LA SAGA DEI SANTI DI BRONZO

Capitolo 2 - Partenza

"Fermati Shun ! ! !" gridò Ikki, cercando di richiamare il fratellino che, dopo l'estrazione, era scappato via sconvolto.

Non gli fu difficile raggiungerlo ; lo afferrò per un braccio e lo costrinse ad arrestare la sua corsa.

Shun si arrese alla forza del fratello e si abbandonò contro di lui, ma continuava a singhiozzare.

Ikki lo fece sedere sul prato e si inginocchiò al suo fianco :

"Non è ora che la smetti di frignare ?"

Invece di obbedire, il piccolo si mise ad urlare in modo isterico :

"Perché Ikki ? ! ! Questo non lo dovevi fare ! !"

"Di cosa stai parlando ?"

"Lo sai benissimo ! ! L'Isola della Regina Nera ! Dovevo andarci io ! ! Ti sei sacrificato per me da quando sono nato, ma questo è troppo ! !"

"Shun, non mi dire che questa volta non ti fidi delle mie decisioni... è meglio così per tutti e due..."

"Ma non è vero ! ! Quello è il posto più pericoloso ! ! Hai sempre detto che vorresti solo la mia felicità, ma se adesso io dovessi sopravvivere e tu morire, sarò condannato a una vita di terribile rimorso ! !"

Ikki rimase interdetto : a questo non ci aveva pensato...

Con la sua decisione aveva dimostrato di non avere fiducia in Shun ; forse l'aveva addirittura umiliato e se davvero le cose fossero andate come Shun temeva, il suo fratellino sarebbe stato condannato ad un'eterna infelicità.

Eppure, dentro di sé, Ikki sentiva di avere fatto la scelta giusta.

Obiettivamente lui credeva di avere qualche possibilità di cavarsela in quell'inferno che aveva descritto Mylock... Shun no... Per lui sarebbe stata dura anche nella più facile scuola di addestramento.

No... non aveva sbagliato :

"Shun, ascolta... una vita di rimorso sarebbe la mia se tu morissi su quell'isola e io sapessi di non avere fatto niente per salvarti... Credimi... con il mio gesto ho solo dato ad entrambi una possibilità in più di rivederci tra sei anni..."

Shun si sdraiò di fianco sul prato e strinse nei pugni due ciuffi d'erba, nascondendo leggermente il viso nell'incavo di un braccio :

"Io credo che non sia giusto" mormorò "Non riesco a sentirmi bene..."

"E invece è giusto così !"

Entrambi sussultarono a quella voce ; Shun si sedette di scatto, guardandosi intorno con aria smarrita.

Persino Ikki era sconcertato...

Alman di Thule era apparso alle loro spalle : il suo sguardo non mostrava la solita durezza.

Istintivamente Shun si avvicinò di più a Ikki, che scrutava con il solito sospetto quel volto anziano e ombroso.

"Tuo fratello ha agito con la massima saggezza Shun, non solo spinto dall'affetto..."

I bambini erano sconcertati : come mai Alman era così gentile ?

C'era quasi commozione nella sua voce.

"E' stato il destino a guidare il cuore di Ikki... Le stelle vogliono così, credetemi... Sei tu a dover lottare per l'armatura di Andromeda, Shun..."

Shun avrebbe voluto chiedergli da dove prendeva tutta questa certezza ma deglutì, senza riuscire a tirare fuori neanche un flebile suono.

Ikki, invece, parlò, senza la minima timidezza :

"Visto che sa tante cose, per quale armatura dovrò combattere io ? Quale armatura c'è sull'Isola della Regina Nera ?"

Alman non si adirò per il tono strafottente di Ikki ; scosse semplicemente la testa e rispose :

"Non lo so... Sono poche le armature di cui conosco con certezza l'ubicazione... L'Isola della Regina Nera è un totale mistero per me... Io sono solo uno strumento, come voi... Non mi è stato rivelato tutto."

Nel frattempo, un altro ragazzino si era avvicinato al gruppetto, ascoltando incuriosito quella conversazione.

Si trattava di Seiya che, dopo un po', si decise a farsi avanti :

"Signore..." esclamò con la sua vocetta vivace e tenendo fieramente il nasino all'insù.

Alman rivolse così a lui le sue attenzioni e nuovamente, lo fece con una disponibilità impensabile :

"Che c'è Seiya ? Vorresti qualche informazione ?"

Seiya annuì.

"D'accordo... hai avuto un grande onore sai ? Tu lotterai per una delle armature più importanti... si dice che, pur essendo solo un'armatura di bronzo, sia unica e abbia delle particolarità eccezionali ! Non per niente si trova in Grecia, la patria dei sacri guerrieri di Athena... se riuscirai a diventare un sacro guerriero, quella corazza, protetta dal cosmo di Pegasus, sarà tua !"

Seiya non parve particolarmente colpito da quelle parole : c'era una questione che gli premeva maggiormente :

"Posso chiederle una cosa ?"

"Dimmi ragazzo !"

"Se riuscirò a portare quell'armatura in Giappone, potrò rivedere mia sorella ?"

"Sì Seiya... te la farò rivedere..."


Il cuore di Alman era greve e triste.

Cosa aveva fatto a quei ragazzi ?

E se tutto fosse stato inutile ? Se si fosse trattato solo di una colossale menzogna invece che di una necessità voluta dalle stelle ?

Se quelle crudeltà e quei sacrifici che aveva inflitto ai bambini e quelle ancora più dure che li aspettavano alle scuole di addestramento avessero finito per rivelarsi nient'altro che cattiverie gratuite ?

Molti di quei ragazzini sarebbero morti per niente, tra inimmaginabili atrocità : li stava privando di un futuro tranquillo, normale e sereno...

O forse no dopotutto : quell'incontro di sei anni prima che aveva segnato la sua esistenza, gli aveva affidato un messaggio che non aveva potuto non ascoltare, una missione che doveva compiere a tutti i costi...

