Sharing Love

DISCLAIMER

I personaggi citati non sono miei ma sono © di Yoichi Takahashi .
Jean, Marie, Chantal, Francois, Patrick e Monsieru de Clavert sono invece frutto della mia mente malata^^;
Buona lettura^^


Capitolo I


"Il canto delle cicale stava morendo , il dolce profumo inebriante dell' erba
umida vicino la Senna rilassava i sensi, il sole aveva acquistato il colore rosato del tramonto, la leggera umidità della sera cominciava a farsi sentire, e la gente, sembrava non accorgersi del magnifico spettacolo che aveva davanti troppo intenta a correre a casa per la cena. Era un momento di quiete, due ragazzi camminavano lungo la strada di casa ma a differenza degli altri erano molto tranquilli, come se per loro il tempo non esistesse..parlavano serenamente lei rideva, una risata cristallina..lui la guardava perso in quell'atmosfera e perso nei suoi pensieri.
Ad un tratto il ragazzo si fermò, il suo volto diventò improvvisamente serio e cominciò a parlare:
- C'é una cosa..che vorrei dirti oramai da molto, molto tempo…-
Lei aveva uno sguardo sorpreso lo fissava con gli occhi illuminati di sottile curiosità...
-Ecco vedi io.... mi sono innamorato di te!
In quel momento l'arrivo del battello con il suo fischio, coprì la voce del ragazzo."




Estate, la prima estate in un nuovo paese, la prima estate lontano dal Giappone...la nuova scuola, i nuovi compagni. Il ragazzino si era chiesto spesso come sarebbe stata questa nuova avventura..ed ora stava per avere inizio.
- Tsubasa-kun, ragazzi, sarete sempre con me dovunque sarò non vi dimenticherò lo prometto!-
La strada che portava alla scuola non era molta e in realtà lui non era neanche in ritardo, ma adorava arrivare di corsa calciando il suo 'migliore amico'.
Ancora si ricordava delle parole del padre..
-Taro, da ora in poi vivremo qui a Parigi, la mostra dei miei quadri é andata meglio di quanto mi aspettassi, gli sponsor mi hanno chiesto di abitare qui e di continuare a dipingere..viaggerò molto , ma non ti costringerò più a venire con me; frequenterai la scuola, il direttore della casa d'aste ha fatto già l'iscrizione, dice che mio figlio deve entrare in uno degli istituti migliori di tutta la Francia e la Saint Julianne è una di questi, potrai frequentare i club sportivi che hanno; ho saputo che è molto rinomata per avere una grande tradizione nel campo degli sport, sicuramente ti troverai bene.
Fatti onore figliolo, stavolta avrai la possibilità di avere degli amici che non lascerai tanto presto.-

