K&K

CAPITOLO 11
NOTTE AMARA

"Carina quest'area della casa".
"Grazie. Sai, anche la mia camera è in stile tradizionale…non rinuncerei ai *futon per nulla al mondo! Alcuni anni fa era arredata completamente con mobili occidentali, ma di recente l' ho trasformata a modo mio…".
Benji si sedette sul divano beige del salotto, e appoggiando i gomiti sulle ginocchia guardò Kris, accomodatasi sulla poltrona davanti a lui. Composta e immobile, la ragazza teneva le braccia incrociate sullo stomaco e lo sguardo basso.
"Kristian…", osservò Price preoccupato. "Te lo ripeto ancora…sei certo di stare bene? Sei molto pallido".
Grover abbozzò un sorriso.
"Lo so".
Allungò i piedi, e si appoggiò allo schienale. Sapeva sì di non stare bene. Aveva un gran mal di testa e, probabilmente, persino qualche linea di febbre. E già…andava sempre meglio…
"Non è stata una bella serata". Disse quella frase senza intonazione, con voce piatta.
Price aveva imitato l'amico, appoggiandosi sui cuscini del divano. Lo guardò, per poi sospirare piano.
"Questo l'avevo capito".
Rimase muto ad aspettare che Kris dicesse qualcosa, ma ancora una volta il ragazzo non aprì bocca.
"So che non ti va di parlare, e lo comprendo. Ma ti prego almeno di cercare di allontanare la tensione…non ti fa certo bene continuare a pensare ai tuoi problemi", le disse quindi il portiere con calma.
Kristine alzò lentamente la testa. "Non ci riesco".
"Mi dispiace. Vorrei poter fare qualcosa".
"Figurati, non pensarci nemmeno. Per me vuol dire già tanto avere un amico come te".
I due rimasero in silenzio. Ad un tratto, un ticchettio sommesso catturò l'attenzione di Kris, che si girò a guardare verso l'unica finestra del piccolo salotto, alla sua destra.
"Guarda, sta piovendo".
"Già. Meno male che non sei là fuori a bagnarti".
"E' stata una bella fortuna essere capitato davanti a casa tua".
Il rumore della pioggia, leggera e fitta, riempiva la stanza, creando fra quelle quattro pareti una sorta di dimensione sospesa, intoccabile, confinata in un tempo e in uno spazio unicamente per loro due…o almeno, era questo che avrebbe desiderato Kris. Sarebbe stato tutto perfetto. Tutto assolutamente perfetto…
Se solo, ovviamente, al posto di Kristian ci fosse stata Kristine.
Si trovava immersa in una strana sensazione, anzi, in più sensazioni. Come intontita da una droga, stava perdendo il contatto con la realtà, precipitando in uno strano stato. Di certo, la febbre faceva la sua parte.
Socchiuse gli occhi, concentrandosi sul suono continuo prodotto dall'acqua.
La dominava la tristezza per ciò che era accaduto quella sera…una tristezza che ormai sentiva radicata dentro di sé, difficile da estirpare.
Ma anche questa nuova felicità. Quella di trovarsi da sola con Price. Il calore che sapeva comunicarle, solo con la sua presenza.
Era incredibile.
"Kris…", mormorò Benji, alzandosi. Proprio in quel momento, però, qualcuno bussò alla porta. Comparve sulla soglia una signora sulla sessantina, i capelli grigi raccolti sulla nuca, il viso gentile e materno, ormai pieno di rughe.
"Buonasera signorino, ecco…non l' ho sentita rientrare", disse con una voce un po' roca. "Passando in corridoio ho sentito delle voci, e così sono venuta a controllare".
Price sorrise all'anziana domestica. "Grazie Rose, scusami se non ti ho avvertito. Stasera abbiamo un ospite, si chiama Kristian, e si fermerà anche per la notte. Kris, questa è Rose, lavora qui da moltissimo tempo".
La signora si voltò verso Kristine, e inchinandosi la salutò. La ragazza rispose al saluto, un po' sorpresa da quella apparizione improvvisa.
"Vuole che prepari al suo amico la stanza accanto alla sua, signorino?", chiese poi Rose avvicinandosi ai due.
