Il
rumore delle onde che si spezzano contro gli scogli
sembrava il coro di quella dolce musica che aleggiava
nell'aria e sembrava danzarle attorno
Conosceva
quella canzone, semplicemente, l'aveva dimenticata, e non
riusciva a ricordarla
Ma le note che uscivano da
quella chitarra, le erano familiari, come se avessero
fatto parte di lei
Ed anche quel momento perfetto,
la luce del sole al tramonto che penetrava attraverso le
tende accostate e spostate dal vento, che illuminava la
stanza di un dolce colore rosato. Il vento invece,
spostava i piccoli petali di rosa rossa sparsi un po'
ovunque, spargendone l'odore nell'aria.
Qualcuno era entrato, ma ancora non voleva lasciare la
vista sull'oceano e la finestra alla quale era appoggiata
Era
un momento speciale, lo sapeva
l'avevano atteso per
molto tempo
moltissimo
ed ora
Si voltò, sorridendo.
Lui le si avvicinò con movimenti delicati e perfetti,
spostando petali di rosa al suo passeggio. La raggiunse,
e le passò una mano tra i lunghi capelli castani,
accarezzandole poi la guancia. Non vedeva il volto di
lui, era nascosto nella penombra della prima notte. Ma
sapeva che era lui
Il suo unico amore
Lui la prese tra le braccia, iniziando a farla
volteggiare nell'aria sulle note di quella canzone magica
Lei
si strinse al suo petto, lasciandosi trasportare. Poggiò
la propria mano sinistra sul petto di lui, e notò che
non portava alcun anello
Non sapeva
Non
capiva
Voltò il capo, e vide che neanche nella
mano di lui che teneva la propria, c'era traccia di una
promessa
Lui lasciò la sua mano, e la strinse del tutto a sé,
fissandola intensamente, e chinandosi per baciarla. Lei
si sollevò sulle punte per raggiungere le labbra di lui,
ma le sembrava che
l'altezza non fosse
Si baciarono
Un fuoco di emozioni la avvolse
Non era
Non era un bacio come gli altri
Eppure
In qualche modo
Lo conosceva bene
Si strinse ancora a lui, passandogli le braccia intorno
al collo, affondando le mani nei suoi lunghi capelli.
Assaporando il suo profumo dolce e secco, cercando di
trasmettere tutte le sensazioni che, in quel momento,
provava così esasperate
Lui fece altrettanto
Le sue labbra erano fuoco
rovente sulle proprie, le sue mani, sulla sua schiena, le
lasciavano brividi bollenti attraverso la sottile seta
della veste. Era come avvolta da un incantesimo
Che
sperava non finisse
Mai
Mai
Mai
Si sentì sollevare dolcemente, ma non riusciva a pensare
Ad
altro che alle sensazioni che provava
E che il suo
corpo voleva così intensamente continuare a provare
Si sentì depositare sull'enorme letto a baldacchino.
Era senza fiato. Strinse il corpo di lui al proprio,
aprendo gli occhi, e incontrando quelli blu, intensi, si
lui
"Amore mio
" mormorò.
Lui le sorrise, di quei sorrisi magnifici che solo lui
sapeva fare
Ed un senso di sollievo la pervase
tutta
passò la mano dietro il collo di lui e
nuovamente avvicinò la sua bocca alla propria.
Le sembrava di impazzire
Di Gioia
Di
desiderio
Si sentiva perduta
E ritrovata
Tutto sembrava
accadere
Senza che lei neppure se ne rendesse conto
Solo
Solo un'ondata di emozioni dietro l'altra
Sentì la pelle di lui contro la propria
Bruciava
quanto la sua
Non c'era più nulla che li dividesse ormai
Nulla
Poggiò il capo sul cuscino, lasciando che lui esplorasse
la sua gola.
Le sue mani, ormai impazienti, scivolarono lungo la
schiena di lui, per tutto il tratto scoperto e poi giù,
sotto le lenzuola di seta bianca che li avvolgevano.
Si baciarono di nuovo
Sapeva che ora
ora
sarebbe stato tutto
diverso
Si lasciarono, e i loro occhi si scrutarono intensamente
"Io ti amo
" sussurrò lei
"Meiko
" mormorò lui, accarezzandole la
guancia, improvvisamente preoccupato "Meiko
"
"Sei tornato
sei tornato da me
Mi ami?
Dimmi che mi ami
"
"Meiko io
io
non sono
non sono
ancora
ancora
tornato
"
"Ma
"
"Trovami
ti prego, trovami
Dimmelo, e
chiedimelo di nuovo se no
se no
sarò perduto"
La baciò, passandole una mano tra i capelli. Poi le sue
mani, il suo volto, i suoi occhi, tutto il suo corpo, si
dissolse, diventando tanti soffici petali di rosa rossa
che la ricoprirono.
"Satoshi!"
Esclamò spaventata Meiko Akizuki, mettendosi di
scatto a sedere sul piccolo letto della stanza degli
ospiti di casa Namura
CHIMERA
DEL MIO VERO AMORE
Parte
Prima:
SOGNO&RISVEGLIO
"Satoshi
"
mormorò di nuovo, portandosi una mano alle labbra
No
non poteva averlo sognato davvero
era
assurdo, completamente privo di senso
Eppure
era chiaro
l'uomo del sogno non era
certo Nacchan.
Meiko era confusa, non riusciva a capire
erano mesi
che progettava quella vacanza con il prof, l'avevano
programmata sin nei minimi dettagli, la stavano
aspettando con ansia da tanto tempo
Finalmente avrebbero potuto stare un po' insieme, liberi
da ogni preoccupazione legata alla città di Tokyo, alla
scuola, ai genitori e a tutto quello che avevano dovuto
affrontare durante quell'ultimo, difficilissimo anno.
Cosa le stava succedendo?
Accese il lume.
Era riuscita ad andare a Hiroshima in occasione delle
vacanze, anche se questo le era costato una furiosa lite
con i suoi. Ma certo non si sarebbe fermata per quello.
Era davvero innamorata di Namura, e avrebbe difeso il suo
sentimento e la loro storia a qualunque costo. E poi, i
legami con la sua famiglia erano già praticamente
inesistenti, e lei non aveva nessuna intenzione di
diventare il burattino dei suoi genitori. Non si sarebbe
mai lasciata manovrare a loro piacimento, non avrebbe
rinnegato il suo amore soltanto per proteggere l'immagine
degli Akizuki.
E adesso che era lì
perché? Perché?
Continuava a chiederselo
Satoshi
Quella con lui era una storia chiusa definitivamente
sapeva
di essersi comportata malissimo nei suoi confronti, di
averlo fatto soffrire. Ma
cos'altro avrebbe potuto
fare? Rinunciare per sempre all'unico vero amore della
sua vita?
Eppure
se Nacchan era davvero il suo unico vero
amore
perché
perché aveva sognato Satoshi
aveva
sognato di fare l'amore con Satoshi
?
Quando avevano discusso della vacanza, lei e il prof
avevano parlato anche di quell'argomento.
Entrambi sognavano quel momento da tanto tempo
ma
Namura, dall'uomo maturo e saggio quale era, aveva deciso
di aspettare
aspettare la prima notte di nozze. In
fondo Meiko era ancora molto giovane, e lui non aveva
fretta. Così crescevano l'emozione e l'attesa.
