GHOST

Una giovane donna fissava con intensità il fuoco nel cammino, la notte cominciava a calare, e riflessi del fuoco davano alla figura un che di incantato. Era seduta su una sedia a dondolo, i due grandi occhi azzurri erano leggermente velati di lacrime, i capelli, lunghi e neri le cadevano soffici sul vestito azzurro. Un’altra giornata era finita e con essa il suo dovere di Celebrante di Odino.
E, come ogni sera, da quando era finita la battaglia contro i cavalieri di Athena, Hilda si ritrovava a pensare a tutto quello che era successo. Era tutto senza senso, lei aveva sempre cercato di mantenere la pace ad Asegard, poi uno stupido anello aveva mandato all’aria tutti i suoi propositi di pace e giustizia. Solo grazie ai cavalieri di Lady Isabell il mondo era ancora vivo, la cosa però che più la rattristava era che a causa della sua poca forza di volontà i cavalieri del nord non c’erano più. Erano morti tutti: Thor, Luxor, Artax, Mime, Megres, Mizar, Alcor e Orion, tutti, tutti, se n’erano andati tutti. Di loro restava solo la leggenda. Gli mancavano i suoi cavalieri, tutti, ma uno in particolare. Hilda chiuse gli occhi e con gli occhi del cuore rivide un giovane abbastanza alto, con gli occhi di ghiaccio, e i capelli color del miele leggermente mossi, era rivestito di un’armatura scura, che dava al suo aspetto fierezza. Ma dai suoi occhi, specie quando la guardava, c’era tanta dolcezza. Era così, infatti, che Orion la guardava. Gli mancava, Orion gli mancava. Ricordava bene cosa aveva provato, anche se imprigionata dall’anello del Nibelungo, quando Orion si era buttato contro Sirya, scomparendo nel cosmo. Ricordava persino le ultime parole che aveva detto a Sirya: “ Nettuno mi salverebbe? Lui che ha obbligato Hilda a sacrificare noi per sete di potere e che non ha mai pensato ad Asegard? Perché anche la nostra terra sarebbe scomparsa insieme ai ghiacci. Il tuo re ci ha solo usati per i suoi scopi, tutto qui, non ha fatto altro! Come posso crederti ancora? Ha cambiato l’animo di Hilda, l’ha resa schiava del suo potere, lei che amava Asgard e la sua gente più della sua vita! LA MIA REGINA!” Poi dopo averla affidata a Pegasuss era scomparso insieme al generale del mare, nel cosmo. Una fitta tremenda le aveva preso al cuore, le sembrava di morire. Si era finalmente resa conto che amava Orion, ed ora, lui non c’era più. Chissà se anche quello che Orion provava per lei andava oltre la semplice devozione che unisce un cavaliere alla sua regina. Non lo avrebbe mai saputo.
- Hilda, la cena è servita.- una voce cristallina aveva interrotto i suoi pensieri.
Una ragazza di circa 15 anni le stava davanti. Aveva dei lunghi capelli biondi e ricci e dei bellissimi occhi verdi, un abito bianco e rosa lungo fino ai piedi.
- Flare sei tu! Grazie ma non ho fame- rispose sorridendo alla sorella. Flare se ne andò da sola, aveva capito che la sorella voleva stare da sola.
Hilda guardò la sorella allontanarsi Anche Flare aveva sofferto nel corso della battaglia contro i cavalieri di Athena, infatti, aveva perso Artax al quale era legata da una profonda e sincera amicizia, e forse da qualcosa di più. Ma la sua giovane sorella ora aveva il cavaliere del cigno accanto, al quale era molto legata: fra Flare e Crystal, infatti, era nato qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia. Era contenta per lei. Se aveva fatto tutto quello che aveva fatto era anche per l’enorme affetto che la legava sua sorella. L’amava moltissimo e desiderava con tutto il cuore che Flare fosse felice, lo meritava.
Ora però era un po’ gelosa della sorella, Flare aveva ricominciato a vivere grazie a Crystal, ma lei pensava che nessuno mai avrebbe preso il posto di Orion nel suo cuore. Solo ora che Orion non c’era più lei aveva preso atto dei sentimenti che provava per lui, Hilda si chiedeva se anche il cavaliere aveva mai provato qualcosa per lei. Cosa non avrebbe dato pur di scoprirlo.
-Orion- mormorò mentre una lacrima solcava il suo candido volto.
