Si alzò
di scatto dal letto.
Il sudore scendeva silenziosamente lungo il suo viso.
Girò il suo sguardo in quella oscurità così familiare.
Sapeva esattamente dove si trovava e cosa c'era attorno a
lui, lo sapeva con una tale certezza che lo sbalordiva.
Quella era la sua stanza, nell'appartamento dove da tempo
abitava la sua famiglia.
Eppure quella famigliarità, nonostante gli riempisse il
cuore, lo faceva sentire a disagio quella notte.
Ora che era tornato a fare una visita a casa, si sentiva
così inadeguato in quelle sensazioni così comuni.
Dopotutto erano passati tre anni dall'ultima volta che
era tornato e ormai era un adulto, la sua vita era
lontano da quella stanza, lontano da quella casa e
soprattutto lontano da quella città.
Aveva paura ed era da molto che non ne aveva.
Non aveva il coraggio per girare in quelle strade.
Ormai tutti i suoi amici si era allontanati da lui.
Solo Arisu continuava a scrivergli con assiduità, ma
ormai non abitava più lì. Si era trasferita con Rin in
campagna, come avevano voluto. Anche se lui era giovane,
non c'erano stati problemi fra loro.
La loro famiglia era così bella
così stupenda, da
essere risplendente e per questo li invidiava, così
perfetti
da sembrare puri spiriti, vivevano la loro
vita nel delirio della felicità e quando li vide con il
loro bambino e i loro animali domestici desiderò con
tutto il cuore che durasse per sempre. Perché nonostante
sentisse di essere di troppo, nonostante avesse la
convinzione che la sua figura stonava in quel quadro,
voleva molto bene ai suoi vecchi amici e vederli gioiosi,
quasi ingenui, gli aveva fatto ricordare che forse c'era
un obbiettivo possibile nella vita.
Ormai aveva ventisette anni. La sua mente non era più
piena di dubbi e incertezze, le responsabilità a cui era
andato incontro gli avevano fatto dimenticare quello che
era e quello che ogni giorno della sua vita si era
chiesto quando era adolesciente.
Merito di essere qui?
Le sue illustrazioni gli riempivano la testa alcune
volte, talmente tanto, che niente aveva più importanza:
qualsiasi domanda e qualsiasi risposta.
E questo l'aveva aiutato a crescere. Tuttavia non aveva
potuto dimenticare il passato. O meglio i suoi due
passati. Quello di Shyuhkaido sulla base lunare e quello
di Haruhiko Kasama adolescente depresso e complessato.
Sembrava che ne fosse uscito, ma in realtà sentiva le
sue due personalità alitargli continuamente sul collo.
Cercò di ricordarsi il sogno.
E quando le immagini che gli erano state mostrate si
fecero chiare sbiancò.
Aveva visto una ragazza morta accasciata ai piedi di una
strada buia e un essere dalle sembianze umane che
guardava il suo corpo esanime.
Era stata un immagine talmente viva che l'aveva colpito a
fondo, come se avesse sbattuto contro un muro.
E quel muro era ciò che aveva costruito come diga per i
suoi pensieri passati.
I suoi poteri ESP e la sua sensibilità erano la dietro.
Svegliati non stai più dormendo!
Si disse combattuto, eppure quell'immagine anche se
rievocata per sua volontà rimaneva lì, ferma attaccata
alla sue palpebre come chiudeva gli occhi.
C'era qualcosa in quella ragazza e c'era qualcosa in quel
mostro.
Cercò di analizzare il suo sogno con razionalità.
La ragazza indossava una divisa scolastica, simile a
quella della scuola che Arisu, Jimpachi e Issei avevano
frequentato. Il ragazzo era vestito normalmente, casual,
come un adolescente di quei giorni
tuttavia non era
umano, di questo ne era sicuro, non sapeva perché, ma
non era umano.
Non poteva essere un immagine del suo passato.
Eppure
doveva essere un sogno premonitore?
Si accasciò all'indietro, asciugandosi la fronte bagnata.
Nonostante tentasse di pensare in un attimo i suoi sensi
si attutirono e iniziò a dormire.
Quando si svegliò il giorno dopo, dalla cucina lo
raggiungeva un forte odore di caffe. Si alzò e vi si
diresse, trovandovi sua madre intenta a leggere il
giornale facendo colazione. Lo sguardo seriamente
interessato e l'espressione assorta.
Un ondata di ricordi lo assalì all'improvviso, ma lui li
rifiutò alla radice cercando di dimenticarseli, almeno
per un attimo, almeno per mostrare a sua madre un viso
sereno e sicuro. Non doveva più preoccuparsi per lui,
ora che la sua malattia era migliorata non dovevano
esserci più problemi.
- roba da matti!- commentò la madre come lui si sedette
al tavolo.
- cos'è successo?- chiese lui fingendo interesse.
- una ragazza è stata uccisa da qualcosa l'altra notte
non si sa neanche cosa è accaduto, era una ragazzina
delle superiori
-
Haruhiko impallidì improvvisamente, nascondendo
attentamente il suo sguardo spaventato.
Era come nel sogno.
- dove è successo?- chiese riacquistando un po' di
freddezza.
- in un vicolo buio in centro
mamma mia
ormai
non si può più essere sicuri di niente.- continuò.
Il ragazzo si alzò dopo aver bevuto la sua tazza di
caffe e si diresse verso il bagno, voleva lavarsi e
vestirsi il più presto possibile, per poi uscire
all'aria aperta, aveva bisogno di aria fresca, che
facesse un po' di ordine in quello che viaggiava nella
sua mente.
Appena fu in piedi in mezzo alla strada si rese contò di
quello che gli stava succedendo.
Il suo passato stava per saltargli alla gola e allora non
avrebbe più avuto molto da fare.
Cosa posso fare? C'è un posto dove posso rifugiarmi?
Dove il mio passato non riesca a raggiungermi?
Inconsciamente si diresse verso la spiaggia.
Respira Haru, respira
E intanto faceva lunghi respiri.
Si ritrovò in pochi minuti seduto sulla spiaggia,
accarezzando la sabbia morbida.
Non c'era ancora nessuno.
Poi senti delle presenze dietro di lui e si girò di
scatto, inconsciamente angosciato.
Vide delle ragazze in divisa che si stavano dirigendo a
scuola.
Spalancò gli occhi appena riconobbe in una di quelle la
ragazza che aveva visto nel sogno.
Com'era possibile che fosse stato un sogno premonitore?
Non gli era mai successo.
Analizzò le possibilità che aveva davanti, seguirla
facendo la figura del pazzo dicendole di stare attenta ad
un ragazzo dall'apparenza adolescente, vestito casual,
che voleva ucciderla oppure fare finta di niente e vedere
la sua visione diventare cruda realtà.
Nessuna delle due possibilità sembrava soddisfarlo.
Perché? Perché proprio adesso che mi sento più
sicuro deve succedere una cosa simile che mi ricordava il
mio passato? Voglio lasciarlo dietro al mio muro quel
maledetto passato!
Si alzò senza neanche rendersene conto e si mise a
seguire quel gruppetto. Sapeva bene che stavano andando a
scuola, ma tuttavia preso dalle sue supposizioni le pedinò
per tutto il tragitto. A debita distanza osservava
attentamente la ragazza, dai capelli neri e corti, che le
davano una certa aria sbarazzina, lo sguardo perso, non
parlava con le compagne, ma sembrava ascoltare in
silenzio le chiacchiere giornaliere. Il viso era pallido
e dai lineamenti delicati. Intravedeva dei lampi di seria
tristezza in quelle espressioni.
Appena sparirono dietro il cancello si sentì osservato e
girò lo sguardo verso un ragazzo con la divisa maschile
della stessa scuola. Era alto, magro, portava i capelli
corti e biondi in un taglio leggermente allungato sulla
fronte. Lo sguardo però non si scontrava con quello di
lui, bensì osservava il passaggio della ragazza che
aveva sognato. La stava squadrando in un modo strano che
Haru non riuscì a riconoscere. Si sforzò ancora
osservandogli gli occhi scuri, ma niente. Non riusciva a
decifrarlo.
Cosa starà pensando?
Passò oltre al cancello facendo finta di niente e
trattenendo il respiro passò la figura del ragazzo.
Dopo qualche metro la sua vista si appannò, rendendolo
privo di forze. Il suo sguardo si risolse a guardare una
grande luce che splendeva attorno a una figura di
ragazza, non una qualsiasi, ma proprio quella che aveva
visto quella notte e che aveva seguito questa mattina. La
luce si dissolse mostrandogli lo stesso sogno di quella
notte, la stessa identica immagine che si ripeteva più e
più volte nella sua mente.
Il tonfo e il conseguente dolore che lo raggiunse appena
il suo corpo toccò l'asfalto lo riportò alla realtà.
Era proprio davanti alla scuola, davanti al cancello, che
si era convinto di aver superato da un po'. Aveva gli
occhi chiusi e non riusciva a muoversi, cercava di
riprendere il contatto con la realtà, tuttavia i suoi
sensi sembravano averlo abbandonato.
Alcune persone gli si avvicinavano.
Una ragazza con lo sguardo preoccupato lo soccorse,
cercando di parlargli.
- cosa è successo? Si sente bene? È sveglio?- era una
voce schietta, sincera e cristallina, tuttavia non
mancava di una certa profondità.
Aprì gli occhi titubante, aveva la sensazione che fosse
già successa una cosa simile o meglio aveva la certezza
di aver già ascoltato quella voce.
Davanti a lui piegata in avanti c'era la ragazza.
- tutto bene signore?- domandò ancora. Per un attimo lo
guardò negli occhi trattenendo il respiro, li aveva già
visti quegli occhi? Si chiese presa dal panico.
- tutto ben
e
- rispose con la voce impastata.
Era da tanto che non si sentiva male in quel modo, e
doveva essere sembrato un bel po' ridicolo.
Che cosa mi sta succedendo?
Cercò di alzarsi e la ragazza lo aiuto gentilmente a
sorreggersi.
Ci mise qualche secondo a recuperare almeno in parte il
suo equilibrio.
- scusatemi
- disse rivolto alle persone attorno che
iniziarono a diradarsi, lasciandoli soli in mezzo al
cortile.
- cosa le è successo? Un calo di pressione?- chiese lei.
- eh? Oh, non
- poi si bloccò: - può darsi
-
concluse.
