K&K
Capitolo 13
NUOVI
ARRIVI
"Accidenti,
come se non bastasse sta anche per piovere".
Un forte lampo, seguito alcuni attimi dopo da un rombo
assordante, illuminò i cumuli scuri ammassati
all'orizzonte del cielo di Tokyo, provocando un lieve
sussulto alla ragazza rosso-castana seduta davanti al
piccolo lago artificiale di un parco della città. Gli
occhi erano scuri e penetranti e le labbra, perfettamente
disegnate, erano contratte per il nervosismo. Mossi dal
vento, i suoi capelli corti e lisci le sfioravano appena
le spalle, agitandosi nell'aria. Vestita con una semplice
maglia di cotone a maniche lunghe bianca e una minigonna
dello stesso colore, rivelava un fisico asciutto ed
atletico, un corpo che sapeva, però, mostrare ugualmente
tutta la sua femminilità.
"O è uno di quegli uomini per i quali la puntualità
è un concetto relativo", disse improvvisamente ad
alta voce alzandosi, "oppure si è semplicemente
scordato che oggi sarei arrivata
".
Si avvicinò alla ringhiera che circondava l'argine del
lago e, appoggiandosi ad essa, emise un profondo,
sconsolato sospiro.
"Uff
".
"Makiiiii!", gridò in quel momento una
profonda voce maschile, proveniente da uno dei vialetti
alberati del parco, dietro alle panchine allineate. Si
girò.
Mark Landers correva veloce verso di lei, con un braccio
teso in alto per farsi vedere. Il bellissimo viso dai
lineamenti affilati cercava di mostrare il migliore dei
sorrisi, nel tentativo di riuscire a farsi perdonare il
mostruoso ritardo con cui era arrivato
Quando il calciatore giunse davanti alla ragazza, lei
inclinò il capo, guardandolo.
"Mhh
beh, dai, almeno non ti sei dimenticato
della tua ragazza
è una buona cosa
",
disse ironicamente. "
quindi, evita pure quei
tuoi soliti sorrisetti
ti ho già perdonato, anche
se alcune volte penso di essere troppo buona!".
Il cannoniere della Toho ridacchiò.
"Grazie mille, allora, oh mia divina e bellissima
dea! Prometto che non succederà mai più!".
Maki non disse nulla, e chiuse gli occhi. Quando li riaprì,
posò nuovamente lo sguardo sul ragazzo, che la stava
guardando a sua volta. Il suo viso abbronzato era
distante pochi centimetri da lei.
"Son felice che tu sia qui", disse poi Mark,
prendendole una mano. "Spero che il viaggio da
Okinawa sia stato tranquillo".
Lei sorrise. "Sì, tutto ok
e
anch'io sono
felice di essere qui. Saltare la gita scolastica a
Hokkaido è stata la cosa migliore che potessi fare
".
Si fermò, arrossendo di colpo.
"
così
ecco, per una settimana
mi
fermerò a Tokyo
".
A quella frase, Landers si girò. "Ehm
",
tossicchiò il ragazzo, schiarendosi la voce. "Già
".
Seguirono alcuni secondi di pesante, imbarazzato silenzio.
Mark e Maki avevano progettato e atteso quel periodo da
moltissimo tempo
un tempo che era sembrato non
terminare mai
fino a quel momento. Infatti, dopo
parecchi mesi di lontananza dovuta ai rispettivi impegni
scolastici e sportivi, i due ragazzi avrebbero potuto
finalmente trascorrere un po' di tempo insieme, soli
sì,
completamente soli.
Landers, alcuni mesi prima, aveva proposto a Maki di
andare a stare da lui, visto che sua madre e i suoi
fratelli sarebbero stati via per un paio di settimane da
amici di famiglia. Mark, per seguire il campionato,
sarebbe stato costretto a rimanere a casa
quale
occasione migliore per invitare la propria ragazza?
E Maki, quasi inaspettatamente, aveva subito accettato.
"Ma
senti, che
che ne dici di andare in
centro a fare un giro? Potremo poi fermarci da qualche
parte a prendere qualcosa
", propose Mark quasi
balbettando, agitato, cercando di cambiare per il momento
discorso.
Nonostante tutto, infatti, con molta difficoltà il
calciatore riusciva ad essere spontaneo e affettuoso con
la propria ragazza, come un qualunque fidanzato avrebbe
dovuto, invece, dimostrarsi. Forse a causa dei periodi
troppo prolungati di lontananza fra lui e Maki o forse,
semplicemente, per il proprio carattere da sempre
orgoglioso e inflessibile , Landers trovava ora
estremamente imbarazzante una qualunque dimostrazione di
affetto, sia un bacio che un semplice abbraccio. Si
sentiva spesso impacciato come un bambino, e anche se
tentava in tutti i modi di nasconderlo alla ragazza, non
ci riusciva di certo molto bene
Si avvicinò alla panchina sulla quale, pochi minuti
prima, era stata seduta Maki. Afferrò quindi il borsone
blu appoggiato su di essa, che costituiva l'unico
bagaglio della ragazza.
"Andiamo?", chiese poi, iniziando a
incamminarsi verso l'uscita del parco, la borsa caricata
su una delle larghe e muscolose spalle. Maki gli rivolse
una dolcissima occhiata, per seguirlo poi dopo alcuni
istanti.
"Eccomi!".
Si affiancò a lui. Mark Landers aveva, da sempre, la
fama di essere uno dei calciatori più duri e
inflessibili del Giappone, capace di contrastare
qualunque avversario senza il minimo timore
un tipo
con pochissimi punti deboli, insomma, sempre pronto ad
ogni genere di sfida. Sì, un ragazzo forte, fortissimo.
Temerario.
