CAPTAIN SANAE
CAPITOLO 3
Cambiamenti
Aveva smesso di piovere. Fissavo l'erba
brillare per la pioggia, la terra del campo ridotta a
fanghiglia
Le dita strette fra le maglie della rete
metallica. Da quando io e Yayoi ci eravamo salutate
Mi pervadeva un senso di malinconia indicibile,
inspiegabile
- Yayoi
cosa c'era scritto nella lettera? -
Perché gliel'avevo chiesto? Me l'avrebbe detto
comunque ma
Perché la cosa mi colpiva tanto? Si trattava di Yayoi e
Jun
Non di me
Non di me
Eppure avevo
voglia di piangere. Guardavo il campo desolato e avevo
voglia di piangere.
Yayoi era diventata una delle mie più care amiche
forse la più cara amica. Ma no, non era attribuibile a
quello, il mio stato d'animo.
Mi sentivo così perché, per la prima volta avevo capito
che
tutto prima o poi, sarebbe finito, cambiato.
A quello che tutti credevano un rapporto stabile e
duraturo, era bastata una lettera, tra le altre, pescata
a caso
In realtà lo sapevo, e anche Yayoi ne era consapevole,
che il loro rapporto era fragile come il cristallo
Eppure credevo
.
Stringevo forte le maglie della rete, tra le mie dita, e
ricordavo le parole di Yayoi
- Parlava di sé
della sua vita
E' costretta
al letto da quando aveva cinque anni
Ma il suo più
grande sogno è sempre stato quello di poter
correre e giocare con gli altri bambini
con i
bambini che vedeva dalla finestra della sua stanza
- disse, il volto concentrato nel tentativo di ricordare
le esatte parole.
Avevo ascoltato in silenzio. Il café si era fatto
silenzioso all'improvviso, c'eravamo solo noi
l'unico rumore era il picchiettare della pioggia contro i
vetri
- Quei bambini giocavano a calcio. Ha iniziato a seguire
il calcio a livello nazionale e, sei anni fa ha seguito
il campionato nazionale
quello in cui Tsubasa e Jun
-
Avevo annuito. Ricordavo perfettamente.
- In quel periodo doveva sottoporsi ad un trapianto
Dice che il sapere che Jun aveva avuto il coraggio di
giocare, di realizzare il suo sogno nonostante la
malattia
le infuse la forza necessaria
-
Innamorata? Sì
ovviamente
.
- Negli anni ha continuato a seguire la sua carriera
Nella lettera ha scritto che il suo più grande
desiderio, ora, è poterlo incontrare perché deve
sottoporsi, questione di giorni o settimane, ad un nuovo
trapianto
-
- Jun ha subito deciso di incontrarla, vero? -
Yayoi annuì, tornando a fissare la pioggia che bagnava
la vetrata. Prese la borsetta che stava posata alla sua
destra e ne estrasse qualcosa, che fece scivolare sul
tavolo, davanti ai miei occhi.
- Ma è vera? Sembra una bambola
- mi sfuggì con
un moto di stupore. Era una fotografia, con una
bellissima ragazza dagli occhi azzurri, enormi, e dei
perfetti, lucenti capelli castani che ricadevano sulle
sue spalle in boccoli dolci
Vestita di rosa, un
vestito semplice ma che addosso a lei sembrava un abito
elegantissimo. Era seduta su una grande sedia a dondolo,
sprofondata in un insieme indefinito di cuscini. Un
sorriso dolce, limpido.
- Sì, è esattamente così - rispose, senza spostare lo
sguardo.
Annuii, restituendole la fotografia.
- Siete andati a trovarla, vero? -
- Sì
Una settimana fa. Domenica. Era un giorno di
sole
una giornata stupenda
E' in ospedale
.
Quando siamo arrivati, guardava fuori dalla finestra
spalancata, abbiamo bussato e
mi sono quasi caduti
i fiori a terra - disse. Socchiuse gli occhi, cercando di
scacciare qualche brutto ricordo - Avresti dovuto vedere
lo sguardo che si sono scambiati -
- Yayoi
- mormorai, cercando qualcosa da dire, ma
non mi veniva in mente nulla.
- Lei era
una meraviglia
sembrava trasparire
gioia da tutte le parti
Le è scappato un "Jun!"
estasiato
si è subito corretta, chiedendo scusa e
chiamandolo Misugi-kun
ma lui le ha detto di
chiamarlo pure Jun
Capisci? Di chiamarlo per nome!
-
Il mio primo istinto fu di alzarmi per andare fino a
Tokyo a spaccare qualcosa in testa a Jun Misugi, ma
l'espressione di Yayoi mi distolse da comunicarle i miei
propositi. Dopo ormai sette anni
loro due si
chiamavano ancora col suffisso.
- E poi? - chiesi.
- Mi ha presentato, ma lei sembrava sapere tutto anche di
me
-
- Potrebbe essere una di quelle fan serial-killer - dissi.
Non so come mi venne
Ma lo dissi. Yayoi alzò il
capo e spalancò gli occhi.
Ci guardammo stupite entrambe per un paio di secondi, poi
scoppiammo a ridere fragorosamente.
