David guardò attentamente dal suo videocitofono. Di sicuro non si aspettava una sua visita! Era appena uscito dalla doccia, di domenica sera. L'indomani sarebbero iniziate le riprese della terza serie di Angel, e l'unico progetto che aveva per la serata era proprio di ripassare le battute, ordinarsi una pizza e infilarsi a letto. Rimase interdetto un attimo, mentre guardava la ragazza vestita a festa che sorrideva in bianco e nero.

"Mi fai entrare?"

"Okay, porta la macchina dentro."

Nel frattempo riuscì a recuperare un paio di pantaloni blu, larghi e sportivi e una T-shirt.

"Ciao! Ti disturbo?" Lei era bellissima. I capelli raccolti, il trucco leggero, quasi da ragazzina. L'abito elegante. Teneva stretta la sua borsetta e aveva una vezzosa sciarpa di seta attorno al collo.

"Accomodati. No, non stavo facendo niente di particolare, mi lavavo…" Sarah ridacchiando entrò nella villa di David, guardandosi un po' in giro. Era un po' che si erano persi di vista, raramente s'incontravano, anche perché erano entrambi in fase di super lavoro.

"Pensavo fossi ancora in Australia." Lui la osservava stupito, lei sembrava quasi che fosse a casa sua.

"Sono arrivata proprio ieri. Freddie invece rimarrà lì ancora due settimane. Dovrei andare ad un festa non lontano da casa tua, ma non ne ho molta voglia. Allora ho deciso di passare. Volevo parlarti di una cosa che ho in mente…lo so, dovevo chiamarti prima, ma mi son detta "o la va o la spacca" ed eccomi qua! Però, carino! Hai cambiato l'arredamento?" Toccava qua e là gli oggetti sparsi sopra i mobili.

"Si, qualcosa. Ma sono un po' perplesso sul risultato. Solo che ora non ho tempo di occuparmi di ulteriori modifiche. Che cosa ti offro?"

"Vediamo un po'…Martini? Dove sono i tuoi cani?"

"Dai, lo so che li temi. È per quello che ti stai guardando intorno, vero? Li ho mandati fuori dalla porta sul retro, tranquilla." David sorrise, e lei si rilassò.

"Grazie! Ora sto meglio" Sarah si buttò sul divano geometrico, buttando all'aria le altissime scarpe e cercando, invano, di non stropicciare il vestitino. David arrivò con un elegante vassoio, due bicchieri ricolmi del cocktail, serviti con olive e patatine.

"Voilà, madame è servita!" Si sedette vicino a lei, cercando di non inciampare sulle scarpe abbandonate. Questa visita lo lasciava piuttosto perplesso. "Mi dici cosa succede? Cosa ti ha portato fin qua?"

"Allora, è una storia un po' lunga…In questi mesi in Australia, visto che eravamo un po' fuori dal nostro solito mondo, mi sono data all'esplorazione…virtuale! Insomma, mi sono attaccata ad internet, ed ho scoperto un sacco di cosettine interessanti su noi due…"

"So che abbiamo un sacco di siti, no?"

"Siti, fan club, forum…di tutto! Sono diventata un'esperta! Se vuoi riesci persino a scaricarti interi episodi di Buffy e Angel, roba da matti! Altro che vendere vhs e dvd!" Sembrava molto eccitata da qualcosa.

"Okay, e quindi? C'era da immaginarselo, Buffy è molto visto in tutto il mondo, e Angel quasi…"

"Sì, ma ciò che mi ha lasciato perplessa e stupita sono proprio i contenuti, non la quantità dei siti. Lo sai che esistono delle petizioni per farci tornare insieme?" David scoppiò a ridere, perdendo l'oliva dal bicchiere. Non si frequentavano da un pezzo e lei veniva fuori con queste sparate assurde.

"Ma dai? Persino delle petizioni? On line?"

"Già, buffo, no?" Sarah tolse la sciarpa di seta che aveva al collo, per poi ripiegare le gambe e fregarsene dell'abito. Si versò un altro bicchiere del liquido trasparente, il primo era decisamente andato. Lui la guardava ancora un po' stupito, da quando beveva così?

"Allora, per arrivare al sodo. Sai bene come la penso per quanto riguarda i nostri personaggi. Secondo me, Joss si può sforzare quanto vuole, ma Buffy e Angel devono rimanere in qualche modo insieme." Spiegava le cose gesticolando ampiamente.

"Non è molto fattibile. Lui e gli altri autori hanno progetti diversi, ci hanno separato definitivamente, poi vendendoti alla UPN abbiamo perso ogni speranza! Ormai non si possono fare neanche crossover, lo sai. Domani inizio le riprese della serie e ho idea che finirò per innamorarmi di questa Fred…"

"Lo so. Però non è questo che vuole la gente. Non è questo che voglio io! Uffa, siamo solo degli attori? La verità è che siamo noi le star di questi programmi, è vero o no? E noi li abbiamo sempre lasciati fare. Secondo me possiamo anche dire la nostra, non credi?" David sorrideva incuriosito. Ne era passato di tempo da quando avevano iniziato quell'avventura! Anni, ormai, che faceva il vampiro, che non poteva prendere il sole della California per esigenze di copione…

"Sempre se tu la pensi come me!" Le sue guance iniziavano a colorarsi sotto il trucco. Era ancora più bella quando era così esaltata, e David si sorprese a fissarla, per poi distogliere velocemente lo sguardo. Si sentiva quasi imbarazzato.

"Non lo so. Angel è cambiato molto, lo sai. Non è più semplicemente il musone innamorato di Buffy, è più attivo, più maturo ed indipendente…non si può tornare indietro."

"Ma io non sto dicendo questo! Dico solo che la cosa può funzionare come gli ultimi due anni, in altre parole uno o due crossover che però lascino sottinteso che la storia non è mai finita del tutto…è tremendamente romantico e affascinante, non credi? Un po' come in forever…un bacio, un semplice bacio dopo due anni…tante cose lasciate in sospeso che rinascono in un momento…Sai quanti racconti ho letto su come farci tornare insieme? Non ne hai un'idea." David iniziò a guardarla seriamente. Qualunque cosa avesse in mente Sarah, non stava scherzando. Era venuta sin là dopo tanto tempo, stava cercando veramente di convincerlo a…fare che?

David iniziò a ridere improvvisamente. Questa idea andava festeggiata. Si versò anche lui un altro cocktail, prendendo una manciata di patatine.

"Che ridi? È così ridicolo?"

"No, no…mi è venuta in mente una battuta idiota…" "E allora fai ridere anche me!" "No, guarda, è veramente una cretinata…" "Dai, mi incuriosisci!" "Beh, insomma…se cerchi una scusa per baciarmi non c'è bisogno di farla così lunga!" Sarah rimase un attimo pietrificata, poi riuscì ad afferrare un cuscino e tirarglielo, seguito a ruota da un secondo…

"Scusa, scusa, sto zitto…Sei tu che hai parlato di baci, oh!"

"Ma sai che ho trovato un sito in cui ci sono tutti i filmati dei nostri baci? Una cosa pazzesca, persino con le votazioni…" Sarah intanto continuava a sbattergli in faccia un cuscino violetto… David cercava invano di difendersi, finendo per rovesciare le patatine. Riniziarono a ridere come matti, ma David riprese velocemente il controllo e tirò l'ultimo cuscino rimasto a Sarah…

"Basta, mi arrendo…" Il divano sembrava un campo di battaglia, e i cuscini non erano più interi…Sarah cedette le armi alla supremazia fisica di David, che l'aveva bloccata sotto di sé. Ripresero fiato un attimo, guardandosi negli occhi, cercando di risistemarsi. Il vestito di Sarah era però irrimediabilmente macchiato di martini…

"Uffa, l'ho pagato una cifra! Mi sa che alla festa ormai non ci vado, tanto sono già brilla!" Lei riuscì a rialzarsi. David ancora respirava affannosamente, e non per la lotta.

"Allora mi sa che ti offro un caffè, che ne dici?" David si alzò, cercando di raccogliere i cocci della battaglia. Invano. C'erano piume sparse ovunque, miste a patatine e olive.

"Ma no, ma siediti, chi se ne frega. Non mi hai ancora risposto, però. Vuoi che proviamo a convincere Joss e gli altri? Dai, l'idea non ti stuzzica? Lo so che è una questione di pubblicità e che le tv difficilmente si accordano per queste cose, ma si può provare! Già mi sembra ridicolo, io sono appena morta, e tu, l'amore della mia vita, non vieni al mio funerale, non piangi per me, non mi pensi più…che strazio, ma dove si è visto?"

"Lo sai che fanno riniziare tutto un bel po' più tardi, qualche mese…sono loro giochetti…e poi mi tengono talmente impegnato in altre faccende che al massimo potrò farmi qualche silenzioso e maschio pianto…" David era tornato a sedersi vicino a Sarah, anche lui senza scarpe, coi piedi sul divano. Quella ragazza aveva un'energia incredibile, e quando voleva qualche cosa di solito la otteneva…

"Ma insomma, sei con me o contro? Pensi che questa Fred possa sostituirmi?"

"No, non credo. Buffy è sempre Buffy. Se non c'è riuscita Darla, o Kate…boh, in realtà ancora a questa cosa non ci avevo proprio pensato. Però si può provare, se vuoi. Potrebbe essere divertente. Certo che ti piace proprio questa storia se la stai difendendo così con i denti! Io conosco il mio copione ma non il tuo, ormai. Che maschietto ti vuole affibbiare Joss questa stagione? Spike? O torna Riley?"

Sarah giocava con il bordo del suo vestito. "In realtà non lo so, ancora. Ho ricevuto i copioni ma non ho ancora letto tutto, anche perché quest'anno le riprese iniziano un po' più tardi. Infatti, sono tornata prima dall'Australia per mettermi a studiare…"

"Cosa è questa faccia seria? Ho detto qualcosa che non va?"

"No, no, ti pare. Non mi sono divertita molto laggiù. Sono felice di essere tornata." Un'ombra aveva attraversato il suo viso, veloce e funesta.

"Non ti chiedo perché. Pensavo che Scooby Doo fosse divertente."

"Sì, ma il lavoro è stato davvero duro, il regista peggio e i colleghi…è meglio se cambiamo argomento. Ho una fame nera, che hai da mangiare?"

"Mmmm, il ristorante Boreanaz è chiuso da un pezzo, a meno che non ordiniamo qualcosa fuori…Cinese? Pizza?"

"E te la portano qua? In villa?"

"Sì, sono cliente fisso, aspetta che mi metto a cucinare…solo che ci mettono un bel po', oggi poi è anche domenica…se chiamo adesso tra un'ora ti portano tutto."

"Okay, chiama." David rideva divertito. Che situazione strana. Prese il telefono dalla cucina e compose il numero, spiando Sarah che nel frattempo cercava di togliere un po' di piume di troppo dai suoi capelli ormai sciolti. Era tremendamente sexy e neanche se ne accorgeva. Sembrava una bambina ingenua truccata da grande. Si distrasse e dovette ripetere due volte l'ordinazione. Chiusa la comunicazione tornò al frigorifero per preparare altri due cocktail. Immaginava che la serata sarebbe stata piuttosto lunghetta, altro che andare a nanna presto…Continuava a guardare Sarah da lontano e si sentiva quasi in colpa. La guardava in un modo strano, non proprio come si guarderebbe un'amica. E questo lo lasciava perplesso.

"Hai foto solo dei tuoi cani, neanche una tua! Questa cosa è strana per un attore." Sarah continuava a vagare per casa, scalza.

"E' vero. Ma le foto che avevo prima erano tutte con la mia ex moglie, e sono finite in una cassa da qualche parte."

"Allora…niente fidanzate? Non ci posso credere!" Sarah prese il bicchiere che David le porgeva e lo portò alla bocca.

"Fidanzate? No. Mica sono fortunato come te! Qualche storia di poco conto, ma mi stanno stancando anche quelle. Ti vogliono conoscere, poi vedono che non sei Angel e scappano, anche se prima devono fare due giri di giostra, successo, pubblicità. Mi sono stufato anche di andare a questi party noiosissimi dove tutti ti chiedono le stesse cose. Mi sa che sto diventando un po' orso."

"Sei incredibile. Potresti avere chi ti pare ai tuoi piedi e fai il timido. Ma come si spiega?" Sarah tornò a sedersi sul divano sprofondando sui cuscini sopravvissuti.

"Io sono timido, Sarah. Anzi, sono migliorato notevolmente, ti assicuro. E poi te l'ho detto, le donne cercano Angel, non me."

"A me piaci tu, non solo Angel. E non penso di essere l'unica. Sei un bell'uomo e lo sai, non fare il modesto. Sei simpatico, sexy…che può volere una donna di più?"

"Mmmm, quanti complimenti. Devo farti bere più spesso. Vuoi lavorare con me, vuoi baciarmi, mi dici che sono bello…che cos'hai in mente, signorina?" Sarah rideva. Si avvicinò a David strisciando sul divano in equilibrio instabile, fino a fermarsi a due centimetri dal suo viso. Rimasero un attimo infinito a guardarsi, ascoltando il respiro l'uno dell'altro.

