K&K

CAPITOLO 7
COMPLICAZIONI

 

*We are islands, but never too far, we are islands…

Ore 7.15 del mattino. Kristine era distesa sul letto, ancora sotto le coperte, con il viso sprofondato nel cuscino. La musica di Mike Oldfield le teneva compagnia, riempiendo la stanza e la sua mente di note leggere, accompagnate da una voce femminile, dolce ma appassionata…

 

Islands, from the first time we saw, we can wait for this moment, like rocks on the shore…

Price… era ancora un’isola?

L’aveva sempre creduto forte, molto più forte di lei.

Anche se in realtà, per stare da soli… si deve essere molto forti.

Solo in apparenza Benji era come l’aveva sempre conosciuto.

 

We can never be closer someone, for the moments that lasts, is this moment now…

Sì, e in quell’attimo si era sentita vicina a lui. Molto vicina.

 

When the night’s on fire, will you keep the candlelight burning, hold on to your hearts desire…

Era stato per poco, è vero, ma aveva visto dentro Benji. L’aveva capito.

 

When you see one bird into the wind, another’s ones turning…and the two can fly much higher…

Cavoli.

Qualcosa, però, non andava.

Si sentiva strana.

 

We are islands, but never too far, we are islands…

And I need your light tonight, and I need your light tonight…

Oh, accidenti. Oldfield sembrava leggerle nel cuore.

"Sì, siamo isole… ognuno per motivi e da punti di vista diversi, ma lo siamo. E… proprio per questo, ci attraiamo… forse abbiamo bisogno l’uno dell’altra?".

Kris si alzò di scatto dal letto. "Mmh… non dovrei pensarci troppo…non ora…", disse risoluta.

Ma la musica continuava… così le parole…

 

Islands, never been to before, and we climb so high

To where the wild birds soar, there’s a new path that

We found just today, I was lost in the forest, and you showed me the way…

"Forse… abbiamo perso entrambi la strada… uff…". La ragazza sospirò, guardandosi allo specchio.

Si fissò a lungo, mentre il ritornello si ripeteva.

"Accidenti, forse penso troppo. Non mi fa bene pensare troppo, e dire che lo so…", mormorò.

"Scusa… Kris, posso entrare?".

Kristine girò la testa verso la porta.

"Oh, buongiorno, Alex… sì, vieni pure…".

Il fratello della ragazza si avvicinò. L’espressione sul suo viso non era particolarmente allegra.

"Ascolta…".

Kris lo guardò, mostrandogli invece il migliore dei sorrisi. "Che succede, fratellino?".

"Beh…", iniziò il ragazzo. Si sedette sulla sponda del letto. Per un attimo, titubante, fissò il pavimento. Poi rialzò il viso verso Kris e le parlò deciso.

"Sono preoccupato. So che mi nascondi qualcosa. Quello che mi hai raccontato non è la verità. Ne sono certo".

"Eh?", esclamò sorpresa l’altra, senza agitarsi minimamente. "E perché non dovrebbe essere la verità?".

Alex si rialzò in piedi improvvisamente. "Perché non lo è!".

Kristine fissò senza parole gli occhi verdi del ragazzo. Non se lo sarebbe aspettato. Almeno, non così presto.

Beh, in ogni caso, a questo punto, tanto valeva confessare subito…

Però…

"E’ vero", mormorò abbassando gli occhi. "Non lo è. Scusa se ti ho mentito, ma…ancora adesso non posso dirti tutto".

"E per quale motivo? Non riesco più a vederti ritornare a casa a orari impossibili… Ti sei cacciata in qualcosa di pericoloso? Guarda che se qualcuno ti infastidisce, o…".

Kristine lo interruppe. "No, no! Niente di simile… è solo… qualcosa unicamente mio. Ti prego, Alex, fidati di me. Un giorno ti racconterò tutto, spero potrai capire le mie ragioni. Ma, per adesso, fidati. Ti scongiuro".

