farmi riconoscere da te...non devo...se voglio
continuare ad essere...Kristian".
Abbassò lo sguardo dal cielo terso, rendendosi conto
della crudeltà della situazione. Becker non doveva
sapere che lei in realtà era Kristine...la Kristine che
aveva conosciuto quattro anni prima. Non doveva...altrimenti
tutto sarebbe finito. Sarebbe finito sia Kristian Grover
che il sogno di una vita.
"Non è giusto...". Senza quasi che la ragazza
se ne accorgesse, le lacrime le avevano riempito gli
occhi. "Ritrovarti per perderti di nuovo...perché?",
sussurrò, coprendosi, disperata, il viso. "Avrei
voluto...".
Proprio in quel momento qualcosa iniziò a suonare con
insistenza. Kris si voltò di scatto, ricordandosi
improvvisamente di avere puntato sul cellulare l'ora
degli allenamenti per il primo giorno.
"Oh, cavoli! E' vero!", gridò, precipitandosi
verso l'armadio per prendere tuta, scarpe e cappello. Si
cambiò in un lampo, nascondendo con attenzione i lunghi
capelli nel berretto. "Ecco", disse
sistemandoselo bene sulla testa e controllandosi nello
specchio a muro di fianco all'armadio. "E' arrivato
Kristian, il portiere della New Team".
Uscì dalla camera, percorse in tutta fretta il corridoio
e scese al piano terra. Alex, stravaccato sul divano in
salotto davanti alla TV accesa, la fissò allibito mentre
si infilava la giacca appesa all'ingresso. "Ma...Kris...cosa
fai? Stai...stai bene? Tu...ecco...", balbettò.
La ragazza si girò, accorgendosi della sua presenza.
"Ah, ciao fratellino! Scusa, ma adesso non ho
proprio tempo...devo uscire, tornerò prima di pranzo...",
disse sorridendo.
Alex non riusciva a capire. "Ma...ma cosa? Esci? Ma
è...è domenica mattina...dove accidenti devi andare? E...poi...poi
si può sapere perché ultimamente ti vesti in modo così
poco femminile? Cos'è quella tuta? E i capelli nel
berretto? E ieri cosa diavolo ti è successo? Io...".
Kris rise. "Ah, ma quante domande! Purtroppo ora non
ho tempo per risponderti...mi spiace! Ciao!". Detto
questo, la ragazza uscì, sbattendo la porta.
Alex era rimasto senza parole. "Aehm...beh, sembrava
allegra, perlomeno...". Voltò la testa, per
guardare lo schermo acceso. Dopo pochi istanti afferrò
il telecomando abbandonato per terra, e spense la TV.
"Oh, al diavolo...", esclamò con disappunto,
lasciandosi quindi cadere nuovamente sul divano.
"...e poi sto pure a preoccuparmi. Accidenti a te,
Kris".
Oliver Hutton si avviò verso le scale che portavano al
campo, seguito da Carter, Mason e Bruce Harper, che li
raggiunse correndo. "Ehi, ma si può sapere perché
siete sempre tutti così di fretta?", mormorò Bruce
avvilito, avvicinandosi ad Holly.
Il ragazzo sorrise all'amico. "Non vuoi essere al
massimo della forma per vincere anche quest'anno il
campionato, Bruce?".
Harper lo guardò con aria stanca. "Beh, certo...ma
è talmente presto questa mattina...e tra l'altro è
domenica! Era proprio necessario allenarsi anche oggi,
Oliver?".
Ted Carter, affiancandosi al difensore della New Team, lo
bloccò circondandogli improvvisamente il collo con un
braccio piegato.
"E...Ehi...Teeeed, non mi strozzareeee...",
cercò di dire Harper provando a liberarsi di quella
stretta con le mani. Ted rise, così come Mason, di
fianco a lui. "La verità, Bruce, è che sei solo un
pigrone!".
