UN VIAGGIO




Le ultime parole di Buffy, il testamento della Cacciatrice, risuonano nella testa di Dawn. I suoi occhi, fissi sul portale in cui a poco a poco sta scomparendo la sorella, sono ormai vacui, lucidi di lacrime ma spenti. Poco più in là, anche Xander e Anya, Willow e Tara, il signor Giles e infine Spike osservano la scena sconvolti, spossati, addolorati.
Il portale inizia a pulsare di nuovo, sembra stia per chiudersi. L'aria è forte, pare venire risucchiata dal buco di luce. Qualcuno abbassa la testa, per nascondere le lacrime, altri affondano il viso nell'abbraccio confortante di chi li stringe, per cercare un po' di calore in tutto quel gelo.

Finirà così…questa volta, finirà così.

Il signor Gliles riapre gli occhi un momento, ma solo un momento.

Già…non è un sogno…è la realtà.

Li socchiude ancora, dietro agli occhiali dalle sottili lenti incrinate.

Se ne sta andando…questa volta per davvero.
Buffy…sta morendo. Per tutti noi.


Un'altra fitta al cuore, dolorosa come una pugnalata, gli fa abbassare nuovamente la testa, stringere con forza i pugni. Ad un certo punto però, qualcosa, di fianco a lui, si muove.

Cosa…?

Si volta.
Spike, prima chinato a terra, in lacrime, ora è in piedi. Sta avanzando, cammina. Cammina verso il portale, la lunga giacca di pelle che si alza ad ogni movimento.
Il suo volto, coperto di sangue, è indecifrabile.
Ma deciso.
"…Spike?".
Sentendo la voce dell'Osservatore, anche gli altri si girano verso il vampiro. Lui, però, non li guarda, ma tiene la testa alta, sfidando il vento, i suoi turbinii, fino a giungere davanti a Dawn, nello stesso punto dove, pochi secondi prima, c'era stata Buffy.
Il ragazzo biondo volge lo sguardo al buco di luce. Il suo diametro si riduce sempre più velocemente, attimo dopo attimo.
Dawn si volta piano, i suoi occhi riacquistano improvvisamente coscienza. Riconosce il vampiro, e con un sussurro pronuncia il suo nome, come una supplica, la voce incrinata.
"Spike…".
Lui rimane ancora immobile per una frazione di secondo, poi la osserva. Le sorride.
Un altro fulmine, un altro lampo di luce alle loro spalle.
E' lo stesso.
Lo stesso sorriso di Buffy. La stessa dolcezza, lo stesso affetto.
Un affetto infinito.
Poi, dopo aver sollevato una mano e averla posata sulla sua testa, Spike avvicina il capo di Dawn al proprio viso. Dolcemente, appoggia le labbra sulla sua fronte.
"Ho giurato a tua sorella che ti avrei protetto, fino alla fine. Ma adesso…adesso è lei che deve essere salvata".
Fa una piccola pausa, forse per il leggero tremore che ha scosso per un attimo la sua voce.
"Te la riporterò indietro, briciola. E' una promessa".
Si ritrae. Occhi tristi rivolgono un altro, ultimo saluto a Dawn.
Poi…
Poi non c'è più tempo per nient'altro. Il sole si sta facendo strada fra le nuvole, i suoi raggi hanno già raggiunto il vampiro, ma a lui non importa. C'è solo una cosa, adesso, che conta.
Una sola.
Ancora un'altra corsa, fulminea, senza esitazioni. Il portale si è ormai ridotto a pochi metri, ma Spike riesce a saltare in tempo. E a scomparire, insieme a lui.
Trascorrono secondi. Minuti. Cinque, dieci. Si ode ancora qualche crepitio, ma dura poco.
Un gracchiare di corvi, lontano.
Una folata di vento.
Polvere.
Il disco del sole illumina la piattaforma, e i passi degli altri che si avvicinano stancamente a Dawn risuonano nel silenzio del mattino.
Lei, accasciata a terra, sta fissando il terreno con gli occhi sbarrati.
Solo un paio di minuti dopo, sotto gli sguardi senza più parole, né voce, né lacrime della Scooby Gang, un unico grido, soffocato dai singhiozzi, esce dal volto chinato della ragazza, coperto dai lunghi capelli che toccano la superficie di ferro.
"NOOO!".




Sunnydale, casa Summers, due ore dopo circa




Dopo aver preso una coperta dall'armadio della camera di Buffy, Tara ridiscese in soggiorno.
Xander e Anya erano seduti sul divano, in silenzio. Quest'ultima teneva una mano di Xander stretta a sé, quasi volesse assicurarsi che fosse reale. Willow, invece, su una delle poltrone, passava le dita sull'orlo di uno dei cuscini posato sulle sue gambe, lentamente.
In un angolo, con la testa appoggiata su un bracciolo, Dawn dormiva. Il bel viso ovale era contratto, in preda ad un sonno agitato e dominato da chissà quali sogni, o incubi. Le labbra, pallide, erano serrate. Nella stanza si poteva sentire distintamente il suo respiro regolare, rotto solo dal ticchettio continuo delle lancette di un orologio fissato al muro.
Inondato dal chiarore del mattino, il signor Giles era invece davanti ad una delle finestre, a braccia conserte, e guardava malinconicamente fuori, chissà che cosa. Le lenti trasparenti dei suoi occhiali erano ancora rotte, ma lui non sembrava farci caso.
Quel quadro aveva qualcosa di desolante, di immensamente amaro. Il silenzio, la calma, la luce. La polvere nell'aria, visibile tra i raggi del sole. Il mattino che si affacciava su un'altra, ordinaria giornata. Tutto era saturo di tristezza, ogni cosa sembrava portare con sé dolore, sommandosi a quello che già esisteva, che alleggiava, tra il gruppo.
Fu questo che passò per la mente di Tara, quando, arrivata a metà scala, lanciò un'occhiata alla sala.
Dischiuse la bocca, forse con l'intenzione di dire qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo, stringendo quasi con violenza la coperta al petto.
Ricominciò a scendere i gradini, e solo quando giunse davanti al divano il resto della Scooby Gang si accorse della sua presenza. Si sedette di fianco a Dawn, coprendola amorevolmente e facendo piano, per non svegliarla.
"Hai fatto bene, Tara", mormorò Willow, sorridendo stancamente alla compagna e sporgendosi dalla poltrona. Appoggiò le braccia sulle ginocchia.
"Fa freddo", rispose l'altra, allontanandosi dalla ragazzina e sedendosi poco più in là. "Anche se…è una bella giornata".
Entrambe voltarono la testa verso la finestra. L'Osservatore continuava a guardare fuori, immobile, dando loro le spalle.
"Signor Giles…".
Era stato Xander a parlare.
Sentendo pronunciare il suo nome, l'uomo si scosse dai suoi pensieri, e girandosi verso il ragazzo si tolse gli occhiali, sfregandosi con una mano gli occhi stanchi.
"Sì…dimmi".
"Adesso…arriverà una nuova Cacciatrice?".
Attimo di silenzio.
"Sì…sì, probabilmente. Non appena il Consiglio…saprà", rispose l'altro, poco dopo.
Xander annuì. Il ticchettio insistente dell'orologio tornò per qualche secondo a dominare il soggiorno.
"Lei…se ne dovrà andare?", mormorò quindi Anya, guardando l'Osservatore.
Lui evitò di incrociare gli occhi della ragazza e quelli degli altri, che attendevano con lei una risposta.
"Forse. Non lo so".
"In che senso?".
"Nel senso che…dovrò ubbidire a ciò che mi ordineranno di fare, dall'Inghilterra. Comunque sì, presumo…di sì".
"E il negozio?". Xander lanciò un'occhiata alla sua ragazza, facendole capire che forse non era il momento opportuno per parlare di quello.
Il signor Giles, però, le sorrise.
"Lo cederò a te. Sarai una brava proprietaria, Anya".
L'ex-demone rispose al sorriso, con un filo di commozione nello sguardo.
"Ragazzi, io…non so cosa succederà, adesso". L'uomo iniziò a camminare per la stanza, le mani nelle tasche dei pantaloni. "Non ne ho assolutamente idea…".
"Io non voglio…", iniziò in quel momento a dire Willow, scuotendo piano la testa. Tutti si girarono per ascoltarla.
"Ecco…", riprese, alzando gli occhi. "Non…non voglio un'altra Cacciatrice. Non voglio avere nulla a che fare con lei, quando arriverà".
Xander, Tara e Anya si scambiarono un'occhiata, d'accordo con la ragazza.
"E' inevitabile". Il signor Giles si fermò, sospirando. "Voi sapete troppo. Avete molta esperienza, e…avete condiviso ogni cosa con Buffy. Tu Willow, insieme a Xander, per tanti anni. Per questo motivo, è inevitabile che il Consiglio vi ordini di restare accanto anche alla nuova Cacciatrice".
Sospirò ancora, poi notò le espressioni dipinte sui visi dei ragazzi. Si avvicinò ad una poltrona, e sprofondò in essa, passandosi una mano sulla fronte.
"Lo so", disse, dopo qualche istante. "So a cosa state pensando, e avete tutta la mia comprensione".
Il salotto, completamente immerso nella luce fredda che oltrepassava la superficie trasparente del vetro, cadde nuovamente nel silenzio.
"Non…non se lo meritava. Lei doveva restare con noi". Xander si coprì la bocca con una mano, deglutendo per sciogliere il nodo che improvvisamente gli si era formato in gola.
Anya, accanto a lui, gli prese le mani tra le sue.
"Dove…sarà adesso, la sua anima?". Willow si rivolse al signor Giles, cercando una risposta.
Lui chiuse gli occhi, poi scosse il capo.
"Potrebbe essere ovunque. In una qualsiasi dimensione. Oppure, dove tutte le anime vanno, dopo aver lasciato la terra…".
"La…rivedremo mai?".
"Non so risponderti".
La ragazza dai corti capelli rossi annuì piano, cosciente del vero significato di quelle parole. Buffy non sarebbe più tornata, e lo sapeva bene sia lei, che il Signor Giles. Tutti lo sapevano. Ma ancora, in qualche modo, si ostinavano a cercare una speranza.
La speranza…
"Ci sono delle possibilità".
A quelle parole, tutti si voltarono verso Anya, che, seria, aveva lo sguardo fisso e concentrato davanti a sé.
Tara aggrottò la fronte.
"Cosa vuoi dire?".
La ragazza aprì le braccia.
"E' semplice. Spike".
"Spike?".
"Sì, Spike".
L'Osservatore restò qualche secondo fermo a pensare, poi si rialzò, e ricominciando a camminare, si passò nervosamente una mano tra i capelli.
"Spike ha compiuto un'azione disperata", disse. "Sì è sacrificato insieme a Buffy, pensando di poterla salvare. Non rivedremo mai più nemmeno lui".
"E' qui che si sbaglia". La voce squillante di Anya ricatturò l'attenzione dell'uomo. "Spike è certamente vivo. Beh...insomma, se così si può dire per uno come lui".
"Cosa?".
"Ma sì. Rifletteteci un momento". La ragazza guardò gli amici, poi cominciò a spiegare. "Spike è un vampiro. Un vampiro, ok? Un'essere fra la vita e la morte, che non può essere ucciso se non con il metodo che tutti conosciamo e che, cosa importante, non possiede più un'anima".
"Già!". Willow sorrise, il viso improvvisamente illuminato. "Anya ha ragione! Spike non ha agito d'impulso quando si è buttato nel portale…sapeva che sarebbe sopravvissuto, e che avrebbe potuto cercare l'anima di Buffy".
"Esatto!". Anya annuì in direzione di Willow, soddisfatta. "Non vi siete chiesti come mai il corpo di Buffy è rimasto nella nostra realtà mentre di quello di Spike non c'era traccia?".
Xander, Willow e Tara si guardarono, sorridendo.
Il signor Giles si infilò nuovamente gli occhiali.
"Sei certa…che sia in grado di farlo?".
"Spike riporterà qui Buffy". Tutti si voltarono verso la voce che aveva appena parlato. Dawn fissava i suoi amici con gli occhi ancora rossi di pianto e il viso stravolto, nonostante il sonno.
"Me l'ha promesso. Lui ce la farà".
Tara annuì, guardando affettuosamente la sorella della Cacciatrice.
"Sì. Me lo sento anch'io. Spike ci riuscirà".
L'Osservatore si portò una mano al viso, sfregandosi il mento.
"Beh…ora che ci penso…è qualcosa che non possiamo escludere…".
"Credo che dovremmo sorvegliare il corpo di Buffy", esclamò in quel momento Willow, scambiando un'occhiata con Tara. "Ecco, che so…fare un'incantesimo. Io e Tara possiamo. Una specie di ibernazione, fino al momento in cui l'anima tornerà nel suo involucro terreno".
"Sì, sì, mi sembra una buona idea. Una buonissima idea". Il signor Giles rimase ancora qualche istante perso nei suoi pensieri, poi si rivolse a Dawn, che aveva nel frattempo poggiato il capo sulla spalla di Anya. La ragazza le stava dicendo qualcosa, mentre, con una mano, le lisciava i lunghi capelli lucidi, in un atteggiamento che anche Buffy era solita fare con la sorellina.
Gli occhi di Giles si fecero più sottili, sorridendo con le labbra.
"Dawn, Spike manterrà la sua promessa, vedrai".