"Che combini, Sarah?" Lei non rispose, con un sorrisetto malizioso.

"Ti guardo da vicino. Cerco i tuoi difetti."

"Mi sa che sei troppo vicino."

"Forse…forse non ancora." Con una mossa non proprio elegante si sedette sulle ginocchia di David, appoggiando la testa sulla sua spalla.

"Non sei Angel, ti batte il cuore" Iniziò a ridere sguaiatamente.

"Lo dicevo che era meglio preparare un caffè. Mi sa che sei sbronza." Lei non si mosse, David iniziò ad accarezzarle i capelli. Lo fece automaticamente, stordito dal suo profumo leggero. Sentiva il calore del suo corpo e si sentì avvampare. Lei si sistemò un po' meglio e ogni movimento era un brivido per lui.

"Non sono così ubriaca. Sono solo espansiva. E ho caldo."

"Appunto. Sei ubriaca." Sarah si avvicinò nuovamente al viso di David, iniziando ad accarezzargli le labbra con un dito. Lui la guardava incantato, con il respiro affannato e la bocca semiaperta.

"Ora mi stai guardando come Angel guarda Buffy. E io voglio fare un esperimento."

"Dimmi."

"No, non te lo dico. Mi sa che lo faccio e basta…" Sarah iniziò a baciarlo. Dapprima delicatamente, sulle labbra, per poi immergersi con tutta se stessa, con le mani, con la bocca. La passione sembrava essere scoppiata all'improvviso, calda e umida, prepotente. Lei si fermò a guardarlo, quasi senza fiato. Lui non parlò, ma non riusciva a guardarla negli occhi. Non poteva credere a quello che stava succedendo tra loro.

"Non vuoi sapere quale era il mio esperimento?" Mentre parlava continuava a sfiorare le labbra di David, come se non ne fosse ancora sazia.

"Sono curioso di sapere la tua versione dei fatti.." Lui la lasciava fare, accarezzandole il viso delicato.

"Volevo baciarti sul serio, non come recito di solito, per vedere la differenza." Lui sorrise. "E cosa hai scoperto?" "Che hai ragione, mi piace baciarti, mi è sempre piaciuto. Ecco perché mi veniva così bene. Ancora di più adesso che non è finzione." Appoggiò ancora le labbra alle sue, lievemente, in un attimo infinito. Lui chiuse gli occhi, assaporando quel gusto dolce e secco, quella bocca morbida e invitante. Con una mano delicatamente scostò appena il viso di lei, per guardarla un attimo.

"Stiamo facendo una cazzata, Sarah. È meglio se la piantiamo." "Tu credi? Vuoi che smetta?" Nel dire questo prese a baciarlo sul collo, infilando le mani sotto la maglietta per accarezzarlo meglio…Passarono i secondi, i minuti.

"N-no, Sarah, fermati…" Lei si bloccò. Lo divorava con gli occhi, con un sorrisetto obliquo e sensuale. "Perché?" "Perché potrebbero esserci conseguenze gravi…non credi? Potresti pentirtene." "Perché? Poi ti trasformi in Davidus?" "Sai cosa intendo." "Dimmi che non lo vuoi e la smetto." Lo guardava con aria di sfida. Lui rimase impietrito a fissarla, rosso in viso. La sua risposta si fece attendere. Le parole andarono a quel paese, e gli istinti presero finalmente il sopravvento.

Passione. Sopita da tempo e risvegliata per caso. Quel divano era diventato il loro parco giochi, ma anche quel posto speciale dove consumare i loro corpi. Il romanticismo andò a quel paese, la carne era pur sempre carne, e niente era proibito, censurato. Le mani, le bocche, ogni più piccolo frammento di pelle divenne accessibile e senza segreti, senza tabù. Fu come un ritrovarsi dopo tanto tempo, nuove sensazioni di una relazione diversa, piena e intensa. L'estate trionfava alla finestra, nella sua umida notte. I due corpi rimasero abbracciati languidamente, quando i bollori furono finalmente placati. Sarah si assopì. David rimaneva a guardarla, a sentire il profumo del sesso appena consumato, a perdersi nei pensieri bislacchi che accompagnano il dopo. Com'era successo? Ancora se lo chiedeva. Erano anni che lavorava con lei, che per esigenze di copione sfiorava il suo corpo, baciava la sua bocca, davanti ad una marea di persone, con le luci accese…ma questo non l'avrebbe mai immaginato.

Ora quel momento era tutto per lui, privato. Lei era bella, spettinata, abbandonata nel suo divano. Magnificamente nuda, aderente alla sua pelle. E dormiva. Continuava ad accarezzarle i bei capelli biondi, delicatamente, per non disturbare quel sonno leggero. Sembrava tutto così irreale, eppure i suoi sensi conoscevano la verità, lei era sua questa notte, non era una finzione. Ma tutte le sue attenzioni per non svegliarla non servirono a molto quando suonò il videocitofono. Spostò Sarah e corse a rispondere. Si era dimenticato della pizza ordinata chissà quanto tempo prima. Senza pensare aprì il cancello elettrico, senza guardare. Infatti contemplava lei, seduta sul divano che pudicamente cercava di coprirsi con i resti del vestito della festa. Era così tenera! E buffa, visto ciò che era successo poco prima.

"Deve essere la pizza. Hai fame?" Si infilò i pantaloni, cercando il portafogli nel mobile dell'ingresso.

"Da morire. Me ne ero dimenticata…chissà perché." David si avvicinò nuovamente al divano e la baciò con tenerezza. Il campanello della porta suonò e a malincuore la lasciò là seduta. Quando aprì la porta rimase di sasso.

"Ehilà, David. Ho beccato qua fuori un fattorino con la pizza. Ora per averla dovrai pagare il riscatto. Certo che se apri il cancello a tutti quelli che suonano dovrai dirigere il traffico…"

"Ora stai zitto e aspetta qua buono buono, okay?" Chiuse la porta in faccia al nuovo arrivato. Indeciso se ridere o disperarsi. Sarah lo guardava incuriosita.

"E la pizza?" Silenzio. David corse da lei, la prese in braccio cercando di raccattare gli abiti e scarpe. La portò nella sua camera, consegnandola al letto come un sacco di patate. Si sedette un secondo.

"Abbiamo un piccolo problema. È Joss. Non mi sembra il caso che sappia niente di tutto questo." Sarah guardò il viso serio di David ed iniziò a ridere.

"Scusa, ma non ci posso credere!" "E lo dici a me? Non viene mai nessuno a trovarmi e oggi…Beh, la prima visita l'ho gradita di più!" La baciò sulle labbra, prima di uscire chiudendo la porta. Lei lo richiamò subito. "Ma la pizza? Io ho ancora fame." "Te la porto subito. Sempre se Joss non l'ha mangiata per ingannare l'attesa fuori della mia porta."

Aprì, finalmente. "Bene. Scommetto che sei in dolce compagnia. E che non me la vuoi presentare." "Bravo, quindi non fare domande. E non ti spaventare per il casino. Sai, di solito si telefona prima di passare a casa di qualcuno." David prese la pizza e la portò in cucina, preparando un vassoio, con piatto posate e bicchiere. Joss lo seguiva incuriosito.

"Strano orario per cenare, non è tardi? Ah, scommetto che stavate facendo altro…carino quel divano, le piume e le patatine fanno parte dell'arredamento o è passato un ciclone?" David lo guardò, cercando di trattenere una risata nervosa. "Per favore, niente commenti. La prossima volta telefona prima. E ora siediti qui in cucina e aspetta." "Di nuovo? Che palle. Va bè, il divano non è praticabile…"

Corse via con il vassoio. Sarah stava curiosando nel suo armadio. "Cercavo qualcosa da mettermi." Lui appoggiò il vassoio sul letto e si avvicinò a lei. Era ancora nuda e scompigliata, esile e sensuale. Baciarla fu la cosa più naturale di questo mondo, sembrava non saziarsi mai della sua bocca. Lei sorrideva estasiata, accarezzando il petto glabro del suo amante. Aprì un cassetto e le lanciò una maxi maglietta. "Comunque, se hai caldo puoi sempre rimanere così…prometto che cerco di sbatterlo fuori presto."

"Ma cosa vuole?" David intanto cercava una maglietta anche per sé.

"Non ne ho la minima idea." Rimase a guardarla un secondo. Quella T-shirt le arrivava fino alle ginocchia. Lei fece una piroetta. "Carina, eh? Ultimo grido!" "sshhh. Se lo conosco bene starà cercando di capire chi sei. Là c'è il telecomando, e nel secondo cassetto anche dei film, se vuoi." "Okay. Buon divertimento."

Joss passeggiava in sala. David volse gli occhi al cielo. Appunto, era alla ricerca di prove del misfatto.

"Dai, dimmi chi è. La conosco? Solo un suggerimento. Non ti si vede più tanto spesso in giro con donnine, sono curioso!"

"Fila in cucina. Ho una fame bestiale…molla quella borsetta!" Praticamente gliela strappò di mano.

"Mi sa che la conosco. O non ti comporteresti così. È un'attrice, vero? O quella truccatrice carina che ti sbava sempre addosso quando ti fa il tatuaggio…e questo cos'è? La signorina è una vampira? Questa è da raccontare." David tastò il collo, per poi andarsi a guardare allo specchio, nell'ingresso. Il segno di un morso. A lui. Interessante. Ma quando glielo aveva fatto? Sorrise. Probabilmente non era l'unico segno che aveva sul corpo. Non erano stati proprio delicati…

"Domani per la truccatrice doppio lavoro!"

"Cosa vuoi? Perché sei qui? Non potevi aspettare domani?" David rispondeva alle domande con altre domande, ma nel frattempo iniziava a pensare al casino che avevano combinato lui e Sarah. Niente sarebbe stato più lo stesso. La borsetta finì dentro un cassetto, e la pizza finalmente addentata.

"E' per Sarah. Devo parlarti di un delirio che mi ha riferito il suo agente. Ne sai niente?" David si sentì morire, ma fece cenno di no con la testa.

"Non mi andava di parlartene domani, con il casino che c'è ogni volta quando giriamo…Vi siete più visti?" Sorso d'acqua. Abbondante.

"No, ogni tanto ci sentiamo. Ne vuoi un pezzo?"

"No, per carità, ho già mangiato. Meglio di te, sicuramente. Si è messa in testa di scioperare, ma dimmi tu. Le riprese iniziano tra due settimane e lei toglie fuori questa cazzata! E lo sai perché?" David rimase di sasso. Sciopero? E da quando?

"Per te. Vuole i crossover. Vuole tornare con te a tutti i costi. Si è messa in testa che Buffy e Angel devono tornare a stare insieme, anche se a distanza, anche se solo per una puntata a stagione. E lo sai che non si può fare." Quasi affogò dalle risate. Non bastò mezzo litro d'acqua a risolvere il groppo in gola. Iniziò a ridere con tutto il cuore.

"Che ti ridi, maledizione? È un casino di proporzioni bibliche! Se quella si mette a scioperare siamo tutti nella merda! Lo sai che è lei lo show! E sono sicura che ci proverà anche con te, per metterti in mezzo!" David si teneva la pancia. A voglia se ci aveva provato! Piccola, perfida Sarah!

"Dai…non ha tutti i torti. Anche i fan la pensano come lei. Tutto quello che ti chiedono è una o due puntate come forever l'anno scorso. È una storia d'amore bellissima, cristo, l'hai creata tu, dovresti esserne fiero! Vogliono la speranza, quel lume che li fa attendere con ansia i prossimi sviluppi…"

"Lo sapevo. Ti ha già sedotto, vero? Ma secondo te come faccio a barcamenarmi con le due reti tv? Ti sembra possibile? Se ti metti a scioperare anche tu giuro che ti licenzio."

"Non dire stronzate, lo sai che non puoi farlo. Poi come lo chiami il telefilm? Cordelia? Non mi metto a scioperare, però prova a parlare con le due reti. Secondo me se riesci a scrivere qualcosa che accontenta tutti e due vedrai che non ti rompono tanto le balle."

"Sembra facile, sembra. Nel contratto che ho fatto con la UPN c'è scritto chiaro e tondo. Ti pare che dopo pochi mesi voglio rifare tutto?"

"Guarda che se gli dici che Sarah non recita più quelli si calano anche le brache. Magari le mettono una multa colossale, ma stai sicuro che non possono sostituirla, anche se è morta nell'ultima serie. Che vuoi fare, Dawn l'ammazzavampiri? Si può sempre contrattare. La UPN è una tv giovane, ha bisogno di Buffy. Non so come reagirà la WB, semmai."

"Mi sa che devo parlare con la caterva di avvocati che mi costano una fortuna. Sei dalla sua parte, è vero?" Joss sembrava molto serio.

"Mi sa di sì. Mi piace lavorare con lei, ed è vero che la storia tra Buffy e Angel ha qualcosa di immortale e magnifico, non ha paragoni. Hai visto l'ammutinamento di massa dei fan quando è arrivato Riley?"