Carter lasciò finalmente il povero giocatore, che si
massaggiò la gola indispettito. "Non è vero!",
disse quindi girandosi verso l'amico. "E' solo che
adesso, per tutti noi, è ricominciata anche la scuola...ed
è l'ultimo anno! Studiare, per me, è diventato sempre
più duro...".
Uscirono sul prato, dove gli altri giocatori si stavano
già allenando. Holly respirò profondamente. "Hai
ragione, Bruce...ma vedrai che troveremo il tempo per
fare ogni cosa...comunque, il motivo per cui vi ho
chiesto di venire ad allenarvi stamattina è...".
Fissò per qualche secondo i compagni in campo, poi
distolse lo sguardo. "Beh, diciamo che questa
speciale riunione domenicale è in onore del nostro nuovo
compagno di squadra, Kristian Grover...".
"Sono qui, capitano".
Holly, Bruce, Ted e Johnny si voltarono all'unisono.
Grover era davanti a loro, trafelato e ansimante, che
cercava di sorridere ai tre.
"Ti prego...ti prego di scusarmi...è che...abito
dall'altra parte della città...e...", mormorò Kris
tra un respiro e l'altro, cercando di riprendere fiato.
Holly sorrise comprensivo, mettendogli una mano sulla
spalla. "Non preoccuparti, non sei in ritardo...in
ogni caso, prima di iniziare gli allenamenti, c'è una
cosa importante che bisogna fare...".
"Cosa?".
Hutton si incamminò verso il centrocampo, seguito da
Grover e dagli altri tre giocatori. "Beh, ti devo
presentare ufficialmente tutti i tuoi compagni di
squadra, anche se forse già li conosci...".
Kris sentì una fitta al cuore. Becker. Naturalmente
c'era anche lui. Un suo compagno di squadra. Gli avrebbe
stretto la mano. Gli avrebbe sorriso. L'avrebbe guardato
nuovamente negli occhi. Becker. Tom Becker.
Holly riunì davanti a sé tutti i giocatori della New
Team, disposti, secondo il numero sulla propria maglia,
su una fila, dopodiché si girò verso Kris. Il
neoportiere si avvicinò timidamente ai compagni,
stringendo la mano ad ognuno di loro e provando a
sorridere. Sapeva che tra poco si sarebbe ritrovata
davanti a lui.
"Io sono Tom Becker, numero 11, centrocampista".
Quella voce sicura e gentile...Kris provò a sollevare lo
sguardo. Lentamente, i suoi occhi si posarono prima sulla
N stampata sulla maglietta bianca, poi, salendo,
arrivarono al collo del ragazzo, e infine al viso.
"Pia...piacere...", disse quindi con estrema
fatica, sentendo le dita di Becker stringersi intorno
alla sua mano. Kristine cercò di assaporare quel
contatto fino in fondo, quasi come se si fosse trovata
davanti a una star mondiale che difficilmente poteva
essere avvicinata dai fan. O, semplicemente, come davanti
una persona che si era creduta persa per sempre.
Tom sorrise, ma quando incontrò gli occhi di Kris,
rimase immobile.
La ragazza sentì un brivido correrle lungo la schiena.
"Oh, no. Ti prego, Dio, no...", implorò,
mentre a sua volta sosteneva lo sguardo di Becker,
incapace di muoversi. Tom la fissava.Kris ebbe come
l'impressione che riuscisse a sentire anche la paura che
si nascondeva dietro ai suoi occhi.
"Tu..." mormorò all'improvviso Tom continuando
a guardarla pensieroso. Kris, rendendosi conto che Becker
poteva avere intuito o ricordato qualcosa, si affrettò a
passare oltre al ragazzo, senza lasciarlo finire di
parlare.
La presentazione dei suoi compagni di squadra continuò
quindi senza problemi, e arrivata alla fine della fila
fece un ampio sorriso all'intera New Team. "Sono
felice di essere il vostro portiere per questo campionato",
disse guardando Holly. "Farò del mio meglio per non
deludervi".