Erano troppe le coincidenze, le cose che dopo quella memorabile notte in Grecia si erano spiegate.

Primo fra tutte queste cose, il suo impulso a viaggiare e ad unirsi con così tante donne nel giro di poco tempo : pensare che in gioventù, non era mai stato un libertino.

E ognuna di quelle relazioni aveva dato almeno un frutto : si era ritrovato con un centinaio di figli, tutti maschi, sparsi su tutto il globo.

Dopo la notte della rivelazione, aveva compreso che tutto era accaduto per uno scopo : lui stesso era stato uno strumento del destino e degli dei, come quelle donne e quei bambini.

Concitate urla infantili portarono i suoi passi verso un angolo degli immensi giardini.

Riecco la solita scena ; era giunto il momento di darci un taglio o la maturazione della piccola Saori sarebbe stata compromessa...

Sarebbe stato un disastro se fosse cresciuta così dispotica e prepotente, se avesse continuato a farsi odiare da quei ragazzi.

La bambina era sulla schiena di Asher e con il frustino da amazzone, lo incitava a correre carponi sulla ghiaia.

Il volto del ragazzino era sofferente, ma stringeva i denti ; i compagni erano intorno ai due, alcuni frementi di rabbia, altri angosciati.

All'improvviso Saori lo vide e, con foga, scese dalla schiena di Asher e gli corse incontro, precipitandosi tra le sue braccia.

Alman vide Asher lasciarsi scivolare a terra : aveva i pantaloni strappati, le ginocchia e i palmi delle mani sanguinanti e graffiati dalla ghiaia.

Alman abbracciò la bambina :

"Non sono mai alla villa e sbaglio ; dovrei controllare con i miei occhi come vanno le cose..."

Pensava anche a Mylock, che abusava del potere che aveva sui bambini e spesso esagerava.

Ma soprattutto, la paura l'aveva spinto a viziare Saori, appoggiandola in ogni angheria verso gli altri piccoli ospiti.

"Avrei dovuto occuparmi di più della tua educazione, nipote mia..."

La fece voltare, in modo che gli occhi della piccola duchessa potessero puntarsi su Asher...

Con sua soddisfazione, Alman notò un doloroso stupore sul visino di Saori mentre osservava il sofferente ragazzino sostenuto dai compagni.

Non era mai accaduto, prima, che lo sguardo della bambina superasse l'indifferenza : era cambiato qualcosa ultimamente.

Le parole che Alman aveva in mente, non potevano fare che bene :

"Vedi cosa hai fatto al povero Asher ? Sono sicuro che ti dispiace e che d'ora in poi mostrerai a questi ragazzi, che stanno per andare a rischiare la vita da soli, in posti sconosciuti, tutta la cura e il rispetto che meritano.. perché lo fanno anche per te piccola... anche per te lotteranno in questi anni... dovrai essere una guida per loro, ma non una tiranna... dovrai conquistare la loro fiducia e il loro amore con fermezza, certo, ma una dolce fermezza... dovrai tirare fuori tutta la bontà che è nel tuo cuore e ce n'è tanta, anche se non hai ancora imparato a usarla... ma io questa bontà la vedo già rispecchiata nei tuoi occhi... "

La bambina lo ascoltava attentamente , con curiosità ma senza un eccessivo stupore : Alman comprese che saori stava gradualmente acquistando la consapevolezza necessaria...

Presto avrebbe compreso da sola chi era ; non ci sarebbe stato bisogno del suo intervento.


"Shun, ti stavo cercando..." disse Hyoga giungendo inaspettato alle spalle dell'amico.

Shun sussultò e si voltò verso di lui... Aveva gli occhi rossi e lucidi : Hyoga comprese che aveva pianto di nuovo...

Lo faceva più spesso del solito ma mentre prima, nei momenti di disperazione, andava a rifugiarsi tra le braccia di Ikki, ora cercava di non farsi vedere da lui : gli aveva promesso che sarebbe stato forte e voleva dimostrare questa forza imparando anche a tenere per sé il dolore, senza farlo pesare a coloro che amava... era un fardello suo e che doveva portare solo lui...

Ma Hyoga era il suo confidente ; cercavano di farsi coraggio a vicenda, anche se Hyoga sentiva di essere stato più fortunato di Shun : sarebbe tornato nella sua terra d'origine e non aveva nessun rimpianto, nessun senso di colpa contro cui combattere...

Non sapeva cosa dire per sollevare Shun dalla difficile situazione in cui si trovava e, come se non bastasse, il piccolo sarebbe stato tra i primi a partire : ormai era questione di giorni...

Hyoga, invece, sarebbe stato tra gli ultimi.

Shun lo guardò un attimo, senza dire nulla, poi abbassò il volto.

Fu Hyoga a rompere il silenzio, un po' timidamente, perché riteneva che ogni cosa che avesse detto sarebbe stata inutile o addirittura fuoriluogo :

"Vorrei... poter fare qualcosa per te Shun..."

Il piccolo si strinse nelle spalle :

"Siamo tutti nella stessa situazione..."

"Non è vero... la tua è un po' particolare..."

"Lo so cosa pensate tutti... che io sono un egoista e ho messo mio fratello in pericolo di vita per salvarmi..."

Hyoga emise un'esclamazione indignata : davvero pensava una cosa del genere ? Che gli altri lo giudicassero colpevole ?

Forse c'era qualcuno che la pensava così, ma erano i più insensibili e superficiali, non certo lui.

"Una simile idea non mi ha nemmeno sfiorato, Shun !"

Shun si lasciò sfuggire un sospiro penoso, il suono stesso dell'angoscia :

"Ma è così... Sono un essere debole e inutile, buono soltanto a rovinare la vita di Ikki... che ci sono venuto a fare al mondo ? !"

"Non devi parlare in questo modo... l'abbiamo già fatto questo discorso... tu sei venuto al mondo per dare un senso alla vita di Ikki e anche per dimostrare quanto vali... e riuscirai a dimostrarlo !"

