UN GRIDO NEL TEMPO

 

Fox Mulder imprecò tra i denti. Quell'idiota di camionista dove era finito? Aveva lasciato il mezzo al centro della strada, di modo che lui e le auto dopo erano imbottigliati. Era ormai mezz'ora che era così fermo: erano le nove e un quarto passate, in ritardo come sempre.
Finalmente il camion si mosse. Di sfuggita, a Mulder sembrò di riconoscere il guidatore. Ma forse stava diventando troppo paranoico.
Di corsa, arrivò nel parcheggio esterno riservato agli agenti federali. Posteggiò e poi si diresse verso l'entrata. C'era Will, il guardione. Alzò gli occhi e vide che lo fulminava con lo sguardo. Poi vide che componeva in fretta un numero sul telefono interno. Mulder passò oltre. Due agenti che conosceva di vista gli vennero incontro. Gli sbarrarono la strada. Lo guardavano con odio e costernazione.
Fox Mulder sapeva cosa pensavano di lui, ma gli sembrava che stessero esagerando. Uno dei due lo placcò e tirò fuori le manette.
"Cosa fate? Cosa volete?", balbettò Mulder.
"E hai il coraggio di chiederlo!", disse l'altro, "dopo quello che hai fatto mezz'ora fa! Bastardo!" e lo colpì in pieno volto.
L'altro agente iniziò con la solita solfa:
"Fox Mulder, la dichiariamo in arresto. Lei ha diritto ad un avvocato. Ha diritto a rimanere in silenzio. Ogni cosa che dirà potrà essere usata contro di lei in tribunale.."
"C'è un equivoco! Chiamate Scully!"
"Che coraggio a chiedere di lei dopo quello che le hai fatto, porco!", disse l'agente che l'aveva già colpito ricolpendolo di nuovo. Mulder non capiva: era reato arrivare tardi al lavoro? E cosa aveva fatto a Scully?
Un fotografo scattò un paio di foto. I due agenti lo trascinarono all'interno. Mulder vide la disapprovazione sugli occhi di tutti i presenti. Un'agente donna lo guardò con odio puro.
"Cosa è successo, cosa è successo?", chiese disperatamente mentre lo trascinavano sull'ascensore.
"L'ho sempre detto che eri un porco depravato!", continuò uno dei due agenti.
Nel corridoio del terzo piano c'era Skinner. Mulder non l'aveva mai visto così furioso. I due agenti lo portarono davanti a lui.
Skinner lo guardò:
"Perché l'ha fatto? Perché a lei?"
"Cosa ho fatto? Io sono arrivato cinque minuti fa, ero imbottigliato nel traffico..."
"Vuole dimenticare quello che ha fatto, agente Mulder? Mezz'ora fa sono sceso nel vostro ufficio. Ho aperto la porta.. e lei aveva placcato l'agente Scully contro il muro, e la stava umiliando e violentando! L'ha massacrata di botte, le ha strappato i vestiti, ed era lì a farle subire i peggiori oltraggi. E' riuscito a fuggire, mentre io la soccorrevo... Vuol mica dire che se ne è dimenticato..."
Mulder iniziò:
"Signore, io mezz'ora fa ero imbottigliato nel traffico..", poi di colpo realizzò. Qualcuno con le sue sembianze era entrato nel loro ufficio, aveva messo le mani addosso a Scully, l'aveva picchiata.. e poi.. no! Nel suo corpo.... Vacillò mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime:
"Non centro niente.. Scully, dove sei? Dove l'avete portata, cosa le avete fatto?"
"E' al sainte Catherine Hospital.. piena di lividi, lacerazioni e ferite...."
Quelle tre parole, lividi, lacerazioni e ferite diedero il colpo di grazia a Mulder. Si accasciò per terra in lacrime. Qualcuno l'aveva colpita, fino a farle male.. E poi aveva osato prenderla con la violenza, ferire il suo intimo... Lui la amava. Lui la desiderava, fino a starne male. Ma non poteva farle una cosa così. Non poteva concepire di averla con la violenza. Lui sognava di averla con la dolcezza.. Di coprirla di baci, prima e dopo, di stimolarla piano, finché lei non si fosse aperta a lui. Sognava anche cose passionali, baci incredibili, piccole costrizioni per giochi sempre più audaci e completi. Sognava ogni parte del suo corpo, sognava di sentire il duro dei suoi seni contro la sua bocca, il suo umido e il suo miele.. Ma ora era terribile...
Skinner lo guardò perplesso per un attimo. Se non l'avesse visto.. Ma lui aveva visto, visto eccome.
Aveva aperto la porta, e mentre arrivava sentiva dei gemiti soffocati e una voce che insultava.
Quella scena.... Scully impalata contro il muro, con collant e mutandine strappati a terra, la camicetta aperta sui seni, il volto pieno di lacrime e di sangue, perché l'aveva colpita più di una volta. E Mulder oscenamente dentro di lei, che mormorava parole orrende mentre le faceva male... Stava venendo mentre lui era entrato, con un urlo osceno, che si mescolava con il gemito di dolore e di umiliazione di Scully. E Mulder l'aveva lasciata contro il muro, sporca di sangue e di sperma, fuggendo via dall'ufficio. Skinner aveva chiamato subito un'ambulanza. E Scully era talmente spaventata e terrorizzata che non aveva permesso né a lui né all'infermiere uomo di toccarla. Aveva subito chiamato sua madre. Ed era rientrato, Mulder doveva pagare. Ma quell'atteggiamento lo stravolgeva. Era distrutto.
"Non voglio scandali", continuò Skinner, "chiamerò io lo sceriffo della contea. E fino a quel momento terrò Mulder in consegna".
Mulder fu trascinato nell'ufficio del vicedirettore. Era inebetito. Ma un pensiero gli attraversò la testa. Li avevano incastrati. Con lui fuori dai piedi e Scully distrutta, avrebbero avuto mano libera. Lui non doveva permetterlo. Doveva fare qualcosa. I Gunmen...
"Posso fare la mia telefonata?", chiese a Skinner.
"Sì".