Non ha senso farla preoccupare per niente
una
piccola e innocente bugia non guasta.
- dovrebbe fare un visita
si sarà fatto male
cadendo così di botto.- commentò la stessa voce, era
dolcemente preoccupata per la sua salute.
- beh, magari adesso passo dal dottore.- cercò di
osservare gli occhi della ragazza abituandosi alla luce
era strano
i suoi occhi facevano fatica, come se
fosse stato addormentato fino adesso. Erano azzurri gli
occhi di lei, che brillavano di intensità e gentilezza.
Allora perché questa sensazione di terrore?
- dovresti andare
rischi di fare tardi alle lezioni
-
le disse, eppure aveva la sensazione di doverla in
qualche modo conoscere.
- sì
va bene
-
Dopo un piccolo silenzio, Haru si riprese.
- ecco
vorrei ringraziarti in qualche modo
-
disse arrossendo, sapeva bene che impressione avrebbe
avuto la ragazza dopo quello che stava per dire.
Mi prenderà per un maniaco, ma qualcosa mi dice che
devo rivederla.
- accetteresti, che so? Un caffe dopo la fine delle
lezioni, uno di questi giorni.-
Lei lo guardò per un attimo con un espressione
indecifrabile, le sembrava di aver capito che non c'era
niente di nascosto dietro quelle parole
c'era altro
qualcos'altro che non poteva ancora sapere.
- sì, certo.- rispose sorridendo incerta.
- io mi chiamò Haru.- disse porgendole la mano che lei
strinse.
- io sono Yumi
piacere di conoscerti.-
- che ne dici di domani?- domandò ancora, senza perdere
tempo.
- va bene
dove?-
- ci possiamo vedere, quando hai finito, al bar che c'è
vicino alla spiaggia, non so se lo conosci, si chiama
Sebastien.-
- si lo conosco
va bene
ci vediamo lì allora.-
- a domani.- disse allontanandosi titubante.
- a domani.- rispose lei lasciandolo alle spalle e
correndo verso la sua classe.
Potrebbe anche non venire
non si potrebbe darle
della scema se lo fa.
Ma qualcosa gli diceva che aveva capito chi era
anche se neanche lui lo sapeva.
Passò il resto della giornata vagando per le vie della
città. Era in preda alla confusione totale. Cosa
volevano dire le sue visioni? Così vaghe e imprecise,
praticamente incomprensibili. A chi poteva rivolgersi per
avere qualche spiegazione? Pensò ai suoi amici, ma poi
scosse la testa al pensiero, se avesse avuto bisogno di
qualcosa sul loro passato allora avrebbe potuto
contattarli, ma questo riguardava solo i poteri che aveva
ereditato dalla sua scorsa vita. Nonostante fosse
determinato a sapere cosa gli stava succedendo la sua
mente continuava a ripetersi.
Perché? Perché devo affrontare questo da solo senza
sapere cosa fare e dove andare?
Cercava di scacciare quei pensieri, ma questo faceva
delle lunghe e dolorose crepe sul muro che tratteneva i
suoi ricordi del passato.
Se proprio, avrebbe potuto parlare con qualcuno che come
lui aveva ereditato poteri ESP.
Ci pensò un po' su. Rin era fuori discussione, non
voleva riportare alla vita ricordi dolorosi
Jimpachi sarebbe stata la soluzione più adeguata. Come a
rispondere ai suoi pensieri davanti ai suoi occhi lungo
la strada passò una cabina telefonica. C'era un elenco
telefonico. Cercò il numero e fortunatamente lo trovò.
Probabilmente ora il suo amico viveva da solo.
- pronto.- rispose una voce maschile al telefono.
Haruhiko respirò a fondo per farsi coraggio.
- ciao, sono Haruhiko Kasama
sei Jimpachi?- domandò
in preda al panico.
- Haru? Non ci posso credere! Sei proprio tu!- disse la
voce come svegliatasi da un coma profondo, sembrava
arrivare da lontano eppure era diventata così viva come
lo aveva riconosciuto.
- sì, sono io.- disse il ragazzo facendosi sfuggire un
sorriso.
- come va? Dimmi! Come mai hai chiamato così
all'improvviso? Non dirmi che sei in città!-
- sì, sono in città, ti chiamo perché avrei delle
domande da farti
sono in una situazione un po'
spiacevole e forse potresti darmi qualche delucidazione
-
spiegò lentamente, stando attento a sembrare calmo.
- sono a tua disposizione
quando vuoi
-
- non è che verresti subito? Al bar Sebastien
lo
conosci? È quello
-
- sì certo che lo conosco
aspettami lì
il
tempo di prepararmi e arrivo
- lo interruppe.
- bene
allora ci vediamo
-
- a presto Haru!-
- a presto!-
E mise giù, fece un sospiro di sollievo, era andato
tutto bene, l'amico sembrava contento di vederlo. Era
strano sentirsi così imbarazzato, ma dopotutto ancora
non riusciva a fare i conti con il suo passato seppur
lontano e questo lo rendeva nervoso. Incontrarsi con
Jimpachi sarebbe stato doloroso forse, ma non poteva fare
altro
non poteva commettere l'errore di lasciare
morire qualcuno, anche se questo voleva dire affrontare
quello che aveva vissuto sulla luna. Aveva già
abbastanza sensi di colpa con cui fare i conti.
Si guardò intorno e la sua espressione fu stupita. Aveva
camminato un bel po'. doveva prendere la metropolitana se
voleva arrivare presto al bar dell'incontro.
Corse alla stazione e si buttò sul primo treno.
Quando fu seduto al bar fece finalmente un sospiro di
sollievo.
Jimpachi non era ancora arrivato. Era nervoso e in
apprensione.
Mi riconoscerà? Riuscirà a darmi qualche risposta?
Non fece in tempo ad ipotizzare un possibile incontro che
davanti a lui si fermò qualcuno.
Alzò il viso di scatto e tra quei lineamenti ormai
adulti scorse il viso del suo vecchio amico.
- Jimpachi?- chiese perplesso.
Lui sorrise.
- già
come va Haru?- domandò sedendosi di fronte
a lui. Il tavolo era vicino a una vetrina e si poteva
vedere il mare ondeggiare lì vicino.
- bene.- rispose titubante, era così strano, gli
sembrava di essere entrato in un film in bianco e nero.
Perché questo disagio? Perché questa sensazione?
- e tu?-
- non c'è male
allora cosa mi racconti?-
Haruhiko arrossì, non sapeva cosa dire, la sua
personalità di adolescente era saltata fuori
all'improvviso, timida e insicura.
- beh, ti ho chiamato perché ho bisogno di un consiglio
-
iniziò a dire.
Intanto Jimpachi lo guardava tranquillamente. I suoi
occhi era interessati, come quelli di un bambino, ma il
suo viso era così serio da far sentire il ragazzo di
fronte a lui fuori posto.
- dimmi pure
- lo esortò e intanto prese una
sigaretta dal pacchetto che aveva tenuto in mano fino
adesso. La accese e ne tirò una grande boccata.
Haru rimase a bocca aperta, non sapeva perché, ma la
visione di Jimpachi che fumava l'aveva sconvolto.
Era cambiato molto più di quanto si fosse aspettato,
molto di più di quello che faceva apparire.
- fumi?- chiese porgendogli il pacchetto.
- no, grazie.- rispose Haru.
Doveva superare tutti questi piccoli shock che aveva
avuto fino adesso e andare al sodo.
- si tratta dei poteri ESP
-
- beh, non so molto
comunque chiedi pure.-
- mi è capitato giusto in questi giorni di avere delle
strane visioni
mi è capitato di vedere una ragazza
uccisa da un ragazzo, non so se hai sentito, ma è già
successo
quei misteriosi omicidi.-
- sì, certo che ho sentito. Ma se è già successo,
forse sono semplici sogni
-
- il problema è che io non ho sognato la vittima di ieri
o di qualche giorno fa, ho visto stanotte una ragazza che
ho incontrato per la prima volta poco fa, l'ho
riconosciuta e l'ho seguita e ho avuto un'altra visione
-
Jimpachi ebbe una reazione che il suo interlocutore non
si sarebbe mai aspettato dal suo vecchio amico,
considerando il tempo che avevano passato insieme. Alzò
il sopracciglio e lo guardò scettico.
Shyuhkaido lo osservò deglutendo a fatica, era una cosa
incredibile, cosa mai poteva essere successo a Jimpachi
per renderlo così privo di fiducia nei suoi confronti?
- non mi credi?- chiese in preda al panico.
Lo sguardo di Haru era tornato quello del depresso
adolescente di qualche anno prima e Jimpachi si sentì in
colpa guardando in quegli occhi spaventati.
Lui era cresciuto e aveva visto i ricordi della luna
diventare da vivide e quasi palpabili visioni a pallidi
sogni lontani, era arrivato a dubitare che tutto fosse
accaduto, nonostante alcuni ricordi fossero tuttora
seriamente dolorosi. Adesso davanti a quella paura così
simile a quello che aveva visto negli occhi di Haru gli
anni passati tutto quello che aveva sepolto ritornò a
girare vorticosamente nella sua testa, tanto che si sentì
mancare. Spense la sigaretta e si portò una mano alla
fronte.
- ti credo Haru.- disse semplicemente volgendo lo
sguardo, non poteva più sopportare quegli occhi così
giovani.
- però non so come aiutarti
- pensò un attimo ai
tempi del liceo, ai tempi di Arisu e Rin, della base
lunare e dei codici, si era perso nella sua testa, quando
all'improvviso un'illuminazione.
- ma certo! Una volta Mikuro aveva detto che alcune
persone dotate di ESP potevano avere delle premonizioni,
simili a sogni o a visioni, certo, però non ha detto
altro
-
- Mikuro?-
ma certo! Nessuno può essere più esperto lui, ma da
quanto ne so è in America adesso. Che sia tornato?
- non era negli Stati Uniti?-
- dovrebbe essere tornato
ma non te lo giurerei
dovresti chiedere a Tamura
non era un tuo grande
amico?-
Tamura.