Il ragazzino guardò Hyoga con un'infinita gratitudine negli occhi verdi e, con un singhiozzo, si asciugò le lacrime che non era riuscito a trattenere :

"Sono contento di averti conosciuto... Però, sono così triste di dover lasciare anche te... Se torneremo tra sei anni, forse tu mi avrai dimenticato..."

Il piccolo russo si sentì intenerito dall'affetto che Shun provava per lui :

"Dimenticarti ? Sei stato una delle poche cose belle che mi siano successe dopo la morte di mia madre, una consolazione... Se farò del mio meglio in questi sei anni sarà anche per la speranza di rivederti... e se accadrà, saprò dimostrarti quanto la nostra amicizia conterà ancora tanto per me ! Sei legato ad un momento significativo della mia vita... non potrei scordarmi di te neanche se lo volessi... e comunque non vorrei !"

Adesso, lo sguardo di Shun era quasi incredulo per ciò che aveva udito ; a Hyoga venne da sorridere :

"Ora Shun, facciamo un giuramento : tra sei anni, quando torneremo, chiederemo notizie l'uno dell'altro e faremo di tutto per incontrarci... e allora passeremo il resto della nostra vita camminando fianco a fianco !"

Allungò la mano destra ; Shun fece altrettanto e intrecciò il mignolo con il suo.

"Giuriamolo Shun... giuriamo che tra sei anni ci vedremo qui, in questo punto, in questo stesso giorno !"

Shun annuì ; gli occhi dei due bambini si specchiavano gli uni in quelli dell'altro, due paia di occhi, bellissimi anche se così diversi, accomunati dal luccichio dovuto alla commozione di entrambi.

"Che la maledizione ci colga se uno di noi due dimenticherà questo patto !" aggiunse ancora il piccolo russo...

"Ikki, un po' di tempo fa, mi ha detto, per farmi coraggio, di pensare a come devono stare male quelli che non avranno nessuno ad aspettarli tra sei anni" disse Shun, con la sua vocina tremante "mi sei venuto in mente tu ed ero così triste per te... ma adesso..."

"Sì Shun... mi hai appena dato un motivo per essere più forte, perché anch'io avrò un fratello da cui tornare...."

Aveva pronunciato quelle parole senza riflettere ; ma Shun non poteva comprendere le reali implicazioni che si celavano in quel fratello... aveva accolto quella parola come una manifestazione di profonda amicizia da parte di Hyoga.

Era vero, pensò il piccolo : adesso, l'amico aveva qualcuno da cui tornare... lui però si trovava costretto ad abbandonare un fratello in più... e aveva così tanta paura di non farcela... non si sentiva fiducioso e combattivo come la maggior parte dei suoi compagni...

Era terrorizzato, non solo per la paura di perdere la vita ma forse soprattutto per la consapevolezza che così, avrebbe tradito la fiducia di chi credeva in lui


Ancora un giorno, l'ultimo che avrebbe passato con il fratellino...

Dalla finestra penetravano le prime luci di quell'ultima alba in cui si sarebbero risvegliati stretti l'uno all'atro e in cui Shun avrebbe potuto trovare protezione tra le sue braccia.

Anche quella notte il piccolo l'aveva passata nel letto del fratello maggiore, ma questa volta, neanche quel contatto era riuscito a tranquillizzarlo... perché anche Shun era consapevole che d'ora in poi, avrebbe dovuto farne a meno...

Aveva scalciato e si era lamentato per ore, calmandosi solo verso il mattino.

Neanche Ikki aveva dormito, ma non perché Shun l'aveva disturbato : era lui stesso troppo teso, troppo ansioso.

Forse era ridicolo, ma si sentiva vicino a quelle madri a cui veniva strappato un cucciolo ; aveva trascorso la notte ad abbracciare il fratellino, a riempirlo di baci sulla fronte e ringraziando il cielo perché il buio impediva a Shun di scorgere le lacrime silenziose che solcavano le sue guance : vedere il fratello così abbattuto e scoraggiato, non avrebbe aiutato quel bambino che era il più sensibile ed emotivo che si fosse mai visto.

Ikki si guardò intorno : dormivano tutti e la sveglia non era ancora suonata... dal giorno dell'estrazione, ai bambini erano state concesse più ore di riposo.

Shun gemette e sussurrò qualche parola :

"Non lasciarmi... Ikki... niisan... ho paura..."

Ikki sentì un dolore al petto : credeva che il suo cuore stesse per spezzarsi.

Lo strinse più forte ; anche lui aveva paura... si era sforzato di avere fiducia nelle capacità del fratellino, ma proprio non riusciva ad immaginare Shun tra i pochi sopravvissuti, in quell'esperienza atroce che li aspettava...

Come avrebbe potuto quella creatura così fragile e delicata, sopportare le condizioni di vita che, come era stato detto ai ragazzi, nelle scuole di addestramento erano proibitive ?

Come avrebbe potuto il suo fratellino, così ingenuo e vulnerabile, incapace di ogni pensiero negativo, essere addestrato alla guerra ?

Ikki si sforzava di immaginare un Shun tredicenne, che indossava con fierezza un'armatura ed esibiva uno sprezzante atteggiamento da guerriero, ma proprio non ci riusciva...

Come sarebbe stato Shun tra sei anni ?

Non ci sarebbe stato nessun Shun tra sei anni... qualche maestro spietato si sarebbe accanito su quel bambino buono ed indifeso ed avrebbe stroncato la sua vita, nel tentativo di trovare in lui un briciolo di cattiveria in nome di Athena...

Per quanto si impegnasse, Ikki non riusciva ad immaginare suo fratello adulto... tutto quello che vedeva nella propria mente erano quei due grandi occhi verdi, spalancati e pieni di terrore e di lacrime... il piccolo corpo ricoperto di ferite provocate dagli addestramenti... l'immagine di Shun che moriva invocando il suo nome, circondato da esseri senza volto e insensibili, che non mostravano la minima pietà per le sofferenze di un bambino.

