L'AMBIGUO COBRA INCATENATO

Atene, Santuario

Una forza che ha il sapore della morte interrompe la meditazione sacra di Shaka della Vergine.
Un bagliore di carne corrotta dal tempo attraversa lo sguardo imperturbabile di Mu dell'Ariete.
Un senso di impotenza di fronte all'Ade coglie nell'allenamento spossante Aiolia del Leone.
Un fastidioso sibilo di requiem giunge alle orecchie di Aldebaran del Toro.
Un moto di rancore di cui non è possibile comprendere la provenienza disturba il solitario pasto di Milo dello Scorpione.
I bronze saints sono preda di un senso di impotenza e incomprensione straziante.
Dauko della Bilancia attraversa l'animo di Saori e la dea fa lo stesso.

Lentamente Shaka si avvia verso la dimora sacra di Mu, Aiolia lo raggiunge, affannato, preda di un timore che certo non si addice ad un gold saint.
"Calmati, compagno. Non hai motivo di cadere preda delle emozioni. La tua condizione e il tuo potere ancora non ti hanno insegnato l'autocontrollo?".
"Forse solo a te è usuale rimanere imperturbabile a questa sensazione", lo interrompe Milo, astioso.
Alla Seconda Casa si fermano: Mu e Aldebaran sembrano attenderli.
Il silenzio cala tra i guerrieri riuniti fino a che Aiolia, intollerante all'imperturbabile contegno dei compagni non cede all'ansia erompendo con parole concitate.
"Mu, Shaka… -sibila rivolto a coloro che, tra i presenti, sembrano non risentire di quella forza straziante che per un momento ha avvolto il Santuario e tutti i suoi abitanti- e voi, Milo, Aldebaran… non avete avvertito quel cosmo? È… è stato assoluto, sapeva di morte e putrefazione eppure… eppure era vivo! Non può essere… il solo cosmo simile a quello che io abbia conosciuto nella mia vita è… era… quello… quello di…".
"Camus dell'Acquario", conclude Milo per lui.
Lo stupore appare sul viso infantile di Aiolia: "Dunque lo hai avvertito anche tu!", esclama rivolto all'amico, rincuorato dalla sue parole che dimostrano la verità della sua affermazione.
"Non vedo il motivo della tua soddisfazione, Aiolia".
Shaka rimprovera la puerile euforia del giovane.
"Shaka ha ragione -continua Mu- anche ammettendo che tutti noi abbiamo avvertito questa strana energia, anomala, tuttavia nulla toglie che Camus sia morto da tempo. Lo privò della vita il suo stesso allievo, quell'uomo da noi tutti ritenuto fragile, preda dell'aggressività più incontrollata, incapace di cancellare il ricordo del suo dolore per la perdita della madre, riuscì a vincere il maestro, custode delle energie fredde. Non può essere il cosmo di Camus. Questo stesso tepore che ci abbraccia nella primavera florida della Grecia ti dimostra che non può essere tornato tra noi il signore dei ghiacci: la neve avrebbe coperto ogni cosa, altrimenti".
"A questo punto consiglierei di tornare alle nostre occupazioni -conclude Shaka allontanandosi- se davvero qualcosa è avvenuto, la dea certo ne conoscerà la ragione e non mancherà di informarci".
Il gruppo di eroi si disperde: gli ordini di Shaka non sono discutibili, soprattutto quando anche Mu li appoggia.

Poco dopo Mu è seduto nella sua dimora.
"Se davvero le mie parole ti hanno convinto, perché ti trovi qui?".
"Si è incrinato qualcosa, Mu. Non so cosa, non riesco a coglierlo, ma davvero Aiolia non è uscito di senno… davvero il cosmo di Camus è tornato nel mondo dei vivi".
Mu si volta a osservare Shaka, gli occhi acquosi del saint dell'Ariete tradiscono ora un'inusitata tensione e nei lineamenti stessi del saint della Sesta Casa si coglie sottile e velata la tensione.
"Lo so. E tu certo non hai prestato fede a quanto ho detto di fronte agli altri… ma mi è impossibile non pensare a Camus e non temere questo cosmo tanto simile al suo".
"Cosa dobbiamo fare?", domanda Shaka avvicinandosi all'amico.
"Aspettiamo. Davvero la dea forse ci dirà qualcosa. Non possiamo fare altro. Se davvero quello che abbiamo percepito era il cosmo di Camus… esisterà certo una spiegazione. E temo che non sarà motivo di gioia per noi".


