CARPE DIEM

~ Zero ~
Audaces Fortuna Iuvat

A dispetto di quel che si dice dell'Inghilterra, da quando sono qua non ho ancora visto un velo di nebbia o una nube. Anche oggi è una giornata splendida, quasi che l'estate voglia proseguire ancora, in questi primi giorni di Settembre.

E' strano, ma tutta la natura in cui è immersa questa cittadina mi ricorda i tempi della Welton Accademy. Sei anni, eppure semra trascorsa un'eternità…

Sorrido, cercando di scacciare la malinconia. Devo concentrarmi su altro, ora.

Eccomi qua, all'entrata del SommersVille College, università di Oxford, e sto per tenere un colloquio con il professor Whiston High Auden, stimato poeta, drammatista e critico.
Se penso a quel che mi ha portato qui…

Solo sei mesi fa, non ero nessuno. Poi Sam ha pensato bene di convincermi a partecipare a quel concorso letterario… E dopo il primo premio - un premio, per ME? Proprio per ME? - ecco l'improvvisa e alquanto inaspettata stima del mio insegnante di letteratura, il professor Whiston, che in cinque anni di università mi ha maltrattato ad ogni esame, ignorato ad ogni lezione e, all'improvviso, appena terminata la laurea, mi offre una borsa di studio con annesso ruolo di assistente di un suo "conoscente", nonché prestigiosissimo insegnante dell'ancor più prestigiosa università di Oxford!

Ovviamente ho accettato, non aspettavo che un'occasione per andarmene lontano, il più possibile, da tutto e da tutti… I miei, le liti, mio fratello… Neil.
Il ricordo ancora mi opprime tutte le volte che…
No, meglio non pensarci, non ora almeno. Ho qualcosa di più importante da fare… Nonostante io abbia ottenuto la borsa di studio, questo colloquio è fondamentale.

Bene, fatti coraggio, Todd!
Entra, e affronta il nemico… impavido.
Sorrido.
Col ricordo di un allenamento di calcio - o era una lezione di letteratura? - ed un ultimo monito - CARPE DIEM - varco il portone.

Speriamo almeno di non balbettare.


- Sicchè, signor Anderson, ha rinunciato all'appoggio economico della sua famiglia pur di studiare lettere?-
- Sì, signore -
- Ebbene, posso sapere per quale motivo? -
Mi irrigidisco un attimo - I-io… Per tanti motivi ma s-soprattutto p-perché p-per m-me è… è… l'unico modo p-per… c-comunicare. E.. m-mi coinvolge c-così profondamente o-ogni v-volta che n-non c-credo potrei f-farne a m-meno…- prendo un profondo respiro, tento di calmarmi, ma probabilmente è tutto inutile.
Auden sorride lievemente - Ma, - obietta - studiando quello che desideravano i tuoi genitori avresti avuto ugualmente il tempo di scrivere, mi sbaglio? -
- N-no, signore. M-ma… Ma ho ritenuto importante l'e-esercizio, l-lo st-studio, la conoscenza della materia. Accettando di s-studiare m-medicina, avevo paura di perdere contatto col… m-mio s-stile, c-con… con i contenuti che mi interessano -
- Sarebbero? -
- Le p-persone, signore -
L'uomo sorride nuovamente, annuendo con vigore.
- Todd - inizia, chiamandomi finalmente per nome - Lei pensa di riuscire, almeno in parte, a arginare i suoi problemi di comunicazione? -
Annuisco con vigore - Assolutamente, signore - dico con voce ferma.
Nuovamente, sorride - Bene! Allora si consideri ufficialmente membro del mio staff! - dice, tentandomi la mano, che stringo immediatamente con riconoscenza, sorridendo finalmente sereno.
- Soltanto un'ultima domanda - dice, con uno strano sospiro, quasi di disappunto.
- Certo - rispondo, irrigidendomi nuovamente.
- Che rapporta ha con le donne, con le ragazze? -
Lo guardo terrorizzato per un istante, senza capire - Io.. io ci parlo, signore… Se riesco a formulare una frase, ovviamente -
Una fragorosa risata riempie la stanza.
- In effetti, non mi sembri proprio un conquistatore, ragazzo! - dice, sempre ridendo.
- Prego? - chiedo, sempre più scombussolato.
Auden alza un sopracciglio e il suo volto si compone in un'espressione pressoché indecifrabile - Ma come? Il caro Whiston non ti ha detto che quest'anno il college a cui sono stato assegnato è una sezione femminile? -
- I..io.. n-no signore - rispondo, a stento.

Ragazze. Decine di ragazze. Il pensiero mi terrorizza, ed è ancora dir poco… Come sono capitato qua? Che ho fatto di male? Io non posso restare, no, non posso, non posso!

