OH, Yeah...

CAPITOLO 1:
Due sportivi, due ragazzi, per il calcio sono pazzi…


Ishizaki, meglio conosciuto come Bruce da tutti gli italiani, camminava senza particolari pensieri lungo la via, nemmeno una mente brillante come la sua avrebbe potuto prevedere quello che gli sarebbe successo durante quel lungo pomeriggio di Luglio.
Quell'estate, libero da qualsiasi impegno scolastico e sportivo a causa di uno strano incidente con un pallone, aveva raggiunto l'Italia per una breve vacanza e ancora non aveva avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con gli abitanti del luogo.
Durante la lunga passeggiata nell'ospitale paesino di campagna nel quale aveva affittato una casa, ebbe la fortuna di imbattersi in un bellissimo campo da calcio, che poco aveva da invidiare a quello della sua scuola.
Senza esitazione il suo primo pensiero fu quello di andare a visitarlo, attirato soprattutto dal fatto che quel sabato, c'erano dei ragazzi che stavano disputando una partita alquanto combattuta.
Bruce entrò senza indugio e con passi veloci raggiunse le gradinate che costeggiavano da una sola parte il campo.
La cosa che lo colpì maggiormente, fu il tifo agitato che sosteneva i giocatori in campo, questa dimostrazione di affetto gli ricordava enormemente il tifo cui era solito sorbirsi durante le interminabili partite in Giappone, insieme ai suoi inseparabili compagni di squadra. In particolare, fu colpito dalle parole sconnesse in dialetto milanese di un agitato signore baffuto.
Il fatto era, che sebbene prima di partire, Bruce avesse studiato qualche parola di italiano, adesso era in seria difficoltà a capire quello che quello strano individuo stava farfugliando, e la cosa lo faceva sentire enormemente a disagio: in fondo era in un paese straniero e la lingua era una questione da non sottovalutare.
Si sedette abbastanza in alto, in modo da avere una completa visuale del campo, abbastanza vicino ad un gruppetto di donne che, rispetto all'uomo di prima, avevano un'aria più tranquilla e rassicurante.
Dopo molte esitazioni ed elucubrazioni mentali, Bruce ebbe il coraggio di rivolgersi ad una delle donne per chiederle il nome delle squadre in campo e lei, lasciandolo totalmente scioccato, cominciò a stordirlo con una marea di chiacchiere inutili, delle quali il povero ragazzo non capì assolutamente nulla o quasi. Le uniche cose che fortunatamente era riuscito a percepire, dopo una mezz'ora di conferenza e di gestualità esagerata, della quale solo gli italiani erano in grado di effettuare così teatralmente, era che una delle due squadre si chiamava S** (*1) e a quanto pareva risultava la favorita.
Bruce capì, dopo l'errore fatale che aveva commesso precedentemente, che avrebbe fatto meglio a non fare più domande e decise di godersi la partita che proprio adesso stava entrando nel vivo.
D'improvviso una ragazza seduta di fianco a lui (Me…), cominciò ad urlare il nome di uno dei giocatori, lanciando consigli quanto mai inutili e senza senso e Bruce intuì che quella, di calcio, capiva davvero poco e continuando così avrebbe solo distratto l'abile giocatore, che dribblava e superava senza esitazione gli avversari della squadra più debole.
Dopo un'attenta riflessione, Bruce avvertì che in quel giocatore c'era qualcosa che non andava e si accorse che ad attirare la sua attenzione, non era la sua destrezza in campo, ma lo strano modo in cui era vestito. In un attimo Bruce si rimproverò della sua ingenuità e capì, improvvisamente illuminato da una luce celeste, che quell'atleta era vestito diversamente da tutti gli alti giocatori della sua squadra, semplicemente perché era il portiere.
La sua foga faceva pensare ad un bue inferocito e il modo in cui sbatteva a terra i suoi avversari, lo facevano apparire più come un giocatore di rugby che come un semplice giocatore di calcio.
In un attimo la folla cominciò il suo delirio. Il portiere raggiunse con una velocità impressionate la porta e si ritrovò faccia a faccia con il portiere dell'altra squadra. La sua gamba sinistra si alzò minacciosamente e senza preavviso, in un guizzo, sollevò la palla con un poderoso calcio e questa si insaccò nella rete lasciando l'altro portiere senza parole.
Tutta la squadra corse al colmo della felicità verso il compagno, coprendolo di ogni tipo di complimento. Quest'ultimo sembrava non volerne sapere e, dimenandosi furiosamente dalla morsa dei compagni, iniziò a correre per il campo facendo bella mostra di sé con un inconsueto balletto a ritmo di samba.
Bruce rimase allibito dal comportamento di tutti i giocatori.
Quando era in Giappone, dopo un gol, nemmeno il suo amico Holly osava lasciarsi andare ad un entusiasmo così sfrenato: il massimo che si poteva pretendere era qualche abbraccio, qualche stretta di mano o a voler esagerare una timida corsa attraverso il campo.
Probabilmente era vero quello che i suoi connazionali gli avevano detto riguardo agli italiani: erano decisamente un popolo aperto e molto passionale, non come i giapponesi, che al contrario utilizzavano per la maggior parte dei casi un serafico autocontrollo nelle loro azioni.