Si meravigliò nello scoprire come fosse vivo in lei il ricordo del suo bel cavaliere, se chiudeva gli occhi vedeva ancora il suo viso fiero, sentiva la sua voce calda e sicura…
Andò a letto pensando ancora ad Orion.
Nel corso dei giorni seguenti Hilda si comportò come sempre, regnava con saggezza, adempiva al suo compito di celebrante e agli altri suoi compiti.
Ma Flare si accorse che qualcosa non andava nel comportamento di sua sorella, agli occhi degli altri poteva sembrare sempre la stessa, ma non a quelli della sorella. Lei la conosceva meglio degli altri e sapeva che qualcosa turbava profondamente l’animo di Hilda. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché il suo sorriso tornasse ad essere vero, voleva aiutarla ma non osava intromettersi, forse Hilda non gradiva il suo aiuto, se l’era sempre cavata da sola, ma sentiva che qualcosa non andava. Doveva sapere cosa turbava la regina di Asegard.
Una sera Hilda era fuori sull’enorme terrazza e guardava malinconica la terra di cui era regina. Ad un tratto sentì dei passi dietro a lei si voltò e vi trovò Flare. Si girò di nuovo e continuò a guardare davanti a lei. Poi disse:
- E’ bella non è vero?-
- Cosa Hilda?- chiese Flare non capendo a cosa si riferisse Hilda.
- Asegard.-
- Si, hai ragione, Asegard è bellissima.- disse Flare
Le due sorelle lo pensavano davvero: Asegard possedeva qualcosa che le altre città non possedevano. Non aveva gli enormi grattacieli di New York, non possedeva la bellezza sofisticata di Londra, non era piena di opere d’arte come Roma, non era tecnologica come Tokyo. Era semplice. L’enorme palazzo in cui vivevano era grande, ma aveva uno stile semplice che lo rendeva accogliente e sobrio; le piccole, ma accoglienti case erano sparse qua e la in modo casuale. La città era circondata da alte montagne e da foreste di Sempreverdi, costantemente ricoperte dalla neve, la quale nel corso della giornata non era sempre bianca, ma prendeva le sfumature del cielo della città. Ogni tanto si vedeva qualche fiore sbucare dalla neve, non durava più di una giornata, ma spuntavano regolarmente, a rendere più bella la città, a volte, verso la sera, si potevano ammirare delle splendide aurore boreali, che toglievano il fiato. La notte, se non nevicava, era serena e il cielo pieno di brillanti stelle. Anche gli abitanti contribuivano a renderla più bella, i loro abiti, infatti, erano pesanti, ma coloratissimi, le donne soprattutto indossavano lunghe tuniche bianche, e sopra qualche mantella colorata; in testa portavano dei para orecchi molto originale( per intenderci come quella cuffia rosa che porta sempre Flare). Tutto ciò dava alla città un aspetto magico, quasi incantato. Come i luoghi da sogno che a volte si sentono nelle favole che si raccontano ai bambini, o delle leggende. Anche i cavalieri di Athena si erano accorti, che Asegard pur non essendo calda, e pur essendo priva di verdi prati come la loro Nuova Luxor, aveva qualcosa che i cinque amici definivano “ onirico”
- sarebbe tutto perfetto, e tornerebbe tutto come era prima che ci fosse quel maledettissimo anello del Nibelungo, se solo…- aveva detto Hilda, non accorgendosi di aver dato voce ai suoi pensieri.
- Se solo?- Chiese la sorella.
Hilda si accorse di aver pensato a voce alta e che la sorella aveva udito la sua frase, non sapeva se continuare a parlare o meno. Poi decise che poteva anche confidarsi con lei, Flare era una ragazzina gentile e buona, e le due sorelle si erano confidate spesso.
- Se solo ci fosse ancora Orion.- concluse
- Hilda tu lo…?-
- Si Flare, io lo amavo.-
- E glielo hai mai detto?_
- No.-
- Perché?-
- Perché ho preso piena coscienza di ciò che provavo per lui solo quando
lui è morto, e ora non glielo posso più dire- e così dicendo una lacrima solcò il volto della regina di Asegard.