In un luogo indefinito, in un tempo imprecisato



Spike mosse lentamente gli occhi, ancora chiusi. Le palpebre gli facevano male, un male incredibile, come se un sole troppo forte gli stesse battendo sul viso. Una sensazione seppellita, lontana, di un tempo che quasi non ricordava più, ma che aveva vissuto.
"Ouch…". Provava anche un altro dolore sparso, vago. Magari era stato preso a calci da qualche altro demone che lo detestava…molto probabile, in realtà. Peccato che non si ricordasse un accidente.

Che diavolo…che diavolo mi è successo?

Cercò di riattivare i suoi sensi. Allungò le mani, intorpidite, e tastò il terreno. A quanto pare era sdraiato, prono, su una superficie fresca, e…profumata. C'era anche una leggera brezza. Era in un luogo aperto?
Oh…magari il cimitero…ma che ci faceva lì fuori e non nella sua cripta? Ah…certo…dovevano averlo pestato mentre era a farsi un giro…

...Buffy…


Improvvisamente, non appena il nome della Cacciatrice comparve nella sua testa, Spike spalancò gli occhi.
Rimase così, per qualche secondo. Lo sguardo fisso, il battito accelerato.

Ora ricordo…
Glory…Glory è morta…
Dawn si è salvata, e…
Buffy…
Lei…


Una distesa. Un campo, forse. Verde…di un verde brillante. E tantissimi fiori…piccoli, gialli…

Che bellissimo colore…
Vivo.
Era…era da tanto che non lo vedevo.


Spike si alzò. Era questo lo spettacolo che aveva davanti…incredibile, sì, ma doveva essere per forza reale. Doveva. Si sfregò gli occhi, incredulo, anche se gli facevano ancora un po' male.
Oltre l'orizzonte, si potevano scorgere delle montagne lontane, di un verde più scuro, e sopra, nuvole. Tutto il cielo era coperto di nuvole candide, così chiare da essere quasi accecanti…
Quel riverbero diffuso gli faceva girare la testa.

Ma…
Un momento…
Questo calore…
Questa…luce.


Alzò piano il capo, portandosi una mano sopra la fronte.

Il…sole?

Il disco luminoso splendeva alto, in mezzo ad un pezzetto di cielo totalmente azzurro. Il vampiro riabbassò con uno scatto il viso.

Non è possibile. Sono…sono colpito dai raggi del sole…
Sono sulla mia faccia…
Eppure…

Si toccò il corpo con le dita. No…non si era polverizzato.
Sentì ancora una volta il soffio del vento. Girando su se stesso, si accorse che il prato si estendeva per più di un chilometro, in tutte le direzioni. Lontano, alla sua sinistra, poteva poi scorgere un bosco di alberi alti, dalle fronde fitte.
D'improvviso, ad una decina di metri da lui, uno stormo di uccelli si alzò in volo, facendo un gran rumore. Spike sobbalzò.
Si voltò e li osservò allontanarsi, dirigersi verso le montagne, fino a che diventarono dei puntini quasi invisibili, che si muovevano piano. Poi, dopo poco più di un minuto, scomparvero completamente nel bianco delle nuvole.
Iniziò a camminare. Si sentiva strano. Quel paesaggio era talmente…inusuale. Per un vampiro, rappresentava certamente l'ultimo ricordo che poteva avere conservato, in un angolo della propria testa. Davanti a tutto, infatti, c'erano solo immagini di morte. Sangue, dolore, e ancora morte. La notte, e il nero assoluto.
Socchiuse gli occhi, sentendoli improvvisamente umidi. Allora…allora se era così, perché…per quale motivo quelle immagini si riversavano nel suo cuore con così tanta violenza? Perché…sentiva che quella scena gli era familiare?

Io…sono già stato qui…
Tanto…tanto tempo fa…


Si coprì il volto con le mani, premendole con forza sulla pelle, come se non riuscisse più a reggere quella visione. Anche le gambe gli cedettero, e crollò a terra, senza più forze.

Mi fa male la testa…
Ma questa volta non è il chip.
Io…

"Signorinooo!".
Rialzò il capo.
Davanti a lui c'era un giardino, curato fin nei minimi dettagli. Oltre ad esso, dopo un sentiero che passava in mezzo al verde e alle aiole fiorite, delle siepi circondavano un selciato ricoperto di sassolini bianchi. Al centro, troneggiava una grande fontana. Una statua classica era in piedi nel mezzo, sopra ad una base in marmo, ed in alto un continuo getto d'acqua, che brillava nel sole, saliva per una ventina di centimetri per poi ricadere nella vasca con uno scroscio.
Spike sbattè le palpebre un paio di volte. Dov'era finito il paesaggio di campagna di poco prima? Questo giardino…e questa villa…
Osservò la costruzione che si ergeva dopo il cortile. Un palazzo splendido, bianco, in stile vagamente gotico.
"Signorino!! Dove siete finito? Venite fuori, per l'amor di Dio!", ripetè la voce femminile di prima, questa volta con tono esasperato. Il vampiro, ancora perso nella contemplazione di tutto quel lusso, si accorse dopo qualche secondo della donna che, in piedi sulle scale dell'ingresso dell'abitazione, chiamava a gran voce qualcuno che evidentemente non riusciva a trovare. Indossava un vestito nero, austero, a collo alto, e un grembiule bianco. I capelli erano raccolti in una crocchia in alto, sulla testa, e dimostrava più o meno una cinquantina d'anni. Sembrava una cameriera, o qualcosa di simile.
"Ve lo chiedo per favore…vostro padre mi punirà se non vi trovo subito…", continuò, sospirando. Spike si avvicinò.
"Mi scusi…", mormorò, sorridendo alla signora come meglio poteva per evitare di spaventarla. In effetti, doveva avere un aspetto terribile…
"Signorino…siete la mia disperazione…". La domestica scese demoralizzata il resto dei gradini, senza fare caso a Spike che, fermo a pochi passi da lei, la guardava in attesa della sua attenzione.
"…per caso…", tentò di dire il vampiro biondo, ma proprio mentre cercava di finire la frase, la donna gli venne incontro.
Passandogli attraverso.

Cosa??

La signora continuò a camminare, come se nulla fosse successo. Attraversò il viale, senza smettere di gridare, fino a che giunse vicino ad una costruzione in legno, abbastanza grande, posta in un angolo del giardino e nascosta da alcuni alberi.
"Non…mi può vedere?", si disse quindi Spike, fissandosi le mani pallide con gli occhi spalancati. "Cosa…cosa diavolo sta succedendo qui?".
Rimase fermo qualche istante a pensare. Sapeva cosa era accaduto. Ora…se lo ricordava molto bene. Buffy si era buttata nel portale per chiuderlo, sacrificandosi al posto della Chiave, di Dawn. E lui…lui l'aveva seguita, per cercare di riportarla indietro. Per cercare di riportare indietro la sua anima.

Non posso essere morto…
Cioè, lo sono già. Praticamente son morto più di un secolo fa. Non ho più un'anima…
Ma se possiedo ancora i miei ricordi, significa che in qualche modo il mio corpo esiste ancora.
Il solo punto è...dove sono finito?


Ripensò a Dawn. All'ultimo sguardo che lei gli aveva rivolto, prima che corresse verso il portale.

Briciola…
Non ti ho detto una bugia.


Si accorse di sorridere. La sorella della Cacciatrice si era affezionata molto a lui, e a sua volta, anche Spike aveva cominciato a provare un affetto profondo nei suoi confronti. Il perché, non lo sapeva. Non sapeva come fosse nato. Era veramente buffo…tutti quei sentimenti, nel suo cuore, comparsi, cresciuti in così poco tempo. L'amore per Buffy, l'affetto per Dawn, la simpatia e l'amicizia che lo stavano legando a tutti gli altri…erano incredibili, anzi, più che incredibili. Lui non ne era stato preparato. Come quando si era innamorato di Drusilla.
All'inizio, forse, era stata solo attrazione verso la morte, l'oscurità, verso tutto quello che il suo Sire rappresentava per lui. Ma poi…poi qualcosa era cambiato. Si era innamorato davvero di lei, profondamente, in modo totale. Della sua aurea, del suo sguardo caldo…della sua voce suadente e musicale…del suo corpo esile, di quel viso fragile ed etereo come quello di una bambola di porcellana.
Sì…anche senza un'anima, lui aveva amato.
E aveva sofferto.

Qualunque cosa tu credi di provare non è amore.
Non si può amare senza un'anima.