Ma nonostante questo, nonostante tutte le voci che
avevano sempre descritto Landers severo e distaccato,
freddo e sprezzante, Maki era fermamente convinta
dell'esistenza di un lato, in lui, molto più dolce e
sensibile di quanto chiunque potesse mai immaginare
un
lato che lei stava scoprendo, e riportando alla luce a
poco a poco
Landers le sapeva comunicare sicurezza, protezione,
fiducia
ma anche un qualcosa di speciale, unico, che
era difficile spiegare a parole. Se ne era resa conto il
giorno in cui si erano conosciuti, poco più di un anno
prima
Mark, giunto a Okinawa per sottoporsi ad un duro
allenamento intensivo in cima alle montagne, era riuscito
a vincere i suoi limiti, creando un nuovo, formidabile
tiro che gli avrebbe permesso di ritornare in Nazionale a
testa alta, come capocannoniere nei prossimi Mondiali. Il
tiro del dragone
ed era stata proprio lei a
ispirargli un nuovo modo di calciare la palla
Quella sera, quando era ritornato a valle, stanchissimo
ma vittorioso, il ragazzo l'aveva ritrovata lì, ancora
ferma e immobile, in mezzo a quel campo. Già
aveva
perso, quella volta. La finale di softball più
importante della sua vita. Si era allenata duramente,
proprio come lui, ma
aveva perso. Era finita come
mai si sarebbe aspettata.
E non poteva, non riusciva a farsene una ragione
Piangeva. Piangeva sotto la pioggia incessante
se lo
ricordava bene, eccome. Quelle fredde e taglienti gocce
si mescolavano alle sue lacrime, lavandole via, senza però
riuscire a cancellarne anche il dolore.
Mai si era sentita tanto sola, e vuota. Persa.
Tutto quello che aveva fatto, la sua fatica, i suoi
sacrifici
non erano serviti proprio a nulla?
Perché? Perché il suo sogno si era infranto? Per cosa
aveva lottato?
E così, appena aveva rivisto Mark, giunto all'improvviso
dietro a lei, non era riuscita a frenarsi. Lui, e quei
suoi bellissimi occhi neri, che l'avevano guardata con
un' espressione triste, dolce, piena di infinito affetto
e comprensione
Sembravano essere apparsi lì, solo per lei.
Si era gettata sul calciatore, per affondare il viso in
quel vasto petto
Avrebbe voluto nascondersi, nascondersi per sempre
sì
ma
in quel momento, fra le braccia di Mark, le sarebbe
bastata una sua sola carezza, una sua sola parola per
rendere la sconfitta, dentro di sé, meno amara.
E quella carezza, quelle parole erano venute davvero a
confortarla.
"Non fare così. Vincerai la prossima volta, vedrai.
Soltanto le sconfitte danno la forza per combattere fino
in fondo
".
Landers aveva pronunciato quella frase lentamente, ma con
ferma convinzione. Maki non si ricordava di avere mai
sentito nessuno dire qualcosa con tale forza e decisione
e
fu proprio quell'unica frase a farle comprendere, quel
giorno sotto la pioggia battente, il vero significato di
una sfida, e il comportamento da adottare per diventare
un vero campione
Ed era questo che Mark era.
Un campione
Stretta a lui, capì che quel formidabile calciatore
sarebbe stato per sempre il suo modello da seguire
e
non solo
Sentì la sua mano fra i suoi capelli, tiepida nonostante
l'acqua. Il suo viso, così vicino al suo capo.
Desiderò che quel momento non finisse mai
Mark
Mark Landers
Si era innamorata di Mark Landers e adesso, voltandosi a
guardarlo, Maki si rese conto che ciò che provava per
lui stava crescendo, e facendosi ancora più forte
sempre
più forte.
E mai si sarebbe stancata di amarlo.
Dopo poco più di un'ora trascorsa per le vie del centro
di Tokyo, i due, uscendo dalla metropolitana, si
avviarono a passi lenti verso la zona in cui abitava
Mark, situata in un quartiere a nord della città.
Maki sembrava rilassata, serena
felice. Davvero
felice. Il completo bianco che indossava, poi, la faceva
apparire ancor più luminosa agli occhi di Mark. Candida,
pareva avvolta da una nuvola.
Alzò lo sguardo verso il cielo nuvoloso, per poi
riabbassare la testa e gettare un'altra occhiata alla
frenetica, moderna, immensa metropoli intorno a lei, che
continuava a muoversi, instancabile.
"Sai, per me è incredibile stare qui
uhm,
direi strano, più che altro", esclamò ad un
tratto, continuando a camminare tra la folla e il
traffico, insieme a Landers. "Okinawa è così
lontana, così diversa da Tokyo
non credo che
riuscirei mai ad abituarmi allo stile di vita della
capitale, se ci vivessi".
Sorrise, girandosi verso il ragazzo. "Ora capisco
molto bene per quale motivo venisti ad allenarti a
Okinawa, quella volta. Per sfuggire a questa realtà
caotica, per andare a concentrarti in un luogo dove nulla
ti avrebbe disturbato
e
beh, per me
è
stata una vera fortuna
".
Landers non fece alcun commento, rendendosi conto delle
ultime parole della ragazza troppo tardi
come
sempre, del resto. Suo malgrado, si ritrovò infatti a
fissare un'altra volta Maki totalmente inebetito, senza
sapere cosa rispondere.
"Hem
".
"Mark".
"Uh
sì?".
"Lo so che essere romantico non è proprio il tuo
forte, quindi non sforzarti".
La ragazza rossa scoppiò a ridere, coprendosi la bocca
con una mano. Il calciatore, davanti a lei, continuò per
qualche secondo a guardare la fidanzata senza afferrare
le sue parole, poi, a metà fra l'imbarazzato e l'offeso,
cambiò espressione.
"Ma
ma cosa dici! Guarda
guarda che ero
solo distratto! Se lo voglio, so essere anche romantico
".