"Ne siamo sicuri, Kristian", rispose Hutton,
mentre gli altri giocatori, disperdendosi per il campo,
si preparavano per iniziare l'allenamento.
Kris si guardò un attimo intorno. "Price oggi non
c'è?", domandò rivolgendosi ad Holly, continuando
però a cercare Benji con lo sguardo. Il ragazzo si girò,
e iniziò a camminare verso i margini del campo. Kristine
lo seguì, affiancandosi a lui.
"Arriverà tra poco...sai, è andato a fare un
controllo alla gamba. Purtroppo, anche con le migliori
cure, sono sicuro che non potrà tornare a giocare prima
della metà del campionato, se siamo ottimisti. Quindi,
Grover...". Holly voltò la testa e guardò Kris.
"...contiamo su di te per vincere".
Continuarono a camminare. Dopo le parole di Hutton,
Kristine si sentiva addosso una grandissima responsabilità...avrebbe
dovuto sostituire Benjiamin Price, il più grande
portiere che il Giappone avesse mai avuto. Solo adesso se
ne stava realmente rendendo conto. Venne colta
improvvisamente da una grandissima ansia. Ne sarebbe
stata capace?
"Holly, io...", disse, spaventata, a testa
bassa.
Ma il capitano della New Team non era più di fianco a
lei. Erano arrivati davanti alle panchine, dove, su una
di esse, erano posati dei vestiti piegati. Hutton li
prese e, girandosi nuovamente verso Kris, glieli porse.
"Come portiere ufficiale ti spetta di diritto anche
la divisa della nostra squadra. Spero sia della tua
taglia...".
Kristine prese i vestiti dalle mani di Holly. La divisa...come
portiere della New Team. Fissò emozionata il numero 1
stampato sulla felpa piegata, lo stesso che aveva sempre
avuto anche Benji. Beh, era naturale. L'avrebbe indossata
come suo sostituto...un onore che non avrebbe mai sperato
di poter avere...
Ogni paura svanì. Si sarebbe impegnata, e la New Team
avrebbe vinto.
"Grazie", disse felice sorridendo ad Holly.
Proprio in quel momento qualcuno comparve alle loro
spalle. "Ciao Grover. Pronto per cominciare?".
Kris riconobbe subito la voce di Benji, anche se, fino a
quel momento, aveva parlato con lui una sola volta.
D'altra parte, come poteva dimenticarla?
Anche Holly si girò. "Hei, Benji, bentornato. Come
va la gamba?".
"Beh...i dottori dicono che miglioro rapidamente, ma
che devo continuare a non sforzarla. In ogni caso non mi
preoccupo...ho un valido sostituto...", disse Price
guardando Kris.
La ragazza arrossì, anche se sperò che nessuno dei due
giocatori se ne accorgesse. "Ehm...io...lo spero",
mormorò, nascondendo gli occhi sotto la visiera del
cappello.
Benji osservò i compagni di squadra in campo. "Come
ti ho già detto ieri, Kristian, la tecnica e le doti non
ti mancano...è però necessario un allenamento speciale
per potenziare il tuo fisico...".
"Certo".
"...Ho pensato, quindi, che la cosa migliore sarebbe
quella di allenarti personalmente", continuò Price
incrociando le braccia.
Kris sgranò gli occhi. "Davvero? ".
Holly si avvicinò ai due. "Sì, anch'io sono
d'accordo. Non c'è nessuno più indicato dello stesso
Benji per allenarti".
Price mise una mano sulla spalla di Grover. "Allora
è deciso. Che ne dici di iniziare subito?".
Kris sorrise.
La ragazza si sentiva a proprio agio fra i pali. Infilò
velocemente i guanti di Price, mentre il ragazzo, fermo
al dischetto, aspettava che fosse pronta.
"Da quello che ho potuto vedere ieri, Grover, il tuo
problema è costituito dai tiri potenti. Non riesci a
trattenere i palloni troppo forti, che puoi solo a
deviare. Dovremo quindi lavorare sul potenziamento
muscolare delle braccia...".