Le parole di suo padre erano piene d'affetto e lui avrebbe fatto di tutto per non creargli problemi, non proprio adesso che aveva la possibilità di fare il suo lavoro ed avere nello stesso tempo una grande stabilità.
L'ingresso era enorme, il cancello di ferro aveva inciso sopra l'emblema della scuola, i ragazzi portavano una uniforme estiva semplice e sbuffavano perché era appena ricominciato l'anno scolastico.
Ma, sebbene in quella scuola nessuno lo conoscesse, Taro, appena entrato, sentì su di sé gli occhi di tutti e non capì il perché.
Si diresse in presidenza dove un signore distinto si qualificò come preside dell'istituto e lo accolse con fare freddo e distaccato, parlandogli sempre guardandolo dall'alto in basso; Taro notò che in realtà, non era lui a suscitare questa reazione bensì il suo migliore amico, già,il caro vecchio pallone attirava su di se gli sguardi poco amichevoli della gente.
Arrivato nella sua nuova classe, venne accolto dal professore di francese che fu con lui molto gentile.
-Salve mi chiamo Taro Misaki, vengo dal Giappone, amo la Francia perché lo trovo un paese stupendo e amo molto anche il calcio.-
Tutti suoi compagni lo squadrarono dall'alto in basso, e mentre le ragazze bisbigliavano , i ragazzi lanciavano sguardi di sfida.
All'intervallo un ragazzino biondo e lentigginoso si avvicinò a lui.
-Ciao posso sedermi qui vicino?-
-Ma certo!- rispose Taro, molto contento che finalmente qualcuno gli rivolgesse la parola.
-Piacere il mio nome é Jean tu invece ti chiami Taro vero?-
-Si il mio nome é Taro-
-Bene, allora sei appena arrivato qui in città non è vero? deve essere stato un viaggio lungo dal Giappone!-
-Abbastanza anche perché ho lasciato molti amici lì-
-Tranquillo credo che ne farai molti anche qui anche se..-
Il ragazzo si girò e si guardò intorno:
-Senti ti va di fare un giro fuori? Parliamo un po' se vuoi!-
-Con piacere!-
I due ragazzi uscirono dalla classe..mentre Taro usciva, sentì dire qualcosa in francese stretto da uno dei ragazzi che lo avevano guardato male e capì che era riferito a lui, ma non ci fece caso, anche se, non capiva affatto che cosa c'era in lui che suscitava certe reazioni nei suoi nuovi compagni.
Il giardino della scuola era immenso..verde..c'erano campi per il basket, palla a volo, baseball, persino una piscina e due palestre. Tutto era in perfetto stato e attrezzatissimo, Taro già pensava a come sarebbe stato il campo di calcio.
Jean ad un tratto si fermò:
-Senti..-cominciò- avrai notato gli sguardi degli altri ragazzi non è vero?-
Taro sussultò, finalmente stava per capire che cosa c'era che non andava.
-Si che li ho notati ma non capisco il perché..-
-Vedi- prosegui Jean- è a causa del tuo pallone da calcio..
-A causa del mio pallone?- Taro era sempre più sorpreso..
-Già..vieni ti faccio vedere una cosa..-
Jean ricominciò a camminare e lo portò in una zona del cortile più riparata lì, gli mostrò ciò che Taro non si sarebbe mai immaginato:
Davanti a lui si stendeva un campo di calcio, o meglio, quel che rimaneva di un campo di calcio, era tutto distrutto e rovinato, le porte erano pencolanti e l'erba inesistente.
-Ma..ma..che è successo a questo campo?-
Jean si sedette.
-Meglio che ti sieda, é una storia lunga..-
Taro si distese sull'erba e chiuse gli occhi.
Jean cominciò:
-Vedi, la nostra scuola è sempre stata famosa per il baseball, il basket, la palla a volo e il nuoto in questi sport abbiamo una grande tradizione di vittorie e successi alle spalle.. Siamo visti da tutti come una scuola vincente in ogni sport praticato, anni fa c'era anche un club di calcio ma i suoi membri non se la cavavano affatto bene, ogni partita giocata era una occasione per rendersi ridicoli agli occhi di tutti, e ai tornei non siamo mai usciti vincenti dalla prima partita eliminatoria. Così il preside della scuola decise, concorde con il consiglio d'istituto e quello degli studenti, di abolire il calcio come sport praticabile in questa scuola e di far chiudere il club.