"Mpf
eh eh...davvero?".
"Certo!!".
Maki gli sorrise affettuosamente, poi, voltandosi,
ricominciò a ridere.
"Dai, numero dieci, lasciamo perdere e entriamo
",
propose alla fine, per concludere.
Svoltò quindi, all'improvviso, nel viale del giardino di
una piccola, graziosa villetta su due piani, dopo aver
imboccato una via laterale a sinistra della strada che i
due avevano appena percorso.
Landers, stupito, la raggiunse. "Ma
come hai
indovinato che è questa casa mia?".
La ragazza gli rivolse un sorrisetto sapiente, strizzando
l'occhio. "Non ci vuole molto, visto che ci
scriviamo lettere da mesi
si presume che conosca il
tuo indirizzo, o no?".
Il cannoniere della Toho si fermò prima della soglia per
guardarla, sconfitto.
"Chissà perché quando sono con te mi sento
incredibilmente stupido
". Rimase lì, in
piedi, con un'espressione distrutta per un po'.
Poi, finalmente e con grande sollievo di Maki, scoppiò
anche lui in una gran risata.
"Mi piace come è illuminata!", esclamò la
ragazza, mentre girava per le stanze. "Penso proprio
che abbiate fatto un buonissimo acquisto! Il salotto
risulta in luce in tutte le ore della giornata
".
"Davvero?", chiese Mark, avvicinandosi alla
fidanzata. "Io non l'avevo mai notato
che
occhio che hai!".
L'altra si girò, fulminandolo con un'occhiataccia.
"Mio caro, sei sempre troppo impegnato con il tuo
bel pallone per accorgerti di queste piccole cose
scommetto
che a casa non ci sei mai!". Si voltò nuovamente, e
avvicinandosi a una delle finestre, emise un leggero e
lento sospiro.
"Mark, seriamente
".
"Sì?".
"Ecco
mi sembri teso da quando ci siamo rivisti.
Molto teso
non ti comporti come sempre. E penso che
riguardi il calcio
dimmi, c'è qualche problema in
campionato? Oppure in squadra?".
Landers alzò le spalle. "Ma cosa ti viene in mente?
Figurati, io
".
"Smettila, ne sono sicura. Cerchi di nasconderlo, ma
la tua distrazione è dovuta certamente a questo. Hai
altro per la testa, ed è già da un po' che mi chiedo
che cosa
".
Detto questo, Maki tese le braccia davanti a sé,
appoggiandole al davanzale. A qualche metro di distanza,
invece, Mark la guardava da dietro, dopo essersi seduto
sul lungo divano blu notte, in fondo al salotto. Nessuno
pronunciò nulla per un intero minuto, poi, rompendo il
silenzio, il calciatore parlò. Si passò una mano tra i
folti capelli corvini, sbilanciandosi in avanti e
appoggiando i gomiti abbronzati sulle ginocchia.
"Quest'anno non affronterò Benjiamin Price".
Il ragazzo fissava il pavimento, gli occhi persi in
qualcosa che Maki potè solo intuire. Lo guardò, poi gli
si avvicinò lentamente, rimanendo in piedi davanti a lui.
"Ah, avevo visto giusto allora
" disse,
stendendo una delle lunghe gambe e spostando il peso
sull'altra. Appoggiò una mano sul fianco. "Però
credevo che Benji si sarebbe ripreso in tempo per la
finale. Anzi
mi avevi detto che quasi sicuramente
sarebbe tornato a giocare per i quarti, e che il suo
infortunio non era poi così grave
come mai sei così
sicuro che non vi scontrerete?".
Mark alzò la testa verso il viso di Maki.
"Price non ha voluto dire a nessuno come stanno
realmente le cose", spiegò il cannoniere. "La
sua gamba sta molto peggio di quanto non sembri
".
"Come fai a saperlo?"
"L'altro giorno ho ascoltato per caso una
conversazione tra Julian Ross, della Mambo, e la manager
della sua squadra, Amy. Erano in un negozio di articoli
sportivi, lo stesso che frequento spesso io, nel centro
di Tokyo
ho sentito da loro la verità su Benji, e
pare proprio che Ross sia l'unico a saperlo. Price
naturalmente continua a sperare che le cose migliorino,
ma le probabilità sono poche
molto poche".
La ragazza dai corti capelli rossi annuì silenziosamente.
"Un normale avversario dovrebbe essere felice per
l'assenza del suo peggior nemico
", commentò.
"La prospettiva di una vittoria facile farebbe
piacere a chiunque. Ma so bene che per te non è così,
Mark".
Si abbassò, e appoggiando le braccia sulle gambe del
ragazzo, gli sorrise.
"Ami troppo le sfide
e il tuo continuo
confronto con Price è sempre stato uno stimolo a
raggiungere vette e traguardi sempre più alti. Sei fatto
così, e la notizia che Benji non ci sarà in questo
ultimo scontro fra Toho e New Team ti ha fatto perdere la
voglia di giocare con la solita grinta
".
Il numero dieci scosse la testa, con un sorriso
rassegnato sulle labbra.
"Okay, mi conosci meglio di mia madre
".
Fece una piccola risata, poi spostò una mano, posandola
su quelle di Maki. La guardò.
"Ma
non si tratta solo di Price".
"E di chi altro?".
"Del suo sostituto, Kristian Grover".
Maki si rialzò, sorpresa. "Vuoi dirmi che c'è
qualcuno più bravo di Benjiamin Price, il Super Great
Goal Keeper? Non ci credo! E non posso credere nemmeno
che tu possa essere preoccupato!".
"Infatti non è più bravo di Price. E' solo che
".
Landers si passò una mano sul viso, nervoso.
"Solo che?".