Ikki scosse la testa : no, doveva cacciare quell'immagine... era dovuta alla sua ansia, alla consapevolezza di non poterlo più proteggere...

Senza rendersene conto, cominciò a singhiozzare ; non riusciva più a trattenersi.

Pregò che Shun continuasse a dormire ancora per un po'.

Una mano si posò affettuosamente sulla sua spalla : era Hyoga... Ikki scostò malamente quella mano che voleva dargli conforto e scattò in piedi.

Quel gesto brusco svegliò Shun, il quale si stropicciò gli occhi e guardò intorno con il suo solito sguardo da cerbiatto smarrito.

"LASCIAMI IN PACE ! ! !" gridò Ikki.

"Non fare così..." sussurrò Hyoga "Io... ti capisco..."

"No che non capisci ! ! Nessuno può capirmi ! ! !"

Ikki, in pigiama, diede una spinta a Hyoga e scappò via di corsa.

Quasi tutti i bambini erano stati svegliati da quel baccano.

"E invece posso capirti eccome..." mormorava Hyoga continuando a fissare tristemente il punto in cui il compagno era scomparso "Se solo sapessi cosa mi lega a te... a tutti questi bambini.... ma soprattutto a Shun.... anche io lo giudico... il mio fratellino..."

Una piccola mano si aggrappò a una falda del suo pigiama ; si voltò verso gli occhi sgranati di Shun, inginocchiato sul letto :

"Che cosa è successo Hyoga ?" squittì con quella flebile vocina da cucciolo indifeso che era solo sua.

Hyoga si sedette al suo fianco :

"Niente di grave... non preoccuparti..."

"Stasera... dovrò partire... non era un brutto sogno... è proprio vero..."

"Oh... Shun..."

"Hyoga... cosa aveva mio fratello ? Perché litigavate ?"

"Non stavamo litigando... lui... è solo molto triste..."

Shun balzò giù dal letto e si vestì in fretta e furia :

"Sono un egoista ! Devo andare da lui !"

Nel giro di pochi istanti, anche lui varcò la soglia della camera, mentre i compagni assistevano perplessi a quella scena.

Shiryu e Seiya si avvicinarono a Hyoga.

"Si può sapere che diavolo è successo ?" chiese Seiya.

"Quello che dovevamo aspettarci il giorno in cui Shun e Ikki avrebbero dovuto separarsi..." rispose Shiryu.

Hyoga non aveva più staccato gli occhi dalla porta :

"Sì Shun... vai da lui... solo voi due potete trovare le parole giuste da dirvi..."


Ikki era rannicchiato ai piedi dell'albero, punto di riferimento dei due fratelli ; teneva il viso nascosto tra le braccia... Shun non l'aveva mai visto così, ma chissà quante volte Ikki aveva combattuto da solo contro la tristezza, senza farsi vedere dal fratellino... Lui non aveva nessuno cui appoggiarsi nei momenti di sconforto.

Povero Ikki, si disse Shun... sono una vera palla al piede ; non deve affrontare solo la paura di un difficile addestramento, ma anche l'ansia per un fratello debole e incapace.

Si avvicinò così silenziosamente che Ikki non lo udì, finché non si lasciò cadere al suo fianco ; solo allora il ragazzo bruno sollevò il viso e si voltò verso di lui.

Quando lo vide, sfregò velocemente il braccio sul viso bagnato per asciugare le lacrime e, con una capacità di ripresa miracolosa, gli rivolse uno dei suoi soliti, rassicuranti sorrisi.

Shun ricambiò quel sorriso meglio che poté ; rimasero a fissarsi così, a lungo, senza parlare.

Una mano di Ikki si allungò ad accarezzare i riccioli del fratello, ai quali la luce dell'alba donava un colore singolare e prezioso : sembravano risplendere di luce propria, accendendosi di svariati riflessi in tutte le tonalità del biondo e del rosso.

Anche la pelle bianca del bambino era illuminata dai primi raggi del sole, in quel momento particolare della giornata in cui ogni colore appare strano, quasi magico : Shun era come una creatura incantata, perfetta, di una bellezza eterea ma così fragile, che avrebbe potuto scomparire da un momento all'altro al contatto con la triste realtà.

Era quello che stava per accadere ? Si chiese Ikki ; il suo fratellino sarebbe davvero svanito dal mondo per trasformarsi definitivamente in un angelo ?

"E io cosa farei senza di te ?" sussurrò senza rendersene conto.

"Cosa dici niisan ?"

Ikki sussultò e si diede dell'idiota ; tutte le sue debolezze e le paure stavano sgorgando all'improvviso, abbattendo quell'argine di durezza che, fino ad ora, aveva retto senza eccessivi problemi.

Shun distolse lo sguardo per rivolgerlo a terra :

"Tu credi che non ce la farò, vero Niisan ? Per questo sei così triste".

Ikki si mise di scatto in ginocchio e lo afferrò per le spalle :

"No Shun ! ! Ce la farai ! Io sono sicuro che ce la farai ! Me l'hai promesso !"

Shun sorrise timidamente, con tristezza :

"E' proprio questa la cosa peggiore... le probabilità sono contro di me... non avrei dovuto promettere..."

Le mani di Ikki lo strinsero con maggior forza ; adesso tremavano e piangevano tutti e due.

"Oh Niisan !" singhiozzò Shun aggrappandosi a lui e nascondendo il volto nel suo forte abbraccio "Vorrei tanto esserti più di aiuto, avere meno paura ! ! Ma sto così male !"

Che sto facendo ? Pensò Ikki... Fino a poco tempo fa sono riuscito ad avere fiducia in Shun, ero riuscito a trasmettergli questa fiducia... Cosa mi sta succedendo ? Shun non è debole, è solo troppo sensibile : ma farebbe qualsiasi cosa per me, e per potermi rivedere tirerà fuori la sua forza nascosta... ne ha... ne ha da vendere ! Io lo so ! ! Una forza che in pochi possono capire... non è forza fisica, durezza, ma una forza che è tutta nel cuore ! Chi può conoscerlo meglio di me ?