Terra del Fuoco

Il viso pulito, candido del ragazzo trasmette il tormento incessante del suo essere: sente il corpo raggelarsi, improvvisamente, apparentemente senza spiegazione.
Lo sguardo di nocciola acerba si vela di lacrime soffocate.
Nemmeno il contatto rassicurante con la terra che lo ospita gli impedisce di sentirsi annientare da una forza assoluta.
Contemporaneamente, un senso di abbandono attraversa l'animo provato dell'uomo accanto a lui. La sua espressione austera, si incrina in sofferenza rendendo opachi i lineamenti fieri, vigorosi.
Gli occhi profondi e malinconici si stringono per contenere quella sensazione insopportabile.
L'androgino giovane si allontana piangendo, le mani nervose gli coprono il viso arrossato dal gelo e dal dolore: il grido straziante è muto, la richiesta di aiuto può raggiungere solo il cuore dell'uomo che prima gli sedeva accanto.
Accorre al richiamo: non trova nulla ad attenderlo se non l'impronta gentile di una mano che si è frantumata sul tronco gelato di un albero antico.
Resta solo questo a testimoniare una presenza, un solco leggero e sangue limpido.
L'uomo non riesce ad accettare l'inspiegabile, non ne è mai stato capace.
L'inquietudine si insidia nell'inattaccabile e immortale fortezza del suo animo: cosa fare?
Cerca di costringersi a riflettere con calma, forse si è ingannato, la sua mente indebolita gli ha fatto credere ciò che in realtà non è avvenuto. Forse le parole che poco prima il suo cuore ha percepito chiare, inequivocabili altro non erano che frutto della sua mente.
Non è possibile… aiuto… disse il ragazzo al suo cuore. O almeno così è parso.
"No! Sono certo che qualcosa… o qualcuno… lo abbia trascinato lontano. Ma cosa? Quale motivo lo ha allontanato da me, quale forza ha vinto su di lui?".
Ma le domande non si addicono alla sua natura e presto lasciano posto alle azioni: non può certo conoscere ciò che non è rivelato. Può solo cercare e già conosce il luogo dove dovrà recarsi per trovare risposte.
Il Santuario. Quello è il luogo in cui tutto ha inizio e tutto ha fine.


Atene, Santuario

"Quanta fretta".
L'uomo ha afferrato il braccio della ragazza tirandola verso di sé.
"Lasciami andare! Devo vedere il maestro di Goro Ho".
La stretta si fa più violenta, il viso dell'uomo e a pochi centimetri dalla maschera della donna, il suo sguardo non tradisce altra emozione che non sia l'astio.
"E vuoi farlo senza chiedere la concessione di passare indenne al custode di questa Casa?".
Quando ha aperto gli occhi? Perché lei sente tutta questo timore profondo?
"Non ferirla, Shaka".
Una voce tintinnante fa allentare le dite del saint della Vergine.
"Non intrometterti, Aiolia. Questa donna vuole vedere Dauko senza che siamo presenti anche noi: sai che questo non posso permetterlo".
Il giovane saint del Leone si rivolge alla donna tradendo un affetto profondo nell'inflessione.
"Marin, hai attraversato la mia dimora senza trovare ostacoli, ma se davvero il tuo scopo è rivolgerti a Dauko, allora devi farlo pubblicamente, di fronte a noi tutti gold saint. Così vuole la legge di Atena".
Aiola allontana dal braccio di Marin la mano del compagno: la donna sa di non potere scegliere, nessuno potrebbe convincere Shaka, l'uomo più vicino a Dio, e gli altri gold saints a farla parlare sola con il saint della Bilancia: è regola imposta da Atena stessa che coloro che hanno grado inferiore possano rivolgersi a lui solo alla presenza degli altri suoi pari.
"D'accordo", accetta infine reclinando il capo in segno di resa.
"Il saint della Bilancia è la nostra guida, Marin. Posso percepire il tuo affanno, ma non puoi ignorare le regole gerarchiche: attendi all'Agorà, io e gli altri saints ti raggiungeremo e condurremo a te il saint della settima casa", la congeda Aiolia.

"Perché sei così inquieto, Shaka? Il gesto di rancore con cui hai fermato Marin è stato troppo impetuoso per essere dovuto davvero solo alla sua mancanza di riguardi nei tuoi confronti. Non sei così legato alle formalità gerarchiche".
Shaka ha richiuso i suoi occhi misteriosi e sembra deciso a non rispondere alle parole di Aiolia.
"Non puoi eludere la mia domanda: perché hai aperto gli occhi, Shaka?".
"Non ti devo spiegazioni. Andiamo da Dauko".

Mentre i saints del Leone e della Vergine chiedono a Dauko di seguirli all'Agorà un'inquietudine coglie improvvisamente tutti i gold saint.
Eufonia si impadronisce dei loro cloth e dei loro cosmi.
"Cosa muove alla riunione dei saints?", chiede Aldebaran raggiungendo, accompagnato da Milo, la Prima Casa.

L'Agorà accoglie in un momento tutti i guerrieri presenti al Santuario, i loro cosmi concentrati nello stesso luogo producono un'aura di energia che per un momento rasserena i loro animi.
Shaka e Mu affiancano il maestro, appoggiati allo scrigno del gold cloth della Bilancia, entrambi vestono i loro cloth sacri: per concessione diretta di Atena sono i soli a cui sia stato concesso il privilegio di indossarli sempre.
Aldebaran è vicino a Marin, la sovrasta con la sua imponenza mentre Seiya sembra svanire accanto alla saint che lo rese degno del cloth di Pegasus.
Shiryu guarda con rispetto infinito il suo anziano maestro che ancora vede come guida e luce.
Milo osserva i compagni con l'usuale distacco.
Aiolia,infine, si mantiene un poco distante, a custodire con lo sguardo le armature dei gold saints non più in vita. Tutte tranne una.