Price rimase qualche secondo a pensare. Poi, girandosi verso Kris, scosse la testa.
"Mh, no, direi di no. Pensavo di far dormire Kristian nella mia stanza, basterà aggiungere un altro futon. Tu che ne pensi? Sei d'accordo?".
La ragazza venne percorsa da un brivido. Nella stessa stanza??
"Dio santo", pensò Kris, cercando però di apparire più calma possibile. "Cosa ti viene in mente, Benji?? Tu non lo sai, ma io…".
Niente da fare. Come mentire a se stessa?
La cosa le appariva semplicemente, puramente splendida.
Altro che terrore di essere scoperta.
Era una proposta incredibilmente allettante…
"Certo! Non ci sono problemi!", rispose quindi, senza mostrare l'eccessivo entusiasmo.
Price sorrise. "Bene. Come ti ho già detto, non ho mai avuto molta compagnia. E chiacchierare un po' non mi dispiacerebbe".
La signora Rose annuì, ma prima di uscire si rivolse un'ultima volta ai ragazzi, chiedendo loro se per caso gradissero del the.
Benji si girò verso Grover, ma l'amico agitò una mano rifiutando gentilmente l'offerta. Il portiere, allora, congedò Rose che, salutando, uscì dalla stanza.
"Mi dispiace, magari tu lo volevi", disse Kris, staccandosi dallo schienale.
Il ragazzo scosse il capo. "No, tranquillo…sai, l'avrò detto a Rose un milione di volte, ma quella donna non ha una grande memoria, ecco. Io odio il the…lo odiavo fin da quando ero bambino, ma spesso e volentieri mi costringevano a berlo!". Ridacchiò.
"Pregavo che anche tu rifiutassi, sai…altrimenti sarei stato costretto a prenderlo con te per educazione!".
Continuò a ridere, mentre Kris, davanti a lui, lo osservava con due occhi pieni di dolcezza.
Quando rideva in quel modo…sereno, spensierato…era…era bellissimo.
Price era così oscuro, certe volte. Così chiaro e aperto, in altre.
Entrambe le sue facce avevano, però, un qualcosa di ugualmente affascinante, attraente, intrigante. Indispensabile.
E lei, si accorgeva di amarlo sempre di più anche per questo…
"Eh eh…anch'io non amo particolarmente il the…", disse Kris improvvisamente di buon umore, contagiata da Price.
Il ragazzo alzò la testa di scatto, sporgendosi in avanti. "Cosa??", esclamò.
"Che c'è?".
"Hai riso!".
"Beh…".
Price incrociò le braccia, trionfante. "Sono riuscito a tirarti su, finalmente!"
Kris sorrise. "Mmmh…un po', sì".
L'amico la fissò. "Non so cos'altro fare per aiutarti", mormorò piano, cambiando il tono di voce.
Benji aveva nuovamente posato il suo sguardo su di lei, e Kristine si accorse di non riuscire più a staccare gli occhi dai suoi.
Poteva tradirsi. Avrebbe voluto tradirsi. Parlare. Mormorare poche parole.
Non ci sarebbe voluto nulla…
Poi…
Alzarsi, avvicinarsi a lui…
Sedersi sulle sue ginocchia…
Accarezzargli una guancia…le labbra…facendo scendere le dita giù per il collo, il petto…
Risalire, portando la mano oltre la spalla…
Stringerla all'altro braccio, per stringere lui…
Avvicinare il viso, lentamente, al suo…
Guardarlo, cogliendo le emozioni e i pensieri nei suoi occhi neri…
Accostare la bocca alla sua…
E baciarlo. Baciarlo come non avrebbe mai pensato di fare…
Baciarlo…
E poi…
"Posso offrirti qualcos'altro?".
Kris tornò alla realtà. A malavoglia…
"Eh?". Appoggiò le mani sui braccioli della poltrona, avvinghiandosi alla stoffa che la ricopriva, nervosa. Si rese conto di avere, improvvisamente, un caldo terribile. Addirittura sudava.
"Kris…sei diventato rosso…che ti prende?", chiese Benji alzandosi. Si avvicinò a lei.
La ragazza saltò in piedi, e sorridendo, scosse il capo. "Nulla, nulla!".