Kris ascoltò attentamente Benji. In effetti aveva
ragione...nonostante avesse praticato per diversi anni la
pallavolo, le sue braccia non erano abbastanza forti per
trattenere i palloni lanciati dai calciatori. "Va
bene", gridò quindi mettendosi in posizione e
attendendo il primo tiro. Credeva che sarebbe stato Benji
a tirare, visto che la gamba fuori uso era la sinistra,
ma non fu così.
Il ragazzo si girò, e agitò una mano verso il
centrocampo, dove erano concentrati gran parte dei
giocatori. Uno di loro si staccò dal gruppo, e,
correndo, arrivò davanti alla porta.
"Ok, Tom...i tuoi tiri sono perfetti per allenare
Kris. Comincia quando vuoi", disse Benji all'amico,
allontanandosi poi dall'area di rigore.
Kristine avrebbe voluto scappare. Aveva fatto di tutto,
fino a quel momento, per stare il più possibile lontano
da Becker. Ma, evidentemente, il destino voleva che Tom
fosse ancora lì, con lei, nel presente come lo era stato
nel passato.
"Cerchiamo di rilassarci", si disse. "Da
adesso in poi Tom è solo un mio compagno di squadra.
Solo un mio compagno di squadra. Non potrà mai
riconoscermi. Non devo preoccuparmi".
Becker fermò col petto il pallone che Benji gli lanciò,
per poi bloccarlo col piede. Guardò Kris. "Non ti
dispiace, vero, se aiuto Benji nel tuo allenamento?".
Il sorriso di Tom incantò un'altra volta Kristine, che
cercò di non pensare a quello che il ragazzo aveva
significato per lei in passato. "No, no...ho appena
promesso a me stessa che sarebbe stato solo...un compagno
di squadra. Smettila, Kris, smettila".
Strinse i pugni. "No di certo, Becker. Anzi, ne sono
felice".
"Bene!". Tom si preparò a tirare. "Sono
sicuro che questa volta la prenderai".
Kris pensò un attimo alle parole del ragazzo. Di certo
si riferiva al fatto che durante la prova del giorno
prima non aveva neanche tentato di parare il suo tiro.
"Stanne certo".
Tom prese la rincorsa. Il pallone partì velocissimo,
diretto verso un angolo della rete. Kris,
concentratissima, attese il momento giusto per saltare,
ma una volta che ebbe la sfera tra le mani, questa le
sfuggì. Non era riuscita a trattenerla.
Cadde a terra, sapendo che il pallone era entrato
ugualmente in porta, nonostante il suo tentativo di
parata. "Accidenti", disse a se stessa,
rialzandosi.
Price si avvicinò. "Non abbatterti, Grover. Sei
stato bravo, ma devi riuscire a trattenere questi tipi di
tiri. Penso che dovremo trovarci anche fuori dagli
allenamenti ordinari...". Il ragazzo afferrò
all'improvviso le braccia di Kristine, che trasalì.
"Come ti ho già detto, i tuoi muscoli sono
piuttosto deboli", disse Benji dopo aver stretto le
mani intorno alle braccia del neo portiere, per
verificare il loro stato di allenamento. Kristine si
ritrasse velocemente, ricordandosi, dopo quel contatto
ravvicinato, di essere una ragazza.
"...sarà dura, ma pensi di riuscire a venire tutti
i giorni ad allenarti per un paio d'ore, verso sera? Io e
Tom siamo disposti ad assisterti...".
Kristine guardò in silenzio prima Benji, poi Tom. Fino a
quel momento non aveva pensato ai sacrifici che avrebbe
comportato essere portiere della New Team. Gran parte
della giornata in campo, ad allenarsi fino a tardi. Meno
tempo per studiare, per dormire, per rilassarsi. Si
prospettava un periodo molto duro, questo era certo.
Anche per un'altra ragione. Una ragione molto seria...ma
Kris preferì non pensarci, in quel momento.
"Sì, non ci sono problemi", mentì.