Tamura in fondo era sempre stato presente con lui, ma in
questa situazione non aveva neanche pensato di chiedergli
niente, e non voleva neanche farlo, ora che la sua vita
cominciava a scorrere normalmente non era il caso di
tormentarlo. Sapeva che si era sposato con Ayako e che
avevano avuto una bambina, e poi via con gli anni aveva
sempre ricevuto una cartolina di auguri a capodanno e
qualche telefonata sporadica. E nonostante i contatti non
fossero così frequenti si era sempre sentito legato a
quell'uomo ed era sicuro che fosse lo stesso per lui.
- beh, ma loro abitano a Kyoto adesso, si sono trasferiti
qualche mese fa
non penso di riuscire a
contattarli, sono ancora pieni di roba fare
- spiegò.
- l'ultima volta che ho sentito notizie di Miruko le ho
sentite da Sakura e Issei
- si ricordò Jimpachi.
- dovresti andare da loro! Penso che sarebbero felici di
rivederti
- disse sorridendo e per un attimo ebbe
l'impressione di essere tornato indietro nel tempo.
- abitano qui?-
- sì, non è molto
lontano, due minuti di metro
si sono anche loro
trasferiti in una nuova casa, proprio davanti al liceo
-
- vivono insieme?- domandò.
- sì, da un bel po' ormai.-
- davvero?-
- sì, ma non si sono ancora sposati
dicono che lo
faranno quando avranno tempo
Issei è barbiere da
un po' e Sakura ha fatto carriera, è una donna manager
ormai
-
- non ci posso credere!- commentò Haru sorridendo.
Quanti cambiamenti, quante cose che non so
come
posso non pentirmi di non aver mantenuto i contatti con i
miei compagni della base lunare. Eravamo molto uniti una
volta
- andrò da loro
ma dimmi un ultima cosa, sai
qualcosa di Daisuke?- era l'unico di cui ancora non
sapeva niente.
- no, non lo sento da anni ormai, penso che si sia
trasferito
voleva partire per l'estero o almeno così
aveva detto l'ultima volta che l'ho visto.-
- capisco, speriamo che si stia divertendo!- disse
alzandosi.
- ora devo andare
grazie Jimpachi.- disse
sorridendo dolcemente.
L'amico lo guardò andarsene, alla fine non gli aveva
neanche detto quello che faceva adesso e la stessa cosa
valeva per lui. Ma in fondo non aveva importanza. Ognuno
di loro aveva la loro vita adesso e si erano divisi l'uno
dall'altro. A ripensare tutto quello che avevano passato
faceva un po' male la sensazione di essersi persi, ma
qualcosa nell'animo di Jimpachi diceva che era giusto così.
Anche se erano lontano, qualunque membro della base
poteva sapere che dei buoni amici ci sarebbero stati per
lui. Potevano anche essere lontani, ma nessuno di loro
poteva ignorare di avere due passati in comune con tutti
gli altri compagni.
Il telefonino iniziò a squillare nella sua tasca.
Lo tirò fuori e guardò chi lo chiamava. Il cuore iniziò
a battere velocemente.
- pronto, Ayako, dimmi
ce l'abbiamo fatta?- chiese
veloce.
- sì
fra un po' sarai papà mio caro Jimpachi!-
disse la moglie dall'altra parte della cornetta.
Il ragazzo chiuse la comunicazione e si appoggiò al
sedile.
Rise a fondo, per un lungo momento suscitando gli sguardi
incuriositi dai tavoli più vicini.
- sono un papà!-
Arrivò davanti alla casa di Sakura e Issei e la squadrò
un attimo da fuori.
C'era un po' di verde attorno, ma poco curato. Le pareti
giallognole erano state ridipinte da poco, si sentiva
ancora l'odore della vernice fresca. Si avvicinò alla
porta e bussò, sperando di trovare qualcuno in casa.
Guardò l'orario, erano quasi le tre, forse non era l'ora
giusta.
Si girò verso il vialetto e iniziò ad allontanarsi,
quando il rumore della porta che si apriva lo fece
voltare.
Un ragazzo, alto dalla capigliatura lunga e ben curata,
sembrava avere fretta di uscire e aveva in mano un
portafogli e delle chiavi. Si osservarono per un attimo
in silenzio.
Poi il viso di Haru si rasserenò e sorrise.
Il ragazzo aprì la bocca stupito, ma non riuscì a
parlare.
Gli occhi erano gli stessi, erano identici a quello che
conosceva e istintivamente gli venne da ridere.
Rivederlo dopo così tanto tempo è così comico?
- Haru! Non ci posso credere!- urlò Issei abbracciando
il compagno di avventure con affetto.
Lui ricambiò un po' perplesso, non si aspettava una
reazione così calorosa.
- cosa ci fai qui? Non ci vediamo da anni ormai! Non
avevo idea di dove fossi! Non ci sentiamo da secoli!
Cavolo! Che emozione!- parlò tutto di un fiato il
giovane barbiere. Era così lontano da ogni sua
aspettativa di incontro per la giornata, non si sarebbe
mai aspettato una cosa simile.
- sono venuto per chiederti un informazione
- spiegò
titubante Haru.
- capisco
vieni entra che ti offro un caffe!- disse
indicandogli l'interno della casa.
L'altro lo guardò un attimo e sorrise.
- non stavi uscendo?- domandò.
Issei si sentì spiazzato per un momento, poi si ricordò
all'improvviso di qualcosa.
- oh mio Dio! È vero! Devo andare ad aprire il negozio,
e sono già in ritardo!- disse con foga, chiudendo la
porta dietro di se e serrandola con il suo mazzo di
chiavi, che scintillava rumoroso nel silenzio che si era
creato.
Haru tossì per attirare l'attenzione.
- parliamo in macchina, okay? Sono già in ritardo
sono il proprietario e non mi pare il caso di far
aspettare i clienti
ho un bel po' di appuntamenti
oggi, sai com'è
-
Haru accettò, era sollevato non voleva trattenersi
troppo e la durata di un tragitto in macchina era
l'ideale.
In un attimo erano in auto, una berlina grigia,
probabilmente comprata da poco. C'era l'odore della
plastica appena tolta dai sedili e dell'ambiente aerato
per la prima volta.
- ma dimmi, cosa fai?- chiese fingendo di non sapere
delle notizie rivelatagli da Jimpachi.
- faccio il barbiere!- disse fiero.
Haruhiko rise, suscitando lo sguardo sorpreso di Issei su
di lui.
- no, niente
è che è così strano vederti qui
sei uguale a quando eravamo alle superiori
- svelò
senza smettere di sogghignare.
Issei ne venne contagiato e tra le risa ricominciò a
parlare. Era strano, era divertente, ma allo stesso tempo
quelle risate lasciavano un retrogusto amaro.
- cosa ti è successo Haru? Sei completamente diverso da
allora
soprattutto ti vedo molto più sicuro
-
spiegò tornando serio, lo sguardo fisso sulla strada che
stavano percorrendo in auto.
- non lo so
- ammise lui, aveva paura che quella che
aveva avuto il suo amico fosse stata una semplice
impressione.
- beh, mi fa piacere comunque! Cosa fai nella vita?-
- illustrazioni per bambini
-
Issei sorrise contento. Apprezzava a pieno la scelta del
suo amico, non poteva non ammetterlo.
- beh, allora te la passi bene, ti trovo tranquillo
-
- non mi lamento.-
- io non sono cambiato di una virgola, ma tu invece sei
così cresciuto che fai spavento, cos'è sei diventato un
uomo maturo?-
- no, direi di no
-
- non hai conosciuto una ragazza che ti ha messo la testa
a posto?- chiese lanciandogli ogni tanto qualche sguardo
sereno.
- no.- disse secco arrossendo.
- capisco
beh, stai diventando vecchio mio caro
devi darti da fare!-
- beh, è ancora presto per pensarci
- commentò.
- naa, non è mai troppo presto.-
Haru guardò un attimo in silenzio il conducente. Non se
ne era accorto prima, ma in effetti era cambiato, il suo
modo di parlare e i suoi sguardi erano più diretti, più
forti.
In realtà anche lui è cresciuto.
- cosa mi racconti tu invece!-
- niente di particolare
-
- hai una ragazza?- domandò sorridendo tra se e se.
- sì.-
- ah sì? Ed è bella?-
- molto.-
- e non mi racconti nient'altro?-
- Haru non prendermi in giro
scommetto che hai
incontrato Jimpachi che ti ha detto tutto di me e di
Sakura
- rivelò improvvisamente Issei guardando
dritto negli occhi il suo amico e sorridendo.
Lui di risposta scoppiò a ridere.
- hai ragione!-
- allora non fare il finto tonto e chiedimi cosa vuoi
sapere!- disse cercando di trattenere le risate e
mantenendo una faccia in qualche modo rispettabile.
- sto cercando di rintracciare Mikuro, Jimpachi mi ha
detto che forse tu sapevi qualcosa
- spiegò senza
riuscire a trattenere un espressione preoccupata subito
intercettata dall'autista.
- come mai lo cerchi?-
- ho bisogno di una consulenza, si tratta dei poteri ESP.-
- capisco, beh sicuramente lui è la persona adatta.-
- è per questo che lo cerco.-
- l'ho sentito da poco, ogni tanto ci sentiamo per
telefono, è tornato dall'America con una ragazza, mi
pare si chiami Mary e adesso abita qui in città
vuoi che ti dia il numero?-
- sì, grazie
-
- prendi quell'agenda sul cruscotto, c'è una rubrica, è
sotto Mikuro penso.-
Haru cercò sul cruscotto tastando nel cassettino buio e
sentì un copertina di pelle la tirò fuori. Come l'aprì
qualcosa cadde, sembrava un foglio. Lo raccolse in
silenzio e lo guardò. Era una foto. C'erano Issei e una
ragazza dai capelli neri lunghi e alta, dal fisico
asciutto, molto asciutto. Abbracciata al suo amico aveva
uno sguardo triste, nonostante ci fosse una scintilla di
felicità e un dolce sorriso.
- e questa?- disse non riuscendo a staccare gli occhi da
quella figura, c'era qualcosa che lo attirava
incredibilmente, che gli provocava una sensazione di
angoscia e paura nello stesso momento.
Issei guardò la foto e sorrise.
- è mia sorella. È bella vero?-
- sì.- disse Haru sorridendo appena.
Fece una pausa modulando il respiro. Cercava di
allontanare quella tristezza che era inondata nel suo
cuore alla vista di quella vecchia foto.