Si voltò, cercando qualcosa, una qualunque cosa le potesse ispirare una frase intelligente da dire…
Si ritrovò davanti una cristalliera in legno, piena di alcolici, liquori e vini. Erano allineati con cura meticolosa, e si potevano notare diverse etichette molto pregiate e costose, alcune ancora sigillate.
"Uao", commentò, osservando l'interno delle vetrine. "Bella scelta…".
Benji si accostò a lei. "Queste sono le marche preferite da Freddie…mh…sì, devo ammetterlo. Nemmeno a me dispiace bere…sfortunatamente il mio caro allenatore non mi ha dato un bell'esempio. Ma devo dire che reggo bene l'alcool".
Kris si voltò, esterrefatta.
"Scherzi?".
"Eh eh…Sei scandalizzato?".
"No, no! Non è questo…".
Il ragazzo aprì uno dei vetri, prendendo una bottiglia di vodka alla pesca.
"Comunque io mi accontento di poco…che ne dici di questo?". Anche se aveva posto una domanda, Price non attese nemmeno la risposta di Kris, e prendendo due bicchieri da un ripiano dell'armadio, ritornò verso il salotto.
Grover rimase in piedi accanto alla cristalliera. Sembrava proprio la tipica scena di un film…il ragazzo invita la ragazza a casa sua, i due chiacchierano un po', poi lui offre innocentemente da bere all'amica…mh, finale scontato, ovviamente.
L'unica cosa che differiva, nel loro caso, era che lei, per Benji, non era una ragazza.
"Diamine", pensò ironicamente, cercando di riderci su. "Che peccato".
Già, riderci su. Riderci su e basta…
"Ok, non ho mai provato la vodka alla pesca".
Price la guardò di traverso, mentre versava il superalcolico nei calici appoggiati sul tavolino fra i divani.
"Davvero? Non è che sei astemio?".
"Oh, no…è solo che ho sempre bevuto altre cose".
Beh, in realtà era vero…Kris non era mai andata al di là di un aperitivo, o al massimo di una birra. Beh, sì, le era capitato anche dello champagne…ma comunque non era il caso di specificarlo a Benji…
"Ah, bene. Beh, c'è sempre una prima volta, no?".
Il ragazzo porse il bicchiere all'amico, per poi sedersi. Accostò il bordo alla bocca, e dopo aver dato il primo sorso, rise.
"Stavo pensando che forse preferiresti essere qui con la tua amica, Judith. Sicuramente sarebbe più sensato!", esclamò con una punta di malizia.
Kris, con ancora il bicchiere in mano, lo guardò male. "Ehm…non credo…", disse poi un po' a bassa voce, riflettendo sull'assurdità di certe situazioni. Lei stava bevendo in compagnia di Benji, il ragazzo che le piaceva, da sola, mentre lui, a cui la cosa appariva assolutamente normale, le diceva che certamente sarebbe stato molto romantico se lei fosse stata in compagnia della sua amica Jude…
Il liquido denso, lievemente rosato, profumava intensamente di pesca. Kris avvicinò le labbra al vetro, e dopo aver mandato al diavolo i suoi pensieri, bevve.

"Ehm, Kristian, penso che tu ora stia un po' esagerando…".
Era passato diverso tempo da quando Benji e Kris avevano iniziato a bere. Ma mentre Price si era fermato a un solo bicchiere, Kristine…era arrivata a tre.
E adesso, stava versandosi il quarto.
"Ma no, io non penso…", mormorò con una strana intonazione la ragazza, cercando di tener ferma la bottiglia mentre la accostava al calice. "Posso beniss…benissimo berne…un altro…già…".
Benji guardò preoccupato l'amico, e scotendo la testa, sospirò. "Mi sa che non avrei dovuti proporti la vodka…".
"Ma che dici, è buonissima! Mh…". La ragazza buttò giù in un attimo anche il sesto bicchiere, poi, abbassando lentamente il braccio, fissò Price.
"Dovremmo incontrarci più volte, noi due, sai? E' stata una seratina fantastica…certo, ho avuto i miei…uhmm…sì, i miei problemi…ho sentito proprio di tuuutto…fidanzati che litigano, la storia di due orfane olandesi…cose dell'altro mondo! Mh…però è stato divertente". Kristine strascicava le parole.
