Eccoci qua…
Io sono Aiwa e vi sto per introdurre questa Fanfiction. (ma va?!)
I protagonisti questa volta sono Julian Ross e Ai Nakare, due ragazzi di diciassette anni. Uno dei due lo conoscete già, ebbene il regista della mambo in questa storia attende un cuore per un trapianto ed è ricoverato in ospedale. Lo stesso ospedale a cui Ai Nakare dedica la sua estate.
Si tratta di due vite diverse che si intrecciano improvvisamente, facendo conoscere ai due protagonisti una nuova realtà.
Spero vogliate dirmi come la giudicate nel caso vi passasse in mente di leggerla, il mio indirizzo e-mail è
aiwa@libero.it



CAPITOLO 1


Erano forse cinque o sei giorni che andava in quella stanza. Non doveva fare molto, doveva cambiare le lenzuola e sistemare un po' in giro.
Era triste lavorare in quel luogo, ma non se n'era mai accorta tanto se non quando era entrata in quella stanza per la prima volta, quando il sole riluceva sull'acciaio del portavivande.
C'era un ragazzo ricoverato lì da tanto tempo.
Si era ripromessa di essere forte, di non immedesimarsi nelle sofferenze dei pazienti, ma questa volta era stato tutto più difficile.
Lo sguardo di quel ragazzo l'aveva affascinata subito.
Tutte le volte che varcava quella soglia entrava in un mondo diverso da quello che conosceva, dove esistevano soltanto lui e i suoi sguardi pieni di tristezza e malinconia. Sembrava che avesse dentro di se tante emozioni, ma che non potesse esprimerle.
Julian Ross come tutti i giorni era mezzo sdraiato sul letto dell'ospedale Santa Maria e guardava fuori dalla finestra come distratto da qualcosa che non esisteva per nessuno se non per lui.
- salve.- disse Ai Nakare entrando con il suo solito sorriso gentile.
Julian non si girò, come al solito.
Iniziò a sistemare la stanza in silenzio. Aveva sempre avuto un buon rapporto con i pazienti dell'ospedale, un po' perché era molto giovane, un po' perché era gentile, ma tutti si erano sempre trovati disposti al dialogo.
Con lui no. Nonostante il bel ragazzo fosse un attrattiva, Ai non riusciva a spiccicare parola, aveva paura a respirare quando entrava in quel luogo, che sembrava metafisico. Il luogo in cui lui costruiva il suo mondo di illusioni.
Era un estate calda e torrida e dietro il vetro persone camminavano con succinte canottiere e pantaloncini.
In quella stanza però c'era l'aria condizionata e non sembrava ci fosse così caldo fuori.
Era un giorno come un altro e non credeva che quella volta sarebbe cambiato qualcosa.
- da quanto lavori qui?- domandò il ragazzo improvvisamente, girando il suo sguardo verso Ai.
Lei irrigidita, si bloccò pensando di aver sentito male, si girò facendo ondeggiare la massa di capelli lunghi e castani che gli cadevano dalla coda. I suoi occhi azzurri guardarono Julian.
- da quanto lavori qui?- chiese ancora pensando di non essere stato sentito.
- dall'inizio dell'estate.- rispose sorridendo. Era molto imbarazzata e sulle guance apparve un sottile rossore.
- non sei un po' giovane?-
- è un lavoro estivo.-
- ti pagano molto?- domandò ancora.
- no, lo faccio per volontariato.-
Julian sorrise dolcemente e poi chiuse gli occhi.
Volontariato… ora sono parte del volontariato…
Ai si avvicinò perplessa, non le era piaciuto quello che aveva letto in quel sorriso.
- c'è molta gente all'ospedale?- domandò lui riaprendo gli occhi come ricordandosi di qualcosa che aveva voluto chiedere.
- pochissima.-
mi sento strana… e come se il suo mondo stesse tentando di inghiottirmi… ma io non farò resistenza…
Calò un silenzio imbarazzante. Imbarazzante solo per Ai però, che ricominciò a pulire il pavimento.
- è faticoso quello che fai?- chiese ancora distraendola dai suoi pensieri.
- a volte…- rispose rivolgendogli per la prima volta un sorriso gentile.
Era come se fosse la prima volta che la vedeva. Il suo sorriso era incredibile, sembrava di veder sbocciare un milione di fiori dalla bellezza impareggiabile e per un attimo Julian si sentì perso, ma presto tornò alla calma.
- mi chiamo Julian.- si presentò improvvisamente quando la ragazza era vicino al letto. Alzò lo sguardo e lo incrociò con quello del ragazzo.
- io sono Ai.- rispose allungando la mano per stringergliela.
Titubante lui alzò il braccio per raggiungerla. La sua stretta era delicata e stupì Ai. Non sembrava così debole, anche se le sue mani ossute e magre sembravano fragili.
Aveva una mano calda. E stringendola con la poca forza che aveva in corpo poteva sentire che il calore affluiva dalla mano di lei alla sua. Era una bella sensazione, che gli stringeva il cuore e gli faceva venire voglia di sorridere.
- sai se c'è una buona gelateria qui vicino?- domandò Julian.
- non lo so… mi pare di averne vista una vicino alla fermata dell'autobus, ma non saprei dirti se è buona.-
- ho voglia di gelato… è un sacco di tempo che non ne mangio.-
- ma il dottore ti ha dato il permesso?-
- non ho restrizioni nella dieta, posso mangiare qualsiasi cosa voglio…-
- allora, se vuoi, posso andare a prendertene un po' quando ho finito il turno.-
- davvero lo faresti?- domandò dubbioso, cercando negli occhi di Ai la risposta alla sua domanda. E il suo sguardo fu ricompensato da un altro stupendo sorriso.
- certo.-
- ma quando finisci?-
- oggi un po' tardi… alle dieci…-
- ah, ma poi non ti faranno più entrare.-
- è vero.- disse con lo sguardo abbattuto.
L'unica occasione per aiutarti… la perdo così? In questo modo?
Guardò la finestra e notò per la prima volta che erano al piano terra.
- se lasci la finestra aperta posso passare da qua.- propose Ai indicando i vetri.
- cosa?-
- ma sì… lasci la finestra un po' accostata e io entro… non ci sono problemi.-
A Julian venne da ridere e lei glielo lesse negli occhi castani che in un attimo si colorarono di allegria.
Piegò il viso in avanti e scoppiò a ridere.
Per un attimo il mondo si fermò a osservare quella scena in cui il ragazzo nel letto rideva allegramente dopo tanto tempo e la ragazza qualche passo più in la sorrideva compiaciuta. Entrambi negli occhi avevano qualcosa che nessuno dei due conosceva. Qualcosa che prima non avevano mai avuto e che solo ora che si erano incontrati avrebbero potuto mostrare.
- va bene.- disse calmandosi un po'.
- aggiudicato.- confermò Ai.
Ricominciò a lavorare, ma questa volta cercò di mantenere la conversazione viva.
- che gusti vuoi?- chiese.
- mmm…. Fammi pensare… mi piaceva la fragola… e la pesca… ma anche il cioccolato.-
- fragola, pesca e cioccolato.-
- già… mi ricordo che prendevo sempre un cono a tre gusti quando uscivo…-
- ah sì? Sei uno goloso allora! Io prendo sempre quello da due.-
- in effetti non posso dire che non ero goloso.-
- adesso non lo sei più?-
- non ha più importanza… adesso come adesso per me il cibo ha ben poca importanza…- disse perdendo lo sguardo sul lenzuolo bianco.
Ai si girò verso di lui suscitando un brivido che percorse la schiena di Julian.
- beh, a quanto pare neanche tanto, dato che mi hai chiesto il gelato…- obbiettò.
- hai ragione.- disse stringendo i pugni. Sembrava concentrato.
Non mollerò! Non mollerò! Tornerò a vivere…