Da molto tempo non viene indetta riunione assoluta di guerrieri.
Sconfitto Saga dei Gemelli, la pace li ha accompagnati fino ad ora, eccezione fatta per un attacco inferto ad Atena da una delle sue stesse manifestazioni trine: Selene, incarnazione della stagione giovanile della dea della giustizia tentò di prevalere sull'incarnazione adulta lanciando contro i saints i suoi guerrieri degli elementi.
Non a poco prezzo ebbero vittoria i saints di Atena.

"Ci siamo tutti. Puoi parlare, Marin", la incoraggia Aiolia, con dolcezza malcelata.
"Non ne sarei così certo -lo rimprovera Shaka- due saints mancano all'appello e se fino ad ora abbiamo potuto ignorarne la lontananza, ora dobbiamo ammetterla e considerarla".
Nessuno risponde, come se Shaka avesse posto solo ora all'attenzione del Santuario quell'assenza. Da quanto tempo nessuno osa più rivolgere i suoi pensieri a quei due uomini? Un tempo incalcolabile, entrambi sono lontani da troppi anni: la vittoria su Saga li portò ad abbandonare i fratelli con cui avevano valorosamente combattuto.
Da allora, più nulla.
Dalla battaglia delle Dodici Case tutti i saints hanno scelto di rimanere al fianco della loro dea in terra di Grecia, pronti a difenderla sacrificando loro stessi.
Ma… due di loro, empi, avevano rinunciato a quella vita benché fosse stato loro proposto di prendere il posto di due dei gold saints caduti nella battaglia contro di loro. Scelsero di rinunciare alla loro posizione di saints per ritirarsi a vita d'uomini in un luogo ignoto.
Avevano scelto di non vestire più i loro cloth, l'uno perché da sempre inadeguato alla lotta per una nobiltà d'animo che a tutti appariva come debolezza, l'altro per scoprire finalmente la vita e i suoi doni insieme all'unica persona verso la quale nutrì sempre un affetto infinito e incancellabile.
Avevano abbandonato il destino delle stelle senza concedere spiegazioni, solo sperando in un equilibrio, un pace che sempre parve loro impossibile da raggiungere.

Si decide Shiryu a rompere il silenzio che le parole di Shaka hanno creato: "Parli dei custodi dei cloth di Andromeda e Phoenix, Shaka? - gli domanda con tono rispettoso e umile- Sai bene che non verranno, che forse nemmeno più dovremmo reputarli tali…".

Il giovane saint che aveva ridato vita alla triste leggenda della regina Andromeda, sempre reputato il più debole tra i combattenti, deriso per la sua bellezza, umiliato per la sensibilità, aveva scelto di vivere per quello che era, abbandonando la lotta. E Ikki, fiero, aspro, apparentemente arido fratello aveva deciso di non abbandonarlo, non di nuovo. Scelse di perdere il destino immortale che la Fenice gli aveva donato, piegandosi per la prima volta a ciò che lui più tentava di cancellare da sé: i sentimenti.

"Io non ne sarei così sicuro!", una voce interrompe le parole pacate, rassegnate del saint di Dragon e contemporanea con lei, una forza senza limiti apparenti, ormai dimenticata, si irradia violenta dal cloth di Phoenix per ricongiungersi al padrone mai abbandonato.
"Ikki!", grida stupito Seiya, ormai certo che l'amico li avesse abbandonati, convinto che si fosse solo piegato a condiscendere un desiderio del debole fratello, altrimenti mai avrebbe abbandonato il Santuario.
"Già. Sono qui. Sono tornato a vestire il mio cloth… ma non illudetevi! È vero, ho percepito l'Eufonia nei gold cloth pur dal mio remoto luogo di ritiro, ma non mi ha spinto qui il desiderio di presenziare a questa sciocca riunione, altro è il motivo che mi ha indotto a tornare… ma me ne occuperò dopo. Dal momento che sono qui, parla saint! Dì il motivo di tanto affanno, svelta. Non ho molto tempo".
Seiya è assalito da un moto di rabbia per la boria del fratello, ma non può manifestare le sue emozioni, l'anziano maestro finalmente concede alla saint la parola: "Parla Marin, ora ne hai facoltà. Non attenderemo il saint di Andromeda, egli non verrà e la dimostrazione la abbiamo tutti davanti, nella figura di suo fratello che è giunto qui alla ricerca di Shun: null'altro lo avrebbe indotto a tornare sui suoi passi".
Tacitati i dubbi e le rimostranze dalle parole del sacro maestro, tutti i saints volgono lo sguardo alla sacerdotessa che finalmente può cessare di reprimere la sua angoscia: le sue parole sono spezzate dal terrore, a fatica tenta di spiegare quanto ha potuto vedere ai presenti.
"Saints! È successo qualcosa di terribile… non so nemmeno come dirlo.. tutti noi abbiamo sentito qualcosa di incomprensibile, una forza agghiacciante incombere per un momento sul Santuario e sui nostri cosmi… non ho riconosciuto quella forza… -Aiolia è visibilmente attraversato da una scossa nervosa- ma… ecco, in quel momento mi trovavo nella sala delle armature, cercavo conforto nel ricordo degli amici, dei compagni perduti… ho abbassato lo sguardo colpita da quella forza annichilente e quando li ho rialzati… sono scomparsi! Saints! Sono scomparsi i sacri cloth…".
Il maestro spalanca gli occhi e il turbamento assale gli ascoltatori.
"Quali?" domanda affannoso Aiolia.
"Tre… tre… tre… -ripete Marin ossessivamente- tre… due bronze cloth e… un silver cloth…".
"E il gold cloth dei Gemelli…", a quelle parole spezzate dalla disperazione i saints si voltano ad una vista penosa.
Saori, la loro dea, è scesa dalle sale del Tempio in cui dimora, il suo corpo è attraversato da una corrente penetrante di angoscia, il suo viso sembra quasi trasfigurato, perso.