Ecco perché da allora il calcio è come se fosse un tabu per la nostra scuola. Te ne ho parlato perché anche a me piace molto il calcio ma oramai non lo pratico più..la scuola mi impegna molto e non voglio avere problemi con il preside o con i miei compagni. -
Taro era sconvolto, il suo sport preferito, il suo 'migliore amico' non erano ammessi in quella scuola, ma no..lui non si sarebbe arreso così facilmente!
-Non è possibile, ci deve essere un modo per uscire da questa situazione e io parlerò col preside se necessario, anzi ci vado subito!!-
-Taro fermo dove vai? Dobbiamo tornare in classe l'intervallo sta per finire!-
Taro era furioso, per la prima volta nella sua vita, lo era veramente ma cercò di calmarsi, d'un tratto si ricordò che aveva lasciato il pallone in classe e prima di andare in presidenza decise di andare a prenderlo.
Arrivato davanti alla porta della classe però trovo il preside ad attenderlo.
-Misaki, buongiorno, proprio lei cercavo, dovrei parlarle un secondo. -
-Sì signor preside, a dire il vero anche io dovrei parlarle..-
Entrarono nell'ufficio, il preside, Monsieru De Clavert, si sedette davanti alla sua scrivania e guardò Taro con il suo solito sguardo gelido.
-Ho notato che lei stamane é venuto a scuola calciando un pallone..non so se le hanno già riferito questa cosa ma, il calcio in questa scuola é uno sport non praticato e le saremmo grati se evitasse di venire a scuola con il pallone in futuro. -
-Signor preside, lo so che è vietato ma io non capisco questa vostra presa di posizione ,perché, perché non si può fondare un club di calcio?? Io amo moltissimo questo sport e non voglio smettere di giocarci!-
-Mi ascolti Misaki , noi non siamo tenuti a darle spiegazioni, le nostre regole parlano chiaro, gli studenti non possono praticare qui nella scuola sport non contemplati nel regolamento, chi non rispetta questa regola avrà seri problemi durante la sua permanenza qui, e credo che lei non voglia dare preoccupazioni a suo padre adesso..sò che è in viaggio, ma non sarebbe una bella cosa se al suo ritorno scoprisse che lei ha creato guai all'istituto. -
Taro si sentiva in trappola, l'ultima cosa che voleva era creare problemi a suo padre, quindi..c'era una sola cosa che avrebbe potuto fare.
Abbassò la testa trattenendo un sussulto, i pugni chiusi..
-Si signor preside, come vuole lei, le assicuro che non verrò mai più con il pallone a scuola!-
Uscito dalla presidenza Taro si sentiva scoppiare..voleva correre via, scappare, ritornare in Giappone, ritornare dai suoi amici..
-Ehi Taro allora come é andata?-
Jean stava sulla soglia della sua classe, lo sguardo dispiaciuto, teneva il pallone di Taro in mano..o meglio, quel che rimaneva del pallone, infatti era stato scarabocchiato e bucato.
Taro lo prese e lo guardò, i suoi sogni si erano infranti, sapeva infatti che quella sarebbe stata la sua scuola per otto anni, tutte le medie e il liceo, e sapeva che non avrebbe più disputato partite, mai più provato l'emozione di fare goal.
Strinse il pallone, lo strinse per tutte le lezioni, lo strinse mentre tornava a casa con il sole oramai al tramonto..si avvicinò alla Senna..era così bella, brillava riflettendo le luci della sera..in un attimo il pallone scivolò nell'acqua e la corrente lo portò via.
Arrivato a casa, Taro si sentiva malissimo, vuoto, come se una parte del suo cuore e della sua anima gli fossero stati strappati,
Non mangiò neanche, il padre non c'era, era felice di questo..se lo avesse visto in quello stato sicuramente si sarebbe preoccupato; si mise subito a letto e si addormentò piangendo.