Il ragazzo sospirò. "Non lo so. Sai, prima di
venire a prenderti, ho assistito ad una partita della New
Team
Grover ha fatto un incontro disastroso, ma sono
sicuro che quello che ho visto non era il portiere-rivelazione
di cui tutti hanno parlato nelle sue precedenti
apparizioni in campo. E non era nemmeno il Kristian
Grover che ho osservato di nascosto durante i suoi
allenamenti, tantomeno quello che ho conosciuto
personalmente poche settimane fa. Questo è sicuro".
Gli occhi scuri del ragazzo si fecero stretti, affilati,
e alzando la testa guardò lontano.
"Quel tipo è diverso da tutti gli avversari che ho
incontrato fin'ora. E per la prima volta nella mia vita
non mi sento tranquillo
anche se non lo vorrei
ammettere, sono nervoso. Grover ha qualcosa che non
riesco ad afferrare, a comprendere. Ho sempre creduto di
capire al volo chiunque
ho sempre fatto affidamento
a questo, per vincere. Smascherare e indebolire il nemico.
Far crollare le sue difese, abbattere la sua sicurezza.
Ma con il sostituto di Price è totalmente differente
e
non capisco assolutamente il perché
è una
sensazione che non posso levarmi dalla testa, e che non
sopporto".
La ragazza ascoltava con attenzione il calciatore, anche
se piuttosto stupita dall'inaspettato discorso di Mark.
Questo Grover doveva essere un tipo davvero particolare
per aver agitato in quel modo l'inflessibile e distaccato
Landers
Molto, molto particolare.
"Scommetto che già lo odi
e anche più di
Benji, non è vero? Eh eh
stai attento a non fargli
troppo male, altrimenti la New Team rimarrà davvero
senza nessun portiere!", rise improvvisamente Maki,
alleggerendo, con quella battuta ironica, l'atmosfera
carica di tensione della stanza.
Landers, dopo un attimo si silenzio, si distese in un
sorriso divertito. Poi sollevò gli occhi, e guardando
maliziosamente la ragazza si sollevò veloce dal divano.
Senza che Maki se lo aspettasse, ad un tratto il
calciatore la attirò a sé con forza, cingendole la vita
con le braccia abbronzate.
"In questo sport ci si fanno molti nemici
ed
essere duri e violenti è necessario molte volte per
vincere
".
La ragazza circondò il collo di Mark.
"Ah, davvero? Mh
non mi pare un comportamento
molto sportivo, signor capitano
", mormorò.
Landers la strinse di più. Avvicinò la bocca
all'orecchio di Maki, accostando poi le labbra al suo
piccolo lobo.
"Lo so bene
ma il non rispettare le regole
rende sempre tutto più eccitante
non trova,
signorina?", disse quindi con voce calda, sensuale.
Spostò il viso e, scendendo, iniziò a baciarle il collo.
Maki chiuse gli occhi. Gettò il capo all'indietro,
attirando ancora di più il viso di Mark verso si sé,
con una mano affondata nei suoi folti capelli scuri.
"Stare insieme a un calciatore è pericoloso
",
disse ancora Landers, arrivato a pochi centimetri dalla
bocca socchiusa della ragazza. "Soprattutto se quel
calciatore sono io
sono talmente pericoloso che
nemmeno puoi immaginare
".
Maki incrociò i suoi occhi penetranti, fissandolo con
desiderio.
"Correrò il rischio, puoi giurarci", sussurrò
infine, prima che il calciatore la zittisse con un bacio
appassionato.
Trascorsero alcuni secondi. Ad un tratto, però, la porta
dell'ingresso, rimasta socchiusa da quando i due ragazzi
erano entrati, si spalancò con violenza. Mark e Maki si
staccarono, spaventati dal rumore improvviso.
"Ma chi
?".
Sulla soglia apparve una figura femminile, dalla pelle
ambrata: non molto alta ma magra e slanciata, indossava
un corto top rosso, insieme a dei comodi pantaloncini. Lo
sguardo era furbo, malizioso e attento, e i corti capelli
castani le arrivavano appena sotto l'orecchio. Una tipa
davvero carina, senza alcun dubbio, e che sicuramente,
nonostante la statura, sapeva farsi notare.
Si guardò per un attimo intorno pensierosa, poi, notati
Landers e Maki in fondo all'ingresso ancora abbracciati,
alzò un braccio verso l'alto.
"Ohhh, hii! Konnichiwa! Finally I find youuu!",
esclamò quindi con voce squillante e con un forte
accento americano, correndo letteralmente verso i due
che, immobili come marmo, avevano fissato la sconosciuta
dalla sua improvvisa entrata in scena.
Con grande shock della povera Maki, la misteriosa giovane
si gettò su Mark, stringendosi a lui.
"My deaaar! Ohhh, I'm so happy!", disse ancora
sorridendo felice, con la guancia appoggiata su una delle
spalle del calciatore. Poi alzò la testa verso il suo
viso. Landers, sconvolto, la guardava senza parole.
"Ehm
scu-scusa
ti
ti conosco? Penso
che
ehm
tu abbia sbagliato persona
",
mormorò lui poco dopo, imbarazzato, sentendosi addosso,
pesante come un macigno, lo sguardo geloso della
fidanzata.
"Marrrrk
", ruggì infatti Maki,
incrociando nervosamente le braccia. "Chi è?! Spero
per te che
".
"No, no! Ti giuro che non so chi sia!!", negò
il numero dieci, sempre più rosso e agitato, dato che la
brunetta non sembrava intenzionata a staccarsi da lui
Maki lo incenerì con un'occhiata. "Sicurooo?".
A quelle parole, invece, la ragazza misteriosa mutò
completamente espressione.
"Oh, Mark
allora davvero non ti ricordi di me?
Sigh, che delusione
", mormorò in perfetto
giapponese, voltando tristemente lo sguardo.
