INNOCENZA
Capitolo
primo:
Debbie
Russell svoltò con lo scooter verso casa: era bello
avere ogni tanto un sabato libero per uscire con gli
amici, gli studi di veterinaria stavano diventando sempre
più pesanti. Becky era rimasta a casa, la sua sorellina,
nata per salvare un matrimonio già in crisi... Doveva
fare una ricerca di geografia, gli svantaggi di avere 13
anni invece che 23. La mamma era dal nonno, che stava
peggiorando. Del resto, Becky non avrebbe potuto
divertirsi con gli amici di Debbie, tutti coetanei della
sorella. Ecco casa sua: Debbie vide un uomo piuttosto
giovane ed alto uscire sbattendo la porta ed allontanarsi
di corsa. Un presentimento le attanagliò il cuore: era
successo qualcosa a Becky. Entrò in casa, di corsa. La
sua gattina, Miss Petticott, era in un angolo: qualcuno
le aveva dato un calcio, aveva paura... La porta della
cucina era socchiusa, e da dentro proveniva un lamento.
Debbie aprì la porta e Becky urlò. Becky... era distesa
sul tavolo, ammanettata, mezza nuda. Del sangue le
correva tra le cosce... No, disse mentalmente Debbie, non
lei.
Becky la guardò: qualcuno l'aveva schiaffeggiata
ripetutamente.... "Ha detto che era dell'FBI.. ha
detto che mi doveva fare delle domande per una storia di
droga successa nella mia scuola... Oh Debbie, cosa mi ha
fatto, e cosa ha fatto a Miss Petticott!"
Debbie si precipitò ad abbracciarla: la sua sorellina
che si preoccupava per la sua gatta, dopo che qualcuno le
aveva fatto qualcosa di orrendo, di irreparabile. Prese
il telefono e compose il numero del Pronto Soccorso:
"Venite, mia sorella... è stata ferita!"
La
dottoressa Klint, ginecologa di turno all'ospedale, guardò
Debbie e disse:
"E' stata stuprata, e più di una volta.... Ha usato
le mani e anche qualcosaltro, prima di usare... In ogni
caso ha lasciato tracce dappertutto, sudore, pelle,
sperma... Lo prenderanno!"
"Sì", pensò Debbie, "e dovrà pagare per
cosa ha fatto!"
Una poliziotta di colore, il tenente Simms, si era
avvicinata:
"Ha detto chi era?"
"Un agente dell'FBI. Le ha anche detto nome e
cognome: Fox William Mulder!"
"Beh, dobbiamo avere nel nostro archivio le foto di
tutti gli agenti federali. La piccola se la sentirebbe di
venire in centrale?"
"Vedremo..."
Becky non ebbe problemi: aveva dolori, ma seguì la
poliziotta con la sorella. Le fecero vedere delle foto:
Debbie vide in una di queste un giovane dall'aspetto
dolce, un bel ragazzo... E sua sorella disse:
"E' stato lui!"
"Benissimo", disse la Simms, andiamo ad
arrestarlo. Uscendo fuori dall'ufficio, trovò già i
giornalisti pronti: era stato quel cretino di Nordmund a
chiamarli.
"La bambina la lasciate in pace, Ok?"
"E lo stupratore?", disse Claire Fenning, una
delle croniste che il tenente Simms odiava di più.
"Vedremo!"
Nordmund le si avvicinò da dietro:
"Claire, ho una bomba per te, è un agente federale!"
Capitolo
secondo
Fox Mulder aveva passato quel sabato solo in casa: non
era andato in ufficio. Per anni andava in ufficio anche
di sabato, ma poi aveva capito che non aveva senso
andarci se non c'era Scully. La sua Dana Scully. Aveva
giurato che l'avrebbe detestata perché l'avevano mandata
a mettergli i bastoni tra le ruote, ma poi non aveva
potuto più fare a meno di lei. Delle sue critiche. Del
suo carattere. Delle sue battute. Dell'amore che provava
per lei. Un amore così forte da odiare se stesso per
avere lasciato che la rapissero, che le facessero chissà
cosa, da piangere ogni sua lacrima quando aveva rischiato
di perderla, da farlo tacere piuttosto che dirle che la
amava per il terrore di farla soffrire e di ferirla. Un
amore anche che gli ispirava i sogni più dolci, ma anche
i sogni più sfrenati e più audaci, in cui lui la
copriva di baci, possedeva ogni centimetro del suo corpo,
la rendeva sua per sempre... Ma dirglielo, era troppo
difficile. Il week end era il momento peggiore, senza
lei, senza la sua voce, i suoi occhi, il suo profumo.
Mise il mangime al pesciolino, nel momento in cui
bussarono alla porta: era tardi, ormai.
"Apra polizia!"
Un uomo grande e grosso gli saltò addosso e lo colpì in
volto:
"Porco schifoso!"
"Nordstrom, per cortesia!", intervenne il
tenente Simms.
"Cosa succede?", Mulder non poteva capire.
"Agente Fox William Mulder", disse il tenente
Simms, "la dichiaro in arresto per l'aggressione e
lo stupro contro Rebecca Russell, di oggi pomeriggio".
"Sono innocente!"
"Ha diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa
dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale. Ha
diritto a fare una telefonata. Ha diritto ad un avvocato..."
Mulder rimase in silenzio, mentre lo portavano fuori, il
volto tumefatto, e mentre i flash della macchina
fotografica di Claire Fenning lo immortalavano.
"Nordstrom", sibilò il tenente Simms, "questa
me la paghi cara!"
"E' feccia, e come tale va trattato!", fu la
risposta.
Becky
Russell si strinse a sua sorella: le stavano facendo
vedere dal vivo alcune persone. Riconobbe lo stupratore.
"Perfetto!" disse il tenente Simms, e poi lei e
Debbie Russell pensarono alla stessa cosa:
"Ma perché questo agente federale ha voluto
rovinarsi così?"
Fox Mulder fu interrogato dal tenente Simms:
"Dove era oggi intorno alle 15,30?"
"Gliel'ho già detto, a casa mia, stavo mettendo a
posto dei files nel mio computer!"
"Era con qualcuno?"
"No, ero solo."
"Nessuno può testimoniarlo?"
"No! Ma io non avrei mai violentato quella ragazzina...."
"Si sottoponga al test del DNA. E si cerchi un
avvocato, e in gamba. Lei è in un grosso guaio!"
"Posso fare la mia telefonata?"
"Certo, e chiami un avvocato".
"No, chiamerò la mia collega".
In teoria
il sabato era per Dana Scully una giornata riposante:
shopping, contatti con quel po' di amiche che aveva,
cinema... Ma in realtà era per lei una giornata vuota.
Meglio quando era con Mulder. Con Fox William Mulder,
quell'uomo che era piombato nella sua vita, di cui lei
avrebbe dovuto diffidare, ma a cui si era affezionata
come a nessuno nella sua vita. Dolce, tenero, paziente
con i suoi scatti di carattere, sempre pronto ad
assecondarla... Lo amava, e lo sapeva, ma non voleva
abbandonarsi a quello. Per lui non aveva niente: non era
brava a fare da mangiare, non poteva avere bambini, i
suoi problemi della sfera sessuale che avevano portato al
fallimento di tutte le sue relazioni si erano acuiti dopo
il rapimento... Ma sapeva che lui l'avrebbe aspettata per
sempre, come un angelo silenzioso, e che le sarebbe
rimasto accanto, nel bene e nel male, nella buona e nella
cattiva sorte, come se fossero stati sposati. Anzi di più.
Stava già dormendo, e sognava lui, che oltre a tutte le
buone qualità che aveva era anche carino, accidenti!
quando suonò il telefono. Non poteva che essere lui.
"Pronto Mulder, cosa c'è, sono sbarcati gli alieni?"
"Scully sono in un grosso guaio... Mi hanno accusato
di stupro, io sono innocente, ti prego, credimi!"
"Arrivo subito!"
Scully
guidava e rifletteva: Mulder uno stupratore! Assurdo,
assurdo, assurdo! E di una ragazzina, inoltre! Quell'uomo
dolce, con la pazienza che aveva, la dolcezza, la
tenerezza, la correttezza... Le sue battute erano sempre
delicate e gentili, mai pesanti, leggermente allusive.
Non l'aveva mai importunata, anche se Scully non era
stupida da non leggere nei suoi occhi qualcosa di
indecifrabile e di profondo. Sapeva che aveva la mania
della pornografia e in quel momento lo maledisse: "Ti
inchioderanno con quello!". Non bisognava essere così
stupidi da pensare che fosse tutta una montatura...
Certo, delle solite persone.
Dana Scully aveva una cara amica, che sentiva di tanto in
tanto: Ellen Osgood, avvocatessa, in gambissima. Doveva
chiamare lei. Ma avrebbe accettato di difendere uno
stupratore, una pasionaria del femminismo come era
Louise? Tanto valeva provarci!
Capitolo
terzo
Essere un agente dell'FBI aveva i suoi vantaggi,
pensò Scully, quando riuscì ad entrare agevolmente
nella stazione di polizia e a vedere quasi subito Mulder.
Entrò nella stanza ed impallidì: l'avevano picchiato,
aveva un ematoma in pieno volto. Una prassi triste a cui
molti poliziotti ed anche molti loro colleghi si
prestavano. Mulder non l'avrebbe mai fatto, perché non
era un violento. Era più violenta lei, senza dubbio. Il
suo collega perdeva le staffe solo quando erano in gioco
cose fondamentali, quando rivenivano fuori le persone
coinvolte nella sparizione di Samantha... e nel suo
rapimento. Per il resto era impulsivo ma non violento.
Le lanciò un sorriso che le strinse il cuore in una
morsa di angoscia.
"Scusami se ti ho svegliato... grazie di essere
venuta!"
Scully si trattenne per non correre ad abbracciarlo.
Poi si girò verso il tenente Simms:
"Che cosa gli avete fatto? Per legge nessuno è
colpevole finché non viene dimostrata la sua
colpevolezza..."
"E' stato Nordstrom, un mio collega... che ha
chiamato anche la stampa... Mi spiace.... ma la posizione
del suo collega è molto pesante! Non ha un alibi, era
solo in casa... Temo ci sia poco da fare".
"Una mia cara amica, l'avvocato Osgood, lo difenderà".
"Una femminista? Si illude..."
"Io e il mio collega diamo fastidio a tante, troppe
persone. E se fosse tutta una montatura?"
"Effettivamente", disse il tenente Simms,
"mi è sembrato strano come un agente federale possa
essere così stupido da commettere un reato simile
lasciando in giro tutti questi indizi... Ma vede: la
bambina l'ha riconosciuto, e quindi... In ogni caso per
me non è colpevole finché non verrà riconosciuta la
sua colpevolezza... ma la sua situazione è pesante,
penso se ne renderà conto!"
"Certo".
Scully decise che doveva fare delle telefonate: a Ellen,
a sua madre, a Skinner, ai Gunmen e alla madre di Mulder,
santa donna che si disinteressava completamente di suo
figlio.
Debbie
Russell guardava i poliziotti che raccoglievano impronte
e campioni organici. Lei era una veterinaria, una futura
veterinaria, e conosceva bene le procedure per le analisi.
Con fare noncurante raccolse anche lei senza farsi vedere
un capello del presunto aggressore (quelli di Becky erano
così chiari!) e del liquido seminale che c'era sul
tavolo. Così, non seppe perché lo fece ma lo fece. Una
domanda continuava ad echeggiarle nella mente:
"Ma perché un agente federale si deve rovinare in
questo modo?"
Qualcosa non le tornava, qualcosa di importante, anche se
sapeva che gli stupratori agiscono per un brutale istinto.
C'era qualcosa negli occhi di quell'uomo che Becky aveva
indicato: occhi innocenti, dolci, non pericolosi. Occhi
di chi aveva tanto sofferto. Debbie si ripromise di fare
esaminare quelle cose.
Maggie
Scully rimase inorridita a sentire cosa era successo
all'agente Fox Mulder, una persona che le era piaciuta
subito, e che considerava l'uomo giusto per sua figlia,
dentro di sé.
"Dana, ha bisogno di te: non lasciarlo!"
"Certo che no, mamma, non lo farò mai!"
"Non devo essere io a ricordarti tutto quello che ha
fatto per te..."
Era vero: Mulder ripeteva sempre a Scully che le doveva
tutto, che senza di lei lui era perso, ma in realtà era
incredibile la dedizione che aveva dimostrato nei
riguardi della sua collega, incredibile.
"Telefonerò a Ellen Osgood per contattarla...
Voglio che Mulder esca a testa alta..."
"Ed io ti do la mia disponibilità a venire in
tribunale a testimoniare!"
Ellen
Osgood fu molto contenta di sentire la sua amica Dana
Scully:
"Mi chiedi una cosa difficile, io gli stupratori
normalmente li faccio condannare..."
"Mulder non è uno stupratore: è la persona
migliore di questo mondo, e per questo dà fastidio a
molti..."
"Ho letto qualcosa... senti, oggi sono da mia
sorella, è domenica del resto, ti va bene se domani
mattina andiamo a trovare il tuo amico?"
"Grazie, Ellen, sei molto buona, una vera amica!"
"Dana, anche tu sei una vera amica..."
Ellen scosse la testa appena finita la telefonata: per
anni Dana le aveva parlato di questo Fox Mulder, di
quanto lo stimasse, malgrado le differenze che c'erano
tra di loro, di quanto lei le fosse affezionato. E poi,
non sopportava le ingiustizie: si sentiva come ai tempi
del liceo, quando con Dana facevano i sit in per
l'ecologia e i diritti delle donne.
I Gunmen
sapevano già tutto:
"Sì, perché una stronza di giornalista ha trovato
il modo di riempire il giornale della domenica! Certo che
è innocente, qualsiasi cosa di cui lui possa avere
bisogno noi siamo qui..."
Scully era felice della loro dedizione, ma ragionando
pensò che stravaganti come erano avrebbero procurato più
danni a Mulder che altro...
Walter
Skinner si era svegliato presto, richiamato da un
insistente bussare alla porta: aveva aperto ed un flash
l'aveva stordito, mentre una giornalista, Claire Fenning,
gli chiedeva cosa pensava di tutta la faccenda Mulder con
in mano il giornale.
Skinner l'aveva elegantemente mandata a stendere, mentre
quella faceva una smorfia cattiva e aveva preso in mano
il giornale, disgustato. Dov'era finito il principio
secondo cui si era colpevoli solo quando era ampiamente
dimostrato? Fox Mulder veniva descritto come un
instabile, uno che odiava le donne, un pervertito dedito
alla pornografia, un pedofilo, con forti tendenze
omosessuali, paranoico.
Skinner scosse la testa e disse a sua moglie Sharon:
"L'hanno incastrato! E si mettono anche questi
venditori di stupidaggini! Una denuncia per diffamazione
a questa signora non gliela toglie nessuno!"
Stava per chiamare Scully quando lo chiamò lei:
"La situazione è molto grave.. Conosco il tenente
Simms e so che è una donna in gamba, molto umana, ma
purtroppo Nordstrom è quanto di peggio ci possa essere....