"Sì, ma era tutto un personaggio sbagliato. Se è per i fan poi penso a Spike, a come…"

"Ma fammi il favore, un altro vampiro con la cacciatrice? La gente vuole qualcosa che duri, che superi anni di difficoltà, tormenti…che possa sperare su un lieto fine anche se non ci potrà mai essere…sono sicuro che tu e Marti ce la potete fare a scrivere qualcosa di memorabile, anche con questo casino delle tv di mezzo." Joss continuava a passeggiare nervosamente.

"Non ne sono del tutto convinto. Poi, quella lì, neanche la trovo. Deve essere ancora trai canguri, col suo bel fidanzatino. Pensavo fosse rientrata ma non la becco da nessuna parte. Potresti parlarle tu? Gli hai sempre fatto un buon effetto. A volte si comporta come una ragazzina capricciosa, anche se poi è una splendida professionista. Tu hai sempre avuto un ascendente positivo. Provaci, fallo per me. Prometto che cerco di risolvere questa merda, ma io e lei siamo due passionali, finiremo per scannarci e basta." David lo guardava quasi impietosito, ma sotto sotto pensava proprio di ridergli in faccia…

"Okay, promesso, ci provo. Ora te ne vai? Tanto ci vediamo domani mattina, no?"

"Va bene, ho capito che hai altro per la testa. Domani cerca di arrivare per le nove. Hai una scena seminudo e bisogna rifarti il tatuaggio. Hai mai pensato a farlo sul serio? Così potresti risparmiare un sacco di tempo…" David rideva, mentre spingeva fuori l'amico. "Togliti dai piedi. Ci vediamo alle nove. Buonanotte!" Joss era alla porta.

"Allora, dimmi chi è! Ti prego, non lo dico a nessuno! Non dormirò stanotte con questo dubbio! Guarda che mi apposto qui tutta la notte finché non esce…"

David rideva. "Fatti i cavoli tuoi." "Beh, quando vi fidanzate voglio essere il primo a saperlo." Il sorriso si oscurò un attimo "Non credo che…" "Ho capito! È sposata! Ecco perché! Vergognati!" "Va a quel paese, Joss. Ci vediamo domani."

Chiuse la porta dietro di sé. Sposata. Non ancora. C'era Freddie Prinze jr. Che situazione strana. Perché era venuta da lui? A parte Buffy e Angel, era un caso quello che era successo? Andò in bagno a lavarsi il viso, guardandosi allo specchio. Doveva imparare a vivere alla giornata. Sarah era là, nella sua stanza. Domani sarebbe stato un altro giorno, disse Rossella O'Hara nella sua testa. Quando aprì la porta trovò Sarah addormentata con il telecomando in mano. Si avvicinò e pazientemente tolse dal letto i resti della sua cena, spense la tv e delicatamente riuscì a metterla sotto le lenzuola. Faceva caldo, ed accese il condizionatore al minimo. Si spogliò e si sdraiò accanto a lei. Si sorprese ad ascoltare il suo respiro, lento, ritmato. La abat-jour illuminava le luci e le ombre del suo viso. David si avvicinò più che poteva, per darle il bacio della buonanotte, lieve, sulla bocca. Lei sorrise nei suoi sogni e si girò verso di lui, abbracciandolo. Era un pezzo che non dormiva con una donna. Di solito andavano via prima dell'alba. Ma non era dispiaciuto, affatto. Spense la luce e strinse a sé Sarah. Lei borbottò qualcosa di incomprensibile, ma lo lasciò fare. Domani. L'indomani qualcosa sarebbe successo.



David aprì gli occhi molto prima del suono della sveglia. Rimase per qualche minuto a riprendersi dal sonno, quasi ad orientarsi. Lei era ancora tra le sue braccia, piccola come una bambina, a bocca aperta. Lui sorrise, e lentamente cercò di spostarla senza svegliarla. Era piacevolmente anchilosato, si sentiva felice. Infilò le scarpe e uscì nel giardino. La giornata non prometteva niente di buono, altro che sole della California! Fu accolto festosamente dai suoi cani. Giocò un po' con loro, per poi dargli da mangiare e rinchiuderli nel recinto. Passò nella sala ad osservare lo scempio del suo divano. La governante sarebbe arrivata alle 11, ci volevano abbondanti scuse e una gratifica economica per farsi perdonare. Preparò un caffè, per poi trasferirsi in bagno. Aprì l'acqua della doccia, e si fece la barba con cura. Si guardava allo specchio, i segni del morso non erano scomparsi nella notte…ma non gli importava più di tanto. Cosa avrebbe pensato lei appena sveglia? Si sarebbe subito pentita? Perché sicuramente si sarebbe pentita. Non aveva dubbi. Chissà quali potevano essere le sue prime parole…si sentiva un po' in colpa. Lei era decisamente brilla, e lui ne aveva approfittato...no, non era andata proprio così. Per niente. Si buttò sotto l'acqua tiepida, cercando di lavar via la marea di dubbi che l'affogava.

Sentì qualcosa. Sembrava nella stanza, ma i vetri erano appannati. Vide un'ombra che girava per il bagno. Poi il rumore dello sciacquone. Era là dentro. Rimase immobile con il cuore in gola. Dalle prossime azioni sarebbe dipeso molto. Magari era già uscita dal bagno…ma riuscì a scorgere il profilo della mano di Sarah sul vetro. Spontaneamente avvicinò la sua. Era quasi il doppio. Quell'attimo stava durando troppo. Sarah aprì lo scorrevole, rimase a guardare David sotto l'acqua. Lei aveva i capelli raccolti ed era completamente nuda, con un'espressione indecifrabile in volto. Nessuno dei due riusciva a respirare. David le prese la mano e la invitò ad entrare. Sarah chiuse lo scorrevole dietro di sé, per poi voltarsi. Non si parlarono affatto. Non ce n'era bisogno. C'erano altri modi per comunicare, e i loro corpi erano sincronizzati all'inverosimile. La nebbia del vapore rendeva tutto più suggestivo. Sembravano fuori dal tempo, dallo spazio. Esistevano solo i loro cuori, i loro muscoli, la loro passione. Magari non era proprio il luogo ideale per consumare il loro peccato, ma niente riusciva a distrarli. C'erano solo loro due. Non era finito tutto quella notte, pensava David, e in cuor suo ne gioiva, stringendo a sé la ragazza.



Il dopo. Momento tragico e spesso patetico. Sarah si massaggiava la schiena dolorante e David le lavava i capelli. Ancora non avevano aperto bocca, come se si potesse interrompere la magia. Il balsamo profumato, il pettine. Sembravano quasi una coppia ben collaudata. In un certo senso lo erano. Fu lei ad uscire per prima ed infilarsi l'accappatoio. Per poi ridere per le dimensioni. Toccava terra!

"Mi sa che mi sta grande, peggio della maglietta. Perché non mi dai un asciugamano e questo lo tieni tu? Anzi, facciamo due, uno per i capelli…"

"Non ti preoccupare, ne ho un altro qua sotto. Tieni." Sarah fece un piccolo turbante, cercando poi di specchiarsi, invano. Il vapore era decisamente troppo.

"Sembriamo a Londra, altroché." Lei aprì la porta uscendo dalla stanza, rabbrividendo per lo sbalzo di temperatura. David rimase in bagno ad asciugarsi, per poi rimanere un attimo a riflettere. Stavolta non c'era la scusa dell'alcool. Non c'era nessuna scusa. Si erano amati, appassionatamente, senza nessun pensiero se non il dare e ricevere piacere. Dovevano parlarne. Anche se era tardi e lui doveva andar via. Qualche minuto più tardi entrò nella stanza da letto, la vide seduta, ancora con l'accappatoio addosso, che si guardava i piedi con un'aria triste. Non era un buon segno.

"Sarah. Dobbiamo parlarne." Lei alzò lo sguardo. Aveva gli occhi lucidi. David sentì il cuore spezzarsi. Si avvicinò per poi sedersi accanto a lei. Le accarezzò il viso, ma le sue mani incontrarono le lacrime.

"Ti prego…non fare così…" Sarah scoppiò in singhiozzi, soffocando il suo respiro sulla spalla di lui. Il turbante si sciolse e una cascata di capelli umidi coprì il suo viso.

"Mi dispiace, David, perdonami…" Lui rimase di sasso. Perdonarla?

"Per cosa? Cosa mi hai fatto per aver bisogno del mio perdono? Siamo in due qua, ricordati."

Lei lo guardò oltre il velo di lacrime. Riprese a baciarlo, questa volta dolcemente. Fu un bacio diverso dalla passione pura di prima, un bacio caldo e rassicurante, lento e tenero. David la guardava estasiato. Si sentiva confuso e non riusciva a pensare, il suo cuore batteva troppo forte.

"Lo sai che non sono sola." Lui fece un cenno con la testa.

"In questo ultimo periodo sono…strana, incasinata…confusa. Non…volevo che tu…entrassi in questo caos. Io…vorrei…tempo e…che tutto ciò non fosse…" David aveva capito. Era uno stop. Era chiaro, non poteva finire in nessun altro modo. Come poteva pensare a qualcosa di diverso? Era il solito ingenuo. Ma stamattina ci aveva creduto, dentro la doccia, dentro il suo corpo. Avvicinò un dito alla bocca di lei, con un gesto semplice. Non voleva più sentire niente. Si alzò e guardò l'orologio. Era tardissimo.

"Io devo andare, Sarah. Tra venti minuti devo essere agli studios. Alle 11 arriva la governante, ti conviene andare via prima. Queste sono le chiavi di casa di riserva. Me le restituirai. L'allarme si inserisce da solo." Era freddo. Una corazza di ghiaccio riempì il suo petto. Aprì l'armadio e cominciò a vestirsi. Sarah fece lo stesso, in silenzio per un bel po'. Lui era già pronto per uscire.

"Deve finire così?" Il tono della voce era supplichevole, lacrimoso. David la guardò negli occhi, e sentì una morsa allo stomaco. "Fosse per me, no." Si pentì subito di quelle parole buttate là con cattiveria. Coprì la distanza che li separava con pochi passi. Prese il viso tra le sue mani e la baciò. Lei lo lasciò fare, con trasporto. Un'ultima carezza su quel viso. Poi uscì di casa, con l'umore nero e gli occhi lucidi. Tempo. Voleva tempo. Ce ne sarebbe voluto tanto. Per dimenticare il suo corpo, quel connubio perfetto consumato a casa sua. Gli odori, la sua voce, la passione. Tempo. Che tutto ciò non fosse mai accaduto. Era vero. Era uno sbaglio. E non era colpa di Sarah. Avevano sbagliato in due. Arrivò agli studios con mezz'ora di ritardo, ma nessuno riuscì a dirgli una parola, dal suo sguardo già si capiva che non tirava aria buona da quelle parti.

Tornò a casa che era già buio. Era riuscito ad immedesimarsi nella parte, a non pensare a niente se non al copione, ad Angel. Il tempo era decisamente peggiorato e la pioggia iniziò improvvisa e violenta. Aprì il cancello elettrico e si avviò verso il garage. Si sentiva malissimo. Tutto quello che era successo la notte prima e la mattina dopo continuava a venire a galla, insieme alla rabbia, alla tristezza. La pioggia era calda, come solo d'estate poteva essere. Decise di prenderne una bella dose, rimanendo sotto l'acqua davanti al portone della sua casa. Era piacevole, e in questo modo poteva non pensare a niente e nessuno. Aprì gli occhi e vide una luce avvicinarsi nel suo vialetto. Rimase immobile. Era lei. Non poteva che essere lei. Aveva le chiavi e il telecomando. L'auto accostò e Sarah scese, con un ombrello giallo.

"Ti si è rotta la doccia?"

"Già. Forse l'abbiamo fatta fuori stamattina." Non si mosse. Si era già pentito di quella battuta di pessimo gusto, ma non vedeva il viso di Sarah e non poteva conoscere la sua reazione.

"Vogliamo rimanere qua?"

"Mi stavi aspettando o seguendo?"

"Aspettando. Da due ore."

"Wow. Allora ti sei guadagnata l'ingresso."

David cercò le chiavi in tasca, ma non riuscì a prenderle, i pantaloni erano ormai incollati alla sua pelle. Sarah gli diede le sue con un sorriso triste, cercando di ripararlo dall'acqua. Lui la guardò a lungo e si sentì morire. Era perfetta. Una bambola di porcellana delicata sotto quel vezzoso ombrellino. Era incazzato. Sapeva benissimo cosa poteva sembrare lui in quel momento. Un disastro. Un pazzo furioso che rimaneva sotto la pioggia. Era a casa sua, poteva fare ciò che voleva, ma lei era tornata, ancora una volta, per entrare nuovamente nella sua vita. Si voltò verso la serratura, sentendo la presenza di lei alle sue spalle. Non riusciva ad aprire, a vedere niente. Sarah si avvicinò per ripararlo meglio dalla pioggia. La guardò un istante, sorrideva ancora. La baciò con violenza. Per cancellare quell'espressione idiota, probabilmente. O per disfare quella perfezione che aveva davanti. Sarah cercò di tirarsi indietro, ma fu solo un attimo. Accolse la sua bocca e lo lasciò fare, schiacciata contro la porta ormai aperta. Tutto il suo corpo proteso in avanti, ricettivo verso quelle sensazioni umide e forti. L'ombrello cadde e la pioggia continuava a bagnarli, grazie ad un vento insidioso che a malapena lasciava respirare. David si riprese. L'aveva baciata quasi per dispetto e adesso era ad un palmo da lei, fradicia e scompigliata, accessibile e calda. Tutto come prima. Ancora. Si sentiva immensamente triste ma allo stesso tempo forte. Bastava poco per averla.