"Misaki, ehi Misaki, che è quella faccia triste? Dai andiamo a giocare , forza vieni!-
Il volto di Tsubasa era sorridente, lo stesso sorriso dei vecchi tempi.
-Tsubasa-kun..non posso, non posso più giocare a calcio, non posso più…-
-Aahahah ma dai Misaki non scherzare, avanti vieni forza!-
-Tsubasa-kun..mi spiace..-
Il volto di Tsubasa ora era scuro.
-Sei un bugiardo! Avevi detto che eravamo amici! Avevi detto che avremmo di nuovo giocato insieme! Tu..tu non sei mai stato nostro amico! -
Dietro Tsubasa erano apparsi tutti i membri della squadra, alcuni lo guardavano con rabbia, altri con delusione, altri gli davano addirittura le spalle!
Tsubasa continuava a parlare:
-Non hai mai amato veramente il calcio, sei un bugiardo , un codardo! Addio Misaki, non ci rivedremo mia più credo..-
Si allontanarono tutti….Misaki era rimasto da solo nel buio..
-Ragazzi vi prego! Non andate via non lasciatemi da solo, nooo non andate via Tsubasa-kun , Wakabayashi vi prego!-"





Si svegliò di soprassalto, stava singhiozzando..
-Ma perché??? Perché proprio a me????-
L'indomani a scuola era l'ombra di se stesso, Jean lo vide entrare in classe e gli si avvicinò.
-Taro, va tutto bene? Ti vedo pallido.
-No Jean non va tutto bene- il ragazzo rispose.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
-Pensi ancora al calcio vero?-
Gli occhi di Taro ripresero vita.
-Jean, come posso, come posso non giocare più a calcio?-
Il suo amico lo guardò con gli occhi tristi, poi d'un tratto gli venne una illuminazione.
-Senti, ti va di venire al mio club dopo le lezioni? Io faccio parte del club di baseball. -
-Non saprei Jean non credo di poter..-
-Ehi niente no chiaro? Vieni e basta!-
Non gli aveva neanche lasciato finire la frase, e subito dopo le lezioni lo trascinò di peso.
Entrarono nella sede del club dove vennero accolti da un gruppo di ragazzi.
-Ehi Jean, che fine avevi fatto? Sei di nuovo in ritardo ma bravo, per punizione ti farai 20 giri di campo!-
Il capitano della squadra era un ragazzo più grande, si chiamava Francois ed era molto rispettato da tutti perché maturo e comprensivo, oltre che un grande campione.
-Capitano no aspetta! Vedi ho portato con me un nuovo membro, ti prego niente giri di campo!!!-
Taro non capiva nulla, dopo 10 minuti si ritrovò con una uniforme da baseball e una mazza in mano.
-Allora Taro Misaki, fammi vedere come sai colpire la palla!
Francois voleva vedere come se la cavava il ragazzino nuovo e si era subito attrezzato allo scopo.
Avrebbe lanciato una delle sue palle più complesse , solo per vedere se almeno Taro avrebbe intravisto o intuito la traiettoria del bolide, giusto per prova..
-Ok Taro io parto, via!-
La palla era una scheggia, Taro neanche la vide, non aveva neanche la voglia di provare.
-Ah ragazzi che schiappa! Jean ma chi ci hai portato???-
Jean si avvicinò a Taro.
-Ascolta Taro, ti ho portato qui perché ti puoi scaricare colpendo la pallina..pensa che sia la faccia di Monsieru De Clavert, prova a pensare a lui e colpisci con tutta la tua rabbia!-
Gli occhi di Taro si infiammarono.
-Lui, lui… per colpa sua io non posso più giocare a calcio…-
Francois aveva lanciato l'ultima palla, Taro era furioso senza neanche pensarci ruotò la mazza con tutta la sua forza…
Tutti rimasero a bocca aperta, aveva fatto un fuoricampo!
Neanche lui ci poteva credere!
Il club al completo si avvicinò a lui e i ragazzi cominciarono a congratularsi.
-Accidenti ti prego entra nel nostro club sei fortissimo!-
Francois si avvicinò, gli sorrise:
-Accidenti Taro Misaki, tu si che te la cavi, se entrassi nel club diventeremmo veramente invincibili, certo, ti manca l'esperienza, ma con il tuo talento non ti ci vorrà molto per diventare il migliore!-
Taro non ci poteva credere, aveva conosciuto moltissime persone nel giro di un pomeriggio.
Sapeva oramai che il calcio non era più nella sua vita e in fondo, era stato appagante pensare alla pallina con la faccia di Monsieur De Clavert..
-Credo..credo che accetterò, mi farebbe piacere entrare nel vostro club!-
-EVVIVA! -
Tutti avevano urlato. Tutti facevo festeggiamenti, Taro si lasciò trasportare.





Era iniziata una nuova vita, una vita in cui Taro non avrebbe più giocato a calcio, una vita senza il suo migliore amico. Non aveva idea di che cosa lo aspettasse ma oramai non poteva più tornare indietro.
-Tsubasa-kun perdonami non potremo mai più giocare a pallone insieme!





Da quel giorno Molti altri ne passarono,Taro se la cavava veramente molto bene nel baseball per essere uno alle prime armi.
In poco tempo fece amicizia con tutta la squadra e diventò molto popolare tra le ragazze, anche perché, oltre ad essere molto bravo nello sport, era sempre gentile con tutti e eccelleva nello studio.(oltre che essere un gran figo^____- ndA)
Oramai era inverno..si stava disputando una partita importante..Taro era l'ultimo battitore, se avesse colpito la palla avrebbero vinto il match.