Stia vicina a Mulder, vedrò di spingere per dargli gli
arresti domiciliari".
In quel momento Scully pensò che non aveva pensato
all'eventualità che lo chiudessero con gli altri
detenuti. Sapeva benissimo cosa facevano agli stupratori
o presunti tali. E una fitta le attraversò il petto:
quanto doveva ancora soffrire, il suo Fox Mulder?
Teena
Mulder fu fredda: Scully rimase disgustata dal suo
atteggiamento: ma come, le era rimasto solo quel figlio,
un figlio modello, buono, lavoratore, affettuoso, dolce,
e lei gli girava le spalle così.
"Mio figlio vuole troppo dalla vita... io non lo
riesco a capire!"
Dana era disgustata: ma che madre era! Suo figlio
accusato ingiustamente e lei che non voleva nemmeno
vederlo, portargli conforto! Non sapeva che peccato
commetteva a non volere un figlio così. Dana pensò a
quella famiglia che viveva vicino a suo fratello, che
avevano una figlia drogata e l'altro figlio un
nullafacente completo e si sentì ancora più disgustata.
Tirò giù il telefono poco gentilmente, dicendo a Teena:
"Signora, è suo figlio, se lo ricordi!" e poi
decise che sarebbe andata alla Stazione di Polizia per
vederlo, tremando al pensiero di cosa potevano avergli già
fatto.
Capitolo
quarto.
Dana Scully
avrebbe abbracciato il tenente Simms quando le disse:
"L'ho messo in cella di isolamento, e lì resterà.
Purtroppo non sono riuscita ad impedire che Nordstrom
andasse a casa sua e facesse una perquisizione selvaggia:
ha sequestrato del materiale pornografico e credo che
abbia fatto un po' di danni!"
"Ora voglio vedere lui... Sappia che il suo collega
pagherà anche per questo!"
Fox Mulder era seduto ammanettato nella sala delle visite:
ma si alzò e andò incontro a Scully. Dana lo strinse a
sé con un braccio. Capì che non aveva mangiato ed aveva
dormito poco e male, ma almeno senza che nessuno lo
tormentasse e gli facesse del male aggiuntivo.
"Ho parlato con il tuo avvocato: sarà qui domani.
Io ti starò vicino e testimonierò al processo, se
arriveremo a quello!"
"Scully, non voglio che tu ti rovini per colpa mia!"
"Insomma, tu sei la migliore persona che conosco, ti
stimo, ti ammiro, ti sono affezionata... (avrebbe voluto
dire ti amo, ma non ne ebbe il coraggio!) e io te lo devo!"
"Non mi devi un bel niente!"
"Mi sei venuto a salvare al Polo Nord, hai tirato
fuori una cura per il mio cancro, mi hai aiutata ad
uscire dal coma..."
Quello veramente è qualcosa che ho fatto per me, pensò
tra sé Fox Mulder, perché senza di te io non riesco a
vivere, perché tu per me sia la vita stessa, anzi
qualcosa da amare più della vita.... Ma non disse niente.
Quando entrò
nell'appartamento 42 Dana rimase interdetta: avevano
compiuto una devastazione terribile, era tutto in
disordine, tutto fuori, e avevano anche rotto le sue
tazze della colazione ed alcuni bicchieri per il gusto di
farlo. Avrebbe fatto rapporto eccome. Per fortuna il
pesciolino rosso era ancora vivo: Mulder adorava gli
animali (ma cos'è che non era capace di amare?) e lo
accusavano anche di aver preso a calci la gatta di quella
ragazzina! Era tutto troppo assurdo.
Dana Scully si mise al lavoro: se non altro saldava un
vecchio debito. Dopo il suo rapimento, era stato Fox
Mulder, e solo lui a ripulire per terra nel suo alloggio,
rimettere in ordine, aggiustare il vetro, malgrado sua
madre avesse mandato Morelli, un vecchio esperto di
lavori in casa. Morelli aveva commentato: "Mi sono
commosso vedendo l'amore che quel giovanotto metteva a
sistemare tutto, una cosa incredibile. Toccava tutto con
dolcezza e con le lacrime agli occhi.." E poi aveva
continuato a prendersi cura della sua casa mentre lei era
stata via, mentre era in coma, e di nuovo quando era
malata in ospedale.
Dana raccolse i cocci dei bicchieri e dei piatti,
ripromettendosi che sarebbe passata in quel negozio
aperto anche domenica e gliene avrebbe comprati di nuovi.
Fox Mulder amava le cose colorate e le cose con sopra i
personaggi Disney. Poi diede da mangiare al pesciolino,
sussurandogli: "Vedrai che lui torna presto!"
Poi incominciò a rimettere in ordine i libri e gli albi
a fumetti, tutti buttati per terra. Sapeva quanto lui
tenesse ai suoi libri, e glieli riordinò per genere:
aveva molti libri di poesia, anche classica, e tutta di
argomento sentimentale, poi qualcosa sulla natura, molte
cose su Ufo e vari misteri, qualche romanzo fantastico e
molti Topolini. Poi le venne in mente di ritornare in
cucina per controllare il frigorifero. Su una mensola
c'erano alcuni foglietti di appunti: li prese in mano.
"Restituire a Langley il numero degli X - Men...
Telefonare in lavanderia per il preventivo... Registrare
per Frohike Caccia al ladro stasera.... Dana Scully ti
amo più della mia stessa vita, grazie di esistere e di
stare con me!"
Dana Scully dovette sedersi: quanto la amava, quanto le
voleva bene, quanto teneva a lei... Le lacrime le
salirono agli occhi mentre pensava che magari avrebbe
fatto bene a scaricargli la posta elettronica. Conosceva
la sua password: Trustno1.
Gli avevano frugato anche il computer, ma per fortuna era
ancora a posto, non era stato rotto. Dana digitò la
password e scaricò i messaggi. Aveva molti amici
telematici, con cui discuteva di fantascienza,
cospirazioni, misteri, problemi vari. Rispondeva a tutti
con brillantezza e simpatia. Un ragazzino gli aveva
chiesto una mano per una ricerca sugli Ufo e lui gli
aveva spedito foto, dichiarazioni, notizie varie. E
questo era uno stupratore? Ma non prendiamoci in giro!
Poi vide che era iscritto ad una mailing list... una
mailing list che aveva come tema Amore e Sesso. E non
seppe neanche lei perché cominciò a leggere quei
messaggi.
Un tizio aveva esordito dicendo che le donne sono buone
solo da scopare, che non bisogna guardare altro. La sua
risposta era incredibile:
"Non sono d'accordo. Il sesso è meraviglioso, ma
guai se non ci sono insieme cose come stima, affetto,
amicizia, amore, dolcezza. Io amo una donna più della
mia stessa vita, non siamo ancora amanti, ma non per
questo ritengo che il nostro rapporto sia meno importante.
Per me lei è tutto, è l'aria che respiro, il cibo che
mangio, la mia vita, il mio amore e tutto. E non datemi
del romantico senza tempo: io la desidero eccome, sogno
di possedere il suo corpo, di amarla, di trascinarla
nelle fantasie più folli. Ma questo è solo un volto del
mio amore per lei".
Tutti gli interventi di Fox Mulder in lista erano tutte
delle dichiarazioni d'amore per lei: ad una ragazza
disperata perché il suo fidanzato stava male, che diceva
che forse avrebbe fatto meglio a seguire i consigli dei
genitori e a farsi una vita lui rispondeva:
"Ricordati che il vero amore non conosce sacrifici.
Io ho rischiato di perdere il mio angelo più di una
volta, mi è stata rapita, è stata malata, ma questo ha
solo aumentato l'amore che provo per lei. Rifarti una
vita? Ma se è vero amore, il tuo amore diventa la tua
stessa vita. E non credere che non ti impedisca di fare
altro: io sono un uomo che lavora ed amo il mio lavoro,
malgrado i problemi che ci sono; ho diversi amici, un
sacco di interessi e passioni, ma lei è nella mia vita e
la mia vita. Il solo pensiero di perderla mi era
intollerabile, e in quel momento ho voluto stringermi
ancora di più a lei. E ricordati che l'amore vero fa
miracoli, e cambia le persone. Non negarti una grande
esperienza."
Un ragazzino diceva di essere innamorato di una compagna
di classe e di non avere il coraggio di parlarle e lui
diceva:
"Ti capisco, perché io, anche se anagraficamente
sono più vecchio di te, sono nella tua stessa situazione.
Falle sentire che lei è importante per te, parlate,
coltivate gli interessi in comune che avete, stalle
vicino se è triste, stalle vicino se è allegra, sii
presente nella sua vita senza essere invadente.."
Lo stesso ragazzino annunciava poi dopo un po' di essersi
messo insieme a lei e di dover ora affrontare la sua
prima volta. Diceva di avere più paura ancora della sua
ragazza: la risposta di Mulder era veramente
straordinaria:
"Innanzitutto informatevi sui metodi contraccettivi
disponibili, non rischiate, mai. Prenditi cura di lei,
coccolala, conosci il suo corpo e falle conoscere il tuo.
Alle donne piace essere toccate e baciate, e non pensare
di averlo fatto abbastanza. Falle capire che le vuoi bene.
Dedica attenzione al suo corpo, e abbine rispetto".
Proprio una risposta da stupratore incallito!
Poi ad un certo punto si parlava di fantasie erotiche. E
Scully avvampò ma senza vergogna a leggere cosa lui
aveva scritto:
"Siamo nel nostro ufficio, l'ufficio dove
io benedico il giorno in cui l'ho vista per la prima
volta. Lei è seduta, io mi alzo, la prendo in braccio e
la metto sulle mie ginocchia. Inizio a baciarle la
bocca, il volto, i capelli, e poi piano piano la spoglio.
Mi dedico ai suoi seni, come prima cosa, coprendoli di
baci, leccatine e carezze, finché lei non comincia piano
piano a sciogliersi. Poi finisco di spogliarla e la
faccio mettere sulla nostra vecchia poltrona, sotto il
mio poster I want to believe. Le faccio aprire le gambe,
dicendole di non vergognarsi, che è tutto bellissimo. Ed
inizio a stimolarla. Prima trovo il suo clitoride e lo
stimolo finché non sento che sta per venire, poi mi
dedico alla sua vagina, inserisco le dita, per prepararla
ma anche per amarla, per farle sentire quanto tengo a lei.
Poi inizio a baciarla anche lì, fino a farle perdere il
controllo. Solo dopo mi spoglio io e la penetro e mi
prendo il mio piacere, che non può esistere senza il
suo, senza di lei... Sono felice ora..."
Scully era interdetta, imbarazzata ma felice. Come la
amava, non sapeva che lei avrebbe avuto un sacco di
remore e di problemi a fare quello che lui scriveva con
naturalezza e dolcezza... Ma era lui, e per lei questo
non era offensivo, era dolcezza pura, e qualcosa si
muoveva nel suo animo freddo di solito, che normalmente
avrebbe considerato un po' azzardate simili fantasie.
Erano tutti dichiarazioni d'amore i suoi interventi. A
lei.
"Ti aiuterò lo giuro!", disse lei, desiderando
che fosse l'indomani e pensando comunque di usare anche
quelle prove per scagionarlo. Quello non era uno
stupratore, era il migliore degli uomini...
Capitolo
quinto.
Dana incontrò Ellen in un locale a fare colazione
l'indomani prima di andare da Mulder.
"Così tu sostieni che voi due date fastidio a
troppe persone e che vogliono screditare il tuo collega...
Certo che hanno scelto un bel modo bastardo, consentimi!"
"Infatti... e Mulder non merita questo. Ha sofferto
tanto, pensa che sua sorella sparì da bambina e non fu
più ritrovata..."
"Terribile... ma può diventare un'arma a doppio
taglio in mano dell'accusa: traumatizzato da questa cosa,
nutre passioni strane verso le bambine. Userà di tutto
l'accusa, ricordati, anche se non è in combutta con chi
l'ha messo in questo guaio!"
"Lo so, lo so bene, e la trovo una cosa atroce!"
"Tu tieni molto a lui, vero?"
"E' il migliore amico che ho mai avuto, un uomo che
ha tutte le doti che io vorrei avere: la pazienza, la
dolcezza, la simpatia, la professionalità... Non merita
questo...." Scully stava per aggiungere:
"E poi mi ama, come credo nessuna donna possa essere
amata da un uomo", ma stette zitta.
Ellen la guardò un attimo, forse intuendo, poi si alzò
e disse:
"Andiamo a conoscere questo tuo amico!"
Fuori dalla tavola calda, Scully fu avvicinata da una
donna:
"Sono Claire Fenning, una giornalista. Lei è la
collega di Fox Mulder, vero? Cosa ne pensa del fatto che
lui sia dentro per stupro?"
"Ma guarda, quella che ha scritto quella montagna di
spazzatura.... La denuncerò per diffamazione, non ho
niente da dirle!"
Poi mentre si allontanavano Dana Scully raccontò ad
Ellen tutto quello che era successo con Nordstrom e
quella giornalista:
"Conosco entrambi. Nordstrom l'anno scorso ha
massacrato di botte un ragazzo di colore durante un
banale controllo fuori dallo stadio e lei è sempre
pronta a spargere male intorno. Vedrai che ce ne sarà
anche per loro!"
Fox Mulder le aspettava nel parlatoio: si era fatto la
barba, ma aveva l'aria di aver mangiato poco niente:
"Mulder, lei è Ellen Osgood, il tuo avvocato!"
"Piacere di conoscerla". Ellen avvertì una
stretta gentile e premurosa, ma avvertì ancora di più
lo sguardo che il suo cliente aveva lanciato alla sua
amica: uno sguardo pieno di amore, tenerezza, rispetto,
stima, così intenso che quasi si sentì un'intrusa lì
dentro.
"Bene, Dana mi ha detto che lei quel sabato era solo
a casa a sistemare del lavoro arretrato. Ha visto
qualcuno, sentito qualcuno...."
"No, purtroppo no".
"Quindi non ha alibi e sarà la parola sua contro
quella della vittima.... Sarà dura!"
"Io voglio testimoniare!", disse Scully, "devono
sapere che persona è Mulder!"
"Scully non farlo!"
"Penso invece che sia un bene che la sua collega
deponga... lei ha bisogno di qualcuno che dimostri che
lei è una persona buona e retta, che mai stuprerebbe una
ragazzina di 13 anni. La distruggeranno, Fox: le
chiederanno perché non è ancora sposato, perché legge
riviste pornografiche, se ha mai praticato sesso
sadomasochistico, se va con le prostitute, se le piace
picchiare le donne, se si eccita andando in un pornoshop..."
"Che orrore!", commentò Dana.
"Anzi", disse Ellen, "dovrei cominciare a
farle alcune domande io sulla sua vita privata, per
imbastire meglio la mia difesa..."
"Sono a sua completa disposizione... Scully, ti
dispiacerebbe andarmi a comprare qualche seme di girasole
ed un panino, ti prego.."
Dana capì che lui voleva allontanarla, per confidare ad
Ellen la verità sui suoi sentimenti. Accettò di buon
grado: sarebbe stato duro comunque.