Meiko era davvero molto turbata. Lei non vedeva l'ora di
sposare il suo Nacchan, di mettere su una famiglia con
lui
una famiglia in cui i figli sarebbero stati
amati, rispettati e lasciati liberi, non come era
successo a lei. E nella sua mente aveva accarezzato tante
volte l'idea
la prima volta
con Shin'ichi. Era
l'unico uomo che avesse mai desiderato
o almeno
l'unico uomo che credeva di desiderare
fino a pochi
minuti prima, quando quel sogno aveva fatto vacillare le
sue certezze.
Quel pomeriggio, aveva ricevuto una lettera di Miki. La
ragazza le scriveva spesso, e la teneva aggiornata su
tutto quello che stava succedendo a Tokyo in sua assenza.
La lettera era ancora sul comodino. Prese il foglio, lo
spiegò e rilesse attentamente.
Yuu...Ginta
Arimi
Kei
Suzu
Anju
Michael
Rokutanda
e la sua ragazza
non un accenno a Satoshi. Non una
parola, non una frase che potessero anche soltanto
minimamente far pensare a lui. Perché? Cosa stava
succedendo? E da quando Miki era diventata così accorta,
così brava a nasconderle le cose?
Si alzò di scatto, e aprì il cassetto del comodino, nel
quale aveva conservato tutte le lettere e le cartoline
che l'amica le aveva mandato durante le vacanze. Iniziò
a sfogliarle e a rileggerle, freneticamente, alla ricerca
di un piccolo dettaglio, di qualcosa che le facesse
capire cosa stesse succedendo
ma niente.
Miki le aveva taciuto tutto, tutto quello che riguardava
Satoshi. Come aveva potuto essere così stupida? Come
aveva fatto a non accorgersene prima? Era troppo presa
dalla sua vacanza da sogno
o
?
Si passò una mano tra i capelli, e iniziò a camminare
nervosamente per la stanza.
Perché? Perché?
Non riusciva a smettere di chiederselo
perché Miki
non le aveva più parlato di lui?
Perché lo aveva sognato?
"Meiko io
io
non sono
non sono
ancora
ancora
tornato
"
"Ma
"
"Trovami
ti prego, trovami
Dimmelo, e
chiedimelo di nuovo se no
se no
sarò perduto"
Era forse
una richiesta d'aiuto?
Ma che sciocchezza! Come poteva lasciarsi turbare in quel
modo da un sogno
? Da un semplice sogno, che
l'indomani mattina sarebbe svanito insieme ai ricordi di
quella notte. O forse no?
Forse
forse
era un avviso? Era una
premonizione? Un segnale che qualcosa stava per accadere,
se non era già accaduto? Qualcosa
di brutto?
Qualcosa
Che sarebbe accaduto per colpa sua? Per il
suo egoismo? Era forse questo che voleva dirle il sogno?
No, non era possibile lei
lei aveva sempre fatto
quello che le diceva il cuore
che le era sembrato
giusto nei riguardi dei suoi sentimenti
Come poteva essere
Come poteva essere
Questo,
ora?
Quasi come un riflusso d'onde, l'ansia, la paura e il
senso di colpa, spingevano le lacrime a solcare le sue
guance
Iniziarono pian piano, una pioggerellina estiva
Ma
poi, ripensando al sogno
Aveva paura. Di essere la causa di qualcosa di terribile
e irrimediabile
Qualsiasi cosa fosse
Il senso
di dolore e perdita che aveva provato svegliandosi, non
voleva
Non voleva andarsene
Lasciare il suo
petto
Iniziò a singhiozzare violentemente,
sedendosi sul letto e portandosi le mani agli occhi
Perché? Perché? No
Non a lei
Non ora
Era
Era felice! Perché quel sogno doveva spezzare
la sua felicità?
- Meiko? Meiko, stai bene?- chiese preoccupata, la voce
di Nacchan.
Meiko lo sentì sedersi accanto a lei sul letto, e
appoggiare la mano sulla sua spalla, avvicinandola a sé,
ma non riusciva a smettere di piangere, ed anzi, i
singhiozzi crescevano d'intensità. Nacchan iniziò ad
accarezzarle i capelli in modo dolce e protettivo,
sussurrandole parole dolci per farla calmare.
Quando smise di piangere, rimase comunque stretta a lui,
cercando di calmarsi, catturando dal corpo di lui tutto
il calore possibile a scaldare il suo cuore
E poi, non se la sentiva di guardarlo
Come poteva
guardarlo di nuovo negli occhi?
- Meiko, amore, mi vuoi dire cos'è successo? -
Lei annuì, riaprendo gli occhi e massaggiandoli con la
mano destra. "E' stato solo un sogno, un sogno, un
sogno
" si ripeteva tra sé e sé, come una
cantilena, cercando di convincersi di qualcosa di cui non
solo il suo corpo non era affatto convinto, ma neppure
lei
- Ho fatto un sogno - disse semplicemente.
- E cos' hai sognato di così terribile?- chiese lui, con
tono comprensivo.
- Non lo so
- mentì - non ricordo
sono solo
sensazioni -
Nacchan annuì - Qualcosa di brutto?-
- Sì, molto
molto brutto
- rispose,
sospirando.
- Mi vuoi dire
di cosa si tratta?-
- Io
Mi sono svegliata con la sensazione che a
Tokyo stia succedendo
qualcosa di terribile
Non ricordo il sogno ma
Oh, Nacchan, era così
reale!- esclamò infine, liberandosi dal suo abbraccio e
alzandosi, come un animale inquieto. Si avvicinò alla
finestra, scostò le tende ed iniziò a guardare fuori,
stringendo con la mano la tenda, come volesse scaricare
in qualche modo la rabbia che provava verso se stessa e
l'inquietudine che aveva preso possesso del suo cuore.
Shin'ichi sospirò - Era un sogno, Meiko - disse dopo
qualche istante - E' vero, deve essere stato molto brutto
E sicuramente ti ha lasciata agitata, ma
Vedrai che
domani passerà tutto, non preoccuparti!-
- Lo pensavo anch'io, ma
E' come se fosse
Un
avviso
Come se volesse dirmi che qualcosa sta per
accadere -
- Un sogno premonitore? - chiese lui, stupito all'idea
che Meiko potesse credere davvero in una cosa simile.
Lei arrossì di botto, stringendo ancora di più la tenda
Un sogno premonitore
No, non poteva esserlo
Non doveva esserlo!
- Non lo so
so solo che
Io penso che
sia meglio che vada a vedere quello che sta succedendo -
terminò, sospirando. Non poteva fare altro. L'idea le
era apparsa chiara nella mente mentre pronunciava le
parole
Non poteva restare là per due settimane
come un animale in gabbia. E poi, per tutto quello che
gli aveva fatto patire, in qualche modo glielo doveva
Doveva a Satoshi Miwa almeno questo. Di andare a vedere
che cosa stava accadendo a Tokyo. E lo doveva anche a se
stessa. Non poteva permettersi quello stato d'animo.