"Sarah…"

"Non dire niente, lasciami entrare." David chiuse la porta dietro di loro, per poi correre all'allarme. Era tardi, ormai era già scattato. Chiamò la polizia per avvertirli dell'errore. Sarah intanto toglieva l'impermeabile e lo abbandonava per terra. Davanti allo specchio dell'ingresso cercò di sistemarsi i capelli, il rossetto sbavato. L'aveva baciata nuovamente. In quel modo. Era arrivata lì per parlare, con un bel discorso in tasca ripassato tutto il giorno. E poi invece…

David si tolse la camicia, ma poi guardò Sarah e andò via. Non si sarebbe spogliato là davanti. Lei lo seguì con lo sguardo, sorridendo alla vista del tatuaggio. Angel. Tutto questo casino nato per Buffy e Angel. Lui tornò dopo pochi minuti. Si era cambiato. Camicia, pantaloni, tutto ben abbottonato. Niente T-shirt. Un asciugamano per lei. Erano di nuovo in sala. David guardava in giro, la governante aveva ripulito tutto perfettamente, ma i fantasmi del loro misfatto erano ancora là, in quei cuscini decimati sparsi in ordine perfetto. Lei si accomodò sul divano. Lui scelse la poltrona. Voleva mettere delle barriere, ma lei era talmente vicina che bastava un soffio…

"Le chiavi potevi lasciarle agli studios. Forse era meglio non venire qua."

"Non mi è piaciuto il modo in cui ci siamo lasciati stamattina."

"Non c'è un buon modo per lasciarsi, Sarah. Mi dispiace."

"Dispiace anche a me. Non mi hai lasciato il tempo di spiegare…"

"Io non voglio sapere niente. Ho capito. È da chiudere e basta. È solo che ho bisogno di tempo."

"Perché mi hai baciato, allora? Dici di aver capito e poi…" La voce di Sarah era debole e supplichevole. Si coprì il viso con le mani. David la guardava, cercando di respirare lentamente, di calmarsi.

"Non mi pare che tu mi abbia respinto."

"E' vero. Non è facile farlo." Stava riprendendo il controllo. Non era tutta colpa di David, e lei lo sapeva bene. Ma quelle parole erano come fucilate.

"Che cazzo abbiamo combinato? Come abbiamo fatto a ridurci così?"

"Io…non lo so. Dentro di me c'è solo confusione. Avevo preparato tutto un bel discorso, che sembrava così chiaro e logico…poi ti vedo e va tutto a quel paese. Sono anni che ci conosciamo, David, e in un giorno sono in queste condizioni. Spiegami perché."

"Sono confuso anche io. Non so cosa sia successo così all'improvviso, non me lo chiedere. Ma so cosa provo quando ti vedo, quando sento la tua voce. È meglio se te ne vai, dammi tempo. L'hai detto tu per prima, ma ne ho bisogno anche io." Il suono del cellulare li fece quasi spaventare. Lei andò verso la sua borsetta e rispose. Gli occhi sbarrati dicevano chiaramente chi stava dall'altra parte. David capì al volo e si diresse in cucina.

"No, sono a casa di David. Sì, per quella cosa che ti ho detto."

"Sembra d'accordo con me."

"Arrivi domani? A che ora?"

"Okay, allora chiamami quando sei a casa."

"Buonanotte. Sì, anche io."

Chiuse il telefono. Entrò in cucina. Lui era davanti al frigo con una birra in mano.

"Vuoi brindare alla fine della storia? Ho del succo di frutta. Per te niente alcool."

"Non ho sete. Stamattina non ho trovato la mia borsa."

David rise di gusto ripensando al giorno prima. Si avvicinò al mobile dell'ingresso e tolse fuori la pochette.

"Scusa, me ne ero dimenticato! Joss cercava di capire chi eri e l'ho dovuta nascondere! È stata proprio una scena memorabile."

"E io non sono riuscita ad entrare a casa mia. Sono rimasta da un'amica tutto il giorno, non sono neanche i miei vestiti questi."

"Mi spiace, veramente. Comunque, per quello che conta, sei bellissima. Lui torna domani, vero?" Sarah annuì.

"Gli racconterai qualcosa?" Un no con la testa. "Riesci a non dirgli niente?"

"Non lo so. Lo aspettavo per la prossima settimana. Pensavo di avere più tempo. Devo scoprire…cosa sento."

"Per lui o per me?" Lei non rispose. David aprì bocca, per poi richiuderla rapidamente. Tutto ciò che gli veniva in mente erano cattiverie gratuite. Stava male anche lei, si vedeva. Ma continuava a sentire la sua voce ripetere quella frase: "Sì, anche io." Anche io cosa? Ti amo? Già, ma nel frattempo mi scopo un collega, un amico…Riprese a bere dalla bottiglia.

"Non mi hai risposto."

"Non sono in grado di farlo. Tu ci riesci, per caso, signor sotuttoio?" David appoggiò la birra sul tavolo. Era paonazzo. Sarah si spaventò nel vederlo in quelle condizioni e iniziò ad indietreggiare. Non conosceva quell'uomo che gli stava davanti. Lui alzò lo sguardo e lentamente si avvicinò. Con una mano le sollevò il mento.

"Sì, io lo so cosa provo per te. E adesso prendi la tua borsetta, il tuo ombrello e vattene immediatamente da qui. Non mi piace giocare, Sarah. Non più." Rimase fisso a guardare quella bocca. Lei tremava e aveva gli occhi lucidi, e David non riusciva a rimanere così serio. Faceva uno sforzo per non baciarla ancora, per non prenderla tra le braccia e fare quello che volevano entrambi. Con l'altra mano la accarezzò con una dolcezza infinita, annullando il male di quelle parole. Uscì dalla cucina, quasi per prendere fiato. Doveva ricordarselo di continuo, lei aveva un altro. Tutto il resto contava poco. Aveva il sangue alla testa, lo sentivo scorrere impetuoso e caldo. Si sentiva un burattino, in balia di quella ragazza che conosceva da una vita. Doveva riprendere il controllo, doveva riuscirci, in qualunque modo.

Vagava lontano da lei. Cercando di prendere tempo ascoltò i messaggi della segreteria. Il primo era di Joss. Le dava il numero di telefono nuovo di Sarah per quella questione dei crossover. David sorrise. Il secondo era dei suoi.

"Cosa voleva da te Joss?" era alle sue spalle. Sobbalzò.

"Ieri è venuto per parlarmi di te. Dello sciopero che vuoi fare per via dei crossover. Buffo, no? Mi ha chiesto di parlarti, perché io e te abbiamo un feeling speciale, per convincerti che ce la metterà tutta per accontentarti ma di continuare a lavorare…" Si voltò. Lei sorrideva.

"Feeling speciale. Non aveva tutti i torti, non credi?" David rise alle sue parole, come una liberazione. Si era illuminata e tutto sembrava ad un tratto più sopportabile.

"Vero. Anche troppo, direi. Cosa ne facciamo di questa storia, Sarah? Vuoi ancora lavorare con me?" era tornato subito serio, ma più calmo.

"Secondo te possiamo riuscirci? Io non voglio perderti, David."

"Il mio problema è un altro. Io voglio averti. E tutto questo mi uccide."

"Io…lasciami del tempo. Devo veramente capire molte cose su me stessa, su Freddie. Non posso risponderti adesso…né darti speranze…né…"

"Ho capito, ho capito. Ora devi andare via, Sarah. Cerca di capire me. Non è facile averti qui a due passi e non poterti sfiorare." David la guardava con quegli occhi tristi e dolci allo stesso tempo. Lei si sentiva in colpa per tutto quello che era successo, ma allo stesso tempo lottava con se stessa e quello che provava. Lui si era appoggiato al bracciolo della poltrona, con le braccia incrociate. Era così bello, così accessibile…Sarah si avvicinò e lui subito si mise in allarme, come se avesse paura di scottarsi. Lei gli accarezzò languidamente il viso e la bocca. La sua testa urlava cose che il suo corpo non sentiva. Chiuse gli occhi e lo baciò.

"Sarah…non fare così….non un'altra volta." Era quasi una supplica, ma la voce non era né ferma né convinta. Quando lei aprì gli occhi il suo sguardo parlava d'altro. Fu lei a prendere l'iniziativa, ad incollarsi al suo corpo, a sbottonare quella camicia, a baciargli il petto, ad affondare le unghie sulla sua schiena…

David non riusciva a respirare, a pensare…buttò via la razionalità che ancora gli rimaneva e la sollevò, senza abbandonare per un istante la sua bocca. Entrò nella stanza da letto e si gettò sopra di lei, con foga, passione. Riscoprire quel corpo adorato. Far rinascere gli istinti e buttar via ogni residuo di pudore. Forse era l'ultima notte che potevano passare insieme. Forse no. Ma adesso era sua, intensamente e solo sua..…



Questa volta nessuno dei due si addormentò, dopo. David continuava ad accarezzare la sua amante, a tenerla stretta a sé, nel silenzio. Lei lo lasciava fare, con un sorriso beato stampato sul viso. La pioggia continuava a scendere copiosa e ritmata, nella serata calda di luglio.

"Fai sempre così?"

"Così come?"

"Coccole, bacetti…"

"Non lo so, non ci penso. Ti danno fastidio?"

"Scherzi? Non sei normale. Prima non eri così dolce."

"Ah. Senti chi parla. E tu cosa preferisci?"

"Vada per il servizio completo…"

David rise. Quella situazione era decisamente paradossale. Prima o poi le sarebbe scivolata da quel letto e scappata via. Amanti. Terzo incomodo. Pur di assaporare quella pelle, quella bocca, avrebbe accettato di tutto. Ma la tristezza rimaneva di sottofondo, anche se cercava di soffocarla, di non farla venire più a galla.

"Che facciamo con Joss?"

"Uh, bella. Digli che mi hai parlato e che hai usato tutte le armi in tuo possesso per farmi ragionare…e ci sei riuscito! È vero che hai una buona influenza su di me, tu così bravo ragazzo e io discolaccia…Sciopero rientrato fino a nuovo ordine. Ma voglio ancora lavorare con te. Voglio ancora che Buffy e Angel tornino insieme. Sempre se sei d'accordo…"

"Devo specificargli il tipo di armi che ho usato? Già mi ha fatto notare una certa cicatrice sul collo…altro che discola! La cacciatrice che morde il vampiro! Dove si è vista una cosa del genere?"

"Io? Quando mai? Fammi vedere?" Sarah si mise sopra David ed iniziò a scrutare ogni centimetro di pelle con la bocca. Lui chiuse languidamente gli occhi assaporando ogni lieve bacio.

"E' vero. Ti ho morso. Pazienza, a me non fa male. Ne vuoi un altro?"

"No, grazie. Ma se non scendi da lì…"

"Che mi fai?"

"Non rispondo più di me stesso…" Lei sorrise maliziosa. La lasciò fare una seconda volta, con dolcezza e calma, come se i loro corpi avessero raggiunto la perfezione, l'accordo totale e assoluto. Ogni sensazione era centuplicata e profonda. Amarsi. Fu diverso. Fusione di due spiriti. Calore che bruciava lentamente. Completo sincronismo di corpo e cuore, anima e viscere. Fu bellissimo e spaventoso allo stesso tempo.

Il dopo non fu giocoso. David era spaventato a morte da ciò che sentiva, Sarah rimase perplessa accanto a lui. Nessuno dei due parlò. Ritornare sulla terra non era facile. Lei lo baciò lievemente sulle labbra, girando le spalle per cercare di dormire.

David si alzò per andare in bagno. La sua immagine allo specchio parlava da sola. Come poteva lasciarla andare? Come poteva innamorarsi di lei in questo modo? Perché non avevano fatto solo sesso, ma qualcosa che poteva essere chiamato amore. Si sciacquò il viso e perse un po' di tempo prima di tornare a letto. Come se avesse paura di qualcosa. Andò in cucina e scolò mezzo litro di latte. Non sapeva niente. né a che ora Freddie sarebbe sbarcato l'indomani, ne se l'avrebbe più sentita. Non poteva continuare così, tra alti e bassi. Tra gioia e angoscia.

Realtà. Dormire. Tornò nella stanza avvolta nella penombra. Abbracciò il corpo nudo di lei, di fianco. Sarah non lo respinse, ma si spostò per adattarsi meglio a quella posizione. Il suo respiro divenne lento e regolare. Sentì l'impellente bisogno di dirglielo, in un soffio. Tanto lei dormiva, ormai.

"Mi sto innamorando di te, Sarah." Lei non mosse un muscolo, lui chiuse gli occhi. Non poteva vedere quella solitaria lacrima che bagnava il viso di lei.



