GRAZIE
DI TUTTO
I
poliziotti se ne sono appena andati, con il cadavere di
Donnie Pfaster.
Quel dannato, fottuto bastardo. Quel dannato, fottuto
bastardo che stava per mutilarla ed ucciderla. Lei, la
mia Scully. La mia adorata Dana Scully.
Meno male che ho sentito il messaggio sulla segreteria.
Sono arrivato a casa sua appena in tempo per vedere lei
che gli sparava. Lei scarmigliata che gli sparava. L'ha
ucciso, grazie al cielo. Ma prima quello ha osato
insozzarla con il suo sguardo, con le sue mani, fare
fantasie su di lei.
L'ha spiata dietro all'armadio, ha visto lei mentre si
toglieva gli abiti, ha visto il suo corpo, la sua pelle....
E poi l'ha picchiata, ha fantasticato su come tagliarle
le dita e i capelli, l'ha legata, ha preparato il bagno
per lei.... Maledetto, maledetto Pfaster.
Maledetto lui, maledetto Duane Barry, maledetto chiunque
ha osato offenderla con le mani e con il pensiero....
Certo che se lei sapesse a cosa penso io quando sono
solo, che voglie che ho... E anche adesso sento dal mio
inguine diradarsi una strana sensazione, mentre mi
avvicino a lei, e la guardo, per essere sicuro che non ha
niente di serio.
"Sono un medico", mi dice lei, e sono così
vicino che sento il suo respiro, "non ho niente di
rotto...."
"Devi avere dei lividi....."
"Credo sulla schiena, soprattutto", dice lei,
allontanandosi da me ed andando in bagno dove vedo che
prende un tubetto di Lasonil.
Carpe diem, dicevano i Latini. Ed io decido di seguirli.
Mi avvicino a lei, e le dico:
"Ti metto io la pomata, non ci arrivi..."
Vedo che ha un attimo di esitazione, poi si tira su da
dietro la casacca del pigiama.
"Meglio se ti stendi sul letto, prona", dico io.
Non voglio approfittarmi della situazione, è solo più
comodo.
Pudicamente, Scully si stende e si sfila la casacca
quando ormai i suoi seni sono fuori dalla mia visuale. Mi
avvicino e guardo.
Dio Mio che pelle stupenda che ha, bianca, con qualche
timida efelide.... E toccarla, è come toccare raso puro.
Ha tre lividi medi, che copro e massaggio con il Lasonil.
Vedo che a parte un piccolo dolore iniziale, lei gradisce.
Mi manda un timido sorriso sopra le spalle, mentre io
continuo a massaggiare, massaggio perché fa bene a lei e
fa bene a me, mi fa sentire in paradiso fare questo.
In basso, qualcosa in me sta diventando troppo duro. Non
è la prima volta. In ufficio spesso basta che lei mi
guardi perché giù di là capitino cose imbarazzanti.
Per non parlare di quella volta famosa delle punture di
insetto in Oregon, lì veramente è stato epico. In
questo momento sono sul suo letto , inginocchiato, e ho
lei mezza nuda davanti a me. E la sto toccando.
Non deve accorgersene, non voglio che se ne accorga, non
voglio offenderla e ferirla.... Mi mordo il labbro e
continuo a massaggiare. Il mio inguine la sfiora, spero
non si accorga di niente, non lo senta...
"Le gambe ti fanno male?", le chiedo
timidamente.
"In alto, verso le cosce", sussurra lei, e poi
torna silenziosa. E' terribile cosa è successo...
Per non parlare di cosa poteva succedere.
"Sfilati i pantaloni", mormoro io e mi giro
dall'altra parte, per non metterla a disagio.
"Sono pronta". Mi rigiro. Lei è sempre prona,
ed ora la vedo in tutta la sua bellezza.
Ha tre lividi, due da una parte, uno dall'altra, per
fortuna piccoli, sulle cosce. Vicino alle natiche, quelle
natiche perfette, che mi fanno impazzire. Sembrano un
frutto proibito, il desiderio di baciarle, leccarle e
morderle è fortissimo.
