L'AMBIGUO COBRA INCATENATO
Atene, Santuario
Una forza che ha il sapore della morte
interrompe la meditazione sacra di Shaka della Vergine.
Un bagliore di carne corrotta dal tempo attraversa lo
sguardo imperturbabile di Mu dell'Ariete.
Un senso di impotenza di fronte all'Ade coglie
nell'allenamento spossante Aiolia del Leone.
Un fastidioso sibilo di requiem giunge alle orecchie di
Aldebaran del Toro.
Un moto di rancore di cui non è possibile comprendere la
provenienza disturba il solitario pasto di Milo dello
Scorpione.
I bronze saints sono preda di un senso di impotenza e
incomprensione straziante.
Dauko della Bilancia attraversa l'animo di Saori e la dea
fa lo stesso.
Lentamente Shaka si avvia verso la dimora sacra di Mu,
Aiolia lo raggiunge, affannato, preda di un timore che
certo non si addice ad un gold saint.
"Calmati, compagno. Non hai motivo di cadere preda
delle emozioni. La tua condizione e il tuo potere ancora
non ti hanno insegnato l'autocontrollo?".
"Forse solo a te è usuale rimanere imperturbabile a
questa sensazione", lo interrompe Milo, astioso.
Alla Seconda Casa si fermano: Mu e Aldebaran sembrano
attenderli.
Il silenzio cala tra i guerrieri riuniti fino a che
Aiolia, intollerante all'imperturbabile contegno dei
compagni non cede all'ansia erompendo con parole
concitate.
"Mu, Shaka
-sibila rivolto a coloro che, tra i
presenti, sembrano non risentire di quella forza
straziante che per un momento ha avvolto il Santuario e
tutti i suoi abitanti- e voi, Milo, Aldebaran
non
avete avvertito quel cosmo? È
è stato assoluto,
sapeva di morte e putrefazione eppure
eppure era
vivo! Non può essere
il solo cosmo simile a quello
che io abbia conosciuto nella mia vita è
era
quello
quello di
".
"Camus dell'Acquario", conclude Milo per lui.
Lo stupore appare sul viso infantile di Aiolia: "Dunque
lo hai avvertito anche tu!", esclama rivolto
all'amico, rincuorato dalla sue parole che dimostrano la
verità della sua affermazione.
"Non vedo il motivo della tua soddisfazione, Aiolia".
Shaka rimprovera la puerile euforia del giovane.
"Shaka ha ragione -continua Mu- anche ammettendo che
tutti noi abbiamo avvertito questa strana energia,
anomala, tuttavia nulla toglie che Camus sia morto da
tempo. Lo privò della vita il suo stesso allievo,
quell'uomo da noi tutti ritenuto fragile, preda
dell'aggressività più incontrollata, incapace di
cancellare il ricordo del suo dolore per la perdita della
madre, riuscì a vincere il maestro, custode delle
energie fredde. Non può essere il cosmo di Camus. Questo
stesso tepore che ci abbraccia nella primavera florida
della Grecia ti dimostra che non può essere tornato tra
noi il signore dei ghiacci: la neve avrebbe coperto ogni
cosa, altrimenti".
"A questo punto consiglierei di tornare alle nostre
occupazioni -conclude Shaka allontanandosi- se davvero
qualcosa è avvenuto, la dea certo ne conoscerà la
ragione e non mancherà di informarci".
Il gruppo di eroi si disperde: gli ordini di Shaka non
sono discutibili, soprattutto quando anche Mu li appoggia.
Poco dopo Mu è seduto nella sua dimora.
"Se davvero le mie parole ti hanno convinto, perché
ti trovi qui?".
"Si è incrinato qualcosa, Mu. Non so cosa, non
riesco a coglierlo, ma davvero Aiolia non è uscito di
senno
davvero il cosmo di Camus è tornato nel
mondo dei vivi".
Mu si volta a osservare Shaka, gli occhi acquosi del
saint dell'Ariete tradiscono ora un'inusitata tensione e
nei lineamenti stessi del saint della Sesta Casa si
coglie sottile e velata la tensione.
"Lo so. E tu certo non hai prestato fede a quanto ho
detto di fronte agli altri
ma mi è impossibile non
pensare a Camus e non temere questo cosmo tanto simile al
suo".
"Cosa dobbiamo fare?", domanda Shaka
avvicinandosi all'amico.
"Aspettiamo. Davvero la dea forse ci dirà qualcosa.
Non possiamo fare altro. Se davvero quello che abbiamo
percepito era il cosmo di Camus
esisterà certo una
spiegazione. E temo che non sarà motivo di gioia per noi".
Terra del Fuoco
Il viso pulito, candido del ragazzo trasmette il tormento
incessante del suo essere: sente il corpo raggelarsi,
improvvisamente, apparentemente senza spiegazione.
Lo sguardo di nocciola acerba si vela di lacrime
soffocate.
Nemmeno il contatto rassicurante con la terra che lo
ospita gli impedisce di sentirsi annientare da una forza
assoluta.
Contemporaneamente, un senso di abbandono attraversa
l'animo provato dell'uomo accanto a lui. La sua
espressione austera, si incrina in sofferenza rendendo
opachi i lineamenti fieri, vigorosi.