Come si era sbagliata Buffy, quella volta. Non gli aveva mai creduto…da quando le aveva confessato i suoi sentimenti, aveva fatto di tutto per ignorarlo. Certo, non aveva mai potuto darle torto…
Ma poi…

Quello che hai fatto per me, e Dawn…era reale.
Non lo dimenticherò.


Quel bacio. Era stato come…come un segno di fiducia. Il suo gesto, l'aver sopportato le torture di Glory per lei e Dawn, aveva reso le parole che aveva pronunciato tempo prima finalmente sincere, agli occhi di Buffy. Li aveva avvicinati un po' di più, facendo crollare quel muro che si era alzato tra di loro da quando lui era tornato a Sunnydale. Anzi, che c'era sempre stato.
E alla fine, lei…gli aveva affidato la cosa più preziosa che le era rimasta.
Tutto ciò per cui aveva continuato a lottare, fino alla fine.

Conto su di te…per proteggerla.

Ma non c'era bisogno che glielo chiedesse. Lui l'avrebbe fatto comunque…avrebbe protetto Dawn, anche a costo della sua vita. Qualunque cosa fosse successa.
"Ma adesso devo pensare a te, Cacciatrice", si disse, sorridendo tristemente. "Ora devo mantenere un'altra promessa. Che non ho fatto solo a tua sorella, ma anche a me stesso. E non me ne andrò di qui finché…".
Si interruppe. La domestica era entrata all'interno di quello che ora, guardandolo meglio, sembrava un fienile. Spike si avvicinò, fino a giungere a pochi passi dal grande portone costruito con travi di legno, poste orizzontalmente. Fece per guardare dentro, quando un forte nitrito ruppe il silenzio.
Un cavallo si lanciò fuori all'improvviso, e Spike, d'impulso, si buttò sopra ad una montagna di fieno ammassato a lato, pensando solo dopo che presumibilmente non si sarebbe fatto nulla anche restando fermo.
"Vi scongiuro! Non disobbedite a vostro padre! Vi attende per andare in città…".
"Non ci voglio andare in città! In mezzo a quella gente noiosa, che non fa altro che parlare di soldi e titoli…molto meglio andare a cavallo!".
"Ma lei è il futuro signore di Hertford! Deve…".
Spike si tirò su, cercando di capire chi fosse seduto sulla sella, ma fece solo in tempo a scorgere il volto di un ragazzino, al massimo dodicenne, prima che questi sparisse al galoppo, con la velocità di un fulmine, oltre il cancello della villa.

Mi sembrava…di conoscerlo…

Gli passò per la mente di inseguirlo in qualche modo, ma un tuono assordante gli rimbombò nelle orecchie, seguito subito dopo dalle prime gocce di una pioggia fitta e insistente. Il vampiro guardò il cielo, interdetto e stupito dal quel repentino cambio di tempo.
Cumuli scurissimi erano ammassati sopra di lui, e ogni tanto qualche fulmine splendeva per pochi secondi, illuminando il viso del giovane che, fermo, osservava le nuvole spostarsi velocemente, sotto l'azione di quella che sembrava a tutti gli effetti una tromba d'aria.
"Cosa diavolo…". Non riusciva quasi più a sentire la sua stessa voce, tanto l'ululato del vento era forte. La pioggia si era immediatamente trasformata in diluvio, e risultava impossibile vedere qualche metro oltre i propri piedi.
Spike iniziò a camminare con non poca difficoltà, sforzandosi di mantenere gli occhi aperti. Davanti a lui non c'era nulla, o almeno sembrava che non ci fosse nulla. Ebbe come la sensazione di perdere totalmente il senso dell'orientamento, di non riuscire nemmeno più a percepire e a riconoscere la destra e la sinistra, il davanti e il dietro. Ogni cosa, ogni direzione sembrava uguale.
"Cosa c'era oltre quel maledetto portale?? A questo punto avrei preferito davvero l'inferno!", gridò al nulla, cercando di sovrastare l'irritante e continuo scroscio della pioggia. "Beh, dovrebbe essere l'inferno, no?! E allora dove sono le fiamme? I diavoli, i gironi dei dannati…e poi, tutte quelle storie sull'Apocalisse che doveva scendere sulla Terra? Allora abbiamo lottato contro Glory per niente?!? Anzi, solo per salvare l'umanità da un giro turistico mal organizzato nelle duecento dimensioni??".
Si fermò per riprendere fiato. Chissà come mai si sentiva così stanco…

Vorrei solo sapere dov'è finita la sua anima…
E invece mi ritrovo in questa…questa pseudo-illusione che mi farà certamente solo perdere tempo.


"E' un bel giochino, davvero. Divertente", continuò poi pacatamente, sorridendo ironicamente al cielo. "Ma si da il caso che io non sia qui per giocare…".
Attese qualche istante, poi, sbuffando, tornò ad inoltrarsi nella giungla di quel diluvio.
"Ma bene…sembra che debba proprio farmi una bella doccia…".
Proprio in quel momento, in un punto imprecisato oltre a sé, Spike intravide qualcosa che sembrava assomigliare ad una sagoma umana. Longilinea, sottile. Poi…
Poi, una voce…
"Spike…".
Dolce e lontana, un po' metallica, come se provenisse dall'interno di una grotta. Ci fu un leggero eco.
Il ragazzo si riparò il viso dalla pioggia con una mano, per cercare di vedere meglio.
"B…Buffy?", chiamò, incerto. Era quasi sicuro di avere riconosciuto in quel timbro un po' anomalo una voce più che familiare.
"…Spike…", ripetè la voce. "…sei diventato quello a cui aspiravi?".
Il vampirò si arrestò.
"Cosa…".
"…oppure sei fuggito dal tuo futuro?".
L'immagine indistinta sembrò tremare oltre il fitto velo d'acqua, e farsi più vaga.
Spike strinse gli occhi, sospettoso. Qualcosa…non andava…
"…sei fuggito…da te stesso…". Il tono, inizialmente simile a quello della Cacciatrice, iniziò infatti a cambiare. Anche la sagoma perse i suoi contorni, ed espandendosi velocemente come una macchia, come un'ombra, si sollevò in pochi secondi sopra la testa del vampiro.
"Cosa si aspettavano gli altri da te?". Minaccioso, l'alto telo nero continuò a salire verso il cielo, o a quello che fino a pochi secondi fa c'era, producendo un rumore assordante, simile a quello di un terremoto.
L'oscurità inglobò in poco tempo tutto lo spazio circondante Spike che, sulla difensiva, si voltava freneticamente in ogni direzione, credendo di girarsi verso quella voce che, ora cavernosa, pareva avvicinarsi sempre di più a lui.
"Che diavolo stai dicendo? Chi sei? Perché…perché non ti mostri?!", urlò quindi, passandosi una mano sul viso bagnato.
Ma più nessuno venne in risposta del vampiro. Per un intero minuto, o forse di più, Spike rimase immobile in quello spazio indefinito, solo. L'unica cosa che poteva udire era il suo respiro affannato, e poi, il silenzio.
Buio. Oscurità.
"Dove sei?!?".
Un mormorio. Lieve, continuo, non troppo lontano. Spike si zittì.
Non riusciva a capire con esattezza da dove provenisse. Le direzioni, ormai, sembravano tutte uguali. Ma c'era…lo sentiva, come una litania. Qualcuno stava dicendo qualcosa, anche se era impossibile capire che cosa…
Fece un passo, senza nemmeno sapere più su cosa stava camminando. Dove stava camminando. Forse, sul nulla.
Ad un tratto, però, qualcosa catturò la sua attenzione.
Una luce soffusa, in fondo. Era comparsa improvvisamente, portando con sé una leggera corrente d'aria, che Spike poteva percepire sulla pelle. Non era come le forti folate di prima.
Cercò di raggiungere il bagliore, sperando che questa volta non si trattasse di un'altra illusione. Beh…alla fine, probabilmente tutto era un'illusione, lì. Anche se non aveva la minima idea di dove o cosa fosse, il…lì.

Tanto vale vedere di cosa si tratta…

La luce sembrava farsi sempre meno remota, anche se, giunto più vicino, Spike si accorse che non si trattava di una sola, ma di un'intero gruppo. Fiammelle piccole, deboli, riunite insieme. Brillavano come stelle, discrete e gentili.
E quel mormorio…
Quel mormorio si stava facendo sempre più distinto, e chiaro.
"…e accogli nel tuo regno di luce lo spirito di una delle tue figlie…".
La pioggia, che non aveva mai smesso di cadere, si fece sottile, quasi impercettibile. L'aria diventò di colpo più fredda, ma non particolarmente fastidiosa, così come il lieve soffio di vento che stava conducendo Spike verso quella voce maschile, bassa, solenne e dal tono triste e malinconico.
Dopo un'altra decina di passi, il vampiro ebbe la sensazione di essere ritornato a camminare sull'erba. Si guardò i piedi, riuscendo a scorgere una superficie morbida, di un verde scuro.
"Finalmente", mormorò. "Non ci speravo più…".
Rialzò la testa, per cercare di individuare nuovamente le luci di poco prima. Senza sapere come, erano adesso a pochi metri da lui e, insieme ad esse, c'erano delle persone. Donne, uomini, qualche bambino, vestiti tutti con abiti curiosi, di un tempo che con molte probabilità doveva appartenere al secolo scorso.
A testa bassa, posti in semicerchio, tenevano fra le mani delle candele, la cui fiamma guizzava brillante nell'aria della sera. Erano quelle le luci che l'avevano guidato.
Sì…era sera, o forse notte ormai. Tristi e addolorati, tutti ascoltavano in religioso silenzio le parole di della figura maschile che, di fianco ad una buca scura, sembrava essere un uomo di chiesa. Le parole che Spike aveva udito erano state pronunciate da lui.
"Fratelli, siamo qui riuniti, questa sera, per dare l'estremo saluto ad Elizabeth, una donna generosa e di buon cuore morta prematuramente all'età di trentadue anni, a causa di una malattia incurabile e crudele. Moglie devota di Robert Hertford e madre amorevole del giovane William, la ricorderemo per sempre come…".
Il vampiro biondo si avvicinò ulteriormente al gruppo. E così, era finito nel bel mezzo di una veglia funebre, in uno dei suoi cari, familiari cimiteri. Certo che questo era molto più lugubre di quello di Sunnydale…
"E' morta...una donna", mormorò piano a se stesso, senza motivo. Rimase in silenzio a guardare, con occhi assenti, la fossa scavata nel terreno, poi rialzò di scatto la testa.
Era più che sicuro che gli aspettasse un altro, improvviso cambio di scena. Non sapeva in cosa consistesse quel simpatico gioco o chi lo stesse dirigendo…ma di sicuro c'era un obiettivo ben preciso da raggiungere. E qualcosa gli diceva che doveva assolutamente arrivarci per trovare Buffy.

Bah…e pensare che il mio primo trapasso è stato veloce e quasi indolore…
Questo, invece, è decisamente strano.
Però io non sono esattamente morto.
Cioè…questo potrebbe anche non essere l'aldilà...