- è morta due anni fa
-
- oh
- riuscì a dire semplicemente l'altro ragazzo,
che stringeva con forza quel piccolo cartoncino. Sapeva
già cosa aveva provocato la morte di quella ragazza, lo
sapeva, ma allo stesso tempo non poteva saperlo.
- si è suicidata.- disse in un ultimo sussurro.
Haru smise di respirare. lo sapeva, lo sapeva, era quello
che aveva visto in quello sguardo, lo stesso che aveva
nello specchio qualche anno prima lui stesso. E questo lo
spaventava, lo spaventava a morte. Rimise la foto
nell'agenda.
- hai detto che è sotto Mikuro?-
- sì.-
Cercò con le mani che gli tremavano.
Come il fratello di Tamura, come la sorella di Issei
anche io sono uno di loro, ma alla fine li ho
abbandonati, io sono ancora vivo, devo sentirmi fortunato
per questo? Devo sentirmi in colpa o esserne felice?
- eccolo.- disse finalmente trovando il numero di
telefono.
- bene, vuoi che ti lasci alla fermata della metro?-
- mi faresti un gran favore.-
Qualche minuto dopo lui era in piedi e salutava Issei che
si stava allontanando in auto. Si sentiva angosciato,
sarebbe riuscito a continuare nonostante si sentisse già
stanco?
Gli occhi caddero su una cabina telefonica.
Mise qualche spicciolo e compose il numero.
- pronto.- disse una voce familiare dall'altro capo del
telefono.
- pronto? Sei Mikuro? Ciao sono Haruhiko Kasama. Ti
ricordi di me?-
- come potrei dimenticare? Ciao come va?- rispose la voce
di Mikuro, mantenendo la sua proverbiale freddezza.
- bene, ascolta ho bisogno di aiuto
ho qualche
dubbio sui miei poteri ESP, non ci potremmo vedere?-
Il ragazzo aspettò un po' prima di rispondere, stava
pensando.
- quando?- domandò poi.
- il più presto possibile, anche subito se puoi.-
- no, oggi non posso assolutamente, che ne dici se
facciamo domani mattina?-
- va bene.-
- abiti dove abitavi prima?-
- sì
cioè no, però sono a casa da mia madre in
questi giorni
-
- okay, allora vengo io da te, che so? Verso le dieci?-
- va bene.-
- a domani.-
- a domani.-
E riagganciò, stranamente non si sentiva così teso come
quando aveva parlato con Jimpachi o Issei.
Ormai ci ho fatto il callo.
Aveva tanti dubbi nella testa e ancora non poteva credere
a quello che aveva fatto, rintracciare tutti i vecchi
amici, non era da lui, non era mai stato un tipo simile.
Sospirò guardando il cielo e gli venne in mente quella
ragazza.
Chissa cosa vuol dire tutto questo? Centrerà
qualcosa con il nostro passato?
Le sue domande erano senza una risposta, senza neanche un
ipotesi di risposta, era successo tutto troppo
velocemente e lui non aveva neanche un indizio. A parte
uno.
Alcune persone dotate di ESP possono avere delle
premonizioni.
Si alzò, anche la mattina dopo, sudato e sconvolto, ma i
sogni non li ricordava ancora.
Cercò di pensarci, ma niente.
Si alzò nel buio e guardò la radiosveglia. Erano le
nove e mezza.
Cavolo per poco non dormivo fino alle dieci, che
figura se mi faccio trovare ancora a letto.
Aprì le tapparelle e lasciò che la luce del sole
mattutino entrasse nella sua vecchia stanza.
Tutte le volte che faceva qualcosa in quella casa, anche
solo sistemare il letto, i ricordi lo assalivano e non
riusciva ad arginarli, la sua infanzia, la sua
adolescenza, sembravano volerlo tormentare.
Mentre sistemava la stanza e si vestiva, si lasciò
andare ad un ricordo di quando aveva otto anni.
Sua madre aveva fatto una torta e avevano aspettato che
suo padre tornasse per la cena, ma stranamente lui si
faceva attendere più del solito.
Lei gli sorrideva dolcemente, non era per niente
preoccupata eppure lui si sentiva abbandonato.
Si ricordava esattamente quella sensazione che il giorno
del suo compleanno aveva provato con tanta forza da farlo
scoppiare a piangere davanti alla sua figura materna.
Lei lo aveva consolato, ma questo non bastava, era un
bambino e non capiva cosa avesse di più importante suo
padre da fare piuttosto che festeggiare con suo figlio.
Era appena uscito da un attacco di cuore piuttosto forte,
ma non si sentiva meglio e non aveva potuto frequentare i
suoi compagni di scuola che si erano ormai dimenticati di
lui.
Si sentiva così solo
e sapere che anche suo padre
era lontano lo faceva sentire perso.
Brancolava nel buio in cerca di un uscita da questa
solitudine, si sentiva ferito e quella sensazione era
stata talmente forte da essere ricordata fino a quel
giorno.
Dopo che aveva pianto per un ora si era addormentato sul
tavolo.
Qualcuno lo svegliò poi. Suo papa guardava divertito i
suoi occhi rossi, in mano aveva un grande pacchetto
regalo.
- tu non puoi immaginare che fatica ho fatto a trovarlo!-
diceva porgendogli il pacchetto.
Non si ricordava il regalo, si ricordava solo la carta
che lo incartava, gli era sembrata talmente colorata da
brillare di luce propria, con i suoi ghirigori dorati e
la sua splendida lucentezza.
- ciao Haru!- disse Mikuro apparendo improvvisamente
davanti a lui.
Spalancò gli occhi alla vista di quella apparizione
facendo istintivamente un passo indietro.
- Mi-Mikuro!- urlò sconcertato.
- beh, cosa ti aspettavi? Che arrivassi dalla porta?-
domandò lui sorridendo divertito.
Il ragazzo fece una smorfia di risposta, era tanto che
non vedeva un fenomeno del genere e tutto ciò l'aveva
spiazzato.
- le persone normali bussano, o suonano il campanello.-
- ah già, ma era da un po' che non provavo il
teletrasporto e volevo riprovare quella sensazione.
Già, quella sensazione. La certezza del tuo corpo che si
sgretola in mille frammenti che spariscono nel nulla e
solo la tua mente viaggia in un lungo tunnel buio che
sbuca nel luogo che desideri. In effetti era una
sensazione straordinaria, ma l'aveva dimenticata.
- allora di cosa mi volevi parlare?- domandò con il suo
sguardo indagatore il giovane ragazzo dai capelli biondi
e lo sguardo sicuro.
- vieni, beviamo un caffe mentre te lo spiego, ti va?-
- certo.- rispose seguendo il suo amico in cucina.
Non c'era nessuno in casa oltre a loro due.
- tua madre non c'è?-
- no, di solito a quest'ora va a fare la spesa
-
Mise una caffettiera sul fuoco e si sedette al tavolo
davanti a Mikuro.
Spiegò la faccenda sulla ragazza e sulle sue visioni e
poi osservò attentamente la reazione di Mikuro.
Era pensoso.
- ho visto Jimpachi, e mi ha detto che una volta ti ha
sentito affermare che alcune persone dotate di ESP
possono avere delle premonizioni.-
Il ragazzo lo guardò sorpreso.
- no, non è vero
allora ero più giovane e forse
l'ho detto, ma in America ho imparato che le persone che
hanno premonizioni non hanno poteri ESP
e
considerando il fatto che tu ti teletrasporti non puoi
avere doti simili
-
- capisco
ma allora cos'è quello che vedo?- domandò
dubbioso.
- non lo so
può essere qualsiasi cosa
immagini che ti manda qualcuno o visioni del passato
-
- ma come può essere passato? E di chi poi?-
- non lo so
purtroppo non posso aiutarti
ti
posso dire solo di parlare con la ragazza e farti dire
quello che sa.-
- va bene
-
- dimmi è da molto che non usi i tuoi poteri?-
- sì
mi ero praticamente dimenticato di averli.-
- ah, come mai?-
Haru rimase in silenzio.
Come mai? Bella domanda. Come mai? Non posso certo
dirgli che ho costruito un muro con il mio passato e che
non voglio assolutamente guardare indietro.
- ecco io
- cominciò titubante, non aveva nessuna
voglia di parlarne.
- non importa
non sono affari miei. Comunque non
essere troppo preoccupato per quello che riguarda il tuo
passato. È una storia chiusa quella.- disse alzandosi e
sparendo come era apparso.
Il ragazzo rimasto in cucina girava lentamente il
cucchiaino nella tazza e guardava il muro davanti al
quale prima c'era stato Mikuro.
Il mio passato? È una storia chiusa?
no, per lui non era così.
Il passato era un incubo, che ogni volta che si voltava
indietro lo assaliva alla gola togliendogli il respiro.
Succhiandogli il sangue lo faceva sentire angosciato e in
colpa. In colpa per tutto quello che aveva fatto. In
colpa per aver costretto Shion a anni di delirio mentale
e in colpa per aver tentato il suicidio. In colpa per non
essere riuscito a fermare prima tutte le sofferenze che
avevano provato i membri della base lunare. In colpa per
essere ancora vivo. E non poteva ripensarci adesso perché,
per quanto si illudesse, non aveva superato la cosa, che
era ancora lì, dietro l'angolo pronta all'attacco, con
le sue armi migliori e lui era totalmente, ancora adesso
dopo tanto tempo, disarmato.
Bevve il suo caffe inebriandosi del suo forte odore.
C'era qualcosa che poteva fare?
Forse era arrivato il momento di affrontare i suoi
ricordi.
No, aveva troppa paura. Se ci pensava gli veniva da
piangere istintivamente.
Perché? Perché devo farlo?
Entrò nel locale guardingo. La ragazza non c'era ancora.
Per un attimo pensò di scappare via, tornare velocemente
alle sue illustrazioni per bambini e lasciare tutta
quell'angoscia e quella paura, ma intanto si era già
seduto e una cameriera attendeva che lui ordinasse.
- un the freddo.- disse freddamente.
- bene.- rispose la ragazza andandosene indifferente.
Haru non fece in tempo ad alzare lo sguardo che la
studentessa delle superiori protagonista delle sue
visioni apparve alla porta.
Lo notò e iniziò a camminare verso di lui con un mezzo
sorriso sul viso.