Gli occhi profondi e malinconici si stringono per
contenere quella sensazione insopportabile.
L'androgino giovane si allontana piangendo, le mani
nervose gli coprono il viso arrossato dal gelo e dal
dolore: il grido straziante è muto, la richiesta di
aiuto può raggiungere solo il cuore dell'uomo che prima
gli sedeva accanto.
Accorre al richiamo: non trova nulla ad attenderlo se non
l'impronta gentile di una mano che si è frantumata sul
tronco gelato di un albero antico.
Resta solo questo a testimoniare una presenza, un solco
leggero e sangue limpido.
L'uomo non riesce ad accettare l'inspiegabile, non ne è
mai stato capace.
L'inquietudine si insidia nell'inattaccabile e immortale
fortezza del suo animo: cosa fare?
Cerca di costringersi a riflettere con calma, forse si è
ingannato, la sua mente indebolita gli ha fatto credere
ciò che in realtà non è avvenuto. Forse le parole che
poco prima il suo cuore ha percepito chiare,
inequivocabili altro non erano che frutto della sua mente.
Non è possibile
aiuto
disse il
ragazzo al suo cuore. O almeno così è parso.
"No! Sono certo che qualcosa
o qualcuno
lo abbia trascinato lontano. Ma cosa? Quale motivo lo ha
allontanato da me, quale forza ha vinto su di lui?".
Ma le domande non si addicono alla sua natura e presto
lasciano posto alle azioni: non può certo conoscere ciò
che non è rivelato. Può solo cercare e già conosce il
luogo dove dovrà recarsi per trovare risposte.
Il Santuario. Quello è il luogo in cui tutto ha inizio e
tutto ha fine.
Atene, Santuario
"Quanta fretta".
L'uomo ha afferrato il braccio della ragazza tirandola
verso di sé.
"Lasciami andare! Devo vedere il maestro di Goro Ho".
La stretta si fa più violenta, il viso dell'uomo e a
pochi centimetri dalla maschera della donna, il suo
sguardo non tradisce altra emozione che non sia l'astio.
"E vuoi farlo senza chiedere la concessione di
passare indenne al custode di questa Casa?".
Quando ha aperto gli occhi? Perché lei sente tutta
questo timore profondo?
"Non ferirla, Shaka".
Una voce tintinnante fa allentare le dite del saint della
Vergine.
"Non intrometterti, Aiolia. Questa donna vuole
vedere Dauko senza che siamo presenti anche noi: sai che
questo non posso permetterlo".
Il giovane saint del Leone si rivolge alla donna tradendo
un affetto profondo nell'inflessione.
"Marin, hai attraversato la mia dimora senza trovare
ostacoli, ma se davvero il tuo scopo è rivolgerti a
Dauko, allora devi farlo pubblicamente, di fronte a noi
tutti gold saint. Così vuole la legge di Atena".
Aiola allontana dal braccio di Marin la mano del compagno:
la donna sa di non potere scegliere, nessuno potrebbe
convincere Shaka, l'uomo più vicino a Dio, e gli altri
gold saints a farla parlare sola con il saint della
Bilancia: è regola imposta da Atena stessa che coloro
che hanno grado inferiore possano rivolgersi a lui solo
alla presenza degli altri suoi pari.
"D'accordo", accetta infine reclinando il capo
in segno di resa.
"Il saint della Bilancia è la nostra guida, Marin.
Posso percepire il tuo affanno, ma non puoi ignorare le
regole gerarchiche: attendi all'Agorà, io e gli altri
saints ti raggiungeremo e condurremo a te il saint della
settima casa", la congeda Aiolia.
"Perché sei così inquieto, Shaka? Il gesto di
rancore con cui hai fermato Marin è stato troppo
impetuoso per essere dovuto davvero solo alla sua
mancanza di riguardi nei tuoi confronti. Non sei così
legato alle formalità gerarchiche".
Shaka ha richiuso i suoi occhi misteriosi e sembra deciso
a non rispondere alle parole di Aiolia.
"Non puoi eludere la mia domanda: perché hai aperto
gli occhi, Shaka?".
"Non ti devo spiegazioni. Andiamo da Dauko".
Mentre i saints del Leone e della Vergine chiedono a
Dauko di seguirli all'Agorà un'inquietudine coglie
improvvisamente tutti i gold saint.
Eufonia si impadronisce dei loro cloth e dei loro cosmi.
"Cosa muove alla riunione dei saints?", chiede
Aldebaran raggiungendo, accompagnato da Milo, la Prima
Casa.
L'Agorà accoglie in un momento tutti i guerrieri
presenti al Santuario, i loro cosmi concentrati nello
stesso luogo producono un'aura di energia che per un
momento rasserena i loro animi.
Shaka e Mu affiancano il maestro, appoggiati allo scrigno
del gold cloth della Bilancia, entrambi vestono i loro
cloth sacri: per concessione diretta di Atena sono i soli
a cui sia stato concesso il privilegio di indossarli
sempre.
Aldebaran è vicino a Marin, la sovrasta con la sua
imponenza mentre Seiya sembra svanire accanto alla saint
che lo rese degno del cloth di Pegasus.
Shiryu guarda con rispetto infinito il suo anziano
maestro che ancora vede come guida e luce.