- Strano… - commenta l'uomo - Comunque non si preoccupi, Anderson - dice, addolcendo il tono della voce - Non è nulla di così terribile. Dovrà semplicemente stare accorto circa le attenzione delle signore. Lei è giovane, e non disprezzabile. Sono certo che entrerà immediatamente nelle loro simpatie, - sospirò - sia nel bene, che nel male. Lei capisce, ovviamente, che non può compromettersi in relazioni di alcun tipo con le studentesse… - e con quest'ultima frase, manda un colpo di tosse dal significato inequivocabile.
- Ovviamente - rispondo, sempre sudando freddo.
- Bene - risponde sorridendo, più rilassato - A momenti dovrebbe arrivare una delle studentesse a cui l'affiderò. E' la prefect del corso, e mi è stata indicata come un'ottima allieva nonché con grandi qualità nello scrivere. Conosciutola di persona, la trovo stimabile ed affidabile. Poiché domani partirò per una breve conferenza in Italia, la prego di rivolgersi a lei per qualsiasi eventualità. Potrà chiedere informazioni anche al signor Ralph Blake, il mio assistente o al Professor Gordon, il collega di lettere moderne… - sta per aggiungere qualcosa quando ecco, bussano alla porta.
- Oh, ecco il mio "uomo" di fiducia - dice, con un sorriso ironico - Avanti signorina Keating! -

KEATING?
No, non ho sentito bene… Oppure, oppure… da queste parti potrebbe essere un cognome diffuso, diffusissimo… Todd, Todd, smettila di fantasticare. Non ha nulla a che vedere col professor Keating, nulla. Però? E se fosse la figlia? Nono, è troppo giovane per avere una figlia che frequenta l'università.. .e allora? Allora non è nessuno Todd, piantala!

In un istante, mi risveglio da quello stato di tranche in cui ero caduto, immerso nei miei pensieri. Sollevo il capo, ed incontro un paio di lucentissimi occhi grigi, brillanti.

- Signor Anderson, le presento miss Keating, Rachel, il signor Anderson, che da questo semestre sarà mio assistente -
- Onorata di fare la sua conoscenza - modula dolcemente. Ha una voce calda e bassa, che sembra riempire l'aria. Un caschetto di capelli castani chiarissimi le incornicia il volto, dai tratti dolci ma marcati, gli occhi grigi ammiccanti, le ciglia lunghe e perfette, le labbra rosate e morbide, piegate in un sorriso particolare.
Non è in divisa - le vacanze non sono ancora terminate - ma porta una semplice gonna a pieghe scura e una camicetta bianca, dal grande colletto in pizzo. E' un abbigliamento semplice e sobrio, eppure, in questa semplicità, appare come un angelo.
- Piacere mio - riesco a rispondere, senza balbettare. Il suo sorriso sembra illuminarsi lievemente.
- Il signor Anderson è ancora poco a suo agio, e temo sia timido. Cerchi di farlo sentire come a casa, la prego. -
- Certo, professore -
- Bene - annuisce soddisfatto, passando lo sguardo dall'uno all'altro di noi - Per qualsiasi cosa, si rivolga a Rachel senza esitazione, specialmente in questo periodo in cui sarò via. -
- Senz'altro, signore - rispondo, alzandomi.
- Sarebbe così gentile da far vedere l'istituto al signor Anderson, miss Keating? Anderson, è un vero piacere averla qua in Inghilterra - dice, tendendomi la mano che stringo prontamente.
- Grazie, per me è un onore essere fra voi. Buon Viaggio, signore - dico, accomiatandomi.

I corridoi sono lunghi e luminosi. Attendo con pazienza che Auden termini di parlare con lei, ed intanto faccio vagare lo sguardo per questi luoghi così estranei ma che dovrò farmi diventare familiari, in un qualche modo.

Improvvisamente, la ragazza il cui cognome mi ha tanto sconvolto, mi appare davanti.
- Sembro troppo sfacciata se propongo di essere informali? - chiede immediatamente. Probabilmente, dovrò ricredermi circa il carattere di questa ragazza.
- N…no - balbetto. Perfetto, una figura da idiota i primi 3 secondi di conversazione!
- Bene! - sorride - Allora… Piacere, Rachel - dice, tendendomi la mano aperta.
Stringo quella piccola mano con la mia.
- Todd - rispondo.
- Todd? - ripete lei, spalancando gli occhi. Mi accorgo che il professor Auden non ha minimamente accennato il mio nome.
Annuisco, e lei mi guarda, socchiude le labbra come per formulare una domanda, poi le richiude. Dopo un altro istante di esitazione, mi chiede : - Sembro troppo inopportuna se ti chiedo che liceo hai frequentato in America? -
La guardo sorpresissimo. Perché questa domanda?

- Welton Accademy - rispondo semplicemente, osservandola incuriosito.
Lei sorride nuovamente. Questa volta è un sorriso grande e caldo.
- Allora penso che salteremo la visita della scuola -

CONTINUA…