- Hilda…- mormorò Flare
- Sai cosa vorrei sapere ora?-
- no, cosa?-
- Se anche lui provava per me quello che io provo per lui.-
- Be sicuramente ti era molto fedele-
- No Flare, io so che Orion mi rispettava, ma io vorrei sapere se mi considerava qualcosa di più della sua regina, credimi, non pretendo di sapere che quello che lui provava per me era amore, mi basterebbe sapere che lui mi considerasse una buona sovrana o una buona amica. Mi accontenterei.-
- Sorellina…- Flare le si avvicinò e l’abbracciò dolcemente mentre erano così abbracciate Hilda fece una domanda.
- Flare, tu amavi Artax?-
- No. E’ vero che quando lui è morto ho sofferto moltissimo, e anch’io pensavo di essermi innamorata di lui, poi mi sono resa conto che il dolore per la sua scomparsa era uguale a quello per gli altri cavalieri. Forse un pochino diverso visto che io e lui siamo cresciuti insieme. Il dolore che provo per la sua scomparsa è quello di chi ha perso un amico d’infanzia, non di chi ha perso l’uomo che amava. Lo comprendo bene ora che vedo i tuoi occhi pieni di dolore per l’unico uomo che hai mai amato, per il tuo Orion.-
Hilda e Flare si abbracciarono con più intensità, aveva cominciato a nevicare, e l’aria della notte si faceva sempre più fredda ma le due sorelle stavano bene, riscaldate da quel abbraccio fraterno. Poi Flare sorrise di nuovo alla sorella e le disse
- Sai Hilda però credo di essermi innamorata di una persona..-
- Fammi indovinare…un bel giovane dai biondi capelli, dagli occhi azzurri come il cielo in primavera, che viene da Nuova Luxor, cavaliere di Athena e che risponde al nome di Crystal?- chiese Hilda un po’ ironica
- Co… come fai a saperlo?
Hilda le sorrise poi rispose
- Io sono tua sorella Flare, e ti conosco troppo bene, sono felice per te.-
- Grazie.-
Restarono ancora un po’ abbracciate poi la notte si fece ancora più fredda e rientrarono a palazzo e andarono a dormire.
Flare ora sapeva cosa turbava sua sorella, il dolore che provava doveva essere soffocante, eppure apparentemente era sempre la stessa, Sorrideva e continuava a svolgere i suoi doveri di regina di Asegard. L’ammirava moltissimo. Flare in cuor suo pregò che il tempo aiutasse la sorella a soffrire di meno, a dimenticare a trovare un nuovo amore. Se lo augurava con tutto il cuore.
Hilda pensò che le aveva fatto bene parlare con la sorella…Flare non aveva tentato di consolarla con le parole, che in alcune situazioni non servono a nulla, ma l’aveva abbracciata semplicemente. Si ricordò che una volta parlando con i cavalieri di Athena, Phoenix le aveva detto che quando lui e suo fratello erano più piccoli, e lui era triste per qualche motivo, Andromeda cercava di consolarlo semplicemente abbracciandolo. Hilda penso allora che quella di abbracciare i fratelli maggiori quando erano in difficoltà, doveva essere un dono che gli dei avevano voluto dare ai fratelli minori. Ma nonostante tutto Orion le mancava ancora. Tantissimo . nemmeno la sua adorata sorella era riuscita a farglielo dimenticare, almeno per una sera.
Nei giorni seguenti accaddero alcune cose che lasciarono un po’ interdetta la regina di Asegard: un giorno stava scendendo le scalinate all’interno del palazzo , aveva messo male un piede ed era scivolata, contando che era all’inizio della scala, avrebbe dovuto farsi molto male, e invece non solo non aveva un graffio, o un livido ma si era ritrovata quasi in piedi davanti alla fine della scala. All’inizio non ci badò molto pensava che siccome mentre cadeva aveva chiuso gli occhi, e non si ricordava bene cosa avesse fatto, fosse stata lei in qualche strano, e misterioso modo a far si che non si facesse nulla. Un’altra volta era uscita per una breve passeggiata e mentre camminava, qualcuno lanciò un pugnale, che se non fosse stato deviato da una forza avrebbe colpito Hilda in pieno petto, uccidendola. Ma non era stato il cosmo di Hilda a deviarlo. Ne era certa, non si era accorta del pugnale se non all’ultimissimo momento, e anche volendo utilizzare il proprio potere non avrebbe fatto in tempo a deviare l’arma. Che fosse stato il suo subconscio? E chi lo sa? Inoltre la sera si sentiva protetta, sentiva la presenza di qualcuno. Ma era impossibile. La sua stanza era vitata a tutti tranne che a Flare, e di certo Flare non era li, e nemmeno possedeva un cosmo proprio.