Milo osserva i compagni con l'usuale distacco.
Aiolia,infine, si mantiene un poco distante, a custodire
con lo sguardo le armature dei gold saints non più in
vita. Tutte tranne una.
Da molto tempo non viene indetta riunione assoluta di
guerrieri.
Sconfitto Saga dei Gemelli, la pace li ha accompagnati
fino ad ora, eccezione fatta per un attacco inferto ad
Atena da una delle sue stesse manifestazioni trine:
Selene, incarnazione della stagione giovanile della dea
della giustizia tentò di prevalere sull'incarnazione
adulta lanciando contro i saints i suoi guerrieri degli
elementi.
Non a poco prezzo ebbero vittoria i saints di Atena.
"Ci siamo tutti. Puoi parlare, Marin", la
incoraggia Aiolia, con dolcezza malcelata.
"Non ne sarei così certo -lo rimprovera Shaka- due
saints mancano all'appello e se fino ad ora abbiamo
potuto ignorarne la lontananza, ora dobbiamo ammetterla e
considerarla".
Nessuno risponde, come se Shaka avesse posto solo ora
all'attenzione del Santuario quell'assenza. Da quanto
tempo nessuno osa più rivolgere i suoi pensieri a quei
due uomini? Un tempo incalcolabile, entrambi sono lontani
da troppi anni: la vittoria su Saga li portò ad
abbandonare i fratelli con cui avevano valorosamente
combattuto.
Da allora, più nulla.
Dalla battaglia delle Dodici Case tutti i saints hanno
scelto di rimanere al fianco della loro dea in terra di
Grecia, pronti a difenderla sacrificando loro stessi.
Ma
due di loro, empi, avevano rinunciato a quella
vita benché fosse stato loro proposto di prendere il
posto di due dei gold saints caduti nella battaglia
contro di loro. Scelsero di rinunciare alla loro
posizione di saints per ritirarsi a vita d'uomini in un
luogo ignoto.
Avevano scelto di non vestire più i loro cloth, l'uno
perché da sempre inadeguato alla lotta per una nobiltà
d'animo che a tutti appariva come debolezza, l'altro per
scoprire finalmente la vita e i suoi doni insieme
all'unica persona verso la quale nutrì sempre un affetto
infinito e incancellabile.
Avevano abbandonato il destino delle stelle senza
concedere spiegazioni, solo sperando in un equilibrio, un
pace che sempre parve loro impossibile da raggiungere.
Si decide Shiryu a rompere il silenzio che le parole di
Shaka hanno creato: "Parli dei custodi dei cloth di
Andromeda e Phoenix, Shaka? - gli domanda con tono
rispettoso e umile- Sai bene che non verranno, che forse
nemmeno più dovremmo reputarli tali
".
Il giovane saint che aveva ridato vita alla triste
leggenda della regina Andromeda, sempre reputato il più
debole tra i combattenti, deriso per la sua bellezza,
umiliato per la sensibilità, aveva scelto di vivere per
quello che era, abbandonando la lotta. E Ikki, fiero,
aspro, apparentemente arido fratello aveva deciso di non
abbandonarlo, non di nuovo. Scelse di perdere il destino
immortale che la Fenice gli aveva donato, piegandosi per
la prima volta a ciò che lui più tentava di cancellare
da sé: i sentimenti.
"Io non ne sarei così sicuro!", una voce
interrompe le parole pacate, rassegnate del saint di
Dragon e contemporanea con lei, una forza senza limiti
apparenti, ormai dimenticata, si irradia violenta dal
cloth di Phoenix per ricongiungersi al padrone mai
abbandonato.
"Ikki!", grida stupito Seiya, ormai certo che
l'amico li avesse abbandonati, convinto che si fosse solo
piegato a condiscendere un desiderio del debole fratello,
altrimenti mai avrebbe abbandonato il Santuario.
"Già. Sono qui. Sono tornato a vestire il mio cloth
ma non illudetevi! È vero, ho percepito l'Eufonia nei
gold cloth pur dal mio remoto luogo di ritiro, ma non mi
ha spinto qui il desiderio di presenziare a questa
sciocca riunione, altro è il motivo che mi ha indotto a
tornare
ma me ne occuperò dopo. Dal momento che
sono qui, parla saint! Dì il motivo di tanto affanno,
svelta. Non ho molto tempo".
Seiya è assalito da un moto di rabbia per la boria del
fratello, ma non può manifestare le sue emozioni,
l'anziano maestro finalmente concede alla saint la parola:
"Parla Marin, ora ne hai facoltà. Non attenderemo
il saint di Andromeda, egli non verrà e la dimostrazione
la abbiamo tutti davanti, nella figura di suo fratello
che è giunto qui alla ricerca di Shun: null'altro lo
avrebbe indotto a tornare sui suoi passi".
Tacitati i dubbi e le rimostranze dalle parole del sacro
maestro, tutti i saints volgono lo sguardo alla
sacerdotessa che finalmente può cessare di reprimere la
sua angoscia: le sue parole sono spezzate dal terrore, a
fatica tenta di spiegare quanto ha potuto vedere ai
presenti.