"Dovresti sentirle anche tu…mh, ecco…un giorno te le racconterò…".
Sorrise, per poi lasciarsi cadere a peso morto, sprofondando nella poltrona.
Benji strinse le labbra. Si passò una mano fra i capelli, la testa abbassata.
"Kristian, forse è meglio se andiamo a dormire, non credi? Un po' di sonno ti farà bene".
Rialzò il viso, per osservare tristemente Kris. L'alcool lo stava facendo sfogare…
L'amico, però, lo fulminò con un'occhiata urtata.
"Non te ne frega niente, eh?", esclamò con irritazione. "Ma certo, a nessuno possono interessare i miei problemi…come potrebbero? Mi sento un fallimento da una vita…nessuno ha mai avuto bisogno di me…ho sempre dovuto chiedere sostegno agli altri…e oggi…oggi mi arriva il colpo di grazia…è stata una delle giornate più brutte della mia vita, e tu, la sola cosa che mi sai dire è ' forse è meglio se andiamo a dormire'? Bell'amico…non c'è che dire…".
Improvvisamente, la ragazza si rialzò, e camminando decisa verso il portiere, si fermò davanti a lui. Si inchinò, e arrivando a venti centimetri dal suo viso, gli sussurrò poche parole.
"Tu non sai chi sono in realtà. Io mi odio".
Price la fissò, gli occhi spalancati. Poi, seriamente, parlò all'amico, avvicinandosi ulteriormente.
"Perché ti odi, Kris?".
"Perché nemmeno io so più chi sono, ormai, e nemmeno chi voglio essere".
"Perché non provi a raccontarmelo?".
La ragazza restò ferma qualche secondo, per poi allontanare i suoi occhi castani da quelli scuri di Price. Si voltò. Lentamente, giunse davanti ai vetri della cristalliera degli alcolici.
"Raccontartelo?".
Kris guardò la sua immagine riflessa, in silenzio. Poi, ad un tratto, scoppiò a ridere.
"Ah ah ah! Raccontartelo! Se potessi raccontartelo non mi odierei, sai? Ah ah ah! La colpa, tu non lo sai, ma è tua! Sì, tua e di Kristian, che è nato solo per soddisfare il capriccio di un'idiota! Sì, uno stupido sogno di uno stupido idiota! E chi è a farne le spese, eh, chi? Chi soffre perché pur essendo vicinissimo a ciò che ama, non potrà mai averlo? Chi?! Chi??".
Le parole urlate senza ritegno da Kris riempirono la stanza, risuonando nella grande villa. Poi, dopo pochi istanti di silenzio, Benji si alzò. Nei suoi occhi c'era dolore, e pena.
"Non lo so, Kris. Non so chi ne fa le spese. So solo che ora ciò di cui hai bisogno è riposo".
Il ragazzo rimase immobile, mentre Kristine, dietro alla poltrona, respirava a fatica, appoggiata con una mano allo schienale.
Forse stava per svenire…ogni cosa, intorno a lei, girava. A tratti, delle macchie scure le coprivano la vista.
Ebbe un attimo di lucidità, e arrancando verso Price, afferrò con una mano un lembo della sua camicia.
Aggrappata a lui, riuscì a dire un'unica parola.
"Scusami".
Il portiere non fece in tempo ad aprire bocca, che Kris perse i sensi, cadendo in avanti. Benji riuscì a prenderlo al volo, e sorreggendolo, passò poi un braccio del ragazzo dietro al collo.
Trascinandolo a forza, arrivò con lui al piano superiore. Dopo aver attraversato il lungo corridoio, entrò finalmente nella sua stanza, e, inchinandosi, lo fece sedere a terra, appoggiandolo momentaneamente contro una delle pareti.
Dopo aver preso dall' *oshiire i futon, li stese a terra, l'uno a poca distanza dall'altro. Poi ritornò da Kris, che dormiva silenziosamente con la testa reclinata da un lato. Adesso, la sua espressione sembrava più rilassata, e il respiro era regolare.
