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Figures in the Moonlight
by Aria

Rosalie guardò fuori dalla finestra e sospirò felice, poi, realizzando di aver provato felicità, si accigliò e si morse le labbra. Non aveva alcun diritto di esser felice, sua madre era morta... Le memorie l'avvolsero e lei si sentì soffocare da sentimenti confusi: tristezza, dolore ed una furia così ardente da bruciare nelle sue vene. Sua madre non era solo morta, avrebbe potuto sopportarlo fosse stato così, no, era stata uccisa.

Le parole della donna echeggiarono tra le orecchie di Rosalie--"Se hai dei problemi vieni a Versailles..."

Ma Versailles non avrebbe riportato indietro sua madre... e non avrebbe protetto quella donna se Rosalie l'avesse rivista.

Guardando ancora verso i cortili Jarjayes, le labbra di Rosalie formarono un debole sorriso-- Andre stava mettendo via i cavalli. Avevano fatto così tanto per lei... Lady Oscar... e Andre. Si sentiva inadeguata, non avrebbe mai potuto ripagarli ed Oscar si era anche offerta di aiutarla a trovare l'assassino di sua madre. Con quest'ultimo pensiero, Rosalie uscì dalla sua stanza e scese le scale.

Trovò il giovane comandante delle guardie a tavola, in cucina, una vista che continuava a sorprenderla, aveva sempre immaginato che i nobili mantenessero una certa distanza dai servitori.

"Hai dormito bene Rosalie?" le fu chiesto

Rosalie chinò la sua testa in assenso--"Sì, molto bene, posso portarvi qualcosa?" prese una tazza.

Oscar si alzò. "Rosalie, non sei un servitore in questa casa."

Fissò il pavimento, "Non sono una nobile, madamigella."

"Qui non importa, finché resterai in questa casa non servirai nessuno, hai avuto la tua parte da quel punto di vista quando vivevi nelle strade."

Rosalie non riuscì ad evitarlo, le lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance e lasciò la stanza correndo.


Pochi momenti più tardi entrò Andrè.

"Rosalie stava piangendo," disse semplicemente

Oscar sospirò, "Immagino non sia facile per lei abituarsi alla gentilezza quando per tutta la sua vita è stata trattata come se fosse senza valore, la sola persona che l'apprezzava era sua madre, e beh... ha bisogno di un amico."

Ci fu un breve silenzio, poi Oscar parlò di nuovo: "Potrebbe essere duro per lei confidarsi con me..."

Osservò argutamente il suo amico d'infanzia.

Andre si appoggiò contro il muro, sapendo bene cosa Oscar stava per chiedergli e lei sapendo con certezza che sapeva, continuò.

"Andre, sai che è vero, non si confiderà mai con me, considera il gap tra le classi troppo grande."

In un disperato tentativo di convincerlo, continuò, "Andre, lei ha bisogno di un amico, qual è il tuo problema con questo?"

Stava guardando verso il pavimento, ma quando disse quello, Andre alzò lo sguardo.

"Io non ne ho, ma non mi piace che sembri che tu me lo stia ordinando," disse debolmente.

Sulla difensiva, gli occhi di Oscar si strinsero.

"Non sto ordinando, possibile che sia così duro per te dedicare un po' del tuo tempo a Rosalie?"

"Dimentica quel che ho detto, non importa, sarò il suo migliore amico, se questo è cosa vuoi--Non discuto con te, dopo tutto non perdi mai," si girò per andarsene.

"Andre!" Urlò Oscar, "Non capisco! Qual è il tuo problema?!"

Ma era andato e tutto quello a cui Oscar poteva pensare era le ultime parole che le aveva rivolto.

"dopo tutto non perdi mai..."

Cosa significava?


Andre non sapeva cosa gli era preso, ma l'idea di Oscar di gettarlo come un'offerta di pace a Rosalie non si adattava bene nella sua mente. Non gli piaceva cosa le aveva detto, era stata sincera nei suoi motivi, aveva solo contorto le sue parole... Ma ad ogni modo, si stava guardando in giro per provare a trovare Rosalie nel cortile dei Jarjayes.

La trovò vicino alla fontana, lei aveva un'espressione calma sul suo viso e quando si avvicinò vide i suoi occhi chiusi.

Si sedette di fianco a lei.

"Amo questo posto," disse sorprendendolo.