La mattina dopo David si svegliò da solo. Era crollato dalla stanchezza, dalla pesantezza di tutte le emozioni provate, e a malapena aveva sentito la sveglia. Lei non c'era. rimase in silenzio ad ascoltare i rumori della casa, alla ricerca di un segnale da parte sua. Ma niente. Si alzò ed iniziò a girare per le stanze. In cucina trovò un foglietto ripiegato, attaccato al frigo con una calamita. Prima di leggerlo si sedette, ogni cosa che riguardava lui e Sarah lo faceva stare male.

"Ti chiamo io. Baci. S." Carino. Lapidario. Conciso. Per un qualche motivo si sentì un oggetto, preso e abbandonato là. Si preparò un caffè, continuando a darsi dell'idiota. Cosa poteva pretendere? Stamattina sarebbe arrivato il suo fidanzato. E poi cos'era questa sensazione di possesso, di gelosia che aveva nei suoi confronti? Bastava veramente così poco per innamorarsi follemente? La risposta stava tra quelle lenzuola. In quello che sentiva scavando dentro di sé. Innamorato di Sarah. Chi l'avrebbe mai creduto? I giornali…che avrebbero fatto con una notizia del genere? E adesso cosa doveva fare. Rimanere ad aspettare vicino al telefono? E via con un secondo caffè. E già, forse era proprio meglio se si dava una svegliata. Chissà quando si sarebbe fatta sentire. Doccia e lavoro, poi chissà.

Varcata la soglia degli studios trovò Joss in evidente stato di esaltazione totale. Saltellava in preda ad una delle sue crisi di creatività, quelle in cui, andando bene, smontava la scenografia con i denti per poi rimontarla al contrario con i piedi. Appena vide David gli corse incontro con un sorriso grande e caloroso.

"Dai, subito nel mio ufficio! Ho un sacco di novità grandiose!"

"Sì, Joss, buongiorno anche a te."

"Che cazzo di faccia ti sei messo stamattina? Vedi di stamparti un sorriso e vieni in ufficio!" David lo seguì ridacchiando. Adorava quel lavoro, il personaggio, e persino quel pazzo di Joss, sempre con idee nuove. Gli doveva molto, aveva creduto in lui e gli aveva dato la possibilità di lavorare anche se aveva così poca esperienza. "L'ufficio" era una specie di roulotte con 300° gradi centigradi di media stagionale, il caos ovunque e aveva tanto bisogno di pulizia. Ma il frigorifero funzionava da dio, e una bella bibita ghiacciata era proprio quello che ci voleva. La pioggia aveva lasciato il posto ad un caldo tropicale, e alle nove del mattino già c'era da boccheggiare.

"Allora, ho parlato con Greenwalt e Noxon, e tu non hai idea di cosa tutto stiamo rivoluzionando. Abbiamo passato le ultime ventiquattro ore a farci di caffè e scrivere come dei pazzi, ma ti assicuro che sta venendo fuori un capolavoro. Il problema è che già avevamo predisposto tutta la stagione, sia tua che di Buffy, e adesso è tutto da rifare. La mia paura è che verranno fuori ritardi di produzione, a meno che non vi mettete a studiare anche voi all'ultimo momento. Che ne dici?"

"Beh, non sarebbe la prima volta, mi pare. O no? Dai, dimmi cosa avete progettato."

Joss non riusciva a stare fermo, continuava a sfogliare un mucchio di cartaccia che si trovava davanti, come se avesse perso qualcosa.

"Ehi, come va con la nuova fiamma? Stasera ce la fai conoscere?" David iniziò a ridere, e come no.

"Che c'entra? Ti ho già detto che non sono fatti tuoi. E poi ti ho chiesto qualcosa dei nuovi copioni, Joss. Quando inizia la rivoluzione? E poi mi vuoi spiegare cosa succede stasera?"

"Ah già, è sposata o qualcosa del genere, quindi nessuna apparizione in pubblico. Stasera sto organizzando una cenetta tra noi autori e voi rompipalle, tanto per riuscire a metterci d'accordo."

"Chi c'è?"

"Perché, cambia qualcosa? Dai, portala. Tanto stiamo a casa mia, mica in ristorante, non la vede nessuno. Ci saranno anche Sarah e Freddie." Gelo. Il caldo non gli faceva più nessun effetto. Sentiva quasi il bisogno di un whisky doppio.

"No, non la porto comunque. Sono fatti miei, te l'ho detto."

"Okay, magari è presto per presentarcela. Comunque non trovare scuse, tu devi assolutamente esserci. Vedi di rimandare le tue scorribande erotiche sul divano a domani, okay? Prometto una fornitura gratis di patatine…ma la panna non si usa più? Devo essere proprio invecchiato! Ah, ecco. Questo è il programma aggiornato, per adesso. Le prossime dieci puntate non si toccano o quasi, poi inizia il caos! Stiamo lavorando da matti, pensa che nel week-end incontrerò i responsabili delle due reti, ci sarà da battagliare! Oh, che mostro che sono. Marti è un po' rotta di balle perché le facciamo fuori un'altra volta Riley, ma, uh, chi se ne frega!" Joss continuava a parlare per i fatti suoi. David finalmente decise di prendersi una birra gelata dal famoso frigo.

"Oh, guarda che devi lavorare stamattina. L'alcool lo offre la casa, stasera. Va bene verso le 19.00? Oggi finiamo prima, se non ti sbronzi e non fai cazzate."

"E tu quando la pianti di dirle, le cazzate? Una birra non mi ucciderà di certo."

"E' vero. Ora rimetti la tua maschera da vampiro e vai a litigare con Lindsey, su. Ci vediamo stasera."
David uscì a respirare, ma il groppo in gola rimaneva. Non sapeva se ridere o piangere. Bene, stasera avrebbe incontrato la sua amante con il suo fidanzato. Meno male che faceva l'attore per professione…si sedette sulla poltrona della truccatrice, che nel frattempo parlava del tempo e sorrideva mielosa. Già, sembrava proprio interessata a lui. E se l'avesse portata alla cena? Eh si, ci mancava solo questa. La birra fu abbandonata per far spazio ai denti di scena…

Ore 18.00, David varcava il cancello di casa. Guardò bene prima di entrare per vedere se la macchina di Sarah era per caso nei dintorni, poi rise di se stesso e si avviò verso una sospirata doccia. Scegliere cosa mettersi fu un impresa. Elegante o no? Quanto doveva essere formale? Teoricamente era una cena di lavoro, e a casa di Joss poi…Di sicuro niente smoking, ma neanche jeans…Pantaloni e camicia sportivi, chiari. Prima di uscire ascoltò la segreteria telefonica. Riconobbe subito la sua voce:

"Hai saputo della cena? Ho provato a convincere Freddie a rimanersene a casa, per via del fuso orario, ma non c'è speranza. Pronto per la recita? Oggi il fondotinta è doppio. Comportati bene, mi raccomando." L'avrebbe strangolata. Cos'era questa storia? C'era bisogno di avvertirlo? Non voleva sicuramente fare scenate. Bisognava recitare? Filò in camera a cambiarsi. Sapeva cosa mettersi. Sapeva benissimo che cosa poteva piacere ad una donna. Lo aveva capito da un pezzo. Recitare = abiti di scena. Gli abiti di Angel. Il nero gli stava decisamente meglio.

David suonò. Venne ad aprire Kai, la moglie di Joss, elegante e calorosa come sempre. Marti stava ridendo insieme al padrone di casa, sprofondata in una morbida poltrona di alcantara giallo limone. Sarah ancora non c'era, quindi i discorsi si concentrarono sul tempo e banalità simili. Lei arrivò pochi minuti più tardi. David già aveva incontrato Freddie, ma non lo conosceva affatto. Lo squadrò cercando di non farsi vedere, mentre aspettava il suo turno per i saluti, e mentalmente fece un confronto con se stesso, con il suo aspetto fisico. Per poi insultarsi da solo. Era geloso! Marcio! E si attaccava a questioni di poco conto. Lei era splendida, con un vestito corto lilla che esaltava il suo colorito. In Australia in quel periodo era inverno, quindi nessuno dei due era abbronzato. Sarah si avvicinò a David e l'abbracciò in maniera formale, con i due classici bacetti sulla guancia. Lui rispose con altrettanto calore, ma quel piccolo gioco di sguardi riuscì a metterlo fuori uso per un secondo. Il profumo dei suoi capelli lo conosceva bene, e riportava a galla sensazioni forti e dolcissime. Per Freddie ci fu una semplice stretta di mano con sorriso stampato. Il nemico. Che ignorava tutto. Che allegria.

Joss salvò la situazione inondando i commensali con aperitivi e chiacchiere leggere, partendo subito con il progetto, come lo chiamava lui.

"La colpa è tutta di questa pazza. Mi vuoi spiegare perché sto lavorando 16 ore al giorno su un qualcosa che aveva già la parola fine? Meno male che David ti ha rimesso in carreggiata, o lo sciopero te l'avrei fatto vedere io, ma non ti dico dove." Tutti risero allegramente, magari qualcuno in modo un po' forzato..

"Caro Freddie, non ti invidio. Stai per sposare una donna che ha le palle più grosse delle mie, non dev'essere una cosa piacevole!"

"Piantala Joss, se tu non litighi un po' con me, con chi lo puoi fare? Tua moglie è troppo buona, lo sanno tutti." David osservava la ragazza incantato. Si era dimenticato di quanto potesse essere allegra e piena di vita. Gli ultimi giorni erano costellati di lacrime e passione, ma chi si trovava davanti era nuovamente la Sarah pubblica, l'amica che aveva da cinque anni. Quando era diventata qualcos'altro?

"Caro Joss, io vorrei anche sposarla, ma lei continua a rimandare! Tu che riesci a domarla, come posso fare per convincerla?" Freddie rideva allegramente, ma Sarah no.

"Chiedilo a David, lui si che ci sa trattare con quella vipera…" David lanciò un'occhiataccia, cercando di non affogare nel suo cocktail. Freddie si girò dalla sua parte e lui fece cenno di no con la testa.

"Queste sono cose private, arrangiatevi, signori!" La voce d'attore. Impostata.

"Ah, scordavo, il signorino non entra mai in merito al privato. L'altro giorno l'ho beccato con una pupa in casa, e non solo non me l'ha presentata, non vuole neanche dirmi chi è! Anche se ho capito una cosa: deve essere sposata!" David mostrò uno dei suoi sorrisi più aperti. Sarah pudicamente coprì la bocca con una mano, ma i suoi occhi urlavano qualcos'altro.

"Quando sarà il momento giusto la conoscerai. Abbi fede."

"Wow! È una notizia! Allora o non è sposata veramente o divorzia per te! Il bel vampiro colpisce ancora! Ma che ci fai tu alle donne? Lo sapevo! Questo figliolo fa una strage con uno sguardo! Oddio, vampiro, considerando che è stata lei a morderti…"

"Ancora con questa storia? Siamo qui per parlar male di me o cosa?" David continuava a sorridere. Divorziare. Bella parola. Si versò da bere una seconda volta, martini, naturalmente, mentre Kai invitava tutti a tavola.

Joss tenne banco come al solito. Ogni tanto Marti cercava di dare maggiori dettagli, ma poi lui continuava per i fatti suoi ad esporre il suo modo di pensare. Sarah era seduta davanti a David, e lui si sforzava tremendamente di non guardare la sua scollatura, di non distendere i piedi per poterla toccare ancora una volta…Cercavano di ignorarsi, ma non era facile. Gli occhi si incrociavano, a volte tristi, a volte languidi. Freddie si dimostrava molto carino nei confronti della sua fidanzata, a volte parlandole all'orecchio, o giocando con la sua mano. Lei era un po' imbarazzata, ma David cercava di non fissarli, per lasciarla più libera. Lo invidiava, tremendamente. Aveva una morsa allo stomaco terrificante. Gli sarebbe piaciuto alzarsi in piedi, urlare a tutti quello che provava e portarsi via Sarah. Per i capelli. Come un primitivo. Gli mancava solo la clava…

Era decisamente distratto da tutti quei pensieri, altro che parlare di lavoro…

Dopo cena andarono tutti a sedersi in terrazzo, dove una calda luce soffusa conciliava un po' il sonno un po' le confidenze.

David si alzò per andare in bagno, e Sarah lo seguì con una scusa. Si incontrarono nel vasto corridoio della casa, e si fissarono un attimo, senza parlare. David non fingeva più, aveva lo sguardo triste e gli occhi pieni di domande. Sarah sfiorò il suo viso con una carezza lieve, un gesto furtivo e delicato. Lui prese la sua mano e la baciò lievemente. Gli sembrava di essere tornato ai primi dell'ottocento. Poi lei girò le spalle per cercare la sua borsetta. Quel gesto così semplice gli aveva riempito il cuore di malinconia, ma anche di una lieve speranza.