Possibile che quegli eventi fossero tutti collegati fra loro? Possibile che qualcuno la stesse proteggendo? Ma chi ? era questo il punto. Pegassuss forse? visto che aveva promesso ad Orion di proteggerla, magari il suo cosmo la continuava a proteggere anche se lontano. Oppure il cosmo di Athena? No… forse più semplicemente era Odino , il dio aveva molto a cuore la sua città e magari la voleva proteggere perché in questo modo proteggeva anche la sua città. O forse, cosa ancora più probabile era solo frutto della sua immaginazione, o della malinconia che provava ora che non c’erano più i suoi cavalieri a difenderla, e specialmente Orion.
Hilda decise quindi di non darci molta importanza e di continuare la propria vita come se niente fosse, ma non sapeva , che presto. Molto presto, avrebbe saputo la verità.
Un giorno, come sempre era sul picco ghiacciato che pregava Odino , come le imponeva il suo ruolo di Celebrante. “Mio signore Odino che regni su Asegard, elevo a te una preghiera in nome della mia gente. Viviamo agli estremi confini della terra, in terre inospitali e banditi al resto del mondo, non abbiamo mai visto la luce del sole, nei verdeggianti campi dell’Europa. Ci hai dato questo compito per la sicurezza delle altri genti, perché la pace regni nel mondo di buon grado abbiamo accettato quest’ingrata sorte, però Ti prego, non ci abbandonare, fa che Asegard ascolti di nuovo la tua voce che reca conf…

Hilda non fece in tempo a terminare la sua preghiera, il vento si era alzato, il mare era terribilmente mosso; una tempesta di neve era in arrivo. Era meglio rientrare, ma non fece in tempo , un onda più forte delle altre s’infrasse contro il picco facendolo traballare, Hilda impreparata a quel colpo, perse l’equilibrio e cadde in acqua. Inizialmente cercò di risalire, ma inutilmente, la corrente era troppo forte, poi sentì che le forze l’abbandonavano e si lasciò andare. Ad un certo punto però si senti leggerissima e al sicuro da qualsiasi pericolo. Chiuse gli occhi per lasciarsi avvolgere da quell’atmosfera di incredibile serenità e sicurezza.
Quando si riprese si accorse , con sua grande meraviglia, di non avere più un corpo, era solo spirito. Si guardò intorno…quel posto aveva poco, per non dire nulla di Asegard.
Non c’era traccia da nessunissima parte di neve, e di ghiaccio, ma enormi distese di prati fioriti, inondati dalla calda luce del sole, sole che ad Asegard non c’era quasi mai, e comunque, non con quella intensità. Quello, pensò Hilda, doveva essere il paradiso, e se quello era il paradiso, lei doveva essere morta( per forza, non c’è un altro modo per andarci, eheheh ^^)
Si guardò attorno, e cominciò a camminare senza una meta e la cosa che la colpì fu che non c’era nessuno in quel luogo splendido. Aveva visto qualche anima come lei, poi però dopo un po’ non le vedeva più. Ad un tratto notò un enorme portone, tutto ricamato con bellissimi motivi angelici e floreali. Non vi erano maniglie, - probabilmente per aprirle basta toccare il portone- pensò Hilda.
La mano di Hilda stava per posarsi sull’elegante portone, quando una voce alle sue spalle la fermò.
- no, non fatelo!-
Hilda si bloccò come raggelata. Aveva riconosciuto la voce che le aveva parlato da dietro. Si girò lentamente, e un ragazzo alto dagli occhi azzurri come il cielo, e i capelli mossi color del miele, le stava d’innanzi, e la guardava con infinita dolcezza.
- Orion…. Sei proprio tu!- disse la ragazza con voce tremante.
- Si mia regina.- le disse lui sorridendole.
- Perché non devo toccare quella porta?- chiese.
- Quella è la porta del paradiso se la varcate non potrete più tornare indietro!- le rispose.
- Io …io non capisco…non sono morta? E questo posto se non è il paradiso cos’è? Devo restare qui???- chiese confusa la regina di Adegard.
- No, non siete ancora morta. E questo posto è un luogo intermedio tra la terra e il paradiso- s’interruppe.
Si fermò a guardarla. Era splendida, proprio come la ricordava.