Lui rimase immobile, a guardarla negli occhi. "Come posso fidarmi? Lo sai… io mi sento responsabile nei tuoi confronti. Sono responsabile nei tuoi confronti!".

"Lo so. Ma questa volta, non devi. Non dire nulla a nessuno. E comunque… quella che ti ho raccontato… è una mezza verità".

Lui sospirò. "Ah, e questo dovrebbe rassicurarmi? Kris, sei impossibile…".

La sorella rise. "Dai, non esagerare. Se ti dico di non preoccuparti, non devi farlo! Ok?".

Il ragazzo la guardò di traverso. "Uhm… uff, ci proverò", disse infine, ormai arreso. Mise le mani nelle tasche dei pantaloncini blu che indossava. "Adesso… ti prepari ed vai subito a scuola?"

Lei si stiracchiò, sbadigliando. "Sì, devo incontrarmi con Judith prima che inizino le lezioni. Deve farmi copiare matematica…".

Alex le lanciò un’occhiataccia. "Come sempre non fai i compiti per conto tuo, eh? Sei la solita".

La ragazza gli fece la linguaccia. "Ho preso da te, sai?".

Scoppiarono entrambi a ridere. Subito dopo, però, Alex ritornò serio, e, dirigendosi verso il corridoio, salutò la sorella.

"Esco subito anch’io. Ci vediamo più tardi, allora. Chiudi tutto, mi raccomando".

"Sì, ma… oggi non dovresti avere lezione così presto, all’università, o mi sbaglio?".

"No, infatti. Devo incontrarmi prima con una persona".

Kris lo punzecchiò. "Un appuntamento, eh? Con una ragazza?".

Alex non sembrò notare il tono scherzoso di Kris. "Sì, con Nicole", disse dopo un po’.

"Cosa?". Kristine non credeva di aver sentito bene. Nicole? Nicole, quella Nicole, la segretaria dei suoi? 28 anni, per metà giapponese e per metà olandese? Che era sempre stata una seconda sorella, una seconda madre, per loro? No, forse non era lei… non poteva essere lei…

"Nicole Henger".

Kristine rimase un attimo immobile, schokata. "Ma… cosa… cosa vi lega esattamente? Voglio saperlo", mormorò poi.

Alex, girato di spalle, le rispose duramente. "Non sono cose che ti riguardano".

La sorella del ragazzo, a quelle parole, lo fissò negli occhi, fulminandolo con lo sguardo.

"Ah, non sono cose che mi riguardano? Scusami tanto…e allora per quale motivo tu, invece, volevi sapere cosa faccio io?", esclamò Kristine a voce alta, indignata.

"Sono due cose diverse".

"Ma davvero? Ti informo, nel caso in cui non te ne fossi accorto, che Nicole è molto più grande di te! Vi distanziano quasi 10 anni! E poi, cosa diavolo è successo? E’ sempre stata una sorella, per noi, e tutto ad un tratto, tu…".

"Non sai niente, Kristine. Non immischiarti".

"Smettila! Mi fai schifo!".

Le ultime parole gridate da Kris rimasero nella testa nel fratello, ripetendosi più volte, come un’eco. Per un po’ Alex non disse nulla, poi girò leggermente la testa di lato, guardando un’ultima volta la sorella prima di uscire dalla stanza.

"Hai ragione, su questo punto. Ho vergogna di me stesso. Scusami", mormorò tristemente.

Detto questo, il ragazzo se ne andò, chiudendo piano la porta. Kris rimase ferma, con gli occhi spalancati, a fissare l’anta chiusa. Forse aveva esagerato. Non sapeva cosa le fosse preso, ma… no, non poteva crederci. Alex e Nicole avevano una storia. E poi, chissà da quanto questa andava avanti senza che lei ne avesse mai saputo nulla. Suo fratello… come aveva potuto essersi innamorato di Nicole? Era come… se davvero, si fosse innamorato di una loro stretta parente…

O forse le cose erano ancora più complicate. E lei, non ne sapeva davvero nulla.