"Bene", disse Ellen, "molto bello e
curioso il suo rapporto con la sua collega: siete
legatissimi, ma vi chiamate per cognome... Iniziamo con
le domande: perché lei non è ancora sposato? Lo
chiederanno!"
"Perché... perché io la donna della mia vita l'ho
già trovata, e sposarla è solo un di più... E' Scully..."
"L'ho capito... Lei la ama proprio tanto, vero?"
"Come non ho mai amato una donna: sono pazzo di lei,
adoro tutto di lei... anche se non mi sono mai dichiarato...
E sono anni che non guardo le altre donne, meno che mai
vado a prostitute... la mia unica colpa è fare fantasie
erotiche con l'aiuto della pornografia su di lei...
immagino che lei come femminista sarà disgustata!"
"Per niente! Però penso che dovreste parlarvi..."
"Non sono un violento, mai, ma con Scully vorrei
fare delle cose... molto audaci.... Ma perché la amo,
non perché la veda come un oggetto sessuale. Disgustata?"
"No".
"Io amo la sua personalità, il suo animo, il suo
carattere, il suo corpo... Voglio passare la mia vita con
lei, anche solo a lavorare insieme, fianco a fianco.. Non
sopporto di farla soffrire: ed ho paura di farlo, se le
dicessi tutto... "
Ellen rimase in silenzio un attimo e poi disse solo:
"Lei è una persona straordinaria. Sono fiera di
difenderla. Cercherò in tutti i modi di tirarla fuori:
lei ha delle persone che a lei tengono a parte Dana?"
"I miei amici i Gunmen... "
"Li sentirò... e sentirò in giro. Mi permette un
consiglio?"
"Quale?"
"Un giorno o l'altro parli con Dana dei suoi
sentimenti... credo che un amore così non meriti di
essere inespresso..."
Poco dopo tornò Scully e Ellen notò di nuovo una luce
di grande affetto che andava al di là di aver comprato
il suo snack preferito: era incredibile come la fissava.
Quell'amore poteva essere un'arma potente per difendere
un uomo da un'accusa così odiosa, un uomo che preferiva
tacere i suoi sentimenti con una purezza d'animo
veramente eccezionale.
Quando
Ellen e Scully se ne andarono, Mulder pensò che la cosa
che lo faceva più soffrire in tutta la faccenda non era
il fatto di essere in prigione trattato come un
criminale, né l'accusa di stupro: era il fatto di vedere
poco Scully. Adorava lavorare fianco a fianco con lei,
udire la sua presenza, anche soltanto quando erano tutte
e due seduti vicino a lavorare in silenzio al computer.
Una felicità incredibile, ecco quello che provava. E
rivoleva i suoi momenti accanto a lei, i viaggi in
macchina, le discussioni, tutto. Erano tutta la sua vita.
Per strada
un gruppo di quattro persone vennero incontro a Scully ed
Ellen. C'erano una signora anziana, un giovanotto sui
trent'anni un po' grassoccio e due ragazze molto giovani.
"Scusateci, siamo vicini di casa di Fox Mulder. E'
orribile quello che gli è successo, lui per noi è
innocente, lei non ha idea che persona meravigliosa sia..."
E la signora anziana, Maggie Sidney, raccontò come lui
l'avesse aiutata in tante piccole cose e come si fosse
schierato durante un'assemblea di condominio dalla sua
parte, difendendo il suo diritto a tenere i suoi tre
gatti.
"Ha detto che amare qualcuno, anche se sono tre
gatti è una cosa bellissima, che ci rende migliori.... E
poi quella volta che è venuta mia nipotina Cindy, dove
vedere come giocava con lei. Non è uno stupratore,
assolutamente no!"
Il giovanotto, Peter Barton, ricordò invece la sua
simpatia e disponibilità in tutte le cose che faceva, e
come gli fosse stato vicino quando suo fratello era morto
in Francia, dove viveva, in un incidente automobilistico.
"Io piangevo come un bambino, rimpiangevo di non
essere andato a trovarlo per Natale... Faccio l'impiegato
in banca e sono così solo... Lui è venuto da me, mi si
è seduto vicino ed abbiamo parlato di tante cose, mi ha
detto che capiva quello che era successo a me, è stato...
un vero amico!"
Le due ragazze, Isabel Avison e Jane Badler, due
studentesse molto giovani che dividevano l'appartamento,
ricordarono altre cose:
"Una sera un tizio ci importunava, e lui ci ha
difese... E poi è sempre gentile e sorridente, è venuto
a sistemarci delle cose in casa, pensate che Isabel
girava mezza nuda e lui non l'ha neanche degnata... Non
può aver fatto quello che dicono!"
"Certo", pensò Ellen, "lui ama così
tanto Scully..." Poi aggiunse:
"Sareste disponibili a testimoniare? Siete
fondamentali, voi, per far capire che il mio cliente non
poteva commettere una cosa così odiosa...."
"Molto volentieri!", risposero tutti.
"Vedi Scully", disse Ellen, "dimostreremo
che una persona che ama gli animali (sai che lo accusano
di aver preso a calci la gattina della ragazza, no?), che
ci si fare con i bambini, amica e buona d'animo non può
aver fatto quello.... Ora lo credo anch'io, e dire che
leggendo il rapporto avevo avuto dei dubbi!"
"Vorrei leggerlo anch'io..."
"D'accordo..."
Sam Yamada,
il tecnico di laboratorio della polizia, stava terminando
gli esami per stabilire se il DNA dell'aggressore e
quello di Mulder erano gli stessi: coincidevano. La
scienza non dava adito a dubbi, e per lui quello era un
normale lavoro di routine. Stilò il suo rapporto sul
computer, lo stampò, lo portò sul tavolo del tenente
Simms e poi tornò un attimo ancora in laboratorio. Per
un attimo fissò i campioni organici che aveva esaminato,
quelli trovati sul luogo del reato: strano, erano molto
strani, c'erano delle venature verdastre che prima non
aveva visto... Yamada scosse la testa: forse era soltanto
molto stanco, dopo 12 ore di lavoro. Ma era strano.
Decise che li avrebbe comunque riguardati l'indomani.
In un'auto
ferma alla periferia di Washington, un uomo spense
l'ennesima sigaretta e si rivolse all'altro uomo, più
giovane, vicino a lui:
"Ora devi andare a prendere i campioni che sono alla
polizia. Un gioco da ragazzi, per uno come te. E'
pericoloso lasciarli in giro".
"Certo. Questa volta l'avete incastrato proprio
bene, vero?"
"Non è stata una mia idea: è stata di Kurt. In
ogni caso, spero servirà all'agente Mulder come lezione.
Non ne ero molto convinto, ma ormai è fatta".
Già, pensò l'uomo giovane. Bella porcheria avete fatto,
grandiosa. Meglio una pallottola al cuore. Mulder era
prezioso, per lui e per altre persone estranee all'uomo
che aveva di fronte. Prezioso per il loro piano, per
salvare tutti. Doveva stare al gioco, in ogni caso, e
capire le fila del caso dove erano, per poi scagionarlo.
Era un rivale di tutto rispetto, che aveva imparato a
stimare, malgrado o forse perché l'altro perdeva la
testa tutte le volte che lo vedeva. In fondo lui aveva
sempre ucciso suo padre. Un bel padre davvero, in ogni
caso: un uomo che vende la propria figlia non meritava di
vivere. Per non parlare di quella gallina di sua madre.
Un miracolo che un figlio così straordinario fosse nato
da due genitori così.
"Cosa farò dei campioni?"
"Distruggili! E ricordati di tenere sott'occhio
l'agente Scully, devi essere pronto ad intervenire se lei
diventa pericolosa!"
Anche lei era preziosa, per il suo piano. E quelli non
avevano ancora capito che il legame tra i due era troppo
forte che non si sarebbe mai spezzato, nemmeno con la
morte. In ogni caso, lui doveva comunque tenere d'occhio
entrambi, per l'altro suo piano.
"Va bene, sarà fatto..."
"Mi raccomando Alex..."
Alex Krycek raggiunse ed entrò facilmente nel
laboratorio della polizia: prese i campioni ma non li
distrusse:
"Starete nel mio frigo fin quando non tornerete
utili..."
Si stavano già deteriorando: erano la prova della sua
innocenza. Krycek scosse la testa: in ogni caso l'accusa
era davvero da idioti. Fox Mulder uno stupratore?
Figuriamoci, lui che non aveva neanche il coraggio di
dichiarare il suo grande amore alla collega...
Ed era proprio questo grande amore a far sì che Alex
Krycek stimasse molto Mulder: un amore che aveva fatto
miracoli, contro tutto e tutti.
"Forse questo mondo è salvo, tutto sommato, e noi
abbiamo vinto la battaglia!" pensò tra sé dopo
aver telefonato che era tutto a posto e essersi messo
davanti alla televisione a guardare una comica di Stanlio
ed Olio. Ebbe un rimpianto: che le cose fossero andate
come erano andate, perché a lui sarebbe piaciuto essere
amico di Fox Mulder, davvero. Ma ormai era tardi, troppo
tardi. Ma non per salvarlo.
Capitolo
sesto.
Debbie Russell tirò fuori dal frigorifero di casa i
campioni: in casa erano abituati a vedere cose del genere
nel frigo e non avevano chiesto niente: che strano... Si
intendeva abbastanza di biologia animale ed umana (la sua
materia preferita da sempre!) da capire che c'era
qualcosa che non andava, che non potevano essere fino in
fondo campioni conosciuti.... Erano cose che erano sul
corpo di qualcuno che era entrato in casa sua ed aveva
distrutto la vita di Becky: era tornata a casa, non
andava ancora a scuola, ed aveva incubi tutte le notti....
Come adesso, in questo momento.
Debbie corse in camera sua prima di sua madre: la camera
di Becky, tanto da bambina, con le bambole, i peluche, i
bei poster..... La abbracciò.
"Debbie, ho visto di nuovo quell'uomo.... perdeva
sangue dove l'avevo graffiato per difendermi, e quel
sangue era verde! E' successo davvero, non è stato un
sogno, lo so lo so!!!"
Debbie si disse che era impossibile.... Ma sapeva anche
che spesso le vittime di un'aggressione, come quella
subita da sua sorella, ricordavano poi certi particolari
a distanza di mesi, di anni a volte. E si ripromise di
controllare i campioni: in quei giorni aveva subito
incontri con la giornalista, Claire Fenning, che era
davvero antipatica e volgare. Le aveva chiesto cosa
avrebbe fatto all'agente Fox Mulder. E lei aveva risposto:
"Niente, finché non sarà certo che è stato lui a
violentare Becky!" I conti continuavano a non
tornarle.
L'indomani
mattina il tenente Simms fu informata e del risultato
positivo che incriminava Fox Mulder e della sparizione
dei campioni. Yamada era molto dispiaciuto.
"Non ne hai colpa..." Strano, si disse, che
siano spariti. Questa era una storia poco credibile,
davvero.
E fu molto felice, senza sapere nemmeno lei perché,
quando Fox Mulder riuscì ad ottenere gli arresti
domiciliari. Meglio che fosse alla larga dalle grinfie di
Nordstrom, prima o poi l'avrebbe sistemato. Era così
corretto, gentile e simpatico, per quel po' che l'aveva
frequentato.
"Spero che se la cavi!", disse fra sé.
Quando il
giudice delle indagini preliminari concesse la libertà
su cauzione con gli arresti domiciliari, Dana Scully si
sarebbe messa a saltare di gioia come una bambina. Poteva
stargli più vicino.
Ringraziò mentalmente Skinner: sapeva che in parte
dovevano a lui questa decisione, che si era oltremodo
seccato per la storia della sparizione dei campioni.
Inoltre desiderava procedere legalmente contro Claire
Fenning. Almeno, nei sette giorni precedenti al processo,
Fox Mulder sarebbe rimasto a casa sua.
"Bentornato
tra noi!". Davanti alla porta dell'appartamento 42
c'erano i Gunmen, Maggie, Peter, Isabel e Jane. Mulder
moriva dalla voglia di toccare la mano a Scully, di
prenderla tra le sue braccia... Si sentiva meglio. Il
tenente Simms gli lesse le regole degli arresti
domiciliari e disse che lei stessa sarebbe venuta a
controllarlo periodicamente.
"Grazie Scully...", riuscì solo a sussurrare
lui.
"Ti tirerò fuori. Mi manchi al lavoro!"
"Se hai bisogno di una mano per fare qualcosa, una
relazione, qualsiasi cosa..."
"Ne approfitterò."
"Per te farei tutto", si disse Mulder, "e
chiedo solo che mi dedichi un po' del tuo tempo..."
A casa sua era tutto a posto: sapeva che erano andati a
fare una perquisizione, Nordstrom gli aveva detto: "Hai
una bella casa da depravato!". Era stata Scully. La
guardò: voleva abbracciarla, forte e non lasciarla più
andare via. Lei gli prese un braccio:
"Ho saldato un vecchio debito, tu con la mia casa
eri stato migliore...."
Lui non disse niente, e per un attimo la strinse a sé.
Poi la lasciò andare, facendo fatica:
"Grazie di tutto, grazie perché ci sei!"
Capitolo
settimo.
L'aula era abbastanza gremita, il giorno in cui
iniziò il processo contro Fox William Mulder, colpevole
di aver stuprato Rebecca Russell. La famiglia della
vittima era rappresentata da Debbie.
In quei sette giorni la ragazza aveva tenuto d'occhio i
campioni: stranamente, le venature verdastre aumentavano,
e non poteva essere dovuto al fatto che erano in fase di
disfacimento: anzi, erano estremamente vitali, più
vitali di altri campioni simili che aveva visto. Per
curiosità aveva deciso che li avrebbe portati da un suo
amico, Jim Higghins, per farli analizzare meglio.
Qualcosa non quadrava: Becky continuava ad avere incubi
sul sangue verde del suo assalitore. quell'assalitore che
era lì, seduto su una sedia, con il capo chino.
Il pubblico ministero, Jeffrey Sanderson, era durissimo:
"Dimostreremo che Fox William Mulder è un
depravato, un instabile, un paranoico, incapace di
mantenere rapporti normali con il suo prossimo e con le
donne in particolare, al punto di violentare in modo
odioso e malato, ancora più di altre persone macchiatesi
di questo crimine, una ragazzina di 13 anni, che potrebbe
essere la figlia di ciascuno di noi. Un uomo così merita
di essere rinchiuso per sempre, merita di essere privato
di ogni cosa, anche della vita, perché non è degno di
esistere".
"Non ti preoccupare, Dana", sussurrò Ellen a
Scully che era seduta vicino a Mulder, ed incurante di
quello che la gente poteva pensare gli teneva una mano
tra le sue, "è un reazionario, ma non è detto che
vinca lui!". Poi si alzò e procedette con la sua
arringa:
"Signor giudice, signori giurati, il mio cliente è
innocente. Le sue uniche colpe sono quella di non avere
un alibi per quel giorno e di essere una persona scomoda,
che dà fastidio a tante, troppe persone. Dà fastidio a
tante persone perché vuole delle risposte, un desiderio
che lo accompagna fin da quando, da ragazzino, vide
sparire la sua sorellina minore sotto gli occhi. Vi
assicuro che io normalmente, come femminista, tendo ad
odiare gli stupratori. Ma vi convincerò che quest'uomo
non è uno stupratore, non è nemmeno capace di esserlo,
perché troppo buono, retto e sensibile per concepire
anche solo un reato meno grave di quello. Fox Mulder
rispetta ed ama le donne come pochi uomini, e ve lo
dimostrerò. Ama i bambini ancora di più per la ferita
che gli è stata inferta. Ama la giustizia e odia ogni
forma di violenza, compresa quella contro gli animali.