"Ehm
veramente io
".
In quel momento, altre due ragazze entrarono nella stanza.
La prima, alta forse più di un metro e ottanta, sbuffò
e, passandosi una mano fra i lunghi, lisci capelli
dorati, guardò con sufficienza la casa. I penetranti
occhi azzurri si chiusero per un attimo, e con
atteggiamento altero mise una mano sul fianco, il viso
bellissimo quasi disgustato.
"In che razza di posto ci hai portata, Miki? Mai
visto un arredamento tanto orribile
è assolutamente
squallido!", parlò in americano, mentre Mark, la
cui attenzione si era spostata sul corpo mozzafiato
dell'incredibile bionda, cercava disperatamente di capire
cosa stava succedendo.
Intanto però la seconda ragazza, un po' timidamente, era
uscita da dietro la prima, dove era rimasta nascosta. Di
media statura, aveva i capelli lunghi e castano chiaro
raccolti in una coda, un paio di occhiali sul naso e lo
sguardo vivace e intelligente.
"Ragazze
ehm, come dire
credo proprio che
li abbiamo disturbati
forse dovremmo scusarci e
andarcene
", mormorò imbarazzata.
"Ma cosa dici!! Non li abbiamo affatto disturbati,
non è vero, Mark?", esclamò ancora la prima
ragazza, girandosi nuovamente verso il calciatore.
Maki era completamente rosa dalla gelosia, e quando anche
la donna dal fisico da modella si avvicinò a Landers con
passo sensuale e ancheggiante, le sembrò davvero di
scoppiare. Stavano entrambe superando il limite
sì,
decisamente
"Ah
", mormorò languidamente la bionda,
studiando senza ritegno il corpo e i muscoli di Mark fin
nei minimi dettagli. Si avvicinò ulteriormente a lui, e
dopo essergli girata intorno, gli diede una breve pacca
sul sedere. Poi si strinse al cannoniere, passandogli
lentamente sul viso le dita dalle unghie smaltate e
curatissime.
"Mhh
mica male il ragazzino, per essere
giapponese
uhm
yeah, he's really cool!",
disse con voce provocante. Lo stava visibilmente
spogliando con gli occhi, per non dire, poi, di come
muoveva le mani su di lui
Landers non si era mai sentito così imbarazzato prima
d'ora
lui
lui imbarazzato?? Ma siamo pazzi?!?
Non poteva perdere il controllo di fronte a
Ok, ok
anche
con Maki gli succedeva
ma
ma
non aveva mai
avuto a che fare con una ragazza del genere, smaliziata,
senza alcuna inibizione e
così
così sexy,
ammettiamolo!!
E la bruna, invece
lei
sembrava proprio che lo
conoscesse
Ovviamente il comportamento delle due, e in particolare
della bionda, di certo non gli dispiaceva, anzi
Ma
da dove erano saltate fuori??
E come erano arrivate lì, a casa sua??
Miki, la ragazza dai corti capelli castani, ridacchiò.
"Mhhh
sì, ti do ragione! Sai, l'avevo visto
solo in foto, ma devo ammettere che dal vivo è molto,
molto meglio!".
L'ultima delle tre cercò ancora di fermare le amiche.
"Ragazze
vi prego, smettetela
".
"Ma dai Val! Anzi, vieni anche tu a conoscere questo
fusto! Scommetto che non vedi l'ora
ti assicuro che
questi muscoli sono qualcosa da provare
",
rispose la bionda, continuando letteralmente a
strusciarsi contro il numero dieci della Toho.
"Bastaaaaaaaa!", gridò però all'improvviso
Maki che, giunta al limite della sopportazione, stava
fissando con occhi di fuoco le misteriose straniere.
"Allontanatevi immediatamente da Mark! VIAAAA!".
Arrivò decisa di fronte alla ragazza dal fascino adulto
e, con estrema violenza, la spostò, mettendo le mani
sulle spalle coperte da una corta giacca bianca. Sotto,
indossava un vestito rosso e attillatissimo, ai piedi
delle lucide scarpe con un tacco vertiginoso.
"Oh, a quanto pare la piccola è gelosa
scusa,
gioia", mormorò la donna, intuendo le proteste di
Maki.
Allungò le labbra rosse e carnose in un sorrisetto
canzonatorio.
"E' tutto tuo, anche se credo che tu sia un po'
piccina per lui
dovresti lasciarlo a qualcuno con più
esperienza
eh eh
una che sappia come trattarlo
DAVVERO".
A quelle parole Maki, ormai nera, fu tentata di mollarle
un pugno, ma fortunatamente Mark la fermò, riuscendo a
staccarsi dalla bionda.
"Maki
calmati", cercò di farla ragionare
il ragazzo, tenendole con presa ferma i polsi.
L'altra si divincolò facilmente, per poi fissarlo, gli
occhi lucidi.
"Tu
tu
scommetto che non ti dispiacerebbe
una come lei, vero!?! Ammettilo!".
"Ma cosa dici? Lo sai che ci sei solo tu e
".
"E allora perché non hai respinto quella gattina
slavata mentre ti toccava in quel modo osceno, eh??",
urlò.
La ragazza fu sul punto di scoppiare a piangere, ma a
quel punto, Miki intervenne e prendendo per un braccio
Mark gli rivolse, stranamente, uno sguardo serio.
"Mark, penso sia il caso di spiegarti chi siamo".
Landers si girò. "Beh, credo anch'io", le
rispose secco, chiaramente urtato.
La ragazza annuì e, rivolgendosi alle due amiche, indicò
il divano.
"Martha, Val, aspettateci qui con questa ragazza.
Vado un attimo nell'altra stanza con Mark a spiegargli
tutto", disse in inglese.
Maki, che aveva compreso perfettamente, strinse i pugni,
e avvicinandosi a Miki si mise ancora a gridare.