Uscì nelle luci della sera, faceva veramente caldo ed era contenta di aver lasciato quella divisa da infermiera all'interno e essersi infilata quegli Shorts blu e quella canottiera bianca. Si diresse verso la fermata dell'autobus e girandosi attorno vide la gelateria.
Si avvicinò ed entrò mano al portafoglio.

Qualche decina di minuti dopo le dieci qualcuno bussò al vetro della stanza di Julian Ross. Il ragazzo si sporse scendendo titubante dal letto e guardò fuori. Quel qualcuno era una ragazza molto carina con in mano un sacchetto bianco.
Aprì la finestra e l'aiuto ad entrare. Non poteva aiutarla molto, ma riuscì a darle un appoggio.
Appena dentro Ai tirò fuori dalla busta una vaschetta di gelato. La aprì sotto gli occhi luccicanti di Julian e rise porgendogli un cucchiaino di plastica rosa.
Lui lo prese e iniziò a spilucchiare i vari gusti. C'erano tre gusti. Pesca, fragola e cioccolato.
Lei tranquillamente seduta sul letto vicino a lui lo guardava sorridente.
- non mi ricordavo che fosse così buono.- commentò il ragazzo dopo varie cucchiaiate.
- beh, vuol dire che è una buona gelateria…-
- penso che sia dovuto di più al fatto che non ne mangio da secoli.- obbiettò lui sorridendo.
Ai si alzò tirando fuori un altro cucchiaio, questa volta blu.
- proviamo.- disse sorridendo. Prese un cucchiaio di cioccolata e se la mise in bocca.
- mm… buono… dire che è proprio buono… sei fortunato.-
sorrise.
- già.-
riprese a mangiare.
- penso che se mai uscirò da questo ospedale dopo il trapianto, beh, allora mangerò tanto di quel gelato da starci male…- commentò.
- trapianto?- chiese Ai, non era riuscita a trattenersi dal chiedere.
- già, stanno cercando un cuore… ma ci vorrà un po' di tempo, sono fra i primi in graduatoria ma non il primo.- spiegò facendo spallucce.
- capisco… quindi sei ricoverato a tempo indeterminato…-
- già.-
Ai si risiedette sul letto e prese un altro cucchiaio di cioccolato.
- questo cioccolato è da delirio!- commentò gustandoselo ad occhi chiusi.
- concordo.- disse Julian sorridendo.
La vaschetta vuota fu buttata nel cestino della stanza pochi minuti dopo.
- ora è meglio che vada che mi stanno aspettando a casa.-
- la tua famiglia?-
- sì… mio padre e la mia sorellina.-
- e tua madre?-
- scappata con l'amante.- spiegò alzando le spalle cercando di nascondere quanto quella vecchia storia la facesse soffrire ancora.
- ah, scusa.-
- niente. Devo andare.- disse la ragazza iniziando a uscire dalla finestra. Stava per chiudere il vetro quando Julian parlò.
- Ai!-
- sì?- fece la ragazza guardandolo dal buio del giardino.
- grazie per quello che hai fatto.- disse rivolgendole un sorriso. Per la prima volta la ragazza poteva perdersi nel sorriso affascinante di Julian Ross, lo stesso che aveva affascinato tante ragazzine il tempo in cui giocava a calcio.
- figurati! Quando vuoi.- fece lei alzando le spalle indifferente, ma illuminando il viso con dolcezza.
- a domani.- la salutò lui.
- a domani Julian.- rispose lei sparendo nel buio.

 

Continua....