Non può aver fatto quello che di cui è accusato, e vi
sarà dimostrato!"
Il primo
testimone, chiamato da Ellen, fu Walter Skinner.
"Qual è la sua opinione di Fox Mulder?"
"Una persona ligia al dovere verso la comunità al
punto di violare il protocollo dell'FBI in vista di un
bene maggiore. Una persona onesta e retta, incapace del
benché minimo gesto negativo":
"Le devo fare una domanda: le sono mai giunte
indiscrezioni su cose inerenti la vita sessuale del suo
sottoposto!"
"Fermo restando che io non sono il guardiano della
virtù dei miei sottoposti, le dirò francamente di no.
Fox Mulder è una persona correttissima, cortese con
tutte le sue colleghe, forse solo una volta è stato un
po' più condiscendente con la segretaria del mio collega
Kersch, che però... va be, non mi faccia dire..."
"No, ci dica".
"Tende ad essere molto vistosa e provocante. Ma deve
essere stato un lapsus momentaneo. Nessuna donna o
ragazza è mai venuta a lamentarsi da me o da altri di
sue molestie o battute volgari, anzi io stesso non gli ho
mai sentito dire niente di volgare. Molto discreto,
persino... troppo, ritenendo conto che è giovane e alle
donne potrebbe piacere."
Skinner avrebbe voluto aggiungere: per lui esiste solo
l'agente Scully, non sono cieco, avere qualche anno in più
aiuta, vive della sua vita, vede solo lei, la adora, più
che se fosse la sua amante, ma stesse zitto.
"Lei crede che possa aver commesso quel reato?"
"No. Fox Mulder ha trattato dei casi in cui erano
coinvolti dei bambini, ed è stato con questi bimbi di
una correttezza commovente. Penso che come agente
federale sia un'ottima persona, ma come insegnante o
psicologo infantile sarebbe eccezionale.." E anche
come papà, pensò tra sé.
"Non ha un alibi..."
"Insomma, non si può stare a casa da solo a mettere
un po' d'ordine? Non credo assolutamente!"
"Ho finito!"
Fu il turno di Sanderson:
"Vicedirettore, mi risulta che circa tre anni fa lei
fu aggredito senza motivo dall'agente Mulder..."
"E' vero, ma l'agente Mulder era stato avvelenato da
una sostanza allucinogena immessa nell'acqua potabile del
suo palazzo. Esiste un rapporto con prove a questo
proposito."
"Ah, l'agente Mulder fa uso di droghe..."
"Lei non ascolta cosa dico! Era stata immessa! Le
ricordo che periodicamente noi dell'FBI dobbiamo
sottoporci a dei controlli sanitari, l'agente Mulder per
la cronaca non fuma nemmeno!"
"E beve?"
"Credo non più di me e di lei...", e il tono
della voce era sarcastico.
"Ma lei non trova che potrebbe aver commesso il
fatto?"
"Sa cosa penso? E' tutto perfettamente costruito,
come un videogioco, ad arte... Per me, il mio sottoposto
è innocente!"
Sanderson smise. Skinner pensava ad un dettaglio riferito
alla vita sessuale di Mulder. Causa la crescita di
contagi di Aids, era stato chiesto, malgrado Skinner ed
altre persone lo trovassero piuttosto ignobile, di fare
in via privata agli agenti federali uomini alcune domande
piuttosto imbarazzanti. Lui era presente e ricordava le
risposte di Mulder:
"Lei usa sempre il preservativo quando ha rapporti
anche occasionali?"
"Io non ho rapporti occasionali". E Skinner
aveva capito che lui in un certo senso aveva giurato
fedeltà a Scully. Incredibile. Altro che vero amore.
"Lei ha mai avuto rapporti omosessuali?"
"Non sono omosessuale".
Puro e casto. Non riusciva a capire in parte come facesse
a resistere: era un bel ragazzo e lui sapeva che più di
una donna sospirava per lui. Ma nello stesso tempo lo
stimava tantissimo anche per questo.
"Quando qualcuno mi dice che i giovani non sanno più
cos'è l'amore dovrei mandarlo a vedere Mulder!",
pensò tra sé. E forse era proprio ridicolo tutto
l'insieme e sarebbe crollato sul ridicolo, perché era
assurdo il reato scelto per incastrarlo. O almeno lui lo
sperava.
"Uno a zero per noi!", sussurrò Ellen a
Scully, "ma è ancora lunga".
Il giorno
dopo la difesa chiamò a testimoniare i Gunmen.
"Non credi", aveva chiesto Scully ad Ellen,
"che possano essere scomodi?"
"Sono suoi amici, lo conoscono da tanto tempo, con
loro si sarà lasciato andare a fare battute, possono
dire cose interessanti..."
Il primo fu John Fitzerald Byers.
"Come giudica Fox Mulder?"
"Il migliore amico che ho: leale, simpatico,
divertente, spiritoso, in gamba, senza essere un montato.
Una persona con cui puoi parlare di tutto, disponibile. E
sa anche scrivere bene, dei begli articoli".
"Cosa ne pensa dell'accusa?"
"Assurda, assurda, assurda. Ricordo quando alcuni
anni fa accaddero quei fatti in Belgio, di quel pedofilo
accusato di aver stuprato ed ucciso tutte quelle
ragazzine... Stava piangendo, venne da me per parlare di
quella cosa, continuava a ripetere come facessero ad
esistere persone così cattive, pensava ai genitori di
quelle bambine, so che scrisse loro una lettera di
condoglianze, in cui disse che quando sentiva quelle cose
si vergognava di essere un uomo.. (NdA: il fatto è
realmente purtroppo accaduto) Non credo che potrebbe aver
fatto quello... " Byers avrebbe voluto aggiungere:
lui vive da anni vicino ad una donna che ama e non ha mai
avuto il coraggio anche solo di dirle qualcosa, beh, sì,
quella volta là, ma non stava bene.... Ricordava che una
volta si era messo in testa di combinargli un incontro
galante con una patita dei suoi articoli, e lui aveva
declinato:
"No, grazie, preferisco di no".
L'accusa non fece domande: aspettava di fare a pezzi
qualcuno di più consistente.
Fu poi il
turno di Langley, decisamente meno a posto di Byers.
"Da quanto tempo conosce Fox Mulder?"
"Da dieci anni almeno: è una persona di cui ho la
massima stima... Come di tutte le persone che riescono a
portare giacca e cravatta per giorni e giorni, io non ci
riuscirei..." Era in giacca e cravatta e si vedeva
che era in difficoltà.
"Ma al di là della giacca e della cravatta che mi
può dire?"
"Un vero amico, gentile, simpatico, corretto e per
bene. Capace di farsi in dieci per te, di farti divertire
ma anche riflettere. Una persona straordinaria."
L'accusa cercò di attaccare Langley, tirando fuori la
sua militanza in gruppi radicali ai tempi del college, ma
con scarso risultato. Anzi il giudice ammonì:
"Procuratore? Il fatto che il testimone tirasse uova
marce a 19 anni non centra niente con quello di cui è
accusato il suo amico, mi consenta..."
Scully tremava: stava per arrivare Frohike, il più
attaccabile dei tre.
Ellen fu estremamente delicata con lui: solite domande di
rito, risposte di stima ed affetto per Mulder.
Sanderson lo attaccò in modo diretto:
"Mi risulta che lei e l'imputato abbiate una
passione in comune: la pornografia, o sbaglio?"
"Non sbaglia". Scully si mise la testa tra le
mani. Eccolo lì il problema.
"Come vivete questa passione?"
"Ci scambiamo riviste ed immagini e videocassette..."
"Grandioso! Quindi l'agente Mulder è
sessuodipendente!"
"Non esageriamo! Gli piace ogni tanto guardare del
sesso.."
"E come mai?"
Frohike si schiarì la voce e disse:
"A me ha detto che è perché lui vuole essere un
buon amante per la donna della sua vita, pronto a
soddisfarla in ogni sua esigenza e fantasia". E
voleva aggiungere: e la donna della sua vita è Scully.
Dana chinò il capo: ricordava quel messaggio di posta
elettronica, il calore che aveva suscitato in lei. Amava
tutto di lei e voleva essere tutto per lei: il migliore
amico, il collega più fidato, l'amante più tenero,
audace ed appassionato.
"Ma che romantico! Un po' porcello, no?"
"Guardi le racconto una cosa che le farà capire che
persona è: era un periodo in cui era molto triste, perché
una persona a lui cara stava molto male. Per tirarlo su
gli raccontai una barzelletta un po' volgare..."
"Volgare quanto? Ce la racconti!"
"Va bene... Allora c'è il topolino che muore dalla
voglia di farsi una scopata e va nella giungla. Ad un
tratto vede un'elefantessa che sta andando di corpo e che
ha alzato la coda: si intrifula sotto la coda e mette il
suo cosino. La scimmia tira addosso all'elefantessa un
casco di banane e lei urla: "Ahia!" E il topino
dentro arrapatissimo dice: "Godi troia!"
Scusate, non voglio finire dentro per vilipendio alla
corte..."
"E allora cosa disse?"
"Disse che per lui era troppo volgare, e non gli
piaceva... Era a terra, e mi disse che non riusciva a
scherzare su cose così, che per lui il sesso non era una
cosa sozza ma una cosa meravigliosa, per manifestare
l'amore che unisce un uomo alla sua donna. Mi scusi ma
una persona che ragiona così, anche se legge riviste
porno, anche se guarda film porno, anche se visita i siti
porno, non può essere uno stupratore di bambine! Una
volta mi mandarono via mail per farmi uno scherzo
un'immagine porno di una ragazzina: e lui indignato mi
aiutò a risalire al suo mittente e a diffidarlo. No, è
innocente, ama solo troppo la giustizia..." E Dana
Scully avrebbe voluto aggiungere.
Dana Scully era commossa dalla testimonianza di Frohike
che però, sapeva benissimo, era di poco aiuto.
Il suo sguardo incontrò quello di Fox Mulder, che la
guardò come per dirle:
"Scusami, se faccio e dico certe cose..." Lo
guardò con dolcezza, pensando che se più uomini
avessero ragionato come lui verso le donne il mondo
sarebbe stato migliore.
"In fondo ci hanno aiutato", disse Ellen,
"simpatico quest'ultimo!"
Capitolo
ottavo.
L'indomani il processo riprese e fu chiamata a
testimoniare dall'accusa la dottoressa Klint, la
ginecologa che aveva visitato Becky dopo lo stupro.
Il Pubblico Ministero le chiese di raccontare i fatti che
avevano portato la piccola sul suo tavolo da visita.
"Erano circa le 19, stavo bevendo un caffé, quando
mi è stato detto che mi volevano in Pronto Soccorso: una
ragazzina era rimasta vittima di uno stupro. Sono
arrivata e la piccola aveva già indossato il camice
verde per le visite. Era in uno stato pietoso. Aveva gli
occhi neri e i segni di percosse sul volto. Perdeva
sangue dal naso. Aveva lividi sui seni, qualcuno glieli
aveva morsi deliberatamente. Le mani erano state
ammanettate e storte. Aveva tentato di opporre
resistenza, graffiando ed aveva dei residui sotto le
unghie, che comunque non erano lunghe..."
La dottoressa Klint abbassò la voce:
"I suoi genitali erano arrossati e gonfi: aveva una
lacerazione nella vagina, dovuta all'inserimento forzato
di un pene di plastica. Poi era stata violentata, più di
una volta. Era vergine prima del rapporto.."
Scully sbatté gli occhi e guardò Mulder, che stava a
capo chino, mentre lacrime silenziose rigavano il suo
volto. Di colpo Dana ricordò un fatto: tempo prima una
giovane donna era stata violentata in un bar dell'Ohio
dove si era presentata vestita succinta e provocante.
Alcuni colleghi dell'FBI, nella pausa pranzo, facevano
battute sul fatto che in fondo se la fosse cercata.
Mulder si era alzato dal tavolo dove stava con lei ed era
andato da loro:
"Scusa, ripeti, cosa hai detto? Se l'è cercata!
Sappi che è come se l'avessi violentata anche tu! Io
quando sento di uno stupro mi vergogno di essere un uomo,
hai capito?"
Ridicolo che pensassero che lui potesse aver fatto una
cosa simile. Ma la testimonianza della dottoressa Klint
aveva influenzato negativamente tutti.
Ellen Osgood si alzò per il controinterrogatorio:
"Cosa le disse la ragazza a proposito
dell'aggressione!"
"Mi disse che un uomo si era qualificato come agente
dell'FBI per interrogarla sul fatto che recentemente
circolava droga nella sua scuola. Lei l'ha fatto entrare,
hanno parlato un attimo, poi lui ha chiesto un bicchiere
d'acqua, l'ha seguita in cucina e lì le è saltato
addosso!"
"Lei ha esperienza di casi di stupro?"
"Purtroppo sì".
"Può dirci di solito come è la tipologia della
vittima e dell'aggressore?"
"Ci sono stupri che avvengono nelle mura domestiche,
tra persone che si conoscono... Questo mi è sembrato
comunque anomalo".
"E perché?"
"Di solito nei casi di stupratori ignoti alla
vittima, l'aggressore evita di presentarsi con nome e
cognome. Poi c'erano tante, troppe tracce".
"Ci dica un parere su tutta la faccenda?"
"Chi ha aggredito quella bambina è un essere
abbietto ed ignobile, dedito alla violenza. Ma... ho il
sospetto che ci sia un gioco strano dietro, anche se
comunque l'esame dei campioni non lascia dubbi
sull'identità dell'aggressore".
"Ha esaminato lei i campioni?"
"No, è stato il tecnico Yamada della polizia."
"Ho finito, grazie".
La dottoressa Klint era nel corridoio che stava prendendo
una bibita nel distributore automatico.
"Dottoressa..." Si girò: era il presunto
stupratore, Fox Mulder, che secondo l'accusa aveva
stuprato, seviziato e maltrattato una sua paziente.
"Cosa vuole?"
"Volevo sapere... come sta Becky!"
"A lei cosa importa?"
"Mi importa.... "
"La vuole ancora tormentare..."
"No, le giuro di no!"
"Sta seguendo un seminario per riprendersi dallo
stupro. Le ferite sul corpo si sono rimarginate, ha
ancora delle ferite psicologiche...."
Anche Dana Scully si era avvicinata ed aveva preso la
mano a Mulder:
"Forse non è il caso che tu parli con lei..."
"E' il caso eccome! Ti ricordo che noi abbiamo come
dovere quello di proteggere la comunità. Io non posso
essere tranquillo se so che c'è una sola bambina che sta
male, e non chiedermi perché, Scully!"
