Nothing Left to Lose

CAPITOLO 2


Il giorno dopo avevo portato con me a scuola la borsa che mi avevano affidato al club, dentro c'era ben piegata e stirata la tuta della squadra, mi piaceva la sensazione di far parte di qualcosa. Era un'emozione così tranquilla e piena, si era fatta spazio nel mio cuore e mi rendeva incredibilmente serena e piena di voglia di fare.
Passando di fianco alla palestra sentii una canzone…mi avvicinai attirata da quella voce acida e rauca che cantava all'interno. Una canzone potente, che mi provocò per prima cosa un profondo brivido lungo la schiena…

You and I We're going so high, we don't need oxygen

"che bello, che bello" pensai esultante, accostandomi alla porta della palestra. Sembrava proprio il genere di musica che mi piaceva. Gli strumenti suonati con forza rimbombavano singolarmente sulle pareti dell'edificio.
Ora la canzone cambiava. La voce che prima era stata al limite del lamentoso si era trasformata in acida e impertinente, e sensuale.

Martini, mobile phone…all you need to make a movie is a gun and a girl

Toccai appena la porta in modo che si aprisse.
Guardai dentro. Un palco con sopra quattro persone, due ragazze e due ragazzi suonavano affiatati un'altra canzone.
La voce usciva da un ragazzo, slanciato, magro, dall'aspetto leggermente femminile, le unghie colorate di nero, l'atteggiamento sicuro, si muoveva sul palco abbracciando e accarezzando il microfono, il suo viso rappresentava perfettamente la canzone che ora si era abissata nella mia mente.

Nothing left to lose
I'm weightless, I'm bared
I'm faithless, I'm scared


Quelle parole infiltrandosi nella mia mente non mi lasciarono andare e cantai anch'io sussurrando.
Mi avvicinai incuriosita. I miei passi titubanti non si sentivano nel baccano provocato dall'eco.
Alla fine della canzone quanto il cantante alzò lo sguardo, mi notò. Un'espressione sorpresa si dipinse sul suo volto. Scese dal palco e mi raggiunse in tutta fretta.
- ciao.- mi disse dubbioso.
Notò poi la borsa che avevo, con su una grande N e il suo viso assunse un atteggiamento indecifrabile per me.
Un misto tra sorpresa e disappunto.
- ciao.- risposi sorridendo come meglio potevo, ancora mi ronzavano in testa le parole della canzone, non riuscivo ancora a connettere.
- nothing left to lose.- dissi in un sussurro.
Lui mi guardò, sorpreso, poi pensando di aver capito male, disse un dubbioso: - eh?-
- bella canzone…davvero incredibile…siete davvero bravi…se fate un cd, un concerto o qualsiasi altra cosa, avvisatemi, sarò felice di sentirvi ancora.- detto questo me ne andai scossa dai brividi, forse di paura o forse di emozione che avevo provato quando si era avvicinato.
"affascinante" pensai quando fui fuori.
Nothing left to lose

