L'ARRIVO
DI ARAGORN E IL TORMENTO DI LEGOLAS
Erano due giorni che erano partiti da Brea e mancava
ancora un po' per arrivare a gran Burrone.
La compagnia avanzava tranquillamente -Gaf- lo chiamò
Shion e lo stregone si girò -Quanto ci manca ? Io inizio
a non poterne più. Il paesaggio sarà anche bello, ma mi
annoio e poi questi Hobbit non parlano mai-
-Non abbiamo nulla da dire- le rispose Frodo -Quindi è
inutile che parliamo. Ma credevamo che tu fossi
silenziosa come il tuo maestro, perdonaci. Da quanto
tempo conosci Gandalf ?-
-Tantissimo, saranno due anni. E' l'unico uomo che ho
lasciato dormire in casa mia-
-Vivi da sola ?Ma avrai un marito no ?-
-Ci sono tanti che lo avrebbero fatto volentieri, ma io
non ho bisogno di loro. So cavarmela da sola e non ho
bisogno della protezione di un uomo- rispose fiera -E poi
con le cose che mi sta insegnando Gaf ora non ho davvero
problemi. Non me la cavo per niente male con le arti
magiche però ho dovuto lottare molto per convincerlo ad
insegnarmele. E' più cocciuto di un mulo e a volte
proprio non lo capisco-
-Anch'io che lo conosco da più tempo di te non riesco
ancora a comprenderlo del tutto, però non dire che è
cocciuto, semmai sa bene di aver ragione e non vuole che
tu faccia errori-
-Io ho fame- si lamentò Pipino tenendosi la pancia.
Shion guardò un albero di mele e da uno dei rami si
staccò un frutto che gli fece arrivare tra le mani -Ne
vuoi un'altra ?- chiese lei
-No, grazie. Che bello deve essere poter usare la magia-.
Frodo cercò di parlare con quella strana donna che,
benché si vedesse che era adulta, parlava come una
bambina che vede sempre cose nuove. Le mostrava tante
cose del paesaggio che lei magari non notava e si
meravigliava sempre più perché non le aveva mai viste.
Le insegnò i nomi di alcuni fiori che si potevano
incontrare solo fuori della Contea, lontano da casa loro,
ma lei sbagliava sempre la pronuncia e gli Hobbit
ridevano. Non avevano mai avuto un compagno di viaggio
così buffo e divertente come lo era Shion.
Gandalf si mise a cavalcare di fianco a Legolas -Dimmi
mio caro amico Elfo, di solito sei silenzioso e calmo, ma
in questi giorni ti ho visto più silenzioso del solito e
nel tuo cuore vi è una grande tempesta. Tu che al
Sentiero dei Morti non sei rabbrividito e sei rimasto
impassibile. Cos'è che ti turba e ti spaventa più di
quei luoghi ?-. L'altro rimase in silenzio a guardare
innanzi a se con lo sguardo triste -Sei l'unico che non
sorride del nostro gruppo. Anche gli Hobbit, benché
sospettino qualcosa, non si mostrano turbati e sorridono-
-Dobbiamo ringraziarvi allora. Essi ridono perché c'è
chi li tiene su di morale. La vostra allieva è molto
solare- gli rispose. La sua voce era vuota. Non faceva
caso alle sue parole, materialmente era li, ma la sua
mente e i suoi pensieri altrove.
Gandalf guardò Shion -Si, forse è uno dei motivi per
cui ho accettato di portarla con me. Ma non è di questo
che voglio parlare. Non cambiare discorso, se questo è
ciò che stai cercando di fare-.
Nessuno ascoltava la loro conversazione presi com'erano
dall'ascoltare le domande che Shion poneva a Frodo e le
risposte che l'amico dava senza neanche capire cosa gli
era stato chiesto. La donna parlava, ma intanto si girava
intorno per guardarsi e quindi lui sentiva solo metà
frase.