Si allontanò un attimo. La dottoressa Klint guardò lei
e poi Dana e disse:
"O il suo collega soffre di un pericoloso disturbo
della personalità o qui c'è davvero qualcosa che non mi
torna!" e si allontanò scuotendo la testa.
Nel
pomeriggio, il secondo teste chiamato dall'accusa fu
Deborah Russell. Le fu chiesto di raccontare il suo
arrivo a casa, e di ricordare l'uomo che aveva visto
scappare. Deborah non poté giurare che l'uomo fosse
Mulder:
"Era alto, certo, castano di capelli, ma l'ho visto
in lontananza..."
La cosa la convinceva sempre meno, soprattutto dopo
l'ultima occhiata che aveva lanciato a quei campioni:
erano sempre più verdastri, doveva parlarne con
qualcuno, e dire che se non ci fosse stato tutto questo
pasticcio Fox Mulder era davvero la persona ideale a cui
dire la cosa...
Ellen Osgood disse a Mulder e Scully: "Domani
abbiamo tutti i nostri testimoni, andrà meglio... Ma qui
si sta veramente insinuando il tarlo del dubbio..."
Capitolo
nono.
La giornata
seguente iniziò con la testimonianza di Margareth
Scully, madre dell'agente Dana Scully.
"Da quanto tempo conosce l'agente Fox Mulder,
signora Scully?", chiese Ellen.
"Circa sette anni".
"Come lo giudica?"
"Una delle persone più corrette e gentili che abbia
mai incontrato. Gran lavoratore, estremamente retto,
piacevole, gentile, sensibile."
"Sua figlia le ha mai riferito di alcune sue
stranezze?"
"Beh, come Fox Mulder e mia figlia Dana si occupano
degli X Files, i casi difficilmente spiegabili, e quindi
lei comunque mi ha detto che lui è fermamente convinto
dell'esistenza degli alieni e di altre forze esterne alla
nostra comprensione".
"E lei cosa pensa?"
"Che ognuno, se non fa del male al suo prossimo, è
libero di credere in ciò che vuole!"
"Il mio cliente è accusato di odiare le donne: lei
cosa ne pensa?"
"E' la più grossa sciocchezza che si può pensare:
con me è sempre stato buono, premuroso, gentile, e non
capisco perché non vada d'accordo con sua madre. Non sa
cosa si perde a non volere un figlio così..."
"Signora Scully, lei non è qui per giudicare la
madre dell'agente Mulder... Ci racconti piuttosto
qualcosa del rapporto tra sua figlia e il mio cliente".
"E' incredibile... Non ho mai visto una persona più
devota ad un'altra. Quando mia figlia è scomparsa per
due mesi, alcuni anni fa, l'agente Mulder andava tutti i
giorni dopo il lavoro a casa sua a fare le pulizie e a
tenergliela in ordine. Ha fatto lo stesso quando era in
ospedale in coma, e quando è stata malata... Lui veniva
in ospedale, si sedeva vicino a lei, le prendeva la mano,
le parlava mentre tutti ormai dicevano che era morta... e
quando è stata di nuovo in ospedale per quella malattia
era sempre lì, ad occuparsi di lei, con una
sollecitudine che io, che sono sua madre, non riuscivo a
mettere... Una dedizione assoluta... L'ho visto
disperarsi per mia figlia, pregare per lei, gioire quando
è guarita... Per non parlare di quando è morta l'altra
mia figlia, Melissa... Lui è stato vicino a Dana in
continuazione... Erano in camera di Melissa, io passavo lì
davanti e Dana è scoppiata in lacrime mentre guardava
delle foto di lei e la sorella da piccola. Fox l'ha presa
per le spalle e l'ha stretta a lui, cullandola come una
bimba. Si sono seduti sul divano letto e lei si è
addormentata tra le sue braccia... Quest'uomo non odia le
donne e non può aver fatto quelle cose orribili!"
Dana era commossa, e anche Maggie. Ma anche Ellen. Maggie
Scully pensava: Io vorrei che mia figlia capisse che uomo
meraviglioso ha accanto a sé, come fa a resistere a lui,
come fa, è lui l'uomo giusto per lei....
L'accusa riuscì a controbattere ben poco all'affezione
di Maggie Scully per Fox Mulder:
"Ma lo sa che quest'uomo meraviglioso è un fissato
con la pornografia?"
"Ah, sì?", rispose Maggie con il tono di chi
dice: Ma chi se ne frega?
"Non lo trova offensivo verso le donne?"
"Signor procuratore, io mi limito ad osservare come
Fox Mulder si comporta con le donne reali... Che poi
guardi quelle cassette è un problema suo, mi pare!"
Il secondo
testimone della difesa fu Maggie Sidney, la vicina di
casa di Mulder.
Con simpatia, ricordò come era stata difesa la sua
passione per i gatti da Fox Mulder e gli atteggiamenti
che aveva verso di lei:
"E' sempre disponibile a venire a cambiarmi una
lampadina, quando mi assento qualche giorno per andare
vicino a Seattle da mia figlia lui viene a guardare i
gatti e li accudisce veramente bene..."
"Ci parli di sua figlia... o meglio di sua nipotina
Claudia, di otto anni. E' venuta varie volte a trovarla,
vero?"
"Sì".
"E Fox Mulder l'ha vista?"
"Sì, certo":
"E come si è comportato?"
"In maniera incredibile... si è seduto con lei a
giocare con le Barbie, poi si sono messi a guardare i
cartoni animati, poi le ha letto delle fiabe, era..
dolcissimo!"
"Pensa che potrebbe violentare una bambina?"
Il Pubblico Ministero fece un'obiezione, ma non fu
accolta.
"No! Quest'uomo è un santo in terra, buono e dolce
con tutti... Mia nipote si è subito affezionata a lui,
forse vede in lui il papà che lei non ha".
"C'erano doppi fini nel suo comportamento?"
"Nessuno!"
Il Pubblico Ministero tirò fuori la storia che Mulder
avrebbe preso a calci la gattina di Becky.
"Non ci credo nemmeno se lo vedo! Io ho tre gatti,
ed uno, Birillo, è davvero scontroso, anche con me. Con
lui è affettuoso, lo saluta sempre, gli viene in braccio...
E i gatti capiscono chi gli vuole bene.... "
"Ah, un animalista..."
"Lui mi ha detto che ama i gatti perché erano gli
animali preferiti da sua sorella Samantha, scomparsa
tanti anni fa. Mi ha raccontato del gattino che aveva
Samantha, che dopo la sua scomparsa si lasciò morire, e
lui non poté fare niente per salvarlo... Mi diceva che
lui non riesce ad ammazzare neanche i ragni, si figuri!"
"Ah, san Francesco!", disse il Pubblico
Ministero, scuotendo la testa. Fu richiamato all'ordine
dopo un'obiezione di Ellen e lasciò perdere
l'interrogatorio.
Peter Barton fu il secondo teste.
"Per me è stata dura venire a lavorare a
Washington, quando la mia banca mi ha trasferito. Ho
sempre avuto dei problemi a legare con il mio prossimo,
andavo d'accordo solo con mio fratello che purtroppo è
morto. Fox Mulder è stato per me più di un vicino di
casa: un amico. Pronto a parlare con me di ogni cosa,
dalla partita di baseball ai tempi del liceo, a
consolarmi per mio fratello".
"E del suo rapporto con le donne non le ha mai detto
niente?"
"Mi ha parlato di una sua ragazza, Phoebe, che amava
tanto e che poi l'aveva lasciato... Poi c'era Scully, mi
parlava sempre di lei, di come le fosse affezionato...."
Mulder lo guardò con occhi come per dire, non dire che
io la amo....
L'accusa lo controinterrogò di nuovo con la storia della
pornografia:
"Vi scambiavate anche videocassette erotiche?"
Ellen alzò un'obiezione, che fu accolta, ma comunque
Peter rispose:
"Il fatto che a Fox piaccia la pornografia non prova
niente! Ha un'idea romantica dell'amore e delle donne,
estremamente dolce, non è un violento, non gli ho mai
sentito dire niente di volgare e di sboccato.. E' una
persona straordinaria, come fate ad accusarlo di quello!"
Fu poi la volta delle due studentesse, Isabel Avison e
Jane Badler. Diedero quasi le stesse risposte:
"Ci ha mai provato con voi?", chiese Ellen.
"No... è sempre gentilissimo, al punto che
credevamo quasi fosse gay. Ma poi abbiamo capito..."
"Cosa?"
"Che lui è uno dei pochi uomini che crede al grande
amore della vita.... e che non eravamo noi".
L'accusa le bombardò con domande anche indiscrete, del
tipo:
"Vi ha mai invitato a guardare le sue cassette porno
con lui?"
"No, e anche se l'avesse fatto?"
"Dite la verità: lui vi piace, vero?"
"Affari nostri".
Ellen intervenne varie volte finché non fu costretto a
smettere.
"Non siamo messi male", disse a Mulder e
Scully, "certo che tu quel sabato potevi andare a
far visita ai tuoi vicini di casa o a Scully o ai Gunmen:
a quest'ora eri a posto!"
Debbie
Russell sentì suonare il telefono: era Mike, un suo
compagno di università:
"Vieni a vedere i campioni, è assurdo! Quelli tutto
sono tranne che cose umane, ma cos'è che è entrato in
casa tua e ha fatto quello a Becky!"
Debbie corse subito all'Università: Mike le fece notare
che dentro a quei campioni c'era ben poco di umano:
"E' qualcosa di sintetico, c'è anche roba vegetale...
No, qui c'è sotto qualcosa di grosso, di enorme!"
"Bisogna parlarne!"
"Debbie, può essere pericoloso!"
"Io voglio sapere cosa è successo a mia sorella, e
non voglio che un innocente vada dentro..."
"Ma qui davvero c'è qualcosa di più grosso di noi
tutti sotto..."
Debbie pensò un attimo e poi disse:
"Guarda, facciamo così: teniamo d'occhio i campioni
ancora un attimo, e poi magari provo a contattare quella
Scully!"
Capitolo
nono
Nella seduta successiva del processo ci
sarebbero state le due testimonianze chiave: quella di
Fox Mulder, l'imputato, e quella di Becky Russell.
Fox Mulder fu chiamato dalla difesa: Ellen aveva ottenuto
quello, per evitare che fosse distrutto dall'accusa.
"Signor Fox Mulder lei cosa ha fatto quel sabato?"
"Sono rimasto a casa, a stendere dei rapporti che
dovevo finire, a riordinare alcune cose, a pensare..."
"A cosa?"
"Al mio lavoro, a mia sorella, a tante cose..."
"Non c'è nessuno che può testimoniare?"
"Purtroppo no, i dati sul mio Pc sono stati alterati
e non potrebbero dire niente".
"Agente Mulder qual è il suo giudizio sullo stupro
come agente federale".
"Uno dei reati più atroci".
"E come uomo?"
"Io....", sospirò, "... mi vergogno di
essere un uomo tutte le volte che leggo di uno stupro".
"Perché?"
"Perché... non sopporto l'idea di costringere una
donna a fare un qualcosa che deve essere un dono d'amore,
non una costrizione".
"Come giudica le violenze contro i bambini?"
"Ignobili a dire poco".
"Lei ha mai commesso atti violenti contro inermi o
animali".
Mulder pensò a quelle volte che aveva pestato a sangue
Krycek, che in fondo e si sentì pentito, malgrado quello
fosse un suo nemico:
"Ho esagerato forse solo una volta, ma l'altro era
un uomo adulto e robusto... Non ho mai usato violenza
contro donne, anziani, bambini ed animali".
"Lei ama i gatti?"
"Tantissimo. Al liceo mi sono scontrato con un mio
compagno che si vantava di torturarli".
"E i bambini?"
"Mi... danno speranza, dolcezza, tenerezza".
"Non ho altre domande: vostro onore, signori
giurati, non mi sembra che il mio cliente possa essere
uno stupratore".
Jeffrey Sanderson aggredì subito Fox Mulder:
"Lei non è sposato, perché?"
"Obiezione", disse Ellen, "il matrimonio
è una scelta, non una discriminante"
Il giudice accolse, e allora Sanderson virò il tiro:
"Perché lei non ha una relazione stabile?"
"Faccio un lavoro molto particolare", disse
Mulder, "viaggio molto, ho poco tempo libero, una
compagna richiede affetto e cure..."
"Che lei magari non è disposto a dare, vero?
Egoista, immaturo e narcisista, o sbaglio?"
"Obiezione!", urlò Ellen. Il giudice disse:
"Non mi pare che qui stiamo giudicando perché una
persona non si è sposata..."
"A lei piacerebbe avere una relazione stabile,
agente Mulder?"
"Con la persona giusta.... sì, tutta la vita, finché
la morte non ci separa.."
"Romantico.... e non ha trovato la persona giusta,
vero?"
"Obiezione!", Ellen era inorridita.
"Io...", disse Mulder, "l'ho trovata a
dire il vero!"
"E lei magari l'ha lasciato, alle spalle lei ha due
relazioni fallite, o sbaglio?"
"Obiezione" riurlò Ellen. Il giudice disse:
"Procuratore, credo che a nessuno interessi delle
storie d'amore dell'agente Mulder"
"Fox Mulder è un presunto stupratore, la sua
condotta morale è sotto accusa".
"Ho avuto due storie, con due colleghe in passato,
una in Inghilterra e l'altra in America. Amavo entrambe,
la prima storia è finita perché forse eravamo troppo
giovani, la seconda non ha retto alla lontananza".
Dana Scully abbassò il capo: parlava di Phoebe Green e
di Diana Fowley.
"Lei va mai nei locali a rimorchiare qualche
ragazza?"
"Obiezione!"; Ellen scosse la testa.
"Anche volessi farlo, non ho il tempo", disse
Mulder con un sorriso triste.
"E ha rapporti sessuali occasionali? Va con delle
prostitute?"
"Obiezione! Avere rapporti sessuali tra adulti
consenzienti non è un reato", disse Ellen.
Mulder non lasciò ribattere al giudice:
"No, signore. Non ho mai avuto quel tipo di rapporti
sessuali".
"Scusi, ma lei è un fenomeno: giovane, di
bell'aspetto e senza interessi sessuali... Ha il terrore
dell'Aids, e per questo fa sesso con le ragazzine
vergini?"
"Obiezione, questa è un'insinuazione!"
"Non riesco a fare l'amore con una donna di cui non
sono innamorato...", disse Mulder, "per me non
è solo sesso, è un qualcosa di generale, da condividere
e da donare l'uno all'altra..."
"E un uomo di questa levatura morale non trova una
compagna! Incredibile!"
"Io la mia donna l'ho già incontrata", disse
Mulder. Scully si girò, mentre lacrime silenziose le
scorrevano sulle guance. Guardò Ellen che rifece
obiezione. Il giudice la accolse. Allora Sanderson tentò
un'altra carta:
"Agente Mulder, lei ha una notevole collezione di
video pornografici, come mai?"
"Obiezione, non è un reato!", disse Ellen.