"Non penso che mi debba più preoccupare per lui, o almeno per stasera", si disse Benji riacquistando un po' di tranquillità. Scostò la schiena dell'amico dal muro, e abbassando la cerniera della tuta, gli sfilò la giacca, lasciandolo in t-shirt.
Lo rialzò, fino a portarlo a uno dei futon. Dopo averlo fatto sdraiare, lo coprì con la trapunta.
"Ecco fatto", disse quindi Price, stiracchiandosi le braccia. "Fortunatamente Kris pesa molto poco. Però, devo dire che queste settimane di allenamento gli sono servite. I suoi muscoli si sono inequivocabilmente sviluppati…".
Il ragazzo sbadigliò, e portandosi una mano alla bocca, sorrise.
"E' davvero pazzesco, sembriamo quasi due fratelli. Mah…". Osservò addolorato il ragazzo.
"Chissà cosa ha passato…cosa non può dirmi. Kris deve avere molti problemi…purtroppo. E devono essere cose serie…".
La pioggia continuava a scendere, incessante, e le gocce d'acqua scivolavano sul vetro delle finestre della camera di Price. Il portiere voltò la testa, e avvicinandosi ad una di esse, diede un'occhiata fuori.
"Il cielo è coperto. Non c'è…nemmeno una stella".
Un fulmine, seguito immediatamente dal relativo tuono, illuminò per un attimo il cielo scuro.
Benji sussultò. Ebbe l'improvvisa, spiacevole sensazione che presto qualcosa…sarebbe cambiato.
Presto sarebbero cambiate molte cose.
Ma…
In che modo…sarebbero cambiate?
Si sbottonò la camicia e si sfilò i jeans. Dopo averli abbandonati su una sedia di fianco alla scrivania, in un angolo della stanza, indossò dei leggeri pantaloni di cotone per la notte. Dopodiché, si sdraiò nel suo futon, a destra rispetto a quello di Kristian.
Rimase per un po' immobile, con gli occhi spalancati, ad ascoltare il silenzio, aspettando che l'inquietudine per quello strano presentimento si allontanasse. Poi, finalmente rasserenato, forse cullato dal ticchettio della pioggia, chiuse gli occhi, lasciando che il sonno si impadronisse di lui.

Erano forse le tre, quando Benji si svegliò di soprassalto. Per un attimo credette che la causa fosse stata un tuono molto forte, ma alzando leggermente lo sguardo verso la finestra vide, invece, che l'acqua aveva smesso di cadere. Il temporale si era allontanato.
Non udiva alcun rumore, tanto che il silenzio che regnava nella stanza sembrava appesantire l'aria, come una coltre di fumo densa ma invisibile. Si stropicciò gli occhi. Probabilmente doveva aver avuto caldo, perché la trapunta del futon gli copriva solamente le gambe, mentre il resto del corpo era scoperto.
"Fa più freddo, ora", pensò fra sé, mentre, infastidito, allungava un braccio per afferrare la coperta. Improvvisamente, però, si rese conto che qualcosa gli bloccava i movimenti…girò il capo, e guardando all'altezza del costato vide una mano aperta.
Chiara nel buio della camera, illuminata lievemente solo dalle luci artificiali che entravano dalle finestre, lo stringeva con forza, impedendogli una torsione.
"Ma…", sussurrò incredulo, non riuscendo a capire, per qualche istante, da dove provenissero quelle affusolate e pallide dita. Poi…
Poi si ricordò di Kris. Kris stava dormendo di fianco a lui, nel secondo futon.
"Kristian?", mormorò Price lentamente, udendo dei fruscii dietro a sé.
Un altro lieve spostamento di lenzuola, un rumore e…
E Benji sentì il braccio dell'amico scendere sul suo stomaco…
Mentre lo stringeva sempre più…
Sulla schiena poteva sentire il tessuto della t-shirt di Grover, il corpo del ragazzo che aderiva alla sua pelle…
"Price…".
Solo un bisbiglio. Kris stava parlando nel sonno…
"…non sono chi tu credi…io…".
No!
Cosa…cosa stava facendo Grover?
Lo stava…lo stava toccando?