Il cloth dei Gemelli, dal tempo della battaglia contro Saga, è stato affidato alla tutela diretta di Atena: la sua potenza, troppo estrema sia nel bene che nel male, lo rese oggetto di un tale accorgimento perché solo il cosmo limpido, incorruttibile della dea poteva controllarne la forza devastatrice.
Da allora Saori lo ha sempre tenuto con sé, custodendolo con dedizione, nell'attesa speranzosa che un giorno le stelle decidano di far venire alla vita un uomo così puro da poterlo indossare senza che questo comporti rischio.
L'attesa di un uomo che avrebbe davvero dato tutto se stesso per la dea.

Marin è visibilmente turbata, le sue esili gambe di donna vacillano alle parole di Saori, sente le forze sciogliersi in briciole opache: perde l'equilibrio, rischierebbe di cadere se Seiya non le afferrasse svelto la vita cingendola tra le sue braccia: "Quali armature sono scomparse con quella sacra? Rispondi, Marin, ti prego".
La donna si aggrappa con le sue ormai flebili forze alle spalle del suo discepolo, il capo abbassato in segno di vergogna: non ha saputo impedire quello che lei crede un trafugamento di cloth. Era lì, avrebbe dovuto accorgersi di ciò che accadeva e invece… davvero atroce sarà la sua punizione se nessuno porrà rimedio a questa mancanza.
Al fine parla, in un sussurro riesce a concludere il suo racconto.
"Scomparsi… gli scrigni di bronzo del Cigno e di Andromeda sono scomparsi e con loro… anche il Silver cloth… il Silver cloth del Serpentario …".
Si abbandona alla disperazione torbida la donna: pagherà con la vita. Con la vita…
Saori rimane in silenzio, preoccupata, nessuno osa rivolgere la parola alla dea. È Mu il primo a osare rompere l'assenza di suoni.
"Atena… io credo che tutto ciò che è accaduto oggi, la sparizione dei cloth, quella forza innaturale così simile al cosmo di Camus… siano segno di qualcosa di terribile ma che non ci coinvolgerà. Credo che sia inutile tormentarsi per qualcosa che non ci riguarda".
La giovane donna osserva intensamente il suo saint più amato, l'uomo la cui presenza maggiormente la conforta da sempre, un uomo mortale che forse è riuscito persino a sciogliere il cuore di una dea. Ma questo ora non ha importanza.
"Saint dell'Ariete, forse tu hai ragione, ma ugualmente io non posso tollerare che un mio guerriero abbia permesso ad una forza estranea, ostile, di impadronirsi dei cloth. Soprattutto ora che anche quello dei Gemelli non è più in possesso del Santuario…".
"Dobbiamo ritrovarle! -annuncia Seiya con una violenza che manifesta il suo timore per Marin- per l'onore del Santuario e perché… da questo dipende la sua vita. Maestro diteci cosa dobbiamo fare, da dove cominciare la ricerca…".
Dauko non risponde. Non ha nulla da dire.

"Per esempio potreste evitare di affannarvi tanto per il cloth dei Gemelli: tra poco crederete che sia svanito anche quello dell'Acquario".
Una risata inquietante accompagna queste parole che sembrano provenire dalle profondità degli abissi.
E invece… colui che le ha pronunciate è lì. Davanti ai loro occhi.
"Ca… Camus!", davvero nemmeno Shaka riesce a impedirsi lo stupore.
Camus, con il volto pallido, segnato come dalla mancanza di riposo, li osserva superbo, distaccato. Scorre il suo sguardo sui visi dei vecchi compagni, indifferente, e riconosce le sembianze note di un uomo. Nemmeno si è voltato per osservarlo, mantiene il capo girato verso l'orizzonte, incurante.
"Non posso crederci! Persino Ikki di Phoenix si è degnato di venire qui per me! Sono davvero onorato".
In risposta solo il sorrisetto ironico del saint.
"Ad ogni modo non ho tempo da perdere con voi. Dov'è Shaina?".
Lo smarrimento coglie i presenti, solo Seiya è ancora completamente preso dal pensiero dei cloth: "Io vado a cercare le vestigia sacre! -grida- Voglio solo che qualcuno mi dica da dove iniziare!".
"Certo non dal cloth del Serpentario! -tutti si volgono- Ne è passato di tempo, non è vero Seiya? In ogni caso… il cloth è semplicemente tornata a chi la governa".
Shaina.
Da quanto tempo ti credevano morta?
Scende il silenzio.
Da quanti anni nessuno più aveva notizie di te, credendoti morta, sopraffatta da un dolore indicibile?
L'ultima volta che Shaina combatté al loro fianco in nome della giustizia di Atena, fu proprio contro Selene, in quella terribile battaglia che strappò la vita ad uno dei più valorosi tra i saint.