-Non sei il Legolas che io conosco. E' successo qualcosa
alla Dama ? E' per questo che stai così male ? Oppure ti
chiedi come mai sia tornata a Lorien dall'altra parte del
Mare ?-
-No, non è per lei che mi preoccupo. L'abbiamo portata
da Elrond sana e salva, non c'è problema e poi credo che
alla tua ultima domanda avrò una risposta i prossimi
giorni.-
-Però è come se tu ne avessi un cruccio, qualcosa che
ti turba o forse più cose. Se non vuoi parlarmene fa
nulla, ma ricordati che alcune persone ti possono aiutare
a superare i problemi-
-Sam- lo chiamò Legolas -E' un problema per te se
andiamo più velocemente degli altri per arrivare prima a
Gran Burrone ?-. San aveva lasciato Merry da solo su Bill
perchè diceva di aver paura di affaticare il pony, così
si era messo su Arod con l'Elfo.
-No- esclamò entusiasta l'Hobbit -Prima arriviamo prima
posso vedere gli Elfi. Sarò felicissimo di rivedere per
primo dama Galadriel, anche se dovrò dividermi da padron
Frodo-
-Allora Gandalf, io chiedo il permesso di staccarmi da
voi e raggiungere il più velocemente possibile Elrond e
gli altri che ci aspettano laggiù-.
Lo Stregone sospirò -Se questo ti sarà di aiuto, allora
vai-
-Sadei (grazie)- poi il suo cavallo si mise a correre più
veloce che poteva.
Shion si avvicinò -Gaf
ma cos'ha quell'elfo ?-
chiese
-Non lo so, ho cercato di parlargli, ma non mi ha voluto
dire nulla. In nessun modo sono riuscito a farmi dire
qualcosa-
-Fu così anche quando arrivammo a Lothlòrien- riflettè
Frodo -Spesso gli Elfi cantavano delle canzoni su di te,
Gandalf, e forse quando era con loro anche lui vi
partecipava. Ma quando era con noi in quei giorni e se
gli chiedevamo cosa volessero dire quelle parole egli
diceva solo che era troppo doloroso per lui parlarne. Non
le tradusse mai. Ricordo che forse solo di una mi parlò,
ma non aveva nulla a che fare con la tua presunta morte-
-Io non ricordo nulla del genere- disse Pipino
-Perché eravamo io e lui soli. Stavamo camminando e
giunse a noi un canto. Non era allegro, ma dolce e rapido
come un ruscello. Come se fosse stato composto per
consolare dei cuori feriti e pieni di tristezza-.
Veloce sfrecciava il cavallo senza bardature che
montavano Legolas e Sam.
I campi passavano rapidi di fianco a loro. Incontrarono
un paesello dove si dovettero fermare per far riposare
Arod. Sotto una tettoia vi era un rubinetto che riversava
l'acqua dentro un grande contenitore di pietra
rettangolare.
Vicino all'animale ve n'era un altro e il suo padrone era
un Uomo molto alto che somigliava molto a Faramir,
fratello del defunto Boromir. "In effetti" pensò
Sam "I lineamenti sono proprio quelli caratteristici
della gente di Gondor. Se viene da li che ci fa da queste
parti ?"
Mentre riposavano anche loro notò dei movimenti lungo la
strada principale. Un gruppo di Uomini vestiti di grigio
arrivarono a cavallo e scendendo dalle loro cavalcature
due di loro si avvicinarono con il volto furibondo
all'individuo vicino a loro -Gerdan, ti abbiamo cercato
per tanto tempo, perché ti sei fermato, lo sai bene che
c'è bisogno di una mano giù al paese-.
Quello alzò il capo con fare indifferente -Non ce n'era
bisogno, sarei arrivato oggi al tramonto come promesso-
-Ma sai bene che il tuo aiuto ci serviva anche prima se
possibile-
-Non è possibile. Io cavalco su di un cavallo che ha
anche lui bisogno di riposo e poi non mi è stato neanche
detto perché vi serve una mano, non sapete tenere a bada
un gruppo di Elfi senza forze e con le mani legate ?-
chiese sbeffeggiandoli
-Si sono ribellati e hanno iniziato a non mangiare più,
se non si mantengono in forma come facciamo a venderli
come schiavi ? E poi alcuni di loro tentano ogni giorno
di fuggire. Ci servono altri che li controllino, tu non
dovevi venire con qualcun altro ?- non erano più
arrabbiati. L'indifferenza e il modo in cui Gerdan si
prendeva gioco di loro li aveva calmati e ora la loro
preoccupazione si era fatta avanti nei loro cuori.
Egli prese le briglie del cavallo -E sia, se questi elfi
non sanno starsene tranquilli come sempre vedremo di
tranquillizzarli noi. Forse ancora non hanno capito che
la loro terra è distrutta e che ora sono schiavi- saltò
in sella e ripartì.