"Cavoli… ci mancava anche questa. Ma bene…".

Si lavò e vestì in fretta, cercando di non pensare a quell’ennesima preoccupazione. Se suo fratello non voleva dirle nulla, va bene. Non erano affari suoi, vero. Certo, la cosa le dava fastidio, ma forse, in quel momento, non era il caso di crearsi altri problemi. Prima o poi si sarebbe anche scusata per come si era comportata prima. Ma adesso, basta.

Fece colazione, e andò a scuola.

 

I giorni seguenti passarono tranquilli. Mentre gli allenamenti con la squadra si erano limitati a tre giorni la settimana, Benji e Kris iniziarono a incontrarsi sempre più frequentemente alla villa del ragazzo…

Price insegnava a Grover ogni sua tecnica, ogni suo movimento e ogni suo trucco… lei imparava in fretta, impegnandosi con tutta se stessa. Doveva, voleva diventare ciò che il suo allenatore sperava. Per lui, per se stessa, per gli altri.

Non era mai stanca, e gli allenamenti non conoscevano soste.

Ma era contenta. Soprattutto, felice di poter stare con lui. Con Benji.

"Aspetta… no, Kristian, più inclinato in avanti. Così sei sbilanciato", eclamò il portiere dopo aver osservato, critico, Grover che, fra i due pali, seguiva le sue istruzioni. Price si avvicinò quindi a Kristine, posizionandosi dietro a lei.

"Anche le braccia, e le mani…", disse severo, prendendogli i polsi e spostandoglieli in avanti.

"Ehm…io…penso di aver capito…", rispose imbarazzata Kristine. Non si era certo dimenticata di essere una ragazza, e la vicinanza con Benji la metteva in agitazione. Soprattutto, quando era così vicino…e quando le sue mani la toccavano…

"Giusto…ecco, così. Il busto, dicevo, non va bene…", continuò poi lui, abbassando le braccia e mettendo le mani sui fianchi e la vita di Grover. "Devi…".

A quel tocco, Kris si allontanò improvvisamente da Price, girandosi poi verso di lui.

"Ah… ecco, vedi… dovrei andare un attimo in bagno…".

Accidenti, non le era venuto in mente nient’altro da dire come scusa…

Price la fissò, un po’ stupito. "Oh… certo, figurati, fai pure… sai dov’è, vero?".

"Ehm… sì, sì, grazie".

Kristine corse via dal campo, entrando come un fulmine in casa. Una volta dentro la villa, richiuse il portone dietro di sé.

"No, no, no. Non ci devo far caso. Devo far finta di nulla…", si disse, cercando di tranquillizzarsi. Respirò profondamente, chiudendo gli occhi. Li riaprì.

"Oh, ma cavoli, però non posso reprimere le mie sensazioni!", gridò nel salone deserto, mentre la sua voce rimbombava, moltiplicandosi all’infinito. Alzò gli occhi al soffitto arabescato, disperata. "Quello che mi preoccupa… è che… stiamo diventando davvero… amici. Molto amici. E questo mi fa paura…".

Aveva previsto che sarebbe successo.

E adesso, adesso…

Sospirò ancora. "Sono Kristian. Solo Kristian. Deve entrarmi in testa… assolutamente. Al diavolo le mie sensazioni ed emozioni… non mi comporterò come Kristine. In campo, Kristine non esisterà… mai…".

Ma sapeva, dentro di sé, che non ce l’avrebbe fatta ad obbedire a quel comando a lungo.

Sarebbe bastato poco, molto poco, per rovinare tutto.

E sarebbe successo, purtroppo.

Anche se Kris, quel pomeriggio, non poteva immaginare neanche lontanamente come…

 

"Ehi, oggi non hai una gran bella faccia, sai?", disse Judith guardando pensierosa Kristine che, con occhi vacui, camminava di fianco a lei, nel cortile interno del liceo Syutetsu.