"Pensavo stessi dormendo," commentò lui.

Rosalie aprì i suoi occhi e rise. "Di mattina, no mai! Come può una persona dormire la mattina, il sole è luminoso e tutto è felice e brillante e--"

Andre la interruppe con un grosso sbadiglio. Rosalie lo colpì giocosamente poi riprese a ridere. Vedendo quant'era contagiosa la risata, in neanche un attimo anche Andre stava ridendo.

Qualche minuto più tardi Rosalie si stava asciugando le lacrime

"Non sapevo che una persona potesse piangere, se rideva troppo," disse sorridendo, poi seriamente si girò verso Andre, "Ti ringrazio, ne avevo bisogno."

Ci fu silenzio.

"Dimmi di te."

"Heh?"

Rosalie sorrise. "Mi piace sapere qualcosa delle persone che sono gentili con me."

Di nuovo ci fu silenzio.

"Arrivai qui quando avevo circa sei anni," cominciò Andre.

"Perché?" chiese Rosalie

Andre sospirò. "Entrambi i miei genitori sono morti, morirono di malattia, penso, quando ero molto giovane e mi ha cresciuto mia nonno, era la bambinaia di Oscar, Pregò per il mio bene ed il padrone mi permise di diventare servo di Oscar."

"Rosalie si alzò, tese la sua mano.

Felice di conoscerti Andre."


Andre non aveva davvero parlato con Oscar da quella discussione e lei sentiva un vago senso di sconforto, avevano litigato prima ma non era mai stato così.

Oscar non capiva cosa c'era di sbagliato. Era diventato amico di Rosalie, comunque, come aveva chiesto, li poteva vedere camminare in giro per il cortile nel mattino. Si chiese perché lui era stato così arrabbiato...

Rosalie era felice, era in grado di vedere quello e cancellava un po' del dolore che sentiva per le parole di Andre, poteva non averle capite con chiarezza, ma era certa non fossero un complimento e le erano rimaste sempre in mente-- giorno e notte. In quel momento entrò Rosalie e la vide distratta dai suoi pensieri.

La ragazza parlò velocemente e molto eccitata, "Madamigella Oscar, Andre ed io stiamo andando nei campi, è molto bello, venite con noi."

Il viso di Oscar s'illuminò ma catturando come uno scintillio di Andre attraverso la finestra, suo viso si fece più scuro.

"No, andate voi due senza di me, non mi sento molto bene."

Non volendo che Rosalie notasse il suo dolore ed il suo dispiacere e parzialmente perchè non voleva vedere la sua espressione ferita, si girò.

Rosalie, addolorata e confusa dalle azioni di Oscar, semplicemente lasciò.


"Sono molto preoccupata per lei," disse ad Andre quella mattina.

Andre si fece quieto, ma questo accadeva sempre, ogni volta che lei portava su l'argomento di Oscar e questo sempre la confondeva. Questa volta lui rispose.

"Probabilmente è solo stanca, solo quello."

"Non penso, è più che altro depressa."

"Perchè mai sarebbe depressa?"

"Non so."

E Rosalie abbandonò la questione così-- sapeva che Andre, come tutti loro, aveva i suoi demoni privati e non avrebbe fatto pressione.

Cominciò a realizzare quanto lui fosse importante per lei. Anche se la morte di sua madre ancora l'addolorava, in qualche modo la presenza di Andre calmava il dolore e così iniziò a raccontargli della sua infanzia nelle strada e come dura era stata per sua madre... e per lei

Tornarono tardi a Palazzo Jarjayes.

Prima di entrare comunque, Rosalie si girò per essere di fronte ad Andre.

Gli sorrise gentilmente, "Andre," disse dolcemente, "grazie."

"Per cosa?"

"Per essere qui... con me," e dicendo questo si sporse verso di lui e le loro labbra s'incontrarono.


Oscar stava fissando fuori dalla finestra e per coincidenza vide due figure unite in un bacio. Il primo pensiero che passò per la sua testa fu-- com'è bello.

E lo era, ma lo scintillio della luna circondò entrambe in una luce argentea rivelando Rosalie... ed Andre.

La vista del loro bacio, era ancora innegabilmente bella, ma Oscar prese un passo indietro, mise la testa tra le mani e si chiese perchè stava sentendo un tale, acuto dolore...

FINE


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