Si perse a guardarla per un attimo. Aveva molta paura, ma
non sapeva perché. Perché quel viso pallido, quei
capelli nerissimi e corti, quegli occhi blu invasi da
un'immensa tristezza gli facevano così paura? Tanta
paura che sapeva che se si sarebbe alzato in quel momento
allora le sue ginocchia non avrebbero retto e sarebbe
ricaduto su quella panca.
- ciao.- disse la ragazza sedendosi. I suoi occhi
scrutavano quelli del ragazzo che aveva davanti cercando
di percepirne il minimo turbamento. Sapeva bene la
reazione che aveva sulla gente e sapeva ancora più bene
quanta paura doveva provare in quel momento quell'uomo
dallo sguardo delicato e i modi gentili. Il suo viso era
leggermente scuro, ma manteneva in parte i tratti
giapponesi.
Si sedette e lo guardò negli occhi con fierezza.
- sono qui.- disse cercando in un qualche modo di
rendersene conto veramente.
Haru la guardò. Cercava disperatamente le parole giuste
per spiegare la sua situazione, ma era così difficile,
così complicato venire a capo di tutte quelle idee che
svolazzavano tormentate nella sua testa.
- ecco
io
- riuscì a dire balbettando.
- penso tu voglia sapere chi sono.-
Lei lo guardò sorpreso, come se avesse detto qualcosa
che l'aveva spiazzata completamente.
- io
beh
mi chiamo Haruhiko Kasama
. E
beh
-
Si bloccò non riusciva più a dire niente.
La ragazza sorrise e con uno sguardo rassicurante parlò.
- io so chi sei.-
Haru si sentì morire, non sapeva bene se era per quella
sicurezza che quella ragazzina aveva dimostrato nel
pronunciare quelle parole o se era per il terrore che
aveva provato captando il significato di quelle parole.
io so chi sei?
Aveva appena affermato di sapere tutto di lui, non poteva
sbagliarsi, ma come poteva? Come poteva credere ad una
cosa così assurda?
- come sai chi sono?- sussurrò cercando di mantenere la
calma. Il suo cuore batteva così forte che lo sentiva
rimbombare nelle tempie.
- sì.- rispose semplicemente stupendosi dell'incredulità
di Haru.
- e chi sono?- domandò. La voce tremava e non poteva
farci niente. Era già tanto non essere scoppiato in una
crisi isterica. Era già tanto che non gli fosse venuto
un attacco di cuore.
- tu sei l'uomo che mi aiuterà.- mormorò convinta.
Il ragazzo la guardò impietrito.
Cosa vuol dire tutto ciò? È un sogno questo? Ti
prego Dio se un sogno allora svegliami subito perché se
no ho paura che non ne uscirò più, mai più.
- sembri sorpreso
credevo lo sapessi.- continuò
semplicemente.
- io non sapevo niente
sono giorni che mi arrovello
cercando di trovare un motivo alle mie visioni e un
motivo per tutte queste emozioni che mi stanno soffocando
-
La giovane donna lo guardò contrariata.
- pensi che io mi stia divertendo?-
- divertendo a far cosa?- domandò ancora in preda
all'angoscia che si sentiva martellare nel profondo del
cuore e che sembrava diffondersi fino alla punta delle
sue dita. Quest'emozione così forte non gli permetteva
di ragionare lucidamente e freddamente.
- tu non hai la minima idea del perché ci siamo
incontrati vero?- domandò la ragazza sospirando
arrendevole.
- esattamente.- ammise Haru.
Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Beh, ne
ho fatte tante e me lo merito. Ma non voglio
non
voglio sentirmi così confuso, non ancora una volta
voglio che il mio passato mi abbandoni e non ritorni più
indietro. Voglio scappare via, andare a cercare di
sopravvivere in un isola deserta
non voglio
non voglio più affrontare quei ricordi
non voglio
più quell'angoscia.
La ragazza lo guardò per un momento. Ora se lo
ricordava, si chiamava Yumi.
- io ho paura quanto te.- disse con frenesia della voce.
E allora perché? Perché continuiamo a prenderci in
giro? Scappiamo via e facciamola finita con questa storia
assurda
torniamo alle nostre semplici vite e magari
prendiamoci una vacanza per andare al mare. Fuggiamo.
Mandiamo tutti a quel paese e riprendiamoci le nostre
vite.
- ma non posso rinunciare
-
Stupidaggini! Lo vedo benissimo il terrore nei tuoi
occhi. Non so perché, non lo so per niente. Ma so che
puoi fuggire via.
- io non posso abbandonare il mio passato.- urlò la
ragazza, causando lo sguardo insistente dei clienti
seduti intorno a loro. Ma presto il brusio e le
chiacchiere del locale avrebbero sommerso anche quello.
Quelle parole raggiunsero Haru come uno schiaffo. Forte,
fino al cuore, quelle parole viaggiavano e strinsero la
sua mente fino a fargli male.
Perché? Perché è così importante il tuo passato?
Cercò di scuotere la testa, ma rimase fermo, cercò di
parlare, ma la sua bocca non si apriva.
- io so del tuo passato
conosco il passato di tutta
la gente che c'è in questo locale
ho i ricordi di
tutti quelli che incontro
- spiegò la ragazza con
improvvisamente le lacrime agli occhi.
- ma io voglio i miei di ricordi! Voglio il mio di
passato! Voglio sapere se mi chiamo realmente Yumi!
Voglio saperlo!- disse decisa, il suo sguardo puntato in
quello del ragazzo che gli stava davanti.
- non posso fare altro
che affidarmi a te
-
concluse con un tono malinconico e triste.
- a me? Questa è bella! Io non lo voglio il mio passato!
Se vuoi te lo regalo, prendi il mio nome e i miei
ricordi, a me basta il mio presente! Io non so cosa posso
fare per te
non so chi sei
non so perché mi
racconti simili sciocchezze
e non so chi mai sia
stato così pazzo da dirti che io ti posso aiutare!-
affermò tutto d'un fiato preso da una rabbia
irrefrenabile. La ragazza spaventata si ritrasse sullo
schienale.
- non sono stata io a scegliere te
non so chi ci ha
fatto incontrare, ma so che sei tu colui che mi può
aiutare
e non ti lascerò scappare via
devi
trovare i miei ricordi e ridarmeli!- spiegò con le mani
appoggiate al tavolo.
- ma cosa mi stai raccontando? Non può essere la verità!-
cercò di obbiettare Haru, anche se la sua coscienza era
già convinta, la sua mente lottava per scappare via.
- sì che è la verità! La tua visione! Tu l'hai visto
il mio passato! Tu puoi scoprire tutto! Tu puoi farlo!
Solo tu!-
La guardò, davanti ai suoi occhi avevano iniziato a
scorrere le immagini della sua visione.
- ma questo vuol dire che
- la voce gli morì in
gola.
- che sono morta dici?- domandò la ragazza.
- s-sei morta?- domandò il ragazzo sull'orlo della
disperazione. Poteva esserci qualcosa che l'avrebbe
sconvolto di più ora?
- sì
o almeno penso.- rispose vagamente.
Gli occhi di Haru erano spalancati e non vedevano più
niente, solo la sua paura, il suo terrore, la sua
incredulità.
- ma io ti vedo
anche gli altri ti vedono
-
obbiettai.
- tutti mi possono vedere a quanto pare
però io mi
ritrovo ogni mattina a camminare lungo quella strada che
costeggia il mare con le mie compagne di classe
il
tutto contro la mia voglia
tutte le volte che mi
addormento mi sveglio che sto già camminando con la
divisa indosso
in più tutti quelli che mi parlano
dopo qualche secondo cambiano idea e se ne vanno
nessuno mi rivolge la parola spontaneamente
non ho
un posto dove tornare e tutte le volte mi sono
addormentata al parco
-
- nel senso che vivi sempre lo stesso giorno?- domandò
ricordandosi la trama di un film che aveva visto tempo
addietro. Era strano, nonostante gli tremassero le gambe
e volesse scappare via, all'improvviso voleva sapere, era
curioso.
- no, il tempo va avanti
però tutte le mattine
vado a scuola con le mie compagne
o almeno credo
siano le mie compagne, mi siedo al mio banco e faccio il
mio lavoro
però c'è sempre qualcosa di strano
non è solo una sensazione
l'hai visto quel ragazzo
all'entrata della scuola? Il modo in cui mi guarda? Lui
lo sa
ne sono sicura
lui sa che sono un
fantasma
-
Haru si ricordò lo sguardo del ragazzo. Se lo ricordava
benissimo. Era vero, lui sapeva. Solo adesso poteva
comprendere quell'espressione.
- e durante i giorni di vacanza?- domandò poi.
- non lo so
è solo cinque giorni che sono così
non so che giorno è oggi, ma io sono andata a scuola
tutti i giorni
-
- oggi è venerdì.- disse Haru.
- capisco.-
E' tutto troppo incredibile per essere vero, ma anche
tutto così oscuro e semplice, proprio come la realtà
ma non posso crederci senza combattere.
- io
non posso crederci!- balbettò Haru dopo una
piccola pausa.
Yumi lo guardò negli occhi. Poteva vedere il profondo
del suo cuore in quegli occhi blu che per un attimo
sembrarono inghiottirlo e nuovamente si trovò nella
visione.
Di nuovo il sangue, la morte, il dolore, che gli
arrivavano ai sensi infiltrandosi nella sua anima e nel
suo cuore.
Perché devo provare quest'angoscia? Non sono un
supereroe! Non posso affrontare tutto da solo
non
posso azzardare ipotesi immaginarie, non ho niente con
cui combattere e non ho niente per cui valga la pena
combattere! Ho solo quei maledetti sensi di colpa che mi
divorano. Cosa posso fare? Come posso, io, che rinnego
con tutte le forze il mio passato, aiutare questa ragazza
a ritrovare il suo
sembra un crudele gioco del
destino.
- io ho bisogno del tuo aiuto.- disse con aria
supplicante. Nei suoi occhi c'era il dolore che aveva
provato poco prima. In fondo non poteva lasciare che
accadesse tutto ciò, non poteva lasciare che
quell'angoscia e quel terrore divorassero anche lei. Se
l'avesse fatto, un'altra volta i suoi sensi di colpa
sarebbero tornati più forti che mai, e lui aveva paura
che questa volta non ce l'avrebbe fatta, era terrorizzato
dalla possibilità di ritrovarsi a faccia a faccia con la
morte come qualche anno prima.