Doveva andare, capire cosa stava succedendo, e cercare di
razionalizzare tutte le sensazioni che stava provando, e
questo non l'avrebbe mai potuto fare attanagliata dal
senso di colpa verso Shin'ichi.
- Ne sei proprio sicura?- chiese lui, di nuovo
preoccupato.
- Sì - mormorò lei annuendo - Devo andare. Restando qua
penserei sempre a quello che sta accadendo là -
- Capisco. Ma non credi che basti una telefonata?-
- Temo di no
Se è già successo quello che mi ha
spaventata nel sogno, dubito Miki me lo direbbe sapendo
di rovinarmi le vacanze -
Lui annuì, rimanendo per qualche secondo in silenzio, il
mento appoggiato alle mani, lo sguardo fisso, intento a
riflettere.
- Se è quello che ti senti di fare, è giusto che tu lo
faccia-
- Mi spiace, Nacchan!- disse lei, colpita dalla serenità
delle parole di lui, voltandosi.
Shin'ichi sorrise - Non preoccuparti. L'importante è la
tua serenità - disse, alzandosi e abbracciandola
dolcemente - Perché ti amo - aggiunse poi.
Meiko rimase in silenzio, rilasciando il capo contro il
suo petto, e cercando di concentrarsi sul battito del
cuore dell'uomo che amava. Eppure, le riusciva soltanto
di paragonare quell'abbraccio a quello del sogno.
La ragazza
fissò intensamente i vagoni del treno. Mancavano pochi
minuti alla partenza. Cosa stava facendo? Non lo sapeva
ma
sentiva di doverlo fare. Era andata via per inseguire il
suo amore, abbandonando tutto e tutti, senza neanche
chiedersi se potessero avere bisogno di lei. Non ce
l'avrebbe fatta ad andare avanti con quel peso sul cuore.
Se voleva davvero essere felice con Nacchan, doveva
assolutamente risolvere quella situazione, il più
rapidamente possibile.
- Meiko, qualcosa non va? - chiese la voce di Shin'ichi,
al suo fianco.
Lei scosse il capo.
- No, è tutto a posto.
L'uomo annuì, cingendole le spalle con un braccio e
stringendola a sé.
- Sono sicuro che a Tokyo non sia successo niente.
Vedrai, tutti i tuoi amici staranno benissimo - sorrise.
- Lo spero tanto - sospirò lei, niente affatto convinta.
- Sì, sarà così! E passerai un po' di tempo a
divertirti insieme a loro - disse Namura, accarezzandole
i lunghi capelli.
Meiko alzò gli occhi sul viso di lui.
- Mi dispiace di aver rovinato la nostra vacanza - mormorò.
Il professore scosse il capo sorridendo.
- Non hai rovinato niente, tesoro. Verrò a trovarti il
prossimo fine settimana, te lo prometto.
- Mi mancherai - mormorò la ragazza.
- Anche tu - rispose Shin'ichi, chinandosi per scoccarle
un rapido ma dolcissimo bacio sulle labbra.
Meiko gli circondò il collo con le braccia, e Namura la
strinse a sé.
- Penserò a te ogni momento - gli sussurrò all'orecchio.
Poi si sciolse dall'abbraccio, prese il borsone che aveva
accanto e si decise finalmente a salire sul treno.
Appena ebbe trovato un posto libero, si sedette, aprì il
finestrino e si affacciò.
Il suo Nacchan era ancora lì, e la guardava sorridendo
dolcemente, col suo sorriso dolce e gentile che l'aveva
stregata sin dal primo momento. Si rese conto ancora una
volta di quanto fosse fortunata per aver trovato un uomo
così meraviglioso che desiderava soltanto renderla
felice. E sentì un leggero senso di colpa per avergli
mentito.
Il treno iniziò a muoversi, e Shin'ichi sollevò un
braccio in segno di saluto. Mentre si allontanava, una
strana sensazione invase il cuore di Meiko, che, col capo
fuori del finestrino, continuava a fissare l'uomo con
aria triste. La sensazione di aver perso definitivamente
qualcosa.
Il suono
del campanello risuonò per la casa un paio di volte
prima che dei passi trafelati raggiungessero la porta e
la spalancassero.
- Meiko! - esclamò la voce allegra e cristallina di Miki.
- Sei tornata! -
- Miki! Ciao! - rispose la ragazza, sorridendo all'amica
e avvicinandosi per abbracciarla.
Miki la strinse a sé. Finalmente la sua amica era a casa!
- Meiko! Mi sei talmente mancata! Sono così felice tu
sia di nuovo qui! Ma dimmi
Non dovevi tornare tra
due settimane? -
Meiko si scostò dall'amica e sorrise, annuendo - Sì, ma
ho preferito anticipare il ritorno. Ho bisogno di
parlarti - terminò, guardando l'amica seriamente.
Cos'era quell'espressione sul volto di Miki? Era forse
Preoccupazione? "Ha paura che io abbia
scoperto qualcosa che non dovevo?"
- D'accordo, ma potevi telefonarmi! -
- Era una cosa che dovevo chiederti di persona -
- Capisco
Allora entra! Ma hai le borse? Non sei
passata a casa a posarle? - disse, notando le valige di
Meiko.
Lei scosse il capo - Dovevo parlarti il prima possibile.
Sono preoccupata -
- Ah sì? E riguardo a cosa? - chiese Miki, eludendo il
suo sguardo mentre raccoglieva una delle valige
dell'amica e la portava in casa, facendole strada verso
il salotto.
"E' una mia impressione o sembra che sappia di
cosa sto parlando ma cerca di evitare l'argomento?"
- Vuoi un po' di thé? - chiese, accennandole di
accomodarsi sul divano. Meiko scosse il capo
- Devo parlarti - ripeté.
Miki si sedette sul divano di fianco a lei - Ma certo,
dimmi pure - le rispose, sorridendo. Ma chiaramente c'era
qualcosa che non andava. Il sorriso di Miki era troppo
tirato, e il suo tono di voce troppo squillante. La sua
migliore amica non sapeva mentire.
- Si tratta
Di Miwa-san - esordì, lasciando Miki
esterrefatta.
- Eh allora? Cioè, cosa
- cercò di rispondere,
ma con scarsi risultati e impapinandosi.
- Non hai bisogno di mentirmi, ho capito che hai evitato
accuratamente qualsiasi accenno a lui nelle tue lettere -
- Ma no, che dici! Non c'è stata semplicemente
l'occasione
E poi pensavo non ti interessasse
E comunque, anche ti fosse interessato, non l'ho più
visto, e sai com'è Yuu, se anche avesse notizie, non me
lo direbbe e
-
Meiko osservò i vani tentativi dell'amica sorridendo per
i suoi buffi, inutili sforzi, ma con occhio severo.
- Miki, ti prego, ora basta. E' evidente che preferiresti
non parlarmene. Ma io voglio sapere. E se non me lo dirai
tu, andrò direttamente da Miwa-san. Preferirei però che
fossi tu a parlarmene, davvero. -
- Meiko, io
Io
Non so cosa dire - rispose
Miki, abbassando gli occhi e stingendo i pugni - Ma
Non voglio che tu
ti preoccupi per qualcosa
che non ti riguarda! E rovini la tua vacanza per questo
Davvero, io non voglio! E' meglio così, Meiko. -
Meiko si alzò andandosi a sedere accanto all'amica - Ma
io devo sapere, Miki. E' molto importante, per me. -
appoggiò una mano su quella chiusa dell'amica, che tornò
a guardarla - Per favore - aggiunse - So che tu vorresti
evitarmi delle preoccupazioni, e ti ringrazio. Ma voglio
comunque sapere quello che sta succedendo - e le sorrise,
rassicurante.