"Saints! È successo qualcosa di terribile
non
so nemmeno come dirlo.. tutti noi abbiamo sentito
qualcosa di incomprensibile, una forza agghiacciante
incombere per un momento sul Santuario e sui nostri cosmi
non ho riconosciuto quella forza
-Aiolia è
visibilmente attraversato da una scossa nervosa- ma
ecco, in quel momento mi trovavo nella sala delle
armature, cercavo conforto nel ricordo degli amici, dei
compagni perduti
ho abbassato lo sguardo colpita da
quella forza annichilente e quando li ho rialzati
sono scomparsi! Saints! Sono scomparsi i sacri cloth
".
Il maestro spalanca gli occhi e il turbamento assale gli
ascoltatori.
"Quali?" domanda affannoso Aiolia.
"Tre
tre
tre
-ripete Marin
ossessivamente- tre
due bronze cloth e
un
silver cloth
".
"E il gold cloth dei Gemelli
", a quelle
parole spezzate dalla disperazione i saints si voltano ad
una vista penosa.
Saori, la loro dea, è scesa dalle sale del Tempio in cui
dimora, il suo corpo è attraversato da una corrente
penetrante di angoscia, il suo viso sembra quasi
trasfigurato, perso.
Il cloth dei Gemelli, dal tempo della battaglia contro
Saga, è stato affidato alla tutela diretta di Atena: la
sua potenza, troppo estrema sia nel bene che nel male, lo
rese oggetto di un tale accorgimento perché solo il
cosmo limpido, incorruttibile della dea poteva
controllarne la forza devastatrice.
Da allora Saori lo ha sempre tenuto con sé, custodendolo
con dedizione, nell'attesa speranzosa che un giorno le
stelle decidano di far venire alla vita un uomo così
puro da poterlo indossare senza che questo comporti
rischio.
L'attesa di un uomo che avrebbe davvero dato tutto se
stesso per la dea.
Marin è visibilmente turbata, le sue esili gambe di
donna vacillano alle parole di Saori, sente le forze
sciogliersi in briciole opache: perde l'equilibrio,
rischierebbe di cadere se Seiya non le afferrasse svelto
la vita cingendola tra le sue braccia: "Quali
armature sono scomparse con quella sacra? Rispondi,
Marin, ti prego".
La donna si aggrappa con le sue ormai flebili forze alle
spalle del suo discepolo, il capo abbassato in segno di
vergogna: non ha saputo impedire quello che lei crede un
trafugamento di cloth. Era lì, avrebbe dovuto accorgersi
di ciò che accadeva e invece
davvero atroce sarà
la sua punizione se nessuno porrà rimedio a questa
mancanza.
Al fine parla, in un sussurro riesce a concludere il suo
racconto.
"Scomparsi
gli scrigni di bronzo del Cigno e
di Andromeda sono scomparsi e con loro
anche il
Silver cloth
il Silver cloth del Serpentario
".
Si abbandona alla disperazione torbida la donna: pagherà
con la vita. Con la vita
Saori rimane in silenzio, preoccupata, nessuno osa
rivolgere la parola alla dea. È Mu il primo a osare
rompere l'assenza di suoni.
"Atena
io credo che tutto ciò che è accaduto
oggi, la sparizione dei cloth, quella forza innaturale
così simile al cosmo di Camus
siano segno di
qualcosa di terribile ma che non ci coinvolgerà. Credo
che sia inutile tormentarsi per qualcosa che non ci
riguarda".
La giovane donna osserva intensamente il suo saint più
amato, l'uomo la cui presenza maggiormente la conforta da
sempre, un uomo mortale che forse è riuscito persino a
sciogliere il cuore di una dea. Ma questo ora non ha
importanza.
"Saint dell'Ariete, forse tu hai ragione, ma
ugualmente io non posso tollerare che un mio guerriero
abbia permesso ad una forza estranea, ostile, di
impadronirsi dei cloth. Soprattutto ora che anche quello
dei Gemelli non è più in possesso del Santuario
".
"Dobbiamo ritrovarle! -annuncia Seiya con una
violenza che manifesta il suo timore per Marin- per
l'onore del Santuario e perché
da questo dipende
la sua vita. Maestro diteci cosa dobbiamo fare, da dove
cominciare la ricerca
".
Dauko non risponde. Non ha nulla da dire.
"Per esempio potreste evitare di affannarvi tanto
per il cloth dei Gemelli: tra poco crederete che sia
svanito anche quello dell'Acquario".
Una risata inquietante accompagna queste parole che
sembrano provenire dalle profondità degli abissi.
E invece
colui che le ha pronunciate è lì.
Davanti ai loro occhi.
"Ca
Camus!", davvero nemmeno Shaka riesce
a impedirsi lo stupore.
Camus, con il volto pallido, segnato come dalla mancanza
di riposo, li osserva superbo, distaccato. Scorre il suo
sguardo sui visi dei vecchi compagni, indifferente, e
riconosce le sembianze note di un uomo. Nemmeno si è
voltato per osservarlo, mantiene il capo girato verso
l'orizzonte, incurante.
"Non posso crederci! Persino Ikki di Phoenix si è
degnato di venire qui per me! Sono davvero onorato".
In risposta solo il sorrisetto ironico del saint.