Lo fissò a lungo : ora lo vedeva... gli occhi di giada erano sempre uguali, lo sguardo, il viso, sempre infantile e innocente...

Ma riuscì a vederlo nel pieno dell'adolescenza, bellissimo, elegante nelle sue forme efebiche ma non prive di una virtù, di una fierezza guerriera...

Finalmente, nei suoi pensieri, all'immagine di un bambino indifeso e morente, si era sostituita quella di un ragazzino di tredici anni, quello che Shun sarebbe diventato a dispetto di chi lo sottovalutava.

Sorrise di nuovo, questa volta con più sincerità :

"Ora lo so" disse "So che ce la farai ! ! Guardami negli occhi Shun ! !"

Il piccolo obbedì.

"Osservami attentamente... riesci a capire che ci credo davvero ?"

Shun annuì, stupito ; evidentemente, aveva notato la differenza nell'atteggiamento del fratello.

"Niisan...."

"Ti ho visto... è stato un lampo, ma ti ho visto chiaramente... un bellissimo guerriero di tredici anni, ma sempre lo stesso innocente Shun... riuscirai a diventare forte senza cambiare ! Sarà il tuo cuore a vincere l'armatura, non la tua forza fisica !"

Shun era sconcertato, ma Ikki appariva davvero convinto : la sua fiducia gli scese nell'animo, lo avvolse con un calore intenso, protettivo come le braccia del fratello.

Anche il piccolo sorrise di nuovo, e anche il suo sorriso fu più sentito e sincero.

Quella dose di fiducia che Ikki gli aveva infuso, l'aveva quasi convinto che poteva farcela.

Ma Ikki ? Quel posto terribile in cui doveva andare ? Shun si chiese se sarebbe riuscito a combattere anche contro il senso di colpa.

"Fratello e tu ? Ho paura dell'Isola della Regina Nera, paura che ti porti via da me !"

Una mano di Ikki arruffò affettuosamente i morbidi capelli di Shun e una voce spavalda e sbruffona rispose :

"Non sia mai che un'isola, un uomo con una maschera e delle difficili condizioni climatiche, mi impediscano di tornare da te... lo sai che sono forte no ?"

"Il... più forte del mondo..."

"E allora su con la vita e pensa ad essere forte anche tu !"

Le effusioni furono interrotte dal giungere improvviso di Mylock :

"Finalmente ti ho trovato microbo ! Vai a prepararti, è quasi ora di partire !"

Shun sussultò mentre il suo sguardo smarrito si spostava simultaneamente dal sorvegliante al fratello.

Anche Ikki era stato preso alla sprovvista :

"Ma è presto... deve partire stasera !"

"C'è stato un cambiamento di programma... Il pullman che deve caricare i primi bambini è già arrivato... partirà tra un'ora e Shun verrà condotto al porto dove si imbarcherà per l'Oceano Indiano !"

I bambini non se l'aspettavano ; pensavano di avere ancora tutta la giornata da passare insieme, di potersi preparare per gradi alla separazione e invece, il destino e gli adulti si accanivano sulle loro paure e sul loro dolore : ci sarebbe stata prima o poi, almeno una piccola cosa che si sarebbe rivelata dalla loro parte ?

Quell'ultima, brutta sorpresa era stata un colpo per Shun, un fulmine a ciel sereno ; Ikki lo vide tremare, vide le lacrime pronte a sgorgare dai suoi occhi, il precedente, momentaneo ottimismo, sgretolato come friabile roccia, dissolto come neve al sole.

Toccava di nuovo a lui trovare la forza necessaria per entrambi ; si accingeva a proteggerlo per l'ultima volta... Ma ora sapeva che Shun avrebbe trovato una volontà sufficiente a reagire, una volta che si fosse trovato solo.

Gli diede una gomitata e gli sussurrò in un orecchio :

"Non provare a fare uscire quelle lacrime... l'hai promesso, non deludermi !"

Shun deglutì, ma riuscì a non piangere ; Ikki si alzò e gli tese la mano... Le piccole dita tremanti di Shun si posarono su di essa e Ikki le strinse con forza, tirandolo verso di sé per farlo alzare.

"Seguitemi !" esclamò Mylock dando loro le spalle e avviandosi a grandi passi verso la villa.


Le mani di Ikki si muovevano meccanicamente, mentre preparava la poca roba che Shun avrebbe dovuto portare con sé in una piccola valigia abbastanza leggera da poter essere sorretta da un bambino di sette anni.

La tristezza nel cuore di Shun si faceva sempre più greve e opprimente, man mano che il fratello finiva di piegare i pochi abiti e li riponeva all'interno il più ordinatamente possibile, perché non risultassero troppo ingombranti.

Shun lo osservava, rimanendo immobile al centro della stanza, come se stesse assistendo ad una scena che gli era estranea, in una soffocante atmosfera onirica.

All'improvviso, mentre piegava l'ultima maglietta, le mani di Ikki si bloccarono, lo sguardo rimase basso, fisso davanti a sé, i pugni si strinsero sulla stoffa bianca e tremarono convulsamente.

Quel subitaneo attacco di dolore riportò bruscamente Shun alla realtà ; portò una piccola mano al petto, assalito da un violento batticuore che lo faceva star male.

Sentì una fitta così forte, che emise un singulto molto simile allo squittio di un topolino in trappola.

Ikki si riscosse e lo guardò con una severità tale da fargli fare un passo indietro :

"Vienimi a dare una mano... tieniti occupato o finirai per impazzire !"

Gli occhi, tuttavia, smentivano quella severità ; in essi tremolavano lacrime che, Shun lo sapeva, non sarebbero mai sgorgate.

Mosse qualche passo verso di lui, prese la maglietta tra le mani di Ikki e la strinse al petto, poi rimase di nuovo immobile, con lo sguardo a terra.

Udì Ikki sospirare...

"Shun..."