- e tu sei intrappolato qui?- chiese Hilda
- no, io al momento della mia morte sono stato mandato in paradiso, anche se non so cosa ho fatto per meritarlo.-
Hilda lo fissò. Era rimasto lo stesso. Lo stesso Orion che aveva conosciuto sulla terra. Umile e generoso. Cosa aveva fatto per meritare il paradiso? Troppo . per restarle fedele aveva violato l’ordine dato da Nettuno, l’ordine che la Hilda “cattiva” gli aveva dato, aveva ceduto lo zaffiro di Odino a Pegassus, l’aveva affidata a lui, e poi aveva affrontato Sirya ed era morto, così. Come un vero eroe. A Hilda sembrava che il paradiso fosse troppo poco per Orion dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei.
- Perché ti trovi qui allora?- chiese incuriosita.
- Quando ho visto che siete caduta in acqua sono venuto a salvarvi. Ma ora non pensate a me. Venite andiamo sulla terra così potrete riunire la vostra anima al vostro spirito.- Orion la guardò bene in viso e vide che piangeva.
- Qualcosa non va?.- Le chiese
Hilda ascoltando l’ultima frase di Orion aveva capito tutto era stato Orion . Orion l’aveva salvata quando stava per cadere dalle scale, l’aveva salvata dal pugnale, e vegliava su di lei la notte, non pegassus, non Athena o Flare, ma Orion, il suo Orion!
- eri tu…..sei stato tu a proteggermi…- ma non finì la frase Orion si era avvicinato a lei e la guardava dolcemente.
- Si sono stato sempre io. In realtà dal giorno in cui sono morto non ho mai smesso di vegliare su di voi e di starvi accanto come un fantasma.-
- Sei sempre fedele alla tua regina eh?- chiese lei tremante.
- No, la mia non e semplice fedeltà a voi. C’è qualcosa di più.- si fermò prese fiato e riprese- Hilda io vi amo. Vi ho sempre amata da quando vi ho incontrata la prima volta.- ecco era riuscito a dirglielo, da morto è vero, ma sempre meglio che niente.
Hilda si gettò fra le sue braccia piangendo. Un peso le si era tolto dal cuore. Ora lo sapeva, Sapeva che Orion ricambiava il suo amore. Che l’amava, che l’aveva sempre amata. Orion la strinse a sé. Ahhhhh per quanto tempo aveva sognato di tenerla abbracciata così.
- Orion anch’io ti ho sempre amato.- ecco era riuscita a dirlo anche lei.
Orion sorrise. Era felice, davvero felice. Poi Hilda continuò
- Orion, non voglio tornare sulla terra voglio restare, qui con te, per sempre!-
Era quello che pensava davvero stava bene fra le sue braccia, non desiderava nient’altro che restare così per sempre. Non le interessava tornare sulla terra.
Orion rimase colpito da quella frase. Non che non gli facesse piacere, ma Hilda poteva ancora vivere, e tenerla, li con lui, anche se in paradiso, era un atto estremamente egoistico.
- Non dite così, Hilda. Voi dovete tornare sulla terra.-
- Non c’è niente che mi trattenga li. Invece qui ci sei tu!- le rispose lei
- Ma quello che dite non è vero, sulla terra c’è ancora chi ha bisogno di voi! La gente di Asegard, Asegard stessa, e la principessa Flare. Se voi moriste cosa ne sarebbe di lei? Senza contare che la vostra vita non è ancora finita. Vi prego tornate laggiù, la gente che amate ha ancora bisogno di voi e del vostro amore!- le disse Orion
Hilda fu sciocchata dalle parole di Orion e in un primo momento non voleva ascoltarlo, poi però capì che se non era ancora giunta la sua ora, le parole di Orion avevano senso.
- Va bene tornerò sulla terra, ma mi mancherai tanto amore mio.- esclamò Hilda con le lacrime agli occhi.
Orion le asciugo le lacrime e la guardò intensamente.
- Avrai una vita stupenda, Vivila anche per me!- le disse Orion con voce dolcissima.
- Mi aspetterai?- le chiese lei tremante.
Orion fece cenno di si con la testa, la strinse forte a se. Voleva assaporare ogni attimo di quel poco tempo che gli dei gli avevano concesso.
- Si, aspetterò con ansia il giorno in cui tornerete qui, da me, e allora vedrete non ci lasceremo mai.- le disse lui
- Oh, Orion…-
- Veglierò sempre su di voi, io vi proteggerò qui, dal paradiso-
- Sarai il mio angelo, anzi il mio fantasma!- sorrise lei fra le lacrime.