"Sì, ma molti maniaci amano questo tipo di cose!
Allora ci dica cosa le piace della pornografia: quelle
donne nude, costrette ad accoppiamenti continui..."
"Obiezione, siamo in un'aula di tribunale!"
Ma Sanderson continuò:
"Ci dica, le piace l'idea del maschio che domina,
che tortura, che sottomette..."
"No", disse Mulder, "mi piace sapere più
cose sul sesso, sul mio corpo, sul corpo delle donne....
Per dare loro più piacere...."
"Sì, per prendere una ragazzina, morderle i seni,
sverginarla con un fallo di plastica, e poi soddisfare le
proprie brame, vero?"
"NO!", urlò lui, "per essere un buon
amante per la donna della propria vita, per essere in
comunione con lei in tutti i modi!"
"Ma guarda il cavaliere romantico... Ci racconti
cosa farebbe alla sua donna, sentiamo le sue fantasie
perverse!"
"Obiezione", Ellen guardò indignata il
giudice, che accolse:
"Vuole essere incriminato per oltraggio alla corte,
procuratore Sanderson? La smetta!"
"L'imputato è un potenziale stupratore e maniaco,
facciamoci raccontare cosa farebbe con la sua donna!"
Mulder sussurrò:
"La prenderei tra le mie braccia e la bacerei sul
volto per delle ore. Poi piano piano la spoglierei e la
coprirei di baci in ogni posto, di baci e carezze. Vorrei
che lei fosse felice, che le piacesse quello che io sto
facendo. Non farei niente di offensivo contro di lei, e
mi prenderei il mio piacere come ultima cosa, dopo
averglielo dato. Non la picchierei e morderei mai. Non la
costringerei mai. Sarebbe amore, dolcezza e tenerezza
pura. E passione, certo. E la più grande gioia per me
sarebbe averla tra le mie braccia, saperla mia per
sempre, e dormire con lei, e stare con lei, come una cosa
sola, e poi vederla gioire tra le mie braccia, gioire e
scusate godere, con me...."
Il giudice interruppe e fulminò con uno sguardo
Sanderson:
"Spero lei abbia finito!"
"D'accordo, vostro onore. Mi riservo di chiamarlo di
nuovo!"
Fu chiesta
una sospensione: Ellen disse a Mulder:
"Complimenti, se l'è cavata benissimo, è stato
ignobile Sanderson, l'ha toccata nelle sue corde più
intime..."
"Spero che Scully non sia ferita dal mio
comportamento!"
"Non si preoccupi.... "
Scully si avvicinò a Mulder e gli sorrise:
"Quel Sanderson è stato orribile: sei stato
meraviglioso..."
"Scully, spero non ti abbia offeso sentire quelle
cose..."
"Non doveva chiederti niente sulla tua vita privata:
e in te non c'è niente di brutto ed offensivo: non vedo
l'ora che sia domani, per testimoniare io!"
"Scully, non farlo, ti supplico, non voglio che tu
abbia a soffrire per il mio comportamento!" Poi si
allontanò. Era Dana Scully la donna della sua vita, che
voleva stringere, amare e coprire di attenzione, e
soddisfare e possedere e godere con lei e...
Poco dopo
rientrarono: era il turno di Rebecca Russell, detta
Becky, graziosa, biondina, dal volto tenero e dal corpo
acerbo.
Sanderson aveva cambiato tono:
"Ci racconti cosa le ha datto l'agente Mulder..."
Becky raccontò tutto: come si era introdotto in casa
sua, come l'aveva immobilizzata, ammanettata, stesa sul
tavolo. Quando lei l'aveva graffiato in volto lui per
vendetta le aveva morso i capezzoli. A quelle parole
Mulder stava per scoppiare in lacrime. Poi aveva tirato
fuori un pene finto, le aveva allargato le gambe il più
possibile e l'aveva infilato in lei, privandola della
verginità. Per dei minuti l'aveva seviziata con
quell'oggetto, finchè non si era spogliato lui e non
aveva usato il suo pene. Disse anche cosa le diceva:
"Devi essere felice, puttanella, io ti rendo donna,
vedrai che ti piacerà". "Sei stretta, ma tra
poco sarai bella pronta per me, per il mio bel cazzone!"
"E' meglio dei ditalini, vero?" Aveva riso
delle sue lacrime e della sua umiliazione: "Guarda
quanto sangue! Ti punisco di nuovo!"
Becky era sconvolta ma lucida, ma ad ogni cosa che diceva
Fox Mulder diventava sempre più pallido ed inorridito.
Dana gli prese una mano: era orrendo cosa era stato fatto
a Becky, ma ancora più orrendo pensare che a farlo
potesse essere stato Fox Mulder.
Sanderson disse:
"Come si sente?"
"Male".
Ellen con molto tatto le chiese:
"Ha notato qualcosa di strano nel suo aggressore?"
"Sì... all'inizio era gentile, poi è diventato
come una belva, urlava, picchiava, strepitava... non
sembrava umano, non sembrava umano!"
"Obiezione", disse Sanderson, "gli
stupratori hanno quel comportamento..."
"E poi?"
"Non mi crederete, ma è la verità, quando l'ho
graffiato, dai graffi è venuto fuori dal sangue verde,
del sangue verde, non era un uomo!"
"Basta", disse Sanderson, "Becky è in
stato di choc..."
"Ma io l'ho vista..."
"Non ho altre domande, vostro onore", Ellen si
sedette e Scully disse: "Il sangue verde... non era
Mulder!"
"Chi era?"
"Un clone", disse Fox Mulder, "un clone
per incastrarmi!"
"Ma è fantascienza!", disse Ellen, è più
facile che qualcuno mascherato si sia introdotto dopo
averti rubato campioni vari...
"No, Ellen", disse sorprendentemente Scully,
"quello che dice Mulder è tutto vero, io ho visto
queste cose e sento che devo crederci..."
"Bene, ora atteniamo a cose più terra terra: domani
devi deporre tu, Dana, quindi vai a casa a riposarti..."
"Io voglio stare un po' con Mulder, stasera".
"Attenzione, state molto attenti..."
Capitolo
decimo
Nell'appartamento 42 Fox Mulder scosse la testa guardando
Dana Scully:
"Non puoi farlo, non devi esporti... Ti stai già
rovinando la vita... "
"Io ti conosco, Mulder, ti conosco bene, tengo a te,
non voglio che tu marcisca per un reato così orribile in
galera!"
"Tu non sai tante cose di me, non le conosci..."
"Io tengo a te!"
"Tu hai già fatto tanto per me..."
"E cosa?"
"Mi hai salvato il fondoschiena un sacco di volte,
mi hai aiutato a non impazzire, a essere una persona
migliore... mi hai sorretto ed assistito, ed in cambio
cosa hai avuto? Ti hanno rapita, menomata, fatta
ammalare, hai rischiato di morire.."
"Basta Mulder!", disse Scully "io amo
lavorare all'FBI con te, ed i rischi fanno parte del
mestiere. Tu mi hai salvato la vita, mi hai stretto la
mano e fatto uscire dal coma, mi hai fatta guarire dal
cancro, mi hai dato qualcosa in cui sperare, mi hai dato
la tua amicizia, la tua stima, il tuo affetto..." la
voce le si spezzò.
Fox Mulder la guardò con tenerezza:
"Voglio essere sincero e dirti una cosa. Io ti adoro
come collega, sei fantastica, intelligente in gamba. Ti
adoro come agente federale. Ti adoro come amica. Ma io ti
desidero da impazzire come donna, voglio fare di te la
mia donna... Tu mi vedi come un angelo, un paladino, ma
io ho dei pensieri su di te non certo casti: spingerti
sulla mia scrivania al lavoro, sollevarti la gonna,
strapparti la biancheria e poi mettere la mia bocca tra
le tue gambe, proprio dove pensi tu, e farti venire a
furia di baciarti e toccarti.... Spingerti in piedi
contro un angolo della stanza, spogliarti e scoparti,
capisci, fino a sfinirti... Infilarmi nel tuo letto e
farlo con te in tutti i modi e le posizioni possibili...
Fare sesso con te sotto la doccia, nella vasca da bagno,
in macchina, in motel, nell'ufficio di Skinner, in ogni
posto dove siamo stati e dove andremo, capisci che razza
di pervertito sono? Ti prego, lasciami solo."
Dana Scully aveva sempre avuto dei blocchi sessuali, che
erano peggiorati dopo il suo rapimento. Non riusciva a
lasciarsi andare, ad abbandonarsi al piacere, a provarlo.
Ma le parole di Fox Mulder non l'avevano offesa. Gli
disse:
"Mi ami, forse?"
"Amarti è troppo poco, Scully..." Con un gesto
rapido e deciso lei gli buttò le braccia al collo e posò
le sue labbra su quelle di lui. Lo sentì felice:
rispondeva al suo bacio, le accarezzava i capelli, il
collo, le spalle. Poi disse, sciogliendosi dal suo
abbraccio:
"Ti prego, vattene, sto per perdere il controllo,
potrei farti del male..."
"Tu non mi farai mai del male!", disse Scully,
stringendolo a sé, "ti prego, dammi un'altra volta
la vita... Rendimi donna, rendimi tua", disse,
stupendosi per la sua audacia.
Le tolse la giacca e la camicetta, baciandole la pelle
man mano che la denudava. Quando le slacciò il
reggiseno, lo vide trasalire. Poi iniziò a baciarla sul
collo, dove aveva l'impianto e nel frattempo le sue mani
non davano tregua ai suoi seni... C'era la luce, e Scully
era sempre stata timida: ma non con lui, non lì. Mentre
le sue labbra scendevano sui suoi seni, per baciarli,
leccarli e scoprirli, lui la liberò anche della gonna,
del collant e delle mutandine.
La fece distendere sul divano e le aprì le gambe. Scully
pensava alla testimonianza di Becky, orrenda, e a questo
semplicemente meravigliosa. Ebbe un ultimo avvampare di
vergogna quando lui iniziò ad esplorare il suo posto più
intimo con mani, bocca, lingua, occhi, naso, ma poi si
lasciò andare, come lui le chiedeva dolcemente. Non
esisteva più niente, se non le sue labbra che baciavano,
la sua lingua che leccava, le sue dita che esploravano e
dilatavano, i suoi occhi che adoravano. Diventava sempre
più audace, per farle perdere il controllo. E lei perse
il controllo, per la prima vera volta in vita sua.
Singhiozzando e gemendo venne, mentre Mulder la stringeva
a sé, dividendo con lei quel momento.
Si accorse che lui aveva addosso ancora i pantaloni:
aveva voluto evitare di avere subito anche il suo
piacere, per darlo a lei. Era così bello, come un dio
greco: Scully ricordò il turbamento che aveva provato
quando l'aveva visto nudo un paio di volte, ma ora era
diverso, era sano, ed era il suo amante. Vide il suo pene
eretto: normalmente non amava condividere certe cose, ma
quel segno le comunicò ancora di più quanto lui la
voleva. Per lei il sesso era stato sempre qualcosa di
meccanico, di freddo e di fastidioso: ora scopriva che
era magico, caldo, tenero, vero. Quando lui la penetrò
Scully sentì una fitta. Lui le chiese: "Ti sto
facendo male?"
"No", disse lei "ti prego, continua
continua!" e dopo un po' capì che lui si stava
controllando per darle il massimo del piacere, un'altra
volta. Si strinse a lui convulsamente, lo accarezzò e
baciò e si mosse per farlo venire più in fretta. Quando
anche lui poté godere del suo piacere, lei gli sorrise e
capì che a questo punto era tutto fatto: erano insieme
per sempre, uno dell'altra per l'eternità, e niente o
nessuno avrebbe potuto dividerli. E che dove c'era lui
lei ci sarebbe stata per sempre. Erano due parti di una
cosa sola che si erano cercati tutta la vita, ma che si
erano già riconosciuti la prima volta.
"Ne è valsa la pena Scully aspettare tutti questi
anni", sussurrò lui, strusciando la sua fronte
sudata contro quella di lei.
"Ti devo anche questo.... Non sei spettrale, sei
magico..."
"E tu non sei la regina del ghiaccio...."
"Provino domani a chiedermi qualcosa su di te..."
pensò lei, mentre si addormentava, la testa reclinata
sul petto di lui con nei capelli le sue labbra, le sue
mani sui suoi muscoli delle braccia, mentre lui le teneva
una mano sul seno sinistro, vicino al cuore, e l'altra
mano tra le gambe, vicino al punto dove lei sentiva più
piacere.
Capitolo
undicesimo.
"Sicuro che i campioni siano distrutti?", disse
Kurtz al suo giovane interlocutore, mentre l'Uomo che
Fuma stava in silenzio: quella storia gli piaceva sempre
meno, anche se l'idea di usare dei cloni era l'ideale per
non sporcarsi le mani.
"Li ho distrutti!", disse Alex Krycek,
guardandolo con sfida. Sapeva che la prossima vittima di
quel gioco perverso poteva essere lui. Magari lo
avrebbero trascinato con la stessa accusa, certo che
accusare Fox Mulder di violenza sessuale su minore era
una cosa assurda, che non stava né in cielo né in terra.
Il processo non era così sfavorevole a lui, e Alex ne
era segretamente contento.
"Ci sono stati comunicati dei movimenti sospetti da
parte della sorella della vittima, Debbie Russell:
avrebbe portato nella sua facoltà dei campioni da
analizzare misteriosi".
Avevano occhi dappertutto, tranne che in casa di Krycek.
"Ma non studia veterinaria, quella ragazza?",
disse Krycek, "sarà qualcosa di qualche specie
animale".
"In ogni caso tienila d'occhio e tieni d'occhio
anche l'agente Scully, e se capiscono troppo sai cosa
devi fare...", aggiunse Kurtz.
"D'accordo..."
Alex Krycek stava salendo in macchina quando lo raggiunse
l'Uomo che Fuma.
"Non mi piace Kurtz, sai?"
"Non sapevo che tra di voi ci fossero valutazioni
estetiche!", rispose sarcastico Alex.
"I suoi cloni sono genialmente realizzati, perfette
macchine: ma lui forse è meglio sistemarlo diversamente,
non pensi?"
"Ho capito. E per la ragazza e l'agente Scully?"
"Lascia in pace la ragazza, sta già soffrendo
abbastanza. Tieni d'occhio l'agente Scully... sai, mi
sono abituato ad avere lei e Mulder come implacabili
avversari, ed è duro rinunciare alle abitudini.... Per
ora mi servono vivi e in libertà... Potevano inventarsi
un reato meno idiota, ma Kurtz è un maniaco, sai. Va a
Bangkog con le bambine... penso che tu abbia capito cosa
puoi fare..."
"Senz'altro!" Krycek stette zitto: un giorno,
mentre cercava di raccogliere prove per poi al momento
giusto incriminare il Consorzio, aveva trovato delle
lettere indirizzate all'Uomo che Fuma da una certa Teena
Mulder. E lì aveva capito tutto: quei due avevano avuto
una relazione da cui era nato un figlio. Un figlio che
era il suo rivale che stimava di più. Un figlio che ora
doveva difendere.