Miki annuì, sospirando - D'accordo Meiko, ma promettimi
che, se puoi, non ti lascerai coinvolgere dalla
situazione -
- Se potrò - rispose semplicemente lei.
Miki annuì e si alzò - Vado a parlare con Yuu - disse
semplicemente, lasciando la stanza.
Meiko si appoggiò stancamente alla poltrona, poggiandovi
il capo. Stava per sapere tutto
E, come aveva
previsto, era davvero successo qualcosa a Satoshi Miwa.
Non era stato solo un semplice sogno, allora? L'ipotesi
la terrorizzava. Si posò una mano sul petto, sopra il
cuore, che batteva accelerato.
In realtà, non voleva sapere di Satoshi. Aveva, sin
dalla notte precedente, la netta sensazione che, qualora
avesse saputo la verità
Tutto sarebbe cambiato
inevitabilmente.
Un rumore la distolse dai suoi pensieri, e tornò a
sedersi compostamente. Dopo pochi istanti, sulla porta
apparve nuovamente Miki, accompagnata da Yuu Matsuura.
- Matsuura-kun - lo salutò Meiko.
- Akizuki
- mormorò Yuu, sedendosi di rimpetto a
lei, Miki sempre accanto a lui - Miki mi ha detto tutto
-
Meiko si limitò ad annuire.
- Se davvero vuoi sapere
Ti accontenterò, anche se
Non penso sia il caso che tu ti occupi di questo, Akizuki
-
- Questo me l'ha già detto Miki, Matsuura-kun. Ma io
voglio comunque sapere. Miwa-san rimane un mio amico, e
mi sembra normale voler sapere cosa gli è successo di
tanto preoccupante da spingere Miki a mentirmi - gli
rispose lei, lanciando, sulle sue ultime parole, uno
sguardo comprensivo alla sua migliore amica.
- Se è così, Akizuki, allora è giusto che io ti
racconti tutto. Ma devi promettermi che quello che ti dirò,
rimarrà tra noi -
- Sì, certo Matsuura-kun. Hai la mia parola -
- Bene. Devi sapere, innanzitutto, che io non sono molto
informato su quello che sta succedendo a Satoshi in
quest'ultimo periodo. Circa un mese fa, infatti, abbiamo
litigato -
Litigato? Yuu e Satoshi? Com'era possibile? No
Non
era possibile! Loro erano due amici inseparabili
Le
uniche volte in cui li aveva visti litigare, era per
scherzo, o perché Satoshi, con le sue burle, aveva
esagerato e Matsuura-kun tentava di fargliela pagare. Ma
non era mai stata una cosa seria. Ed ora
Non si
vedevano addirittura da un mese.
Cosa poteva essere successo per spingerli a tanto?
- Capisco
Ma continua pure, Matsuura-kun.
Dev'essere pur successo qualcosa per spingervi ad
arrivare a questo punto, no? -
Yuu annuì - Poco dopo il suo diploma, Satoshi ha
iniziato a comportarsi in modo strano - iniziò a
raccontare il ragazzo - Non uscivamo più molto spesso
insieme, perché Satoshi
Passava il suo tempo
A correre dietro alle ragazze -
- Beh, fin qui, nulla di strano, mi pare. E' quello che
ha sempre fatto, no? - Già, nulla di strano
Tranne
la piccola nota di sarcasmo nella propria voce.
- E invece era strano
Perché è vero, Satoshi è
sempre stato un po'
farfallone. Ma ha sempre avuto
molto rispetto per le ragazze con cui usciva, in passato.
Ma ora
Lui
Sembra quasi usarle solo per
divertirsi - Yuu sembrava provato dalle proprie parole.
Vedere il suo mancato fratello in certi atteggiamenti,
non doveva essere stato facile per lui.
- Ma non solo
Satoshi aveva iniziato a trascurare
tutto
La scuola, il lavoro di tirocinio presso lo
studio di suo padre, e anche la sua band. -
- E poi? - chiese, preoccupata.
- Lui ha
Iniziato a condurre uno stile di vita
piuttosto
Sregolato. Qualche volta tornava a casa
la domenica mattina, ubriaco dopo aver passato la nottata
in discoteca, oppure passava la notte chissà dove, e
tornava a casa il mattino, per poi spendere il suo
pomeriggio dormendo. E avendo comprato un alloggio da
solo, io ero l'unico a controllarlo in qualche modo. Poi,
ha anche lasciato l'università, nonostante alcuni suoi
insegnanti avessero cercato di aiutarlo. Forse per
sbaglio, mi sono arrabbiato con lui. Non potevo vederlo
rovinarsi così, e gettare il suo futuro nella spazzatura
per capriccio. Lui si è molto arrabbiato e
Abbiamo
fatto a botte - si passò una mano sulla guancia,
socchiudendo gli occhi, mentre Miki stringeva con la
propria l'altra mano - Da allora, non l'ho più visto.
Cerco di tenermi sempre aggiornato, ma non è semplice.
So soltanto che continua su quello stile di vita, e che
il suo appartamento ormai è quasi diventato una garçonniere
frequentato, oltre da nostra coetanee, sempre più spesso
da
donne molto più vecchie di lui e quasi tutte
sposate -
Nemmeno nei
suoi peggiori incubi Meiko aveva immaginato una
situazione del genere. Come
come poteva essere
successo? Satoshi Miwa, il dolcissimo ragazzo che le era
sempre stato accanto, che l'aveva aiutata nei momenti di
sconforto, che l'aveva spinta a scrivere il suo romanzo,
che aveva rinunciato a lei soltanto per vederla felice
No, non poteva essere vero
Le parole di Yuu le rimbombavano nelle orecchie senza
sosta. Non poté fare a meno di pensare che in un certo
senso
be', era tutta colpa sua. Se lei fosse rimasta
con Miwa
con Satoshi
adesso lui non si sarebbe
ridotto in quelle condizioni
Eppure lui era un
ragazzo forte, non poteva essersi lasciato andare in quel
modo solo perché lei aveva scelto di tornare con
Shin'ichi. Anche se
nonostante i suoi modi da
seduttore e le sue parole scherzose, le aveva sempre
fatto capire che quella con lei sarebbe stata una storia
importante. Era
innamorato?
Ma lei
lei amava Nacchan. Non poteva rinnegare i
suoi sentimenti
anche se voleva molto bene a Satoshi
anche
se per un po' aveva creduto di poterlo amare sul serio
Lei amava Namura
ma allora, perché in quel momento
non era con lui? Perché era stata disposta ad
interrompere la vacanza che stava trascorrendo con lui?
Per il senso di colpa nei confronti di Satoshi? O perché
in realtà voleva vederlo
? Ma no, che stupidaggine!