Sam si girò verso Legolas. Stava seduto vicino al
cavallo con la testa appoggiata alla parete della tettoia
e guardava il cielo con lo sguardo perso -Hai sentito ?-
chiese l'Hobbit
-Si- gli rispose -Per me non è una novità. Quando
arrivai a Lorien vidi partire carri pieni di Elfi che
erano stati fatti schiavi. Non credevo che li avessero
portati fino a qui - sospirò alzandosi in piedi -Forza,
riprendiamo il nostro cammino. Per parlare di queste cose
avremo tempo a Gran Burrone-.
Grazie alle risate di Shion e Frodo, ai quali si univano
Pipino e Merry dagli altri cavalli, i giorni di viaggio
che li dividevano dalla casa di Elrond passarono in un
batter d'occhio e una sera videro finalmente la loro meta
all'orizzonte. Cavalcarono più in fretta e arrivarono in
meno di un'ora.
Ad attenderli c'erano Legolas e Sam in compagnia di
Gimli, Elrond, Galadriel e Loras. Fu allora che Gandalf
si accorse che Legolas non era l'unico elfo profondamente
triste. Loras e Galadriel erano anche loro molto cupi.
La Dama sembrò un po' più allegra quando vide Shion -Che
tu sia benvenuta- disse Elrond -Non sei mai stata qui, ma
spero che questo luogo possa essere di tuo gradimento.
Gli amici di Gandalf sono sempre miei ospiti graditi-
-La ringrazio molto, la sua gentilezza è più grande di
quanto immaginassi dalle parole di Gandalf, per non
parlare di questo luogo. Basta un'occhiata per rendersi
conto che è unico-
-Forse ora si può dire così, prima esisteva un posto
che in bellezza e splendore era insuperabile. Ma ora non
ve ne rimane traccia. Grazie lo stesso- la ringraziò
Elrond guardando Galadriel.
Mentre venivano tutti condotti alle proprie stanze la
Dama si mise a parlare con Shion facendole molte domande
sulle Montagne Azzurre.
Legolas e Loras si sedettero in uno dei tanti giardini
che circondavano Gran Burrone.
Shion aprì la finestra della camera che le avevano
assegnato e trasse un profondo respiro.
Era davvero felice che Gandalf le avesse lasciato
seguirlo, aveva conosciuto degli Hobbit che le sembravano
davvero buffi e la facevano ridere anche se dicevano che
era lei a far ridere loro.
Aveva conosciuto il famoso Elrond ed era a Gran Burrone,
un luogo incantevole. La famosa Ultima Casa Accogliente.
Solo una cosa le sembrava non andasse bene.
Aveva parlato un po' con Galadriel e anche se si mostrava
allegra a volte guardava il pavimento tristemente come
l'altro Elfo, Loras. Legolas invece non nascondeva il suo
turbamento ed infatti si era pure diviso dalla compagnia.
Il Nano le sembrava anche lui buffo come gli Hobbit, ma
aveva l'aria di uno che non aveva intenzione di essere
buffo. Però le era sembrato amichevole.
Si tolse l'armatura e si sdraiò sul letto togliendosi
l'orecchino. Era un ricordo che le era rimasto di un suo
amico che aveva viaggiato molto. Le aveva dato un anello
qualche anno prima dicendole che glielo voleva dare come
portafortuna e come ricordo, poi era partito ancora per
non tornare mai più. Non lo aveva più visto.
Lei non sopportava gli anelli e quindi lo aveva appeso
all'orecchino per averlo sempre con se, mentre la sua
armatura le era stata data da Gandalf. Non sembrava
un'armatura come le altre, doveva avere qualcosa di
magico.
Era ormai il tramonto. Affacciandosi alla finestra Shion
guardò sorridente l'orizzonte dove il caldo disco solare
faceva lentamente sparire anche gli ultimi raggi.
Fu in quel momento che vide proprio in mezzo al bagliore
dell'orizzonte due figure alte e snelle. Andavano a
cavallo, ma la loro andatura era come quella di un uomo a
piedi. Giungevano lentamente lasciandosi trasportare dai
cavalli.
Dalla casa si precipitò fuori Gandalf seguito da Gimli e
Legolas con Galadriel e Elrond per ultimi che davano
ordini ad alcuni elfi.