Atene, Santuario. Sette anni prima

I saints erano riusciti a sconfiggere tutti i saint degli elementi.
Seiya aveva trovato qualche difficoltà nel sopraffare il saint della Terra, ma l'aiuto di Marin gli aveva infine permesso di superare il nemico, abbattuto dall'impatto del Pegasus Ryuseiken unito all'Eagle Tow Flash.
Shiryu aveva avuto ragione del saint dell'Aria grazie all'Excalibur, dono di Shura del Capricorno. Con la lama precisa del braccio, il saint di Dragon aveva distrutto il cloth dell'avversario e lo aveva poi affrontato alla pari privandosi anch'egli della protezione: il Rozan Shoryuha fece il resto.
Hyoga di Cygnus si trovò ad affrontare il saint delle Acque, padrone dell'elemento primo da cui derivava la sua forza sulle energie fredde. Non fu battaglia facile per Hyoga, dovette raggiungere, come già nello scontro con Camus, lo zero assoluto e convogliarlo nel suo colpo più potente: il Diamond Dust e il Kholodnyi Smerch avevano già dimostrato la loro inefficacia. Fu solo con l'Aurora Execution che ottenne la vittoria.
Il saint del Fuoco, infine, fu affrontato addirittura da Aiolia, persino per lui, gold saint, fu difficile lotta: la temperatura a cui fu costretto a combattere ne fiaccò le forze indebolendo di molto i suoi colpi. Ma il Lightning Volt è pur sempre un colpo mortale.

Credevano di avere vinto, insieme con i guerrieri di Selene, l'intera battaglia.
Non fu così.

Le dee della giustizia, la dea giusta nell'incoscienza infantile, Selene, e la dea giusta nell'incorruttibilità adulta, Atena, si trovarono di fronte.
"Hai guerrieri valorosi, Atena. Non credevo avessero la meglio sui miei saint degli elementi. Tuttavia non ha molta importanza. Non hai ancora vinto. Dichiarerò la resa, certo. Ma solo se uno dei tuoi saints riuscirà a colpirmi. Non importa l'entità della ferita: se riuscirà a procurarmi anche un solo graffio, ammetterò la superiorità tua e dei tuoi eroi. Altrimenti dovrai subire in prima persona il mio attacco".
"Naturalmente la scelta del saint spetta a te", disse Saori, con preoccupazione.
"Già. Noto con piacere che ben conosci le regole di comportamento tra divinità: se un dio accetta di dichiarare la resa a prezzo tanto basso ha possibilità di scegliere il suo avversario".
"E sia", concluse Atena.
Selene fece scivolare lo sguardo sui molti saints presenti, sui loro occhi fieri, indomiti. Si soffermò su quello di cui non era possibile vedere l'espressione.
"Scelgo quel saint", decretò infine indicando Shaina.
La donna non tradì alcuna emozione e si pose di fronte alla dea, immobile.
Shaina sapeva che Selene non sarebbe rimasta inerte, che avrebbe scagliato contemporaneamente a lei il suo colpo: era solo questione di tempi.
Poteva una Silver saint competere con una dea?
Il terrore si impadronì degli altri presenti, già temevano una sconfitta tremenda: due donne stavano per affrontarsi, l'una mortale, l'altra divina. Non era forse fin troppo ovvio l'esito della battaglia?
Troppo contriti nel loro timore, non si accorsero che Hyoga si era avvicinato moltissimo alle due contendenti.
Fu un istante.
Il Dark Moon di Selene e il Thunder Clow di Shaina si schiantarono tra loro in un lampo di luce che offuscò la vista degli atterriti spettatori.
Selene aveva minacciato Shaina di colpire Hyoga, eccessivamente vicino al campo di battaglia, se solo avesse osato interferire e tutti avevano visto la saint usare il corpo del compagno come superficie per riflettere il Thunder Clow.
Selene davvero era rimasta ferita. La vittoria era loro. Ma a che prezzo?
In cuor loro non perdonarono mai Shaina per avere così tranquillamente sacrificato il saint di Cygnus, ma nemmeno poterono vendicare una morte che aveva portato salvezza a tutti loro.
E poi come dimenticare le ultime parole del Cigno?
Non voglio che muoia tu.