Quando tornò a sedersi, Marti stava descrivendo nei particolari la scena che immaginava tra Buffy e Angel: una strada, loro che si incontravano per caso e rimanevano fissi a guardarsi negli occhi. Poi la battaglia dove dovevano combattere lo stesso nemico, insieme. Un nuovo addio. Suggellato da un bacio profondo e caldo. Stessa scena per i due telefilm, contesti e storie diverse che si incrociavano per un istante. Il problema era inserire una storia di Los Angeles dove poterci mettere sia il nuovo cattivo della stagione di BTVS che i soliti avvocati di ATS…

"Insomma, il grosso del casino lo facciamo noi, come al solito. Poi, voi due dovete solo guardarvi negli occhi e baciarvi appassionatamente, non penso che ci vorrà molto, queste scene vi vengono sempre così bene!." Joss continuava a ridere esaltato dalla situazione.

"Sapete che ho visto insieme a Sarah un bel po' di siti su Buffy e Angel? Glielo hai detto? Pare che i baci tra questi due siano proprio mitici, hanno persino una classifica…" Freddie parlava con umore gioviale. Quella sera non aveva parlato molto. Bene o male lui poco c'entrava con i due telefilm, perché cavolo era lì allora? E poi, che argomento stava tirando fuori? Gli stava sempre più antipatico.

"E' Sarah quella brava, ha anche vinto un premio, e in quel caso non baciava me." David rispose guardando la sua amante negli occhi.

"Sì, ma tutto questo succede perché vi adorano insieme! Devo essere geloso? L'altro giorno ho guardato tutti i filmati di seguito, uno shock!"

"Oh, ma sei masochista!" Joss aveva interrotto il delirio di Freddie, e David gliene fu eternamente grato. "Questi due recitano! È vero che sono chimicamente compatibili davanti alla macchina da presa, ma se sei così geloso mettiti con una segretaria, non con un'attrice!"

David vagava con la testa. Altro che chimicamente compatibili davanti alla macchina da presa, dentro la doccia era tutta un'altra cosa…non ne poteva più. Doveva scappare da quella tortura prima di uscire fuori di testa. Ma fu Freddie a prendere l'iniziativa…

"Bene, signori. Il mio corpo urla tremendamente pietà. Il fuso orario mi ha completamente sballato e penso proprio di dormire fino a dopodomani. Sarah, vieni con me?" David sorrise appena. Forse la serata avrebbe preso una piega diversa. Continuava a studiare il suo avversario da lontano, mentre quel poveretto neanche sapeva minimamente quello che stava succedendo.

"No, rimango ancora un po', se non ti dispiace. Per me è ancora presto. E abbiamo da parlare ancora di lavoro. Ma tu vai, tranquillo.."

"E la macchina? Dai, prendo un taxi."

"No, non c'è bisogno. Se poi domani devi venire a casa mia per portartela via…chiamerò io un taxi." David continuava a sorridere beato. Non dormivano sotto lo stesso tetto. Per due fidanzatini che non si vedevano da qualche giorno non era male!

"Freddie, non ti preoccupare. O Marti o David possono accompagnarla a casa, mica le lasciamo prendere un taxi!"

"Sì, per me non c'è problema." La guardò dritta negli occhi. Lei trasalì, per poi distogliere lo sguardo. Freddie non vide niente di tutto questo, ma rise felice della proposta, ringraziò David con una calorosa stretta di mano e si avviò alla porta, accompagnato dai padroni di casa. Marti rientrò un attimo per versarsi da bere. Sarah gli sussurrò un "sei pazzo", ma il suo viso non tradiva rabbia…

Quando tutti tornarono a sedersi, i ricordi dei momenti più curiosi della serie continuavano a uscir fuori a fiotti. Passarono le ore in un lampo, e i due amanti avevano decisamente cambiato atteggiamento. Più liberi di ridere, di guardarsi, di vagare con la testa per i fatti loro, persino di sfiorarsi di tanto in tanto. Elettricità, ma non solo. Non c'era solo l'attrazione fisica, ma qualcosa che andava oltre. Amicizia, sintonia, affinità…

Joss parlava per tutti quanti. Era passata la mezzanotte quando Sarah espresse il desiderio di andar via. David si alzò, emozionato come un ragazzino, rischiando di far cadere il bicchiere che aveva appoggiato ai suoi piedi. Nel giro di un minuto si ritrovarono in macchina, nel silenzio più assoluto.

"Questa serata sembrava non finire mai!." Sarah si tolse le scarpe. Abitava piuttosto lontano da casa di Joss e cercò subito di mettersi comoda. David la guardò appena, ma quell'unico gesto gli aveva scatenano la tachicardia.

"Non ce la siamo cavati male, però! Dovrebbero darci l'oscar." Ancora silenzio.

"Lui non sospetta niente?" lo disse in un soffio appena percettibile.

"No. Sa che sono in crisi, visto che rimando di continuo le nozze, ma niente di più."

Sarah accese la radio. David rimase di stucco per quel gesto, era come dire "finite le comunicazioni". Rispettò il suo desiderio, ma le domande si affollavano pesanti nella sua testa. Quale poteva essere il loro futuro adesso che era tornato Freddie?

Il traffico era scarso ed arrivarono velocemente. David fermò la macchina e spense la radio.

"Dobbiamo far finta di niente?" Sarah si rimetteva le scarpe.

"Mi ha chiesto un'altra possibilità. Di riniziare da capo." Fu una doccia fredda. Un'altra serata di alti e bassi.

"E tu hai intenzione di dargliela, non è vero?" Lei non fiatò. Cercava qualcosa nella borsetta. Tolse fuori le chiavi di casa di David.

"Te le restituisco. Le ho prese stamattina prima di andarmene."

"Fino a stamattina avevi intenzione di usarle ancora? Cristo, Sarah! Per cosa mi hai preso? Un pupazzo?" Lei aveva lo sguardo supplichevole che già le conosceva.

"Vuoi che non ci vediamo più, non è vero?" Sarah non parlò.

"Vedi di rispondermi, stavolta. E guardami negli occhi, se ci riesci." La girò verso di sé con un movimento brusco. Le lacrime affollavano quel viso, ma David non aveva nessuna intenzione di cedere. La baciò violentemente, facendosi strada con la bocca, con la lingua. Lei rispose, calda e appassionata. Ma era un bacio che sapeva di addio. Lo sapevano tutti e due.

"Vuoi rinunciare a tutto questo, è vero? Pensi che ne valga la pena? O forse sono io l'idiota, che da troppa importanza a quello che è successo…"

"No, è stato importante anche per me, David"

"Per cosa? Per capire che vuoi tornare da lui? Sono il solito fesso. Se vai via adesso non ti azzardare a tornare…"

"Vieni da me, David, ti prego." Lui la guardò stupito. Cos'era quella proposta? Che cosa significava?

"Dammi un motivo. Uno solo."

"Voglio stare con te stanotte."

"Non ci siamo fatti abbastanza del male? Non sono un bamboccio, non mi trattare come tale."

"Non riesco a rinunciare ad uno di voi due."

"Non c'è problema, lo faccio io. Non mi va di fare l'amante. Scendi da questo cazzo di macchina." La voce di David tremava. Alti e bassi, gioia e angoscia. Innamorarsi di lei era stato sin troppo facile. Vederla con lui persino sopportabile, proprio perché pensava di avere una chance, di avere una marcia in più. Ma dove stava la verità? Iniziò a piangere in silenzio. Lei non usciva e David continuava a sentire quel profumo che gli faceva perdere la testa. Sentì la bocca di lei sfiorare il suo collo, cercare le sue labbra ancora una volta. Lui era affamato di quella donna, ma sapeva che era sbagliato, era tutto sbagliato. Si girò e riprese a baciarla, abbandonandosi ai brividi del suo corpo.

"Io mi sto innamorando di te, Sarah. Non spezzarmi il cuore."

"Stai con me stanotte, ti prego…" David la seguì. Entrò nel suo appartamento senza neanche guardare dove metteva i piedi. Il cuore urlava la sua indignazione, il suo orgoglio lo lasciò fuori dalla porta. Addio. Visto che ci doveva essere un addio voleva farlo a modo suo. David le tolse gli abiti lentamente, baciando ogni piccolo frammento di pelle, cercando di memorizzare quel corpo così adorato. Non smetteva di starci male, ma allo stesso tempo la sua testa era annullata, la sua carne era tesa ad ogni sensazione, ad ogni piacere. Fecero l'amore a lungo, con una dolcezza infinita. Lui alla fine le parlò, senza ottenere nessuna risposta, ma in fondo non se l'aspettava.

"Ti amo."

David rimase tra le braccia di Sarah, senza fiatare. Continuava a sentire quel profumo, misto al suo odore. Una piccola parte della sua mente continuava a sperare che quella non fosse l'ultimo incontro per loro due. Era la seconda volta che facevano l'amore, che si concedevano interamente. La guardò intensamente, baciandole la fronte, accarezzando quel viso. Ora doveva scegliere lei. Si alzò dal letto, cercando i suoi abiti. Lei rimase a guardarlo, sotto le lenzuola, senza una parola. David si avvicinò per baciarla ancora, sulle labbra.

Vide la sua borsetta abbandonata all'ingresso. Rimise dentro le sue chiavi di casa. Era talmente pazzo di lei che la realtà gli apparve come una illuminazione: si sarebbe accontentato anche delle briciole di Freddie, di diventare il suo amante. Era nelle sue mani. Ormai era l'alba. Appena il tempo di una doccia e sarebbe andato al lavoro…



Dimenticarla. Speranza impossibile. Sarah era entrata nella sua vita con la forza di un uragano, aveva devastato tutto quello che c'era dentro di lui e poi era scappata via. Veloce, lontana. Tornare alla normalità non fu semplice, ma il lavoro incalzava e la stanchezza riusciva a farlo dormire la notte. Usciva poco con i suoi vecchi amici, e cercava di non pensare a lei. A volte ci riusciva, anche, ma non sempre. Certe notti si svegliava convinto che fosse accanto a lui. Aveva ancora le sue chiavi di casa, e in fondo David ci sperava. Ma non era così. La casa rimaneva vuota, il silenzio totale, il buio profondo.

Continuava a vederla sulle pagine dei giornali, mentre sorrideva patinata accanto a Freddie. Aveva scelto, ormai. E doveva accettarlo. In fondo erano stati solo tre giorni, ma a David sembrava una vita intera.

Una sera a casa di amici la rivide, amplificata nel maxi schermo di una tv, nella giornata della premiazione per gli emmy Awards. Era bella da morire, in abito da sera, con il suo fidanzato vicino e l'emozione che la faceva tremare. Quando la presentatrice annunciò il suo nome la vide illuminarsi e saltare in piedi, abbracciare Freddie e saltellare verso il palco. Radiosa. Bellissima. David zittì tutti e ascoltò ancora la sua voce, si perse ancora nel primo piano dei suoi occhi. Fu doloroso e stupendo, ma il peggio doveva arrivare. In omaggio alla vincitrice proiettarono alcuni spezzoni della quinta stagione, mentre il viso di Sarah rimaneva rinchiuso in un quadratino in basso a sinistra dello schermo. La morte di Joyce, la lotta con Glory, la scoperta di avere una sorella….e il bacio di forever. Bacio di scena, leggero, finto. Vide un'ombra negli occhi di Sarah, il suo sorriso spegnersi appena, guardarsi attorno come spaurita. Lui non stava meglio. Sentiva ancora forte il legame con quella donna, e quella piccola nube sul suo viso gli ricordò molte cose. Emotiva. Sarah emotiva, umorale, passionale. Sarah che forse ancora si ricordava di lui, di quello che era stato solo due mesi prima. Poi tutto finì in un attimo, lei tornò a sorridere, a sedersi vicino a Freddie. David quella notte non dormì, pensando ancora al suo viso, al suo sguardo, a quel bacio così finto, a ciò che era successo a casa sua…



Il giorno dopo, tornato dal set, trovò un messaggio in segreteria. Riconobbe subito la sua voce, e rimase in religioso silenzio, senza fiato. Lo invitava alla festa per il premio ricevuto, il sabato dopo. Sembrava titubante, incerta. David non capiva se tutto questo era una formalità o meno. Sapeva già della festa da Joss, tutto il cast sia di Angel sia di Buffy era invitato a casa di lei, non poteva mancare, in un certo senso. Ma c'era un ma. Non la vedeva dall'ultimo giorno in cui avevano fatto l'amore, proprio a casa di lei. Rientrare in quel posto dove le aveva detto per la prima volta che l'amava lo lasciava piuttosto sconcertato. Saltò la cena e s'immerse nell'idromassaggio, facendosi cullare dai ricordi di quella notte. Molte volte per copione aveva detto quelle parole. Il problema è che adesso le sentiva emergere chiare e vere nel suo cuore, nonostante il tempo, anche se lei ormai apparteneva ad un altro. Definitivamente. Doveva abituarsi all'idea. Sapeva che la settimana dopo avrebbero riniziato a lavorare insieme, per alcuni giorni, per quel fantomatico crossover che era stato la loro croce e delizia. Recitare ancora in una festa. Come qualche tempo fa a casa di Joss. La vita è fatta di corsi e di ricorsi, e questa volta come sarebbe andata? Freddie. Sentiva di odiarlo, ma la sua più che altro era pura invidia.