"Eh?", rispose l’altra, voltando lentamente la testa verso la graziosa ragazza bruna.

Jude quasi saltò davanti all’espressione spenta e assonnata dell’amica. "Mamma mia, fai davvero spavento… è tutta la mattina che hai quello sguardo… ma stanotte hai dormito?".

Kris si fermò un attimo. "Uhm… sì… credo di sì… o forse no…", borbottò.

Judith la fissò. "Senti, ma si può sapere che cosa ti sta succedendo?". Mise entrambe le mani sulle spalle di Kris. "Sono seriamente preoccupata, davvero!".

Kristine la guardò a sua volta negli occhi, questa volta seria. "Jude…".

"…s…sì?".

"…Hai presente il dottor Jekyll e Mr. Hyde? Ecco, mi sono resa conto di quanto sia interessante lo sdoppiamento della personalità… Certo, non penso che in me coesistano un mostro e una persona buona e gentile, però se analizziamo…".

"Eeeeeh?". L’altra la prese per mano. "Ehm… Kris, forse è meglio andare in classe… così mettiamo via le cose e ce ne torniamo a casa. Poi parliamo con calma, ok?".

Kristine si lasciò condurre docilmente verso l’aula da Judith, mentre questi, sconsolata, scuoteva la testa, ormai convinta dell’instabilità mentale dell’amica…

Arrivarono nel corridoio. Una misteriosa folla di studenti di prima circondava la sezione C dell’ultimo anno, mentre alcuni professori e un paio di strani individui vestiti in nero cercavano di allontanare a forza i ragazzi, sia femmine che maschi, dalla porta dell’aula.

"Indietro, state indietro… fatelo uscire…", diceva a voce alta uno degli insegnanti aprendo un varco tra il gruppo.

Kris e Judith si fermarono ad osservare la scena qualche metro distanti, incuriosite.

"Ma che cosa succede secondo te?", domandò Kristine riprendendosi improvvisamente dalla catalessi. Cercò di vedere oltre la folla, alzandosi sulla punta dei piedi.

Jude si avvicinò un po’. "Mhh… forse ho capito…".

"Capito che cosa?".

"Chi è la persona che suscita tanto scalpore".

"E cioè?".

Proprio in quel momento il misterioso personaggio uscì dalla classe. Tutti gli studenti iniziarono a gridare, mentre le ragazze, spingendo nella ressa, allungavano le braccia nel tentativo di toccare l’alto giovane dai capelli bruni che stava sfilando davanti a loro.

"E’ mio! Lasciatemelo abbracciare!".

"Ti prego! Facci un autografo!".

Il ragazzo sorrideva, salutando con una mano i giovani ammiratori intorno a lui. Circondato da quelle che sembravano essere una sorta di guardie del corpo, si diresse verso l’atrio, proprio nella direzione delle due amiche. L’ammasso di studenti lo seguirono, tenuti però a distanza dai personaggi in nero.

Kristine sbiancò.

"Beh… è Benjiamin Price, il portiere più forte del Giappone nell’ambito del calcio giovanile… sai, ogni anno è la stessa storia! Tutti gli studenti di prima non credono ai loro occhi quando scoprono che frequenta la nostra scuola, anche perché la maggior parte di loro non sanno nemmeno che abita a Fujisawa e…", spiegò Judith.

Ma la ragazza non riuscì a terminare la frase, perché Kristine le afferrò violentemente un braccio, iniziando poi a correre nel corridoio opposto a quello da cui stava arrivando Price.

"Ma…ma che sei, impazzita??", gridò Jude, guardando con occhi sgranati Kris. "Piano, mi farai caderee! Kristineee!".

"Zitta, e vieni via! Ne va della mia esistenza… oh, ma dimmi se mi deve capitare anche questa…", rispose l’altra, senza fermarsi.

