Incontro al George V

PROLOGO


Parigi.
Una delle città più famose del mondo.
Ecco dove si era trasferito questa volta.
Tom Becker si mise per un istante a fissare il cielo limpido.
Si era trasferito da circa un anno, non appena aveva terminato la scuola in Giappone. Appena arrivato non era stato facile per lui continuare a giocare a calcio. Suo padre naturalmente non aveva smesso di dipingere, ma non sempre quello che guadagnava era sufficiente a mantenere entrambi, specialmente in una città cara come quella. Così lui aveva dovuto iniziare a lavorare. Era stato assunto come facchino presso uno dei più famosi alberghi della città: il George V!
Poi la fortuna aveva voluto che uno dei talent scout della squadra parigina, il Paris St. German, lo notasse mentre si allenava in uno dei bellissimi parchi pubblici della città e così era stato inserito nella squadra under 21.
Questo per lui era stato l'avvenimento che aveva cambiato gran parte della sua vita. La squadra del Paris St. German gli pagava una certa quota mensile e quei soldi erano una vera manna dal cielo per lui e suo padre, anche se conciliare lavoro e allenamenti non era sempre facile.
E proprio quella mattina stava finendo il suo turno, iniziato all'alba. Ormai era quasi ora di pranzo e il suo sostituto stava per arrivare.

- Eccomi Tom! - esclamò un ragazzo che indossava la stessa divisa del giapponese.
- Paul! Finalmente! Cominciavo a chiedermi che fine avessi fatto! - rispose sorridendo Tom.
- Scusami tanto! Ma il capo mi ha fermato per avvertirmi che una parte di quel gruppo di diplomatici che aspettavamo domani ha anticipato l'arrivo di un giorno e così mi ha chiesto di stare particolarmente attento!
- Vuoi dire che non me li sciroppo tutti io domani??
- Si! Ti è andata bene….
Tom all'improvviso sbadigliò.
Paul sorrise.
- Sei stanco è? Dai…ora vai a casa! Ci penso io qui!
Tom annuì sorridendo.
- Ok! Ciao!

Tom era andato via da circa un'ora quando davanti all'albergo si fermarono alcune macchine molto lussuose. Da una di queste auto scesero quattro persone. Il signor Karnov con la moglie e le sue due figlie.
Paul si mise ad osservarli interessato.
L'uomo sulla cinquantina aveva i capelli brizzolati e un paio di baffi curatissimi che gli davano un'aria distinta. L'abito scuro, chiaramente fatto su misura, fasciava il suo corpo ancora in forma in modo impeccabile e i suoi movimenti erano sicuri.
Paul lo classificò come il solito aristocratico, snob e senza spina dorsale.
La moglie era il prototipo della donna dell'alta società. Dai lineamenti classici e dall'acconciatura all'ultima moda, si teneva al braccio del marito come se fosse un raro gioiello da ammirare da lontano. L'abito di un gusto squisito, color crema, sembrava adattarsi perfettamente alla sua carnagione lattea. E lo sguardo pungente che traspariva dai suoi occhi azzurri sembrava sapersi soffermare solo sulle cose di valore. Trapassando completamente qualsiasi cosa non appartenesse al suo mondo.
Poco più indietro c'erano le due ragazze. Diversissime, non solo per il loro aspetto, ma come presto avrebbero fatto scoprire, anche nel loro carattere.
La più grande, Elisabeth, aveva venticinque anni, gli occhi azzurri erano molto simili a quelli della madre mentre i lunghi capelli corvini erano certamente da attribuire al padre. Camminava con grazia anche se si poteva notare dell'impazienza nei suoi gesti. Si avvicinò all'entrata dell'hotel con sguardo cupo senza degnare d'attenzione chicchessia.
La diciassettenne Cherry invece, dalla chioma castano-miele e dai begli occhi verdi, si guardava intorno con curiosità. Il suo sguardo punteggiato di lentiggini era molto dolce e dai suoi occhi si leggeva una vena umoristica assente in tutto il resto della sua famiglia. Indossava un semplice vestito di seta a fiori che accentuava la sua aria sbarazzina e solare.

Il gruppetto si avviò verso la hall, mentre Paul, dopo aver aperto la porta di vetro, si mise subito al lavoro con i bagagli che venivano scaricati dall'automobile.

"Accidenti!" pensava Elisabeth mentre il suo sguardo vagava tra i lussuosi oggetti presenti intorno a lei "Come ho fatto a farmi incastrare in questo modo?"
Si voltò verso i genitori che parlavano con il direttore dell'albergo.
Il suo occhi si fecero ancora più glaciali.
"Non ne posso più del loro comportamento ipocrita! Minacciarmi di sospendere i pagamenti per i corsi all'università solo per farmi partecipare a questo viaggio! E il motivo? Non certo perché avrebbero sentito la mia mancanza o perché fossero preoccupati di lasciarmi a casa con la cameriera…no! Figuriamoci! Vogliono solo mostrarmi ai loro amici come se io fossi una bambolina! Vogliono solo appiopparmi un marito idiota…ma ricco…che possa intonarsi bene con l'ambiente che secondo loro io dovrei frequentare! Che idiozie! L'ho già detto chiaro e tondo cosa ne penso! E non sono certo il tipo che si fa mettere i piedi in testa! Ho dovuto per forza accettare di venire qui…ma la partita non è chiusa! Appena posso io me la batto!! Tanto litigio in più litigio in meno…."
Sorrise ironicamente mentre tornava a fissare gli spazi ampi della hall.

"La mia sorellina è ancora arrabbiata!" pensava intanto Cherry mentre aspettava seduta su uno dei morbidi divani di pelle.
Sospirò.
"Ho uno strano presentimento…il suo sguardo non mi dice niente di buono! So che non è stato onesto da parte di nostro padre ricattarla per convincerla a venire qui, ma in fondo…non staremo via da Amsterdam a lungo…meno di un mese…e le sue lezioni di biologia marina possono sicuramente attende per un periodo così breve. In fondo anch'io ho lasciato i miei corsi di lingua."
La ragazza sorrise a se stessa. Sapeva bene che la situazione per la sorella era profondamente diversa.
"In effetti, io non ho avuto problemi di sorta, mio padre è stato entusiasta quando ha saputo che volevo iscrivermi alla scuola di traduttori diplomatici della nostra città. So che sicuramente non sarei in grado di imitare completamente i passi di mio padre e dedicarmi alla diplomazia, anche se è una materia che mi ha sempre interessato, ma almeno così potrò sfruttare la mia predisposizione per le lingue ed entrare in questo mondo. Anche se…di pratica ne stò già facendo tanta a casa nostra!" finì di pensare Cherry ridacchiando.
I contrasti tra la sorella maggiore e i genitori erano all'ordine del giorno. Lei, nonostante avesse un temperamento abbastanza forte, proprio come Elisabeth, riusciva a dominarsi e a non mostrare ciò che pensava realmente, mentre Beth non ci riusciva assolutamente e probabilmente non ci tentava neanche. Anzi…sembrava quasi che ci provasse gusto a tormentare i genitori con le sue continue scappatelle e i suoi continui comportamenti da ribelle.
Ma ora erano a Parigi.
E avrebbero passato un po' di tempo lontane da casa e dalla solita routine. Lontane dalle distrazioni della scuola e dai soliti amici…
Il viaggio era stato deciso in modo inaspettato e non aveva avuto il tempo quasi di rendersi conto della situazione, ma voleva assolutamente trarne il massimo!
Era certa che sarebbe stata una vacanza indimenticabile!

 

continua...