"E poi, Alex, cerca magari di dare una mano a chi
invece non violenta le bambine..."
"Volentieri!"
"Un'ultima cosa: bisogna scoprire dove Kurtz ha il
suo laboratorio segreto: confido su di te!"
"D'accordo.." Bene, mi sei alleato, disse tra sé
Krycek, non puoi distruggere tuo figlio, vero? Hai usato
la faccenda per il tuo tornaconto, ed io in fondo sono
come te... divertente vedere come finirà tutto. Ma il
problema è sempre l'agente Scully: questa volta dovrà
fidarsi di me.
"La
difesa chiama a testimoniare l'agente Dana Katharine
Scully!"
Dana si sedette sul banco dei testimoni guardando appena
Fox Mulder. Il suo compagno più fidato, il suo collega,
il suo uomo, il suo amante. Ora lui era tutto per lei, e
lei tutto per lui.
"Agente Scully, ci può dire da quanti anni lavora
con l'agente Mulder?"
"Da sei anni, ormai".
"Ci può dire qualcosa del vostro rapporto
lavorativo?"
"Sono stata assegnata agli X Files per monitorare il
suo lavoro e capire se fosse veramente utile alla comunità.
In principio ero molto scettica al riguardo, ma il suo
entusiasmo e la sua professionalità mi hanno davvero
conquistata: è l'uomo migliore che esiste al mondo,
buono, scrupoloso, intelligente, in gamba. Quasi sempre
le sue teorie si sono dimostrate giuste!"
"Lo considera egoista ed immaturo?"
"Egoista? Non direi, visto che il bene della comunità
e degli altri, soprattutto dei più deboli, è al centro
della sua vita. Immaturo? Vive da solo, sa arrangiarsi in
ogni cosa, è sempre disponibile ad aiutare gli altri..."
"La scomparsa della sorella ha creato problemi alla
sua psiche?"
"Deve essere stato un dolore terribile, che però
l'ha spinto a cercare la verità, a mettere la sua vita
al servizio di tutti, perché nessuno soffrisse più
quello che ha sofferto lui".
"Il suo collega è un violento?"
"Assolutamente no. Odia la sopraffazione, più di
una volta l'ho sentito condannare aspramente anche le
forze dell'ordine quando ricorrono a metodi violenti".
"E' razzista?"
"No."
"E sul fatto che odi le donne, cosa ci può dire?"
Dana chiuse gli occhi un momento: le sue braccia, le sue
labbra, il suo corpo che la adoravano le ritornarono in
mente. Sulla sua pelle bianca c'erano delle leggere
chiazze rosate, dove lui l'aveva baciata con più ardore.
Il suo corpo era ancora teso e dilatato per averlo
accolto dentro di sé. Odiare le donne? No di certo.
"E' falso. Con noi donne, di qualsiasi età, è
corretto, gentile, disponibile. Non ho mai sentito
nessuno lamentarsi di lui come di un molestatore. Ho
lavorato fianco a fianco con lui per tutti questi anni, e
posso solo dire bene di lui".
"Con le minorenni?"
"Ha salvato più di una bambina, nelle sue missioni,
e con ciascuna di loro ha instaurato un rapporto di
assoluta fiducia e stima. Il caso che l'ha fatto più
soffrire è stato quello di un serial killer che uccideva
delle ragazzine ed asportava dei pezzi di vestito".
"Non ho altre domande"
Sanderson aveva deciso di giocare un'altra carta:
"Lei cosa prova per l'agente Mulder?"
"Obiezione!", disse Ellen, che fu accolta.
Allora Sanderson riformulò la domanda:
"Come sono i vostri rapporti?"
"Ottimi sotto ogni punto di vista: all'inizio
avevamo idee divergenti su tutto, ma poi abbiamo subito
trovare un equilibrio tra le nostre diverse posizioni a
risolvere i casi. Lavoriamo benissimo insieme. Ci
stimiamo". Voleva aggiungere: ed ora ci unisce anche
un vero amore, che forse però ci ha unito sempre.
"Non lo trova paranoico?"
"All'inizio sì. Poi ho capito che spesso dietro
alla sua apparente paranoia si nasconde la verità, e
malgrado non condivida tutto quello che dice, ho dovuto
poi molto spesso ricredermi. E' un ottimo professionista,
una persona magnifica..."
"Che però passa i suoi sabati da solo, legge
riviste pornografiche, fa cose strane..."
"Obiezione", disse Ellen, "il tempo libero
dell'imputato non è sotto accusa!"
"Ritengo", disse Scully, "che quando uno
lavora con la dedizione con cui lavora l'agente Mulder
abbia anche diritto a momenti di pausa!"
"Non si sente offesa dal fatto che lui legga riviste
pornografiche?"
"No", disse Scully prima che Ellen potesse
obiettare.
"Ma ci dica la verità, lei lo conosce davvero?
Potrebbe giurare che non è un pervertito?"
"E' la persona migliore che esiste sulla faccia
della Terra!"
"E' vero che questa persona è coinvolta
personalmente in una sua sparizione e in una sua
conseguente malattia?"
"Obiezione!", ripeté Ellen, "sono fatti
estranei al reato in questione!"
Il giudice accolse, ma Scully non si scompose e disse:
"Sono un agente federale e il mio lavoro comporta
determinati rischi. Quello che mi è successo è stato
usato da forze potenti come avvertimento all'agente
Mulder!"
"Di cui lei magari è anche l'amante, vero?",
incalzò Sanderson, mentre sia Ellen che il giudice
intervenivano.
"Se le interessa tanto saperlo, sì!", disse
Scully, con aria di sfida, "ma tra noi c'è qualcosa
di strano, di particolare e di profondo, non
riconducibile a niente e a nessuno... E proprio perché
io sono parte di lui in ogni cosa, posso assicurarvi
senza ombra di dubbio che Fox Mulder non può avere
violentato una ragazzina di 13 anni, non è nella sua
natura!"
Sanderson interruppe l'interrogatorio. Ellen disse:
"Come avvocato devo dirti che non so quanto tu abbia
fatto bene a rivelare quella cosa. Come amica ti posso
solo dire: congratulazioni! E sappi che ti invidio
davvero tanto!"
Debbie
Russell osservava i campioni: erano completamente
impazziti. Doveva parlare a Dana Scully, con urgenza, ora
più che mai. Aveva sentito il resoconto del processo,
aveva visto gli occhi sinceri di quella donna raccontare
tutta la verità, si era commossa per il loro amore.
Erano innocenti entrambi, e solo loro potevano aiutarla a
trovare chi aveva fatto davvero del male a sua sorella.
Cercò il suo indirizzo: Antipolis, un po' fuori
Washington. Compose il numero e lasciò un messaggio con
il suo numero di cellulare:
"Sono Debbie Russell, ho urgente bisogno di vederla.
A questo punto credo a lei e al suo collega, ed ho
bisogno di parlarle".
Capitolo
dodicesimo.
Simon
Garth, direttore del Washington Herald, scosse la testa e
guardò fisso negli occhi Claire Fenning:
"Capisco che tu e quel poliziotto siete molto
legati, ma non mi piace come stai trattando la storia di
quell'agente federale. Ho ricevuto oggi una telefonata
del suo superiore, Skinner, e sono costretto a toglierti
il caso".
"Lei non può farmi questo!"
"Posso eccome. Tu hai scritto un sacco di falsità,
e di calunnie. Il fatto che quell'uomo sia sospettato di
essere uno stupratore non vuol dire che tu sia
autorizzata a scrivere che Fox Mulder è un depravato e
un violento, se non hai prove certe. E dal processo sta
uscendo fuori tutto un altro ritratto di uomo. Guarda, ho
per te una bella storia di corruzione legata ad un
cantiere edile, dove pare sia coinvolta anche la mafia
russa. Occupati di quello, e stai attenta, perché dovrò
faticare molto a convincere il vicedirettore Skinner a
non denunciarti per calunnia! Ed ora mettiti subito al
lavoro, mi serve un pezzo per domani!"
Claire Fenning uscì disgustata dall'ufficio del
direttore e trasalì vedendo Anthony Brown, quel
pivellino che si interesseva solo di sport ed
extraterrestri, entrare.
"Anthony", disse Garth, "siamo in un
grosso guaio. Il vicedirettore dell'FBI è incazzato nero
con noi per come abbiamo trattato la storia di Fox Mulder.
D'ora in poi te ne occuperai tu".
"Che onore! E' sempre stato un mio eroe!"
"Ricordati di cosa è accusato!"
"Certo.. Potrei intervistare la sua collega, che ne
dici?"
"E magari anche il vicedirettore... siamo proprio
nella merda, credimi! Al lavoro"
Anthony uscì felice dall'ufficio: finalmente un lavoro
vero, e avrebbe potuto conoscere un ufologo DOC. Chi
poteva avere il numero di Dana Scully? Ma certo, quei
suoi collaboratori, i Gunmen.
Quando sentirono la sua proposta, i tre diedero subito
molto volentieri il numero di Dana a Anthony:
"Grazie di aiutarci!"
"Di niente", rispose lui, "io faccio solo
il mio lavoro" e anche lui lasciò un messaggio
nella segreteria telefonica di Scully ad Antipolis.
Dana Scully
passò di casa per prendersi un cambio di abiti e per
controllare posta, computer e telefono. Poi sarebbe
andata da Mulder. Attaccò la segreteria telefonica e
sentì i messaggi di Debbie ed Anthony. Richiamò subito
tutti e due, per aiutare l'uomo che amava un incontro con
quei due ragazzi era fondamentale.
Poco dopo sia Debbie che Anthony si presentarono alla sua
porta e lei li fece entrare. Qualcuno, su un'auto poco
lontana, osservava tutto: Alex Krycek.
"Mi sa", si disse, "che oggi è la
giornata delle visite per l'agente Scully.
Debbie le mostrò i campioni:
"Come mai li ha presi?"
"Studio veterinaria, la chiami deformazione
professionale... Hanno niente di umano, mi scusi!"
"Già solo a vista.."
"La prego, e prego anche il suo collega di aiutarmi
a capire cosa è successo a mia sorella!"
"Allora tu credi che Fox Mulder sia innocente?"
"Ho avuto dei dubbi fin dall'inizio.. Perché un
agente federale deve rovinarsi la carriera in modo così
stupido? E poi mi sono accorta che non poteva essere lui
dai suoi modi, da cosa dicevate di lui... Anche mia
sorella era sempre meno convinta, diceva che non era lui,
anche se gli somigliava.. Mia sorella ha visto il sangue
verde, capisce?"
"Stai tranquilla, Debbie, ti aiuteremo!"
"Posso dire ancora una cosa: voi due insieme mi
piacete proprio tanto, complimenti!"
"Grazie", fece Scully abbassando la testa.
A quel punto intervenne Anthony:
"Posso fare delle foto?"
"Sì, ma non le renda pubbliche finché la storia
non è un po' più ufficiale, hai capito?"
"Posso farle alcune domande, vuol fare una
dichiarazione, anche su quello che è stato pubblicato
sul nostro giornale..."
"Non ce l'ho con il vostro giornale, ma con la
persona che ha diffamato e calunniato Mulder così
crudelmente. Per la legge americana e la stampa nessuno
è colpevole finché non viene dimostrato, e lei ha
violato la legge. Lei crede che il mio collega sia
innocente?"
"Con tutto il cuore, è un mio mito! Lo conoscevo
per il suo lavoro, ma ho avuto modo di conoscerlo grazie
a questo processo come persona, ed è straordinario".
"Lo so", disse Scully, sorridendo. Quei due
ragazzi erano preziosi alleati.
"Le prometto un grosso aiuto mio e di Mulder per i
suoi articoli, d'ora in poi.. Per un'intervista vera e
propria, ti chiedo di aspettare un attimo..."
"Ma io devo presentare un articolo... Posso
intervistare te, Debbie? Magari al fast food messicano
che c'è qui vicino?"
"Volentieri", disse Debbie, "buona serata
agente Scully!"
I due ragazzi uscirono, mentre Scully sbrigava le ultime
faccende prima di andare da Mulder. In quel momento
pensava come sarebbe stato bello vivere sotto lo stesso
tetto insieme: il suo alloggio era tanto, troppo grande
per lei da sola, immaginava Mulder invaderlo dolcemente
con la sua presenza... Voleva andare da lui, presto.
Anthony si
stava incamminando con Debbie verso la macchina, quando
vide un uomo che sembrava avere dei problemi con la ruota
della sua auto.
"Serve una mano?", chiese premurosamente.
"Mi puoi guardare un attimo?", disse l'uomo,
"sai, ho un braccio solo e ho qualche problema.."
"Nessun problema..." Anthony si chinò e l'uomo
gli sibilò in un orecchio:
"Vuoi vincere il premio Pulitzer, ragazzo? Allora
tieni d'occhio gli agenti Mulder e Scully, questa storia
nasconde qualcosa di grosso... ma non dire niente al tuo
capo, per ora, OK?"
Poi lo congedò con una scusa.
Mentre partivano in macchina, Anthony e Debbie notarono
che quell'uomo osservava con fare circospetto la casa di
Scully: erano tentati di fermarsi e tornare indietro, ma
poi partirono.
Alex Krycek
riuscì ad aprire senza problemi la porta d'ingresso di
Dana Scully. Dana era in camera sua, che preparava una
borsa con dentro un paio di cambi e altre cose di utilità.
Voleva stare con Mulder. Rimpianse di non avere
biancheria più sexy, sarebbe stato bello fargliela
notare, giocare con lui... Era immersa nei suoi pensieri,
quando sentì il calcio di una pistola contro la sua
testa.
"Girati lentamente...."
Vide Krycek: oddio, cosa le avrebbe fatto? L'avrebbe
uccisa, rapita o chissà cosa, magari per pura vendetta.
"Non ti preoccupare", disse lui, "non
voglio ucciderti..."
"E come posso fidarti? Hai ucciso mia sorella, hai
ucciso il padre di Mulder, mi hai fatta rapire...."
"Purtroppo il passato non si può cambiare.. Ma il
futuro sì.. Ho una cosa per te..." e chinò un
attimo la pistola per tirare fuori una busta: dentro
c'erano i campioni rubati, ancora etichettati, e ridotti
in uno stato simile a quelli portati da Debbie.
"In questo modo potrai dimostrare l'innocenza del
tuo uomo... Ci sto lavorando anch'io...."
"Perché ci aiuti?"
"Ho ordine di farlo, e poi mi siete utili per dei
progetti..."
"E poi ci ammazzerai, vero?"
"Non credo... Sai, ammiro Fox Mulder, forse in
un'altra vita avrei anche potuto diventare suo amico... E
tu non mi spiaci affatto.."
Con sorpresa di Scully avvicinò le sue labbra a quelle
di lei.
Lei si distolse.
"Dai in Russia ci si bacia così... già, ma io non
voglio che il tuo uomo mi ammazzi di botte.... Sai, la
gelosia... Deve avere degli antenati siculi... Teniamoci
in contatto, avrò presto grosse nuove per voi due...
Vedi che non ti ho fatto niente... E chi ti tocca, con
quella specie di furia della natura che hai dietro.."