"Te lo scordi, chiaro?! Io non ti lascio sola con il
mio ragazzo, nemmeno morta!".
Mark mise un braccio intorno alle spalle della fidanzata.
"Dai, Maki
ti assicuro che non succederà
niente
mi vuole solo parlare".
"Ah, sì? E chi ci crede?!".
"Ti prego, Maki!", esclamò a quel punto
Landers, aprendo le braccia esasperato. "Ora stai
esagerando!".
La ragazza dai corti capelli rossi lo fissò sull'orlo
delle lacrime, senza riuscire a dire una parola. Poi,
tesissima, si diresse verso il divano, lasciandosi cadere
pesantemente sui cuscini. A braccia conserte, voltò la
testa verso il muro.
"Oh
ok, Mikina bella, staremo qui
ma fai
in fretta, abbiamo ancora le valigie da portare dentro e
tra poco pioverà", rispose Martha, agitando una
mano davanti al viso. "Mamma mia, però qui dentro
si muore di caldo
ma i giapponesi tengono i
caloriferi a mille?".
Val, ancora ferma davanti alla porta aperta, avanzò
verso il gruppo e, arrivata al divano, si sedette a poca
distanza da Maki.
"Sì, vai pure Miki!", sorrise la ragazza con
gli occhiali. "E tu, Martha, smettila di lamentarti
e siediti qui con noi".
L'altra sospirò, poi guardò Val. "E va bene
".
Si mise fra l'amica e Maki e, dopo aver accavallato le
gambe, allargò le braccia dietro, sulla spalliera del
divano.
Poi, si voltò verso la ragazza di Mark che, ancora
offesa e arrabbiatissima, guardava a lato.
"Ehi, darling, dimmi
fai ancora le elementari o
sei già alle medie? Eh eh
", domandò Martha
per prenderla in giro, scoppiando poi a ridere
sfacciatamente.
"Martha, ti prego
", la riprese Val,
lanciandole un'occhiata storta.
La bionda sbuffò. "Ooh
ok, ok
però che
noia
".
Miki ridacchiò, approvando entusiasta la battuta di
Martha, e anche se fu incredibilmente tentata di
punzecchiare come l'amica la giapponese dai capelli
rossi, si girò nuovamente verso il calciatore, che la
stava aspettando.
"Dai
andiamo".
Miki si diede una leggera spinta con le gambe, sedendosi
così sul tavolo della cucina. Mark la guardava con aria
da sufficienza, il più possibile distaccato, mentre lei,
al contrario, pareva incredibilmente rilassata e a suo
agio.
"Allora
uhm
vediamo, da cosa posso
cominciare?", si chiese, portandosi l'indice alla
bocca. Accavallò le belle gambe abbronzate, mostrando un
tono muscolare assolutamente invidiabile.
L'attaccante della Toho, però, non ci fece troppo caso.
"Senti, da quello che vuoi, basta che ti muovi",
disse nervoso. "Si da il caso, se per caso non te ne
fossi accorta, che tu sia piombata in casa mia con le tue
due pazze amiche senza che nessuno ti avesse invitato.
Inoltre mi hai leggermente disturbato, e fatto litigare
con la mia ragazza".
Mark ripensò alla figura fatta con Maki, e di come
avrebbe potuto scusarsi, più tardi, con lei. E che
cavolo
tra l'altro, tutto stava andando così bene
così
bene
Sempre più arrabbiato, Landers fissò scocciato
l'americana.
"Anzi, hai due minuti esatti per dirmi cosa vuoi
prima che vi sbatta tutte e tre fuori".
Miki sostenne senza alcun problema lo sguardo del
calciatore, poi la sua bocca si allargò in un sorriso
tranquillo.
"Oh, credo che ti sbagli, mio caro Mark. Sono stata
invitata, eccome. Da tua madre, molti anni fa".
"Come?".
Mark non poteva crederci. Che cosa poteva c'entrare sua
madre con quella piccola scatenata?
"E' proprio così", assicurò invece la
brunetta, scendendo dal tavolo con un breve salto. Si
avvicinò a Landers, guardandolo.
"Circa quattordici anni fa io e te ci incontrammo",
iniziò a raccontare. "All'epoca io avevo undici
anni, e tu solo quattro. Forse è per questo motivo che
non ti ricordi di me. Venimmo qui a Tokyo per un fatto
spiacevole, purtroppo, e cioè la morte di mio padre. La
tua famiglia non poteva permettersi un viaggio fino a San
Francisco, e così fummo noi, mia madre ed io, a venire
in Giappone
".
"Cosa vuoi dire?". Mark continuava a non capire.
"Come vi
conoscevamo?".
Miki parve davvero sorpresa dalla domanda. "Sul
serio non ne sai nulla, allora?". Si girò,
cominciando a camminare per la stanza.
"E' strano
uhm
forse tuo padre non ha mai
voluto dirti nulla di suo fratello James, visto i brutti
rapporti che correvano fra di loro
uhm
sicuramente
deve essere stato questo il motivo
". Si fermò,
tornando a guardare Mark.
"E anche dopo la sua morte di suo marito, tua madre
non ti ha mai accennato nulla di tuo zio
beh
pazienza!
L'importante è saperlo, prima o poi! No?".
Ancora una volta sorrise pacatamente, in un modo
apparentemente ingenuo ma incredibilmente divertito.
"Mark
dai, ti giuro che credevo lo sapessi! Non
fare quell'espressione da ebete! Suu!", esclamò
allegra la ragazza, correndo verso Landers che, quasi
shockato dopo le parole dell'americana, la fissava con
gli occhi spalancati.
"Cosa
cosa vuoi dire?? Io
io avevo uno
zio? Era
il fratello di mio padre?", balbettò.
L'altra annuì con decisione. "Sì sì! Proprio così!