- cosa devo fare?- domandò suscitando uno sguardo
incredibile nella ragazza. Come a rallentatore il viso di
Yumi si era trasformato da triste e sconsolato a sorpreso
ed infine a felice, tanto felice, che le lacrime
iniziarono a scenderle dagli occhi. Stava iniziando a
disperare sul fatto che Haru la volesse aiutare.
- ehy, non piangere adesso
è così importante il
tuo passato?- domandò subito, non poteva assolutamente
capire quei suoi sentimenti così forti che la spingevano
a rincorrere il suo passato.
Lei si mise le mani al petto.
- è l'unica cosa che mi rimane
non ho niente
non ho forma ne colore senza il mio passato
ho solo
un nome che non so se è il mio ed un percorso che non so
di conoscere
è tutto troppo strano
non sono
io non sono nulla
perché non ho il mio passato
non ho nessuno a cui importi del mio passato
e io
voglio sapere, sapere
sapere cosa sono
cos'ero
è già abbastanza non avere la certezza
del futuro, come pensi che ci si possa sentire quando non
si ha la certezza neanche del passato e del presente?
Tutto quello che per tutti gli altri è scontato io non
ce l'ho
io voglio
a tutti i costi
sapere cosa sono
sono morta? Sono un fantasma? Sono
viva? Cosa devo fare? Non posso ricominciare da zero
perché io sono lo zero, sono il nulla, come si può
avere un principio nel nulla? Io sono il nulla che non si
vede, nessuno può capire come mi sento perché nessuno
sa neanche dove sono
ho provato a parlare con
qualcuno a chiedergli dove abito, ma nessuno lo sapeva,
nessuno sa neanche il mio cognome
se tu non fossi
qui ad ascoltarmi sarei seduta su una panchina del parco
a chiedermi se esisto
-
In fondo aveva ragione, lo sapeva.
- e quella storia del passato delle altre persone?-
- ecco un'altra cosa inspiegabile
io non so perché,
ma conosco tutti
so il nome e cognome, la via,
tutto di tutti
e non solo le cose più semplici,
anche i loro ricordi e il loro presente. Come se girando
per le strade, vedessi ogni persona come un libro, e se
apro quel libro vengo invasa da tutti quei ricordi, che
vivo e sento come fossero miei, ma so che non lo sono
lo so con certezza e questo mi angoscia ancora di più
io voglio leggere il mio di libro
voglio sapere
perché io non lo vedo il mio libro
chi la preso?-
Haru sospirò.
- ma come pensi che ti possa aiutare io?-
Yumi scosse la testa con sicurezza.
- devi trovare la persona che mi ha preso il passato
-
spiegò semplicemente.
- la persona che ti ha preso il passato? Ma
come
faccio a sapere chi è?-
- è la persona che ha il libro
il libro della mia
vita
-
- e chi è?-
- non lo so
sei tu che lo devi scoprire.-
- ma come posso farlo? Non ho la minima idea di dove
iniziare le ricerche
-
- le visioni
-
- cosa?-
- le visioni ti guideranno ha trovare quella persona
-
- ho capito, ma io non posso comandarle, come posso
sapere quanto tempo ci vorrà?-
- non so niente.-
- capisco.-
- aiutami ti prego.- sussurrò. Era un ultimo sospiro di
voce e dai suoi occhi iniziarono a cadere nuovamente
lucide e dolorose lacrime.
Haru la guardò incerto, non voleva che piangesse, ma
poteva fare ben poco.
- ti aiuterò. Non ti preoccupare.-
- grazie.- disse Yumi con un tremante sorriso.
Appoggiò il viso al tavolo e pianse per un po' in
silenzio.
Il ragazzo la guardava preso da una tempesta di
sensazioni contrastanti.
Doveva fare qualcosa.
- cosa farai adesso? Dove dormirai?- domandò gentilmente.
- non importa dove mi addormento, te l'ho detto
-
- già, ma domani è sabato, non si va a scuola
cosa farai?-
- è vero
non lo so
-
- vieni con me
andiamo sulla spiaggia così provo
ad addormentarmi, chissa che non mi venga qualche visione
se stai con me penso sia più facile averle
mi
aiuterai a cercare il tuo libro così.-
- va bene.-
Lasciarono il locale e iniziarono ad andare verso la
spiaggia.
La sabbia bianca risplendeva sotto il sole.
Ad un certo punto Haru si sedette e la stessa cosa fece
Yumi dietro di lui. Il mare ondeggiava a qualche metro e
si sentiva l'odore delicato della salsedine.
Dopo qualche secondo di silenzio Haru si sdraiò
all'indietro.
- io provo ad addormentarmi
tu rimani qui, non
andartene
-
- non ho altro da fare.- disse la ragazza sorridendo
appena.
Chiuse gli occhi osservando quel sorriso che gli rimase
impresso. C'era tanta malinconia e dolore
qualcosa
che solo lui poteva capire veramente.
Con calma il sonno lo raggiunse e dormì senza sogni per
almeno due ore.
Yumi vegliava su di lui silenziosa.
Si svegliò sotto l'effetto della stessa visione che
aveva avuto il giorno prima.
Yumi sdraiata colpita a morte da un ragazzo che sostava
accanto a lei. Lo sguardo fisso su qualcosa che aveva tra
le mani. Questa volta cercò di avvicinarsi come se fosse
stato anche lui nella visione. Riuscì a vederlo, quello
che aveva nelle mani. Sembrava un modellino, un piccolo
modello di un labirinto.
Si svegliò di soprassalto spaventando la ragazza.
- cos'è successo?-
Haru la guardò confuso, gocce di sudore freddo gli
colavano sulla fronte.
- ho visto qualcosa, nelle mani dell'uomo che ti ha
ucciso
-
- ucciso? Allora sono morta
- esordì lei.
La guardò stupito, in effetti non gli aveva detto quello
che aveva visto nella visione, ma aveva preso per
scontato che lo sapesse dato che leggeva il suo passato,
o forse il suo non l'aveva letto
aveva capito così,
per tutto quello che gli aveva detto, invece erano state
solo intuizioni.
- pensavo lo sapessi
- disse semplicemente Haru.
Osservò la ragazza che in un attimo assunse uno sguardo
spaventato, si portò le mani al cuore e singhiozzò
senza lacrime.
- non ho letto il tuo passato
- disse semplicemente
scossa da quei sordi gemiti.
Haru aspettò che la crisi fosse finita e poi parlò.
- vuoi sapere cosa ho visto?- domandò senza distogliere
gli occhi dal mare che ondeggiava lentamente davanti a
lui.
- sì.- disse lei ricomponendosi e sedendosi composta
anche lei guardando il mare.
Un vento fresco soffiava facendo svolazzare lentamente i
vestiti.
Sembrava che il tempo si potesse fermare da un momento
all'altro.
- c'eri tu, sdraiata per terra e un ragazzo che ti aveva
assalita
eri a terra e non ti muovevi
lui
guardava un labirinto in miniatura.- raccontò con voce
pacata.
Lei si girò e fissò gli occhi scuri su di lui. Allungò
la mano.
- lasci che ti legga il passato?- domandò sorridendo
leggermente.
Lui sorrise.
- devi chiedermelo?-
Annuì.
- non posso non farlo
almeno per rispetto verso di
te
-
- capisco
va bene.-
La guardò a lungo, mentre la sua figura sembrava svanire
e continuava a rendersi trasparente a intermittenza.
Normalmente Haru avrebbe avuto paura, ma quel giorno,
quel determinato pomeriggio sulla spiaggia c'era
un'atmosfera particolare.
Yumi spalancò improvvisamente gli occhi e tornò
completamente visibile.
- che c'è?- chiese Haru titubante.
Aprì la bocca, ma sembrava non emettere nessun suono. La
richiuse e lentamente deglutì, il cuore le batteva come
un tamburo nel petto.
- io quel ragazzo l'ho già visto.- disse respirando a
fatica.
- cosa? Questa settimana?- domandò lui alzandosi di
scatto.
Scosse la testa.
- no, prima che mi aggredisse
-
- cioè
hai recuperato la memoria?-
- no
- disse tristemente alzandosi anche lei.
- ho visto un immagine
il ragazzo si avvicinava e
con voce sibila mi chiedeva qualcosa
mi pare fosse:
"ti piace il tuo passato?" e io mi ero girata
arrabbiata e gli avevo urlato di no
ero in una
libreria del centro
-
- sapresti riconoscerla?- domandò Haru frettolosamente,
la sua avventura adesso, stava diventando realmente viva.
- penso di sì.-
- andiamo allora
- disse porgendole una mano. Lei la
prese e iniziarono a correre verso la metropolitana.
Erano le cinque del pomeriggio ed il centro era pieno di
gente. Le voci allegre degli studenti appena usciti da
scuola si confondevano con i rombi dei motori.
- è quella?- domandò Haru sospirando e guardandola
distrattamente.
- no
-
- ma non ti ricordi dov'era? Il nome almeno
- mormorò
improvvisamente seccato, era da un bel po' che giravano a
vuoto.
- mi dispiace non mi ricordo
- disse lei alzando le
spalle e arrossendo.
Meno male che è un fantasma! Riesce addirittura ad
arrossire
Alzò la testa e vide una grande insegna. Una libreria
gremita di persone si estendeva su due piani,
probabilmente era la più frequentata dagli studenti,
poteva vedere tante divise muoversi tra quelle vetrine.
Tutti i morti sono studenti
Si voltò verso Yumi.
- è quella?- chiese indicando l'edificio imponente.
La ragazza alzò lo sguardo e impallidì spettralmente,
adesso sembrava realmente uno spirito.
- forza, muoviamoci!- disse iniziando a puntare verso la
libreria.
Yumi non si mosse di un millimetro come impietrita.
- ti spiace se aspetto qui?- domandò incontrando lo
sguardo spazientito di Haru. Lui annuì e iniziò a
correre.
L'interno era spettacolare, grandi librerie in legno
ospitavano numerosi volumi delle categorie più
disparate, non pensava che ci fosse una libreria tanto
bella, se l'avesse saputo prima sarebbe venuto a comprare
qualcosa, pensò ingenuamente lasciando da parte la sua
preoccupazione. Poi iniziò a girare tra gli scaffali,
osservando ogni persona presente.
Arrivò nel reparto illustrazioni per bambini.
Aveva girato in lungo e in largo, ma dell'assassino
nemmeno l'ombra.