La voce era velata di ansia ; Ikki aveva notato che qualcosa non andava nel fratellino, ancora prima che Shun potesse realizzarlo....

Era già al suo fianco quando la stanza si mise a girare e le sue gambe cedettero...

Per un attimo, tutto fu buio ; si riprese quasi subito, quando le mani di Ikki lo accolsero e lo sostennero.

"Devi proprio farmi simili scherzi ? Addirittura svenire ?"

Rabbia, disperazione, tristezza, lottavano per prendere il sopravvento nella voce del fratello.

Shun riaprì di colpo gli occhi, offuscati da un velo di nebbia mentre si specchiavano smarriti in quelli del fratello.

Ikki lo condusse verso il letto :

"Sdraiati per qualche minuto... Devi essere in forma quando parti".

Shun scosse disperatamente la testa e gli gettò le braccia al collo :

"No ! Abbracciami ! Starò meglio se mi abbracci !"

Con un sospiro, Ikki lo strinse talmente forte da sollevarlo da terra.

In quel momento, la porta della stanza si aprì :

"Allora, vi manca ancora molto ? ! Aspettano solo te microbo !"

Ikki era così teso che il vocione roco e cattivo di Mylock fece sussultare persino lui ; Shun si rannicchiò maggiormente nel suo abbraccio.

Ikki cercò di giustificare il ritardo :

"Mio fratello si è sentito poco bene... è quasi svenuto..."

"Mi pare che si sia ripreso adesso... non possiamo fare privilegi per nessuno !"

"Questo significa che lo fareste partire anche se stesse male ?"

"Chi si lascia abbattere da un semplice malessere avrà vita corta nelle scuole di addestramento... lì non hanno pietà o attenzione verso le debolezze di un bambino piagnucoloso !"

Ikki stava per lasciarsi sopraffare da una rabbia incontenibile, come una mamma disperata che sa di non poter fare nulla per salvare il suo cucciolo...

Shun dovette presagire l'avvicinarsi della tempesta e, raccogliendo tutto il suo umile coraggio, si staccò dal fratello e sussurrò :

"Sto.. sto bene... sono pronto..."

Ikki lo guardò con orgoglio e gratitudine e, circondandogli le spalle con un braccio, lo accompagnò fuori, fino nell'immenso cortile dove attendeva il pullman.

Shun si bloccò nuovamente, osservando quel mezzo come avrebbe osservato un mostro degli Inferi giunto per portarlo alla dannazione...

Il motore era già acceso, gli ultimi bambini stavano salendo... Per una volta, apparivano tutti simili a Shun con quegli sguardi atterriti, pieni di domande che non avrebbero avuto risposta finché non fossero giunti a destinazione.

Spazientito per quel nuovo arresto, Mylock prelevò Shun dalle braccia di Ikki e lo condusse fino al veicolo, lasciandolo davanti all'entrata.

Ikki si rese conto dagli atteggiamenti del fratellino, che Shun era di nuovo in preda al panico e lo raggiunse mentre stava per salire sul pullman.

Si guardarono a lungo, con espressioni più significative di qualsiasi parola, quindi Ikki si sforzò di sorridere ed esclamò :

"Ricordati la promessa che ci siamo fatti e torna come guerriero !"

Shun annuì debolmente ma si vedeva che tratteneva a stento le lacrime :

"Sì... te lo prometto... ma..."

Lo sguardo ammonitore e incoraggiante di Ikki non servì a niente ; quelle immense pietre preziose che erano gli occhi di Shun, si fecero più luccicanti che mai.

"Io... vorrei tanto venire con te all'Isola della Regina Nera..."

"Shun, ne abbiamo già parlato... io me la caverò... pensa solo a quando ci rivedremo..."

In tutta risposta, il piccolo cominciò a singhiozzare ; Ikki aveva immaginato che, nonostante le parole che si erano detti, nonostante i buoni propositi, questo sarebbe stato il momento più atroce e difficile.

"Non mi avevi promesso di essere forte ? E ora ti rimetti a piangere come una femminuccia ?"

"Niisan.. voglio stare con te... hai sempre trovato una soluzione a tutto ; perché questa volta no ?"

"Fratellino... ti prego..."

Shun lasciò cadere la piccola valigia e si tuffò tra le sue braccia :

"Niisan... niisan...."

"Oh... Shun..."

Dopo il momentaneo sgomento, Ikki riprese in mano le redini della situazione ; si liberò dal soffocante abbraccio e prese una piccola mano di Shun tra le sue :

"Non fare così... ti sei sempre fidato di me no ? E io ti giuro che andrà tutto bene... ci rivedremo tra sei anni, riusciremo a mantenere la promessa perché è il desiderio più grande che abbiamo... sarà un desiderio così forte che ci farà vincere... non è forse vero che tu lo desideri come me ?"

Shun annuì.

"E allora ce la faremo ! Non può essere altrimenti ! ! Niente e nessuno potrà impedirci di stare di nuovo insieme e quando ci saremo ritrovati, non ci separeremo più !"

"Scu... scusami..."

Ikki gli arruffò affettuosamente i capelli :

"Vai ora...ti stanno aspettando..."

"SHUN !"

Con un coro unanime, tre ragazzini circondarono i due fratelli.

"Te ne andavi senza salutarci imbroglione ?" Seiya diede una spinta a Shun, scherzosa e, allo stesso tempo, colma di affetto.

"Ragazzi" mormorò Shun, regalando a ognuno di loro il suo dolce sorriso, tremolante per via della commozione.

Shiryu gli strizzò un occhio mentre Hyoga avvicinò il viso al suo per sussurrargli :

"Non hai dimenticato che anche con me hai scambiato una promessa vero ? Un giuramento sacro ?"

Shun scosse la testa e lo guardò umilmente... quanti impegni aveva da rispettare... era stato un presuntuoso a prenderli, a volerli illudere e a illudere se stesso, anche se per brevi istanti.

Salì a bordo come un automa, lo sguardo fisso e gli occhi vitrei ; nel momento in cui si sedette e il motore si accese, chiuse i sensi a tutto e si raggomitolò nel suo guscio, sforzandosi di non pensare a nulla...