All'entrata della scuola, una figura minuta stava oltrepassando il grande cancello con l'emblema dell' istituto. Era una ragazzina dagli occhi vivaci e dai capelli corti, aveva un'espressione un po' triste e stringeva tra le mani un pallone da calcio.
-Perché ..perché sono dovuta andare via dalla mia scuola, perché ho dovuto lasciare tutti i miei amici? Beh in realtà non che ne avessi molti..già..chi é che veramente in Giappone avrei potuto considerare mio amico? Ah i ragazzi del club dei supporter no di sicuro..Hishizaki e gli altri neanche a parlarne..e Tsubasa-kun poi..-
La ragazzina assunse una espressione corrucciata.
-Accidenti a lui ma perché non ha mai capito quello che provo???? Tsubasa-kun perché sei così cieco? Eppure io ti ho sempre incitato con tutto il mio affetto..ho sempre cercato di esserti vicina..-
La ragazzina aveva gli occhi pieni di lacrime, ricordare certe cose le faceva male, eh già , era innamorata di un tonto spaziale(wow come son buona lo ho chiamato solo tonto^^;;ndA) che non aveva altro pensiero che il calcio e andare in Brasile!
Eppure lei, in tutto e per tutto, aveva provato negli ultimi tempi a farlo svegliare un po', sapeva che non lo avrebbe rivisto,avrebbe voluto portare di lui un ricordo dolce e invece il suo più bel ricordo é una frase del tipo:
-Ehi ,ciao Anego senti, non sai per caso dove sono i ragazzi? Dovevamo vederci per gli allenamenti ma non c'è ancora nessuno a quanto vedo..-
Tsubasa...Oozora Tsubasa il mio primo amore, ah se lo prendo giuro che...
Ma si fermò all'istante..era ancora il maschiaccio di prima, beh in fondo aveva solo 11 anni..ma si era ripromessa di cambiare, di diventare un'altra, di farlo in modo che, semmai si fossero rivisti, lui la avrebbe guardata in modo diverso e non come la "sorella maggiore" che urla dai bordi del campo di calcio!
Era determinata, sarebbe diventata un'altra, ma non avrebbe mai lasciato il calcio , anche lei lo aveva cominciato ad amare oramai; anche perché la faceva sentire più vicino al suo adorato campioncino.
-Chissà..magari stavolta invece di fare il capo tifoseria potrei diventare la manager del club di calcio, tanto sicuramente in questa scuola ce ne sarà uno.
Ma sarà tutto diverso, io cambierò lo giuro! Tsubasa-kun vedrai..ti farò innamorare di me!
Assorta nei suoi pensieri non si era accorta di essersi persa nel cortile.
-Accidenti e ora come faccio? Questo cortile é immenso!-
Poi in lontananza sentì delle voci..molte voci e avvicinandosi vide che si stava giocando una partita di baseball; essendo bassina e piccolina riuscì a farsi spazio tra le ragazzine urlanti e ciò che vide la lascio a bocca aperta, ma non solo per lo shock, anche per la delusione...