Finalmente, uscite dalla visuale del ragazzo, le due si appoggiarono al muro dell’aula di chimica, la prima classe in cui Kris si era fiondata senza pensarci due volte. Rimasero qualche secondo a riprendere fiato, o almeno, così fece Judith, non certo allenata alla corsa come invece lo era l’amica.

"Ma… uff… che… che cavolo… uff… ti è preso? Si può sapere?", mormorò poi con la poca voce che le era rimasta, sedendosi per terra.

"Prima voglio sapere che cavolo ci fa Price in questa scuola!".

Judith alzò lo sguardo verso Kris, in piedi davanti a lei.

"Ah… è vero… tu non lo puoi sapere, visto che sei arrivata a Fujisawa questa estate", disse quindi la ragazza, un po’ sorpresa dal tono di Kris. "Benjiamin Price frequenta da sempre la Syutetsu, ma a causa di un infortunio alla gamba capitatogli qualche tempo fa, ha dovuto abbandonare per un po’ la scuola. In tutto questo periodo lo hanno seguito degli insegnanti privati, e solo questa mattina è finalmente ritornato a frequentare le lezioni regolarmente. In ogni caso, visto che è ricco sfondato, non penso che la cosa sarebbe cambiata molto, anche se fosse rimasto a casa… però, non credi che sia un tipo incredibilmente affascinante? E poi…".

Kris si inchinò all’improvviso, lanciandole uno sguardo di fuoco. "Questa mattina? E io dov’ero questa mattina? Perché non me ne sono accorta? Perché non me lo hai raccontato??".

"Ehm… mi fai paura… calmati…", balbettò l’altra, un po’ spaventata. "Se ben ti ricordi, stamattina sei arrivata in ritardo… se fossi stata puntuale, avresti assistito alla stessa scena di prima… e poi… beh, tu non mi hai chiesto nulla, perché avrei dovuto…".

"Ma si può sapere che avete in questo periodo tutti quanti? Siete sempre a criticare il mio comportamento a scuola…".

"Kristine… fa’ un bel respiro, ti prego…".

Kris ascoltò il consiglio, sospirando, anche se per l’ esasperazione. Con le mani fra i capelli, si lasciò cadere di fianco alla ragazza.

"Sigh… le cose dovevano per forza complicarsi… mi sembra ovvio…", gemette flebilmente, nascondendo il viso fra le ginocchia.

Judith, dopo aver atteso qualche secondo per assicurarsi che l’amica non reagisse in altri modi imprevisti, le mise una mano sulla spalla.

"Ehi… seriamente, non mi vuoi raccontare in che guaio enorme ti sei cacciata?", le disse calma. "Qualcosa ti lega a Price, non è così?".

Kris rialzò la testa, e, guardando l’amica, sospirò nuovamente. "E non solo a lui. Jude, promettimi che quello che ti dirò ora non uscirà da questa stanza".

L’altra sorrise, comprensiva. "Ma certo. Sai che di me ti puoi fidare, o no?".

Kris ricambiò il sorriso. "Già".

 

Alla fine del racconto, Jude scoppiò a ridere.

"Ah ah ah ah!! Mio dio, Kris, hai avuto un gran bel coraggio! Mi immagino in che situazioni fantastiche ti sarai trovata…".

La ragazza si accasciò sul pavimento, piegata in due dalle risate.

"Smettila! Non c’è proprio niente da ridere… anzi, è una tragedia…", disse a metà strada fra l’offeso e l’imbarazzato Kristine, incrociando le braccia e guardando di lato. "Una vera tragedia…".

Jude si rialzò da terra, asciugandosi le lacrime. "Ah ah… ehm, no scusa… scherzavo… ma… dove la vedi la tragedia? Basta evitarlo qui a scuola, no? Tanto noi siamo del quarto anno, non c’è pericolo che ti veda in classe…".

Kristine arrossì ancora di più. "Non è quella la tragedia, infatti".