Dapprima ferma sullo stomaco, la mano salì lentamente sul petto. Leggera, questa volta. Sì, lieve, ma insieme decisa…
Decisa…lo accarezzava, delineando, con le dita, i contorni dei suoi muscoli, delle scapole, del collo…
Lo accarezzava, lo toccava…era…
Sensuale…
In quel tocco c'era qualcosa di indubbiamente sensuale…
No…non era possibile!
Perché?
Cosa…cosa stava succedendo??
"…io ti amo…".
Seguirono alcuni secondi di silenzio. Benji, immobile, aveva gli occhi spalancati.
Gocce di sudore freddo gli scendevano giù, ai lati delle guance, e gli imperlavano la fronte.
Non poteva aver sentito bene. Non poteva aver sentito quelle parole, no…
Forse…forse Grover era ancora ubriaco…ma certo, doveva essere così…
Non sapeva quello che stava dicendo!
"Ti amo…".
Le dita di Kris si mossero ancora, arrivando nuovamente sotto il petto, e poi ancora…scesero sul ventre…e…
"Ora basta!".
Price, liberatosi seppur a fatica dalla stretta di Kris, era balzato in piedi, e adesso, di fianco al futon, fissava shockato l'amico.
L'amico…?
"No, non può essere, non…ci voglio credere!", sussurrò accaldato il portiere, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
Kristian…si era…davvero innamorato di lui?
No, no…era una follia…dopo tutto quello che si erano detti, dopo…quelle settimane, Benji aveva creduto di aver trovato qualcuno con il quale confidarsi, qualcuno simile a lui, così simile da potersi fidare di Kris come di se stesso…
Contava su di lui…
Pensava di aver trovato…sì, un vero amico…
E invece…
Quello che Kristian provava andava al di là di una semplice amicizia…
Tu non sai chi sono in realtà. Io mi odio…
Era sempre stato evidente…
Perché nemmeno io so più chi sono, ormai, e nemmeno chi voglio essere!
Se potessi raccontartelo non mi odierei, sai?
Non era riuscito a capirlo.
Chi soffre perché pur essendo vicinissimo a ciò che ama, non potrà mai averlo? Chi?! Chi??
"E così è questa la verità", mormorò il ragazzo con voce incolore, guardando Kristian che, ancora steso nel suo futon, seguitava a dormire tranquillo, naturalmente ignaro di ciò che era appena successo…
Benji avrebbe dovuto provare comprensione…
Avrebbe dovuto provare tolleranza…
Avrebbe dovuto provare tutto, tutto fuorché ciò che, in quel momento, sentì emergere dentro di sé.
Un sentimento che credeva allontanato…
Quel sentimento che l'aveva reso egoista, che l'aveva reso un'isola…
"Mi dispiace, Kris", pensò fra sé il ragazzo bruno, chiudendo gli occhi. "Questo…non me lo dovevi fare. Non posso accettarlo. E' stata una delusione, è stato…troppo, per me. Come posso considerarti ancora nello stesso modo di prima? Io…".
Bloccò i suoi pensieri. Si impose di farlo. Non era giusto.
Kris avrebbe sofferto. Indubbiamente avrebbe sofferto…
Ma purtroppo, Benji sapeva fin troppo bene che quella era una situazione che non poteva reggere.
Sapeva fin troppo bene come era fatto. Sapeva…di non essere cambiato.
Scosse il capo con violenza, combattuto. Dopo pochi istanti, però, riaprì gli occhi.
Li abbassò ancora su Kris.
"Il mio orgoglio non mi permette di far finta di nulla. Spero riuscirai a perdonarmi, un giorno, ma…".
Occhi duri, occhi…gelidi. Gelidi e vuoti. Ecco com'era il nuovo sguardo di Price.
"…ma da stanotte, la nostra amicizia è finita. Per sempre".

FINE CAPITOLO 11

*NOTE:

futon: materassi e trapunte per la notte utilizzate dai giapponesi. Si stendono sul pavimento la sera, per riporli negli oshiire di giorno.

oshiire: l'armadio a muro della casa giapponese tradizionale. Chiuso da pannelli scorrevoli detti fusuma, simili agli shoji, oltre che per la biancheria e il vestiario vengono usati anche per riporvi i futon durante il giorno.