Dal giorno di quella drammatica battaglia nessuno dei saints vide più Shaina, semplicemente qualcuno di loro giurò di averla vista piangere quella morte mentre, sconfitta Selene, si allontanava dai compagni silenziosa e leggera.


Atene, Santuario

Shaina si avvicina ai saints, con una grazia infinita, quella grazia agile e flessuosa che , unita alla sua forza, l'aveva resa la migliore saint del Santuario.
Sembra poco incline alle spiegazioni, algida si accoccola ai piedi del maestro e attende le sue parole.
"Sei viva, dunque, saint del Serpentario. Bentornata tra noi".
"Non ho tempo per attendere i vostri saluti! -grida feroce, alterato Camus- seguimi, donna. Sarà l'Undicesima Casa il teatro del nostro scontro".
In quel momento, in concomitanza con l'espansione del cosmo di Camus dovuta ad un'ira che pare senza confini, Ikki sente la stessa potente sensazione di abbandono e paura provata poco prima della scomparsa del fratello.
"Aspetta, saint dell'Acquario! -gli intima Ikki- Non mi importa quali intenzioni tu abbia nei riguardi di questa donna, voglio solo farti una domanda".
Camus osserva gelido il viso adulto di Ikki e gli concede ancora qualche secondo di ascolto.
"Tu… tu sai cosa è successo a mio fratello?".
"Tsz…", sostenuto e altero Camus si rifiuta di rispondere e si avvia a quella che un giorno fu la sua dimora, seguito da Shaina, ancora muta, come rassegnata.
"In fondo doveva accadere…", è il suo unico pensiero mentre procede verso la lotta.

La Casa dell'Acquario li accoglie fredda, ha odore di morte per il lungo abbandono.
"Bene", dice Camus ponendosi di fronte alla donna.
"Aspetta!", una voce rabbiosa interrompe il saint.
"Che vuoi ancora Ikki?".
Il corpo di Shaina tradisce un dolore che non è fisico, un dolore che le dilania l'anima, un dolore che sembra impadronirsi anche di Ikki..
"Forse che mio fratello, la sua scomparsa abbia a che fare con te, che sei un cadavere vivente, inspiegabile come la sua sparizione? Puoi volere davvero il male proprio di Shun, Shun che sempre fece per il tuo discepolo, rischiando persino di perdere la vita per lui?".
"Di tuo fratello non so proprio nulla, saint e poco mi importa. Voglio solo concedere la vita la mio pupillo e il tuo sciocco amore fraterno non mi tocca… scansati Ikki se non vuoi essere travolto dalla mia furia!".
Ikki non da segno di volersi muovere, non sa per quale motivo, ma sente che, benché paia che di Shun Camus non sappia nulla, deve aiutare Shaina.
La saint gli si avvicina, Ikki percepisce nettamente un dolore in lei, ma non è paura, non è debolezza: "Vai, Ikki, non hai motivo di rischiare per quello che si rivelerà presto essere un semplice pareggiamento di conti…", nel dire queste parole, Shaina appoggia la sua mano su quella di Ikki… incredibile! È come se il saint della Fenice avesse sempre sentito accanto a sé quel cosmo, così cristallino, così nobile!
Afferra la mano di Shaina, deciso a non muoversi.