"Ah… beh, sì, è vero, quello aggrava solo la situazione… uhm, ok, ti sei innamorata perdutamente di lui, e quindi? Non trovo che…".

Kris si rigirò subito verso l’amica. "Cosa??? Ma guarda che non mi sono innamorata di Benji! Come cavolo ti viene in mente?".

"Eh eh…", ridacchiò la ragazza dai corti capelli neri, un po’ mossi. "Non me la dai a bere… tutto quello che mi hai descritto e raccontato ne è una prova… Price è speciale… molto speciale! Non negarlo…".

Kristine abbassò lo sguardo minaccioso che aveva rivolto a Jude qualche istante prima, per fissare tristemente il freddo pavimento bianco.

"Già. E il guaio è…".

"…che tu devi rimanere un semplice amico per lui, visto che per tutta la New Team sei Kristian. Giusto?".

L’altra assentì col capo. "Sì. Ma… c’è anche Becker. E non capisco, con Tom, dove sia il confine tra l’amore e l’amicizia… non capisco dove si situa quello che provo per lui… e quanto è differente da quello che provo per Price… anzi… non capisco più nulla dei miei sentimenti. Sono… così confusa… e la mia vita sta diventando così complicata con questa mia doppia identità…".

Judith rimase in silenzio per qualche secondo. "Lo so, Kris. Mi dispiace. Vedrai che… con il passare del tempo, capirai cosa realmente ti vuol dire il tuo cuore. E comunque, se ti può far star meglio, io sarò qui, accanto a te, pronta ad aiutarti. Avrai sempre il mio sostegno morale".

"Grazie. Sei una vera amica".

"Figurati. E poi, come posso non aiutare una ragazza combattiva e determinata come te? Oggi sono così poche le persone che inseguono quello in cui credono, soprattutto, poi, quando questo sogno sembra irrealizzabile! Ti ammiro molto, davvero".

Le due ragazze si guardarono, sorridendo. "Ora forse è meglio andare. Tanto Price sarà già uscito!".

"Ok!". Si rialzarono. "Io devo scappare… oggi ho un altro allenamento", disse Kristine sistemandosi la giacca della divisa. "Devo correre a casa a cambiarmi…".

Judith alzò la testa. "Un allenamento? Questo pomeriggio?", esclamò, interessata.

"S…sì… perché? ", rispose Kris con un po’ di timore. Guardò Judith: l’espressione dell’amica era completamente cambiata, e non prometteva nulla di buono!

"Jude, non penserai…".

"E invece sììì!", gridò l’altra, prendendo le mani di Kris. "Voglio venire con tee!".

"No… no… senti… non mi pare proprio il caso…".

"Ma dai! Che problemi ci sono? Voglio solo rifarmi un po’ gli occhi con qualche atletico calciatore…".

"Ehhhh?".

"Dai, scherzo!!", disse subito Judith, ridendo. "Ma in questo modo potrò starti vicina e aiutarti, no?".

Kris la guardò storto. "Ehm… e cosa… vorresti fare per aiutarmi?"

"Semplice! Ti darò il sostegno morale di cui ti parlavo!". Judith battè allegra una mano sulla schiena di Kristine, che stava iniziando ad agitarsi, visibilmente preoccupata. Purtroppo, anche se conosceva Jude solo da pochi mesi, aveva già imparato a fondo il carattere dell’esuberante amica…

"Stai tranquilla, Kris!".

"Non so perché…", disse lei, per niente rassicurata. "…ma qualcosa mi dice che non dovrei ascoltarti, proprio no…".

Judith le strizzò un occhio. "Fidati, ti dico! La mia presenza accanto a te è proprio quello che ti ci vuole!".

fine 7° capitolo

* In questo capitolo:

© "Islands", by Mike Oldfield, Vocals by Bonnie Tyler, Co produced by Mike Oldfield, Tom Newman and Alan Shacklock for Multi Media London Ltd. An Oldfield Music Production.

© 1987 Virgin Records Ltd.