Le dispiaceva enormemente lasciare Orion, l’uomo che amava proprio ora che lo aveva ritrovato. Lui rispose al suo sorriso, poi si chinò su di lei e la baciò dolcemente. Fu un baciò lungo, appassionato, e molto, molto dolce.
Si staccarono, e si guardarono entrambi dolcemente. Il silenzio fra di loro, diceva più di mille parole, avevano tante cose da dirsi, ma il silenzio parlava per loro.
- ora dovete andare-
Hilda fece segno di si con la testa. Si diedero un altro bacio. Ma quando Orion riaprì gli occhi la sua Hilda non c’era più, la vita l’aveva pretesa per se strappandola a lui. Una lacrima solcò il viso di Orion.

Flare, era nella camera di Hilda, sua sorella era sdraiata sul letto, respirava ancora, ma non aveva ancora ripreso i sensi. Si sentiva impazzire al pensiero di perdere l’unico componente della sua famiglia. Fortunatamente un soldato aveva visto cadere in acqua Hilda, si era tuffato per salvarla. Il dottore aveva detto che lui aveva fatto tutto quanto era in suo potere per salvarla, ma che ora dipendeva da lei.
Flare continuava a pregare che la sorella non se ne andasse, le voleva un mondo di bene e senza di lei sarebbe impazzita, ne era certa.
Ad un certo punto vide una luce avvolgere il corpo della sorella, Flare pensò che la sorella fosse morta e che quella luce fossero degli angeli che la venivano a prendere, già si stava disperando quando notò che il corpo di Hilda si muoveva. Era viva, sua sorella era viva. Non l’aveva lasciata sola al mondo.
- Hilda? Hilda mi senti?- chiese Flare
- Flare sei tu?-
- Si certo, chi dovrei essere?- le sorrise Flare
- Io… devo essere tornata in vita dopo il bacio di Orion-
- Orion? Che c’entra?- chiese l’alta allibita.
Hilda si sedette riprese fiato, e raccontò del suo incontro onirico con Orion, le disse che avrebbe voluto restare con lui, ma che Orion l’aveva convinta a tornare, le disse pure che Orion le aveva confessato di amarla, e di tutto il resto che era successo fra loro.
- Sono così contenta per te sorella, e contenta che tu sia ritornata da me. Ma non ti pentirai della tua scelta? Voglio dire hai preferito tornare qui piuttosto che restare da lui!- disse Flare.
Hilda rimase un po’ in silenzio, no non era pentita, certo Orion le mancava da spezzare il fiato, ma Hilda aveva capito che la sua vita non era ancora giunta al termine, e che c’era qualcuno che aveva ancora bisogno di lei, soprattutto Flare. Certo Flare aveva l’amore di Crystal, ma quello che poteva lui le poteva dare era l’amore di un uomo, e non poteva sostituire l’affetto della sorella e Hilda lo sapeva. L’amore di un uomo e l’affetto fratello sono due cose diverse. Ma non era stato solo questo a spingerla a tornare. Era perché Orion gliel’aveva chiesto, e per amor suo aveva deciso di non farlo soffrire.
- No Flare, non sono pentita perché è questo che Orion voleva!-
Flare abbracciò la sorella, Hilda ricambio il suo abbraccio , restarono così ancora un po’, poi la sera scese sulla città le due sorelle si addormentarono. Hilda rimase un attimo a guardare fuori dalla finestra, la notte era tempestata di brillanti stelle, brillanti coma diamanti, scorse le stelle dell’orsa erano tutte brillanti ma una particolarmente: quella di Orion
Si lui l’avrebbe vegliata per sempre. Lei si sentiva più forte perché sapeva che Orion la guardava, e la proteggeva sempre. Si, il suo amore l’avrebbe protetta per tutta la vita. E poi un giorno, quando la sua vita sarebbe davvero terminata, sarebbe tornata da lui. Ma ora doveva continuare a vivere. Lo doveva fare per Asegard e la sua gente , per sua sorella, per Orion e …per se stessa .
- Aspettami Orion!- disse lei addormentandosi.
Orion da paradiso rispose alla donna che amava sorridendo.
- Ti aspetterò con impazienza.- rispose lui.
Si, un giorno, due anime che non si erano potute amare in vita, ma che al quale gli dei avevano dato l’opportunità di dichiararsi dopo la morte di una di esse, si rincontrarano e si ameranno per sempre. Per Sempre.


FINE