Il prete smise di parlare. Dopo qualche istante, un ragazzino si fece avanti lentamente, avvicinandosi alla buca. Poi, dopo aver mormorato qualcosa, vi lanciò un piccolo mazzo di fiori, che sparì immediatamente nel buio.
Spike lo fissò, riconoscendo nel suo viso quello del bambino che se n'era andato via a cavallo, poco prima, dal fienile. Sembrava solo un po' più grande.
"Ma…", sussurrò, guardandolo intensamente e provando una fitta improvvisa. "Mi…mi somiglia…?".
Una forte folata di vento soffiò d'improvviso, con violenza, sul viso di Spike.
"William…sei sicuro che questo nome non ti dica nulla? Questa scena…non ti è sconosciuta…".
Una voce, la stessa di prima, risuonò in quel momento nella testa del vampiro, costringendolo a tapparsi le orecchie, infastidito.
"Ancora tu? Si può sapere perché…mi perseguiti??".
"Non sono io che ti perseguito. Sei tu stesso che lo fai".
"Di nuovo con questa storia??".
"Tu non vuoi ricordare. Hai troppa paura".
A quella frase, Spike rise.
"Paura? Credo che tu non mi conosca bene…".
"Oh, ti conosco molto bene. Quante volte, invece, tu…ti sei chiesto chi sei veramente?".
"Cosa?".
"Chi sei? Cosa volevi diventare? Forse…sei stato solo una delusione…".
In un istante, il gruppo di persone raccolte intorno alla tomba si allontanò velocemente, come risucchiate da qualcosa di invisibile. Spike, irritato dalla voce misteriosa e presumendo che tutto quello che stava succedendo dovesse essere opera sua, si mise a correre per cercare di raggiungerle.
E poi…voleva capire.
Doveva sapere chi era quel ragazzino.
E soprattutto, sapere come mai tutto ciò che gli diceva quella voce gli faceva inspiegabilmente male…
Fece qualche metro, ma poi inciampò, cadendo malamente al suolo.
"Ma porca miseria…", si lamentò, massaggiandosi il mento. "Questa me la paghi, chiunque tu sia…".
Fece per rialzarsi, ma sollevando gli occhi scuri si accorse di essere capitato in un posto chiuso. I palmi delle sue mani poggiavano su una specie di moquette bordeaux, liscia al tatto, e all'altezza dello sguardo poteva vedere una moltitudine di scarpe lucide, gambe maschili e ampie gonne dai pizzi lavorati.
"Eh?". Sollevò la testa.
Intorno a lui una marea di persone, probabilmente nobili e borghesi, affollavano una sala riccamente decorata, di certo interna ad una lussuosa villa. C'era una discreta musica da camera, ed un parlottare sommesso.
Il vampiro si rialzò, e dopo aver passato una mano sulla giacca ormai ridotta ad uno straccio umido, iniziò a girare fra la folla.
"Si dice che Elizabeth fosse la sola ad essere fiera di suo figlio…".
Una delle dame di fianco a Spike aveva cominciato a parlare. Il vampiro di voltò nella sua direzione.
"Già…Sir Robert è disperato. Sembra che William sia negato per gli affari…non mostra il minimo interesse nel succederlo nella gestione delle sue proprietà", continuò poi una seconda voce femminile. "Sai, mi hanno anche riferito che probabilmente potrebbe avere un quoziente intellettivo troppo basso…questo spiegherebbe tutto…".
"Cosa? O mio dio…e chi te l'ha detto, mia cara?", esclamò quindi scandalizzata la prima, con una risatina.
L'altra abbassò la voce, facendo segno all'altra di stare in silenzio.
"Shh, non posso rivelartelo! Ma quello che è certo è che William diventerà un fallito…la famiglia Hertford andrà in completa rovina, te lo dico io…".
"Sì, sono d'accordo…povera Elizabeth. Un po' mi faceva pena…".
"Già…crescere un figlio così e amarlo, nonostante tutto…".
"Mh, sai come sono fatte le madri…".
Le due nobili scoppiarono nuovamente a ridere, in un modo che a Spike diede enormemente fastidio. Continuò a guardarle, pensando, nel mentre, dove poteva essere finito il piccolo William.

Prenderlo il giro così…

Non ne sapeva il motivo, ma provava un'inusuale istinto di protezione nei suoi confronti. Gli era simpatico. Forse, anche perché gli ricordava…
"Ah!". Il vampiro si portò le mani alle tempie, provando ad un tratto un dolore acuto, che ben presto diventò martellante.
"Che…che male…".
Si accasciò a terra, ansimando. Questa volta sembrava davvero che il chip fosse entrato in funzione…anche se Spike sapeva bene che, in realtà, le scariche elettriche di quel dannato francobollo di silicio non c'entravano nulla. Ma quelle misteriose fitte erano ugualmente intense…poco ma sicuro.
Non riusciva nemmeno più a tenere gli occhi aperti, e appena tentava di formulare un pensiero sensato, il dolore ricominciava, sempre più forte.
"Mh, eccolo lì…".
"Sì…William, il Sanguinario…".
Risate.
"Non sa far altro che scrivere poesie".
"Almeno fossero belle, e invece sono…così penose…".
Altre risate, altro dolore.
Il vampiro tentò di rialzarsi, ma con scarsi risultati. Quelle voci si sommavano, si moltiplicavano, riempiendogli la testa e ripetendosi, come il ritornello di una canzone odiata.
"B-basta…", gemette, avendo la sensazione di scoppiare. "Perché…non mi lasciate in pace?!".
"Ma William…siete il nostro passatempo!". Una voce, che rimbombò nell'eco della sua mente.
"Già…perché non ci deliziate con un altro verso? Oppure preferite darci il vostro parere sul risollevamento improvviso dei titoli in borsa?".
Risate. Risate. Risate.
Derisione.
Umiliazione.
Ancora tre voci, le ultime, gli risuonarono nelle orecchie, amplificate e più forti delle precedenti.
"Ma suvvia…pretendete forse…".
"…che William…".
"…sappia rispondervi?".
Spike spalancò gli occhi.

Io…

"E' solo…".

…non sono più…

"…un fallito…".

…William!

Il vampiro si contorse fino ad assumere una posizione fetale, mentre un grido disperato gli uscì dalla labbra.
Rimase così, accaldato e con il respiro accelerato, nel buio più assoluto. Non sapeva dire quanti minuti stavano passando…nemmeno credeva che esistesse il tempo, in quel posto. Il silenzio lo opprimeva, lo schiacciava il peso dell'aria, dell'oscurità. Proprio lui, che aveva sempre vissuto nelle tenebre, per la prima volta nella sua secolare esistenza le sentì come delle catene.
Poi, anche se quasi impercettibile, un rumore lieve lo raggiunse, dopo un istante infinitamente lungo rinchiuso in quella prigione senza suoni.
Spike ebbe un sussulto. Si mosse con grande sforzo, girando il capo nella direzione di quello che sembrava un gocciolio.
Plic…plic…plic…
Sì, era un gocciolio. Un gocciolio continuo…
"Ancora…acqua?", sussurrò con un filo di voce, provando a mettersi perlomeno in ginocchio. Sembrava che il dolore si stesse allontanando. Lentamente, ma stava scomparendo.
"Spero proprio di no…".
Ed infatti non lo era. Il vampiro sollevò lo sguardo, tentando di mettere a fuoco l'immagine che pian piano stava assumendo contorni più definiti, immersa in una strana luce rossastra. Nel bel mezzo di quel buio totale, infatti, solo un angolo sembrava essersi improvvisamente illuminato.
"Ti credevo un po' più resistente, lo sai? Decisamente non ti si addice, amico mio".
Al suono di quella voce, vellutata ma profonda, Spike si irrigidì.