Si infilò sotto le coperte. Come le sembravano lontani i
giorni della scuola
Pochi mesi avevano cambiato
tutto
Si sentiva quasi un'estranea nella sua casa,
nella sua città, tra i suoi amici
E tutto questo
probabilmente perché si era concentrata soltanto su se
stessa, perché era stata troppo occupata a costruire il
suo piccolo mondo personale con Nacchan. Non riconosceva
più niente, nessuno. Perché
perché era stata così
egoista?
Miki le aveva mentito, Matsuura e Satoshi non si
parlavano più
cosa stava succedendo ai suoi amici?
Ed era colpa sua
Ma era convinta che ci fosse
qualcos'altro, ed era decisa a scoprirlo.
Le immagini e le sensazioni del sogno le tornarono alla
mente, e ricacciarle indietro era impossibile. Chiuse gli
occhi, lasciandosi trasportare da quel fortissimo flusso
di emozioni.
Satoshi
non so cosa ti sia successo
ma lo
scoprirò
e non andrò via da qui fino a quando non
saprò che starai bene.
- Secondo
me non è una buona idea -
- Qualcosa di meglio in mente? -
Yuu Matsuura sospirò, sorridendole esasperato - Direi di
no -
Praticamente, l'aveva buttato giù dal letto, quella
mattina. Ora erano le 11. Ci aveva messo due ore e mezza,
per convincerlo ad accompagnarla lì. Inspirò
profondamente, osservando il basso palazzo in stile
occidentale. Yuu aprì il cancello con una chiave che
cercava in un grosso mazzo da circa cinque minuti. -
Allora, sei sicura? - chiese, un'altra volta.
Meiko annuì - Sì, certo. Andiamo - rispose. Yuu scosse
il capo, cosa che continuava a fare da quando l'aveva
svegliato. Non era d'accordo. Ma almeno l'aveva convinto.
Il problema era che
Anche una parte di lei non era
completamente d'accordo. Aveva dormito male, per questo.
Cosa le stava accadendo? Perché il cuore le batteva così?
Anche più forte di quando
Era andata da Nacchan a
Hiroshima e aspettava di vederlo? Forse era solo
un'impressione. Forse era perché
Non sapeva
neppure lei cosa avrebbe detto a Satoshi vedendolo
"Ma sì
E' sicuramente così".
Dopo aver percorso il piccolo sentierino in ghiaia,
invece di continuare verso il palazzo principale, Yuu
svoltò verso sinistra, iniziando a percorrere un
vialetto, costeggiato da dependances di diversa grandezza.
Dall'esterno, Meiko non si era accorta che si trattava di
un complesso immobiliare tanto grande. Svoltarono a
destra, e Yuu si fermò ad una dependance doppia, aprì
la porta ed entrò, dirigendosi verso l'appartamento di
destra. Sotto il campanello svettava la targhetta con il
nome "Miwa".
- Preferisco suonare - disse - Non vorrei
Beh, non
mi sembra il caso di entrare in casa sua così, anche se
avrei la chiave! -
Meiko annuì, e Yuu premette il bottone. Un rumore
squillante echeggiò per la casa, un paio di volte. Dopo
un minuto, si sentirono dei passi. Meiko inspirò,
cercando di farsi coraggio.
La porta si aprì, rivelando uno stranissimo Satoshi Miwa.
I capelli scompigliati, la camicia completamente aperta e
i pantaloni allacciati frettolosamente, li guardò
assolutamente stralunato, spalancando gli occhi, mutando
poi la sua in uno sguardo di sgomento e sorpresa quando
notò lei.
- Per caso disturbiamo? - chiese Yuu, ironicamente,
cercando però di essere gentile-
- Veramente, sì - rispose lui, finalmente riprendendosi
dalla loro apparizione - E non vedo cosa possiate volere
da me - aggiunse, spostando lo sguardo da Yuu e lei.
Meiko tremò. Come aveva potuto dimenticarsi il blu dei
suoi occhi?
- Beh
Volevo soltanto poter parlare con te -
rispose, arrossendo leggermente. Tutta la risoluzione che
aveva provato nel convincere Matsuura ad accompagnarla,
era andata a farsi friggere.
- Mi pare che ci fossimo già detti tutto quello che
c'era da dire - rispose lui, appoggiandosi allo stipite
della porta con una spalla e incrociando le braccia al
petto.
- E' passato molto tempo
Volevo solo sapere come
Stavi -
- Benone, direi. Ed ora, se non vi dispiace, sono
occupato - rispose lui, freddamente.
- Sato-chan, arrivi? - squittì dolcemente una voce
femminile alle sue spalle. Satoshi si irrigidì - Sì
Juls, arrivo subito - rispose frettolosamente
rivolgendosi all'interno della casa.
- Come vi ho detto, ora ho di meglio da fare che perdermi
in chiacchiere - disse, rivolto di nuovo a loro,
abbastanza sgarbatamente.
Era troppo
Come si permetteva di parlarle con quel
tono? Solo per
andare dalla sua amichetta! -
Evidentemente ho fatto male a venire
tolgo il
disturbo - era furibonda, gli lanciò uno sguardo furente
e si girò su se stessa senza attendere di vedere
l'effetto che avevano le sue parole, e prese l'uscita.
Satoshi alzò semplicemente le sopracciglia, mentre Yuu
guardava ancora sgomento la porta da cui se n'era andata
Akizuki.
- Bene, addio allora -
- Ehi, aspetta! - esclamò Yuu, bloccando la porta che
Satoshi stava richiudendo, e inserendosi a forza
nell'appartamento. - Ti sembra questo il modo di
comportarti? Era sinceramente preoccupata per te! -
- Perché le avrai messo tu chissà cosa in testa! -
ribatté l'altro, ad alta voce - Devi lasciarmi in pace,
hai capito? Sto bene. Sto BENISSIMO, solo, non ho bisogno
delle tue manfrine sulla moralità e altre sciocchezze,
chiaro Yuu? Lasciami in pace. Lasciatemi in pace tutti!
Non ho bisogno della compassione di nessuno, soprattutto
della
sua! -
- D'accordo, come preferisci. Tanto faresti a modo tuo
comunque, vero? Però, Satoshi, Akizuki è davvero
preoccupata per te perché
si sente in colpa. Che
sia giusto o no, questo, e che ti dia fastidio o meno,
dovresti almeno cercare di non trattarla così. Anche
perché se lo fai, le dai ragione di credere di essere
lei la causa di tutto! - si interruppe per riprendere
fiato - E poi
Se io non posso dirti quello che devi
fare
Neppure tu, puoi! E quindi, se voglio farlo,
posso preoccuparmi quanto e come voglio! - terminò. Non
aveva mai parlato così schiettamente, prima. Non si era
mai arrabbiato tanto. "Sarà l'influenza di Miki?".
Qualsiasi cosa fosse
Satoshi era il suo migliore
amico, e
Sì, suo fratello. L'affetto che provava
per lui, era quasi identico a quello per un fratello, ne
era sicuro.
- D'accordo Yuu, fai come ti pare - rispose Satoshi,
sospirando, ma con un largo sorriso ironico stampato in
faccia - Ma ora ho da fare, capito? A-R-I-A!!!! - lo
intimò con la mano, voltandosi ed entrando in una stanza
alla sua destra.