"Fate come credete! -tuona Camus- Non mi importa se perderai la vita anche tu, Ikki! Sei solo uno sciocco. Il tuo fratellino non ha nulla a che vedere con me!".
Ikki invece non riesce a credere che Shun davvero non c'entri con quell'uomo malvagio, incapace di sentimenti che gli è di fronte. Ma non riesce a darsi una spiegazione.
Camus si rivolge ora alla donna.
"E così sei giunta, Shaina! Ti sapevo svanita dal Santuario e invece sei tornata proprio oggi che ha me è stato concesso tornare alla vita!
"È davvero disgraziata la tua sorte: tu, che hai provocato la morte ingiusta del mio allievo! Tu che hai silenziosamente gioito della sua scomparsa!
"Sono tornato dall'Ade per farti pagare il prezzo di quel dolore insopportabile, ma non mi accontento di darti la morte. Sarebbe al fine solo sollievo per te, sciagurata!
"Ti infliggerò insieme ad essa un'umiliazione intollerabile per chiunque abbia un po' di orgoglio… e tu Shaina ne sei colma.
"Per mano mia morirai, donna, e così vendicherò Hyoga. E insieme, nell'esatto momento in cui la tua vita starà per spegnersi, vedrai tornare alla vita Hyoga, rinato perché il sangue del suo assassino è stato versato nel luogo dove morì il suo maestro.
"Conosci la leggendo, vero? È una concessione che onora solo coloro che hanno il dominio sulle energie fredde, nei tempi del mito se ne perde il ricordo. Ad ogni modo resta che a noi, signori dei ghiacci, padroni dell'aria congelante, è data una possibilità di ritorno alla vita!
"Se l'uccisore del nostro maestro viene ucciso nello stesso luogo in cui tolse la vita all'insegnante, torniamo dall'Ade, con la stessa forza, lo stesso valore che avevamo al tempo della nostra morte.
"Io stesso sono tornato dal regno dei morti dove mi aveva condotto lo stesso Hyoga grazie a questo miracolo.
"Ricordi che fu lui ad uccidermi, vero, donna? Eppure per lui mai nutrii rancore: l'allievo superò il maestro, semplicemente.
"Ho dovuto attendere dieci anni perché accadesse questa straordinaria concomitanza, ma al fine l'assassino del mio maestro è stato ucciso nel luogo di morte che vide cadere colui che vestì questa cloth prima di me.
"Così sono qui per te: non dovevi osare sacrificare la vita del mio amato allievo solo perché certa di non avere, altrimenti, alcuna possibilità di vittoria.
"Fai appello ad ogni tua risorsa, sacerdotessa, allontanerai il momento ultimo ma non potrai evitarlo".
Ikki sta ancora stringendo la mano di Shaina, ha sentito le forze di lei abbandonarla quando Camus ha parlato di Hyoga: le dita della donna si sono gelate e ora sembra che ogni sua energia sia stata annientata.
Finalmente sembra ritrovare la voce: "Camus… hai ragione. Non puoi perdonarmi. Attaccami quando preferisci, ma ti prego… risparmia la vita di Ikki. Non ha colpe verso di te. Concedigli la vita".
Per quanto il viso di Shaina sia reso invisibile dalla maschera inquietante che da sempre lo ricopre impedendone la vista a chiunque, la voce spezzata rivela il pianto dolente della donna.
Camus la osserva sprezzante: "Tsz… dipende da lui. È sufficiente che si allontani da te perché il mio attacco non lo ferisca".
"Vai, saint dell'Acquario! Non esitare perché io non mi muoverò di un passo!".
Shaina si volta verso Ikki, stringendo forte le sue dita: "P… perché, Ikki?".
"Non lo so", è la risposta.
Per la prima volta Ikki non ha bisogno di avere una spiegazione logica alle sue azioni: sente di dover restare accanto a quella donna e questo gli è sufficiente.
"E va bene -conclude spazientito Camus- vi travolgerò entrambi!" e si appresta a sferrare il suo colpo più forte, mortale: assunta la posizione che annuncia l'Aurora Execution, il gelo già permea la casa in cristalli puliti, perfetti.
Camus mostra una determinazione incrollabile, nulla sembra possibile per fermare la sua ira arsa dalla sete di vendetta.
Ma non può non abbassare per un istante le braccia vedendo la donna di fronte a lui iniziare a spogliarsi del cloth: i pezzi delle vestigia ricadono ai suoi piedi in rumore metallico che atterrisce l'udito di Camus e terrorizza inspiegabilmente Ikki.
"Cosa credi di fare? Vuoi forse che di te non rimanga più nemmeno un brandello di carne? Se ti privi del tuo cloth come speri di proteggerti?".
"Non lo avrei mai fatto se Ikki non avesse deciso di rimanermi accanto. Ma ora, in questa circostanza devo difendermi. Non avrei alzato protezioni al tuo colpo se fossi stata sola: davvero la morte ormai è per me la sola speranza. Ma per quest'uomo di sangue puro che mi è vicino, io non ti permetterò così facilmente la vittoria".
"Stupida -ride beffardo Camus- con cosa pensi di proteggerti?".
"Maestro… davvero siete così sciocco da non capire?".
La voce.. non può essere! I due uomini si voltano di scatto, mentre Shaina sente ogni nervo sciogliersi a quel suono.
"Ma.. questa voce… come è possibile?".
Camus focalizza infine la figura che gli è di fronte, entrata nella sua dimora silenziosa e impercettibile, è ora uscita allo scoperto.
"Hyoga! Hyoga! Come è possibile?" grida incapace di trovare una spiegazione il saint delle energie fredde.
Come attutita e resa incerta dalla troppa emozione la voce cristallina di Shaina si aggiunge allo stupore di Camus: "Hyoga… ma allora… ci ero riuscita…".
"Sì. Ci sei riuscita. Ed io solo ora posso ringraziarti…".
"Di cosa state parlando?", grida furioso Camus, mentre Ikki si limita a osservare il precipitoso e inspiegabile evolversi degli eventi.
Ma la rabbia di Camus sembra non toccare né Hyoga né Shaina.
Il saint di Cygnus continua a parlarle: "Solo ora ho potuto rinfrancarti con la mia presenza, Shaina, ora che tu hai finalmente reso di nuovo manifesto il tuo cosmo ho potuta ritrovarti… puoi capire quanto il mio cuore abbia sofferto la tua mancanza… la speranza stessa di poterti ritrovare un giorno sembrava indebolirsi con lo scorrere degli anni…".
"Hyoga io… me ne sono andata dal Santuario… ti credevo morto… non aveva più senso per me rimanere qui e poi oggi… ho percepito quel cosmo gelido qui in Atene, quel cosmo che solo i signori dei ghiacci posseggono… non eri tu, ma il tuo maestro eppure… eppure ugualmente seguire quell'energia mi ha condotta a te".
"Tu mi hai salvato la vita! Tu sapevi che Selene mi avrebbe colpito indipendentemente dal tuo comportamento! E quello che tutti hanno creduto essere il Thunder Clow… era solo un'illusione. Davvero lanciasti il tuo colpo del Serpentario, ma direttamente contro Selene… a me giunse, ingannando la vista degli spettatori, soltanto… soltanto l'Another Dimension…".
"Cosa? -Camus non riesce a credere a ciò che ha appena udito- Tu…tu…", è la sola cosa che riesce a dire.
Shaina risponde a Hyoga: "Ti ho lanciato nell'altra dimensione, è vero… confidando in te, saint di Cygnus, perché avevo fede nella tua forza che ti avrebbe permesso di tornare indietro dal luogo del non ritorno, perché era la sola speranza di salvarti… e… perché… perché anche le saint hanno dei sentimenti…", ma ormai le lacrime accompagnandosi ai singhiozzi le impediscono di parlare.