Si era arrivati all'ultimo inning.
Il lanciatore aveva già preso la mira e sparato il suo bolide, Taro in battuta riuscì a fare un gran fuoricampo e con una corsa alla casa base portò la sua squadra alla vittoria.
Si alzò un grido, le ragazze saltavano dalla gioia, i ragazzi si congratulavano; avevano vinto una partita importantissima, la folla aveva invaso il campo e tutti festeggiavano intorno al ragazzo quando all'improvviso lui si fermò, scorse una faccia familiare tra le tante.
Si apri un varco e guardò meglio, ciò che vide lo stupì grandemente.
Una ragazzina con i capelli corti e l'uniforme della sua scuola lo guardava..ma a differenza delle altre, i suoi occhi erano pieni di tristezza, aveva in mano un pallone da calcio e lo teneva stretto sé, come se avesse timore che scomparisse.
Taro si avvicinò a lei e la riconobbe solo quando le fu davanti.
I capelli scuri ,gli occhi luminosi, un tempo esprimevano una immensa gioia di vivere e vivacità, ora tristezza; il ragazzo ancora incredulo balbettò..
-A...A...ma ..ma tu sei Anego?-
La ragazzina fece un mezzo sorriso.
Neanche lei si sarebbe mai aspettata di incontrare Taro nella sua stessa scuola ma non solo, anche di incontrarlo in questa situazione.
-Misaki-kun hisashiburi desu!-
-Anego ma sei proprio tu??-
-Si sono io..-
-Ma che ci fai qui in Francia? E poi con quella uniforme!-
-Potrei chiederti la stessa cosa Misaki-kun, che ci fai con quella uniforme?-
I suoi occhi erano indagatori ma celavano anche un pizzico di rabbia e delusione.
Misaki abbassò lo sguardo..Sanae, al contrario , lo fissò intensamente per cercare di comprendere che cosa avesse potuto trasformare l'allegro Misaki amante del calcio ,in Misaki il campione di baseball.
-Misaki-kun, forse sono stata indiscreta, scusami, mi spiace non sono affari miei. -
Sanae fece per andarsene quando si sentì sfiorare il braccio.
-No! No Anego, credo di doverti una spiegazione, dammi un secondo che mi cambio e parliamo ok?-
-Ok!-
Taro si voltò e corse dentro agli spogliatoi
-Ehi Taro ma chi è quella graziosa ragazzina con cui parlavi la tua nuova fidanzata???-
A parlare era stato Patrick un ragazzo molto tarchiato dai lunghi capelli castani che faceva il ricevitore, era un bravo giocatore ed anche un ottimo amico solo un po' invadente.
-No non é la mia fidanzata é solo una vecchia amica-
-Seee ma a chi la vuoi dare a bere e bravo il nostro rubacuori!!! -Jean lo prendeva sempre in giro per la sua grande popolarità con tutte le ragazzine..in effetti non ce ne era una sola in tutta la scuola che non lo adorasse.(eheheh e ti credo, Taruccio bello di mamma!! ndA)
Taro sapeva che non si poteva discutere con i suoi compagni di squadra, e che negare non serviva a nulla, ma in cuor suo era contento che Anego fosse lì, lei gli ricordava il Giappone e le memorie mai morte del suo passato da calciatore.