Vedo che hai afferrato, bravo! E spero che tu abbia
capito anche una cosuccia di fondamentale rilevanza
".
"Quale
quale sarebbe?".
La brunetta alzò una mano, mostrando il segno della
vittoria. "Beh, che io sono la tua affascinante
cuginetta, mi sembra ovvio!".
Detto questo, saltò al collo di Mark, abbracciandolo,
mentre il calciatore cominciava a ripetersi, disperato,
che quella non poteva essere la verità
noo! Una
come quella in famiglia?? Sua cugina? Un incubo
un
incubo assoluto!
Cercò, con un grande sforzo di volontà, di riprendersi
dal trauma subito.
"Ehi
ehi
ma
aspetta! Come poteva mio
zio essere americano?", domandò a Miki, tentando di
restare calmo.
La ragazza smise di saltare come una pazza e, dopo un
attimo di silenzio, si schiarì la voce, tornando seria.
Landers si passò una mano sulla fronte sudata, un po'
intimorito da quella incredibile tipetta dalla personalità
più assurda che avesse mai incontrato. "Mamma mia,
le ci vuole davvero poco per cambiare espressione
".
Ma Miki, nel frattempo, aveva iniziato a spiegare.
"Tuo zio, mio padre, non era americano. Era
giapponese a tutti gli effetti, e naturalmente viveva
insieme alla sua famiglia, e con tuo padre. Poi, un
giorno, decise improvvisamente di lasciare il Giappone.
Come ben saprai, la famiglia Landers non è mai stata
ricca, e mio padre si stufò di quella vita di stenti e
sacrifici
voleva andare a fare fortuna negli Stati
Uniti, sposarsi e farsi una famiglia felice. E così
fece, senza ascoltare i pareri di nessuno
forse è
proprio per questo che lui e suo fratello litigarono.
Invece di rimanere qui a Tokyo ad aiutare la propria
famiglia, mio padre se ne andò".
Landers annuì lentamente, per poi girarsi e fare qualche
passo verso la finestra. Rimase così per un minuto
intero, con le mani in tasca e gli occhi fissi in un
punto indefinito, finchè parlò di nuovo.
"Già, immagino anch'io". Sospirò.
"E così
tu sei sua figlia", disse,
studiando la cugina. "Beh
ora che ti guardo
bene ci assomigliamo vagamente
anche se i pochi
tratti orientali che hai si notano davvero poco".
Miki Landers rise.
"Sì, lo so! Infatti ho preso moltissimo da mia
madre, Melany Stepherd. E' a capo, in America, di una
rivista popolare di moda, e purtroppo, a causa del suo
lavoro, vive a New York. Nonostante tutto, però, è la
madre migliore del mondo, te lo posso assicurare! E
comunque da alcuni anni vivo anch'io nella Grande Mela
eh
eh
".
La ragazza alzò gli occhi, la mente probabilmente
proiettata verso casa.
"Sono vissuta per la maggior parte della mia vita a
San Francisco, con i miei nonni materni", proseguì
poi, tornando a rivolgersi al cugino. "Quando mio
padre è morto per malattia, mi hanno cresciuta loro. E
sono stati sempre loro a raccontarmi di te, e dei miei
parenti giapponesi
". Allargò le braccia.
"E ora sono davvero felice di averti conosciuto!".
Miki sembrava realmente sincera, e Landers la guardò,
per la prima volta, con affetto. E così, oltre ai suoi
fratellini, aveva anche una cugina
uhm
sì, è
vero, una cugina completamente pazza
ma una cugina.
Forse non sarebbe stato, poi, così terribile
"Ok, ora so chi sei", disse il ragazzo. "Ma
un paio di cose non mi sono chiare, ancora".
"E quali?".
"Ad esempio cosa ci fai qui e chi sono le tue due
amiche".
La cugina fissò Mark con aria interrogativa, per poi
battersi una mano sulla fronte.
"Giàà! Questo ancora non te l'ho spiegato! Eh eh
che
stupida!", esclamò ridacchiando. "Comunque
rimediamo subito!".
A questo punto, Miki sfilò dalla scollatura del top,
dove erano agganciati, un paio di eleganti occhiali da
vista dalla montatura nera e dalle lenti sottili, a forma
rettangolare. Li indossò, e sollevando nuovamente il
viso verso Landers, sorrise.
"Allora
vediamo di presentarci dal punto di
vista professionale: sono Miki Landers, ho 25 anni e
faccio la giornalista sportiva per il New York Times
molto
piacere!".
Landers sgranò gli occhi, stupito.
"Giornalista?".
"Eeeeh, giààà! Proprio così!", trillò la
cugina. La ragazza estrasse una piccola card
plastificata, mostrandola al cugino. "Vedi? Ecco la
mia tessera! E sono anche una leggenda, dalle mie parti!
Sono giovane ma con un talento incredibile per questo
lavoro, o almeno questo è quello che dicono di me
modestamente!
Ah ah!!".
Il ragazzo dai lunghi capelli neri si portò una mano
alla testa, in preda a un'emicrania considerevole. Come
dire
si sentiva sempre più schiacciato dall'ego
della sua adorabile cuginetta, e la sensazione non era
affatto piacevole per uno come lui
Una donna
si sentiva inferiore a un donna! Roba da
pazzi
"Ah
beh, almeno siamo nello stesso campo
",
balbettò, sfinito psicologicamente. "Hem
il
calcio, intendo
".
Miki annuì. "Verissimo! E per essere precisi, è
proprio il calcio il mio principale campo d'azione!".
"Sul serio?".