Non è possibile…

Si avvicinò, quasi cautamente, per cercare di vedere meglio il viso dell'uomo che, una decina di metri davanti a lui, stava scendendo i gradini di una strana sala, alle cui pareti erano appese delle alte tende in velluto rosso.
Rosso. Lo stesso colore del liquido purpureo e denso che ricopriva il pavimento di uno strato di alcuni centimetri, allagandolo. Lo stesso colore delle gocce che, continuamente, cadevano dal soffitto nella pozza sottostante.
Sangue.
Lo stesso colore del sangue.
Spike fissò le piccole onde prodotte dai passi dell'individuo allargarsi verso di lui, ispirando, nel mentre, quel ferroso e familiare odore che ormai pervadeva ogni molecola d'aria. Era talmente intenso che per un attimo gli istinti del vampiro, a lungo repressi a causa del chip, tornarono prepotentemente a farsi sentire, come un bisogno primordiale e immediato.
"Ecco, questo è lo sguardo che ti si addice. Che ti fa onore, William. William il Sanguinario". La voce dell'uomo, anzi, del ragazzo giunto ormai a pochi passi da Spike, sottolineò in modo particolarmente marcato le ultime tre parole.
Quest'ultimo, per tutta risposta, sorrise con aria ironica, riacquistando il controllo di sé.
"Angel…che ci fai da queste parti?".
Il vampiro dai corti capelli castani e dal viso squadrato ma in qualche modo dolce sorrise a sua volta.
"Sei sicuro che io sia Angel?".
"Oh, beh…in effetti credo che tu sia solo un'altra, simpatica illusione, ma credo anche che ' toh - c'è - Angel ' sia quello che vorrebbe farmi pensare chiunque abbia organizzato tutto questo. Quindi, visto che sembra una cosa divertente, perché non stare al gioco?".
Spike lo guardò, reggendo suoi occhi scuri, sempre così profondi, impenetrabili ma chissà come allo stesso tempo umani, tanto da non sembrare appartenere a quel vampiro che per oltre duecento anni aveva perpetrato stragi e disseminato il terrore per tutti e cinque i continenti.
"Gioco?".
Angel, o meglio, Angelus, si scostò da Spike e, superandolo, iniziò a camminare dietro la sua schiena.
"Non fare finta di non capire. Perché ti ostini a non ammettere quello che ti sta succedendo, quello che hai visto? Se vuoi considerarlo un gioco, fai pure. Ma questo non ti farà certo guadagnare punti per arrivare al traguardo".
A quelle parole, il vampiro biondo si voltò di scatto, afferrando Angel per il bavero della giacca di pelle che indossava, del tutto simile alla sua.
"Tu sai dov'è Buffy?", ringhiò, trapassando l'ex collega con un'occhiata minacciosa. "Ti conviene dirmelo".
Lui si limitò a ridacchiare, per nulla intimorito.
"Povero William, ti sei ridotto proprio male", disse poi. "Sacrificarsi insieme alla Cacciatrice per provare a salvarla...".
Per un attimo, Spike fu preso dall'istinto di stringergli cordialmente una mano intorno al collo, ma subito ci ripensò. Con molte probabilità quello non era il vero Angelus, e di certo non gli conveniva mettersi a litigare con un'entità di cui non conosceva la vera natura. E poi, doveva scoprire dov'era Buffy. Quella…era la cosa più importante.
"Cosa vuoi, a volte i vampiri si innamorano di chi non dovrebbero, e per l'amore si fa qualunque cosa", mormorò con un sussurro, mostrandogli un sorrisetto allusivo. "Però non scappano a Los Angeles come dei luridi vigliacchi per sfuggire ad un rapporto con troppe responsabilità, nascondendosi dietro a mille, nobili e altruistici motivi. Ma soprattutto, non se ne vanno lasciando morire la persona che amano",
Se non era il vero Angel, forse le sue parole sarebbero state solo fiato sprecato. Però aveva sempre sognato di dirle, da quando il suo tenebroso e fascinoso ex collega aveva abbandonato Buffy. E quella, era la giusta occasione per farlo.
"Perché, tu credi davvero di poterla salvare e rendere felice? Conosci molto bene l'inevitabilità della morte, William. Lo sai che non si può più tornare indietro".
Lo fissò, gelido.
"E anche se ce la facessi, credi che lei si innamorerebbe di te? Tu, un assassino, un demone. Un essere senz'anima. Prima o poi riusciresti a toglierti quel chip, e allora la tua vera natura tornerebbe ad avere il sopravvento. Il tuo non è amore…è ossessione. La uccideresti con le tue stesse mani, senza pietà".
"NO!". Il vampiro urlò, mollando violentemente Angel e allontanandosi da lui.
Il ragazzo bruno continuò.
"Sì, invece. Lo vedi…". Angel sollevò un braccio sopra il mare rosso nel quale stava camminando, con fare teatrale.
"…lo vedi questo sangue? E' lui la nostra dimora…".
I suoi occhi si assottigliarono. Diventarono due fessure oscure, inquietanti.
"…quello che abbiamo scelto di essere. Non potrai mai liberarti dalle tue decisioni, dalle strade che hai preso. Non potrai mai rinnegarle".
Detto questo, sotto gli occhi di un angosciato Spike, impietrito a pochi metri da lui, Angelus si chinò, immergendo nel sangue denso una mano chiusa a coppa.
La alzò sopra la sua testa, per bagnarsi il viso con il vischioso liquido color rubino.
Il volto trasfigurato di un signore delle tenebre venne a sostituire quello, almeno in parte umano, presente fino a pochi istanti prima.
"La morte ci disseta, William…", mormorò Angelus con voce roca, mentre rivoli scuri gli scorrevano sulla pelle, lentamente, fino a gocciolare sulla sua giacca una volta arrivati al mento. "La morte è la nostra essenza, e sai bene quanto me che non si può riavvolgere il nastro, e ricominciare come se niente fosse alla luce del sole…".
Di fianco a lui, improvvisamente, emerse dal nulla un'altra figura.
"William...ritorna da me...il tuo posto è qui, con noi", sussurrò con voce suadente.
Il vampiro biondo fissò con lo sguardo carico di angoscia la donna apparsa davanti a lui che, tendendogli una mano, lo invitava a raggiungerla. Lunghi capelli neri, occhi scuri da gatta, pelle diafana ed un corpo sottile.
"Dru-Drusila...".
Barcollò. Sentiva le gambe pesanti, la vista iniziava ad annebbiarglisi completamente.
Si portò, con orrore, una mano davanti al viso, fissandola.
"Allora, sentiamo...adesso come ti senti?", chiese ancora il vampiro bruno, con apparente innocenza. Come aveva già fatto il suo Sire, anche Drusilla immerse le mani nel lago rosso, bagnandosi poi il viso candido.
"Smettila…", mormorò Spike con un sussurro strozzato, rivolgendo un'occhiata stravolta al vampiro ormai ricoperto di sangue.
Ma lui sembrò non ascoltarlo. Socchiuse gli occhi gialli, e leccandosi il palmo della mano, ne gustò il sapore con un'espressione di totale soddisfazione, di compiacimento assoluto.
"…Non puoi fuggire ancora. Perché, William, sei tu che sei fuggito. Dai tuoi doveri, da una società che ti andava stretta, che non ti voleva, che ti considerava solo un fallito. E poi, anche da chi avevi scelto di diventare, dopo esserti preso la tua rivincita. La verità è che non volevi più sentirti solo, odiato… ancora".
Sorrise. Un sorriso crudele, che mostrò a Spike i canini macchiati dal liquido rosso.
"Sì, mio caro Will…sei fuggito, continui a farlo ancora adesso, anche se non vuoi ammetterlo, anche se non te ne accorgi. E ovunque tu vada, qualunque cosa cercherai di essere agli occhi degli altri, ciò che non cambierà mai sarà il disprezzo, l'odio che proverai, sempre, verso te stesso, perchè il passato…quello tornerà sempre, per inseguirti, senza tregua".
Fece una pausa, e dopo essersi passato una mano sulle labbra sottili, bagnate di sangue, tornò a guardarlo.
"Credi di essere diventato migliore di me? Sei solo un povero illuso, William. Mi fai pena".
A quel punto, il vampiro scoppiò in una macabra risata, che penetrò nelle orecchie di Spike con la violenza di migliaia di decibel.
Cadde sulle ginocchia, affondando le mani nel lago rosso. Rimase a fissare la propria immagine nella brillantezza di quel colore, che per lui aveva sempre significato la vita, la forza, la necessità. Si chiese anche come potesse riflettersi in qualcosa, ma immediatamente allontanò quell'interrogativo dalla mente.

Ha ragione...
Io…
Io sono sempre stato un perdente…
E qui…qui, cosa ci faccio?
Buffy…
Forse non vuol essere salvata da me.
E forse, quello che sento non è amore.
Non può essere, io…non ho un'anima, come Angelus.
E' solo…qualcosa…
Qualcosa di cui ho bisogno per sentirmi meno solo.
Di cui ho bisogno per dare un senso alla mia esistenza.
Aspiravo…
Aspiravo a qualcosa di superiore…
Ma…
Non c'è nulla…non c'è un gradino più alto…
Non c'è nulla.
Nulla.


Mentre gli occhi scuri di Spike, spalancati, iniziavano a diventare lentamente vacui, la risata di Angel sembrò farsi più lontana, ovattata, fino a scomparire completamente dopo qualche attimo.
Il vampiro biondo tentò di aprire la bocca per urlare, sentendo improvvisamente ritornare il dolore intenso di poco prima, ma si rese conto di non essere più in grado di fare nemmeno un minimo movimento. Anche chiudere o spostare gli occhi gli era impossibile. Sentiva i muscoli atrofizzarsi, perdere sensibilità...

Aiuto...

Era l'unica parola che la sua mente aveva composto, l'unica che in quel momento, dilaniato da un male che mai aveva provato in più di cento anni, il ragazzo avrebbe gridato, se solo avesse potuto.
Come un manichino senza vita, Spike cadde di lato con un leggero rumore, simile a quello di un pezzo di legno lanciato fra le onde di un lago. La sua bocca socchiusa venne raggiunta dal liquido vischioso e da un sapore che conosceva fin troppo bene...agrodolce, metallico e pungente. Quando però il sangue iniziò a riversarglisi in gola contro la sua volontà, mosso da qualche forza sconosciuta, il vampiro fu scosso da un tremito violento e convulso.
Le parti del suo corpo immerse nel lago rosso si fecero ad un tratto bollenti, e riscaldarono velocemente ogni fibra del suo essere. La sensazione, fattosi insopportabile, si espanse fino ad arrivare alla testa, sommandosi al male martellante che non gli permetteva più nemmeno di respirare, visto che anche quello era diventato doloroso. Il sangue ingerito stava provocando lo stesso effetto anche nella gola, nello stomaco, e quando la velocità del liquido portato nella bocca aumentò, a Spike sembrò di soffocare, mentre i suoi organi, la sua pelle e la sua testa bruciavano, si incenerivano.
In quel momento, accecato dal dolore, perse conoscenza. La luce rossastra che invadeva la stanza lasciò posto in un istante al buio totale, ad un sonno profondo interno a quell' incubo spaventoso.
La sua mente vide l'oscurità per un tempo imprecisato. Nel luogo onirico in cui si trovava, creato dall'unica parte della sua mente rimasta intaccata dal dolore, Spike si sentiva finalmente in pace, tranquillo, galleggiante in quelle tenebre confortanti. Tutto quello che era accaduto fino a quel momento gli parve improvvisamente lontano nel tempo, troppo remoto, ormai, per ripensarci.
Già...non ne valeva più la pena...
Perchè lì...lì stava bene...

Non provo più dolore...
Io...
Non voglio tornare indietro.
Anche se devo...
Avrei dovuto...
Io...
Che...che cosa dovevo fare, qui?
Io...non lo ricordo più...
E nemmeno più mi importa...
Voglio solo non provare più dolore.
Sì...è questo che voglio.
Sì...


"Conosco bene il dolore".
Musicale e morbida, una voce risuonò in quello spazio silenzioso, insinuandosi nella mente di Spike.
"C-chi sei?".
"Qualcuno che hai dimenticato".
"Ricordare...ricordare fa male. Ricordare è...doloroso".
"Ma nei ricordi c'è anche la gioia, non credi?".
"Nel mio passato non ci sono ricordi felici".
"Sei sicuro di quello che dici?".
Subito dopo quell'ultima domanda, un lampo squarciò le tenebre, facendo comparire un'immagine soffusa, un pò sfocata.
C'era un prato, il prato che Spike aveva visto all'inizio. E lì, fra la miriade sconfinata di fiori gialli, un bambino sorridente correva sotto un sole caldo e in una brezza leggera che gli scompigliava i capelli chiari, verso una donna chinata, con le braccia aperte, dal sorriso luminoso e il viso gentile come quello di una di meravigliosa dama raffigurata in quadri d' altri tempi.
Sul bacio che il ragazzino diede a quella che doveva essere la madre, l'immagine si oscurò, facendo ricadere ogni cosa nel buio di poco prima.
La voce ritornò a farsi sentire.
"Ci sono persone che ti hanno amato".
"Sono state poche. Troppo poche".
"Ed è per questo che soffri?".
Pochi secondi di silenzio, per cercare una risposta.
"Soffro perchè non posso tornare indietro. Soffro per quello che sono stato, e per quello che non sarò mai", si udì poi.
"Non credi di poter riscattarti, migliorarti?".
"No...io...non posso cambiare...e le mie colpe sono troppe...e troppo gravi".
"Il perdono esiste".
"No, per me non c'è perdono".
"Tu lo desideri. Perchè sei assetato d'amore".
"L'amore è solo un'illusione. E se esiste, è fugace. La morte uccide l'amore".
"Sai che non è così. Tu cerchi amore, e sai amare".
"So solo uccidere".
"E allora perchè sei qui?".
"Perchè...".
"Perchè?".
Un'altra immagine, anzi, più immagini apparvero, susseguendosi come un montaggio, una pellicola che, veloce, attraversò la mente di Spike, riempiendola nuovamente con un nome, quel nome. Cinque lettere che sembrarono emettere luce e calore, un calore piacevole, questa volta.
E quel viso...
Arrabiato, furioso con lui...

"Voglio che te ne vada. Che abbandoni questa città, che abbandoni questo pianeta!"