"Ad ogni modo non ho tempo da perdere con voi. Dov'è
Shaina?".
Lo smarrimento coglie i presenti, solo Seiya è ancora
completamente preso dal pensiero dei cloth: "Io vado
a cercare le vestigia sacre! -grida- Voglio solo che
qualcuno mi dica da dove iniziare!".
"Certo non dal cloth del Serpentario! -tutti si
volgono- Ne è passato di tempo, non è vero Seiya? In
ogni caso
il cloth è semplicemente tornata a chi
la governa".
Shaina.
Da quanto tempo ti credevano morta?
Scende il silenzio.
Da quanti anni nessuno più aveva notizie di te,
credendoti morta, sopraffatta da un dolore indicibile?
L'ultima volta che Shaina combatté al loro fianco in
nome della giustizia di Atena, fu proprio contro Selene,
in quella terribile battaglia che strappò la vita ad uno
dei più valorosi tra i saint.
Atene, Santuario. Sette anni prima
I saints erano riusciti a sconfiggere tutti i saint degli
elementi.
Seiya aveva trovato qualche difficoltà nel sopraffare il
saint della Terra, ma l'aiuto di Marin gli aveva infine
permesso di superare il nemico, abbattuto dall'impatto
del Pegasus Ryuseiken unito all'Eagle Tow Flash.
Shiryu aveva avuto ragione del saint dell'Aria grazie
all'Excalibur, dono di Shura del Capricorno. Con la lama
precisa del braccio, il saint di Dragon aveva distrutto
il cloth dell'avversario e lo aveva poi affrontato alla
pari privandosi anch'egli della protezione: il Rozan
Shoryuha fece il resto.
Hyoga di Cygnus si trovò ad affrontare il saint delle
Acque, padrone dell'elemento primo da cui derivava la sua
forza sulle energie fredde. Non fu battaglia facile per
Hyoga, dovette raggiungere, come già nello scontro con
Camus, lo zero assoluto e convogliarlo nel suo colpo più
potente: il Diamond Dust e il Kholodnyi Smerch avevano già
dimostrato la loro inefficacia. Fu solo con l'Aurora
Execution che ottenne la vittoria.
Il saint del Fuoco, infine, fu affrontato addirittura da
Aiolia, persino per lui, gold saint, fu difficile lotta:
la temperatura a cui fu costretto a combattere ne fiaccò
le forze indebolendo di molto i suoi colpi. Ma il
Lightning Volt è pur sempre un colpo mortale.
Credevano di avere vinto, insieme con i guerrieri di
Selene, l'intera battaglia.
Non fu così.
Le dee della giustizia, la dea giusta nell'incoscienza
infantile, Selene, e la dea giusta nell'incorruttibilità
adulta, Atena, si trovarono di fronte.
"Hai guerrieri valorosi, Atena. Non credevo avessero
la meglio sui miei saint degli elementi. Tuttavia non ha
molta importanza. Non hai ancora vinto. Dichiarerò la
resa, certo. Ma solo se uno dei tuoi saints riuscirà a
colpirmi. Non importa l'entità della ferita: se riuscirà
a procurarmi anche un solo graffio, ammetterò la
superiorità tua e dei tuoi eroi. Altrimenti dovrai
subire in prima persona il mio attacco".
"Naturalmente la scelta del saint spetta a te",
disse Saori, con preoccupazione.
"Già. Noto con piacere che ben conosci le regole di
comportamento tra divinità: se un dio accetta di
dichiarare la resa a prezzo tanto basso ha possibilità
di scegliere il suo avversario".
"E sia", concluse Atena.
Selene fece scivolare lo sguardo sui molti saints
presenti, sui loro occhi fieri, indomiti. Si soffermò su
quello di cui non era possibile vedere l'espressione.
"Scelgo quel saint", decretò infine indicando
Shaina.
La donna non tradì alcuna emozione e si pose di fronte
alla dea, immobile.
Shaina sapeva che Selene non sarebbe rimasta inerte, che
avrebbe scagliato contemporaneamente a lei il suo colpo:
era solo questione di tempi.
Poteva una Silver saint competere con una dea?
Il terrore si impadronì degli altri presenti, già
temevano una sconfitta tremenda: due donne stavano per
affrontarsi, l'una mortale, l'altra divina. Non era forse
fin troppo ovvio l'esito della battaglia?
Troppo contriti nel loro timore, non si accorsero che
Hyoga si era avvicinato moltissimo alle due contendenti.
Fu un istante.
Il Dark Moon di Selene e il Thunder Clow di Shaina si
schiantarono tra loro in un lampo di luce che offuscò la
vista degli atterriti spettatori.
Selene aveva minacciato Shaina di colpire Hyoga,
eccessivamente vicino al campo di battaglia, se solo
avesse osato interferire e tutti avevano visto la saint
usare il corpo del compagno come superficie per
riflettere il Thunder Clow.
Selene davvero era rimasta ferita. La vittoria era loro.
Ma a che prezzo?
In cuor loro non perdonarono mai Shaina per avere così
tranquillamente sacrificato il saint di Cygnus, ma
nemmeno poterono vendicare una morte che aveva portato
salvezza a tutti loro.
E poi come dimenticare le ultime parole del Cigno?