"Certo! E' proprio per fare un mega-dossier sul
calcio giapponese e magari anche qualche bello scoop che
sono venuta qui! Sai, la fama della Nazionale Giovanile
Giapponese e di molti giocatori del Sol Levante ha
raggiunto anche gli Stati Uniti
e di certo non
potevo lasciarmi scappare l'occasione di venire a
verificare sul posto la loro bravura
"
Improvvisamente, la ragazza si avvicinò a Mark, che
quasi trasalì per lo spavento.
"Mhh
cioè, chiariamo
questa è anche una
fantastica scusa per approfittare della tua ospitalità e
venirti a conoscere, mio bellissimo cugino!". Scoppiò
nuovamente ridere, mentre Mark la continuava a fissare,
sconvolto.
"Uhh, dai, non guardarmi così! Stavo scherzando!",
disse subito Miki, agitando una mano. "Comunque tu
sei fra i giocatori più interessanti
ed era
evidente, visto che siamo parenti! Sì, insomma
buon
sangue non mente!".
Landers scosse il capo, rassegnato. "Ho capito
ho
capito
e mi pare di aver afferrato anche che
vorresti fermarti a casa mia per il periodo in cui
resterai in Giappone
".
"Esattamente! Anche perché ricordo, come ti ho già
detto, che tua madre un giorno disse alla mia che ero
sempre la benvenuta da voi
era il momento di
accettare l'invito, non ti pare?".
"Hem
già
".
La cugina mise le mani nelle tasche dei pantaloncini.
"Le altre due ragazze che ci sono con me, invece, si
chiamano Martha e Valery, come penso avrai capito. Martha
è un avvocato penale col pugno di ferro, e ha 27 anni.
Metà italiana e metà americana, si è laureata in
giurisprudenza prima di un qualunque studente normale:
non ha mai perso una causa in vita sua, è un vero e
proprio genio e ha una cultura spaventosa. E soprattutto,
non perde mai con gli uomini, come avrai potuto vedere
in
tutti i sensi. Sai
il suo appellativo è 'La pantera
dei tribunali'
".
Miki sorrise ironica, prevedendo la reazione di Mark. Sì,
era decisamente bello prenderlo in giro
anzi, fra
lui e la sua permalosa fidanzata dai capelli rossi non
sapeva proprio chi scegliere da prendere di mira
Il numero dieci della Toho, infatti, dopo le parole della
cugina avvampò di colpo, ricordandosi improvvisamente
del comportamento di quella bionda pazzesca, pochi minuti
prima.
E due, un'altra partita persa con una donna
no no,
proprio non andava
Mark, stai perdendo colpi
"Valery, invece, ha 25 anni, è americana ed è una
giornalista come me, anche se si occupa di cronaca",
riprese intanto Miki, ritornando seria. "Come
Martha, siamo amiche d'infanzia
mi hanno
accompagnato qui a Tokyo perché, insieme, stanno
lavorando ad uno scandalo che coinvolge una compagnia di
telecomunicazioni giapponese, e che ultimamente sta
interessando mezza America
Martha deve accertare ed
indagare su alcune questioni legali, mentre Val ne vuole
approfittare per scrivere un articolo che rilancerà, con
uno scoop esclusivo, la testata a cui lavora, e dare
nello stesso tempo una mano a Martha con il suo
incredibile intuito". Miki mise le mani sui fianchi,
sorridendo.
"Sai, quelle due sono degli assi in queste cose!
Alcune volte penso che avrebbero dovuto fare le agenti
dell'FBI
ah ah!".
Mark cercò di sorridere. Poi, fulminato da un certo
pensiero, guardò storto la giornalista.
"Aspetta un attimo, cuginetta
spero per te che
non avrai intenzione di chiedermi di ospitarle qui
vero?",
domandò con aria poco rassicurante alla ragazza che,
facendo un passo indietro, scosse la testa.
"Ma
ma noooo!! Che dici?? Assolutamente
solo
che
ecco
".
"Solo che
cosa?!?".
"Ecco
", balbettò Miki, guardando il
ragazzo dal basso, vista la differenza di statura tra i
due. "
c'è stato un piccolo problema con
l'albergo dove avevano prenotato
daai, Markuccio
si
tratterebbe solo di ospitarle il tempo necessario per
trovare un altro hotel dove possano stare
questione
di giorni!!".
Miki gli rivolse un sorrisetto angelico. Mark, però,
voltò la testa, irremovibile.
No, non poteva dirle di sì!
Quel sorriso non lo commuoveva
no
ci voleva ben
altro
lui, la tigre
vinto così da una ragazza
figurarsi!
"Ti pregoooo
". La cugina lo stava
fissando con due occhioni da cucciolo, e Landers si
ritrovò a guardarla, suo malgrado
Cavoli
come poteva rifiutarsi?
Ma
ma
NOO!
Quelle due
la bionda
fra lui e Maki! LUI E MAKI!
Ma porc
E poi
una settimana da soli
in fumo! Il loro
progetto
il loro progetto perfetto
completamente
in fumo!
Diavolo!
L'aveva sempre detto che le donne portavano solo guai
"E va bene", mormorò infine, sconfitto,
sorprendendosi del cuore schifosamente tenero che
scopriva improvvisamente di possedere. "Ma non
concedo a quelle due più di sette giorni, chiaro? Ok che
abbiamo appena comprato la casa nuova, ma non possiamo
certo ospitare un esercito
".
A quelle parole, Miki esultò, entusiasta, e stringendo
Mark gli stampò un bacione sulla guancia, facendolo
quasi cadere.
"Grazie infinitee! Sapevo che eri un tesoro,
cuginetto mio!", gridò felice. "Vado subito a
dirglielo!".
La ragazza fece per correre fuori dalla stanza, quando
Landers la afferrò per un braccio.
"Ehi, cugina".
Miki si voltò. "Sì?".
Il calciatore abbassò la testa, imbarazzato.
"Non provare mai più a chiamarmi Markuccio".
FINE 13° CAPITOLO
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