Addolorato, preoccupato per sua madre...

"E adesso...che cosa vuoi?"

Dolce, come quando l'aveva baciato...

"Quello che hai fatto per me, e Dawn...era reale. Non lo dimenticherò".

Determinato, quando, con un salto, aveva attraversato il portale...

"Questo è un lavoro che devo fare".

Amava quel viso. In tutte le sue epressioni. L'aveva amato anche quando credeva che non fosse così...
L'aveva amato sempre, ed era qualcosa che sapeva.
Sì, sapeva di amare Buffy. Non si trattava di un'ossessione, ma di una certezza incrollabile.
Buffy...Buffy...
"Tu non hai pensato a nient'altro che a lei quando l'hai seguita nel portale".
"Non...non sopportavo l'idea di non rivederla più".
"Lo so". La voce pronunciò quelle due parole dolcemente, talmente dolcemente che Spike potè immaginare un viso femminile, luminoso, sorridergli. Non era sicuro che quel timbro appartenesse ad una donna...ma era...talmente rincuorante...forse si trattava di un angelo?
"Cosa...cosa devo fare?".
"Ora che sai di amare, sai anche di poter proteggere e salvare chi ami. E' ciò che ha capito anche Buffy. La morte non uccide l'amore. L'amore va oltre".
Ancora una scena, l'ultima, apparve nell'oscurità.
Lunghi capelli biondi, che si alzano nel vento, e due occhi verdi, lucidi di lacrime, di una ragazza coraggiosa. Fissi su chi amava più della sua stessa vita.

"Ti voglio bene. E ti amerò per sempre...".

Ora...

"...porta il mio amore ai miei amici".

...anche lui aveva capito.

"Devi essere forte, Dawn. La cosa più difficile a questo mondo...è viverci".

Ora...

"Sii coraggiosa. Vivi. Per me".

Ora sapeva.
"Nella vita c'è il dolore. C'è la morte. C'è la solitudine. Ma se c'è l'amore, anche solo un piccolo frammento nel buio in cui sei sprofondato, saprai sempre come proseguire. E sarai anche una persona migliore, che guarda al futuro, a ciò che potrà fare e diventare. Non al passato e agli errori commessi".
Detto questo, l'entità misteriosa scomparve con un'eco che rimbombò nelle orecchie di Spike fino a quando non riaprì gli occhi, risvegliandosi da quello strano sonno.
"Buffy". Con voce roca, sussurrò il suo nome. Aveva la gola arida, come se non bevesse da giorni. Si rialzò piano, constatando con sollievo di essere ancora tutto intero.
"Allora...quella era un'altra illusione...", si disse, ripensando alla terribile sensazione del suo corpo in fiamme. "Avrei dovuto immaginarlo...".
Abbassò la testa, portandosi una mano alla tempia. Anche il dolore era cessato.
Iniziò a camminare come sempre nel nulla più totale. Ovviamente la sala dalle tende rosse, allagata di sangue, era scomparsa, ma il vampiro non se ne preoccupò più di tanto. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, e questa volta nessuna apparizione o strano fantasma lo avrebbe lasciato andare nello sconforto, spaventato o abbattuto. Adesso tutto era cambiato. Adesso aveva capito che non avrebbe dovuto fermarsi per nessuna ragione.
Perchè doveva riportarla indietro, a tutti i costi.
Perchè era giusto.
Perchè aveva fatto una promessa.
Perchè la amava.
I motivi erano semplici, ma in quella semplicità Spike si accorse che esisteva una forza di cui non si era mai reso conto. Si era lasciato imprigionare dai ricordi, da quello che era stato. Si era perso nei rimorsi e negli sbagli, senza considerare quello che provava in quel momento, tutto ciò per cui era arrivato fin lì. Ciò che era diventato. Sì, perchè...lui era cambiato, e non certo grazie ad uno stupido chip.
Ora ne era sicuro.
Quella voce angelica l'aveva salvato, in tutti i sensi.
Chissà di chi apparteneva, e...perchè l'aveva fatto?
Si fermò, pensando che ci sarebbe stato tempo più avanti, per chiederselo. La priorità, in quel momento, era farla finita con quella buffonata.
"Adesso sono giunto al limite", sentenziò, mettendosi una mano in tasca. I capelli biondi erano ormai spettinati, il viso risultava ancora più pallido del solito, ma gli occhi scuri avevano riacquistato la loro solita, fiera sicurezza. Li alzò verso l'alto.
"Ridatemi Buffy all'istante o giuro che metterò questo posto sottosopra fino a che non la ritroverò. La riporterò indietro con me, dai suoi amici, anche se ci dovesse volere un'eternità. E non pensate più di fregarmi più coi vostri subdoli giochetti, perchè ho imparato come funziona...non ci ricascherò".
Spike sentì la propria voce risuonare nello spazio. Questa volta era bianco, di un bianco quasi accecante, e apparentemente infinito. Sembrò non accadere nulla, e solo poi, dopo un'altra decina di passi, il vampiro scorse, in mezzo ad una strana foschia rosata, una porta.
Si avvicinò, accorgendosi che nell'aria aveva iniziato a diffondersi un rilassante profumo di salsedine, a pochi metri dall'anta chiusa.
Sembrava provenire proprio da lì...e da quello che ci stava dietro, probabilmente.
"Chissà se c'è da fidarsi", mormorò, osservando la deliziosa, sottile maniglia in ferro battuto, in vago stile liberty, davanti a sè. "Sono quasi certo di no...ma in fondo entrare è l'unico modo che ho per saperlo...".
Appoggiò le dita sul metallo, percependolo freddo. Spinse leggermente verso il basso, aspettandosi di trovare la porta chiusa o preparandosi ad un altro, grandioso colpo di scena.
Invece, con suo grande stupore, si aprì. Una luce fortissima lo investì con violenza, tanto che dovette aspettare qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che vide.
Una spiaggia bianca. Era deserta, fatta di sabbia fine e baciata da un oceano calmo, di un blu bellissimo e cangiante in tonalità più chiare e più scure, a seconda delle profondità. Verso la battigia, dove l'acqua era più bassa, la superficie era trasparente, cristallina, di quell'azzurro che si vede solo nelle foto dei mari tropicali. Il sole splendeva alto, nel mezzo di un cielo totalmente libero da nuvole. Pochi gabbiani volavano al largo, abbassandosi di tanto in tanto a pochi centimetri dalla superficie alla ricerca di cibo, ma nessun'altra forma di vita, oltre ad essi, sembrava riempire quell'immagine di incredibile bellezza.
L'aria sapeva di sale e spezie. Respirandola a pieni polmoni, Spike scese piano il lieve pendio che portava alla spiaggia, notando che non poteva scorgere dove avesse termine, nè da un lato, nè dall'altro.
"Che posto strano...", pensò, socchiudendo gli occhi e assaporando quella rilassante sensazione che solo i posti di mare sanno trasmettere. "Mi fa sentire...incredibilmente sereno...". Osservò l'orizzonte, anch'esso sconfinato.
Poteva essere quello, il paradiso? Mh...forse era troppo ovvio come paesaggio...e poi, lui non avrebbe mai potuto arrivarci. Al massimo sarebbe riuscito a mettere piede in purgatorio.
Perso in quelle riflessioni, si inchinò per sentire la temperatura dell'acqua. Ma proprio in quel momento, grazie ai suoi sensi nonostante tutto all'erta, si accorse che qualcuno gli si era avvicinato improvvisamente da dietro.
Si voltò con uno scatto, pronto a difendersi. Quando però osservò le sembianze dell'individuo che gli stava venendo incontro, abbassò immediatamente la guardia.
"Ciao, Spike. Ti stavo aspettando".
"T-tu...".
Non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così facile.
Non avrebbe mai sperato di rivederla così, ancora più bella di come la ricordava in vita.
Forse, allora, era arrivato davvero in paradiso, in qualche modo...
"Sembri sorpreso. Eppure sei venuto fin qui per cercarmi...".
Buffy si scostò un ciuffo biondo dagli occhi, portandolo dietro ad un orecchio, poi sorrise. I suoi grandi occhi di giada divennero due fessure verdi, che illuminati dalla luce brillante di quel sole splendido sembrarono ancora più luminosi.
Spike non riusciva a smettere di fissarla. Un nodo gli stringeva la gola, causandogli un lieve dolore in fondo al palato, ma che in quell'istante sembrò piacevole, talmente confortante che il vampiro pensò di non aver mai provato nulla di più bello. Socchiuse le labbra, lasciando scoperti i denti bianchi, per restituirle un sorriso timido, di gioia, di commozione.
"E' che...sono felice di averti ritrovata...Buffy".
"Davvero?".
Spike avanzò di un passo, arrivando a poco più di un metro da lei. Avvolta in un'impalpabile veste bianca, sembrava leggera come una piuma, fragile, tanto che forse le sarebbe bastata una folata di vento troppo forte per sgretolarsi, volare via. Pur manifestandosi con la sua forma umana, il ragazzo sapeva che quella era solo l'anima di Buffy, e come tale, era ovvio che sembrasse fatta d'aria. Anzi, di un materiale ancora più leggero dell'aria.
Vedendola così eterea e indifesa, così diversa dalla Cacciatrice che conosceva, ebbe però l'impulso di stringerla a sè. Di stringerla forte, per non vederla scomparire di nuovo. Per non perderla di nuovo, definitivamente.
"Da-davvero", balbettò poi, continuando a guardarla. "Ma...come...sapevi che ti avevo seguita?".
Lei alzò lo sguardo oltre la sua spalla, verso la distesa azzurra.
"Da qui vedo ogni cosa", mormorò. "Sai...".
Si avvicinò ulteriormente a lui, rivolgendogli un'altra occhiata.
"...è talmente bello questo posto. Così...luminoso. Non credi?".
Rimase in silenzio per alcuni secondi, chiudendo gli occhi con un sorriso per ascoltare il rumore dell'acqua che si infrangeva sulla riva, piano e gentilmente, poco distante da loro.
"Spike...", riprese quindi, sollevando di nuovo le palpebre dalle lunghe ciglia.
Lui deglutì, ritrovandosi nuovamente perso nelle sue iridi color smeraldo.
Era bella. Dio, era veramente, veramente bella...
"Io...".
"Shh". La mano della ragazza, dalle dita sottili, si posò sulla sua bocca con un movimento lento. Il vampiro, a quel contatto, sussultò. Oltre al bacio innocente di quella volta, Buffy non lo aveva mai toccato, non si era mai avvicinata così tanto a lui da farlo. Buffy non aveva mai voluto...avvicinarsi a lui.
La sua voce si fece ad un tratto più bassa, più suadente.
"Non vorresti rimanere qui per sempre?".
"Cosa?".
"Intendo, con me".
Un gabbiano passò sopra le loro teste, e il suo tipico verso acuto si disperse subito nell'aria.
La mano della Cacciatrice era scesa giù per il collo, fino ad arrivare al petto del ragazzo. Lui non riusciva a dire nulla, troppo stupito da ciò che aveva appena sentito per farlo, per produrre la minima parola.
"Sai bene quanto me...anzi, forse più di me, di come l'esistenza sia dolorosa...".
Sollevò anche l'altro braccio. La seconda mano, arrivata vicina al viso, afferrò il bavero della sua giacca di pelle e, con decisione, iniziò a fargliela scivolare giù per la spalla.
"...quell'esistenza terrena che ha messo cacciatrici e vampiri gli uni contro gli altri...quella vita infelice dove bisogna combattere, uccidere, sacrificarsi, odiare. Morire".
La giacca iniziò a scivolare anche lungo l'altro braccio.
Spike fissava Buffy, sempre più scioccato. Cominciò a sentirsi accaldato...stranamente accaldato, anche in mezzo a quella piacevole brezza marina.