Sapeva che se un barlume di consapevolezza fosse affiorato in superficie, la disperazione l'avrebbe fatto impazzire.


Saori aveva assistito all'addio dei due fratelli dall'alto della sua stanza, affacciata alla finestra ; le era sembrata così assurda, da parte sua, la commozione che aveva provato nell'osservare il loro saluto.

Ikki era rimasto ad osservare l'autobus che scompariva, portando lontano il suo adorato fratello, chissà dove, forse per sempre.

Lo sguardo di Ikki non era mai stato così sperduto come quella mattina.

Mentre era ancora lì, immobile, come se sperasse di veder tornare il pullman o forse desiderando ardentemente che si trattasse solo di un brutto sogno, Mylock si avvicinò a lui ; possibile che quel bestione si fosse commosso e avesse deciso di confortarlo ?

Saori dovette ricredersi quasi subito ; vide Mylock piegarsi sulle sue lunghe gambe e portare il viso all'altezza di quello del bambino :

"Povero Ikki" lo sentì dire "ti sei sacrificato per il fratellino e speri che lui ci abbia guadagnato nello scambio... mi dispiace doverti disilludere".

Ikki si riscosse nell'udire la sua voce e lo osservò con sospetto :

"Cosa vuol dire ?"

"L'Isola di Andromeda non è molto meglio dell'isola in cui andrai tu.... anch'essa è un inferno... Di giorno è una distesa di fuoco, la temperatura supera i 50° ; ma di notte scende, scende fino a un freddo insopportabile, parecchio sotto lo zero... Sono pochi gli esseri viventi che riescono a resistere ad un simile ambiente... Per tuo fratello sarà impossibile !"

Sogghignando, strizzò l'occhio al bambino :

"L'armatura di Andromeda è lì da secoli, inutilizzata... nessuno è più riuscito ad impossessarsene dai tempi mitologici... tutti sono stati sconfitti, sia dalla spietata selezione dovuta all'addestramento ma anche all'ambiente proibitivo.... Sai, Ikki ? Mi sa che tu e tuo fratello sarete riuniti, sì... ma nell'aldilà !"

Le mani di Ikki si strinsero in pugni tremanti, un ringhio feroce deformò il suo viso maturo :

"Riportalo indietro !" esclamò "fai qualcosa, richiama indietro l'autobus, ma riportalo qui !"

"Lo sai bene che è impossibile !"

"No che non è impossibile !" urlò Ikki "Devi farlo ! Non avete il diritto di trattarci come schiavi ! Di me puoi fare quello che vuoi, ma mio fratello non deve andare in luoghi simili ! Fallo tornare indietro !"

In tutta risposta, Mylock esplose in una crudele risata ; la mente di Ikki fu accecata da un'ira incontrollabile...

Con uno scattò improvviso, fece un balzo e colpì il custode in pieno viso, sferrando un pugno straordinario per un bambino della sua età ; l'allibito Mylock cadde a terra, portandosi una mano al naso sanguinante.

Nello stesso momento, Ikki gli girò intorno e sfrecciò in una veloce corsa verso la recinzione.

Alcuni ragazzi assistevano alla scena ; Seiya fu il primo a fare mente locale e a rendersi conto di quello che sarebbe accaduto se nessuno avesse fermato il compagno.

Si lanciò verso di lui, immediatamente seguito da Hyoga e da Shiryu.

"Fermati !" gridò "Non fare sciocchezze Ikki !"

Dopo pochi istanti gli saltò addosso, ma Ikki era troppo forte per lui e in più era preda di una furia incontrollata ; Seiya fu gettato malamente al suolo e la stessa sorte ebbero gli altri due ragazzi.

Nessuno di loro riuscì a impedire il dramma che seguì.

Ikki saltò e si aggrappò alla recinzione....

La scossa fu istantanea : Ikki fu percorso da un brivido e cadde all'indietro.

Rimase disteso al suolo, con la pelle segnata da evidenti scottature.

Per un po' il ragazzo, intontito e dolorante, non fu in grado di reagire, mentre il suo corpo era percorso da tremiti e convulsioni.

I compagni erano terrorizzati.

"Ikki ! Ti prego rispondi ! Dimmi che stai bene !" esclamò Shiryu gettandosi su di lui.

Fu immediatamente respinto da un pugno del ragazzo che lo colpì dolorosamente allo stomaco ; la sua capacità di ripresa era stata sorprendentemente fulminea, laddove anche un adulto, forse, avrebbe rischiato la vita.

"Non voglio saperne più niente di voi !"

"Ma perché l'hai fatto ?" domandò Seiya con rabbia "Shiryu voleva solo aiutarti ! Era preoccupato per te !"

"Anche voi siete contro di me ! Non ve ne importa niente della sorte di Shun !"

"Ma cosa dici ?" sussurrò Hyoga, dolorosamente colpito da quelle parole.

In quel momento giunse Mylock, ancora sanguinante, a porre fine al battibecco.

Afferrò Ikki per la maglietta, sollevandolo da terra ; il ragazzo prese a dibattersi furiosamente.

"E no bello mio !" lo apostrofò Mylock "Prima mi hai preso alla sprovvista, ma questa volta non mi freghi più ! L'hai fatta grossa sai ? Non immagini cosa ti costerà questa grave infrazione !"

Pochi istanti dopo i due si allontanarono, sotto gli sguardi demoralizzati degli altri bambini.

"Povero Ikki..." mormorò Shiryu.

"Povero Ikki un corno !" brontolò Seiya "Ci ha trattato come dei nemici quando volevamo aiutarlo ed essere dalla sua parte ! Per me può andarsene al diavolo !"

"Non dire queste cose... pensa a metterti nei suoi panni... come avresti reagito se al posto suo e di Shun, ci foste stati tu e Patricia ?"