Non voglio che muoia tu.
Dal giorno di quella drammatica battaglia nessuno dei
saints vide più Shaina, semplicemente qualcuno di loro
giurò di averla vista piangere quella morte mentre,
sconfitta Selene, si allontanava dai compagni silenziosa
e leggera.
Atene, Santuario
Shaina si avvicina ai saints, con una grazia infinita,
quella grazia agile e flessuosa che , unita alla sua
forza, l'aveva resa la migliore saint del Santuario.
Sembra poco incline alle spiegazioni, algida si accoccola
ai piedi del maestro e attende le sue parole.
"Sei viva, dunque, saint del Serpentario. Bentornata
tra noi".
"Non ho tempo per attendere i vostri saluti! -grida
feroce, alterato Camus- seguimi, donna. Sarà
l'Undicesima Casa il teatro del nostro scontro".
In quel momento, in concomitanza con l'espansione del
cosmo di Camus dovuta ad un'ira che pare senza confini,
Ikki sente la stessa potente sensazione di abbandono e
paura provata poco prima della scomparsa del fratello.
"Aspetta, saint dell'Acquario! -gli intima Ikki- Non
mi importa quali intenzioni tu abbia nei riguardi di
questa donna, voglio solo farti una domanda".
Camus osserva gelido il viso adulto di Ikki e gli concede
ancora qualche secondo di ascolto.
"Tu
tu sai cosa è successo a mio fratello?".
"Tsz
", sostenuto e altero Camus si
rifiuta di rispondere e si avvia a quella che un giorno
fu la sua dimora, seguito da Shaina, ancora muta, come
rassegnata.
"In fondo doveva accadere
", è il suo
unico pensiero mentre procede verso la lotta.
La Casa dell'Acquario li accoglie fredda, ha odore di
morte per il lungo abbandono.
"Bene", dice Camus ponendosi di fronte alla
donna.
"Aspetta!", una voce rabbiosa interrompe il
saint.
"Che vuoi ancora Ikki?".
Il corpo di Shaina tradisce un dolore che non è fisico,
un dolore che le dilania l'anima, un dolore che sembra
impadronirsi anche di Ikki..
"Forse che mio fratello, la sua scomparsa abbia a
che fare con te, che sei un cadavere vivente,
inspiegabile come la sua sparizione? Puoi volere davvero
il male proprio di Shun, Shun che sempre fece per il tuo
discepolo, rischiando persino di perdere la vita per lui?".
"Di tuo fratello non so proprio nulla, saint e poco
mi importa. Voglio solo concedere la vita la mio pupillo
e il tuo sciocco amore fraterno non mi tocca
scansati Ikki se non vuoi essere travolto dalla mia furia!".
Ikki non da segno di volersi muovere, non sa per quale
motivo, ma sente che, benché paia che di Shun Camus non
sappia nulla, deve aiutare Shaina.
La saint gli si avvicina, Ikki percepisce nettamente un
dolore in lei, ma non è paura, non è debolezza: "Vai,
Ikki, non hai motivo di rischiare per quello che si
rivelerà presto essere un semplice pareggiamento di
conti
", nel dire queste parole, Shaina
appoggia la sua mano su quella di Ikki
incredibile!
È come se il saint della Fenice avesse sempre sentito
accanto a sé quel cosmo, così cristallino, così nobile!
Afferra la mano di Shaina, deciso a non muoversi.
"Fate come credete! -tuona Camus- Non mi importa se
perderai la vita anche tu, Ikki! Sei solo uno sciocco. Il
tuo fratellino non ha nulla a che vedere con me!".
Ikki invece non riesce a credere che Shun davvero non
c'entri con quell'uomo malvagio, incapace di sentimenti
che gli è di fronte. Ma non riesce a darsi una
spiegazione.
Camus si rivolge ora alla donna.
"E così sei giunta, Shaina! Ti sapevo svanita dal
Santuario e invece sei tornata proprio oggi che ha me è
stato concesso tornare alla vita!
"È davvero disgraziata la tua sorte: tu, che hai
provocato la morte ingiusta del mio allievo! Tu che hai
silenziosamente gioito della sua scomparsa!
"Sono tornato dall'Ade per farti pagare il prezzo di
quel dolore insopportabile, ma non mi accontento di darti
la morte. Sarebbe al fine solo sollievo per te,
sciagurata!
"Ti infliggerò insieme ad essa un'umiliazione
intollerabile per chiunque abbia un po' di orgoglio
e tu Shaina ne sei colma.
"Per mano mia morirai, donna, e così vendicherò
Hyoga. E insieme, nell'esatto momento in cui la tua vita
starà per spegnersi, vedrai tornare alla vita Hyoga,
rinato perché il sangue del suo assassino è stato
versato nel luogo dove morì il suo maestro.
"Conosci la leggendo, vero? È una concessione che
onora solo coloro che hanno il dominio sulle energie
fredde, nei tempi del mito se ne perde il ricordo. Ad
ogni modo resta che a noi, signori dei ghiacci, padroni
dell'aria congelante, è data una possibilità di ritorno
alla vita!
"Se l'uccisore del nostro maestro viene ucciso nello
stesso luogo in cui tolse la vita all'insegnante,
torniamo dall'Ade, con la stessa forza, lo stesso valore
che avevamo al tempo della nostra morte.