La partita riprese dopo pochi attimi e Bruce ebbe di che meravigliarsi per tutto il resto dell'incontro. Il calcio che vide di sicuro era molto diverso a quello cui era abituato e, in un modo o nell'altro, capì che quella vacanza gli avrebbe fruttato un bel po' di esperienza, ma per fare questo avrebbe di sicuro dovuto fare di più che stare semplicemente a guardare.
Finito l'incontro, che si concluse con uno spettacolare cinque a zero, Bruce decise di andare negli spogliatoi per complimentarsi di persona con i vincitori.
Con cautela raggiunse la parte retrostante il campo da calcio e, cercando di non essere notato, arrivò senza particolari problemi alla porta del suo desiderio.

L'accoglienza non fu molto calorosa.

Molti giocatori, dopo aver notato lo strano comportamento del timido Bruce, cominciarono ad urlare e a lanciargli addosso i calzini puzzolenti, mentre i più mattacchioni fingevano di essere sconvolti dall'intrusione di un estraneo nella loro intimità. Uno di loro addirittura ebbe il coraggio di prenderlo in braccio e di portarlo, scalciante, sotto una delle docce aperte e, senza preavviso, gli fece fare una bella doccia gelata.
Completamente bagnato, Bruce si tirò fuori dall'imbarazzante situazione ed iniziò a sbraitare, dapprima negli incomprensibili idiomi della sua lingua, dopodiché con uno stentato italiano.
"Brutti maleducati italiani, come osate comportarvi così con me… che sono venuto qui solo per dire bravi… siete solo… caccole in confronto ai giocatori della mia squadra nazionale in Giappone!"
"Ehi tu, brutto giapponese…" ribatté il grosso portiere, portandosi davanti a tutti i suoi compagni "… ma a chi vuoi darla a bere? Lo sanno tutti che i giapponesi non sono capaci di giocare a calcio, sono solo delle schiappe senza talento!"
Bruce cominciò a tremare furiosamente mentre una grossa vena cominciò a gonfiarsi sulla sua fronte spaziosa e strizzando con violenza la maglietta fradicia, si apprestò a lasciare la stanza, voltandosi un'ultima volta per proclamare la sua minaccia, stranamente annunciata in un italiano più che corretto.
"Vi consiglio di allenarvi molto in questi giorni perché la vostra fine è vicina! Presto avrete nuovamente mie notizie e vi posso assicurare che avrete di che pentirvi per avermi trattato in questa maniera!"
L'intera squadra dopo alcuni attimi di silenzio, scoppiò in una sonora risata e le battute di scherno si sprecarono tra le mura dello spogliatoio.
Bruce corse velocemente all'esterno e con tutto il fiato che aveva in gola, urlò: "Ve la farò pagare bastardi!"

*Nota: Uhm… vediamo, so che magari chiamare una squadra di calcio semplicemente S** non è il massimo, ma non avevo assolutamente nessunissima idea! All'inizio avrei voluto mettere il nome originale della vera squadra, ma poi ho pensato che era meglio lasciar perdere, così cercando un ripiego, e pensando che magari prima o poi un buon nome sarebbe uscito dalla mia testolina fantasiosa, ho messo provvisoriamente S**, nome che poi, è purtroppo rimasto!!
AIUTO, se qualcuno ha delle belle idee me lo faccia sapere, così tenterò di rimediare all'inconveniente, oppure se vi accontentate lasciamo tutto così… merci!