Yuu sorrise. Non sapeva come ma
Da come gli aveva
appena parlato Satoshi
Almeno tra loro forse le
cose si potevano riaggiustare, magari non subito ma
Tra qualche tempo, sì. Aveva fatto bene, a dirgli quelle
cose. Uscì, chiudendo la porta alle proprie spalle.
- Chi era, Sato-chan? -
- Nessuno Juls, solo scocciatori - Satoshi si sedette sul
letto, sorridendo maliziosamente alla ragazza dai grandi
occhi castani profondi che lo stava osservando
attentamente da sotto il grande lenzuolo bianco del letto
matrimoniale. Anche lei sorrise, tendendo una mano per
accarezzargli la guancia - Mi hai lasciata sola - disse,
fingendo di essere imbronciata, mentre le dita della sua
mano percorrevano il collo del ragazzo e iniziavano a
fargli scivolare la camicia dalle spalle - Adesso ho
freddo - aggiunse poi.
- Oh, mi spiace - disse lui, avvicinandosi e iniziando a
baciarla appassionatamente- Non succederà più, mia
piccola Juls -
"Non succederà più sul serio. Mai più"
Cosa ci
faccio qui? Da quanto tempo non venivo in questo posto
Meiko si guardò intorno. Ancora non riusciva a
credere di essere finita proprio in quella biblioteca
Si poteva dire che gli avvenimenti più significativi
della sua vita si erano svolti in quel luogo. Vi aveva
conosciuto Nacchan, e si era innamorata perdutamente di
lui, sin dal primo istante
Era l'unico posto in cui
potevano incontrarsi tranquillamente
E poi, quando
la loro relazione era stata scoperta, si era rifugiata lì.
Lì aveva incontrato Satoshi, e lui le aveva fatto la
corte
l'aveva sostenuta e aiutata, l'aveva spinta a
scrivere
Tra quei banchi aveva iniziato la stesura
del suo romanzo, creato la storia, i personaggi, ne aveva
scelto la fine, insieme a tutte le decisioni che essa
comportava...
Iniziò ad aggirarsi come un fantasma in quelle stanze
intrise di ricordi. Le sembrava quasi di rivedere se
stessa in ogni singolo momento che vi aveva trascorso.
Quelle immagini le si affollavano nella testa tutte
insieme, si mescolavano e si confondevano, insieme
all'odore delle vecchie pagine e della polvere sugli
scaffali. Mai nessuno frequentava la biblioteca, e Meiko
ne era sempre stata contenta. Amava quegli ampi locali,
l'architettura così caratteristica dell'edificio, ed era
felice che un luogo così bello fosse per lei anche tanto
importante, sul piano emotivo. Involontariamente il suo
pensiero corse a Satoshi...alla sua presunzione, alla sua
arroganza, alla sua sfacciataggine
ma anche alla sua
dolcezza, alla sua timidezza
all'affetto che le
aveva sempre dimostrato. Cos'era successo? Dov'era finito
quel ragazzo? Non c'era niente di lui nella persona che
aveva incontrato poco prima
tranne quegli occhi così
blu, così intensi e profondi, in cui avrebbe potuto
annegare
Scosse il capo, per scrollarsi di dosso
quel tipo di pensieri, ma invano.
Satoshi Miwa, cosa ti è successo? Non eri tu
non eri tu il ragazzo che ho incontrato oggi
Non
eri tu
Era tutto così strano, così diverso da quando era
andata via
Iniziava a pentirsi seriamente di aver
scelto di trascorrere le vacanze a Hiroshima
Ma si
rammaricò immediatamente di aver formulato quel pensiero:
Nacchan, il suo Shin'ichi
era lui la cosa più
importante, quella che doveva avere la precedenza su
tutto
E invece l'aveva abbandonato per tornare a
Tokyo.
Sospirò.
Meiko
quando prenderai una decisione? Smettila di
comportarti come una bambina
Adesso basta, devo finirla con queste storie. Aiuterò
Satoshi, e poi andrò via per sempre.
Cosa sei diventato, Satoshi? Perché sei così
così
diverso?
Le tornò alla mente il giorno in cui gli disse di
non aver trovato una fine adatta per il suo romanzo
la
sua espressione felice, quando gli aveva consegnato il
manoscritto
il bacio che gli aveva dato, davanti
casa sua, quando lui gliel'aveva riportato
Dov'era
finita tutta la dolcezza di quel ragazzo?
Quel fiume di ricordi non sembrava volersi arrestare, e
lei non sapeva più come comportarsi. Si coprì il viso
con le mani, e chiuse gli occhi. Ripensò al giorno del
loro primo appuntamento, quando la sua amica le aveva
detto che Namura era in città
Lei era scappata
senza pensarci due volte, e lui l'aveva lasciata libera
Poi, quando Shin'ichi le aveva detto di stare con la
professoressa Ryoko, e lei era corsa via, dove si era
rifugiata? In biblioteca
Ricordava perfettamente la
confusione di quei momenti, i volti dei due ragazzi che
si sovrapponevano nella sua testa, le lacrime che le
scendevano copiose e inarrestabili sulle guance
Ma
era riuscita a superare quelle difficili situazioni, e il
suo amore per Nacchan aveva trionfato su tutto. Cosa
stava succedendo, allora, dentro di lei? Perché era così
sconvolta, dopo aver visto Satoshi in quelle condizioni?
Continuò a camminare nervosamente, per cercare di
placare la tempesta di emozioni che le si era scatenata
nel cuore. Si ritrovò davanti al banco nel quale era
solita sedersi a scrivere, con la sua pila di fogli
bianchi e la sua matita
E con Satoshi che non la
smetteva di ronzarle intorno, tormentandola per avere un
appuntamento, o anche soltanto per poter restare in
silenzio a guardarla
Perché sentiva dentro tutta
quella malinconia? Perché quei momenti le mancavano così
tanto? E chi diavolo era quella
quella
Juls?
Una delle tante donne che, a detta di Matsuura, il
ragazzo frequentava? E cos'era quella strana sensazione,
quella fitta al cuore
Gelosia?
Ma no
no
lei era innamorata di Shin'ichi, e di
nessun altro. Eppure
Dove sei finito, Satoshi?
E ancora una volta, sentì nella sua testa l'eco
remota della frase che il ragazzo aveva pronunciato nel
sogno
"Meiko io
io
non sono
non sono
ancora
ancora
tornato
"
- Torna, Satoshi
Per favore, torna ad essere
il ragazzo di un tempo
- mormorò.
"Trovami
ti prego, trovami
Dimmelo,
e chiedimelo di nuovo se no
se no
sarò
perduto"
- Akizuki?
- una voce familiare la risvegliò dai suoi pensieri.
- Ryoko - sensei! Mi perdoni, so che non dovrei essere
qua, ma
-
La donna interruppe le sue scusa con un cenno del capo -
Non preoccuparti, Meiko. Non importa. Puoi venire qua
tutte le volte che vuoi, dovresti saperlo! -
Meiko tentò di sorridere - La ringrazio - disse
semplicemente.
- Successo qualcosa? Hai l'aria un po' stravolta - La
donna la raggiunse ed, insieme, si sedettero su una delle
panche lì vicino.