Il balcone della sua camera dava proprio sull'ampio prato
d'entrata di gran Burrone dove arrivavano tutti i
sentieri che portavano a quella valle. Da li poteva ben
osservare la scena di quell'arrivo. Sui due destrieri
vide i cavalieri. Uno era un Elfo, biondo e con lo
sguardo serio e deciso, di chi, finito il suo compito, è
pronto a partire per un altro.
L'altro che stava al suo fianco era coperto dal cappuccio
di un manto grigio e logoro. Quando raggiunsero le porte
della casa di Elrond tutti corsero incontro ai due con
grida di gioia, ma alla gioia di vedere i nuovi arrivati
si mescolava l'amarezza della causa del loro incontro.
Quando potè finalmente vedere in faccia anche il secondo
cavaliere questi era sceso da cavallo e se non fosse
stato sorretto da Gandalf sarebbe di sicuro caduto a
terra. Era alto e robusto, i capelli neri e gli occhi
chiari, questi ultimi brillavano facendole capire che in
quell'uomo vi era una grande forza di spirito. Brillavano
anche se egli era stanco.
Entrarono nella casa e Shion scese le scale per andare a
vedere da vicino i nuovi arrivati. L'Elfo parlava con la
Dama -Mi scusi se ho tardato, ma è stato difficile
cercarlo tra i tanti dispersi. Alcuni Elfi altri Uomini.
Quando lo riconobbi non aveva memoria di chi fosse-
-Il suo aspetto mi fa stringere il cuore- commentò
Galadriel malinconica
-Era in condizioni peggiori quando lo presi con me. Non
sapeva dove andare e si fidò di me seguendomi. Durante
il primo tratto di strada gli raccontai chi era poi mi
fermò e mi disse di ricordarsi tutto già dal primo
momento che mi vide-
-Hai fatto un grande viaggio e una grande ricerca Haldir,
ora riposa fino a sta sera. Spero ti unirai alla nostra
tavola-
-Farò il possibile mia Dama- e detto questo alcuni Elfi
lo condussero in una camera dove riposare.
Shion era rimasta ai piedi della scala ad osservare la
scena in silenzio. Un urlò squarciò l'aria -Grampasso !
Grampasso !- i quattro Hobbit correvano verso l'uomo dal
cappuccio grigio.
Egli lasciò la presa di Gandalf per girarsi verso di
loro ed abbracciarli tutti insieme cercando di sorridere
-Amici miei, che bello rivedervi di nuovo- sospirò e
qualche lacrima di felicità uscì dai suoi occhi
-Grampasso, non devi piangere, tu sei forte- lo rimproverò
Pipino piangendo anche lui
-Senti da che pulpito vien la predica- disse ridendo
Frodo e l'Uomo lo guardò sorridente -Che c'è ? Ho
qualcosa che non va ?-
-No nulla- sospirò lui rialzandosi -Solo è bello poter
sentire le vostre risate libere nell'aria come mai mi par
di averle sentite. Ma ora scusatemi, devo riposarmi, il
viaggio è stato lungo e io sono molto stanco. Credo che
ci vedremo sta sera se tutto va bene, sennò a domani
cari Hobbit-.
Gandalf si era avvicinato a Shion -Che ci fai qui ?-
chiese in tono di rimprovero -Dovresti essere in camera
tua a studiare-
-Sembra che io sia imprigionata. Ho il diritto di fare ciò
che mi pare Gaf !- rispose lei. Non si era accorta dello
stregone e si era spaventata quando aveva sentito la sua
voce.
-Ti ho detto che ti avrei portato con me a condizione che
tu avresti studiato ed imparato molto in fretta. Ti ho
vagamente accennato a ciò che andrai incontro se mi
seguirai e tu sei voluta venire lo stesso. Qui non basta
saper far fluttuare un bicchiere per sopravvivere-
-Ma siamo arrivati da poche ore e sono stanca. Ti
prometto che domani starò tutto il giorno sui tuoi libri
e poi non mi ha detto che Elrond ha una buona biblioteca
di libri sulle magie ?
Domani, se me lo permetterà, gli darò un occhiata Gaf,
promesso- concluse con un sorriso innocente e lo Stregone
sospirò. Impossibile vincere con quella donna così
radicata nelle sue decisioni.