La rabbia scomparve dal visetto vivace di Seiya che si piegò tristemente verso terra :

"Io e Patricia ci siamo già passati in un momento simile... hai ragione Shiryu... mentre mi portavano via da lei avrei fatto a pezzi quegli uomini se non fossero stati così grandi e forti !"

Un attimo dopo, sollevò il volto e all'abbattimento si sostituì un'improvvisa fierezza :

"Ma io conquisterò l'armatura e diventerò un guerriero... e allora gli adulti non potranno più permettersi di comandarmi e di trattarmi così, perché io diventerò più grande e forte di loro !"


Mylock e i suoi assistenti si erano davvero sfogati questa volta ; Ikki non ricordava di essere mai stato picchiato in modo così spietato e selvaggio, legato a testa in giù e bastonato a sangue, tanto che l'avevano ridotto a piangere, supplicandoli di smettere... proprio lui, che non aveva mai versato neanche una lacrima...

La terribile scossa che aveva ricevuto dal filo spinato era stata una atroce prova, ma evidentemente, Mylock pensava che né questa, ne l'ancor più dolorosa separazione dall'adorato fratellino fossero punizioni sufficienti.

Poi l'avevano abbandonato lì, sul pavimento, e se ne erano andati senza una parola...

E in più quella paura, il terrore che le osservazioni di Mylock avevano inflitto nel suo piccolo cuore...

"Shun..." continuava a mormorare "Riportatelo indietro... deve stare con me... io devo proteggerlo... riportatelo da me... ridatemi mio fratello..."

Dopo un po', potevano essere passate diverse ore come qualche minuto per quel che ne sapeva lui, la porta della cantina si aprì e qualcuno gli afferrò un braccio, facendolo gemere di dolore.

"E' ora di andare !" sbraitò Mylock senza troppe cerimonie.

Non rivide neanche Hyoga, Seiya e Shiryu prima di lasciare la villa e di essere gettato, ferito e febbricitante, nella stiva di una nave mercantile...

Non gli interessava... non avrebbe voluto rivederli... solo suo fratello era importante.

Il solo pensiero del tenero e innocente Shun, la sua piccola, luminosa stella l'avrebbe guidato, qualunque cosa avesse trovato in quella maledetta isola.


Saori seguiva con lo sguardo il pullman sul quale era salito Hyoga ; si scoprì a chiedersi come potessero stare i ragazzi già partiti, soprattutto Ikki, che non era al massimo della forza fisica quando l'avevano caricato sul pullman diretto verso il porto.

Erano rimasti più pochi bambini alla villa, tra i quali Seiya che sarebbe partito il giorno dopo.

Mentre tornava verso casa, Saori lo scorse, seduto sotto ad un albero : era strano vederlo così malinconico, lui sempre sorridente e allegro.

Ma Saori aveva sempre saputo che, sotto il suo atteggiamento baldanzoso, si celava una profonda tristezza : la nostalgia per la sorella maggiore, dalle cui braccia era stato strappato due anni prima.

Il legame con i suoi quattro amici del cuore aveva un po' lenito la sua sofferenza, ma ora che gli altri non c'erano più era nuovamente solo e il dolore, mai realmente scomparso, era riemerso con il suo manto nero e soffocante.

Saori si avvicinò silenziosamente :

"Ma guarda un po'... il signor sbruffone ha perso tutta la sua aria baldanzosa ?"

Seiya scattò in piedi e la fissò terribilmente adirato :

"Cosa diavolo vuoi ? ! Non ho tempo da perdere con te !"

"Devo darti un ordine : riporta in Giappone l'armatura di Pegasus !"

"Tappati la bocca ! Non prendo ordini da una pivellina prepotente e viziata come te ! Riporterò, sì, l'armatura di Pegasus, ma solo per dimostrare che valgo qualcosa e che non sono lo schiavo di nessuno !"

"Ti impegnerai ancora di più se ti prometto che aiuterò mio nonno a ritrovare tua sorella ?"

Gli occhi di Seiya si inumidirono :

"La tua crudeltà è senza limiti ! So benissimo che lo dici tanto per dire qualcosa.. quando sarò partito non ricorderai nemmeno più la mia faccia !"

"Anch'io so cos'è l'onore sai ? Se mi metto in testa di fare una cosa la faccio, non solo per mantenere la promessa, ma anche per orgoglio personale !"

Seiya non seppe più cosa rispondere ; era troppa la speranza che quelle parole avevano suscitato in lui.

"Allora sei d'accordo ?" continuò Saori "Ti impegnerai ancora di più se ti giuro che manterrò la parola ?"

Seiya annuì, quindi corse via ; non voleva dare a quella bambina che detestava nessuna soddisfazione.

"Ringraziare ti pesava troppo vero ? !" gli gridò dietro Saori.

Ma dopo l'attimo di rabbia sorrise ; le cose sarebbero cambiate tra loro due.


Arrivò la mattina in cui gli ultimi bambini partirono.

Saori non aveva più rivisto Seiya dopo la chiacchierata del giorno precedente... e sarebbero passati sei anni prima che si fossero incontrati di nuovo :

"Sei anni... saremo due ragazzi di tredici anni ; quanto saremo cambiati ? La partenza dei bambini ha dato inizio a qualcosa che so accadrà, ma che non riesco a capire... cosa sta per succedere ? Cosa diventeranno quei bambini ? E cosa diventerò io ?"

Si guardò intorno : il giardino, la villa, appariva tutto così vuoto e silenzioso senza i volti e le grida che credeva di odiare.

Cosa avrebbe fatto in quei sei anni ? sarebbe stata una noia mortale... tutta sola in quella grande casa vuota...

Ma il tempo sarebbe passato e tante cose si sarebbero chiarite ; la noia sarebbe stata ripagata... avrebbe avuto un sacco da fare al ritorno dei nuovi cavalieri.

Entrò nell'immenso edificio e si chiuse la porta alle spalle, mentre le foglie danzavano nella brezza dei primi giorni d'autunno... una stagione era finita e stava per iniziarne una nuova, lunga e difficile.

Fine