Qualcosa sullo scaffale attirò la sua attenzione.
Un libro sul quale era stampato il suo nome: Haruhiko
Kasama. Sorrise febbrilmente, era una strana sensazione
vedere qualcosa scritto da te, venduto in un posto
simile, il paradiso di ogni lettore
si immaginava
di vedere una mamma e un bambino raggiungere questa
sezione e sfogliare il suo libro, magari avrebbero deciso
di non comprarlo, ma avrebbero comunque dato un occhiata
al frutto del suo lavoro e questo gli bastava.
La sua pancia gemette, aveva fame.
Anche gli eroi hanno fame, si disse
sarcasticamente.
Poi la sentì, quella voce, la sentì stridula tagliare
l'aria fino alle sue orecchie. Si girò di scatto
sentendo il pavimento sotto di lui incrinarsi.
- ti piace il tuo passato?- disse un ragazzo dai capelli
neri e corti e gli occhi azzurri. Lo sguardo gelido
rivolto ad una ragazzina con il completo alla
marinaretta, i capelli biondi e due buffi codini. Lo
guardò storto e sorrise imbarazzata.
Haru lo raggiunse a grandi falcate.
- perché non provi a chiederlo a me?- domandò
improvvisamente infuriato, sentiva il viso andargli in
fiamme e pensava di avere del fumo che gli usciva dalle
orecchie.
L'altro si girò e come se l'avesse riconosciuto lo
fulminò freddo e assunse una smorfia di disgusto.
- cosa vuoi da me?- domandò.
Lo sguardo di Haru si fermò fiero negli occhi di lui.
Non aveva più paura, aveva deciso e la sua forza era
quella, non poteva dimenticare di dovere qualcosa verso
il suo passato e sapeva bene che non avrebbe potuto
tirarsi indietro. Inoltre una strana sensazione si
inoltrava tra le sue membra. In fondo nel suo cuore
pensava realmente che c'è l'avrebbe fatta, ne aveva la
certezza, come cosciente di una potenza che non
conosceva, potenza che i suoi due passati avrebbero
mostrato una volta abbattuto quel doloroso muro.
- voglio la memoria di Yumi!- urlò.
Si accorse subito dopo che non erano più nel corridoio
della libreria. Intorno a loro non c'era più nessuno, il
centro era sparito, ma dove si trovavano?
Erano in un vicolo buio, lo stesso della visione.
- sembra che tu sia affezionato a questo posto.- commentò
sarcastico.
L'essere sorrise sprezzante. La sua espressione, i suoi
occhi, in quel momento, aveva tutto fuorché qualcosa di
umano.
- idiota! Sapevo che saresti arrivato
ma pensi
davvero di riuscire a fermarmi? Stupido! Pensi di essere
un eroe?-
Haru rise freddamente.
- gli eroi sono delle brave persone
io nel mio
passato ho qualcosa di cui vergognarmi
ho fatto
soffrire tanta gente e non voglio vivere ancora nel
rimpianto e nel rimorso
voglio aiutare Yumi e se è
possibile anche tutte le altre ragazze che hai ucciso
-
- tu non sai neanche chi sono
- commentò.
- e chi sei?-
- io sono Nai, un angelo mandato da Dio!- urlò aprendo
le braccia con enfasi. Il suo corpo emanava una strana
luce, che però non si poteva certo dire celestiale.
- andiamo
adesso sei tu l'idiota!- lo schernì Haru.
Una sicurezza nuova si era fatta strada nel suo animo, la
sicurezza di sapere qualcosa in più di quel
uomo
forse?
Ora Nai era realmente infuriato e sulla mente razionale
di Haru iniziò ad affacciarsi la paura.
- cosa vuoi dire?- tuonò.
- che se mai Dio esiste, non si sarebbe mai disturbato
per mandare sulla terra un angelo per rubare il passato
delle persone
io penso che tu non sappia neanche
cos'è Dio.-
Nai si calmò un po'.
- già, hai ragione
- disse scuotendo la testa, poi
rialzò lo sguardo verso il ragazzo, gli occhi erano di
fuoco.
Haru sorrise.
- dammi il passato di Yumi!- urlò.
- se lo vuoi vallo a prendere!- disse porgendo il
labirinto che aveva finora stretto nella sua mano. Una
luce accecante si avvolse attorno ai presenti.
- ma sappi che non riuscirai ad uscirne ne tantomeno
troverai il passato che cerchi.- affermò. E come a suo
comandò un vortice blu risucchiò Haru all'interno del
modellino.
Era successo tutto troppo in fretta perché avesse la
benché minima possibilità di reagire. Si ritrovò in un
attimo in un luogo sconosciuto.
Alte mura, delle quali non vedeva il termine, si
stagliavano, coperte di edera rampicante, attorno a lui.
Non aveva la sensazione di un luogo ostile e come
seguendo una voce invisibile e un improbabile filo
d'Arianna iniziò a camminare per i larghi corridoi.
Aveva la netta sensazione che si stesse avvicinando al
centro, ma non credeva sarebbe stato un tragitto corto.
Ad un tratto, dove il corridoio si restringeva scorse
qualcosa che brillava di luce propria in quella
semioscurità.
Si avvicinò con prudenza e vide che sul pavimento di
terra battuta c'era un libro.
Si inginocchiò prendendolo in mano e iniziò a
spolverarlo.
- l'ho trovato!- esultò notando il nome sulla copertina:
Yumi Matsura.
Si alzò in piedi guardandosi attorno, se c'era quello di
Yumi doveva esserci anche quello delle altre ragazze
assalite.
Iniziò a girare alla cieca e nel giro di pochi minuti
aveva recuperato cinque libri.
Sorridendo soddisfatto si aggirava tranquillamente per il
labirinto.
Sentendo un lungo brivido salirgli lungo la schiena si
girò di scatto. Davanti a lui una porta. Dietro doveva
esserci una stanza e da quel luogo proveniva una luce
sinistra, spettrale forse. Si avvicinò e aprì la porta.
Davanti a lui un grande libro, intarsiato nella
copertina, emanava un flash abbacinante.
Ci volle un po' perché i suoi occhi scuri si abituassero
al cambiamento.
Come se fosse attirato dal libro si avvicinò e aprì la
prima pagina.
Nai Tsuki. I caratteri cubitali sembravano ricamati.
Senza che potesse opporsi il libro iniziò a girare
automaticamente le pagine e Haru fu inondato di immagini,
ricordi, odori e sentimenti. Il passato di Nai prendeva
forma nella sua testa.
Rimase stupito. Una vita perfetta. Era stato dotato della
fortuna fino al giorno della sua morte, quando un camion
lo investì su un strada frequentata, stava andando a
incontrare la sua ragazza, indossava degli abiti eleganti
e aveva in mano un mazzo di fiori.
Haru chiuse con forza il libro.
Cosa vuol dire tutto ciò? Perché se ha vissuto così
felicemente ora è uno spirito inquieto?
Si guardò attorno, doveva trovare il modo di uscire.
Forse se usassi il teletrasporto
Si concentrò, era da tanto che non lo faceva e poteva
essere pericoloso.
Spero non mi venga un attacco di cuore
Con un sospiro alzò tramite telecinesi i libri e iniziò
a smaterializzarsi.
Sentiva il suo corpo dividersi in mille pezzi e in un
attimo si ritrovò nel vicolo buio. Davanti a lui c'era
Nai.
Lo guardò con forza.
- per quale motivo fai tutto questo?- gli urlò.
Lui lo guardo, in parte stupito perché era riuscito a
uscire dal suo labirinto, in parte furioso perché aveva
trovato il passato di quelle ragazze.
- stupido! Cosa hai riportato a fare quei passati alla
realtà? Ormai le mie vittime sono morte e non ci faranno
niente! Dovevi lasciarli lì nel labirinto che ho
costruito
-
- perché lo fai? Perché hai ucciso tutte quelle
ragazze? Cosa ti hanno fatto di male? Avevi una vita
felice
perché ora sei così?-
- non puoi capire quello che provo
ridammi quei
libri!-
- Haru!- urlò una voce a fianco dei due. Il ragazzo si
girò. Yumi era lì, sconvolta.
- Yumi! Ho trovato il tuo passato!- esordì con un
sorriso.
Lei ricambiò con un sorriso tirato, era preoccupata per
Haru.
- non sapevo avessi dei poteri ESP, ragazzo
ma non
pensare che non mi prenderò anche il tuo di passato,
dopo aver recuperato quello delle ragazze ovviamente.-
fece Nai.
- io ho qualcosa in più
mio caro.- rispose.
Nai fece una smorfia disgustata.
- ah sì?-
- già
-
- e cosa sarebbe?-
- io ho due passati
entrambi miei
sono vivi
entrambi dentro di me
-
- e pensi che questo possa cambiare le cose?-
- già, conosco cose che non immagini neanche
la
mia coscienza ha sviluppato dei poteri ESP e riuscirò in
qualche modo a impedirti di fare del male.-
- non illuderti!- mormorò Nai avvicinandosi minaccioso.
- stai lontano da me! Mostro!- urlò Haru liberando una
onda energetica che scaglio l'essere contro il muro. Si
rialzò titubante, completamente rosso dalla rabbia.
- tu! Come osi chiamarmi mostro? Non sai chi sono!-
- invece lo so! Sei un mostro! Chiunque si comporti in
quel modo è un mostro! Non solo hai ucciso sei ragazze!
Hai anche rubato i loro ricordi rendendole spiriti
irrequieti!-
- io devo sapere!- urlò cercando di tirare un pugno ad
Haru. Era lento, ma il ragazzo non era mai stato un bravo
pugile e non riuscì a schivare il colpo.
Cadde a terra sanguinante, l'aveva colpito in pieno viso
e il labbro iniziò a pulsare dolorosamente.
Yumi si avvicinò preoccupata.
- stai bene?- chiese. I suoi occhi erano dolci
avevano un che di malinconico e preoccupato. Erano gli
stessi occhi che aveva visto il giorno prima, ma oggi
sembravano più angosciati
E' ovvio che scoprire che è morta non è una cosa
bella
devo fare in modo che il suo passato ritorni
da lei
dove ho messo i libri? Ah, eccoli
Prese quello di Yumi e glielo porse.
- tieni!-
lei sorrise.