Grampasso salutò gli Hobbit e raggiunse Gandalf proprio
quando Shion pronunciava le sue ultime parole e sorrise -Mithrandir,
vedo che c'è qualcuno con te-
-Non è il momento delle presentazioni, faresti meglio a
riposarti invece- disse egli pronto ad aiutarlo a salire
le scale -Hai viaggiato molto. Ora ti accompagno fino
alla tua camera e farò in modo che nessuno venga a
disturbarti fino all'ora di pranzo-
-No- si oppose -E' giusto che mi presenti alla donna qui
davanti a me come segno di amicizia e cortesia-.
Shion rimase molto impressionata dalle parole di
quell'uomo. Non era anziano, ma pareva pieno di saggezza.
Il suo aspetto non era dei migliori e sembrava distrutto,
come senza speranze, ma si vedeva che infondo quello era
un uomo tenace e forte. L'apparenza ingannava -Il mio
nome è Shion e vengo dalle Montagne Azzurre- si presentò
con un po' di timore
-Il mio nome è Aragorn figlio di Arathorn e vengo da
Gondor, credo che questo nome non sia nuovo per te-.
Shion si sentì mancare le gambe, ma riuscì a tenersi in
piedi -E perché mai il grande Re, erede d'Isildur, è
venuto qui come un fuggiasco ? Cosa gli ha impedito di
viaggiare comodamente e alla vista di tutti senza un
cappuccio in testa ?-
-A queste domande vi sono risposte e non belle. La prima
cosa che bisogna imparare da Mithrandir è che a stare
con lui non si avranno mai buone notizie. Temo che dovrai
aspettare ancora un po' prima di ricevere queste risposte.
Intanto ti porgo i miei saluti- rispose egli e quindi salì
le scale di gran Burrone.
Shion lo guardò con stupore e timore perché questo era
quello che suscitava in lei quell'uomo. Dopo un po' si
mosse di scatto come appena svegliata e uscì nel cortile.
Li trovò Legolas, l'elfo che invece di andare con loro
era corso in avanti -Tu sai perché il Re è qui ?- gli
chiese ma questi non rispose. Guardava lontano e sembrava
non averla neanche notata -Tra poco il sole non sarà più
laggiù all'orizzonte. Cosa intendi osservare dopo con
quella tua espressione triste ?- gli chiese allora
-Non è il sole quello che sto guardando. Il mio sguardo
è volto altrove. Oltre le Montagne e oltre le miniere di
Moria, oltre l'Argentaroggia e oltre gli alberi, che
ormai non esistono più. Benché tu mi veda qui- fece una
pausa e sospirando abbassò lo sguardo -La mia mente e i
miei pensieri sono da tutt'altra parte-.
Shion si mise a ridere -Che tu non sia qui con la mente
lo si vede benissimo, ma credevo che mancasse poco e
nemmeno il tuo corpo avremmo potuto vedere- poi divenne
seria -Ma si vede anche che c'è anche qualcosa di più
vicino che ti turba. Non è questo il posto dove vorresti
stare o sbaglio ?- detto questo andò nella casa
trotterellando allegra.
Quella sera anche Aragorn e Haldir erano con loro -Caro
Gimli- disse Pipino alzando il bicchiere -A Isengard,
l'ultimo giorno che ci vedemmo, tu dicesti "Non
saremo mai più riuniti tutti insieme". Mi vien da
ridere, perché se ti guardi attorno eccoci qui: La
Compagnia dell'Anello.
Brindiamo insieme perché siamo di nuovo tutti insieme e
anche con altre persone !- e, mentre gli Hobbit ridevano,
sulla porta apparvero Elrond e Galadriel e un'altra
persona al loro fianco.
Gandalf sorrise, anche se a stento, e alzandosi in piedi
riprese ad essere serio -E' tanto tempo che ti
aspettavamo, si può sapere dov'eri ?- chiese
-Scusala- disse Galadriel -Ma nessuno le ha mostrato la
strada e quindi si è persa. Gran Burrone è un posto
molto grande e pieno di camere e stanze, non è facile
arrivare dove si vuole se non si conosce la strada.
Comunque l'ho trovata e le ho dato dei vestiti più
adatti a cenare qui con uomini valorosi come te e i tuoi
compagni- disse cercando di scherzare come facevano gli
Hobbit.