Meiko sospirò. Tutto quello che era successo, le
ribolliva dentro. Non riuscì a trattenersi - Ho visto
Miwa-san - rispose, in un sussurro disperato.
- Oh
- mormorò Ryoko - Allora sai già tutto -
aggiunse, un'espressione triste sul volto.
- Lei sa di Satoshi? - chiese, accorgendosi
immediatamente di non aver usato il suffisso.
Ryoko annuì mestamente - Dopo che tu e Namura-san siete
tornati assieme
Ho pensato che Miwa ci sarebbe
sicuramente stato male. Io sono un'adulta, ma lui è
ancora un ragazzino, per moltissimi versi. Così ho
iniziato a seguirlo più da vicino. Nulla di particolare,
mi fermavo qualche volta a parlare con lui dopo le
lezioni o qua, in biblioteca, e mi interessavo a lui con
gli altri insegnanti. Le cose sembravano andare
abbastanza bene, anche se non era
Il solito Miwa -
Meiko annuì
Allora
Per colpa sua, qualcosa
era successo. E come aveva potuto pensare il contrario?
Satoshi ci era rimasto male sul serio, e qualcosa in lui,
forse, si era spezzato, per sempre.
- Comunque - proseguì la giovane donna - era sempre su
di morale, e ha conseguito il diploma con ottimi voti.
Però, per certi versi, io non ero tranquilla. Così
iniziai a contattare anche i suoi insegnanti universitari.
Alcuni sono miei ex-compagni di liceo, altri li ho
conosciuti lavorando
Le prime settimane, andava
tutto bene. Satoshi si è dimostrato brillante e molto
dotato, anche se era praticamente stato costretto dal
padre a fare architettura. Ha anche iniziato a fare
tirocinio nello studio di suo padre ma poi
Tutt'a
un tratto, praticamente da un giorno all'altro, è
cambiato. Ha iniziato a non frequentare più le lezioni,
a non dare più esami e ad essere anche poco beneducato
durante le lezioni.
Una delle sue insegnanti, compagna mia e di Namura-san al
liceo, Ami Midalawa, ha accettato di incontrarmi, e mi ha
raccontato di aver cercato in molti modi di fermare
Satoshi dal prendere decisioni avventate. L'ha anche
giustificato per molte assenze, e l'ha aiutato durante
gli esami. Pensa che sia uno studente eccezionale. Ma
Miwa ha deciso lo stesso di lasciare l'università. Dopo,
non ho saputo più nulla per un paio di settimane, così
mi sono decisa ad andare a trovarlo. Inutile dire che è
stato inutile. Era triste e scontroso, ma anche molto
sfacciato. Mi ha chiesto di lasciarlo stare, che stava
benissimo, ma, si leggeva perfettamente nel suo sguardo
che qualcosa non andava. Non ho potuto far altro che
andarmene, senza essere riuscita nemmeno a farmi dire il
perché del suo cambiamento repentino - terminò,
sospirando.
Si sentiva in colpa, Meiko lo percepiva chiaramente.
Probabilmente perché non era riuscita a far nulla per
cambiare la situazione. Ma non doveva
Ryoko -
sensei non doveva sentirsi in colpa. Era solo lei, la
causa di tutto. Lo sapeva con certezza.
- Io ho quasi subito trovato Akira, ma lui
A parte
Matsuura, lui non ha nessuno, Akizuki. Mi fa molta pena,
per questo -
Quelle parole, sembrarono pugnalarla
"Trovami
ti prego, trovami
Dimmelo,
e chiedimelo di nuovo se no
se no
sarò
perduto"
Perché non hai nessun altro? Per questo? Ti ho
lasciato solo? Ti ho abbandonato? Perché non me l'hai
detto? Avrei cercato di restarti amica
Ed invece,
mi hai detto solo di essere felice, e te ne sei andato
Come potevo immaginare che avessi bisogno di me? Ma hai
davvero bisogno? O forse mi illudo, forse non sono io la
causa di tutto questo e mi sto ostinando in qualcosa di
cui non faccio parte?
Ma perché? Perché mi ostino tanto?
- Capisco
Io, l'ho visto proprio oggi. Ci ha
praticamente cacciati via - mormorò, lo sguardo perso
nel vuoto.
- Ci? - chiese Ryoko, guardandola stupita
- Matsuura-kun ed io -
- Ma lui e Matsuura
-
- Hanno litigato, sì - rispose, poggiando le mani alle
tempie. La testa voleva forse esploderle?
- La cosa allora è peggiore di quanto pensassi
Ora
è davvero solo
Potrebbe perdersi -
"Trovami
ti prego, trovami
Dimmelo,
e chiedimelo di nuovo se no
se no
sarò
perduto"
Meiko
sospirò, e aprì il cancello del giardino che circondava
la villetta della famiglia Akizuki (e chiamala
villetta
). Le luci erano accese, e quindi
evidentemente i suoi erano in casa. Non aveva molta
voglia di vederli, soprattutto dopo la giornataccia che
aveva avuto. Entrò, e si voltò un attimo a guardare il
cancello
Era proprio lì che Satoshi l'aveva
baciata, la prima volta
E lì lei aveva baciato
lui, la seconda
Scosse il capo, cercando di scacciare quel ragazzo dalla
sua testa almeno per qualche secondo, e percorse
rapidamente il sentierino che conduceva alla porta
d'ingresso.
Ma quando allungò la mano per aprire, sentì all'interno
l'inconfondibile voce di sua madre che gridava.
" Oh, no
Litigano ancora!"pensò
"Maledizione, li odio!"
Aprì la porta ed entrò, sperando che non si
accorgessero della sua presenza.
- Smettila di fare l'ipocrita! Lo so benissimo che tutti
i tuoi viaggi d'affari non sono altro che delle coperture
per le tue squallide avventurette! A proposito, come sta
la tua segretaria?! - gridò la signora Akizuki, nel
soggiorno.
- Ah, io sarei ipocrita?! E tu allora?! Ma ti sei
guardata allo specchio?! Fai la bella vita grazie a me!
E' solo grazie a me che puoi permetterti questo tenore di
vita e pagare i tuoi accompagnatori! Come se non lo
sapessi che tutti i soldi che guadagno finiscono spesi
nei saloni di bellezza, per vestiti di pessimo gusto e
nei locali, se non addirittura negli alberghetti! -
replicò il signor Akizuki.
- Io non pago proprio nessuno! Tu piuttosto, sei
disgustoso! Come se non sapessi benissimo che le tue cene
di lavoro in realtà le passi con delle sgualdrine! E le
tariffe come sono, a notte o a ora?! - urlò la donna,
con voce sempre più stridula.
- L'unica sgualdrina che frequento sei tu, mia cara!
Meiko rimase immobile, cercando il momento opportuno per
sgusciare via senza che la vedessero.
- Certo, come no! Ti ricordo, caro, che nessuno ti ha
obbligato a sposarmi! Sei stato tu che hai voluto a tutti
i costi il matrimonio! Io non ti ho mai chiesto niente,
neanche quando mi hai messa incinta!