Cosa...cosa diavolo sta facendo?!
Cosa...diavolo sta dicendo??


"B-Buffy...", le sussurrò con un filo di voce.
Ma lei non lo lasciò parlare. Anzi, gli si avvicinò ancora.
"Lo so che lo vuoi anche tu. Non vuoi più soffrire, è così? Ho visto ciò che hai passato. Ho assistito al tuo viaggio...è stato terribile, vero?".
Accostò le sue morbide labbra rosa alla gola del ragazzo, sfiorandola con un bacio.
"Noi due siamo simili, Spike...così simili che nemmeno immagini...".
La giacca di pelle cadde sulla sabbia con un rumore lievissimo. Tutto, lì, era come un mormorio...tutto era tranquillo, equilibrato.
Perfetto.
Il vampiro chiuse gli occhi, inebriato da quelle sensazioni. Il calore della bocca di Buffy sul suo collo, quelle dita, quelle mani che si insinuavano sotto la sua maglia, accarezzando sensualmente ogni centimetro della sua pelle...
"...resta qui...per sempre...non dovrai più conoscere il dolore...".
Senza che Spike avesse il tempo di rendersene conto, Buffy gli sfilò anche la maglietta, spingendolo subito dopo disteso sulla sabbia tiepida. Si sedette sui suoi fianchi a cavalcioni, poi si riabbassò immediatamente sopra di lui.
Quasi con violenza, riprese a baciarlo, salendo sul viso e incontrando finalmente le sue labbra pallide, che accolsero subito quelle della ragazza. Rispondendole infatti con la stessa foga, Spike si abbandonò a lei. Cos'altro poteva fare? Non poteva opporsi...non riusciva...a rifiutarla...

Sarei pazzo...
Sarei pazzo se la fermassi ora...
Non so cosa le sia successo, ma...
Ma...

Buffy si sollevò d'un tratto dal suo viso, solo per un attimo, solo il tempo di catturare lo sguardo del vampiro, i suoi occhi annebbiati, estasiati, ubriachi di lei...
"Sei felice?", gli domandò con dolcezza e il respiro accellerato, il viso chiaro in controluce, circondato dall' aurea luminosa del sole che splendeva sopra di loro.
Spike cercò di mettere a fuoco quell'immagine, ma l'operazione gli costò una notevole fatica. La testa gli girava, e il sangue pompato ad una velocità sempre più elevata gli martellava senza sosta le tempie, le orecchie, mentre il cervello non faceva altro che compiere un'unica operazione...raccogliere gli impulsi mandati di continuo dal suo corpo eccitato, a decine, a centinaia, a migliaia. Non c'era più nulla oltre a lei, oltre a quegli occhi brillanti come gemme, a quelle curve perfette, al peso che il suo corpo caldo esercitava su quella zona del suo basso ventre, a quelle labbra morbide che lo facevano impazzire di piacere e desiderio...
"Io...", disse con un sussurro, quasi senza più voce. "...ti voglio...Buffy...".
Lei sorrise, socchiudendo un poco le palpebre. Con una mano, abbassò le spalline dell'abito candido che indossava, che iniziò a scivolare dalle sue braccia con un fruscio.
"E mi avrai. Io ti amo, Spike...ti ho sempre amato, anche se non lo sapevo...".
Il tessuto si fermò alla vita di Buffy, adagiandosi sull'addome del ragazzo. Pareva seta.
"Mi...ami?".
"Certo...".
Lui tentò di riacquistare un minimo di lucidità, pur facendo uno sforzo immenso per rimanere indifferente a ciò che la veste aveva lasciato scoperto. Quello...era un sogno meraviglioso, finalmente realizzato, ma...
Qualcosa...
Qualcosa non lo convinceva.
Buffy si chinò ancora sul suo viso, pronta a ricominciare ad assaggiare la sua bocca, insaziabile, affamata di lui, ma Spike, inaspettatamente, la fermò.
"Tu, quindi...", le mormorò sorridendole, una mano sulla sua spalla nuda.
"Sì?".
"...preferisci rimanere qui con me, invece che tornare dai tuoi amici?".
La ragazza gli passò una mano fra i capelli, accarezzandogli poi una guancia, percorrendo i suoi lineamenti decisi con le dita.
"Ma certo, voglio solo te...non mi importa più della mia vita terrena. E' stata solo dolore...non voglio più fare la cacciatrice...non voglio più combattere...qui sto molto, molto meglio...".
"I tuoi amici hanno bisogno di te. E anche tua sorella...non ami anche loro?".
"Loro possono cavarsela da soli. E poi...amo più te, Spike...non mi importa più di nient'altro...di nessun altro...".
Il vampiro biondo, a quelle parole, chiuse gli occhi, allungando nel mentre le labbra in un sorriso amaro.
"Ho capito", disse solo. Rimase fermo per qualche istante, poi, facendo forza sulla mano appoggiata sulla spalla di Buffy, la spinse improvvisamente lontano, scaraventandola con violenza sulla sabbia di fianco a sè.
Lei gemette, e rimettendosi con fatica seduta, si strinse la spalla che aveva subito il colpo.
"Cosa...cosa ti prende?", esclamò, fissando il vampiro con due occhi delusi.
Lui si rialzò, scrollandosi la sabbia dai jeans scuri.
"Sei stata brava. Dico davvero, questo è stato il migliore dei trucchi. Ma mi dispiace, vi avevo avvertito che non ci sarei più ricascato. Tu...non sei la vera Buffy".
La ragazza si limitò a guardarlo, sempre più sconsolata, e portandosi, improvvisamente pudica, un braccio davanti al seno nudo.
Spike scosse la testa.
"La vera Buffy avrebbe pensato per prima cosa ai suoi amici. Anche a costo di sacrificarsi ancora, di soffrire di nuovo. E di sicuro non avrebbe detto di amare più me di loro. Di Dawn".
La fissò, intristendosi lievemente.
"Non lo avrebbe detto soprattutto perchè lei...non mi ama", concluse piano.
Seguì una breve risata, amara, come il sorriso di poco prima.
Si rivestì velocemente, poi si voltò, cominciando a camminare lungo la spiaggia. Ma dopo qualche passo si fermò ancora, e, senza girarsi, aggiunse un'ultima frase.
"Comunque...ti ringrazio per avermi regalato almeno quest'illusione. E' stato bello...crederci".
La Buffy fasulla non disse nulla. Chinò la testa e, abbassando le palpebre, iniziò lentamente, silenziosamente a scomparire.
Il suo corpo si fece luminoso, trasformandosi in tanti piccoli frammenti brillanti come cristalli, che si alzarono nell'aria, leggeri. Dopo qualche attimo si disperseroro del tutto, portati via da un soffio di vento che li allontanò verso il mare.
Spike volse lo sguardo nella stessa direzione, e rimase così, in silenzio, a contemplare per l'ultima volta il panorama marino, cosciente che in pochi secondi anche quello sarebbe stato cancellato.
Fece un profondo respiro. L'aria salata aveva qualcosa di malinconico, di immensamente triste. Ma forse era lui ad esserlo.

E' stato...davvero bello crederci.