Il vento era leggero, sebbene fosse inverno ,il freddo vero era ancora lontano e Taro e Sanae camminavano per il cortile della scuola, mentre il ragazzo raccontava la sua storia.
Ad un tratto si fermò.
-Anego ma tu che ci fai qui?-
-Wow fino a due secondi fa mi stavi raccontando la tua storia e ora chiedi di me? Comunque te lo dico, mio padre ha avuto un trasferimento qui alla filiale parigina della azienda dove lavora e noi ci siamo trasferiti con lui, così ho lasciato il mio paese, i miei amici,Tsubasa-kun..-
Era arrossita..Sanae era arrossita e Taro se ne era accorto, non sapeva perché ma la trovata incredibilmente tenera se era calma, aveva tutto un'altro aspetto, sembrava veramente una ragazza!
Anche Sanae era stupita, non aveva mai parlato molto con Taro in Giappone, eppure la cosa gli sembrava così naturale, così semplice, altro che Tsubasa-kun!
-Comunque Misaki-kun ciò che hai fatto lo capisco molto bene ma..come, come hai potuto rinunciare al tuo sogno? E la nazionale? Hai pensato a questo? Tu sei bravo, un campione, la nostra nazionale ha bisogno della coppia d'oro del calcio giapponese e poi, Tsubasa-kun come credi che la prenderà quando lo saprà?
Come puoi rinnegare il tuo passato, i tuoi amici, il tuo 'migliore amico' ,colui che non ti ha fatto mai sentire solo? Come hai potuto cancellare dalla tua mente ciò che ti ha permesso di vivere stupende emozioni e ti ha regalato così tante gioie??-
Taro si sentiva un verme, era vero tutto..aveva rinnegato il suo passato, si era formato una maschera per dimenticare ciò che aveva vissuto, gli affetti degli amici più cari.
La ragazza era determinata invece, il suo volto era deciso i suoi occhi calmi ma allo stesso tempo irruenti.
Ci fu una pausa, Sanae rimase in silenzio, e quelli che erano pochi secondi a Taro sembrarono ore immense.
-Io ti aiuterò..-
-Che cosa? -Taro non capiva.
-Io ti aiuterò..dato che rimarrò in questa scuola ti aiuterò a ritrovare il vero Misaki, vedrai, riusciremo a fondare un nuovo club di calcio. Troveremo i membri e convinceremo tutti, ti prego Taro non rinnegare più il tuo passato, non negarti più il piacere che provavi ogni volta che calciavi il pallone, non dimenticare gli amici che hai conosciuto grazie ad esso; fallo per te stesso, sono sicura che tuo padre sarà più felice si ti saprà contento non credi?
Io dal canto mio ti aiuterò in tutti i modo possibili,lo prometto, non gettare via una cosa che per te ha significato così tanto!-
Ora il suo sguardo era cambiato, Sanae era serena, sentiva di aver ritrovato un pezzo di casa con Taro...sentiva di aver trovato qualcosa di speciale, ma non sapeva cosa.
Detto questo si avvicinò a lui e gli diede il pallone.
Taro lo prese e lo strinse forte forte poi la guardò..finalmente Sanae stava sorridendo..era un sorriso stupendo che la illuminava, sembrava un angelo.
-Grazie A...no Sanae!-
La ragazza arrossì, era la prima volta che qualcuno la chiamava per nome, sulla bocca di Taro aveva un bellissimo suono.
Anche lui arrossì, non era certo il tipo da prendersi simili confidenze, in realtà non sapeva perché, ma chiamare Sanae per nome sembrava..giusto e poi, quando lei prima lo aveva chiamato per nome si era sentito bene, come se fosse naturale.
Si guardarono a lungo, poi lui prese a palleggiare.
-Allora che ne dici come è il mio stile?-
-Beh forse un pò incerto manca di esercizio.. Blea!-
Gli aveva fatto una liguaccia ed era scoppiata a ridere, una risata fresca, ingenua.
-Credo che ora sia arrivato il momento di tornare a casa Taro. Le lezioni sono finite e domani ci aspetta una dura battaglia.
Il cuore di Taro andava all'impazzata, ancora ci pensava: lei lo aveva chiamato per nome..come era che una ragazzina che in Giappone non aveva neanche notato ora gli faceva questo effetto?
Incamminandosi verso casa, sentiva che in lui qualcosa era cambiato, qualcosa di vecchio era tornato, quella grande felicità che solo il pallone poteva dargli era di nuovo lì..ma, ora, a questo, si aggiungeva un'altro sentimento..uno più strano, complesso che gli faceva battere il cuore forte.
Sapeva che oramai sarebbe stato tutto diverso per lui.
Entrambi pensarono a Tsubasa in quel momento..entrambi, per motivi diversi, forse sarebbe stato questo più avanti il loro vero problema o almeno il vero problema per Taro; ma per ora, era una ipotesi ancora lontana e i loro pensieri si perdevano nel rumore del battello che attraversava la Senna.

FINE PRIMO CAPITOLO


*NB Nella lingua giapponese quando ci si rivolge a qualcuno non lo si chiama mai solamente per nome , al nome della persona infatti si devono per forza aggiungere dei suffissi che determinano il grado di conoscenza che si ha con colui al quale ci si rivolge, questi sono: il -chan , il -kun e il -san. I suffissi si attaccano al nome ,i primi due si usano tra persone che si conoscono bene soprattutto fra ragazzi il -chan per le femmine e il -kun per i maschi, il san si usa indifferentemente per maschi e femmine ma soprattutto in luoghi di lavoro o incontri d'affari.
Solo tra fidanzati o tra coloro che hanno un rapporto molto stretto ci si chiama per nome senza suffissi. (Addirittura anche i genitori se si devono rivolgere ai figli usano il -kun o il -chan)*



*Hisashiburi desu: E' tanto che non ci vediamo.*