- Non credo
non credo proprio! - esclamò, cercando
di riprendersi. - Comunque
abbiamo parlato un po'
Poi non so
cioè
non ho idea di cosa sia
successo mentre andavo a mettere l'acqua nel vaso per i
fiori che le avevamo portato ma
Quando sono
tornata, qualcosa nell'aria era cambiato. Non so
spiegarti cosa ma
credo che lei gli abbia detto
che è innamorata
o una cosa simile, ecco -
- E Misugi-kun? -
- Tornando ha parlato tutto il tempo di
quanto
sembra capirlo
quanto gli sembra incredibile
che credeva di non poter mai trovare qualcuno che
-
- Ti ha davvero detto questo?!? - esclamai, sbattendo una
mano sul tavolo.
Yayoi sobbalzò, alzando il capo e guardandomi, ferita
dai ricordi e stupita dalla mia reazione.
- Sì
-
- E non gli hai mollato uno schiaffo?!? -
Sorrise - Sanae
tu ora lo dici, ma l'avresti fatto?
-
La guardai esterrefatta. Come sempre, aveva ragione.
Tornai a rilassarmi sul divanetto.
- Poi tutta questa settimana
tutti i giorni
è andato da lei, da solo -
Le scese una lacrima, poi un'altra, ed un'altra ancora.
Velocemente, mi alzai e mi sedetti accanto a lei,
passandole un fazzolettino - Yayoi
. -
Passarono parecchi minuti prima che si riprendesse. Si
asciugò gli occhi e tentò di sorridermi - Te l'avevo
detto, no? Prima o poi doveva succedere
. -
La mia mente aveva iniziato a vorticare, da quel momento.
L'avevo accompagnata alla stazione, con la promessa di
telefonarci un giorno a testa, almeno per un po'
Ero andata al lavoro
con quelle parole in mente
"Prima o poi doveva succedere
"
E poi ero venuta lì, al campo. Quando ancora
piovigginava.
- Yayoi
Yayoi
. - mormoravo, osservando la
panchina su cui ci sedevamo io e Kumi per osservare
l'allenamento
Dove Jukki si fermava a parlare con
noi, incoraggiando Taro durante gli allenamenti
Rivedevo le volte in cui Jun e Yayoi erano venuti a
trovarci
sorridenti
Il tempo è passato per tutti, inesorabile. E ora ci sono
cose che non si possono più rinviare
Ci sono cose
che
non ci sono
e che devono esserci, se no
la magia non esiste.
Yayoi e Jun ne erano la prova.
Ed io? Cos'avrei fatto, ora? Cosa?
Se avessi davvero allenato la squadra poi sarebbe,
inevitabilmente, arrivato il giorno del confronto
e
allora? Cosa gli avrei detto? Come mi sarei comportata?
- Sanae-chan? - mi chiamò una voce, facendomi sobbalzare.
Ero talmente assorta nei pensieri, nei ricordi, che non
l'avevo sentito avvicinarsi.
- Tsubasa-kun - dissi semplicemente, tornando a fissare
il campo. Non so perché
ma la sua presenza, forse
evocata dai miei pensieri, non riusciva a toccarmi in
quel momento.
Doveva aver corso
la sua solita corsa del
pomeriggio. Indossava la tuta rossa della squadra e aveva
il fiato grosso, e rimase in silenzio per parecchi
minuti, osservando assieme a me il campo.
- Come mai qua? - chiese, all'improvviso, risvegliandomi
dalla magia di quegli attimi.
- Nostalgia
- dissi, senza pensarci.
- Nostalgia? Non capisco Sanae-chan
Saremo di nuovo
qua, domani -
"Saremo di nuovo qua, domani"
- Ma sarà tutto diverso
- mormorai.
- Perché? - chiese, col suo solito tono di voce quando
non capiva qualcosa. Abbozzai un sorriso.
- Sono cambiate molte cose
e molte altre stanno per
cambiare
solo che me ne sono resa conto soltanto
oggi
-
- Parli del fatto che è l'ultimo anno che passiamo
assieme? - chiese, col voce placida, quasi seria.
Mi stupì. Voltai il capo per guardarlo. Mi stava
guardando con un'espressione seria negli occhi.
- Sì
anche - ammisi - Ma non solo
-
Annuì, tornando a fissare come me il campo, in silenzio.
- Però saremo sempre amici, per quanto lontani possiamo
essere -
Parlava di tutti noi, della squadra
. Del fatto che
ci saremmo divisi "fisicamente", prendendo
ognuno un cammino diverso.
Ma in quel triste pomeriggio di Primavera, mi entrò nel
cuore con un altro significato. Che per quanto si fossero
allontanati i nostri cuori
noi saremmo rimasti per
sempre amici
Quel ragazzo che cercava il campo di
calcio e quella ragazzina vestita da maschiaccio che gli
indicava la strada.
- Sì - dissi, semplicemente. Sì, era così. Anche per
Jun e Yayoi, sarebbe stato così. Tentare di lasciare
tutto com'era, di perpetuare la finzione in eterno, non
era la soluzione. Avrebbe soltanto finito per
distruggerci tutti. Dopo tanti anni, la soluzione mi era
chiara davanti agli occhi. Andare avanti, sul serio. Non
tentare inutilmente di stare fermi nella stessa
posizione, non serviva a nulla.
"Appena tornata, telefonerò a Jukki e le dirò
di avvisare tutte che domani ci sarà il primo
allenamento" pensai. E, in quel momento, un
piccolo e flebile raggio di sole colpì una pozzanghera
vicinissima a noi. Sorrisi.
- Hai finito di correre per oggi? - gli chiesi, dopo
tutto quel silenzio.
Tsubasa annuì, e mi precedette - Torniamo a casa
assieme? -
- Certo - risposi, sorridendo.
CONTINUA
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