- Avrei dovuto lasciarti fare la ragazza madre?! O magari
saresti anche andata ad abortire! Lo so che non hai la
vocazione della casalinga! Si trattava del futuro di mia
figlia!
- Non mi sembra che tu ti sia preoccupato molto di tua
figlia
Almeno fino a quando non ha rivoltato il
liceo con la storia col suo professore!
- Non c'era da aspettarsi niente di diverso, da una
creatura che hai partorito tu! A volte ho anche il dubbio
che sia davvero figlia mia! Come se non sapessi che hai e
hai sempre avuto una lunga fila di amanti, fuori alla
porta! Per non parlare dell'ultimo che ti sei trovata! E'
un ragazzino, potrebbe essere tuo figlio! Non ti
vergogni?!
Meiko si coprì gli occhi con le mani. Era troppo, per
quella sera. Senza più preoccuparsi di non farsi vedere,
corse su per le scale, ma non abbastanza velocemente per
non sentire il rumore dello schiaffo che la madre aveva
stampato sul viso del padre
- Sei soltanto una sgualdrina e un'alcolizzata! - tuonò
la voce dell'uomo.
La ragazza si precipitò nella sua stanza e chiuse la
porta, cercando di trattenere le lacrime.
Ma perché? Perché doveva succedere ancora?! Non ne
poteva più di quei due
Non facevano altro che litigare, ogni volta che si
vedevano
Ecco perché lei aveva sempre desiderato di andar via da
quella casa, di non vedere più quei due
Non c'era
da meravigliarsi se era sempre stata convinta che non si
sarebbe mai sposata
Ma ora basta, aveva dedicato
fin troppo tempo ai suoi
I suoi pensieri tornarono a Satoshi, e alla conversazione
che aveva avuto quel pomeriggio con la signorina Ryoko
Non poteva permettere che si perdesse davvero
Doveva aiutarlo, ad ogni costo. Ma come? Aveva provato a
parlargli, ma i risultati erano stati a dir poco
disastrosi
Non solo l'aveva trovato in dolce
compagnia
Ma poi, per quanto cercasse di negarlo,
quella che aveva provato era stata proprio gelosia. Che
doveva fare? L'unica cosa era tentare di parlargli di
nuovo
sperando di non trovarlo di nuovo con qualche
amichetta
Avanti, Meiko
Non lasciarti prendere dallo
sconforto
Domani andrai a parlargli, e lo aiuterai
a risolvere quella situazione. Dopodiché, potrai
finalmente dimenticare tutto.
Era stato
facile pensare quelle cose, la sera prima. Ma ora?
Si rassettò inconsciamente il vestito azzurro e si passò
una mano tra i capelli, sistemando un ciuffo ribelle
dietro l'orecchio. Inspirò un paio di volte, cercando di
calmare l'emozione.
Il cielo, era grigio, completamente coperto dalle nubi.
Forse si prospettava un temporale estivo. Sicuramente,
nella sua mente un temporale era già in atto.
Per fortuna, il cancello era aperto. Ripercorse la strada
del giorno precedente a passi lenti.
E se non fosse stato in casa? E se fosse stato di nuovo
con quella ragazza? E se non l'avesse lasciata entrare,
non le avesse aperto?
Scacciò i pensieri con un gesto del capo. Svoltò a
sinistra, verso il vialetto. Nello stesso istante, una
bella donna veniva in senso opposto, e per poco, immersa
com'era nei suoi pensieri, Meiko non si scontrò con lei.
- Oh, mi scusi
- mormorò, imbarazzata. La donna
scossa il capo e si allontanò velocemente con un cenno
della mano.
Che strana donna
Ma dove l' ho già vista?
Aveva la netta sensazione di conoscerla, ma proprio
non riusciva a focalizzare come e dove potesse averla
incontrata. Ma nulla
Non ricordava.
Riprese a camminare per il vialetto, svoltando a destra.
Le gambe le tremavano e il cuore iniziava a batterle
troppo forte
Chiuse gli occhi, tentando di
raccogliere tutto il suo coraggio. Con decisione, si
avvicinò alla porta trovandola per caso aperta.
Almeno lo vedrò prima che mi sbatta la porta in
faccia.
Entrò, si diresse verso la porta e suonò
violentemente il campanello.
Come la volta precedente, sentì un rumore di passi, poi
il rumore della serratura che scattava, aprendosi.
Ed erano di nuovo faccia a faccia.
Il volto di Satoshi Miwa, si cosparse di mille diverse
emozioni. Sul subito, era stupito di vederla. Aveva
spalancato gli occhi e la bocca era rimasta semi - aperta
nell'atto di chiedere qualcosa. Poi gli si dipinse, le
parve, un'espressione quasi spaventata.
- A
Akizuki?! Che cosa vuoi ancora? - chiese, ora
visibilmente alterato. Avvicinò la porta, rimanendo
dentro casa, e rimase fuori solo a mezzo busto, come se
non volesse che, qualcuno dentro la casa, sentisse il
loro colloquio.
Non era solo, quindi.
- Hai ragione di essere arrabbiato - ammise, abbassando
lo sguardo - Ma ti prego, lasciamo entrare! Dopo tutto
questo tempo io
voglio solo parlare un po' con te,
solo questo! - chiese, con aria supplichevole.
Satoshi iniziò a guardarsi nervosamente attorno - Non
penso sia il caso. E, comunque, non ho alcuna intenzione
di stare ad ascoltarti! - rispose, irritato. Il suo tono
sembrava stranamente meno glaciale della volta precedente.
Forse era tutta scena, ora. Forse aveva qualche speranza.
Insistette.
- Non ho bisogno di entrare, possiamo parlare anche qua,
se ti comporti in questo modo assurdo, quasi fossi un
bambino di cinque anni! - esclamò. La sua intenzione era
di convincerlo, ma
La rabbia e la gelosia della
volta precedente, erano tornate a galla senza che lei se
ne accorgesse o potesse frenarle.
Il panico, si dipinse sul volto del ragazzo.
Perché Meiko insisteva tanto? No, non poteva farla
entrare, era fuori discussione. Non poteva, non voleva,
non doveva
.
- Se proprio ci tieni tanto, potremo parlare. Ma non ora,
sono occupato. In un altro momento, magari -
- Ma
non sarebbe una cosa lunga! - obbiettò lei.
- Un'altra volta, Akizuki. Ora ho una faccenda davvero
molto importante da sbrigare. Arrivederci - disse lui,
con tono forzatamente gelido, preparandosi a chiudere la
porta.
Le sue parole, la irritarono molto, moltissimo. Chissà
che cosa poteva avere tanta importanza!
Lei avrebbe dovuto averne molta di più!
- Qualsiasi cosa è sicuramente meno importante di questa!
- esclamò.
Quasi istintivamente, lo spinse con forza da parte, e
Satoshi, preso alla sprovvista, non riuscì a bloccarla.
Entrò in casa.
- Voglio proprio vederla questa cosa davvero molto
importante! -
Si diresse verso l'unica stanza con la porta aperta e la
luce accesa, probabilmente il salotto.
Ma si bloccò sulla porta.
Aveva scorto una figura decisamente familiare, seduta sul
divino.
- O mio
- mormorò, portandosi una mano alla bocca.
Tutto, ma non quello.
CONTINUA...
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