Malgrado l'ora tarda decise di uscire. Chiamò un amico e andò a tuffarsi nella vita mondana di Los Angeles. Non aveva voglia di compatirsi per il resto della notte, era già abbastanza arrabbiato con se stesso e quello che sentiva. Non richiamò Sarah, né quel giorno né i giorni seguenti. Aveva deciso di presentarsi comunque alla festa, vivere il momento. Poi chissà. Magari finalmente si sarebbe messo il cuore in pace.



La sera del party arrivò in un lampo. La casa di Sarah era stupenda, e un po' gli ricordava la sua. Troppo grande per una sola persona. Magari già viveva con lui…arrivò in tremendo ritardo, come per farsi attendere. Quando entrò nella sala rimase folgorato dall'atmosfera allegra, lasciandosi contagiare immediatamente. Conosceva praticamente tutti là dentro, e saltava da un invitato all'altro per salutare e scambiare quattro battute. Poi la vide, vicino ad una lampada dalle forme improbabili. Aveva un bicchiere in mano e rideva. I capelli biondi raccolti disordinatamente, un abito leggero chiaro, un semplice ciondolo al collo. Lei se ne accorse subito, e rimasero qualche istante a fissarsi, da lontano, senza una parola. Aveva acquistato un regalo per lei, qualcosa di semplice e speciale. Appoggiò il pacchetto in un angolo e si dimenticò della sua esistenza. Anche perché Sarah si avvicinò con un sorriso raggiante, e baciò David sulla guancia, come poteva aver fatto altre cento volte quel giorno, con tanti altri. Solo che rimase qualche secondo in più tra le sue braccia. David sentiva il profumo dei suoi capelli, della sua pelle, e i ricordi tornarono ad ondate, stendendo le sue ultime capacità razionali. Forse a lui sembrava un tempo infinito, forse era lei che aveva difficoltà a staccarsi, ma quando si allontanò appena erano tutti e due rossi in volto e senza fiato.

"Pensavo non venissi più."

"Non potevo mancare al tuo trionfo. Sei bellissima." Lo pensava veramente e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

"Anche tu non sei niente male, ma mi sembri un po' dimagrito, sbaglio?"

"E' Joss che mi fa lavorare troppo, credo. Questo posto è stupendo…"

"C'eri già stato in realtà…" La frase morì da sola. Era vero, ma l'unica cosa che ricordava era il corpo di Sarah, gli abiti buttati per terra, e il letto dove si erano amati fino a sfinirsi. Guardò per terra, sospirando appena. Lei sbloccò tutto con una risata cristallina. Quando alzò gli occhi vide Freddie accanto a lei, che le cingeva i fianchi e porgeva la sua mano. David la strinse con un sorriso falso e ben recitato. Basta passato, eccola qui la realtà. Poi Nicholas venne a salvarlo, e a portarlo nel vortice delle chiacchiere. Ogni tanto la scorgeva da qualche parte, ma riuscì persino a scordarsela un po', complice l'alcool che scorreva a fiumi e i sui vecchi amici che lo coinvolgevano sempre di più. Fu una serata serena, a tratti, come un'altalena che lo inebriava e poi buttava giù. Spiava Freddie cercando di capire il suo rapporto con Sarah, ma era tutto impenetrabile, e finiva per auto suggestionarsi, sperando che qualcosa tra loro andasse male.

Joss era l'animatore della festa. Ma anche tutti gli altri non scherzavano in fatto di creare confusione… Con un annuncio spettacolare, alle quattro del mattino, quando ormai gli ospiti erano sensibilmente diminuiti, il regista fece entrare una magnifica torta, che alla sua sommità presentava un paletto in legno stilizzato. Il carrello veniva spinto dall'autore delle musiche della serie, Cristopher Beck, che immediatamente si mise al pianoforte. Nel frattempo Sarah aveva rimosso il paletto e inseguiva James Marsters urlando, per poi cadere rovinosamente per i tacchi troppo alti, tra le risate di tutti. James l'aiutò ad alzarsi, e insieme scimmiottavano la lotta tra cacciatrice e vampiro. Spike tornò a correre, e si rifugiò dietro David, tra le risate generali.

"Perché non riduci lui in polvere e mi lasci in pace, una buona volta?" Sarah lo raggiunse.

"Non posso, perché lui è il mio amore." Lei guardò David negli occhi e lui abbozzò un sorriso, anche se si sentiva morire. Il pianoforte iniziò a suonare "close your eyes" e James spinse David verso Sarah.

"Dai, dateci un assaggio di questo amore immortale…via il paletto.." e nel dire questo tolse effettivamente il pezzo di legno dalle mani di lei "e fateci vedere…su, ballate! Questa è la festa di Buffy, e vogliamo tutti vederla ballare con Angel, non è vero?"

Il coro di sì non si fece attendere. Gli invitati rimasti fecero un cerchio e David prese le mani di Sarah, per un lento vecchia maniera. Non era propriamente una musica da ballare, ma tutti fecero comunque silenzio, guardando i due che si muovevano in quello spazio ristretto. David chiuse gli occhi un attimo, assaporando la gioia del contatto, le sensazioni che gli dava stringere quel corpo, e Sarah lentamente si rilassò, lasciandosi condurre nella danza. Ogni percezione era amplificata, sublime. Presto altre coppie seguirono il loro esempio, e la pista improvvisata fu piena e quasi divenne impossibile muoversi.

Per David c'erano solo loro. Era difficile non baciarla. La bocca di lui era ad una distanza veramente irrisoria dal suo collo, e l'idea di assaggiare quella pelle lo ossessionava. Si staccò da lei prima della fine della canzone, con l'unica voglia di scappare da ciò che sentiva. Sarah lo guardò, aveva capito benissimo quello che stava succedendo, forse lo condivideva. Aprì bocca per dire qualcosa, ma Freddie si avvicinò velocemente.

"Che carini che siete! Posso avere la mia donna o deve ancora dar spettacolo con il suo amore virtuale?" David guardò il ragazzo, cercando di capire cosa ci fosse sotto. Era una battuta o gelosia allo stato puro? Non riuscì ad interpretare i suoi occhi, ma fece finta di niente, un inchino e si allontanò dalla sala. Li sentì discutere mentre cercavano di tener bassa la voce. Finì nella immensa cucina a cercare refrigerio, un attimo da solo. Non durò molto, James era davanti a lui con lo sguardo corrucciato.

"Ho le idee poco chiare. Che succede?"

"Che vuoi dire? Non succede niente."

"Dici? Ho visto un po' di tensione là dentro. Il fidanzatino è geloso?" David prese due birre, le aprì e ne porse una all'amico.

"Chiedilo a lui. È sembrato anche a me, ma sai com'è con questi attori, non si capisce mai quando fingono e quando sono sinceri…" Risero sguaiatamente, con una complicità tutta maschile. Rimasero a chiacchierare per un po', poi David decise di uscire in terrazzo a godersi il fresco. Era quasi mattina, il cielo cambiava colore rapidamente, spalancandosi al nuovo, caldissimo giorno di fine estate. I profumi del parco vicino lo inebriavano, e quasi riuscì a scordarsi l'episodio di poco prima. Quasi. Lei lo raggiunse, facendolo sobbalzare. Era stanca, ma il suo sorriso era bellissimo, aperto. Gli indicò il dondolo e andarono a sedersi vicini.

"Che ci fai qui solo soletto?"

"Pensavo. Guardavo il sole."

"Quante ragazze hai conosciuto oggi, David?" Lui la guardò stupito.

"Non lo so…perché?"

"Perché sei il solito orso. Una marea di mie amiche ti si è avvicinata, cercando più o meno velatamente di sedurti, e poi ti ritrovo qua da solo a contemplare l'alba." Lui rimase serio a pensare un attimo. Non ci aveva fatto caso, ma in effetti aveva conosciuto diverse ragazze…

"Forse nessuna di loro era il mio tipo…Vuoi sistemarmi, Sarah? Stai cercando una donna per me?" La fissò negli occhi e lei subito sfuggì al suo sguardo.

"No…non proprio, ma…mi sembra strano, ecco. Te l'ho già detto una volta, tu potresti avere tutte le donne che vuoi e poi…" David rise. La situazione era proprio ridicola. Lui non aveva occhi che per lei, e Sarah cercava di scrollarselo di dosso così.

"Perché ridi?"

"Vuoi liberarti di me?"

"Io…no, ma ecco…"

"Forse non mi conosci abbastanza, mia cara."

"Forse ti conosco anche troppo, invece…" lei gli sfiorò la mano, e David sentì un brivido percorrergli la schiena.

"Forse non sono pronto per un'altra storia, Sarah. Non ancora." Lei aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse e rimase in silenzio a guardare il cielo. Le parole non dette continuavano a pesare là intorno, e le mani continuavano ad accarezzarsi delicatamente.

"Mi dispiace, prometto che non farò più niente del genere."

"In che senso?" Lui sorrideva, obliquo, sensuale. Lei arrossì violentemente e ritirò la mano.

"Non ti presenterò più altre ragazze."

"Okay. Comunque apprezzo il gesto. Sarah." Lui le riprese la mano e se la portò alla bocca, per un bacio rapido e galante. Lei lo guardava quasi spaventata, per poi sorridere e rilassarsi. Appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. David sentiva il calore del suo corpo che lentamente si abbandonava, ascoltando il suo respiro. Si stava addormentando, e ciò lo fece sorridere. Sarah che lo voleva con un'altra donna. Che faceva il Cupido. Perché? Per avere la coscienza a posto? Il sole continuava a crescere e la giornata ormai era luminosa e piena. Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando si ritrovò Freddie davanti a fargli ombra.

"Lasciala a me, la porto a dormire." Il suo sguardo era stanco, ma serio. Sarah abbracciò Freddie e si fece portare via, mentre David si rialzava e cercava le chiavi della macchina.

"Ti sei divertito?" Si voltò per vedere gli occhi di fuoco del suo rivale.

"Si, è stata una bella serata…"

"Sai cosa intendo."

"In cuor mio, no." Non capiva veramente. Per un attimo gli venne il dubbio che, in effetti, Freddie conoscesse tutto, ma lo escluse in un baleno.

"Beh, sembrate i fidanzatini di Peynet. Il ballo, il dondolo. Qui davanti a tutti. Io non la lascerò andar via facilmente. Non credere di poterci riuscire. Il fatto che siamo in crisi non ti dà comunque l'autorizzazione a provarci con lei. Sono stato chiaro?" Erano in crisi, che cavolo voleva dire? Scosse la testa e si avviò verso la porta.

Freddie continuava a chiamarlo, ma lui non si voltò indietro, dirigendosi verso l'auto. Era stata una serata magnifica, e non aveva nessuna intenzione di farsela rovinare da un idiota geloso. Voleva tenere quei momenti tutti per sé, e quello là poco centrava. Tornò a casa con i finestrini aperti, per godersi il fresco del mattino appena nato, cercando di non pensare a niente. Ma l'immagine di lei, il suo profumo, il calore della sua mano e quelle carezze quasi distratte continuavano a venirgli in mente. Era così difficile non pensare a lei…e vederla non gli aveva messo il cuore in pace. Si comportava stranamente, sempre in giostra, un po' lo illudeva un po' lo buttava giù. E Freddie stava nel mezzo.

La sua casa apparve spoglia e desolata, come spesso gli sembrava. Si tolse le scarpe e si sdraiò sul divano, chiudendo gli occhi e immaginando il viso di Sarah. Addormentata, tra le sue braccia. Mentre il sole che sorgeva le illuminava i capelli biondi. Tutto il resto contava veramente poco. La amava ancora, malgrado il tempo che era passato. Non sentì il telefono o il campanello, si estraniò dal mondo intero per tutto il giorno. Cercava di mettere ordine alle sue idee, e nel frattempo guardava il copione per l'indomani. Doveva baciarla. Non sarebbe stato facile. Cioè, sarebbe stato sin troppo facile…



David arrivò presto. Le riprese dovevano essere notturne, ma il trucco sarebbe stato estenuante, come al solito. Lei ancora non c'era, ma forse era meglio così. Joss continuava a parlare delle scene da girare, preso da un fervore quasi religioso che lo lasciava all'apparenza indifferente. In realtà si sentiva in stato di calma apparente, e come un vulcano era pronto ad esplodere per un nonnulla. Iniziarono a girare la prima parte della scena, dove Angel doveva battersi con dei demoni piuttosto brutti e robusti. Sarah arrivò e si buttò subito in sala trucco. In poco tempo fu pronta e anche lei girò la parte da sola, dove finiva a Los Angeles bloccata da quegli stessi demoni in un vicolo.

I due ex amanti si incontrarono nella pausa per la cena. David la guardava, sembrava seria e concentrata, e quasi gli dispiaceva andare a disturbarla.

"Come stai? Sei pronta per il grande momento? Joss è fuori di testa stasera."

"Me ne sono accorta. Potrei stare meglio, comunque. Mi sento quasi una principiante al primo ciak." Sarah non lo guardava in faccia. David non la prese proprio bene, e fece per allontanarsi. Lei lo tirò per un braccio facendolo girare.