Il pomeriggio ero al campo di calcio e salutai tutti i giocatori, vestita com'ero della divisa rossa con una grande enne blu.
- piacere di conoscervi.- dissi in mezzo alla squadra, che mi circondava.
Tom era al mio fianco, Benji era seduto alla panchina come il giorno prima. "sarà andato a casa a dormire?" pensai sarcastica, facendo apparire sul mio volto un risolino.
- ora te li presento, lui è Oliver Huttun, Holly il nostro capitano, lui è…- e mi presentò a tutta la squadra a cui strinsi la mano contenta.
Ero cosciente del fatto che Benjamin Price stesse osservando ogni mio movimento dal bordo del campo. Sentivo il suo sguardo sulle mie spalle, e mi sentivo a disagio.
- ora ci alleniamo, tu osserva, che ti servirà, purtroppo non c'è il nostro allenatore che è andato un paio di giorni in vacanza quindi per qualche giorno avrai poco da fare. Comunque per ora puoi guardarci dalla panchina, sono sicura che Benji chiarirà gli eventuali dubbi.- disse Tom per poi lasciarmi sola.
Guardai la panchina e trasalii, vicino a quelllll….come potevo chiamarlo? Oh povera me.
Mi arresi e lo raggiunsi, mi sedetti osservando interessata il gioco dei ragazzi in campo. Dopo un po' che Benji mi ebbe ignorata, il ragazzo si girò verso di me.
- scommetto che non conosci le regole del calcio!- disse impertinente.
Lo guardai fulminea: - per chi mi hai preso?- dissi offesa.
- però in effetti è vero.- cambiai tono pensandoci un po'.
- cioè, qualcosa la so.- cercai di recuperare.
- sapevo che era stato un errore prenderti come manager.- commentò lui sbuffando, la voce acida mi ricordava qualcosa, ma non mi veniva in mente.
- grazie…tu sì che sai come far sentire realizzata una persona…- feci una piccola pausa e poi sospirai: - comunque mi impegnerò, non sono qui per fare la pacchia, se ho accettato l'incarico è perché voglio muovermi, leggero dei libri, dato che devo essere informata. Hai qualche consiglio?- chiesi speranzosa, ero decisa, almeno quando decidevo una cosa, non mollavo, chissa che fosse questa una mia qualità… mi accorsi troppo tardi della stupidità della domanda. libri sul calcio? Che razza di domanda era!
Lui sorrise, per la prima volta da quando l'avevo conosciuto faceva un sorriso benevolo, divertito, ma non impertinente… era quasi affascinante se sorrideva così.
- ehy, - mi alzai di scatto avvicinandomi, lui mi guardò tornando freddo.
- 'spetta, 'spetta.- dissi indicandolo: - non mi freghi, l'ho visto…un sorriso. Ah ah! Questa volta non mi hai preso in giro, un sorriso benevolo. Incredibile. Ho scatenato un sorriso di pietà nell'uomo che sembrava di ghiaccio.- dissi sorridendo.
Alle mie parole lui sorrise di nuovo, alzando le mani in segno di difesa.
- dai non esageriamo.-
- wow, wow. Che strano! Dato che è molto meglio quando mi sorridi così, fallo più spesso e non essere cattivo.- detto questo mi sedetti sicura sulla panchina, questa volta più vicino a lui.
Benji mi lanciò un'altra occhiata e io gli mostrai un sorriso felice. E lui sorrise ancora. Era un bel sorriso, mi risollevava.
Dopo tornò più serio.
- non ti sei chiesta perché non gioco?- domandò.
- eh? Vuol dire che non sei anche tu un manager?- risposi stupita. (^^; quando non si è esperte di calcio… ndAiwa)
Lui mi guardò sconcertato, non se lo aspettava, era divertito però.
Sospirò come se avesse dovuto sopportarmi per ore. (bisogna avere pazienza ndAiwa)
- secondo te io vengo vestito da portiere ad un allenamento di calcio per fare il manager.- mi spiegò con calma.
- e che c'è di male? C'è ne di gente strana!- dissi sorridendo.
Lui lasciò dondolare la testa, ancora sconcertato.
- non sono un manager.- disse infine.
- l'avevo capito.- dissi sorridendo e scuotendo la testa divertita.
- meno male.- disse sorridendomi ancora, ci stavo prendendo gusto.
- allora, come mai non giochi?- chiesi seria.
- un infortunio alla caviglia devo stare fermo per un bel po' di tempo.- disse serio.
Lo guardai e desiderai ardentemente vedere di nuovo il suo sorriso al posto di quel suo sguardo triste e spento.
- beh, poi dici che sono strani quelli che si vestono da portiere e fanno il manager, ma tu scusa? Vieni vestito da portiere quando sai già che non puoi giocare…insomma non mi sembri neanche tu tanto normale.- dissi cercando di sdrammatizzare.
Rise di gusto.
- forse perché desidero ogni volta giocare, anche se è impossibile, una flebile speranza c'è.-
spalancai gli occhi, mi aveva appena detto qualcosa di se, "forse ora siamo amici?" pensai dubbiosa.
- beh, certo non guarirà presto la caviglia se ti alleni la mattina, con quella macchina che tira i palloni a quella velocità pazzesca.-
mi guardò sorpreso. - ma?- obbiettò. L'avevo stupito.
- ti ho visto ieri mattina…- gli spiegai: - vengo molto presto a scuola perché mi piace quando non c'è nessuno e ieri ti ho visto.-
- potevi dirmelo subito.- protestò, però aveva il sorriso sulle labbra.
- forse…ma non ci ho pensato subito.- mi scusai. Poi guardai il campo.
Tom e Holly parlottavano a centrocampo e ci guardavano, arrossii.
Poi continuarono a giocare.
"chissà cosa si dicevano?" mi chiesi.

We don't need oxygen.

CONTINUA...