Ormai, in ogni caso, non sarebbe più potuta tornare
indietro.
Benji e Tom continuarono ad allenare Kris fino alla fine
della mattinata. Solo quando il campanile di una chiesa
vicina suonò mezzogiorno, la ragazza si rese conto di
quanto fosse tardi.
L'intera squadra si avviò lentamente verso i margini del
campo, per scendere negli spogliatoi a cambiarsi. Anche
Price, Becker e Grover lasciarono l'area di rigore.
"Come primo giorno non c'è male, Kris", disse
Benji soddisfatto, sorridendo alla ragazza.
Per tutta risposta, il portiere annuì, distrutto
dall'intenso allenamento a cui era stato sottoposto. Non
vedeva l'ora di tornare a casa per farsi una doccia e
sdraiarsi sul letto. Era esausta, anche a causa del fatto
che non mangiava dalla sera prima.
"Sei stanco, vero? Ti consiglio di farti una bella
doccia...ti sentirai subito meglio, vedrai...".
Becker stese le braccia verso il cielo. "Penso che
io farò la stessa cosa...". Kris annuì nuovamente,
troppo debole per cogliere le parole del ragazzo.
Arrivati davanti agli spogliatoi, Tom fece per scendere,
ma prima si voltò per chiamare Kristine, che si era
fermata vicino alle panchine con Benji. "Allora,
Grover, che fai lì impalato? Forza, vieni...così ti
faccio anche vedere qual è il tuo armadietto...".
In quell'istante Kris capì finalmente cosa le aveva
detto Becker pochi secondi prima. Tutti quanti lo
credevano un ragazzo, e per Tom era naturale che lei si
cambiasse nello stesso spogliatoio della squadra e che
facesse la doccia con lui e gli altri loro compagni.
"Oh mio dio...questo piccolo aspetto non l'avevo
considerato...", pensò terrorizzata all'idea di
spogliarsi davanti a una ventina di ragazzi.
Indietreggiò di qualche passo e, cercando di essere la
più naturale possibile, sorrise ai due giocatori.
"Ehm...mi dispiace, ma purtroppo mi sono ricordata
che devo ancora studiare una montagna di pagine di storia
per domani...sapete com'è...devo correre a casa...".
Tom la guardò un po' stupito. "Oh...beh, va bene.
Nessun problema". Benji tentò di trattenerla ancora
per qualche minuto, ma Kris, dopo aver preso la divisa
appoggiata ancora su una delle panchine, si incamminò di
tutta fretta verso l'uscita del campo.
Price la rincorse per un tratto, gridandogli l'ora
fissata per l'allenamento speciale del giorno seguente.
Grover rispose agitando una mano in segno di assenso,
dopodiché scomparve oltre il cancelletto della rete che
recintava il prato verde.
I due ragazzi rimasero per qualche momento in silenzio,
sorpresi dal comportamento di Kristian. Poi, Benji si
tolse il cappello, passandosi una mano fra i capelli
scuri. "Che tipo strano. Non trovi, Tom?".
Il giovane attaccante della New Team si appoggiò con un
braccio allo stipite della porta che portava agli
spogliatoi. "Già...".
Non ne era sicuro, ma aveva la sensazione di avere
provato una strano dejà vu...e non solo in quegli ultimi
minuti insieme a Grover, ma anche durante quella
mattinata...gli era come sembrato di aver già conosciuto
Kristian...il suo viso, la sua voce...erano così...così
familiari...
"Ehi", esclamò Price avvicinandosi all'amico.
"Va tutto bene?".
Becker si scosse dai suoi pensieri. Alzò la testa.
"Certo. Ascolta, che ne dici di proporre ad Holly e
agli altri di andare a mangiare insieme da qualche parte?
Oggi ho una fame...".
Benji sorrise, battendo una mano sulla schiena di Tom.
"Ottima idea".
I due scesero quindi negli spogliatoi, lasciando il campo
deserto.
FINE 2° CAPITOLO
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