"Io stesso sono tornato dal regno dei morti dove mi
aveva condotto lo stesso Hyoga grazie a questo miracolo.
"Ricordi che fu lui ad uccidermi, vero, donna?
Eppure per lui mai nutrii rancore: l'allievo superò il
maestro, semplicemente.
"Ho dovuto attendere dieci anni perché accadesse
questa straordinaria concomitanza, ma al fine l'assassino
del mio maestro è stato ucciso nel luogo di morte che
vide cadere colui che vestì questa cloth prima di me.
"Così sono qui per te: non dovevi osare sacrificare
la vita del mio amato allievo solo perché certa di non
avere, altrimenti, alcuna possibilità di vittoria.
"Fai appello ad ogni tua risorsa, sacerdotessa,
allontanerai il momento ultimo ma non potrai evitarlo".
Ikki sta ancora stringendo la mano di Shaina, ha sentito
le forze di lei abbandonarla quando Camus ha parlato di
Hyoga: le dita della donna si sono gelate e ora sembra
che ogni sua energia sia stata annientata.
Finalmente sembra ritrovare la voce: "Camus
hai ragione. Non puoi perdonarmi. Attaccami quando
preferisci, ma ti prego
risparmia la vita di Ikki.
Non ha colpe verso di te. Concedigli la vita".
Per quanto il viso di Shaina sia reso invisibile dalla
maschera inquietante che da sempre lo ricopre impedendone
la vista a chiunque, la voce spezzata rivela il pianto
dolente della donna.
Camus la osserva sprezzante: "Tsz
dipende da
lui. È sufficiente che si allontani da te perché il mio
attacco non lo ferisca".
"Vai, saint dell'Acquario! Non esitare perché io
non mi muoverò di un passo!".
Shaina si volta verso Ikki, stringendo forte le sue dita:
"P
perché, Ikki?".
"Non lo so", è la risposta.
Per la prima volta Ikki non ha bisogno di avere una
spiegazione logica alle sue azioni: sente di dover
restare accanto a quella donna e questo gli è
sufficiente.
"E va bene -conclude spazientito Camus- vi travolgerò
entrambi!" e si appresta a sferrare il suo colpo più
forte, mortale: assunta la posizione che annuncia
l'Aurora Execution, il gelo già permea la casa in
cristalli puliti, perfetti.
Camus mostra una determinazione incrollabile, nulla
sembra possibile per fermare la sua ira arsa dalla sete
di vendetta.
Ma non può non abbassare per un istante le braccia
vedendo la donna di fronte a lui iniziare a spogliarsi
del cloth: i pezzi delle vestigia ricadono ai suoi piedi
in rumore metallico che atterrisce l'udito di Camus e
terrorizza inspiegabilmente Ikki.
"Cosa credi di fare? Vuoi forse che di te non
rimanga più nemmeno un brandello di carne? Se ti privi
del tuo cloth come speri di proteggerti?".
"Non lo avrei mai fatto se Ikki non avesse deciso di
rimanermi accanto. Ma ora, in questa circostanza devo
difendermi. Non avrei alzato protezioni al tuo colpo se
fossi stata sola: davvero la morte ormai è per me la
sola speranza. Ma per quest'uomo di sangue puro che mi è
vicino, io non ti permetterò così facilmente la
vittoria".
"Stupida -ride beffardo Camus- con cosa pensi di
proteggerti?".
"Maestro
davvero siete così sciocco da non
capire?".
La voce.. non può essere! I due uomini si voltano di
scatto, mentre Shaina sente ogni nervo sciogliersi a quel
suono.
"Ma.. questa voce
come è possibile?".
Camus focalizza infine la figura che gli è di fronte,
entrata nella sua dimora silenziosa e impercettibile, è
ora uscita allo scoperto.
"Hyoga! Hyoga! Come è possibile?" grida
incapace di trovare una spiegazione il saint delle
energie fredde.
Come attutita e resa incerta dalla troppa emozione la
voce cristallina di Shaina si aggiunge allo stupore di
Camus: "Hyoga
ma allora
ci ero riuscita
".
"Sì. Ci sei riuscita. Ed io solo ora posso
ringraziarti
".
"Di cosa state parlando?", grida furioso Camus,
mentre Ikki si limita a osservare il precipitoso e
inspiegabile evolversi degli eventi.
Ma la rabbia di Camus sembra non toccare né Hyoga né
Shaina.
Il saint di Cygnus continua a parlarle: "Solo ora ho
potuto rinfrancarti con la mia presenza, Shaina, ora che
tu hai finalmente reso di nuovo manifesto il tuo cosmo ho
potuta ritrovarti
puoi capire quanto il mio cuore
abbia sofferto la tua mancanza
la speranza stessa
di poterti ritrovare un giorno sembrava indebolirsi con
lo scorrere degli anni
".
"Hyoga io
me ne sono andata dal Santuario
ti credevo morto
non aveva più senso per me
rimanere qui e poi oggi
ho percepito quel cosmo
gelido qui in Atene, quel cosmo che solo i signori dei
ghiacci posseggono
non eri tu, ma il tuo maestro
eppure
eppure ugualmente seguire quell'energia mi
ha condotta a te".