Una lunga veste elfica vestiva Shion ed era blu scura
come la notte, ma quel colore scuro sembrava brillare
esattamente come i suoi occhi. I presenti rimasero a
guardarla stupiti dalla sua bellezza, non sembrava la
donna che per alcuni giorni aveva scherzato con loro e si
comportava come una bambina con Gandalf.
Si sedette di fianco a Frodo e Legolas, Gandalf la
osservava pensoso -Frodo- disse lei all'Hobbit
guardandolo seriamente, ma anche divertita -Se non fosse
che sei un mio amico ti avrei già guardato con
un'occhiataccia e dato un bel calcio. Vedi di non
guardarmi così stupito, è una cosa che non sopporto
assolutamente. Come se fossi un oggetto in esposizione o
una strana creatura dei Tempi Remoti
lo sapevo che
non dovevo mettere vestiti come questi- concluse quindi
tra se e se
-Allora chiedo scusa- disse Aragorn -Perché io pure,
come lui, vi sto osservando. Non ho avuto molti contatti
con gli Uomini dell'Ovest, specialmente con quelli delle
Montagne Azzurre. Non immaginavo certo che tra le donne
dei semplici Uomini vi potessero essere alcune che
possono provare a competere con le femmine degli Elfi-.
Il viso di Shion si colorò -Vi prego di non guardarmi
così, voi siete troppo superiore a me e non ho il
diritto di dirvi nulla, solo vi prego di fare come ho
detto anche a Frodo. Non ho mai sopportato che gli Uomini
mi guardassero, ed è anche per questo che sono partita
con lo Stregone. So cavarmela da sola- spiegò orgogliosa.
Notte buia dal manto stellato
Non vi è niente che può competere con essa:
Non il tramonto più luminoso e il cielo arrossato,
Non l'alba più luminosa della luna stessa.
Notte luminosa dal manto stellato
Illumini una bellissima terra,
Ma ormai ne rimane un ricordo bruciato
Non vi sarà neanche la tua oscurità tenebrosa e bella.
La dove il fuoco ancora divora
E al pensiero i nostri visi
Rimpiangono la dolce dimora
Dagli alberi di ricordi intrisi.
Notte consigliera
Lorien non potrai più illuminare
Perché il suo terreno è più duro di una scogliera
E perché di lei nulla può più respirare.
Così d'un tratto cantò Legolas alzandosi e
allontanandosi mentre Loras che stava seduto in disparte
lo guardava preoccupato. Galadriel uscì dalla sala
seguendolo.
Egli si fermò sotto un salice in fiore e la Dama lo
raggiunse -Mi complimento con te- gli disse -I tuoi versi
erano molto belli, ma dolorosamente reali.
Legolas, non so che tempesta si stia abbattendo sul tuo
animo, ma anch'io non sono felice. Il mio popolo
distrutto e disperso, i miei amici e le persone a cui
volevo bene. Celeborn è partito per accompagnare gli
Elfi di Lorien che si sono rifugiati a Bosco Atro, a casa
tua.
Ma dopo ciò io sono riuscita a non lasciarmi sopraffare,
perché questo è quello che vuole Lui. Io dovrei cadere
nell'oscurità a causa della mia sofferenza per ciò che
è successo e per ciò che lui ha distrutto. Con il
potere di Nenya, uno dei Tre, potrei far tornare tutto
come prima. Ma se lo facessi capirebbe dove si trova e
non ci metterebbe molto a prendere anche Vilya e Narya.
Ma non ci è riuscito, non ho fatto nulla di tutto ciò.
Invece tu- fece una pausa e lo prese per le spalle -Non
è solo per Lothòlorien che sei così triste e ti
tormenti. Lo sento.
Per cosa ? Cos'è che ti sta distruggendo la felicità
Legolas, figlio del Re del regno degli Elfi di Bosco Atro
?-
-Forse, nobile Dama- rispose lui senza guardarla in
faccia -Proprio questo titolo.
Figlio del Re. Pesa. Anche se sono solo parole, pesano
come portare una montagna intera sulle spalle o, per
meglio spiegarsi, un paese intero sulle spalle. Credo che
ormai sia privo di significato, non potete più chiamarmi
così. Non è quello il mio titolo-.
Dietro alle sue parole vi era un significato, non diceva
tutto quello solo per fare dei paragoni, ma Galadriel non
riusciva a coglierlo e rimase con un grande dubbio fino
al giorno dopo.
|