I Gunmen arrivarono subito ma non potevano fare molto.
Byers disse:
"Conosco tramite e-mail un avvocato che è in gambissima, da sempre in lotta per i diritti civili. Potrei chiedere a lui…"
"Io sono innocente, mi credete?"
"Questa volta ti hanno incastrato ben bene", disse Langly, "noi ti crediamo ma capisci che non è facile".
"Guarda che però se ci menti è la volta che ti ammazziamo!", disse Frohike, "fare quello a Scully!"
La frase fece ripiombare Mulder nella depressione più nera: non poteva aiutarla, non poteva vederla, non poteva fare niente.
Ormai i pochi minuti concessi a Mulder per parlare con i suoi amici svanirono.
Skinner entrò e disse:
"La trasferiranno come misura cautelativa nel carcere federale di Fitzburg, poco fuori di qui".
Mulder tremò: in carcere.
"Starà in una cella di isolamento, in attesa che arrivi il suo avvocato. Purtroppo per una serie di ragioni, non ultima l'efferratezza del crimine di cui è accusato, non possiamo lasciarla in libertà".
"Scully come sta?"
"E' sotto controllo in ospedale. E comunque siano andate le cose, non direi che è il caso che voi vi vediate!"
Mulder abbassò il capo mentre gli venivano rimesse le manette e veniva portato via. Fuori i soliti reporter lo riempirono di foto impietose.
I Gunmen si guardarono tra di loro e dissero:
"Solo un miracolo può tirarlo fuori!"

La macchina federale stava portando Mulder in carcere. Ormai erano fuori Washington e stavano per imboccare la strada secondaria che li avrebbe portati a destinazione. Al torpore iniziale si era sostituita una rabbia cieca: non potevano rinchiuderlo e lasciare Scully sola, lui era innocente, non aveva fatto niente, e non era giusto, non era giusto!
L'autista imprecò perché un'auto gli aveva tagliato la strada e dovette inchiodare di corsa. Dall'altra auto scesero tre persone, armate fino ai denti.
Mulder ebbe tempo di intravedere il volto di Krycek su uno dei tre prima che quelli sparassero qualcosa di narcotico che lo stordì. Lurido bastardo.. allora c'era lui sotto, doveva immaginarselo…