- grazie Haru!-
- non ti preoccupare ora e allontanati
-
Lei scosse la testa.
- devo aiutarti.-
Nai si avvicinò nuovamente.
Yumi si parò davanti al ragazzo che si alzò velocemente.
- dovrai passare sul mio corpo
- disse la ragazza
decisa.
- dimentichi che sei morta!- obbiettò Nai.
- lascia stare Yumi! Questo mostro non può farmi nulla,
mi ha preso solo alla sprovvista, solo per questo è
riuscito a colpirmi
-
E' strano, dentro di me ho una sicurezza che non
avevo mai provato, come se i miei due passati congiunti
mi abbiano reso più forte
se penso a come ero
spaventato, ma di certo avevo ragione, il mio corpo aveva
capito fin dall'inizio che sarebbe stato pericoloso, ma
ora
ora che sto affrontando tutto ciò, nonostante
la paura non mi abbia abbandonato neanche per un secondo,
sento che sono deciso, sento che vincerò, che riuscirò
a fermare Nai, non ha nessuna possibilità, lo so con
certezza, ma non so perché
- non sono un mostro! Sto solo cercando la verità!-
- la verità? Su cosa? E la cerchi uccidendo le persone?-
- la verità
voglio sapere la verità!- urlò e
come sorpreso da una fitta improvvisa si accasciò a
terra tenendosi la testa tra le mani
- cosa ti è successo?- domandò Haru avvicinandosi. Non
si aspettava una simile reazione. Il corpo di Nai era
come scosso da una scarica elettrica.
- voglio
la
verità
- disse tra i gemiti.
- quale verità?-
- voglio sapere perché
- disse riprendendosi appena.
-
voglio sapere cosa nella mia vita era sbagliato!
Voglio sapere perché sono dovuto morire così!- urlò
alzando uno sguardo di fuoco verso Haru che fece un passo
indietro.
Non posso crederci, non posso credere che per un
motivo simile sia riuscito a uccidere le persone
non ci voglio credere, non voglio sapere cosa lo ha reso
così pazzo
il rimpianto forse? Il rimpianto per
non aver potuto fare tante cose, ma tante persone non
avevano avuto neanche la possibilità di fare quello che
aveva fatto lui
cosa poteva chiedere? Già, cosa
poteva chiedere? Anch'io ho chiesto di più di quello che
avevo, tempo fa
sulla riva di quel fiume, anch'io
pensavo di non avere scelta e di meritare di più
forse è per questo che sono qui, perché ho qualcosa in
comune con Nai
ma sono davvero uguale a lui?
- non hai sbagliato niente
- sussurrò il ragazzo.
L'essere alzò lo sguardo fissandolo negli occhi e
provocandogli un lungo brivido.
- cosa?- balbettò confuso.
- non hai sbagliato niente! Non importa quanto tu sia
stato buono, quanto tu sia stato perfetto, quanto tu
abbia sofferto o quanto tu sia stato fortunato, non
centra niente!! Tutti muoiono, ogni minuto, forse anche
ogni secondo ed è crudele per tutti! Per quello che si
perde e per quello che ci si lascia dietro
- urlò
furioso, fece un lungo sospiro.
-
tu ti sei arrogato il diritto di fermare la vita
delle persone e questo non è giusto
come pensavi
di scoprire il motivo della tua morte?-
- volevo vedere il passato delle persone per sapere
dov'era il mio sbaglio
-
-
e hai ucciso per questo?- domandò Haru
sconcertato.
- non volevano la loro vita loro!- urlò come per
giustificarsi.
Lo sento, è pentito
- chi ha il diritto di decidere questo? Tu forse? Non
credo proprio, sai? Pensi davvero che solo perché il tuo
rimorso ti sta divorando tu possa decidere della vita di
qualcun altro? Non ti sembra un po' megalomane come
pensiero, diciamo anche un po' egocentrico
- commentò
Haru alzando le spalle sarcastico.
- io sono morto! Avevo una splendida vita davanti! Chi!
Chi ha scelto che io dovevo morire? Perché dovevo
morire? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?-
Haru sorrise.
- pensi di meritare la vita più di tutti gli altri su
questa terra?-
- sì.- disse lui fieramente, ma negli occhi si leggeva
che non ne era convinto.
- ah sì? Beh, allora non dirlo a me
non consumare
la tua vendetta su persone che non centrano niente, vai
da Dio e diglielo! Non stare qui ad arrovellarti nei tuoi
pensieri perché non ti serve a niente! Perdi solo tempo
e rovini ingiustamente tante altre vite innocenti! Nessun
essere umano conosce il motivo per cui siamo qua, ne
tantomeno il motivo per cui ce ne andiamo
non
pensare che questa tua pazzia possa portare a qualcosa
non tornerai in vita, ormai la tua vita non c'è più
il tuo corpo è stato probabilmente cremato e non potrei
mai tornare
capito? Tutto questo è inutile!- urlò
infine.
- non è vero! Tutto questo non è inutile!- tuonò
alzandosi in piedi e liberando una luce gialla che colpì
Haru facendolo volare di qualche metro.
- Haru!- urlò Yumi accorrendo.
- mostro! Continui a fare del male! Cosa pensi di
meritare? Pensi che qualcuno ti possa portare in vita? C'è
gente molto più innocente di te che è morta, ma non è
resuscitata
non pensare che sia tutto così facile,
non sai nulla!- gridò la ragazza lacrimando.
- cosa ne vuoi sapere tu!-
- a quanto pare più di te
stai sprecando il tuo
tempo
segui la via verso l'aldilà
li potrai
sapere qualcosa in più. Non considerarti uno spirito
tormentato perché non hai il diritto di avere rimpianti!
La tua vita era perfetta e tante persone ti volevano bene
avevi tutto! Cosa pretendi da me? Io ero orfana e mi
mantenevo agli studi lavorando
pensi che mi sia
divertita ad essere triste? Beh ti sbagli.-
- no, non me ne vado!- urlò di nuovo. Un'altra volta
piccole scosse elettriche iniziarono a percorrergli il
corpo.
- cosa mi succede?- si chiese guardandosi attorno, non
vedeva più nulla.
- è il mondo degli spiriti che ti chiama! Non puoi più
restare qui!- urlò Yumi aiutando Haru ad alzarsi.
- non cercare di resistere.- gli intimò Haru.
- sono stufo! Sono stufo dei vostri consigli! Io voglio
la mia vendetta!- urlò liberando la sua energia, ma di
rimando le scosse diventarono più forti e lo coprirono
del tutto.
Il pavimento iniziò a tremare e Nai scomparve nel nulla.
I due ragazzi guardarono a lungo il vicolo rimasto vuoto.
- Yumi?- balbetto Haru perplesso.
Perché hanno aspettato fino adesso prima di
chiamarlo nell'aldilà? Perché non hanno impedito che
uccidesse quelle ragazze? È tutto così crudele, non
posso pensare che tutto ciò fosse stato scritto fin
dall'inizio
La ragazza si girò e sorrise.
- stai bene?- chiese preoccupata.
- sì.- fece lui annuendo.
- bene
-
La guardò. Stava iniziando a svanire.
- Yumi?- disse ancora preso alla sprovvista.
- mi stanno chiamando
sento un canto che mi chiama
-
il suo viso rivolto al cielo era pallido e sembrava
stesse ascoltando qualcosa che non esisteva su questa
terra.
- aspetta! Non ci salutiamo neanc
- ma prima che
potesse finire di parlare, la ragazza sparì.
Era rimasto solo nel vicolo. Sospirando iniziò ad
allontanarsi.
Tutto questo
è finito?
Il sole era nato da poco, il suo riflesso si perdeva
nella città che stava facendo i suoi primi passi
mattutini.
Nelle strade gli studenti nelle loro divise linde si
dirigevano con fretta a scuola.
Entravano nel cancello chiacchierando coi compagni.
Nel cortile c'era un grande albero. I suoi rami si
prostravano forti al cielo e i fiori di inizio stagione
sbocciavano pigri.
Le studentesse entravano nelle classi allegramente.
Un leggero brusio si allontanava dal cortile e
raggiungeva le orecchie di Haru appollaiato su un ramo.
È il mio ultimo giorno qui
La campanella suonò per tutti gli studenti.
Devo lasciare questa città
la città dei miei
ricordi
Tutti si dirigevano rumorosamente verso le classi.
Ormai fanno parte di me, non li posso lasciare qui
verranno con me e mi accompagneranno per sempre
Il gruppo delle amiche di Yumi rideva seduto in classe.
Sembra che tu non sia mai esistita, nessuno si
ricorda di te
Il professore entrò in classe chiedendo il silenzio.
È crudele
Ogni alunno si sedette composto al proprio banco.
È patetico
Calò il silenzio in tutta la classe.
Ma forse è giusto così
Gli alunni più ritardatari entrarono frettolosamente
nelle rispettive classi.
- scusi! Lei! Sull'albero!-
Haru abbassò lo sguardo. Un ragazzo, che aveva
l'impressione di aver già visto allungava la mano verso
di lui cercando di farsi notare.
- sì?- fece perplesso.
- lei sa dov'è Yumi, vero? Sta bene?-
ora ricordo! È lo stesso ragazzo che la guardava in
modo strano! L'unico che aveva capito che era un fantasma
Haru sorrise dolcemente.
- sì, sta bene.- disse in un sussurro.
Lo studente ricambiò il sorriso e si allontanò.
Credo di aver capito solo ora da cosa stessi
scappando
Credo di aver capito solo ora che non ne avevo motivo
Credo che in fondo avevo ragione ad avere paura
Ma credo di aver sbagliato a tirarmi indietro
Credo di non aver capito molto di quello che mi è
successo
Non dovevo far molto per capire quello che avevo dentro
Non serviva tanta volontà, ne tanta forza
Forse mi serviva solo il tempo
O forse questa esperienza magica
Forse mi serviva rincontrare gli amici
O forse tornare in questa città
Fatto sta che so solo adesso quello che dovevo fare
Non era difficile
Era umano
E io mi rifiutavo di esserlo forse
Dovevo fare qualcosa di semplice
Dovevo perdonare me stesso
Dovevo perdonare il mio passato
Perché facesse parte di me
Perché è mio, perché entrambi sono miei
Senza di loro non esisto
Non ha senso rinnegarlo
Devo solo perdonarlo
Perdonare il mio passato
FINE
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