Passo i miei occhi sopra di lei, come a volerla
purificare. Sì a volerla purificare di Donnie Pfaster e
di tutti gli altri bastardi che l'hanno rapita,
malmenata, martoriata. Poi le massaggio i lividi,
sfiorandole ogni tanto le natiche. Lei non sembra essere
imbarazzata, mi lascia fare. Delicatamente avvicino la
mia testa al suo collo e la bacio.
Poi scendo giù, sempre premendo le labbra sulla sua
spina dorsale, fino alle natiche, che ha sempre tenuto
pudicamente chiuse, insieme alle cosce, per non farmi
vedere i suoi segreti. Gliele bacio e poi scendo a
baciarle le gambe, fino ai polpacci e ai piedi, che copro
letteralmente di baci.
Vedo che lei trema, si rilassa, allarga leggermente le
cosce. Non voglio averle fatto del male...
Le mormoro scusa, lei dice di niente, e mi chiede di
massaggiarla ancora. Piano piano noto che si è sollevata
leggermente, ed ha divaricato le gambe...
Deglutisco e poi guardo... Vedo piano piano i suoi
segreti venire fuori... Lì non le ha fatto niente, ma
l'ha guardata, l'ha guardata... La sto guardando anch'io,
da vicino... E sento il suo odore, sento il suo sapore...
E il mio inguine diventa di colpo di granito, di colpo....
"Scully", sussurro, "ascolta, forse è
meglio che me ne vada..."
"Resta con me", dice lei, "resta con me..."
Non ha finito di parlare che la mia mano la tocca,
proprio lì. Si insinua tra le sue cosce, ed inizia ad
esplorare, insistentemente. Lei si aggiusta in modo che
possa farlo con facilità, sollevandosi ed aprendosi. Le
sfioro il clitoride, una, due volte, poi comincio a
tormentarlo, a premerlo, a farlo muovere, finché non
sento che è eccitato, eccitatissimo. Poi entro in lei
con le dita. E' stretta, è tanto, troppo tempo che non
fa l'amore, sento che geme leggermente, che ha una
strizza, non voglio farle del male, ma è troppo bello
avere le mie mani in lei... Muovo le dita sia dentro che
fuori, massaggiandola, finché non sento un altro gemito
e non capisco che lei sta venendo... Mi benedice con il
suo miele...
Dio cosa ho fatto?
Lei mi guarda e mi sussurra:
"Grazie!"
Si mette su un fianco e si fa guardare, anche da davanti...
Poi è lei a stringermi, ancora vestito... E io la bacio,
la bacio e la accarezzo, guardo in un attimo di dovere se
non ha lividi anche davanti, le massaggio quello che ha
vicino allo sterno, e poi sempre stretto a lei cominicio
a spogliarmi, a liberarmi di questi inutili vestiti,
finché non sono nudo come lei, e non la stringo, ma non
più per offenderla, bensì per amarla....
E' tale il mio desiderio per lei che dimentico di essere
il doppio come stazza e sono quasi lì pronto a
impalarla, quando un suo gemito mi fa ricordare che devo
stare attento. Mi metto in ginocchio sul letto, le prendo
le gambe, le metto intorno alla mia vita, e poi allora,
solo allora, anche se sto diventando pazzo, entro
delicatamente in lei...
La vedo aprire gli occhi, dimenarsi, sento i suoi gemiti
alzarsi sempre di più finché sia io che lei non ci
troviamo uniti.
Alla fine lei mi guarda, piena di gratitudine. Non mi
odia, non ce l'ha con me, e mi trattiene nel suo letto, e
non solo perché ha paura del buio e dei pericoli.
"Grazie di tutto", mi sussurra, baciandomi ed
accucciandosi tra le mie braccia.
"Grazie di tutto a te", rispondo io, baciandola
ed accogliendola per sempre in me...
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