"Tu mi hai salvato la vita! Tu sapevi che Selene mi
avrebbe colpito indipendentemente dal tuo comportamento!
E quello che tutti hanno creduto essere il Thunder Clow
era solo un'illusione. Davvero lanciasti il tuo colpo del
Serpentario, ma direttamente contro Selene
a me
giunse, ingannando la vista degli spettatori, soltanto
soltanto l'Another Dimension
".
"Cosa? -Camus non riesce a credere a ciò che ha
appena udito- Tu
tu
", è la sola cosa che
riesce a dire.
Shaina risponde a Hyoga: "Ti ho lanciato nell'altra
dimensione, è vero
confidando in te, saint di
Cygnus, perché avevo fede nella tua forza che ti avrebbe
permesso di tornare indietro dal luogo del non ritorno,
perché era la sola speranza di salvarti
e
perché
perché anche le saint hanno dei sentimenti
",
ma ormai le lacrime accompagnandosi ai singhiozzi le
impediscono di parlare.
Hyoga si avvicina un po' di più alla giovane donna, ma
il suo passo è fermato da un movimento del suo maestro:
Camus si accosta a Shaina, che ancora stringe la mano di
Ikki, e, incredibile!, si inchina a lei.
"Perdonami Shun di Gemini. Perdonami per non averti
mai riconosciuta. Per averti accusata di una morte che
invece hai evitata. Perdonami per non avere capito.
Perdonami, se lo puoi, oppure uccidimi. Non mi opporrò".
Le lacrime scendono a rigare il volto algido di Hyoga,
mentre il suo maestro e la donna che ama da un tempo
immemore, finalmente, si riconoscono.
Ikki, invece, è come ferito, non comprende il
significato di quelle parole: "Shun? Non può essere
Shun è il nome di mio fratello
dammi delle
risposte, donna!" e la sua mano stringe con forza
quella di Shaina, fin quasi a farla sanguinare.
"La risposta la avrai da me saint di Phoenix".
Il venerando maestro del Goro Ho è apparso alle spalle
dei tre, seguito dagli altri saint e dalla stessa Atena.
Ikki e Camus si zittiscono, in attesa.
Hyoga e Shaina aspettano qualcosa di cui non sanno
prevedere le conseguenze
o forse le conoscono a tal
punto da non avere forze di ribattere.
Finalmente Dauko si decide a parlare.
"Shaina
con il tuo ritorno si spiega la
sparizione dei cloth di Andromeda e dei Gemelli. Con il
tuo, invece, Hyoga, quello del cloth di Cygnus.
"I cloth non hanno fatto altro che raggiungere
coloro che ne hanno ottenuta l'investitura".
Nessuno sembra capire, né i gold saint giunti con Dauko
né tanto meno Ikki.
"Saint di Phoenix -prosegue il maestro- hai di
fronte davvero tuo fratello Shun. Shun di Gemini, saint
della terza casa che vestì il cloth del Serpentario
nella sua parte femminile e in quella maschile fu saint
di Andromeda".
Lo stupore più assoluto è sui volti di coloro che
ancora non conoscevano la vera natura di quella donna che
gli è di fronte.
"Sì. Una donna per tre cloth, una donna per tre
diverse persone
getta la tua maschera Shun, mostra
a tuo fratello il pallido viso amato, viso che sempre
credette d'uomo e che ora gli si mostra nella sua vera
natura di donna. Sii sorella, Shun, per la prima volta
sii donna in modo assoluto. Ikki ha diritto a ciò perché
in lui c'è il tuo medesimo sangue, gli altri combattenti
lo hanno perché meritano di vedere il volto dell'ambiguo
custode della Terza Casa".
Hyoga sente un dolore penetrante attraversargli il petto,
straziargli il cuore: "No!", grida. Inutilmente.
Cade la maschera.
È luce accecante, tre cloth raggiungono l'undicesima
casa a circondare la donna che, sola, può vestirle tutte.
Ogni saint sente in sé un calore inconosciuto.
"Questo non dovevate chiederlo maestro - sussurra la
donna piegandosi sulle ginocchia- non mi è sostenibile
l'incontro di tre cosmi
ne ho sempre usati insieme
solamente due e ora
non ho speranza di sopravvivere
mi avete privata del solo modo che avevo per restare
accanto a mio fratello in veste di bronze saint, per
proteggere l'uomo che ho amato per la mia vita intera
come silver saint, come donna, e di proteggere i gold
saints perché padrona del cloth sacro più potente
ora non ho più motivo di esistere e l'universo rivuole
ciò che mi concesse
".
Chiude gli occhi Shaina, muore tra le braccia di Ikki
davanti agli occhi accecati dalle lacrime di Hyoga.
Muore, ma appena prima dell'ultimo respiro, la vita le
concesse le parole che rendono il tempo degno di essere
vissuto.
"Sorella
sorella mia" è l'addio di Ikki.
"Shun
chiudi gli occhi proprio ora
ti
amo. Ti amo e sarà per sempre" è quello di Hyoga
che solo ora si permette di unire le sue labbra a quelle
di lei, ricevendo il dono più grande: l'ultimo sorriso
della donna amata.
FINE
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