L'infermiera uscì dalla stanza e Scully si accomodò sui cuscini. Aveva mangiato un po' di brodo e di frutta perché di colpo sentiva il bisogno di essere lucida. I lividi che aveva addosso le dolevano così come anche le ferite interne, ma lei doveva ragionare.
Quel mattimo il suo collega Fox Mulder era entrato nel loro ufficio e l'aveva stuprata, per poi scappare ed essere arrestato poco dopo. Una cosa terribile, ampliata dal fatto che a compiere quell'atto ignobile era stata una persona che lei stimava e a cui voleva bene. Mulder… quella bestia violenta che l'aveva profanata e picchiata… come poteva essere il suo Mulder?
Scully cercò con uno sforzo doloroso di riandare con la mente a quella mattina. Aveva una voce strana mentre le urlava addosso quelle parole.. e sembrava un automa.. un robot..
Mulder.. lei voleva bene a Mulder.. lo amava.. e non poteva crederlo capace di una cosa del genere. Lui che non aveva mai il coraggio di parlare con lei a quattr'occhi se non di lavoro… No.. quel mostro… non poteva essere Fox Mulder.
In quel periodo stavano lavorando su un caso che lui stesso aveva dichiarato di poca importanza, cioè i movimenti strani intorno ad un magazzino abbandonato da anni a Holana, alle Hawaii. Ma il loro lavoro dava fastidio a molti, e lei lo sapeva bene. E se quello fosse stato l'ennesimo tentativo di metterli fuori gioco?
Ora Mulder era in carcere. Ma lei non doveva arrendersi. Sapeva che quel Mulder era innocente. Glielo urlava il suo cuore. Scully concesse a se stessa di piangere. Poi da domani avrebbe lottato.

Mulder si scosse: era in una stanza di motel, si sarebbe detto, e Krycek era di fronte a lui.
"Figlio di puttana, schifoso di merda, cosa cazzo vuoi da me?" scattò appena aprì gli occhi e lo vide.
"Mulder, ti prego, modera i termini. Io sono qui per aiutarti!"
"Come no, ci sei tu dietro a questa cosa, confessa!" e gli tirò un pugno.
"Ascoltami, Mulder. Vi hanno incastrato. Ti hanno incastrato. Ma io posso aiutarti".
"Chi ci ha incastrato?"
"Loro. Il gruppo di alieni dominante. Sai quel caso a cui state lavorando senza particolare sprint tu e Scully?"
"Sei informato sul nostro lavoro? Bastardo!"
"Quel magazzino che a te sembra tanto insignificante nasconde nelle sue fondamenta qualcosa di incredibilmente pericoloso. Non so da quanto è lì, forse da sempre, rapportato con il tempo degli esseri umani, c'è lì sotto una sorta di arma potentissima di origine sconosciuta. Qualcuno vi ha messo sulla strada, e dato che i nostri amici alieni vogliono riattivarla, hanno pensato bene di mettervi fuori gioco in questo modo."
"Alex, queste storie valle a raccontare a qualche fumettista!"
"E' la verità. Dobbiamo scoprire come disattivarla. Tu mi aiuterai, e io aiuterò te. Tornerà tutto come prima… anche con Scully, tu proverai l'innocenza. Non hai altra scelta."
Mulder cercò di replicare. Ma il nome di Scully gli fece cambiare idea. Poter far tornare tutto come prima.. poter stare per sempre con lei…..
Ma lei lo avrebbe ancora voluto? Tanto valeva cercare di cambiare il suo destino.. tanto sapeva che comunque non poteva vivere senza Scully.
Mulder annuì e Krycek gli porse una parrucca e una barba finta:
"Mettiti questi. Dobbiamo partire per le Hawaii".

Scully si svegliò presto il mattino dopo e chiese alle infermiere di vedere il medico per essere dimessa: non stava così male da rimanere in ospedale e aveva bisogno di agire. Firmò il permesso ed uscì, trovando fuori Skinner.
"Mulder è scappato"
"Beh… rimanga tra di noi ma io sono convinta che quello non fosse Mulder. Lui non mi avrebbe mai fatto una cosa come questa"
"Agente Scully, capisco il suo stato d'animo, ma io so cosa ho visto…"
"Somigliava a Mulder, ma non era Mulder. In ogni caso ci sono delle cose che non mi sono chiare. Desidero tornare al più presto al lavoro".
"Agente Scully, lei è sconvolta.."
"Sono sconvolta pensando che tutto questo è una macchinazione!"

L'aereo stava facendo dei grossi giri sopra Honululu. Alex Krycek si lasciò scappare una piccola risata.
"Perché ridi?", chiese Mulder, sempre sospettoso.
"Perché chi ci vede pensa che siamo due gay.. meglio così…"
"Mi sparerei piuttosto che mettermi con un traditore come te", sibilò Mulder.
"Davvero? Beh peccato potrei essere molto carino con te… Su, scherzo, tornerai dalla tua Scully!"
Mulder impallidì:
"Non osare nominarla!"
"Senti.. io sono qui per aiutarti.. poi risolvi tu i tuoi problemi con lei, d'accordo? Io ti aiuto finché posso!"