Hyoga si avvicina un po' di più alla giovane donna, ma il suo passo è fermato da un movimento del suo maestro: Camus si accosta a Shaina, che ancora stringe la mano di Ikki, e, incredibile!, si inchina a lei.
"Perdonami Shun di Gemini. Perdonami per non averti mai riconosciuta. Per averti accusata di una morte che invece hai evitata. Perdonami per non avere capito. Perdonami, se lo puoi, oppure uccidimi. Non mi opporrò".
Le lacrime scendono a rigare il volto algido di Hyoga, mentre il suo maestro e la donna che ama da un tempo immemore, finalmente, si riconoscono.
Ikki, invece, è come ferito, non comprende il significato di quelle parole: "Shun? Non può essere… Shun è il nome di mio fratello… dammi delle risposte, donna!" e la sua mano stringe con forza quella di Shaina, fin quasi a farla sanguinare.
"La risposta la avrai da me saint di Phoenix".
Il venerando maestro del Goro Ho è apparso alle spalle dei tre, seguito dagli altri saint e dalla stessa Atena.
Ikki e Camus si zittiscono, in attesa.
Hyoga e Shaina aspettano qualcosa di cui non sanno prevedere le conseguenze… o forse le conoscono a tal punto da non avere forze di ribattere.
Finalmente Dauko si decide a parlare.
"Shaina… con il tuo ritorno si spiega la sparizione dei cloth di Andromeda e dei Gemelli. Con il tuo, invece, Hyoga, quello del cloth di Cygnus.
"I cloth non hanno fatto altro che raggiungere coloro che ne hanno ottenuta l'investitura".
Nessuno sembra capire, né i gold saint giunti con Dauko né tanto meno Ikki.
"Saint di Phoenix -prosegue il maestro- hai di fronte davvero tuo fratello Shun. Shun di Gemini, saint della terza casa che vestì il cloth del Serpentario nella sua parte femminile e in quella maschile fu saint di Andromeda".
Lo stupore più assoluto è sui volti di coloro che ancora non conoscevano la vera natura di quella donna che gli è di fronte.
"Sì. Una donna per tre cloth, una donna per tre diverse persone… getta la tua maschera Shun, mostra a tuo fratello il pallido viso amato, viso che sempre credette d'uomo e che ora gli si mostra nella sua vera natura di donna. Sii sorella, Shun, per la prima volta sii donna in modo assoluto. Ikki ha diritto a ciò perché in lui c'è il tuo medesimo sangue, gli altri combattenti lo hanno perché meritano di vedere il volto dell'ambiguo custode della Terza Casa".
Hyoga sente un dolore penetrante attraversargli il petto, straziargli il cuore: "No!", grida. Inutilmente.
Cade la maschera.
È luce accecante, tre cloth raggiungono l'undicesima casa a circondare la donna che, sola, può vestirle tutte. Ogni saint sente in sé un calore inconosciuto.
"Questo non dovevate chiederlo maestro - sussurra la donna piegandosi sulle ginocchia- non mi è sostenibile l'incontro di tre cosmi… ne ho sempre usati insieme solamente due e ora… non ho speranza di sopravvivere… mi avete privata del solo modo che avevo per restare accanto a mio fratello in veste di bronze saint, per proteggere l'uomo che ho amato per la mia vita intera come silver saint, come donna, e di proteggere i gold saints perché padrona del cloth sacro più potente… ora non ho più motivo di esistere e l'universo rivuole ciò che mi concesse…".

Chiude gli occhi Shaina, muore tra le braccia di Ikki davanti agli occhi accecati dalle lacrime di Hyoga.
Muore, ma appena prima dell'ultimo respiro, la vita le concesse le parole che rendono il tempo degno di essere vissuto.
"Sorella… sorella mia" è l'addio di Ikki.
"Shun… chiudi gli occhi proprio ora… ti amo. Ti amo e sarà per sempre" è quello di Hyoga che solo ora si permette di unire le sue labbra a quelle di lei, ricevendo il dono più grande: l'ultimo sorriso della donna amata.

FINE