"Era l'ultima prova, non è così?", mormorò quindi pacato, rivolgendo quella domanda ad un pubblico che questa volta, era sicuro, si sarebbe fatto vedere.
La brezza soffiò ancora, un'ultima volta. Spike sentì quel tocco piacevole sul viso, socchiudendo gli occhi.
Poi, più nulla.
"Già, era l'ultima. E tu l'hai superata".
L'aria si fece ferma. Il ragazzo si voltò.
Una serie di individui incappucciati sedevano in cima ad una breve scalinata, dietro a qualcosa di simile ad un tavolo. Tutt'intorno alleggiava la solita, vaga nebbia a cui il vampiro si era ormai abituato, ma questa volta ogni cosa sembrava brillare di una luce opalescente, quasi ipnotica. Spike non riusciva a scorgere nessuno dei volti che probabilmente lo stavano fissando dietro al tessuto scuro dei mantelli, ma non si avvicinò a loro se non di qualche passo.
"Perchè...tutto questo?".
La figura che sedeva al centro del tavolo, dalla tunica rosso scuro, differente da quelle nere delle altre, a quella domanda sollevò impercettibilmente il capo.
"Perchè era necessario, ed inevitabile", rispose. Il timbro pareva maschile, del tutto normale.
Spike inarcò le sopracciglia, cercando di capire.
"In che senso?".
"Tu hai compiuto un'azione insolita per un vampiro...molto insolita, e questo ci ha colto di sorpresa. Ti sei gettato nel portale per tentare di salvare quella ragazza, senza però morire fisicamente, perchè per te ciò...non è più possibile".
"Grazie infinite, questo lo sapevo anch'io senza che voi me lo diceste. Ciò che voglio sapere è...perchè sono dovuto passare in mezzo a questa...questa...".
Il ragazzo aprì le braccia, gesticolando con le mani mentre cercava la parola adatta.
"Insomma...questa...cosa!", si arrese poi, rialzando gli occhi verso gli individui, esasperato. "Non è stato esattamente uno spasso, sapete?".
Fra gli uomini incappucciati ci fu un attimo di brusio.
"E' questo il punto, Spike...", riprese quindi quello in rosso, appoggiando i gomiti al tavolo e intrecciando le dita. "...ciò che forse non hai ancora capito. Pur non morendo realmente, è come se tu fossi morto davvero in quel momento, dopo esserti lanciato nel portale, per la prima volta. Quando sei diventato vampiro, la tua non è stata una vera morte, non sei mai arrivato in quel luogo che tutti voi conoscete come 'aldilà'. E di conseguenza, non hai mai dovuto fare i conti con quello che sei stato, con le tue colpe, con ciò che hai rimpianto e perduto nella tua vita. Con quel viaggio che tutti gli esseri umani compiono, una volta lasciata la loro esistenza terrena. E nel tuo caso, sappiamo bene entrambi che non sei stato di certo un santo. Cento anni fa hai accettato il demonio dentro di te, il male, l'oscurità, diventando un signore delle tenebre, crudele e spietato".
Spike inclinò la testa, stringendo gli occhi a fessura.
"Quindi...".
"Quindi quello attraverso cui hai dovuto passare è stato il tuo personale inferno, la punizione per tutto ciò che hai commesso. Nessuna tortura ti avrebbe fatto soffrire di più di rivivere il tuo passato, quel passato doloroso che hai cercato a lungo di dimenticare, perchè l'esistenza di chi hai sempre considerato un fallito, ovvero William. Che tutti...hanno sempre considerato un fallito. Un uomo che hai odiato con tutto te stesso, e che hai cercato di cancellare diventando qualcuno di completamente diverso. Ma anche come Spike hai provato dolore, forse anche più di prima".
L'uomo si fermò, aspettandosi un commento da parte del vampiro che, in piedi sotto di lui, aveva ascoltato in silenzio assoluto quell'ultima parte, la testa abbassata.
Ancora per alcuni istanti Spike non disse nulla, tenendo i pugni serrati lungo i fianchi, a pochi centimetri dalla pelle lucida della giacca nera.
Poi, quasi con fatica, mormorò poche parole.
"Credo...di aver capito".
"Però...".
"Però?". Il vampiro biondo rialzò di scatto la testa, avanzando di un passo.
La figura misteriosa sembrò guardarlo.
"Beh...", continuò quindi. "...come ti dicevamo prima, la tua azione è stata per noi davvero inaspettata. E in particolar modo le tue intenzioni lo sono state. Un vampiro, un essere votato al male, alla notte e al sangue quale tu sei, ha voluto seguire quell'indomita ragazza sacrificatasi per la salvezza del vostro mondo fino a qui. Senza pensare ai rischi che avrebbe potuto correre, senza pensare a se stesso ma solo...per tentare di riportarla indietro".
A quelle parole, Spike spostò lo sguardo a lato, mentre un'ombra triste scendeva sui suoi occhi scuri.
"Io...non sono più...".
"Lo sappiamo". L'uomo lo interruppe. La sua voce, in qualche modo, aveva assunto un tono meno autoritario, più pacato. Forse, più gentile.
"Lo sappiamo", ripetè. "Tu non sei più quello di una volta, non sei più William il Sanguinario. Ma per esserne sicuri dovevamo metterti alla prova, verificare se il tuo nobile gesto era stato davvero mosso dai sentimenti che tu, realmente, provi per quella ragazza. Volevamo capire se volevi salvarla per riportarla indietro con te, per riportarla dai suoi amici, da chi ama".
"Allora...".
Il vampiro fissò il terreno davanti ai suoi piedi. Solo adesso stava iniziando a collegare ogni cosa. Ora...era tutto chiaro.
"...quel...quell'ultima illusione...quella Buffy...lei...".
"Era la prova decisiva, quella che ci serviva. Avevamo tenuto conto anche di come ti eri comportato nel tuo viaggio, certo, ma non eravamo del tutto convinti delle tue intenzioni".
"Questo significa che adesso Buffy potrà tornare?".
"Non è così semplice".
Spike lo guardò con disappunto.
"Come...non è così semplice?".
L'essere incappucciato sospirò.
"Solitamente non permettiamo alle anime di tornare sulla terra, anzi...ciò è assolutamente proibito. Quando un essere umano muore, lo è per sempre, e in nessun caso può ritornare in vita. Ma per quella giovane è diverso. Non era stabilito che dovesse accadere ciò che è successo...il dio Glory ha scatenato una serie di eventi che sono sfuggiti al nostro controllo, nessuno...ha potuto fermarla. Il corso delle cose ha preso una piega differente da quella che doveva assumere, e La Cacciatrice ne ha subito le conseguenze. Lei, e chi ne è stato coinvolto".
Si fermò un attimo, poi, sotto lo sguardo speranzoso di Spike, la figura continuò.
"Per questo motivo...ti concediamo la possibilità di salvarla, di riportarla indietro. E anche perchè il tuo gesto altruistico ti ha riscattato, Spike. Ma ricorda: toccherà a te, una volta tornato sulla terra, fare del tuo meglio per diventare una persona migliore, per espiare totalmente le colpe di cui ti sei macchiato".
A quel punto l'individuo fece un'altra pausa. Più lunga delle precedenti.
"Però...c'è un'unica cosa per cui noi non possiamo darti alcuna garanzia", aggiunse dopo, a voce più bassa. Il vampiro fissò con più intensità l'uomo in rosso.
"Cosa?".
"La certezza...che lei voglia tornare".
Il vampiro rimase in silenzio. Non riuscì a dire nulla per qualche secondo, preso letteralmente alla sprovvista dalle ultime parole della figura misteriosa.

Cosa...cosa significa?

Fece finalmente per riaprire bocca, ma in quel momento un rumore improvviso alla sua sinistra lo fece girare. In mezzo alla nebbia un'altissima porta argentea, fino a quel momento rimasta invisibile agli occhi del vampiro, si era aperta. Oltre l'entrata si poteva scorgere una luce fioca e soffusa, di un tenue bagliore azzurrino.
"L'anima della ragazza che ami è oltre quella porta, Spike...". Sollevando un braccio e stendendo un dito nella direzione dell'anta aperta, l'uomo mostrò al vampiro l'ultima tappa del suo viaggio.
Lui mosse qualche passo verso il portone. L'idea di rivedere finalmente Buffy lo rendeva impaziente, e felice. Semplicemente felice.
"...ma ti ripeto, potresti non trovare in lei la donna che ricordavi".
La figura si alzò in piedi per tentare di richiamare l'attenzione del ragazzo, che a quelle parole si voltò nuovamente.
L'altro proseguì.
"Non è escluso...che rifiuti di seguirti. Come te, anche lei ha compiuto un viaggio. Un viaggio, nel suo caso, spirituale...che potrebbe averla cambiata, portata su una strada totalmente differente da quella che avrebbe intrapeso una volta. Non so dirti cosa troverai esattamente, ma una cosa è certa...tutto dipende da te. Noi non possiamo più aiutarti, non abbiamo alcun potere in questo caso. Se riuscirai a convincerla e lei, con sincerità, esprimerà il desiderio di voler tornare, ce l'avrai fatta. Altrimenti, sarai solo tu a fare ritorno. E lei...rimarrà qui. Per sempre".
Spike ascoltò con attenzione le parole dell'uomo, poi scosse lentamente la testa. Non sembrava particolarmente spaventato, o demoralizzato da quella possibile conclusione.
Sorrise, e rialzando gli occhi verso la scalinata, guardò i tizi incappucciati con un'aria di sfida. Il suo sguardo sicuro non tradiva alcun timore.
"Farò in modo che non succeda. Avete la mia parola, Buffy ritornerà indietro".
L'individuo dalla tunica rossa sembrò osservare il vampiro. Spike ebbe la netta certezza che, nascosto da quell'ombra sul suo volto, l'uomo stesse sorridendo.
"Buona fortuna, allora".
"Grazie. Presumo...di non poter conoscere la vostra identità prima di andare, vero?".
"Già. Mi dispiace, ma nessuno può vederci in viso. Tu puoi semplicemente ricordarci come I Giudici...e comunque, non è importante, per te, sapere chi siamo".
"Credo anch'io. Anzi, senza offesa...spero vivemente di ricordare il meno possibile di tutto questo una volta uscito da qui".
Il vampiro fece per riprendere a camminare, ma la figura lo richiamò un'ultima volta.
"Spike...".
"Sì?".
"Nel momento in cui starai per tornare indietro, sia con la ragazza che senza di lei, esprimi un desiderio. Al tuo arrivo si avvererà. Consideralo come un premio per aver contribuito alla distruzione di Glory, per aver scongiurato la fine di tutto custodendo e proteggendo La Chiave. Tutti noi...e non solo noi, te ne siamo riconoscenti".
Con un cenno del capo il ragazzo li ringraziò, per poi sorridere un'altra volta. Dolcemente.
"Starò vicino a briciola sempre, d'ora in poi. A lei, e a sua sorella. Non correranno più alcun pericolo".
Il Giudice in rosso annuì, e mentre Spike raggiungeva il portone argentato a lunghe e decise falcate, alzò una mano verso il vampiro, in segno di saluto.
"Addio".



Il vampiro si avvicinò alla soglia cautamente. Appoggiò il palmo di una mano sul metallo levigato, e aprendo maggiormente l'anta entrò.
Nella luce azzurra che pervadeva lo spazio erano visibili degli strani oggetti, di media grandezza e dalla forma sferica, che disposti l'uno vicino all'altro o anche sovrapposti in piccoli gruppi riempivano la sala, immensa. Erano decine, centinaia...migliaia, o forse di più.
A quella vista, Spike si lasciò sfuggire un grido di stupore. Di certo gli sarebbe stato difficile dimenticarsi uno spettacolo simile, perchè spettacolo lo era davvero. In quel posto altezza e grandezza smettevano di avere le estensioni che gli si potevano attribuire sulla terra, o che si potevano solo provare ad immaginare. Niente poteva essere paragonato a quello che aveva davanti, anche se all'inizio il vampiro non riuscì a capire in cosa consistessero quelle strane bolle che riflettevano, sulla loro superficie, i mille bagliori azzurri della luce in cui erano immerse.
Si inoltrò in quello strano paesaggio, superando file e ammassi di sfere. Avvicinandosi ad una di esse e osservandola meglio, però, notò che c'era qualcosa dentro. Il materiale era trasparente, ma solo a pochi centimetri da esso si poteva notare una forma umana raggomitolata al suo interno, nuda.
Il ragazzo fece un passo indietro.
"Ma allora...".
Iniziò a guardarsi intorno, frenetico, controllando ad una ad una ogni bolla azzurra. Se Buffy era lì, l'avrebbe trovata, anche se avesse dovuto impiegarci un altro secolo della sua esistenza.
Il tempo...il tempo non aveva alcuna importanza.

Ora che sono arrivato fino a qui non ti abbandonerò per nessuna ragione...
Fra tutte queste anime ci sarà anche la tua. Ci deve essere.


Continuò a lungo, instancabile, senza fermarsi un attimo, senza smettere di guardare attraverso ogni superficie lucida, che al tatto pareva vetro pur non essendolo.
Si avvicinò a più di un centinaio di sfere, ma quando si scostò dall'ultima, deciso a continuare arrivando fino agli ammassi più alti, le sue gambe cedettero improvvisamente.
Sfinito, crollò in ginocchio sul pavimento. Era stanco, lo sapeva. Lo sapeva benissimo.
Ma non poteva fermarsi, non poteva permetterselo...
Mentre riprendeva fiato, passandosi con un sospiro le mani fra i capelli biondi scompigliati, la sua attenzione fu catturata da una cupola posta alla fine di una lunga fila che prima non aveva notato, ad una decina di metri da lui.
Spike non sapeva dire cosa gli avesse fatto alzare la testa proprio verso quella direzione.
Non seppe spiegare nemmeno cosa lo spinse, poi, ad avvicinarsi alla bolla trasparente.
A posare le mani sull'involucro azzurro che proteggeva il corpo di una giovane donna.
Non una qualunque.
Una donna bionda.
Stupenda.
Lei.

Continua...