Appena scesi dall'aereo, Krycek andò a prendere un'auto:
"Il posto è a cinque ore da Honululu, sono le 10 del mattino, per le 3 di oggi potremmo essere lì. Credo che troveremo molte cose lì!"
Passarono davanti ad un'edicola e Mulder notò che su un giornale parlavano di lui.
"Credi che possono averci seguito?"
"Se continui ad avere l'aria della persona braccata senz'altro."
Si misero in marcia. Ad un tratto passarono davanti a un locale con Internet e Mulder fece fermare Krycek:
"Voglio scrivere a Scully e ai Gunmen!"
"E vuoi farti beccare?"
"Io devo scrivere a loro!"
"E va bene: hai un account di posta pubblico? Ti do cinque minuti, non di più!"

Scully entrò nell'ufficio: erano passati solo due giorni da quando… No, ormai era convinta, quello non era Mulder, non poteva esserlo. Prese in mano il fascicolo relativo all'ultimo caso a cui stavano lavorando e si sedette, aveva ancora diverse lesioni che le facevano male. Holana… Hawaii… a questo punto si convinse che era meglio partire e andare là. Per scoprire cosa c'era sotto. Prese il telefono e chiese di Skinner per avere il permesso di partire. Skinner glielo accordò e mezz'ora dopo scese, accompagnato da una giovane agente, che lei non aveva mai visto.
"Le presento l'agente Najda Brown, purtroppo è l'unica persona che posso assegnarle come compagnia."
Scully annuì: strano, doveva essere appena uscita da Quantico, non ricordava di averla mai vista. In ogni caso si sarebbe tenuta in contatto con i Gunmen.
Poco dopo qualcosa lampeggiò nella sua casella di posta: era arrivata posta per lei.
Era Mulder… si firmava Wolf e le diceva:
"Credimi, io non centro. Sto cercando di capire cosa vogliono che noi non sappiamo, tu abbi cura di te nel frattempo!"

Mulder e Krycek arrivarono vicino al magazzino.
Di colpo Mulder chiese a Krycek:
"Tu come fai a sapere tutte queste cose su quell'arma? Non è che è tutto un trucco?"
"Come ti ho già detto una volta, io so molte cose. So tanti di quei segreti che se il mondo li sapesse crollerebbe credo.. Questa volta però c'è dell'altro".
"Cioè?"
"Faccio dei sogni.. come se sapessi tutto di quell'arma… Ho delle visioni, come di cose accadute tanto tempo fa… quell'arma, o cosa è, risale secondo una prima datazione che ho fatto con uno strumento preciso a circa quindicimila anni fa"
"Quindicimila anni fa? Ma è assurdo!"
"No, Mulder, se ritieni che la Terra sia stata colonizzata dagli alieni molto tempo fa…"
Mulder stette in silenzio.
"E io e Scully cosa centriamo?"
"Siete visti come una minaccia… perché c'è qualcosa legato a voi in quell'arma, qualcosa che non riesco a ricordare…"
"Senti, Krycek, io non ti ho seguito fin qui perché tu mi racconti questa sottospecie di racconto di fantascienza!"
"Mulder.. è vero… devi credermi… devi crederci."
"Vabbé facciamo finta!"

Scully vide le Hawaii che si avvicinavano da dietro il finestrino. La sua collega era estremamente efficiente ma silenziosa, l'aveva seguita senza fare domande, premurosa solo che lei stesse bene. Si era fatta raccontare da Skinner la reazione di Mulder e ora anche se avesse avuto dei dubbi li aveva dissipati. Lui non centrava. E sapeva che era lì, ad aspettarla da qualche parte.

Mulder e Krycek attesero che fosse scesa la notte per poi avvicinarsi al magazzino.
Man mano che camminavano in quella direzione, Mulder sentiva strane sensazioni che lo avvolgevano. L'arma.. lui doveva fermare una guerra… Lui e qualcuno che amava.. Ma loro, i nemici, avevano fatto in modo di dividerli e di seminare odio.. e non riuscivano.. e un mondo remoto spariva….
"Anche tu hai quelle sensazioni Mulder?", disse ad un tratto Krycek.
"Quali sensazioni?"
"Di aver vissuto qui una volta, e che tutto sia già successo… Vieni andiamo!"
Il magazzino da fuori era normale. Dentro dovettero scendere nello scantinato per trovare dietro ad una parete sfondata, probabilmente per puro caso. Era un macchinario incredibile… vecchissimo ma sembrava perfettamente funzionante.. e di colpo qualcosa si sprigionò, qualcosa che portò indietro….