Krycek se ne andò e Scully prese i campioni: preparò
una provetta per l'FBI e decise di passare subito in
laboratorio. Era troppo importante.
Non era
umano, non era lui. Anche Max Straight, il tecnico le
confermò tutto.
Scully stava per mettersi a piangere, mentre riprendeva i
campioni: l'incubo poteva finire..
Si diresse verso casa di Mulder: qualcuno la seguiva,
qualcuno aveva capito tutto. Ma questo qualcuno fu
freddato da un colpo di pistola mentre cercava di sparare
a lei che entrava in casa di Mulder.
Krycek scosse la testa: eccolo ora relegato nel ruolo di
angelo custode, da non credere. Perquisì l'uomo, che era
senz'altro uno scagnozzo di Kurtz: e trovò un foglio,
con un indirizzo. Un vecchio magazzino vuoto fuori
Washington. Uno dei tanti, delle centinaia che c'erano.
Ecco dov'era il laboratorio di Kurtz. Una cosa da dare
agli agenti Mulder e Scully... Ma forse conveniva
lasciarli in pace per un paio d'orette...
Mulder era
preoccupatissimo, quasi arrabbiato con Scully:
"Dove eri finita? Ero in pena per te!"
Scully gli raccontò tutto: delle visite di Debbie e
Anthony, dei campioni e di Krycek. E gli disse che era
innocente.
"Voglio prendere chi ha fatto quello a quella
bambina!!!", disse lui, mentre cominciava a
baciarla, e a spogliarla.
"Ho bisogno di una doccia", fece lei maliziosa.
"E ti chiamano il ghiacciolo!", disse lui,
guidandola nel suo bagno, e mettendosi con lei sotto
l'acqua. Si insaponarono a vicenda, stimolandosi, finché
lui, incapace di trattenersi ancora, la prese in braccio
e la penetrò sotto l'acqua. Una cosa che fino a qualche
tempo prima Dana Scully giudicava volgare e sconveniente,
come avrebbe giudicato allo stesso modo che un uomo
lavasse ogni parte di lei, anche le più nascoste, con le
sue mani. Sul letto, dopo la doccia, stava fra le sue
braccia, con la schiena contro il suo petto, mentre lui
continuava ad accarezzarla e stimolarla.
"Non pensavo", disse lui, "che avrei
dovuto fidarmi di Krycek... E non mi fido, sai!"
"Dobbiamo considerare ogni cosa", sussurrò
lei, "io voglio che tu esca a testa alta da questa
storia...." e poi gemette, perché ormai Mulder
aveva capito dove amava essere toccata di più...
"Io voglio solo rimanere con te...", fece lui,
affondando il dito con decisione nel corpo di Scully.
Lei, sforzandosi di rimanere lucida prima di soccombere
al piacere, sussurrò:
"Non vedo l'ora di dire al mondo che tu sei
innocente!"
Krycek uscì
dalla macchina, con in mano il foglio per Mulder e Scully.
Passò dalla scala antiincendio e riuscì ad entrare
facilmente nell'appartamento. Con calma entrò nella
stanza da letto di Mulder.
Sul materasso ad acqua stavano dormendo entrambi,
abbracciati e nudi. Lo stato scomposto e la loro
espressione non dava dubbi su cosa avevano appena finito
di fare. Krycek rimase in silenzio immobile, quasi
commosso. Ricordava suo padre, che massacrava di botte
sua madre prima di brutalizzarla sul tavolo di cucina
sotto i suoi occhi di bambino terrorizzato. Quei due si
amavano davvero, non era solo per fare del sesso.
Mulder aprì gli occhi e lo vide: di colpo afferrò la
pistola con una mano, mentre con l'altra protesse
istintivamente Scully.
"Sono qui per aiutarti: qui troverai altre prove per
la tua innocenza...", disse Alex, andandosene.
Mulder si strinse a Scully, che si era svegliata:
"Il giorno che capirò a che gioco gioca..."
Capitolo
tredicesimo.
La sala, in silenzio, attendeva le testimonianze di Max
Straight e Sam Yamada a proposito dei campioni. Erano
state ordinate altre analisi su Mulder e su quei campioni.
Max prima e Sam dopo sciorinarono per dei minuti
interminabili terminologie scientifiche che solo Dana
Scully e pochi altri riconobbero. Poi conclusero entrambi:
"Possiamo affermare che solo ad una prima analisi i
campioni potevano essere attribuibili all'agente Mulder.
In realtà, causa le sostanze che abbiamo rilevato,
possiamo affermare che non appartengono all'agente
Mulder, che pertanto è da ritenersi non colpevole".
Sanderson tentò di controbattere, ma ormai la sua era
una causa persa. I giurati si ritirarono in camera di
consiglio ed emisero il verdetto: Non colpevole perché
il fatto non sussiste.
Ellen strinse la mano al suo assistito:
"Congratulazioni!"
Mulder teneva Scully sotto braccio e le sussurrò in un
orecchio:
"Che bello, torno a lavorare con te!"
Debbie Russell si avvicinò a loro due e disse:
"Vi prego, scoprite chi è stato a fare quella cosa
a mia sorella, deve pagare!"
"Te lo promettiamo"
"Signore,
abbiamo una pista, forse, per indagare...", Fox
Mulder, tornato al lavoro, fissava negli occhi il suo
vicedirettore.
"Riguardo alla storia di Becky Russell?"
"Sì".
"Di che pista si tratta?"
"E' una pista, non possiamo dirle niente di più!"
"Mi sembra che lei abbia rischiato già abbastanza,
ma in ogni caso le do il permesso di indagare..."
"Grazie signore di questo e di tutto!"
Fox Mulder lanciò un'occhiata a Dana Scully e le sorrise
con tenerezza. Skinner ormai sapeva e disse:
"Vi ricordo cosa stabilisce il protocollo riguardo
alle relazioni private... e mi congratulo con lei!"
In ascensore, di colpo, Fox strinse a sé Dana e la baciò
con passione:
"Mulder!", protestò lei, "sai cosa ha
detto Skinner!"
"Sì, ma qui siamo soli, e quindi... e preparati che
uno di questi giorni ti farò un'improvvisata in ufficio
che non ti immagini... voglio benedire le nostre
scrivanie con il nostro amore!"
Dana Scully sorrise, mentre una vampata di piacere la
prendeva, pensando a come sarebbe stata quella cosa tra
di loro: si vedeva riversa sulla scrivania, mezza nuda,
con lui tra le sue gambe... Vacillò un attimo e lui la
sostenne:
"Calma... dobbiamo lavorare.... Ma stasera..."
Davanti al
parcheggio incontrarono Anthony Brown:
"Vorrei venire con voi, posso?"
"Non possiamo mettere a repentaglio la vita di un
civile... e si ricordi che lei non può scrivere tutto
quello che vediamo..."
Anthony finse di accettare, ma poi si mise dietro di loro
in macchina e li seguì.
L'indirizzo del magazzino portava fuori, in un posto
isolato. L'edificio risaliva al tempo della guerra, e
sembrava abbandonato, ma intorno aveva del filo spinato
messo di recente. C'era un cancello, ed era aperto. Con
circospezione, Mulder e Scully entrarono dentro. Era
tutto calmo, e silenzioso, e sembrava abbandonato. Non
c'erano tracce di niente. Ma di colpo, notarono una
botola sotto un corridoio:
"Mi calo sotto!", disse Mulder, notando che
c'era una scala.
"Io ti seguo!", disse Scully.
Scesero lungo la scala e si trovarono in un corridoio,
tutto bianco: lo percorsero ed arrivarono in una stanza,
una stanza enorme, dove rimasero senza parole. C'erano
vari contenitori trasparenti, e dentro ognuno c'erano
esseri umani in vari stadi, da feti a persone adulte. In
mezzo alla sala, c'erano provette, microscopi, vasche di
azoto congelato.
"Un laboratorio di clonazione...", disse
Mulder, guardando con terrore misto a meraviglia tutto.
Scully lo seguiva, anche lei intenta, e sentì una mano
che la afferrava e le puntava una pistola alla tempia
quando ormai era troppo tardi.
"Mulder!" non aveva ancora imparato a chiamare
per nome il suo amante.
Un uomo la teneva sotto tiro:
"Guarda chi si vede... chi dovevo screditare...
l'agente Fox Mulder che è venuto a trovarmi e ad
ammirare la scoperta del secolo... i miei splendidi cloni..
peccato che siano violenti, ma sono perfetti per fare i
lavori sporchi, non crede? Ma mi sa che voi due dovrete
essere eliminati da me... E non ci saranno testimoni..."
"Si sbaglia!", disse Anthony Brown, spuntando
fuori con la macchina fotografica, "io la denuncerò
al mondo!"
"Oh un eroe!", fece l'uomo, sparandogli contro
e poi ripuntando la pistola contro Scully.
"Sa agente Mulder che la sua collega è davvero
carina... credo che prima di ammazzarvi mi divertirò un
po' con lei, e le prenderò un po' di tessuto per creare
un clone... con lei è stato così facile, mi è bastato
rubare del suo sangue da una provetta di un esame..."
"Ma è impossibile clonare un essere umano!",
disse Fox Mulder.
"Dopo una vita di ricerche è possibilissimo!",
fece l'uomo, strappando con la mano libera la camicetta a
Scully. Mulder trasalì: doveva fare qualcosa...
"Tu non sei uno stupratore, vero? Ma ti divertirai,
e guai a te se fai scherzi...", fece l'uomo, tirando
su la gonna e strappando la biancheria intima sotto.
Mulder trattenne le lacrime a stento ed urlò:
"Prova anche solo a sfiorarla e vedi!" e sparò,
colpendo la mano che stava offendendo Scully. L'uomo urlò
e mollò la presa: lui sparò di nuovo, l'uomo ferito
tentò di riafferrare Scully, per un'ultima offesa, ma
qualcuno gli fece saltare il cervello. Mulder alzò lo
sguardo, mentre si buttava su Scully, la aiutava a
ricomporsi. Era Krycek:
"Fatto il 50 per cento del lavoro... Kurtz era da
eliminare. Qui finisco io, voi uscite, dovete portare il
tipo dal dottore, ha perso sangue..."
Mulder si avvicinò al suo nemico: poteva essere
l'occasione buona per arrestarlo, una volta per tutte:
"Ti ho salvato la vita, quel ragazzo sta morendo, io
devo finire il mio lavoro, vattene!"
Scully disse:
"Mulder, ti prego, andiamocene..." e compose
sul cellulare il numero del Pronto Soccorso per Anthony.
Qualcuno nell'ombra li osservava. Qualcuno che aveva
giurato fedeltà a Kurtz. Qualcuno che ora doveva
vendicarsi su quei due. Qualcuno che sgattaiolò via
prima che Alex Krycek prendesse un paio di provette e
desse poi fuoco al laboratorio.
In ospedale
i medici, pur non sciogliendo la prognosi, diedero buone
speranze di ripresa ad Anthony.
"Agente Mulder", disse il giovane con un filo
di voce, "cosa scrivo per il mio giornale?"
"Scrivi che era una manovra per screditarmi, ma non
raccontare del laboratorio..."
"D'accordo".
Becky entrò
in camera di sua sorella Debbie, che stava studiando.
"Guarda che disegno che ho fatto!"
"E' bellissimo!" Sullo sfondo di un tramonto
sul mare, una coppia, girata di schiena, si stringeva.
Era il primo disegno che Becky faceva dopo il fatto.
"Voglio regalarlo a Fox e Dana!", disse lei.
"Ottima idea! Andiamo a trovarli, che ne dici?
L'agente Scully non sta lontana da qui!"
Dana Scully
tirò fuori la scatola del riso alla cantonese ed iniziò
la sua preparazione. Fox sarebbe arrivato di lì a poco.
Il suo Fox. Insieme da una vita, insieme sempre,
sarebbero rimasti insieme. Era una sensazione stupenda,
quella che provava. Sentì bussare: era lui. Strano,
aveva le chiavi, ma poi pensò che era solo un modo
romantico.
Lui entrò. Non la abbracciò, era gentile, ma strano.
"Tutto bene?", chiese lei.
"Sì... Ho sete, mi daresti un bicchiere d'acqua?"
"Va bene!", disse lei andando verso la cucina.
Lui era dietro di lei. Voleva l'acqua... come
l'aggressore di Becky... Di colpo Dana ebbe paura: si girò,
ma lui le fu addosso. Le mise le manette, come a Becky e
la sbattè sul tavolo. No, lui non era Fox Mulder, non
poteva.
"Cagna!", le urlò in faccia,
schiaffeggiandola, "ti odio, mi hai rovinato la
carriera, sei cattiva, hai ucciso quello che amavo!"
"Tu non sei il mio Mulder!", disse lei di
rimando, cercando di divincolarsi.
"Non sono il tuo Mulder, ma ti piacerò di più!",
fece lui, iniziando a strapparle gli abiti. Le pizzicò i
seni, le tolse a forza le mutandine, mentre lei cercava
di reagire, senza riuscire. Quei cloni era macchine per
uccidere, quello era il sopravvissuto, e non poteva
sconfiggerlo.
Vide lui che con un sorriso malvagio tirava fuori da una
tasca un pene di plastica: come per Becky. Stava per
affondarlo in lei, insultandola con tutti gli epiteti
possibili, quando da dietro fu bloccato dal vero Mulder.
Dana si alzò sul tavolo, cercando di liberarsi dalle
manette: vide i due uomini lottare, il vero Mulder avere
la peggio ma colpire l'altro in modo che il suo sangue
falso uscisse da lui. Corse in suo aiuto, colpendolo con
le manette in testa, ma niente.
"Scully, prendi lo stiletto!", urlò lui mentre
veniva quasi soffocato. Lo stiletto era in salotto,
Scully tentò di andarlo a prendere ma fu placcata dal
clone, che aveva quasi del tutto tramortito Mulder e che
ora voleva divertirsi con lei. Li vide sopra di lei,
pronto a violarla, a farle male... E poi lo vide
collassare per terra... Debbie e Becky Russell erano
dietro di lui, con lo stiletto in mano.
Il clone si muoveva ancora, ma l'avevano colpito vicino
al punto mortale.
Becky lo ricolpì di nuovo e poi di nuovo e di nuovo
ancora, urlando contro di lui, mentre tutta la sua paura
svaniva.
"Grazie", sussurrò Scully alle due ragazze,
mentre prendeva la mano a Mulder, che piano piano si
riprendeva e le sorrideva.
"Avete bisogno di un medico!", disse Debbie,
componendo il numero di telefono.
In ospedale
furono curati delle contusioni e poi messi nella stessa
stanza. Delicatamente si tesero le mani, intrecciandole.
"E' bello lavorare con te, agente Scully!"
"Lo stesso dicasi per me, agente Mulder!"
L'Uomo che
Fuma osservò i campioni portati da Krycek:
"I cloni erano imperfetti, vanno modificati...
Eccoti l'assegno e sparisci per un po'!"
C'era ancora molto da fare, ma Kurtz non aveva lavorato
male. Peccato i dettagli... Ma tanto era stato punito, e
tutto ora era a posto.
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