"Grazie per il libro, l'ho trovato. Le relazioni pericolose, in edizione originale autografata…È stato un pensiero veramente carino."

"Sono contento che ti piaccia. Avrei voluto dartelo di persona ma…"

"Qualcuno ti ha sbattuto fuori di casa, non è vero?" David sorrise. Chissà cosa era successo dopo…

"Diciamo di sì. Sopravvivo comunque." Il viso di lei si illuminò appena, per poi tornare a concentrarsi sul copione che aveva davanti.

La scena continuò. L'incontro trai due nel vicolo, Angel che salvava Buffy ma viene ferito gravemente. Pausa per il trucco, le ferite dovevano sembrare reali.

Altro ciak. Buffy si libera dell'ultimo demone, e si siede accanto ad Angel.

"Devi sempre salvarmi la vita, vero?"

"Per ben due volte non ci sono riuscito. Non volevo che ci fosse la terza…"

"Allora non avresti potuto fare niente. Doveva andare così. Guarda come ti hanno ridotto…"

"Passa, passa sempre. Dammi solo un po' di tempo e mi riprendo." Buffy guarda Angel con occhi tristi, accarezzando il profilo dell'uomo con la punta delle dita. Lui chiude gli occhi, concentrandosi sulle sensazioni di quella carezza. Buffy lo bacia sulle labbra, delicatamente. Angel apre gli occhi, lucidi e pieni di malinconia. Anche lui accarezza il volto di lei, e Buffy bacia le sue dita. I primi piani si sprecano, e il silenzio della troupe è amplificato dal nervosismo di Joss. Guarda la scena da vicino, con gli occhi sbarrati.

"Non…ci vediamo dal funerale di mia madre…mi sembra passata un'eternità…"

"Non è proprio così. Quando sei tornata in questo mondo…io…" Angel chiude gli occhi e abbozza un sorriso.

"Io sono venuto a trovarti. Di notte. Tu eri ancora a letto, con Giles che ti vegliava, ma dormiva e…non mi ha visto…" Buffy lo guarda stupita e senza parole, lui timidamente continua il suo racconto.

"Non potevo resistere a LA, ma neanche svegliarti. Sono rimasto là, a guardarti dormire per più di un'ora. Alla finestra, al tuo fianco. Ho toccato il tuo viso per sentire il calore della tua pelle... E poi sono scappato come un ladro. Ma avevo…bisogno di vederti, di…sfiorarti, di sapere che eri tornata…veramente. Non ti arrabbiare, ti prego, io…sono stato così male che…" Buffy lascia scorrere le sue lacrime. Con un dito zittisce Angel e lo bacia ancora, questa volta con più trasporto.

"Non dovresti fare così. Non di nuovo." Angel quasi supplica la ragazza, ma le sue mani e i suoi occhi parlano d'altro.

"Non è facile. La mia testa mi dice delle cose, ma poi ti vedo e…"

"So cosa provi. Posso negarlo quanto voglio, ma la realtà è che ti amo, che non ho mai smesso e..."

"Vorrei che le cose fossero diverse. Lo vorrei con tutto il mio cuore. Anche io ti amo, e posso fingere con il mondo intero, frequentare altra gente, credere che tutto sia normale… "

"Ma niente cambia tra noi, vero?" Buffy si avvicina al suo amato, e lentamente prende a baciarlo. Il bacio è dolce e caldo, e la bocca è seguita dalle mani ansiose, che cercano contatto con i capelli, con la pelle. Nel primo piano si vedono chiaramente le lacrime che scendono copiose dagli occhi di tutti e due. I due amanti si allontanano, anche se di poco. Buffy aiuta Angel ad alzarsi, e vanno via nella notte, sorreggendosi a vicenda.



Joss. Si ricorda del ciak e ferma la scena. Ha la faccia seria e preoccupata. Chiama i due ragazzi a rapporto, mentre attorno a lui tutti commentano sconvolti. Niente trucchi per le lacrime, niente interruzioni. Semplicemente perfetta. Come se fosse vera…David e Sarah sono ancora immersi nella loro parte. Joss ordina di ripiegare tutto, si riprende domani. Una scena che non ha bisogno di essere ripetuta, ha del miracoloso. Entrano nella roulotte di Joss e si siedono. Lui rimane dietro la sua scrivania e guarda i fogli che ha davanti.

"Bene. Mi volete spiegare qualche cosa? No, perché ho le idee poco chiare sull'accaduto. Io quelle parole non le ho scritte. La scena era meravigliosa, e voi siete due attori stupendi, non c'è dubbio. Perché stavate recitando, vero? Se avete intenzione di fare tutto per i cazzi vostri ditemelo, così domani io neanche ci vengo."

I due ragazzi non lo guardano in faccia. Joss li sbatte fuori. David e Sarah non si parlano ancora, si tengono per mano, camminano al buio.

"Forse dovevamo dirgli qualcosa. Qualunque cosa."

"Non so neanche cosa dire a me stessa, aspetta che mi invento qualcosa per lui."

David l'accompagna al posteggio. Lui deve ancora struccarsi e togliersi le ferite di dosso. Le accarezza il viso dal finestrino, e lei chiude gli occhi.

"Anche noi dobbiamo parlare, non credi?" David voleva delle risposte.

"Forse ci siamo detti anche troppo." Preme l'acceleratore e va via. Lui scalcia un pezzo di latta che trova nel selciato e va a cambiarsi. Una notte ancora con poche probabilità di dormire.



Gli animali non sempre sono di conforto. Bertha Blue ce la metteva tutta per far sorridere il suo padrone, ma David non ci riusciva. Si buttò sopra il letto con una tisana rilassante, immerso nei suoi pensieri. Quel bacio, quelle parole. Quanto era rivolto ad Angel e quanto a lui? Il bacio era vero, stregato, unico. Le labbra ancora gli bruciavano. Ma più di tutto mancavano le parole, i sottotitoli per quello che era successo quella sera. Non capiva. Non si era arreso, ancora. Sarah continuava a tenerlo sul filo, dargli speranza e poi buttarlo giù, e tutto questo lo faceva impazzire. Ma l'amore non è una pazzia?

David prese un foglio di carta ed una penna, e si mise a scrivere una lettera. Le parole venivano fuori come un fiume in piena, e i sentimenti coloravano tutto con sfumature nuove e dolcissime. Perché. La domanda che più l'assillava, che era la premessa per una notte insonne. Lasciò tutto a metà, soffocando l'angoscia che attanagliava il suo cuore, per poi gettarsi sotto la doccia a cercare conforto. Ma la doccia era luogo di ricordi, di una passione risvegliata e carica. Vedeva il suo viso, le espressioni chiare del piacere di lei, il corpo bagnato e sensuale…uscì da quel posto, velocemente, come in fuga dalle sensazioni che provava. Si infilò l'accappatoio e tornò nella sua stanza. E la vide. Seduta sul suo letto, con in mano la lettera che mai le avrebbe dato. Lei non alzò neanche lo sguardo, lui si sentì paralizzato e titubante. Rimase ad osservare il suo viso, le variazione delle espressioni mentre andava avanti con la lettura.

"Ciao, Sarah." Lei alzò gli occhi, quasi spaventata. Era talmente immersa che non lo aveva sentito entrare.

"Ho suonato, ma…non mi ha risposto nessuno e…."

"E ti sei ricordata delle chiavi."

"Sì. Avevo bisogno di vederti, e…immaginavo che…"

"Potevo essere addormentato..."

"Non si dorme stanotte, non è possibile farlo. Scusa se mi sono messa a leggere ma…"

"E' stato più forte di te, vero?" Lei sorrideva appena, lasciò la lettera sopra le lenzuola. Si vedeva che aveva pianto di recente, e le sue parole svelavano tutta la sua insicurezza. David cercava di farsi forza e dominare i suoi istinti, aprendo l'armadio e cercando qualcosa di comodo da mettersi. Lei rimaneva in silenzio a guardare il suo ex amante. Si infilò un paio di pantaloni e lasciò cadere l'accappatoio, dando le spalle a Sarah. Lei si alzò e lo raggiunse, sfiorando la pelle ancora umida di lui, facendolo trasalire e voltare immediatamente.

Gli occhi di Sarah erano ancora lucidi, il trucco ormai sciolto…si abbracciarono dolcemente, come per cancellare tutto quel dolore che stava riaffiorando rapidamente. Lui le sfiorava i capelli, stringendola a sé, assaporando quel profumo conosciuto. La tensione cresceva, e lui iniziava a sentirsi confuso. Si sedettero insieme sul letto. Pericolosamente vicini.

"Cosa dovevi dirmi?"

"Non so da che parte iniziare…" David prese ad accarezzarle il viso, scostando le ciocche di capelli che scappavano dall'acconciatura. Lei chiuse gli occhi per sentir meglio il suo tocco, con la bocca semiaperta e sensuale. Déjà vu. David non riusciva più a pensare. Non gli importava un accidenti di niente, di nessuno. Lei era lì, per lui. Forse solo per una notte, ancora una volta, forse qualcosa di più...ma le sue labbra erano dolce e invitanti, e tutto il resto poteva andare in malora. La baciò, delicatamente, senza fretta. Lei quasi si risvegliò dal torpore precedente e si sedette sopra di lui, per meglio poter abbracciare quel corpo, quella pelle che bramava. Le mani correvano affamate, i vestiti erano di troppo e rapidamente scomparvero. Si ritrovarono a fare l'amore senza quasi accorgersene, sfidando il caldo della notte e tutti i dubbi che aleggiavano nell'aria. Amarsi con la consapevolezza del peccato, della catastrofe imminente. Sensazioni ritrovate e fortissime, desiderio mai sopito del tutto. Niente contava, c'erano solo loro due, i loro corpi, la loro estasi, il loro momento felice.

Abbandonati sopra le lenzuola, ancora una volta avvinghiati dopo il sesso, Sarah accarezzava il suo amante, nel silenzio assoluto della casa. Lui aveva paura di perderla ancora. O di rovinare tutto con una parola, anche se parlare era proprio di quello di cui aveva bisogno. Conferme. Risposte. E perse il fiato quando lei si alzò dal letto, anche se solo per un istante. La vide raccogliere la lettera, quello scritto che lo faceva sentire così vulnerabile, perché aveva aperto il suo cuore ad un pezzo di carta…

"Hai bisogno di leggere ciò che provo per te?" Lei sorrideva appena. Tornò a sdraiarsi accanto a lui.

"No, non credo. Ma qui tu dici che non sai cosa io provo per te, non è vero?"

"Non mi parli molto spesso. So quello che vedo nei tuoi occhi, nel tuo corpo quanto ti lasci amare, ma non ti esprimi mai a parole."

"Oggi, però, Buffy ha parlato ad Angel." David la guardava incuriosito. Buffy e Angel. Quelle parole improvvisate che Joss non aveva gradito del tutto.

"Vuoi riassumere? Sai, la mia memoria non è più buona come una volta…" Sorrideva, ma cercava ancora parole.

"Buffy ama Angel, da tanto tempo. E con il mondo intero finge, ma con lui non ci riesce." Parlava come una bimba, senza guardarlo negli occhi. Lui ascoltava rapito.

"E Buffy come pensa di risolvere la situazione con Riley? Perché Angel è stufo di dividerla con qualcun altro."

"Riley ha capito tutto, e stasera è andato via dalla vita di Buffy. Ha capito che non può competere. Buffy è un po' preoccupata, ha paura, perché tutto appare molto più complicato. Non è facile amare Angel, ha paura che un fuoco così grande possa bruciarla, perché non ne ha mai sentito uno così." Non riusciva a credere a quelle parole. La guardava mentre lei fissava per terra, quasi intimidita. Quella creatura l'amava, e aveva lasciato Freddie per lui. Quasi non poteva crederci…

"Il fuoco non fa del male se lo affrontiamo in due, insieme…" Lei lo baciò con passione, rifugiandosi tra le sue braccia con un sorriso raggiante. Ogni ombra stava scomparendo dai loro pensieri, tutto sarebbe andato bene, tutto si sarebbe messo a posto… Ora sarebbe stato diverso….

Il silenzio tornò tra loro, ma stavolta era carico di promesse, di speranza, di amore. Si addormentarono abbracciati, sereni per una volta, fiduciosi sul loro futuro.



Quando si può dire la parola fine? Quando la storia inizia a muovere i primi passi o finisce? Quella notte fu il primo mattone verso la costruzione di un piccolo mondo insieme, privato. Di un sogno, di un copione diventato realtà quasi per caso. Non esisteva nient'altro che il loro giovane amore. Da allevare con calma e dedizione. Da difendere dal pianeta intero che voleva entrare nella loro vita, nella loro camera da letto. Una relazione pericolosa che diventava perfetta. Come solo nei film poteva succedere.



There is no-one left in the world
That I can hold onto
There is really no-one left at all
There is only you
And if you leave me now
You leave all that we were undone
There is really no-one left
You are the only one


And still the hardest part of you
To put your trust in me
I love more than I can say
Why won't you just believe?


Robert Smith (The Cure)



FINE