Amanis era il sacerdote di quello che poi sarebbe stato chiamato Atlantide e Berinis era la sua sacerdotessa. Erano uniti da qualcosa di più forte dell'amore. C'erano poi Rythr, il guerriero, e Ena, la guerriera, altri baluardi della civiltà. E quell'arma doveva essere fermata già allora, perché altrimenti non solo avrebbe distrutto Mu e tutti i suoi alleati, ma anche loro. E poi c'erano quelle nuove creature, gli uomini, che si stavano sviluppando oltre ogni previsione… E loro non potevano annientarsi.. Ma loro quattro dovevano restare uniti… Ma un inviato di Mu prese le sue sembianze ed usò violenza a Berinis, e lui non poté fare nulla e fu imprigionato.. E l'arma non fu più distrutta e distrusse….

Mulder guardò Krycek e lui annuì:
"Ecco allora perché siamo tornati… ecco che tutto si ripete… Ma qui cosa dobbiamo fare?"
"Beh, cercate di non distruggerla!"
Si girarono: erano arrivati gli alieni, e ce ne era anche uno identico a Mulder. Mulder gli saltò addosso urlando vendetta, ma fu buttato a terra.
"Il nostro piano si ripete", dissero loro, "e questa volta rimarremo solo noi…. Non avete scelta!"

"Ce l'abbiamo una scelta", disse una voce.
Scully aveva compiuto il viaggio con Najda Brown, e man mano che andavano avanti una strana sensazione l'aveva pervasa. La sensazione di conoscerla, da tanto tempo, ma non di essere state colleghe all'FBI.. E poi di colpo aveva ricordato chi era stata, chi era Najda, e perché era tornata lì.
E ora Najda aveva parlato, con la stessa voce di Ena, la guerriera di allora, la loro amica…
Najda tirò fuori dalle tasche del suo giubbotto in pieno stile contemporaneo dei globi di luce e li scagliò contro il gruppo di alieni, che iniziarono a tendersi e a piegarsi, per poi bruciare.
"Ne possono venire degli altri!", disse e tese le mani agli altri tre.
"Solo noi possiamo disattivarla.. noi quattro.. ma soprattutto con la forza di voi due… la fiducia che avete, l'amicizia, l'amore.. dimostrate che non hanno avuto la meglio su di voi per quello che vi hanno fatto…"
Scully mise la mano in quella di Mulder: quello era il suo Mulder.. lui non le avrebbe mai fatto del male, era stata tutta una montatura, sarebbero rimasti per sempre insieme.. e quella cosa accaduta pochi giorni prima si sarebbe dissolta. Mulder guardò Scully: era lei, la sua Scully, e niente poteva togliergliela…
Di fronte a loro quell'arma si dissolse come sabbia… E Najda o Ena crollò a terra.
Krycek si precipitò a sorreggerla:
"Quindicimila anni sono lunghi da vivere… ma ho dovuto farlo… ora è finita… non sono purtroppo una recluta dell'FBI.. Mi rimane una cosa da fare: cancellare alcuni particolari dalle menti di tutti su aspetti poco belli di questo caso… Siate felici, anche tu Rythr, sei tornato senza di me…" Di colpo il suo corpo si dissolse e qualcosa confuse le menti di Krycek, Mulder e Scully.

Diario dell'agente Mulder: il caso su cui abbiamo investigato alle Hawaii rimane irrisolto, e anche nella mia mente e in quella dell'agente Scully c'è una strana confusione di giorni e eventi. Ho fatto l'orrendo sogno di essere stato accusato di averla aggredita sessualmente, ma non c'è riscontro nella realtà. Faccio anche strani sogni su un mondo lontano in cui siamo insieme. Sarà perché adesso stiamo insieme anche nella vita, il nostro non è più solo un rapporto di colleghi e amici. E quando la stringo tra le mie braccia mi sembra che sia destino, che siamo insieme da sempre.
Diario dell'agente Scully: l'ultimo caso ha lasciato la mia mente confusa, non sono riuscita a scrivere un rapporto soddisfacente di tutto quello che è successo. Ho cercato notizie di un'agente federale chiamata Najda Brown, che forse ho conosciuto, che forse conosco da sempre, ma ho scoperto che non è mai esistita un'agente con quel nome. Con Mulder cerchiamo di mettere insieme la conoscenza della verità sul nostro lavoro con i nuovi sentimenti che ci uniscono, e finora siamo riusciti a farlo bene. A volte la notte, quando mi stringo a lui per dormire, ho l'impressione di averlo già fatto tanti secoli fa….


Fine